WmU 111 ' pa BHi HRUniMMDHmB in t iP "■■■ 3T 1 111111 H Hi ItwWfi ■ mm mm HSU m II &#«* % *"# ax e o'bligaciiHmo Seruitore Di Venecia li 5^»Settembre 1647* Aotoni6So£©- 4 PRE. FATIONE A L L E T T O R E- N cofi fuora di propofito, come parue a Tlutar«> co, & prima di iui ,Arifioteie,diffe ^naffagora, che Cbuomo era prudentiffimo , perche fob fra tutti gl 'altri animali baueua Ic mini. "Perche penfaua quell' buomo grande, in cost dire, ttlla congiontione, che le mani per ordinario tengono con la mente. Il- che £ tanto vero, che ^Ariftotele in qualcbe luogo ci lafcib fcritto, che lanatura haueua datoali'buomo due grandi infirumenti , la mano at corpo , & I:? mente aU'animo . Hora fi come quefli vmti fanno operation? degne di lode* & di marauiglia, cofi difuniti non fi pub imaginare che confuftone operino & che difordine in qttal fi voglia per altro ben regolata inuentione . Tutto que- fto s*$ verificato fegnalatamente fitiborainmolticafi; ma principalmente inmolte opere d*mgegno bifognofe di Figure, che per mala Ventura loro, abandonate b permorteb per altro accidente, dagh jlatori froprtj, fono venule alle mani diVittori,b Difegnatori,che fapeuano bene che cofa fojje •pn tratto di Venna, b di Vennello; ma erano (pogluri poi di queila cognitio- ne, che la compita perfettione di queila tal'opera ricercaua * To per me, so d'bauerne offeruate molte, & molteattre nehauerdofferuatochi pih di me bauerd trauagliato in cofe fimili ; ma per prouare la ma intentionv % a me bafiard il toccarne jolamente alcune cost per trafcorf) . Hor JtpolUne (per. eominciare di qua) fe dHor ^ipollme i quel Ltbro, cb'habbiamo di Htero- glifici,b fe piu tofto compendio del medtfano fatto da altri, llw-jippolli- ne dice, e ftato ftampato m Italia, <& altro-tte pin d r vna volta con le figure? e con tuttocibnon cen'6 forfe purz-na, che fiia a verfo. La Notitia delflm- perio Or lent ale, & Occident ale, queila, che can vndotto Commentary ha dechiarato Guido Toncirole mh Ivlaefbro huomo chiar'fjimo, vd in volta con molti difegni,che ritengo pure quaUhe colore dtti'^Amtchild, maconmol- ii fpropofiti inter feritici, cbe-d'vn Libro motto vide Channo rvdotto poca meno, che advn paffatemp o di faneiulli . Gl'^iflrononti antUbi medefima- vtente quanto babbiano patito in quefto gpnere, dicanio le figure che in c(Ji fi vedono fgratiatijjime, trattane perb la cditione di Hugone Grotio, che a Qanni paffau diede fuori i Feno-msni (s-io non eno } di Germanico Cefare, 4 5 £GH 201449 eon gentilifjime figure, & eruditifftme annotation, Gfo.Tietio Faleriano indarno riuolto, <&• leffs accmatamente tuttol bello, el buono dell'^Anticbi- td, per formarne il fuo curiofo Commentario de' Hitroglifici, fe haueua poi ad effcre affaffinato (perdonimila Modeflia)nel rapprefentare in figure quel" k, cbe effo baueua cost gentilmenie ejpreffo con la penna . ^Andrea *Alciato fe rifufcitaffe non riconofcerebbe al ftcuro per fuoi gl'Emblemi, cbe vanno in volta con figure piene d'errori quanto al dec&ro, e quanto alia veritd . Le Fauole di Gabriel Faerno,componimento gentilifjimo non banno potuto sfug- gire quefta audacia de Tit tori ; con tuttocbe Vjlutor loro procuraffe, com to bo veduto in vna fua Letter a non ftampata, cbe Tirro Ltgorio, buomo pe- ritiffimo delle *4t>ticbitd, faeffe a quefto fuo Libro le figure, conformi alia mt nie dell'^utore, & non lontam dal vero negl'habiti, <&■ nel portamento . I DiJoghidi D.iAntonio jlgofiim vfcitialla noftra memoriadue volte in luce per opere dt buomim diiigenth & intelligent di quetto, cbe haueuano per le mam, bann« nondimcno molti nei (per nondir piu)<&* ft fcoflano af- jai dalla dehcata maniera di quello efquifttiffimo buomo . Fuluio Orftno ne xncortffo f.ppetemre inregidro i Difegnatori, poicheil fuo Libro delle F a- rmghe \omane ( opera dotta e gentile per altro) vfci tanto guaflo (per quello, cbe tocca alle Figure) cbe in B^pma ci fu al mio tempo, cbi Jiimo fat {canon gettata il vorrtygcrlo . E pad Jlbramo Gorleo in Hollanda fa- il- 6 aneor effo intprno qmflo mancamento con vn fuo curiofo Libro, cbe pe- rb vitiene aneor'iffo quale be erroruccio in quefto genere . Giufio Lipfio bono- re dell a na cta,w so cbe ft lament a in quale be luogo della fatica du- rata a teuue in freno i Tntori, ue' quah baueua bifogno, per rapprefenta- re ecrte figure ne' fcoi V-bn de' Saturnali, E veramente neUjiutore, cb'habbiamo per le mam, quanto fconciamente fe fta peccato per lo paf- fato, lo vederd agcuolmente, cbi ft prenderd cur a di confrontare quefta no- ftra Editione cor, le anteriori,cbe tune fono fiatediffettofe,e mancbeucli, quanto a qu-.fta parte, non ne cccettuaiidone anco quella, ddla quale, per quello cbe f^etta alle figure , fu l^Arcbitetto il Saluiati Tittore valente . ' £ tutto cbe io babhia fattd % quant' bo faputo trauagliare in materia di quella 'forte ; & ancor cbe il Sv^nor F Hippo Feryouerde con la fua peritia e facilitddi difcgnarc, non b.iUbia tralafciato cofa alcuna per ridurre a tomp ti per fist done queft opera , tun aula ba potuto piu la negligen^a di qanUbe Intagliatore da do7jna, cbe tutto lo sforza noffiro. Ne s'i potuto yeramettte far di mono, di non dar alle mani dialcunodi quefii Guaflatori, per cbe i buom,& viuadcnti 6ra.no molto occupati, ne ft poteita eternare Co- pera, co"l tedio di cbi tanto tempo fa Cafpettaua , Si cbe fi lafciard ad altri quefto penfiero i ficcme anco laccrefcere le jinnotationi,cbe io in breuiffi- mo fpatio di tempo, fra milk occupatiomd'altra forte, ho pofte infieme, & Ca^giongerc alia feeodelfa Tranquillita del 21 Pclluce j mare»ck de Caiiolli. 2.1 lfideapoHegliEtitt'JjdtrtralodaGreci, DeadeNauiganti. 2$ Eolo Diode Vtnri,ck delle tempefte maritime, & terreflri. 44 Cererr Dea Elci-llna, inuentrire delle biade,& della coltiuationedccampi. 25 BaccoThtbano Diodel vino, & fuo inuentore, & inuentore del tiioi>fo» fpaflfi, & folazzi. 16 Bucna Deaconfcruatricedefemi,& della fertilitaditiutele cofe. 17 Priapo Diode gl'Orti, & della naturagenerairice,& del feme. 28 Veiiunno Diode gl'Orti, & degiardfni»&ancode penfierihumani. 19 Po- i%$ Pefflonamoglie di Vcltutmo Dea de gl'Orti & de giardini coltiaatriee deHa piante. jo Flora Dea defiori c vaghezze,& della ftagione della Primauera. S i Pane Dio de Paflori, & de gli greggi, muentore del Flauto . Sz Plurofanciullo Dio delle Rjcchezze,& deThefori, 3 j Volcano Dio del fuoco materiale,& terreno,fabncatorede folgori a Gioue. 3 4 Platone Diodell'Infernoj de dannati, de tormenti,& delle ricchezze . $ 5 Profcrpina moglie di Plutone, Dea dell'Inferno, de dannati, & della fertilica della Terra. $6 Catonte Dio, barcarole dell'Inferno foprail fiume Acheronte traghetta I'a- nimede dannati . 37 Giudicilnferna litre, &il prirao Minos efaminal'anime delle fuecolpe. 58 Eaeoleggeli proceffiformaticontroleanimede dannati. 39 Radamanto nota le fentenze date da loro tie giudici contro li dannati . *40 Nemefi DeadelCaftigoacattiui,&dimofttatricedeI beneabuoni. 41 Aletto ^ Quetkfono letre Deeouero furie Infernali incitanti li 42 Tefifone L mortali ai!e maggiori fceleraggini , & poi li fcelerati 43 Megera V nell'Infernoafpram&e punifcono,detteleDeecrinite. 44 Parchetrela prima eClotofila ilfilo della Vita. 4j Lacheflisinafpa il fi!o della vita. ,.46 .Atropotagliaetronca ilfilo della vita, queftetre fonoforelle, &1iabitano nell'Inferno. 47 Verita Dea del vero>& fcopritrke della falfita , quefla e fortiffima di tutte le cofe .. '48 Vimi Dea delle buone 5 &generofe operation!, datrice,& apportatricedi ogmbene. 49 GiuftitiaDeadel premio,& della pena,apportatrice del bene a buoni, &ca- (tigatricedc cattiui. 50 Honoie Dio della fama,& della gloria, 8c delflmmortalita . 5 1 Fama Dea apportatnee de buoni, 8c cattiui fucceffi ,conferuatrice dell'hu- maneattioni. %% VittoriaDea del Vincere,&del fuperareaUrui,& Dea della Gloria. 53 Concordia Dea della Pace,vnione,&amore,& Dea del buonoefleredi tutte k cofe . 54 Pace Dea della quiete, & del ripofo»dell'Abondai)za,&moltipIicatione di tutte le cofe. 5? Macaiia figlioladel DioHercole, Dea della felicita. 56 FH10 della Fed& Poftuoit9,deeche(annoil paflato,cV I'auenire. 61 Gcnij Dei degPanimiA della quiete,offeruatori del generehumaio>8^> delle fueattioni. 61 LariDei, CuftodideProuincie,luoghJ, Citta, 8c cafe,inueftigt ri e faui humani. 6s Penatideifamiliari.cuftodi delle Prouincie luoghi,Citia,& C*fe,c .>itk li Dei Lari . 64 Portuno, Dio delle Porte,chiaue,& feragli. 65 Fortuna Dea delle attioni hnn>anc,Signora,& patrona del tutto, pot niifli. madetuttiliDei. 66 Nr:ceft]taDeadelFato,&del DeP.ino. C7 Iricle meffaggiera de gli Dei>& in parcicolare della Dea Giunone . - -.. 68 Hebe 68 Mebefig1io!adiGfunor;e,r»ncerradcgliDeJ»deadelia giouemu, Sc della liberti. €9 Pa Hade dea della Sapiemia> inuentr ice delle buone arti,& dca della guerra. 70 Maia madre del dio Mercuric Dea de Rcfponfi , 8c concitratrice delle bat- taglie 1 71 Bellona dca della Guerra,& carretticra di Matte il bellicofo Dio. 72 Hacole Dio della Fortezzajdomatorde Moftri,&deTiranni. 75 Paleflra figliuola del Dio Mercuric, Dea de Lottatori .- 74 Pitho Dea della Lingua,& delPEloquenza . 7 J Eftulapio fig'iol d'ApoIline Dio della Medicina, 16 Salute Dea della Sanita,& liberatricedell'InfirmitS . 77 lano Dio bifrome,Dio della Pace,& ciuikl>protettore de gl'Iraliani* 78 Momo DioddIama!edicenza,riprenfione& mormoratione. 79 Difcordia Dea delle nfie,maleuolenze, odij: mali euenti»& mine « 80 CupMine b Amore ngliuol di Venere, Dio dell'amare,del ben volere»6Y de Ha prcpagatione . 8 1 AjjtiiO'4 frateHod y Amore,Dio del riamare,& del reciproco amore . $2 Gratietre, !a pnmadeilequalieEufcofina fopra rallegrezza,& giocondita» fail benefitio. 8^ Agalia fopra la raaefta , & venufta, riceue il benefitio . 84 Talis fopra la piaceuolezza,reodeil benefitio, quelle trefonole Dee della bellezza,della gratitudine,& delle flagionidell'anno. 8; Himeneo Dio del Mattimonio » & delle nozze . 87 LeST \ Tre Dee Sirene allcttatrici alIa WcinMcqadleaiH 85 Ligia J co puniemi. 89 Volupia Dea de piaceri,& della Voluta. 90 Angerona Dea de piaceri » 8c delle humane operation?>& Dea della gola* 9 1 Sonno Dio del fonno, ripofo, 8c quiere, 8c dell'dmbre . 92 Mufe noue, 8c la prima Clio fopra Tbiftoria aflegnata alia Luna. 9} Euterpe fopra imte lefcienzein vniuerfale,aflegnataa Me rcurio. 94 Thelia fopra; la Murk a, le Comedie,& la Memoria,afTegnata a Venere I 9% Melpomene fopra I' Armenia , 8c le Tragedie aflegnata al Sole. 96 Terficore fopta il furor Poetico,ritrouatticedelfaltero,afft gnataa Marte." 97 Erato fopra le cofe amotofe s 8c fopra la Gecmetria, aflegnata a Goue . J 98 Pohnni * fopra L Ret horica* arte Qratoria,&Jop t ail veUo> aflegnata aSa- turno * 99 Vrania fcpra I* Aftrologia,& di quel la inuentrice, afsegnata ad Vranio ouero al Cielo* ico Calliope fopra ilverfoEroko, afsegnata fuperiore a tutte Paltre come !a p»u r obile . Quefte t oue Mufe con ApollineloroMaeflro tonodette patrcne > 8c ritro- uatrici della Mufica>& di tutte raltrefcienzeedArti. Qvefti Jono gi' cento Dei^cheerano di piunomi,& p'm famop appo gli anti- chi,come fi hdiida Toeti, 1 ome da Hifiorici 3 e TjMort . CATA- C ATA LOGO D'AVTORI AN.riCHI, ET MO.DERNI Che fotio ineflerej &di propofito. Hanno d.fcritte Hiftorie , ouero Imagini delle Deita antiche . Tollodoro ^Atbeniefe, la Origine delli Dei , Diodoro Sicolo , la medefima , Cicerone ,la Natura delli Dei, Fornmo,b come aim lo cbiamano, Cornuto il medefimo • Filo(lrato,alctme Imagini , •! Gmlio HigmOj <&- Vettio Baffoje faaole, & le Genealogies Talefato , a leune delle fauole . jLntoriwo Liber ale, il medefimo, 0%idio ne i Fafli, & nelle Tvletamorfoft, le Fefle, & le Fauole, Taufama defer iue fpefjole ftatue de gliDei, Callifirato ne defcriue alcune , Fulgentio, le Allegorie . Di pafjaggio ne trattano Lattantio FirtnianOy M'mucio Felice, Giulio, Firmi- co, Jrnobio, Tertulltano, & poco meno , cbe tutti i Tadri Greci 3 & Latini . M O D E R N I, ALbrico Filofofo le Imagini . Giouanni Boccaccio la Genealogia. Zilio Gregori o Giraldi le Imagini, & i cognomi » Bifilio Zxnco, y Giuluno jLmelio . w Tier Giacomo Montefalco . JT I cognomi, Huberio Golf^io, \ Giano Gruttro . Giorgio Tittorio la Confatratione . T'lrlcbior Barleo,in.verfo,in tre libri , Guglielmo Cboul , della rcligione , Tier Giacomo Montefalco & "i - _« . -,1 , ir heny Camri, ml ?UuiZ } le **'' & CdM,i '■ Si Si comeancora tuttiquellhcbe banno dicbiarato Cgtendavif vrbani & rnftlcr. anticbi>come F.Orfino y Tiero Ciaccone, Aide "hlanutio^ altri . Natal de Conti le Altegorie 6 Mitologie . VliffeAldouandiba defcritto le Statue delle Deita, & alireche fonoiir Abramo Ortelio ha\ pofto in luce le tefte di LIP. Deita > eattate da le ?s>leda- glie antiche, conoccafione delta quale fatica Andre* Scotto huo- mo eruditiffimo bafatto vn gentiliffimo Dialogo t jlampato in Anuerfat con i Dialogb: fatti Latini di A. Agoftini , & France fco Suuertio h& illujlrato il detto Ortelio con vn racconto gentile s fi amp ato in Anmr~ fa del 1 612. Lorenzo Tignoria fcr'mendo fopra la menfa d'l(ide> ba defcritto molte par* ticiHarita curtefe delle Delta dell ' Egitto » . llmedefimo nelli Tttifterij della Gran MadreddliDei le anticbita della Fr/- gia, & molte cofe ha raccoltQ mile fue Annotations foprdl CartarL Giouanni Seldenp, delle Deita della Soria » Girolamo Aleandro x del Sole & di Tlutone acenratamente y nella fua He- liaca . Di paffaggio tuttiquell'hcbe hannoefyofto , & dicbiaritole Medaglie delli anttchi. Con ado Dinnem glt.Epiteti Greci delli Dei* Gio, B^auifio Tefiore,& Bafilio Zanco i Latini . Teftimonianze di queflo Libro. Z*Autore$ nommato malamente Ficem^o-CatarredaU'OrteliOj & Carterio dal Gefnero, & dall Antore della Eibliotbeca Claffica , ll Cartari medefimo nel Libra 1 1, del fuo Dialcgo>ch'egliintitold il Flaitio? dice cost. Non vi dirojche fa CkOgna fbfle vcceUo del la Concordia fecondo af- cuni,e fecondo alcuni altri la Cornaechia, ne come la dipingeflero glantichisPerche so chs tofto vedrete vn Libretto , nel quale rutte quelle cofe fonoraccontate interairiente, con le Imagini quaff di tutti i Dei > & le ragioni perchefoflferocosidipirrti,&c» JAVO- TAVOLA DELLE COSE NOTABILJj Che nell'Opcra fi contengono . Cbeelo . 1.43 Acbeloo 'in Bue . $6 Acbcronte. 148 Achor dio % 1 8 6 Aci . **43 Acifculo, & AcifcuUrio . 311 Aci Ho Glabrione . 8 Acqua del Sole, 92, del "Hilo nen ft yiafia . 315' pofianel vino, 318 ~Adad 3 & Adargate . . 41 Adianto 3 6 Capeluenere £ corona di Tlutone . 152 Admeto 3 e Juoi amenti . 39, A done . 285 Adraflia . 1 40 Adulatione. 315? Affetti, tre potentijfimi . 153 ./*£e fuoiflrali.457. fimlle & rafredda.26%. percbe fanciullo . 266. percheba le ali.ibid.percbe le faette. 207 Amore col fulminc . 2 6j Amore e fuoi diuerfi effetti . ibid. Amore citbaredo,& fen^Arco.26^ Amore con la Fartuna . 268 vincitore di Tan . 2 69 Amore tormentato . ibrd* Amore celefte . 264.26$ Anella, & loro vfo . 4.00 Anger on a . 196 Anno come figuratq » 1 a Anterote. 258.2591 Antro dell'Etermtd . 1 3 Anubide . 178 Anxuro cognome di Gioue , 8 r Api dm cfEgitto . 3 7. 3 8. 3 9 »/fytf J^e #/«-. f/w. 49, 50 Apollo 3 e Marfia . 29 j Apolline, e Triapa . 2 3 1 . 3 3 3 A quit a di Gioue . 80. 88. /fgwo <# vittoria . 211 A r cadi innan^i la Luna* 71 Ariadna . in Ariete macbina bellka . 330 Arima$i> 190 T A V ytrt»efi%i&tel 2 eg Urpe. 15 5.15$ jirpocrate* 3^ xAfinoofiertotidtApllim •. 50 *A ft arte* 19 tAflaroth-cawaim cki jjbffe * 196 */*#. 265 tAtbeniefipr'tm de ghwmini. 7 1 •/to* $13.1 14 jlttopo* i6z Audio C alatino., 312 v4uemmci dei. 15 2 Aurora.. < . ftp J? ^"* B^War /a »&i»0 gSr& Statue* 6u 170 Satco.ziy. capo delle Mufe. 218,. J/ tnedefimo, cbe'l Sole. 21 3 e natodi Trojerpina. 2 2.3 *trionfatore*z 5.0* ^0/ *Ammaii >Tiante y e Gbirlan* de. 2 24. 22 5 .. /wa Na»e ► 2 2.5,. 32 & 224. fu&carro. zzpsbra* ttato da 1 Titannuiip. con le dee £leufme.ibid^uAcongiontione con Triapa. 232; Maceanti* 3.3:1 Baisbe ... 2.22. 223 . 2.2 J Mecco>adwataiaISgittQ> 9 50* rtj Jtellerofionte .. 1 fo Bettpna* 191 Mel^ebu ► 248 Mewmondani m petere delta Fortu- ne. 87 Birecintbamonte - n.3 Befiiefen^areligione . 2 fl*WM tfea . 1 27 „ 1 8 5 V 1 26: J 1 1 JB-o/f hi in veneratione » $6g £.;;ono- Euento . 318 $uoi tfjipUe . 36.38.39. rfffii>- OLA. CMuee&l g£& if 9 Calummad^peUe, 244 Cam di Volcano* " aotf deiLari* 23 j Ca». 1 8 "i Cercopithecad'Egittfi* 3J4^ Cerere . 211 Cevimonia di tregua, pate* 1 2 1 Cf »*«/ rf/ Z)/a»a » 55. 5 7 Chavonte * 16$ Cbero Dio. 249 C/h a«e c » 112 C bmalmxn vergine . 3.68 T A Chimera. 159 Chora di Maim. 221 Ciatogmenetto. 1 82 Cibete. 1 \6.fua fefla per fuo lauarfu Cicaledoro. filifi Ciclopi. 89 Cicognadella concordia. 171 Ciglio di Gi anone. 9 6 Cigno vccello d" Apollo . 3 3 Cignodi Ventre. 275 vccello di buon attgurio. 3 40 Cillenio. 173 Cime de Monti in veneratione. 3 69 Cinocefalo adorato in Egitto . 3 7 Ciprefjb di Vlutone. 152 Ciffofanciullo . 224 Citlallatonac dio del Mexico, 3 58 Ciuetta. 194 Clamide. 3 99 Claudia veft ale, 1 14 <7*«4 d'liercole . 1 82 Clemen^a de Vrincipi efpreffa net fid" minaredi Cioue. 89 Cleomene Capitano dUleffandro. 3 9 C/or 0. 1 63 Cocim 155 Colombe di Venerea y^.Colombafu la fpalla fjlpollo . 51 Colonn a b elite a. 192.325 Co/or; defulmint, 89 Co?»«. 217.330 Cw*C4 rfi Venere. 273 Concordia. 1 <5o. Conopeo. 332 Conquifte dcgli Egittij. 9 3 Con/0 (fto • 135 Contemoque dio del Mexico. $61 Conto conledita. 22 Coraiga di Minerua. 201 Coribanti. 112 Corn* />er for* I 2 1 9. 3 3 1 Cornacbiadella Concordia. 171. fuo arco. 6t percbe coft detta , la medeftma. con la Luna . 6\ Diana Fafcellina. 6t con- 1' arco, con la man aperta con la face • 66 tri T A V trifomi. 61 Difieralibro di Gioue. 9 o Dio f&n^afigura. 3 . 4 folo apprefjo i Giudei. 3 Dh delle lettere , & delU Eruditione apprejjo i Giaftneft. 3 80 Dijcordia. 211 Domiduca. 108 Donne fen^a configlio.i$6.ripreJe. 251 Dome di Tracia . 1 89. cacciate da i Tempij d 'Her cole. 186 Doride. 140 Dracone jttheniefe arciere . 325 Due cofe amir a bill date da 8ioall } huo- mo . ig8 E TC^?» 147 JC Echo . 1 6 Eccliffe della luna. 6% Eduffa dea. 1 1 o Ega figliuola del Sole. 200. Egida. ..^ 90. 200 Egitij imitati da Greet. 79 Elements mafchio e femina. 284 loro communan^a . 117 Eleufi&fue fefie. 12a Eloquen^a. 155 Empufa\ 64*295 Encelado, 203 Endimione. 69 Ennoftgeo. 138 Eolo . 140 £o«0 f «g/ffd d'Hercole , 1 82 Epidauro famofa per Efculapio. 4 5 Ere in a compagna di Troferpina . 47 Ermne . 123. Frcfe. 2^0.341 Efculapio con barbagraxde. 27 i| y>»^ Zw£d. 45. figliuolo d'jlpol- line. 45. fow?e rifvfeitaffe Glauco. 48. nutrito da Cani. 117 Efculapio Cotileo , 182 Eternitd. 9 Mterno , e^ euitemo. , 292 -Ewv'h 0»20. 149. Eur none-. 139 237 369 O L A. Excelfa della Scrittura. F Fjtccie deWanima Fallo di Bacco.zii,Fallofori.2 3 o Eama baona e mala. 231 Eantafo. 176 Eafcini. 229.333 fato,i6i.$it.FaK. 317 J^tfHO. 68.78 Eauna. 127 tauore, 254 *d«e legume impuro. 326 Eeciale. 212 iv rfe. 1 69 Eelicitd. 255 Ferro adoprato prima da ehi. . 206 Ferula. 223 Fe/k t/i ^4 done. 284 £e tfe . 86 Figliuoled' Efculapio. 294 F/or* /« cfo ^ anticamente. 2 1 8 Fiume. 142 Flammeo. 103.307 Flegetonte. i&&\&53 F/or07w. 239 F-orculo dio. 2 1 For^a della Fortuna. 8(5 Fraude. 2 46. 2 4 6. 2 44 Frig/* rff 2.5; Tdolldel Giapan., 584 ifigenia. 62 lgnoran%a ,. *44 Xwaco jShtwc .. 143 Incanti concbe parole fattij, 68 Incubp 9 ouer • Efialce. > ,*** > 78 Indi&Mnofoiute dalli Egitij . 362 Infegne militari , 213 Infidia. < . 245 Inttrcidone. ti .l^-. » 7? 7te/i //mi,7. 4 gf&uottoi , e£" ai/e "Mofcbe . 245 Inuidia. 24J Jo altrmiente I fide, 6 > loco. 278.343 J*7I. 2 08 fnrfe. 9 9. 1 6£. /^/fa rfe g/i Dei . 30a; I/7de. 65.68. co» Oro /n braccio* 3 97 Jfole de i Beati . 147 Ifole delle Sirene. 13 J Iterduca Giunone . 165 LJLchefi Varca .. 162 Lamie, 155. 3 i 1 1 2. * 1 & £/'o«r arfimali di che^J>jeita .. 41. di VulcanOf. 206.207 Lirad'Jipotto. 28' Lifmacafegnv lejuemonetc tmfima* gine T A V gne (CMeffandro Magno, non con la propria,' 323 I'tfa furia . 1 55 Lituo. 370 Lite & lit are. 292 Loto pianta* e fuoi mifteri. 7 1 . 274 Lotta,o Talefira figliuola di Mercu- rio. . 171 L uci delta Scrittxra . 3 69 Lucifero . 285.296 Lucina . 5^»59 Luna non luce da fe. 62. 64. innamo- rata . 69. juo fentimento morale . 74. Luna Diana . 62 Lunette nelle cal^e de Nobili . 70 Lunodio, '% 284 Lupo animate d 'Apollo . 3 1 M MjLcaria de i Greet, erada Felici- td apprtffo t Latini. * 255 MagbidiTbejJaglia. JV 68 MalocoIdoiodelGiapan. . 343 7tfd»/> 4rfrre */ medefimo, chel Sole . 42 Marte con Venere . 207.269.285 JWtf/Ve cow rdggz z«f orwo »7 c<*/70 . 2 06. cowze nacque. 207. fua imagine . 20j.io2.fuoi Caualli.209. adorato da' Scitbi. 209. 210. «■ /a Fraude. 1 1 3 mo Rcligio- una neperfec- mo , tionepti- cipale de gli huo^ rnioif lon- sfta, entc :eua ccr- l'ap-r cio . che in ho ten* |UCI- jan- arne nani c,& nen- emc :me- iun- rfce, » vo- > to- ol a* lelo, a PJurarco nddiaJo- go detto Grillo ♦ Pn uipia deiridolatria in Belo,in Seiriiramis, & nel figliolp di Sirofane. A carce i. L E I M A G I N I D E I DEI DE GLI AN TIC Hi: Rdccolte da M* Vkenzfl Caruri ReggUn$i I tatte Ie perfettioni date alia natura humana altra ) non e, che fi* maggiorc, nd piu propria all'huomo della Religione : & percio non fu genre alcuna mai> chediqucftanon participate in qualehe rno- do . Ei benehe fi dicaj che la iragione pnncipalmen- te fa 1'huomo differcnte da gli animali bruti, non- dimenofi vede, che anco innanzia I'vfodiquefta, h religione fi raoftra in lui» come che naturalmente accompagni Panimo humano, fecondochc diceua lamblico Filofofo Platomco, ilquale vuole>checer- 10 lurne diuino venghi a ferhe ghanimi noflii,&che mqueftirifueglivn'ap" pentonaturaledi bene, fc-pra del quale fidifecrre poi>& fe ne fagiudicio. Laqual cofae ftata poftada alcuni fotto la fauola di Promethco > come che quel fuoco diuino, col quale eglidiede vitaal primohuomo,tiri di continuo* asc per cene vie occulte l'anime hurnaner& che quelle parimente fenten» dodondefono venute,& da cui hanno hauuto la loro prima origine, a quel- lo naruralmenre n liuolghmo. Et da quefto ancora, dicono,vienc,che quan* do qualehe gran cofa fi prefenta di bene, 6 di male, fubito, prima che fame altra confidei:at;.;ne, I'huonrioalza gliocchi alCielo, & fpefloanco le man* infiemegiunte.quafi che naturalmente fcnta,che di lasu vieneogni bene,& ne voglia percio renders gratie, & laudea chi Iomanda,& chedi laparimen- te (1 ha da afpettare iiuto centra ognt male, e percio lodimandi humilmente in quel modo • che fono, tutti erTetti di religione, la quale fa amare, & teme- re Dio,chenonfi pud fare pero fenza bautrr.e qualehe cognitione. Adun- que anchora innanzial difcorfo della ragione,Hiuomo,acertomodo conofce, & riu?nfce Dio.iUhe lb fa differcnte dalle befti'e, nelle quali hanno benvo- luto dire alcuni; che fia qualehe cofa ragioneuole, ma; chi habbi daco loto lu- nie alcuno ai religione, non fi e* trou^tomai. Et perdquefia e tutta& fola- meme de &l s huorBini,& efsi fcorti da qucfta hanno leuato gli occhi al Cielo, A &con Religio- ne perfer- tionepa- cipale de gli huo* miai( Plutarcff neldialo- go at i to Orilla* 2 Imagifti de i Dei 9c confideuDdolamiracoiofadifpofitionc dellWtterfo.hannodettoerTerul chi con infinito araorc. & pc*tere,& confomma prouidenza ordina tutte le cofe. le gouern a,& nc ha continua cura . £c fuquefto chiarnato Dio, perche e datore di mm i beni, etetno, infinite & inuifibile . Ma non fi. aitenne f ci o ognVno f :roprc a quefta vcrita, perche corainciande gli huomini a con- fentire alia dapochezza fua, & diiertarfcne troppo» non guardarono pin ol» irc,chc vedefscro coo glioccbi del corpo^ & quindi prefero occaiionc di cf e» dere,cbe le Stelle, il Sole, la Luna, & si Cieio fteflo fallcro Dei, come fcriue Mohitu - Platoae.c he qaefti furono i primi adorati cosi da' Greet, come gia innar.zi a 4me di loro da raolte nationi barbare jjSc vuolc che dalcontiniio mouiwento, chc vt- Dei . deuano loio fare, tirando il norac da ccrta voce Greca, gli chiamaffero Dei . Vennequefto ingannocrefcendodapoi in modo, che molti huomini ancora furono giudicati Oei>& come Dei furono adorate parimente alcune beftie>& a tutri erano driziati diuerfi fimulacri,ce>me £u anco facto non folo alle virtu, ma a gli vixij anchor*, dando a ciafcheduno di loco nome di Dio, & di Na* mc; a-quelle perche fo(Tero prefenti feropre, & gicuatlero •, a quefti perche non nocefi*ero,& ftefteto lontani . Onde fu quafi infinita la mokitudinc de i Deiappreflode gli cntichi j perche non folamentc le nationi, ma ciafcbedu* na Gittaii ogni luoco, ogni cafe , & ogni pecfona fe ne faceua a modo fuo, SC son vi fu quafi alcuna delle artioni humane, dalla quale non fode nomina- te qaalche Dio. Nc fu quefta moltirudine di Dei apprelTo de gli antichi- nel volgo folamente> mafsaquelli aachora, li ouali erano ftimati fapere af- fai. Perche quefti okre a certo priroo,& vnico bene, qual diccuano eiTet cau&di.twte le coie, metteuano poivnnuraeroquail infinito dialtra gente». the adorauano put'anche, & ne domandano alcuni Dei, aim Demoni, alsri Hcroi>& a tutrj dauano officij loro appropriati, & luochi diftinti-, fi come Hrrodo- cw ancedi#into il modo del facrificare a gli vni, & a gli aim.. Herodoto 10 Dsl. fcriue, cbc quelli di Egitto nominarono dodici Dei (blamente da principio $ principa- & paruero imirarJi i Pitagorici, perche fi legge* che i Greci tolferoqueftc h dodeci. cofe s . & le altre fcienze ascora dallo Egitto, cae erano le tanto cck bra- te colonne di Mc3icurio» tune pknedi profondadottrina, e maffimamen* te dells cofe del Cklo, fegnate con diuerfe figure di: animah, di pianree e di ahre cofe , le quali furono gia a gli Egirij in vece di lettere •, & erano- dichiarate da i Sacerdosii chequiuine eranodotti{fimi,.a chi ne foflefiato giudicato degno come fu Piragora , Piatone, Democrite, EudofJo, & altri,.. Jiragafif. liquali per queilo andarono in Egitto, Diceuano dunque i Piragorici ehe». ci t , come fono nella prima sfera dodici figure di animali^che fono i do4ici fe- gnidel Zodiacccofi vi feno altre tanteanime , hauendo ciafcheduno la> fua, che danno loro vira & mouirnemo-, Sc ibnoqucfte i dodici Dei*, Gio- ue,Giunone, Nettuno, Vefta» Febo^Venere,Marre, PaJlade, Mercurio, Dia- na v Volcano, & Gererej-dalliqaaltvoleuano, cbe venifle il gouernodel-* ®ei con- & cofe di qua giu. Quefti raedefimi Deifuroiao pofti etiandio da' Romani fenri. paniti in fei mafchi,& fei femine detti Confenti, perche erano configlteri del Senate eelefte, & nulia fi dclibera fenza lorccomefi vede appreflodi Homcro.& deglialtri Poeti,che quando vi era cofadi qualche pefo,Gio- Me raceua chiamare il configiio per dehberarne, benche eideliberauaanco fouentc, & faceua da fe fol0,comei Poeti raedeilroamente ne hannofcritio ^ 6c Seneca, oue difputa della natura del fufmine dice> che ve n'e alcuno, quat Gioue gittaua fopta de' morrali di fuarefta,cV fenza il configiio de glialtri Dei. Non habitarono poi in vn loco folo tutti i Dei de gliantichi, neilette- rotuminCielo,raala tcrra,& leacquede' fiumi, edtl mare, e dell'infetno aehebbciolafuapane-Lne tutiifur^nQimiiiwtali>Berchc i Semidei morion Dc gli AnticM • j da, di cWfanao fede f dice Paufania) molte fepolture de* Sileni , lequali fi Paufi-; ▼eggono a Pergarao in Afia*&leNinfe parimente raoriuaoo. Stcheve ne nja. fu di ogai forte de gli Dei appreOo de gli aopchi. mm*» fi mxA vrH<«r* dnnrpfJo ~ i- S. Agofti :a no. A cart# ; « g\fi i, ra- il a c Xenofoo , is . Xenofa-- i ne . Cicero- ne V CiudeiV Giudei non heb- bero ti— mulacrj. Corn el fa lacito. Giofeffo. Suida. ifcurgo , lactatio, 'eriTani. Ci.Mo *mmm De gli Anticfti . $ dai-dicWfaBao fcde f dice Paufania) molte fcpolrurede 1 Sileni. lequali fi Pauft-; ▼cggono a Pcrgarao in Ada* & le Ninfe parimente raoriuaoo. Si che ve re n , a . fu diogni forte de gli Dei appreflo degli acuicbi, come fi pud vedcre apprefTb di S. Agoftino ncl libro della Cittadi Dio,da dftatua > che dt lui fi facci . Et Xenctontc Xenofon ioutatore d» Socrate di.Tcche benii conofceua Dio efler grande , e potente» te . jxsiche raooeaa tutto, eftauaegli ferapre immobile ^ manonfi poreua pe- ** fapere di che afpetco folTe » Re qual fsccia egli hauefle . Et a quefto pto- pofico Xcaofane beifandofi della vanita dc gli huomini cbe adorauano le Sta- Xenofa-- tae fattc da Fidia, da Policleto* & da altri fojreori , diceua* che fe i canalh'.i ne . tmoi, e ghelcfaati hauerTero haunt© ie mani> & le hauefsero fapute adopera- ce »hauetebbono aach'efli facci i Dei in forma di elefanti, di bue * dicauaiio. conic glihanno fattigli huomini di forma burnana, Et il medefimo moftta C»cero— Cicerone canaJcuns ragiani*ouedifputando delta natura.dei Dei fa patla- ne / re Cotta contra la opinione degliEpicucei. I Giudei.cbe tragli aotichife- G ^ 1 . de ''. v guitarono la vera Religione » adocarqno vn folo Dio * & quelio rifguardaua- j! 2 no, nonnelleftacue, dnelle imaginicon gliocchidel corpo-,ma nelladiui- ?°° *g* nita CuaccI lume della mente » quanto perd l'humananatura lo comporra. Et mu j acr -~ come riferifce Corndio Tacito,rmucarcrnoerapijtuttiqaelli, liquahfingeua- Coinelfa no la imagine di Dio ,&. la formauano indiuerfe matenealla firniglianza de* Ta C j t0 . corpi humatri \ & percio ne' Tempij loro non haueano ftatue ne fimulacro al- cuno . Onde perche Herode RcdiGicrofoiimabaueuagiafatco mettere fopra la porra maggiore delTempio vna grande Aquila d'orcfi leuarono alcuni gio- uani.comc a furore di popolu hauendointefo che egli ftaua per mon're, ik la fpezzarono>& gittarono a terra coraerecitaGiofeffoj perche diceuano , che Giofeffb. era contra le leggi della religiose, de gli anrichi loto,8c che non bi fog nana . afpectare altra occafione di vendicare Phonore di Dio.Ma la (concarono male i Suida. mifcri perche Herode hebbe tantodi vitaancoia, che gli fece pigliare, & abbruciarc viui.Suida riferifce che hauendo gia Pi'aro pcftato in Giudca alcu- fliftendardi, con la imagine di Tiberio,furoao quelle genri rutre t.mbate, co- me ch'egli hauefserotro gliordini i f oroanticbj,ch'eranodi ncu baue're ima- gine alcuna nelh Cirra. 11 medefimo feceroetiandiodeglt altri, dinon volere fimulacro a!cuDo,come Trifmegifto, il quale diceua,che moftraoa di no ctede- fe, che j Dtifofsero in Cielo chi volena vederfene le flame dsnaii da gl'occhi, b di r.on fi fidare , chei voti fuoi, & l fuoi preghi potefsero alriuare fin cola su, & che per quefto furonofsuii fimulacri,cVchiamatiDei. Leggefi di Licurgo iicurgo , •ch'ei ooo voleua , che ad huomo , ne" ad alcuno ahro animale fi potefsero affi- roigiiae i Dei,& pcrcidnou fe ne douefse fare ftatua , ne fimulacro. Lat* lattatio, tanti'fcrije.chefuronogiada principio adorafi gli dementi daquelli di Egi>- rofetiza fame alcuna imagine. EtNuma fecondoRede'Romani non vcJeua che fi credci'se porerfi dare cftgieakiioa a Pio.comeracconta Plutarco. On* de ftettcroi Romani da principio cento fettanta annifenza roaifare fjmula* tro alcuno, de i loroDei, coroeche fofse graueerrore tirare lecofediuinc &immortali, alia fimilitudine delle moitali, & humane. GliPctfi parimen* Perflani* te,& quelli della Libia gia ne' primi tempi non hebbero afcune ftatue,ne alta- fieae Tempij. De gliSciti fenue Hccodotoicnei benche adoraflero molti Dei, Sci&i » A & corn$ 4 • Imagini dc \ Del come Vefta , Gioue, Apollo, Marte, & altri, alliqualidauanonoftie proprij alia lingua lcto,oon feccr© perd Tempio, altare, ne ftarua ad aitn.che aMsr- tccome vedrremo poi nellafua imagine, & jMire facrificauano a tutti in vn Iffedoni . medefimo modo- Ghlisedonijgentemedefimlmer/re della Scitia,non ado- Tefchio tauasioalrrofimulacrcche vntefchio di mono, hauendo come rccitail me* per fimu* defimo Herodoto, vn cofi fatto coftume fr a loto, chi cu i moriua il padte por- lacro . tauano tutti i parenti » & amici delle pecore j le qaali ammazzauano poi, & taghauano tuttc in pezzi , 6c il medefimo faceuano del corpo del mono , ehc Iornetteuanoin pezzi,& di quefle carnimttemefco'.ate infieme delle pecote & dei motto faceuanogranconuito,& fe Iemangiauano tutteindifferente- mente , Dapoi fcorticauano la tefta del motto gusrdata per quefto , & la pur- gauanobendcntro»& difuori, ficbe reftauail tefchic foJocuttomondo,& quefto indorausno & teneuano per fimulacro: cui faceu.no ogni annofolen- IPompo- ne facnficio. Et Pomponio Mela&Solino riferifcor/o,che lo guardaucno ni ° • pet tazza da bere , 6V che era il maggiote hon«t re, che fapcflero face al mor- Mela. to. Accio e fimile quello, che n feiifce Suida di certa gente della Gmdea, Su d°' l a< l ualc adctaua vntefchio di Afino d'oro , e gli facnficeua ogni terzcan- no vn'hucmoforeftiero, tagikndclo tutto in rmtiuti pezzi. Quelli di Mar. filianella Gallia Narbonefe adorauano net oonfecrati bcfchi fenza fimula* cro alcuno-, fe non che tal hota faceuano nuetenzaagliaitittoncbi,nonal- ttimente » che fe in quelli baueffero creduto effete i diuiniNumi »come fcnue Lucano . Et ne i primi tempi dopo il diluuie gli huomni da bene, 6V giufti ha- bitauauo fotto Ic quercie * come fi legge appttitfo di Plinio , & quelle haueua- Quercie no in vece difamiNumi ,&di facr^ti tempij-, perche le querne dsuario loco adorate . ghiandconde viueuano e gli copr:uano dalle pioggie,& dalle altreingmrie de' tempi . Defcriuendo, Paufania 1* Acaia, mette , che in cetta parte di quel paefe furono da trentapietrequadre fenza alttafigura, le quail haueu;no ciafche- dunailfuonomedidiuerfiDei,& erano guardare con moha vcneratione •> perche fii antico coftume dei Greci di adorate cofi f3tte pietre non me no che gli fimulacri de i Dei . Racconta C ornelio Taciro,oue fcnue della Germania, che non hebbero i Germani-ibtue, ne tempij, perche penfaronoj che folTe gran male rinchiuder i Dei tra le muranel breue fpatio di vn tempio 3 & che dit diccfle troppoallagrandezzadi quelli , nrath alia picciola forma del corpo ha* mano. Ne mettcu^no nel numerode'lero Dei,fenonquel!i,!iquaIi poreuano vederccV dalli quali fenriuano manifeftogicuaraento . Quefti erano, i) Solet V©lcano,& la Luns.De gli aim non ne conobbero alcuno.comc fcriue Cefare» ne vdirono pure nominare . Herodoto fcriue,che gia da principio i Greci ado- rauano gH Dei ,& facrificauano loro fenza nominatli,fln che He hebbero poi Origene g!i nomidalloEgitto. Madonde fianoquefti Dei,& fe ad vno ad vno, 6 dei Dei. pure (iano venuti- tutti infieme, 6 fiano ftati tutti fempre, dice j che al fuo Hefiodo. tempo non fi fapeua ancora, fe con che Hefiodo, & Homero, li quail furo- Homero. no circa quattrocento anni innanzia 1m, innodufiero frai Greci la progenie de i Dei con molti ccgnomi , ck a quelli diedero diuerfe arri , & varie forme . Onde fi potrebbe quafi dire , che da ceftero hsucflero impara- to i Greci di formate i Dei m diuerfi modi .Ma dichiamo pure infieme MarceJIo col medefimo Herodoto, che lo tolfero da p!i Egittij perche qutili furo- porto le not primi, che edifkatfero tempij, drizzaffcro altari , & metteffero (ta- fratoe da toe. Come dnnque i Greci lo tolfero da quelli di Egitto , cofi hebbero i i Greci a Romani da i Greci 1Mb dclie fiatoe •, dc fu qusndo Marcello prefe Sira* Roma. cufa» perche ei pond a Romacid che trouo quiui di bello>fi per fame fpettacolo nel fuotrionfo, fi anco petadornarela.C iira, la quale fin a que, tempo non haueua faputo ancora, che dilctto porgefle la pittura»n^ Ja fculrura £c DegKAiuiehi: 5 Etj.pcscipfiji biafmtoal^hofaMarcelloda molti, prima perche pareua che ttoppo fuperbamerte hauefle volutomenare fino gli £) c i pn'gioni, facendo veder i fimuiacridqueili nella pompa del fuotrionfo, poi perche haucaa datooccafione al p Liuioil medefimo diendoi che qumdi cominciaono i Romani diammi- Litri©. face leopere delle atti Creche, &c che percio raccofecodapoi con molta J> cenza le fpoglie cofi deu facre cofe* come delle pofane . Tewulliano di- Tertufc cendo,cbe lareligione iRoma fuordinatada Nunacon poucre cerimo- iiano. nie, & fenza fimulacri, peche non vi erano anco and?* Gteci, ne Tofcani a farli, parue volere, che Taiuinio Prifco fofle il primoinc come Greco,ch'e« |Ii eta, & beniffimo intense della vana religione d gli Etrufci; moftrafse a Romani di farei fimulacri^ i Dei . Yenne dunquti'vfo di quefti da eli Egictij, Stper mezo de i G c i pafso a' Romani* ma:ome coroiwciaGe in Egitto&croppo difficile da oere, tanto ne e ftato fcitto diueriameme^ . Lattantio dice, che molti ha^o creduro, che le prim ftatue fofsero laviC ^ . per quelli Re, & huomini v^ ro fi, h qu&li con prudnza, & giuftaraente de fimT& hancuano gouernato i popoli J oro fogetrii votertdo qiefti mofttat nelle fta- lacri toe la memoria, che teneuano » p gjuftj R£, & la riuceme affettione, che fcruauano anco, dopo lamorte , r f q Uc i]i. Eufebfo ptimentc fcriue, che Eufebto. foieuanoi Gentili eonferuare Qo.] e ft -toe la uieraoriadelle piu degne per* fone;moftrando in quel modoqiijtocra amato, & in quanto rifpetto hauu- to, chi opetaua vutuofamence. iggefi apprefso di Suida, che vn Seruch Seruch* difcefo della razza di laffet figlmodi jsJoe-, fail prima che introduce l'a- dotare 1 fimulacri, 8c gli Idoli da Uf 3 tti per memoria de gli ■• huomini va- Jorofi, liquali ei faceua adora*re con D e i, & benefattori del mondo . VI furono aneho de i Re, che viuendo fi :ero fare .delle ftatoe » & adorarle, co- me Semicami, la quale fe non fu lapr^fabene fra primi. Qoefta ft fece Sratoa* ftolpire irrvnapietragrandediC!afette ai jij,che fono piudidue miglialta- mirabi-i-- liane,c^ordind, che cento huomini a gf a di Sacerdoti l'andafsero ad ado- le rareconfolennicenmonfe,offeiendolet] t rfi donijcome aNume diumo . Racconta EufebiOjchefuinEgitto vn'hu^o ricchsffimo, ilquale, per rime» diatealdolore 5 chefentiua per la moitedi^{tiovnKofigliuo!o,ne fece fate vnaftatoa,gU3rdandolaconla medefimaaitticneche portaua alfigliuolo \ . onde quelli di cafa quando fentiuano di hau | ofTelo, & percio temeuano di '■ qualchegraue gaftigoscorreuano aila ftatoa-,quella fiinehinauano,!aadora- uano 5 &chiedeuano prdono, & cofi era ltQ perdonato , Dache venne che ofteriuano poi a qucfta ft aroa fibibc^ altri -titrfi donhcome a quella, che era fouente la faluezza cti molti . Ma veran^tc conuenfgono lafieme la maggiof parte de gli Sctitton ,che Nino Re&>ijmo MonarcadegU Affiti NiaoRe foiie quello,che primieramente fabneafle ftatoe»ipotgcfleoccafione a glial* tri di f ibricarnc j percioche tamo amorc pond eg. a i padre Btlo » che in me* mona di lui fece drizzare vna ftatcafimile » & .quelli che ad efla fug- g-iuano, & fi raccommdauano voile', che ft pet^nalle»&rimeuerTequal ; ffvoglia misfatro da loro commeflo : Ad eflempio dn;he forfc lo iftelTo fe- ce 1'figittio fopranarrato, comeancolofeguirono mvjti altri* facendo ft a- toe,al!e quali poi peiche parue fotfe piu bonefto jfuronidattnomidi diuerfi Dei , & cofi furonofatu fimulacri di quefti alia firailituihe . per lo piu » de i 6 Itnagint etc i Del corpi humani, ncn perche foflero glianticbi tutti cofi fci/cchi* chc credefle 10, cbe i Dei hauefTcro i! cape, ie mmi, & i piedi, cone git huomini, m& Dei per- perche come ferine Varrone,ef&endoglianiroi humani tailiaglianiroidiuH chc dief- ni,nepotendoitvedere queIIi,nequefti>voIJetoche itfrpi facefeero fede di flgie hu- qu fta fimilitudinc. Potfirioparimentc difse come rifefte Eufebio ;chc furo* inana. no i Deifatti dieffigiehuroana per moftr*re che comejDio e tutto mente;6£ Porftr o . r3 g,oEe } cofi g!i huominrarreota. ne h&nnola parte iro . Lattanti'a vuolc* c he Promstbeo fia ftato H primo,che dicctra haooi fio fimulacro dthuomo* &che l'attedel fare Ie fciroe cominciafle da Jui, &i dice, cbe ammirando Mineruavnacofi bel!adonie venne poi, che airhuo#> imitatcre della opera di- Proree^ winafudato quello be e di Dibj dicendb, chrome theo hauefce fatto il; sheo ado, primobuomo.. PerlquaJe cofaegli hebbe pfmente tempij,& altarico- xato.. ^%V'TT diuiho* &mo ne fude glialtari a j< confecrati neila Acadenm tern w ^^^ fcriue Pdufan i a > °ue a^auano g!i huomini in cerro; cropo ad accendecealcuni lumheonli quah* mano correuano I'vno dop~ po J aitro, 5c chi por&ua ill fuo accefo fino d« ro ,a Citri, Kaueua la palma, aauvittona ; ; cedent fempce queNi;, che&no dinanzi di mano in mano Lii « l i "eftirgueuano) a quelli chetniuanadietro; ouero chepor- cauano vn ume^faJc^ & correndb fe Io^ano 1'vnc all'altto furcedendo seropre quello, chc eta piuvicino a^chi ar*ua innanzi a lui.Ne fu queftai cerirnonia,ogiuocoiche foffe, fartofola^te in honore di Prometheo, ben cne itJegga,.che da im'fofseordinato-, a di Volcano ancora,& diMncte ^ioae. ^ r ^ c 5 r ^ nofem P Ka P'ermatar^^ Onde Adraianto. a PP r €»odiPiatone;Volcndo.pei.fuader^ Sbchte difermarfi in certaCom- Pagnia.gidiceichevedrisu lafera ilyioco deGauaili, laquaJi correndo fi. dauano 1 acccfa face l'Vn l»aItro in WQK della DeVche era Minema . Ec « if ^ ^ ta r COmandb ,J racdb trolto da * pcrfi di niand £ ce prefto le no- ^t! i C °J fe ^ che «wcotnequell/cfic:vfiamoHoggtde»epofte,fluando i corre jlpaccbecroffecondoil Eran/eichedi.pofta.in pcftafi timette achi corre di nuouo ; dice che faceuan^me fanno i Gteci, quando correndo, b; oandoiaii; 1 vilo i'altro^porranolfa & face aVuJcano. Diquefto giuoco ban- fiin t ?^ CU , ni o Che ^PP'efcnra/iellb, che fece Prometheo, qusndo tolfe il moco dttielo,& lo porto in rer> come di fopradicemmo, & cHe perno fa jrdinatodaJoi^dttixliWtailcorfo-cId quejn,che ^vanno innanzi,.ced4Q la luce dfella vira a quelii* che vengono die- ^o.eomedirsePiaroneordiWdoIefue leggijche gli huomini & doueuano Wr^-« „rit £< V Per ,, figiluoJi ' aca /J h ? ,avita ' ch s effi hanno hauara da alrr?, quafi. Jutieri^ardcnrefacella > rimetranoa/ a ltii.parimenre.-EtrLucretiop^ cejitone de'mcrtaiiidiiTeicC corrcdo fi danno i'vn all'altro il lumedella vita. ^pprefsode' Focefi- fuiarOcerto piccolo tempiertodedicaro a Prometheo con vrsaitaroa Jaqua!e al^m voleuano che fofse di Efcul^prorma perche qui- ui.aJio incomro erano ceje grofse pietre di co!ore,come di fabbi 2i &: che ren- h e che quelle pietre fofsero reflate del!a med; hma ^teri a ,ondeegli^moquelprimohuomo,dacui vennepofciatuttala erne-- " a-Qooe hiun a na 5? L qual cofa ou&benjflimo ilare^ che PromcilKo hafcM^ tfl> Dc gli Antichi .' 7 iMZinidcljfic* TrotiWen%a,teHuta da gl'anticbi *nim% del 7dondo$ & creatrice del turn . to il primo bur> Prouidc- mo, fe peiiui in- zi. tendiamo come intefe Plaeone.Ia fuprema proui— denza-dalla qua- le nonfolameotc gli huommi, ma tutte le a! tie co- fedelnvondofa. rono da princi- pio create, & fac- te . Et percio fu quefta adotta da gli antichi co- me Dea, la quale a gu>fa di ottima madre di fami- glia gouetnalTe 1'vniuerfo, & eta la fua imagine di donna attempata in habitodi gra- ue mattona. Ve- defi poi quanto piacere pigliaffe- togli antichi del- le ftatce dalgr^n nwnero di quel- 1c : perche fcriue Plinio, -die in Fliw'O. Modonenefurono piudi treirii'a 5 ne puntomanco in Athene, in Dclfo,Sc in altriluochi dellaGrecia. Ct non turonoiRomani in quefto rnancosmhi- tiolide i Greet, perctoche hebbero tante ftatoe, che fu detto efkre in Roma vn'alrropcpolodipierra: Er fareuzno gli antichi le conferue, non delle (ta- toefclaruente, ma delle picture ancora>raccog!iendoncqtiante ne poteuano bmete,fattedapittcri.& fcuItcTitccellcDti, c^ tie adornauano le cafe non (o- lonella Citta.ma fuoriancorain villa. Ilche fugiudicarohauaetivppodel lafciuo, & eon conu emr alia feueta vita de' Romani ; Onde Marco Agnppa ne Marco A fece vna bella orvtione,voUndo peifuaderejchefimettefferc in publico time grippe . le ftr.toe,etauole,cheftau?no per ornaaicmo delle piiuate cafe . Et farebbc, •dice Plinio, ftatoroeglioaflai, cbe mandarlc come in bando aile vile. Vat- rone fcriue, chemoltiandauano a' podtri di'Lutullo folamente per vedere le belle pinurxjZk fculmre, che ei vi haueua, Alle qua!i faceuano luoghi a pofta.comene fcriue Vitri?uio,dicendo chc hanno da eder grandi,&: fpatiofi . Ofleruarono poi g!i antichi di farele ftatoe in roodoche potcuiio ad ogni Vitruufo. lor piacere leuarnevia letefte, & mcttcruenc delle altre. Onde paf'ando Suetonio, Suetonio della van^gloiia di Catigola . ue,che Commado Impera4ore leuo ilcapo delColonVcb'ertfi Nerone,& Sratoe vi ptofe jl fuo . Oftre di cio erano 1c ftatoe in publicho bauute tifpetio tale hauuie in di chianquc ei fo&ero, c'he come cofa rciigiofa ecano guardate cHcii era led- gran ri„ to i elja rie,ne offenderle in raodo alcuno,eoaie dice Cicerone paxndo contra IpeitQ. Yetre, & ^ adduce t'efle-oipio di quelli di Rodo , li quali ben c> faauefleto baauco" crudeliffima guerra con Mittid*te.& percio Fodjaflero cme grauif- fimo nimico , nohdimeno non moffero mai , ne toccarono pure lfua ttatoai oh'era appo loro in vno de* put degni luochi della Citta . Et Se ftau de* Pten- oipi haueuano qtieftopr>uilegio,ch'era^caroogn*vno,cbe niggua quelle. ne poteua eSer trattoiadi aforza.Ma cio non valfe pcro al figliuolot M.Ant© nio:perche Augufta come Ci vedc appretfo di Suetouio.lo fecetrarre dh* (tatoa di Gefare, alia quale egli era fu«*£itq per fua (a-uezza & coraando cfagjtte ?c- cifo . Etfurono fatte venae ialhora,& tamora nude, & ne feccro ancditutte Acilio dorate, & Acilio Glabtionsfu ilorivnd>come fcriue Liuio»che io Itaafaccf- Glabtio- fe fta-toa dorata.bqu Ie eipofe al Padre Glabriooe . Alexandre Aodifeo fcriue* che anticamente facono fpeflo fatte le ilatoe dei Dsi, & dei R nude* serene nu dcperchefoleanoi Romani tnettere Soro indoffo le cocazze limeno con&fi* ^e , che non facefler© da principle ft stoe fe nan a chi per qu I ; befdtro llluftrtha* uefle raeritato,che di hit fufsetenuta memeria . II che fbrfe non fu ofscr^to S eda poi^empre, &amoUifiironodae pr^prio valcto* ch i lorez O nc ^ C atone non ne fece naai contt>»& a chi gli domando va di perche ei n«i sate . nauefse ftatoa fri tanti nobi'i p liqualifurono fattiin diuerfi modi, fecondo che diuern" erano i coftumi cri per- ^ e \ popoI^moftrandotalhoTainefli quello, a che erano piu inclinati. Ondc -** j- c Suida faiue, che cj-uclli di Fcruicia feccrogli fuoi Dei con facchi da denari in ,n l" e - f«ano, perche giudicau^no ,che chi fofse piu ricco dioro , fofse da piu degn' feaici a ^" " ' Gf ecs gli feccro armati , perche credettcro , che con le atmi pnn- cipalmentcfitcntrseLolegentifoggette. GlttediciomoftrauanotalhoragU «nticlii ncl'e Oatoe de i Dei, quello, che da loro defiderauanoottenere, 6 che guhaueua.;K) ouenutoiperche k faceu ano foucnte per votc^iV: il rnedefimo jt*- ccuano Be gli -Antfcki. 9 xeuaao ancoquafi fcmpre coo li cognomi,cbe dauano lorojrna le principalis Sc f'm proprie etano quelle 5 cheligmficau&no lanatura loro , & gli efTettj , che ,da quelli craao creduti veniie. Ne futono perdfattc fcmpre inmodo, che .da rutii fofsero inrefe > hauendo gia la religione di quei tempj , anccra che fof- ic vana,& falfa introdotto di teneregra pane delle cofefue aceoke si>che i Sa- cerdori folaroete lefapeuano»-'& dagli akn erano credute femplicememefcn- za cercarne piu okr« di quello , che a tuni era permefso di fapcrc . Onde (I legge aprefso di Uuio >tk di molti alui ., che efsendoftati trouati alcuni In bti di Nuiua ■% li quali. poteuano fare gran danno alia religione, di que* tempi, fefofseroaodatiiniuceCperchelcopriuano forfcle vanita di quella) futono 4'oEdine del Senato bruciatiin publico, -jcciccheil volgo non ni fapefse akro ,piu di quelloj che gli era rnoftrato dalPonteficc , & da gli akn Sacerdori, che hi cio haueuauo la cura . Et Tarquinio Rd fece affogare in mate , come rife- tifce Valetio MaiTimo. ccrto Marco Tullio, cuieiaftatodat©inguardiail li» -bro dci fecieii della religione perche ne lafcio tone copia a Petronio Sabino. Dacheverrafotfe,rirnangbicalhoraadiettolaragione di quaiche imagine, rh'iobauro dilegoaupeioocheHcrodoto, Paufania, Plutarco, & molrtal- 4n.daJk quali ne bo toUojlriiTa£tc»diconofpefso,d che non vie 6 che la re- ligione vieta loro dirla . Ma cio fara ben di rado^perche quello che non ha vo- Jutodiretvno tutto inneramente, fi raccoglie talW'a da molti in pezzi, & si hofatto iopiu,cheh6poturo. Seguitando dunque perche fefserc f.utii Dei in. diuerfi modi ,Eufcbio referendo le parole di Porfuio dice 9 che gk* anrichi per fare coaofeer e la diuerfita dei Dei, ne fecero ale uni mafchi , & alcuni fe- •tainc, akri vergini»& akri accorcpagnati, & difordinatamente ancora percio veftirono le ftatoelcro. Et Ariftotele dice chegliantkbi penfsxono 'a vita -dei Dei efserefimile a quella de gli huomini, perche glihaueuano- sneo fatti -di efHgie humana>& percio come effi viueuano farto tl Re ccfi difsero, the -ftaquelli neera vno Lattamio pofcia che per molti argcroenti ha-ptouato. -the i Deide gh antlchi furono buomini, lamemoria de i quali fu con-fecrata •dopo morte, foggiungci che per cio furono di diuerfe eta, [chi f meruit cbi £iouine> ecru vecchio,-& che ieiafcheduno fu data cerca, & ,propirrrima- .gme > perche furono fatti i firnulacri loro > che rapprefcn'ta'fseio l'era , 6c J'habitochehaueuanojquandomoritono.Etper queftoanco fi puo dire,che 4.\zno ftate finte tante akte cofo lequali cosi fi. racoon tano de i Dei de gli anti- -chi.come apunto fe fofferohuomini.Etione diroqualch'vnajfecondoche mi •verra apropohto in difegnando le particolariimagini di moki,neile quali met- «ero mano pofcia chehauro dettodi che materia foflerofatte. Percio che Eu- •febio togli^adclo pur anebe da, Porfrrio dice, che eflendo Dio vna luce purif- fima,cl>e non puo eller comprefa da 5 noftri fenfi,fu fatto di materia lucida,e ri- •fplcndentccome il fiuifiTimo marrnoj & il Gnftalk>:& d'oro parimente fu fat- to per moflrare 1'ctcrno.A' diuino fuocojoue egli habitat che molti facendo- -lo di pietra uegra voleuano daie ad intendere la fuainuifibilita . Ma paiio,egiJ iforfe de' fuoi tempi jconciofia che da* piu anrichi foflero fatti i Dei di legno»co "me fi legge appre0oTheotiafto, oue ei fcriue della natura delle pianrcche fo- Ciprctlojdi Loto»& di BurTo,& qualch'vno anco del- :1a wdice-delrvlnio.EtPlirio fcriue, che perche il leguo del Cedro dura quafi Etcsnamente , p,li annchi ne fecero le ftatoe de (j Dei j & c-he in Roma ne fu vna di Apollo portatadiSelcucia s Plutarcho ne fcriue cosl.Anticbiltimaco- fa , e iJ fare fimulacri 1 6c gh fecero 'gli antfchi di legno ,peichte parue loro che la pietra fcfse cofattoppc c't:ra da ftrne li Dei' 5 -& pc'nfauaboche PorojoV l'ar- cento fofse quail fece della terra flerile & infeconda > perche oue fono le mi- r.erc di queiii met^lli; di rado vi nafce akro ; & chi^raauano gli anjichi quel* '" " / la Statoe'dj occulta fignjfica< tjore. Tarq'ui* nio Re ^ Valerio Ariffor." iatratid* Materia de'fimt!^ lacri . Simula^ cri di le- gno. Theofra- fto. PIurar§ Co. io Imaginide ! Del Is terra mfcrma,& infelice.laqualenonproduccuaherbeiiorjjfiirattijpercrie cflbnei petti de'qualiiiQn haueua fbfza 1'auanria, non cur«U2no piu d;quel~ Platone . Jo.onde poteiTero nodrirfi>& vinere. Platcneparimente pare volere cheiblo di legno fi faceflero lertatccde i Dd perchecosi fcriue.E(Tendo la terra habi- tations ccm'ecrata alii Dei» ncn 11 dee fare di quefta le loro imaging ne di oro ne di argento, perche fono cofe, per le quali e hauuta inuidaa chi le pofikdc. Eta quefto propofitojLattanao icriucche le riccttieftatoede i Deimoltraua- no I'auaritia de gh huoouni, quali fotto copettadrrehgione fi pigliauano pia- cere di hauet oro»auorioigemme»& altre coie pteciofe,facend€- ci quelle ! e fa- cte iraagini>le quali baueuano care pa'i per la materia dicheer«no,che per qu ellfiCbc rapprefenrauano . Seguita poi Plarone in quefto modo . L'auorio & cofa,che haueua i'anirm pnma»& J'ha porta gm poi,& percid non £buono da fame le fratoe de j Dcime il ferro a cio e buaru ,ne ghaltri metalli dun,perche fi adoptanonelleguerre>& fonoinftromerm dellc vecifioni. Reftaua dunque feccndoPJatoneancorafcilamenteiilegno dafarneiefacreimmagmi.Et Pau- l^aufaflia. fania patimeme dice cbceic rede cbene'primi tempi tutnifimulacridei Dzi foflerodi legno appreflc de'Gteci, Sc mafllmamentc quelli , liquali foflero ftati/atti dagli Egicij perche era di legno vnaftatoadi Apollo in Argodedica- tagli da Danad, che fu amichiflhtmo,. Et pareua, che non fi trouafle a!cuno» de' piu annchi fimulacri Intro diaiuro, che di Ebano,diC'ipreflo, diCtcro* iAi Querciat di Hedera , o di Loto. Ma di Vlmo ancora ve ne fu qualchVno. & fatto p'er configlio de TOtacolo, cfaemoftraus apunto, che in quei tempi amauanc meglio i Dei effete tem di legno * che di altra materia . Percioche (i Epidau* leggc appreflo & Auxefiafquefti erano i Dc- moni,6Genij , come vogliamo dire del Paefe) nondimettallo >nedi pjctra* madi legnodi vliuo non falnatico. Ne! primo rempio che fufavto a Giu« none in Afg&le fu pcftovn firouUcrodi vn rronco diPero: & m Roma t cue eiia era dimandaca Reginahebbe doi firaulacri di Ciprcffo* li quah erano pertaticon folcnn; cenmonie.comefcnue Liuio, a cetrofacriruioxhcfii ordi- nate la prima volt? che H innibale pifsoin Italia. EtJcggefi apprell- di trMinio, che in Popul oniafu vnaftatoa moltoantichadiGioue* faaad 1 vna vite foJa . Et non e roarauig i i, fe pero fu vtro s che fi trouadero v:ti cosi grandi , & grok fe, che ne fofierof^tte Jecolonne»a! tcmpiodiGiurionein Menponto* co- me il medenmo Pltnio fenue. Ec del Vine? ancora> che rolgarmentc fi diman da Agno cafto» fu fatta vna ftatoa ad Efculapio, coroe fedue Paufanii. m certa parte dellaLaconis, cue egli dalla materia delta ttaroa fu d-tto Agni- tc . De legno medefiman>cnte furcno fatti Dei da* Rormni, mtnfie che allafemplice pouerta t'utonc arnici.OndeT'bullo » parlando a' Dei domefti" cicbiamatiL^rudice paroles chequeltofuonauanoin noilrahngua-. J\/e vergogna vi prtnda* fe ben (etc h* fede, la pictade , e la giuflttia Fattt di jeuo trenco : perche tali Aleglio ojjemaie ajjai, cb'oggi non jom Fofle pur\wcone t fehct itnpi E fur con grata, pouerta adorkti Jje'ptueri m(tri ^ut t quandofuro Aele pouere caje i Dei di legno M Et Piopertio fa dire in queftomodoaVertunnodella fuaftatoa. fatto fenz.a arte fui dynfecco tronco JnnanXj d tempo delbuon Nh ma fletli Etcowe pouerello Dioat legnp Ne la Cut a , che mifu few pre grata* Nelle Hole fcoprrrc gTannt paffet< da Spagnoli,che hora fi addrtnf» c troo:t j cbc qu-- popo- Iti Degli AntichJ . n fmagittl delta St emit J > con I'imaginedel dio Demogorgone eompagm delta Mternitay, ca'l ferpente* che ft morde la coda, fignificante I' anno, & fua reuoliitionzji . li,adorauanoaicuni idoli fatti qua! di crcta.qualdi legno, &qualdipietra. Ec Plinio fcriue > cba Flinis- benche il fate dell): ftatoe fofle in Italia cofa roolto anticha*- come (i pu.6 cono- fcere da l'Hercole, che fa cofecrato fi. no da Euandro nc! Euadro « faro Boario,qttal fo- leuano veftire con ornamenti trionfali fern pre ne* tempi de' Tcionfi non fu- rono pero dsti a i Dei*nea'tempi) Ic- to fimulacri di al- tto > che di legno, prima che fofle da* Komani foggioga* ra l* Alia, dalla quale paflarono in Italia le preciofe ftatoe,* perche non fi con* temofempre la Gre cia del legno Colo per fame gli fuoi Dei*maglifecean;- cod*oro,&: di akridiuerumer«lli,&: permoflraifi piu fplendida,& magnifi- cavetfo quell;, dice Paufania, che ella feee fpeflo venue TAuorio fino d*ln> dia,&: dagii Eihiopi per fame loro deile ftatoe : & che di ferro ancoia ne flr fstto qualch'vna, come l'Hercole che combat re 1'Hidra appreflo de i Focefij, ma che quefto iu co/i difficile, che poche ne erano fattc dells ftatoe di ferro. OndeinPergamocutadell'AGaandauanomolri a vederc, come cofe raara- uigliofe, due tcfte di ferro coufecrate a Bacco, l'vna di Lione, l'alrra di Gin- giale- Coridone cantandoconTitfi appreflo <\i Vergilio pro metre a Diana Semio* farla tutra di polito marmo, & quiui Setuio auernfce> che folcuano fpefso gli anuchifare il capo fofaraentc, & i! petto di marmo alle ftatoe. Oltredicio feceTo quafi fempre alcuni Dei vili, e plebei, come Priapo, & altri a lui fimili, cheftauano per lo piu ne'campi.ck alio fcopertcdi legno folaraenre,di ter- ia,6dialrrafimi!e materia viley & gli altri piu nobili.comei Dei del Cielo, <& materia piu degna . Ne furono turn* i Dei de gli antichi fatti in forma hu- Deiinfi* mana fempre, ma fouenre alia (imilitudine di diuerfi anima!i,& di huomo»& militudi- oibeftiainficroe giunv anco ralhoraj on defe, come fcriue Seneca, & la life- ne nella forrna»che erano fatti loro i fimu- ma »* ~ lacsi, Eternita, , *Trifme gifto, ii Imagmi del Dei hcri.farebbono fttti a on come Numr adorati , ma fuggiti camr noftri .. Et in Egitcopiu che in aitro pacfe furono quefti raoftruofi fimulacri ., come fi vedra in moire imaginiallequalidacdprincipiodalla Eterniriit perche febene ijoneranoturcii Dei de gli ancichi eterni , & immortaIi> etanopeto tenuti tali i piu degni , &. per.ciofu creduco , che la Eternita gliuccompagnaffeXera- • BocCac-. pre: benche il Boccaccio oue racconta la Genealogiadei Dii, dica che f»- ciQ? diedero gli ancichi per compagna.aDcmorgogone folamsnte, quale ei met-, te » che forte il prim ;>di trt.ttiiEtei ,& che habitaffenelmezo della terra tut* to pallido»e cireodatodi fcutifli^a nebbia > coperto di certa hurmdita lanu- ginosa , come fono apunto quelle cofe che Itanno in loco humido . Ma io non bp trpuaro ancora mai 5 neviftofcrictore annca, che parli dicoftuu Per© diccche la Eternita ftaua fempre con quelli Dei, che crano creduti immorta* lijla quale chiclla fofie dimoftLa aflai bene col nome folo che viene avdiieco- fajche in se' contienerutte le eta^c tutti i fecoIi>sicbefpauo alcuno di tempo > non la pud miftirare : benche fi pofla d«e a ccrto modo« cbe ella fia parimente tempo,ma che non ha maifine.Et percio Trifmegifto. i Pitagoriei»,& Piatone diiTeto,che era if tempo-la imagine della Eternita •, perche quefto in fe ftefsofi riuolue,& pate che non fe;ne veggia mai iLfine . Maqueftaii puoduepiu Pcrpetui tofto Perpetuita" ; perche^ncora chenon babbia mai fine* non poffiede pero- *?• ." interamente cutta in vn raedefimo punto quefla fua vita infinitaj cbe e propno iScedo . della Etemirajfecondo Boetiojilquale dice»che> fe bene paruc a Platone,che il mondo npn habbihauutopnncipio,ne fia perhauere mai fine* fiingannano pero quelli .'liqualifeguitando quefla opimone lochiamano coeterno a Dio-, , perche a dareil fuo proprio nome alls cofe ? banno da dire >tenendo anco la : ? opinione di Piatone » che Dio eEterno &c il mondo perpetuo . Defcriue dun- ^ . que Boetio la Eternira,che fia vnfoflciio prefentaneo di tutri i tempi,& queiia c : propria di Dio } perche a lui non paffejne viene il tempo 5 comea tuttclecofe create:, ancorache qualch'vna fofse per noil haviere rnai fine . Ma non la cer^- chiamo per-hora tantoaminuto, come forfe non la cercarono gliamichk quandodiiTeroecerni lifuoi Dei 3 volendopereid intendere> chefofseroirn- mortali , Sc per Honhauere maifine , & che la Eternita fofsequefta infinira di ; lempo.Onde Glaudianojchelargamente la defcriue nelle laudidiSti]icone>faV< che vn fe'rpente circonda l'antro , oue ella fta } in modo che fi caecia la coda ia bocca, che viene a moftrate 1'erlettodcl tempo»-ilquale in fe ftefso fi va giran- - do fempre, hauendone toltol'efsempioda quelli drtgitto>liquali moftrauano ■ rannopaumentecolferpcntc* che fi mordeua la coda y perche fono i tempi* giUnti infiemecosKcheilfinedel pafsatoctjuafi principle di quel che ha da- venire. VedeirJa Eternita in vnamedaglia di Fauftinafatta in quefta guifa.Sra^ ■■ vna Donna vefiita da maxrona in pjeconvnapalla nclladeftramano,eVha foprj'j capo vrrfargq velo difttfoiche la cuopre dall'vno hornero ali'alrto .M'a > vediamo tutto il difegno>che ne fa Claudiancda me ruratto in noftra lingua * aqueflo modo. In yart&si danoilunge ,e fecreta* t Ch'McHu ntnrtal veftigto no ifapparti Ou'al'tmmanamtnte il gir fi vieta NevivoHOiancoi betforfe arrtuare* Vna, fptlonca gtaee danm beta , JUtadre d'tnfiriiti anni\ e cf'ttta pare, LavuaUonmodo, ch'vnqua nonvkn menaT} (feno% Mandate richmmtt itemp d I' amnio (hefta col fteffttoft wp a liflgf "■ GJaadia 710. Imagine deii'ah— no» t J/!eda«- 3ia -di auiiina. Vn ' ferpe piendi verdeggiati fquame 3 ■ OualxtOiChetroKaamdamete /fringe Come che dtuorar ei tutto hrnme » £• la coda fi caecia in gola? e fingg-' VokY mangtarla con autda ~fanfe\ Fajfene in gtroi e con i 'vfatetempre, On-de pant r i-heto ritorna*{emprs"i . Ala pwta con faccia riuerenda* Et d'anm ptena -fia I'almaNaturA, Gwa wfiodntbe fedele attend* Chi Dcgli Antjtfu". W, r Chi vien*, & Va cm diUgente cur a ; D*tntorno volan l'anime t e cbependa dafcutta par con debtta figura I Da ie mebra,cb'd lei [on date inforte^ Efian con let fitto the piace a Morte* iVV I'antro point la fpelonca mmenfa Vn Veccbto c'ba dt biaca neut afperfo II mtnto^l cnne fta, fcrtue e dtffefa Lt ferme leggtdate dl'Fntuerfo. £ memre cb % a dtfforrc il tuttopenfa Con I'ammo al bell'ordme corner fo, Csrttnumeri parte tra le ftelle, Onde tfappaton pot s) vaghe e belle • Con ordtni tmmutabtlt prefcrtue. (re ui ciajcunaquado babbia dgiryo (la* Dm che quanto tra not fi more, ouiue 9 J-Ja utta,e morte.poi torna dguardarc E riuedercome al fuo corfo arriue A-farte,qual i becb'aHe^z.o^caminare Tervta certa^vd pur'aterto fine ; Che cost voglion le leggi diuine . Come con eerto pajfo girt intorno Cioue portando giouamento al modo* Come la Luna fin af con da il giornoi Etof}o mutt tl.Jbel lume fecondo > Come partendo fia tardo al ritomo Saturno horrido, meflo, & tnfecondo Quanto Veners bella? e doppo lei trrando vada flmejfaggier de i Dei* M quando Feboa I'antro s'atiUicina Subito ad ivccntrarh la potrats Natura vienceaglialtrirai s % inckin^ 11 bianco Veccbto bumile,e riuerente • j4Whora da se s'apre la diuina Speloncat allhor ft vegono patente L adamantine porte e apocoa poc& Tutti i fecreu appaion dt quel loco , Quiui t fecoli fono dt dtuerfi ' Met alii fatti invarian affetti-, E pare ctafche dun dt tor tenerji Tutti piem di fede, e di pruden\a > Di bonta* dt giufttiia>e diclemen^a, E [on gli annt beatt ,cb'a mortali - Apporteran feltcttade tmmenfa, (li All'hor^cb'haurdptetd de % noftri ma* Febotche quefti a modo fuo dtffenfa, Et far a , cbedal Ciel fpiegandol'ali La bella Aftrea di nuouo amor'accefa Diriueder tlmondo a (lar frdnoi Vtrrd(enzpercbe non cenegt3Uedendonei,p£flailtempo,come dinafcofto. Alia porta 4 oueftalaNatura,vanno vo!andomoltcanimeintorno>perchefcendono nei corpirnortaiijd'onde vfcendo poi vannoin grembo alia Eternita, ilchc tutto fi fa per opra della Natura, & percid ella fta quiui alia porta . II Vecchio che parte per numero le ftelle forfe e Dio,non perche ei fia vecchioj che in lui ncn (ipuodircche fia termineakunodi eta»rna perche fogliono parlarecosi gli huomini , che chiamano di molta eta quelli etiandicche non ponno mori- k, i!quale dando ordine al mouimento delle ftelle diftinguc i tempi . Ma forfe che pai prcprio Arebbediie,cheil veccbiofoficilFato, perche quello s'inchi- na a Febo,chefi potrebbe tone per Dio, quandofi prefenra alia fpelonca. Alno non dice poi il Boccaccio de i fecoli , che fono quiui > come che fia cofa facile ad ogn'vno 9 & 10 parimente non ne diro piu , per venire alia imagi« as ?4 ImaginMe t Dei $/ti!trode1F£imh&,con rin^medelTemfo,d del Fato,di FebOtdelU MX- tttra ,& dclliquattrc Jectti, che figttycmo da Lierenaril tutto t &d4 quelle it tuttfi e£cr itnfnlc.& larekQUdiQttdtik lOjthumttig* ne di Saturno,perche !o rolftro gli antkhi pe'Iterapo,&del tempo habbiamo gia comrociato a due r^gtansiu'a dcila Eicrnita. La quale bon urdiico gi a di defiderare a qm fta mi a ferks>ma f icgo btne« chi l& pud fartjche voglia uade vna per quaicbe tempo . SAT V R N O. // priwo fit Satufno » '(he tiifcefo Da I* alto Ctelfuggetmo tl fei.e C.ohe, Id a jcrz.6 p iuatc dt' jmiiegni, Vttwt a. ntffhat a gii luch im . che tdlhora Come ti fere andaaano $'$}&$ Per gli alii w/wtt>ti n,caodit acccrfi ItifiemM tCibbidire a certe leggi. hi tl ptteje, cue a prwaptoetflette I menu , fu perticcht.rr ate Lati§ t Svtte il pverxe dt cofw ft dice Che Ju tl fclict jeeolo tie I'cro Cost reggtua c givfldmente t juoi fepoh dan do lor ripojote pace . VhgiYio. In quefto modo cants Virgilic di Saturno,mertendo Ja biftetia con le fauo- Ie,conciofia che quella recin che S&turncardo in India focoaro di Gr.~cia dal fig!molo>& que He habblnc finro pci, cbc eg!i ci pnms Signore del Cielo, & che Gione ne to fcaccioj & Jo fece icendere a) baflo ; percbe la Grccia e piu verfo l'Orienre»& prrn'o piu e!ta delis Italia , the rtr> e v f rfr 1'Occideme . JRftiratofi adurque Samrnoin ItaliMi'd* Gianc FeViquel pstfe,eue p< ifiY mefla Roma» che fe ne viueuacon faoi pcpoliquella rcz* vitade piu nvcbi morta li.tolto a pane del reg,o0,pertbeg!i mcfticiacolriu,tJone deic »mpj,& il fare'gli denari di merallo.cbe prima erano di r urio.Et fu peicio farts su que- fti foi daii'vnode Jau vnanauc,pcrche Sat&rno nauigando ando in Italia,* dal- Degli Aenlchi. 15 Imaging di Saturn* , h del Temps diuoratore de [not figthiotii cioi del tutf confumtore,eccettuatt €ioue, Ciunone, Xettuno>&'Plutone> intefiper U qttattro elementi Fhoco, Mia , ^4qua,& Terrain nonfi diftrttggono . dali'altro vna tefia cod due faccid che tale era la imagine di Giano • come vc- ckremo poi . Edift- carono quefti due Re communeraeffi* te teire>&: cadelii vi* cini, che dal loco no me 1 chiamatonoyco meSatumu da Sa- turn a > & Gianicolo da Giano . Onde canto fu ftmiato $a- turno da quelle gers ti, che mliems col Re* Ioto coraincia- Eono a nucrirto con mt Bio, petebe eta- no all'hora ftimati Dei qnelli,liqualifa- peuano trouace , & la in>fegnauano»qual che arte che folic vti ie alia vita huma* na;& qticfta dicol- tiurt il terrene, Sc f.rio con arte piu fecondo , che Bon e di fuw nature e vti- HBimajCV pcrcio Sa* lurnone meruo ^litair honou, & fuchiamato Stercutio dallo ftercoure i campi,cioedarejoroil letaroe^onde diutngeno poi piu fcrtilu Pa que ho bannovoluto aleuni.che ta fuaftar>a hauefle !a falce in mano, per dare ad m- tcndcre.che lacoltiuatiotrede icampi fu inte ( ;naladalui giada princtpio in Italia, conciofia che ccn la falce fi mieteil grano prodotro da ben cohiuati caropi. Ne'facrifici) Sacurnali pcianco fi .^dopcrauanocandele accefe: la qual cofadi- hiarando Mactobio dice»che e*-,perchc fotto il reggimento di Satur- noglihucrainida vna incoltavita»& piena di tenebrr » paflaveno alia lucida & bellafcientiadellebucne arri. Oltredicro inteferoglianticbiil tempo fol- io il ncme di Sarurno, del quale diflero i Laiifli moke ragionitutte confacen- nfi al tempo, ma non giaal propofito noftro . Et i Greci partmente lochia* maronoOono, che viene a dice tempo, & quelle, cbe fignifica il nome, Al moftrato nella imagine di que fto Dtoypeichc le feceto quafi fempre di hnomo vecchio, mal veft to, fet.za rulla in capo, con vna falce neli'vna mano, & neW l*a!tra haucua certa cofa auiiuppata in vn panno,quale pareua cacciarn* in go- fcbccme che % la volellc diuoiaic» e quattio piccioli fencittllini gli erano quint appr«f» Stercip* tio. Macro^ bio* Saturn©. pel repo. Imagine diSatuu no, iS Imagmi dc i Dei ImtgnediStturnOidel Tempo, & del? anno, cbt fignific* U trifii efettij cbevengonoda queflo piama,&U renouatione deWamwconU fred- de^a 3 e tcvrditadel fianetadi Saturno. " J Efpofitl* iis diSa- sumo .. W, ?k : rk ,-^vi nK, "^K • ^ -4c * «&& appreflb. Qucft« cofe fonointcrpre- cace in quefto mo* do: IL tempo evec- chio, e mal veftito perche 6 fempre c ftato, ouero comin cio ad c lie re in fie* me con ll mondo, cioe quando fatta la reparation e del Chaos glielemen- ti furono diftinti>&: fu dato principle alia generations dc-lle cofe, comin- ciando allhora il Cielo ad aggiraruV ciintorno,dal mo* uitnento del quale, cominciarono pa— riraente gli huomi- ni- di mifurare il tempo : & quindi n^I fu»che !e fauole ap- 1| preflo de' Greci dif~ fero Saturno eflere ftatorlgliolo di V- wno, che figniftcay Cielo. Fu detto an* co Satusno, Vitifa- tore* quaii cultor delie viti*perche dicono,chee(7cndo paffato nell'Itaha,. *oroes , ede:tc,& accettatoda' La;ini,nehebbede!la figliadi vno d'elTi |Eno- uianominata,alcunifigliuoIi»traquaii vienconnumcratoGianojachi egli in- fegno ilmododi puntare,&coitmarlavue ? & difareil vino-,ilche hauendo «fli operate & guadagnatone percioil nomedi inuentori, auenneche vn giorno akuni li quail forfe ruueuano beuuto pm di quello,che loro fi conue— ii!ua,fiaddormencarono } & fee etc vn longhifficnofonnovda) quale poi fue- gliati& accortiuYche quefto era accaduto per i! beuuio vino, credendoche ibfte qualchecofa venenata* lapidarono, & occifero Giano,come inuen;ordit quelloj peril che quattro figliuole di lui rimafte, per riogiia con v-na fane h- garau" al collo fi leuaronolavita: madaSatutno furono pofte-neJ Cicio in locodi Sielle,^k anoi (idimoftidno pocoauanuil tempo della vendtmroia . EtTendo pofcia vn tempo i Romani aggrauati dj peftilentia,ck hauendo perci6> confulc£to l'oracolo d'Apoilme, hebhero in rifpc(ta,che bitognaua placor; prima Piradi Satuinoriceuuta per lamone di Giano iuo figlnaolo, da che isoilii Romani glicdificarono vn tem^io (u'i ^ionte Jarpeio>& vi pofer©> Giano- DegliAntichi. 17 mdeli'anna. Soleuanoglianticni pecresu lacima del tempi© diSamrao vn TriconeconlabHccinaaLU bocca, &feppcliiiuifotterra la coda di quello, vo- lendocencidmoftrare.cofisedice Macrcbid, cheda Saturno comincio lahi- ftoria afarfipalefe,& ad eflerc®nofciuta,pcrche fenza" dubio,innan:zichef©f- Hiftoria ferodiftintii tempi, ella non poteua eflere fenon muta,& incognita j ilchefi- qi| a doca gnificaua il mfcoadsrr la coda Fu Saturno veftito cosi vilraentcperche in quel mincl ° '- ptincipio del raodo non cercauano le perfone pope nelle vefti,ma fi contenta- uano di eflere copette .O che quefte moftrauano di eflere ttute logore pel con- farfi meglio allavecchiezza di lui, ilquale haueuail caponudo, perchein que' fvmi tempi, quando egli fu creduto gouernare tutto, & che coueua la eta del- 1'oro, la verira fu apcrta, & manifefla a tutti - 5 non nafcofta, come fu dapoi fo tto tantemenzogne»&tanri inganni. Etper quefto ancora gli antichi faciifica- usnoa Saturno acapo fcoperto, & fe lo copriuano in facrificando a gli altri ,. Dq'i, Moftralafalce inmanodi Saturno,chc'l tempo raiete, eraglia tutte le cofe. Etquelio.cheeiiimette alia bocca per diuorado, chcle cofe tutte na- te in tempo forfo anco dal tempo diuorare , fopra di che finfero gli antichi vna cosi fatta fauola . Temendo Saturno di eflere fcacciatodi regno da vnfuoFi- FauoJadi gliuoio, come i Fati gli baueuano predecto, comando ad Gpe» la quale fu anco Saturno . detta Rhea* fua moglie , cheogni voltache partoriua gli pretlentafle fubito quello, che haueflerauo»perche non voleua in modo che fofle,chefi alleuafle alcuR figlio mafchio, fe bene douefle egli fteflo diuorarfegli tutii . Panori Ope Ja prima volra Gioue, &Giunone infitme •, ma prefento Giunone fola almari- to, fapendoche pereflerfeminanonlefarebbe male* & nafcofe Gioue: di che efftndotl accorto Saturno comincio a gridar perhauerlo j la ende Ope gli pre- fento certa pietra auuolta in vn panno?dicendo quello eflere il fig!iuolo,che egli doroandaua . Et egli, fenza guardare aitrimente che fofle, fe lacaccid in gcla,e ciiuoroflela : ma la rigittd poi.come faceua anco de i figliuoli, pofcia che gli ha- ueua diuorarij che gli ligittaua . Onde fi legge appreflo di Paufania,che in Del- Pietra di fo neltempiodi Apollo era vna pietra nonmolto grande guatdata con gran- uoratada diiTimo rifpetto, pctchediceuino quelle genti, che era la pietra qual fudiucra- Saturn0 • ta da Saturno in vece di Gioue, & ogni di, ma piii le fefle, vi fpargeur.no su del- 1'oglio, poile auuolgeuano attornolana nonlauata. EtiRomani la aedet- tero eflere quella, che nel Campidcglio non voile ccdere a Gioue , & fu ado- rata pel Dio Termino . Fu feruato parimente Nettuno dalla madre con fimi- le inganno, che finfedi hauere partorito vn picciolo cauallino, &lo diede a diuorare almarito, comediceuanoquelli di Arcadia, & Paufanialoriferffce. paufania Plutone medefimamtnre fi faluopercller natoad vn partoinfieme con late- re'!;) Glauca jlaqualefu folaprefentata al padre, che daquefti in fuori diuc- ro tattigli altri figiiuoli, liggittandoli pur'anco dapoi, come ho detto. Ma alcuni altri, Ii quali anco pare a me, che meglio dechiarino la cagione del di- uorare i figliuoli, dicono, cheeffendo Titano fratello di Saturno di maggior eta di lui, & volendo percio regnare , Satutno a perfuaficn della madre, & deiie fo- relle non glivolfe akrimenti acconfentire, anziche'eglifi feceRe . Da que- llo efleodo per raafcere difcordia tra eili fratelli , il acquetarono finalmente con quefta canditione-, che douefle Saturno continuar nel Regno,ma, che do- uefle far morire tutti ifigliuolij chegIinafecfleromafccli,accid che fofle ficu- ro Titaoo , che finalmente i! Ref»no » douefle ricader in lui , 6 he* fuoi figliuo* 1« . Eflequi per vn tempo Saturno la conditione, & perqucflovien detto, che eglidiuoraflei fig'iuoli-, maeflendolinati Gioue, & G.uinone in vnpartofe- gui di Icro, &z di Nettuno poi , & cosi anco di Plutone quanto fi difle di fopra : laqualcofa intefa da Titano aflaltosi d'improuifo iUr«tcllo Saturno, che lo "**• T B tecs' jf Imagfni de t Dei Imagine ii Saturno, che Jignifeail tempo prefente,? paffato t & *newt t tir . U mala nam ra di talpianM*& /»« fndieTga , che da Gioue fupe* tito, futono quell* fciolti,& liber w. Le quali cofe vogliono raoftratej come co» minciai a dire dijTa* pra, che le cofe ruttc prodotte dal tempo* fono anco dal tempo* | confumate>i!quale le fa poi etiandio rina« fcere>daglielcraentti in fuon , che fono i qu it'ro figliuoli» Gio ue, Giunonc, Pluto- ne, e Netiuno, cioi foco.aria.terra, & ac- qua.Ii quali nonpaf- farono per la voracc gola i petche quefti: duranofempre. Fin« geuano qutliidi Saf- fonia volendo defcii- tter Saturno, vn vec- chio che ftaua ritto Copra edvn pefce>&: teneu* vn.vafo»& V- na ruota-, Ma che co- fa volefle figmrrcare e ftato femprefecreto,&pcrcio io De anco qui 1© dichiaro.Martiano defenuen-- do.Saturno lo fa cher porgc conladeftra mano vn ferpentc, quale fi morde la coda, rfloftrando in que(taguifa,.cheper Jui s'intende i! tempo : & dice, che eii tta-conpaflb lento, etatdb,.& ha ileapo coperrodivn velo,che vetdeggia>!e; ehiome, & lab rba fono rune Canute, & bencbeegli fia. cosivecchio, pare- nondinreno potere anco ri:orn<»re fenciullov Tkhe (i pud dire eflere il riv- ©ouamentoj che fa i) tempo di; anno in anno: & perscioil velo verde fopn> 3s bisnta cbioma moftra il principio dell'anno, quandonella priraauetatur*- ta la terra verrfeggia* la qualenell'in.ueriio pci ficurpre dibianchiffima neuej. &>ccsi rofto fi paffa dail'vroa flkgione all'altra.che p^iono'etTere giunti ihfierae.- la tar^lita citl parfbfi puoiifenre altairto naolgimeto,che falafperadiSaturno,. h quale deile fate dt i Pianetie !amaggiore>peiche cfopraatutte le ahre-,e>C pero piu delle altxe,che e in trenta anni tarda a coropire il fuo g:ro.Et prrche da; quefto pianeta vengono triftrerTctri,perl6 pm.lo feceic.vecchio.meftbfordido^ itcolcapo auoltcpigraj&lenrcgecetfcr la muuta fijf^tfcddajfeccaje tutra ma-- De gli Aaticfii . i? niaconicJUeorae fi puo vedece apprctfo di cbi ferine di quelle cofe.Oncleal me* defirao Mattiaao , quando nellc nozze 5c 4i oeue>& che tuueua pet adaxnamenta del capo talhora vn fcrpente, t iib xi " Kvn capodi LeoDe, & tathsra di Cinghiale » chc moftuua iiexribilt deoti . Lc ' ! qrtali tre ccfte potcebbono forfc moftrare gU effem deJ tempo , ilc he non a/fer« I mo, perche no» Io ttouo fecicto daAuttoxe degno dt (cdi . Ma diro bene; che J a cid 13 corsfa affai quellaicnagmefignificamce deitxe tempi, pa(Iato> pteiente, * ,&auenire,chehaueua parimentetre capidi LeoncdiCancv&diJLupo porta ij da queili di Egitcacon i\ fimulacrodi Sarapide lero Dioprincipalc, la quale di' 'jfegnetopoiallaocofuo. Oravediamoqnellochcfilegge appreflo Eufebio de fltafebia, 1,1 gli effetti del tempo raoftraci con la imagine di Saturno. Egli fcriue che Aftac- I rn*checonofcepeigli fenfi. Po- trci dirccome i Platonici pet Satutoo inteferola mentepura /che alia contem- platione ftituttaintenta qaafi fempre delle cofe diuinconde ne nacque oc cafionedidire»cbeakeiiipofao fslTe laetadeH'oroj&il viuetequieto,«!k fed- ce: eflendo tale a puntaia vita di qualunque cercadi porre giuil pefode gli ■affetti terreni . & di alzatfi.quanto piu puo » atla confederations delle cok d$l Platoafft Cielo. Direiaocora, che Piaton^fpcu^lomettaperquellafapetnaiQcelli^ea- aa>1a quale prouedealloefserc, a! viuefc&all'ordinedifutte lecofe. Macivi nie^tefa alia imagine diqueftoDio,perdloIafcio,& vengo a diueche iotece- 10 gli antichi, come fcriue Macrobio, eoni piedilegaticonfilodi Una fiilote- neuano cosiruttol'anno,fe non che io fciolgcuano poi di Decembre in certi di, che erann confecrati a lui>volcndo in quefto modo mofl:rare>che ia creatura ncl ventre delta madrefta legatacon noditencii, & molh, \ i qualj i\ fciogliono 6 perche tuttc lecofe prodotte in queftomondo paionoefsere infieme annodate(cosi ven- gono 1'vna dietro l's!tra)ouero perche la natura concerta* &c ordinata legge cofi ti^ne i tempi legati infieme, chenoncefsanomai diaodarefuccedendo I'vno all* ahro . Ft perche veloci llimamente fe ne corrono viajfiofcro forfe Ie Fa- iiole, che Satnrnofi canpi^fse inC^uallo animale velociffimo»quando,hauen- dogoc'u'o r* ; ^ : '' '(lima Ninfa, della quale nacquepoiChironeCentauto Chirone douirl.mo, -j-.uiitofcjza auuederi'e:ie,dallamogliCidalla quale fisbti- Ceuuro. B a g« a a Imagmidei Dei goiuquelmodo facta Caoallo.& correndofene via. Qnde Vii'gilip qaancfd defcriuc vn be! Cauallo dice* che Tali fa gia Saturne auahdo votfe, (glic< E fcuotendo col cap alto tdhora. Cwgiato in M dtjlrier fug&ir la tnam 11 dttro wine, rifinar facea . 'Optic velvet a»Uo per gh atti mwti* Col fims anitrir Ulte fpdmche . Ma qaefts cofe toccherebbono piu a chi volelTe efporre le fauole de' Dei dc gli antkhij che a chs voglia.diCegnarne le Imagini eonae raceia io j pero le la- fcicvndmi reihndaalti'odifegtiadafatedi ^acumo, dico di Giano fuocomp-a- gna*pefcbe, corse diftigiis le biftorie vogliono»che arnbi regnatfero vn tern- Clan© painfeeroe in Italia* dsMactobia ferine* ehe Gi&nofu ii priroa,che quiuico- ckiasna- 'nnnciafle a f jtp f Jen Tempi) "io honor dei Dei* & che ordmaffe il modo di fa* io in cut. crUiesreaquelii. Ondeeglifu po» patimentecorne DJoadoratQ $ & come 4 ri i facri- ytrouatofe de i facriBe!) vfauano ..quelta cetim.onia» che noa facrificauano mai fo'J • gli antiehi flomaiii a qtifct fi voglia Efc*> che non chiaroaffero lui prima , E fit facto queftoancora; p ere he ctedetterochc Giano ftcde del continuo ail? porte- del Cieloidiroodochsnonpoteuanoipregbi de' raoirali paffare a gl'alm Deu Preghle- s'egu" BWi dsaa loro la etwata . Et forfs bifognaua* che gli defle anco mano>& re come aiucafle acaminaret percbele preghierejcheHometoiefa£srmne,f n<>z ppe, facte* feeondoebeil wedefimo-ledefcnue. La pride auuicnc che quaodo fi vuol* pregarc fi picgano le genocchia, imperoche con ammo dubbiofo fiva a pre- gareinon fapendo diotcenere queMosptrche fs p/ega. Hanno poi la faccia incfta,&gliocchiftoL*ti, percioche pare, die nop ii poifa guacda'te dirittamen- te s ne con allegro vifo queili,che gjk il fono often* > quando con preghi fi diman- Ferta da loroperdono, Le poitedelQelo fonodu^ji'vnadeii'OricntCjperlaqua- d ft ! Cie leemrai! Sole.quandovieneadare laluceal mondo t l'ahradcH'Occidente jo , " per la quale e|U efce, qaando da laeco alia n^tte . Chi dun que intende il So- l«jagiae I| p«Giano,cemcfaMacrcbio»)odicebauei:elaguard!adcHe porte del Cie- di Oia* lof-erche renttare>& vfcime a luielibeto, Et perquelte Io fecero con due no • faccij moftr?nd@,cbe non ha bifogno il Sole di fmolgsrfi indietro per vedere I'vna>6t Httti parte del mondo, Et g-li pofeto in tnano vna yerga* & vna cbiauej scciothe perqucilafi conofcelle* che il Sole gouerna, & tempra il iBDndo, cV perqucftal che ei i'apie quando vienc il di ad il'.uminerlo » & iocbiude quando paftendo lafcia, che lanotte I'adcrobri. Haucuaancodo- deciaitari fotto rpiedit che fignificauano dodici colonic che egli pofe, 6 fecondoalcunuche fotfe e piu vcro» i dodici rrjelideli'anno. Daquefto ven- Psnun- ne anco che Giano io creduto vn medefimo Nume con Ponunno, il quale era no. fiimatovnDio[guardiano,& cuftodedelle porte: dc percidcosi metteuano gli ejlticbj in mancacoftui vna chiaue»cone a Giano. Dacui vennevn'al- tro Nuitte de i Cardini* 6 gangheri,che vogliamo dirli, delle porte. lmpero- Cran^ . c ^ e f acconta Ouidio.-che-mnarnorato Giano di vna-Ninfa detta Crane, tanto fece*che raccolfe^hsnierofifrutti>dc iniicooipenfa gli dono, che ella folic fopsaaigangheridcliepcrtc&'nehauefle lointiero dominio,siche fi aprif- feio»6V ferraiTerfi come piacede Jk lei. Et le dond anco vna verga di fpioo bianco detta la vergaGfanaIe» con la quale cacciauanfi le Streghe da quelle cafe, cue crane i piccioh bambini in culla . Et fut quefta Ninfa chiamata da- Vcz Car poilaDeaCarn?,oueroCardinea: ileui potsreolcrea gangheri fi eftende- diuea. ua ancora fopra il cuore, il fegato, dc le alcre interiors dell'huomo . Et era co- flume appreflode' Romani dimangiar a Calende di Giugno in honore di queftaDea lardodiPotco.6 perche penfa(kro»che col fauore di lei giouaf. fe a confemare l'huomofano-, 6 perche vokuano in quel modorinouare la memo- \ De gii Antichi *i imagine di $4turno,& del Tempo, cbe copiedi legati di fil di lana,ftgnifica Id vendetta , & cafligo di Dio cffertardo afpettando I'emenda, dinota ancora . Uragionedel partocon fa prodmtione delle soft in fame andarcongimte, memoria della par* fimoniadique'buo ni antichi » che fi con tent au an o di fempkee viuande» ceme dice Ouidio* Acoftex ttoud be* ne> che fu fatto vn Tempi© fu'l Mon- te Gelio in Roma da quel Biuto,che fi finfc pazzo, fin che glivennclaoc caficne di fcaccia- re Fempio Jle Tar- quinios come che per lei glifofle fuc- ceflb felicemente ii diflTiroulare quello* ch'egli haueua its cuorei ma che ne fiaftato fatto fimu- lacro,& quale eifpf fe»nonho trouato ancorj.Perohorac contato tutte que- lle cofe di lei > ac- cioche chi volefiie pigliarfij auttorita di fame vno » hab- bi di che compot- lo . Hebbero anco il Dio Forulo>a cui erano raccomandate 1c porte»che voltandefi fopra de i gan- gheri (i aprono,& ferrano,dette da' Latini Fores , & Limentino Dio del limita- te,6 fogli 3> che vogliamo dire* della porta. On de Sant*Agoftino befTandofi di loro dice, che vn pottinaio folo huomo fa tutto quello , che efil f anno fare a tre Dei infieme quali fono la Dea CatdineajForuloi & Limentino . Ora rrtorno a Giano , che e il Sole , ilquale non foiamente apre la mattina , & chiude la fera il di.come diffi,ma fa il medefimo di tutto l'anno ancora , perche 1'apre quan- do di Prtmauera fa, che la terra comincia a produrre herbe , & fiori , & tuttaallegradilata Tampio feno, 5c fenarlo poi d'Inuerno all'hora » che ella priuata dicgni fuo ornament© in feftetlafiriftringc>& ftaffene coperra dine- ue, &di ghiaccio. Moftrano ancora le due faccie di Giano il tempo » che tuttauia v icne i petcio Pvna e giouane,& e quelle che gia e paflato, & I'altta e di maggior eta> & barbota . Plinio fcriue, che Nuroa Re de' Romani fece vna ftrtoa di Giano con le dita delle mani accofcei'ein modo, che moftrauano t^centofeflantacinquc accioche fi cottofcelTe perci6,cheegli era il Diodell- * a i^l'ershel'anHoha tanti di^uaati cgline raofluuacon le mani: conciofia B } che Ouidio* Dio fo- rulo. Dio Li- mentino* faccie di Gi^no che flgni ficano. Beda K hl'milia'- Wiccie- di- Gteftic . l?l.u.iarco.. rmagiRJ Vje dei Anteitoc- uoua. 2% Im.igini de I Dei imgfoidi GUno intefo. ancirck peril Sole y peril Tempo* peril Em dell* an* not&della pace, fignificano ancora. lidmi kmidcU'ammanoflragil lit* me d'mino & il lume nat urate ». che'gli antichi piev i gando le dica, 6 ften» dedoJe in diuerd mo- di moftraflero tutti i numeri, che roleua- no,come fi pud vede-. re appredo del Beat© Beda, che ne fa vn li« bretto- EtSuidapa- rimenti rjferifce*che: pec. moflrare Gianc cilere iL me deli mo,, che i'anno>gh pofero. alcuni nella delUa mano trecento, e fef* fantacinque nella fi- mftra, & che altriglL diederolachi uc nel-- ii detha per fatlo co- nofcere pnncipio del tempo , & pottinaio^ delr'anno. Quelli di Fenicia , come fcri- ue Marco Tullio» & 1q nferifceMacrobio penfarono che Gia-- no fcfle il Mondo j & percioquando vo~ leuano fare ia fua ima gine faceuano ilfcr- pentcche fi roorde la coda,. & fe ladiuorajperche.il mondo di fefteflofi n> foffeGemo del paefe, oueroRe* apprtflodi quelle antic.himme gentij cangio- il viuere rczzo,& ftrino indoniefiico, & cm»ie,tirandodi vna in ahrj fotma,. & i'crdme clella vitahumana * Akri voghono cheleduefaccte di Giarjomo- iirino la prudenza i faggi Re, & de g!i accord Prjncipi h quali, clire che fi. fanno difporre del prcfcnte_con cttimoccnhglio h?nno la facciadau?r.ti an- cora perchc veggono di lontano,& fanno conofcere le cofe ptiroachefia- noj & l'hanno panmcnie didiuro, perche tcngoro a mentele paiiate, si che tuuo vegg^rtb ... EtqueOo fu tosimoflrato dai Prmcipi, petche. come dice PlucareojetTi fono appredo de i mortuli le viue imagiui.de i. Dei. Et cerae adjrauano gh antichi Romant Anuuprra»e Pofruortacomp*gnedella Dju:— ji.'ta.qjelli peiche fapeua Taaen.re, quellail pa(fato,.intendendc pcrrid chela. Biuina fipienzasa tuttovcesi nella irmgir.e di G:ano le thief accie n.oOrano la prudcazadel Ke,c»i nondeue eifcie occulta aicunadi quelle cofe, che fanno DcgllAnticM: n Zmaginidelkquattrafiagioni deUmno, dinotanti gli ejfetti& effercitijii quelle, eon gli ammali 2 Iqyo Jacntt > she pur dmoflrano la mturx delta fiagione «. fanno dibifogno al buon goiierno de i ' popoli. Haono an- cora dcito elcuni , •che funredurodaglt annthi Giano eflere ftato il Chaos • che - fu quella confufione ditutrelecofcmnan zi, che fotfe fatto fl tnondo,& che percio ha quella facciabar- buta>hornda, e feu- ra, & ha 1'altta gio- uanc, bella, & ailc- gra> che mofUa I* bellezza venutadalia diftiritione deile co- fe,©^ dimir<;biPordi- ne dato all'vmuerfot & che percio fu ado- Taro, come Dio de i priricipij»a cui fbiTero confecrati i comin- ciamenti delle cofe. Ma ferradogliocchi Tmk d - del capo, & aprendo Giano nei queSli deirmrelletro I\miroa . ccr.fideriamo vn po r xo 1'imaginedi Gia« n o con le due heck nell'ammahumsna, "ben perc* piu breuemente.che fia PcfTibi!e>ma in modoanco, che io pofla intendere ogn'vrio . 'L'anima no- fira.fecondo la epinione de' fMstenicu fiibito,che dalle rnani diDioe vfcira, perccnofucn^tuLaiemouiraenfOia lui firiuolge.quafi figiiuoia amoreuole, cbc pure dtfiden di nuedsul Padre. Er qutflodefderioccsi e propricsSc nanuale a lei,ccrre olla furrma diafcendere fempte»lirandola lanatura fua verfo )a,dende viene i! nafcimentoj & il prnictpiofuo.cx' perc'he iliuocoin terra e accefo per viiru de i corpi fuperiori, h fisnm3,quanco pud rende fem- pre verfo qrelli-, ccsi I'anfma, the fi fente cieat*ds Dio>alui fi rruc Ige, & la defidcra . Maqueftodefiderio, 6 lume, che Ioveghamo dire in lei non dura fempre di vn rredefime modo, pcrche qusnto piu fi vnifce con lei.tintodi- uentameno tifpIendente } cV ccsi fifaeguale afc medeinna^nde nonvede piu fenon (e fie fa, & le ccfediqtagfUjne piu rigna'daCir) nc lecofediui- aie . Ma da quelle non fi allcntara pcrc in modc>che piu Don le pofla vedere: anzicuel pnmodefideiio.cheappMue no leicV n" n a fcofc priyftli fi prefenta qualchepoco di!umediuinc,fi fee pre fubito, & ccnqucftoritcrnaallaconfi- derau'on j delle cofe del C iclo. L'acima dunque ha doi lumi>l'vno naturale fuo j B 4 pro* Platom- ci. 34 Imagini&Ji Dei Tempiodi dam Dio delta pace, & delta guerra Iquale ftaua ferrati m tempo di pace, & aperto nella guerra ,intefo per il Cielo,'f Iquale girandoft influifce bora pace,bora guerra , Anima proprio;& nato con lei>& con quefto vede fe ftdTa,& conofcc le cofe del mon- ha cjue Iu do \ l'aliro d.& laconfideracione loco facta col folo lume nacurale ha del fo- fco> & dell'ofcuro, peco I'anima lc vede, & mira con la faccia batbuta. E con 1'altra poi, chc e giouane>& polita, I'anima noftra fcocta dai diuino lume tutco chiaro, & cifplendence va a nmirace I'etcrno Dio delle amine beate, & gji cele- fti g;ri, lc quail cofe noh fi mutanomai, & feruano fempre la beliezza della loio giouinezza . Poirebbonfi dire delle altre cofeaHai deil'anima, tirandola a quefta imagine dalle due faccie : ma petche hanno vi> poco ccoppo dellofcu- io» le lafcio per hoca, & mi riferbo a cagionarne in alt ro luoco, fe forfe mi ver- n facto mai di mectere iniierae cena fauola deil'anima, che gia ho raccoica in piu pezzi . Fecero anco gli antichi la imagine di Giano con quattrofaccie,per- che ne fugia ccbuata vna cofi facta ftatoa in certo luogo della Tofcana. Ec rao- fkau a quefta moko bene, che chi la fece» colfe Giano pet I'anno, ilquale ha quattro faccie s perche quactro fono le ftagioni,che gli fanno mutare vifo , & afpetto-j Pnmaucra, Eftacej Autunno,& Inuerno . Le quali dipinfero patimen- Ou ; dio rc $ anticm con vifi, & habiti diuerfi,come le difcgna breuemente Ouidio, quandodefatueilfeggio regale di Febojdicendoche vi era. Cor (mat a di fiorla Vriwaucm, La nuda E(la ant a, difpicbe ilcrine, U Autumn unto iptc d'vua tyrtmuta, B V Inuerno a&kiacciatft horrido, e trifto. DcgllAidchi: 25 Imagine del Soled Teho,& diGioutapo gliUjfirij tenuti pe'rvni medeftma co fa, intefi da loro per lanima del mondo, & il loro potere cjfer ccngion- to infieme . Sonoancora iefta- gioni dcll'annomo (Irate alle volte in qucfto tnodo: Met- terfi Venere pec la Primauera, Cerue per la Eftate, pel 1- Auiunno B ceo, e pet flnuerno tal- hora Volcano, che fta alia facina.ar- dcnte, & talhora f vend con Eolo Re lcio, pecche quefti fanno le teropeftct che nell'Inuerno fo no piu ftequenti > che ne glial m tern pi fui'ono anco pe- tti fotto i piedi di Giano dodici altaii* per li quali erano intefi i dodeci mefi dell'snno^ ouero i dodici fegni del Zo diaco trafcorS dal Sole in tutto Tan- no . Et in Roma fu vntempiodicoftui, che haueua quattro porte,& quatrco co- lonne foftenemno il volto difopra, in ciafcheduna dellequsli erano nicchi con figure rapprefentatricide i mefi» che fi panono nelle quattro ftagioni dell'snno. Et due pcrte foiamente hebbeda principio il fuo tempio> quando fufattodaNuma, dincnzicld quale egli ftaua affifo inbel feggio regale, Sc era chiamato quiui Patulcio, & Clufio da due voci Latine, che fignificano 1'vna aprire Pa I tr a feu-are, perche I'vno, & l'aliro era creduto venire dalla fua mano, come ho gia detto, & chiamauanfi quefte le porte della guerra, delle quali Vergilio cosi ferine . Tern pic di Giano. Le porte de la guerra, che chiawate Cos) fur da gli antichi,fono due* B per religtone,e perrifpetto Del fero Marte gia* /acre* t tre* mende-i Le qttali cento duri, e grojfi ferri Tengon ferrate con mirabil for* I'- ll dmatizi vi fla, come cuflode* Giano che con due faccie ambe le guar da* A que* Patulcio. C!u*o. Porte del la guerra* Virgilto. * a* Iniagini 6 fatieji Poetii qualifu* coma in, rooo i primt come dice Aridotyle, che fersuefsero de i Dei»nnfero diuerfe fa» trodoai,. uqle di qu-iti» racenap ciedere alia fcioecager»te» che rufseromolti. concid fofse Che cbiamaodo Dei i prirsi facitori delle cofc,6c le principaii materie di quelle, efpriinefsero mrij pareri delle diuerfe fcttc. Etinquefto modofauo- leg^i mdofecero Dei gu Elementi,JeSrdie,il Sole ,& la Luna. Onde furo- • no pofcia loro dan' ceroprj » alrari* & firoulacriquufi in ogni luoco, fe non ap- luoiano. pfefso da alcuni de gii A(Tiri,cor*ie fctiue tuciano.li qusli diceuano.chc ben (1 doueafarede i fitnulacri aqueliiOei*chenon erano veduci in altro modo» raanonal Sole* ne alia Luna »perchc fivedono ogni di: & fe efli fteiTi ci (i moftrano ogni volta» che leuiarno gii occhi al Cielo fdiceuaquellagentc) a Macro- che fame alrreftatoe ? Nond;menoMacrobioriferifce,che in certaaltra parte bio . deli'Aliiria , cue fu creduto il Sole, 5c Gioue , che mollra l'anima del mondo efsere vna mciefiiua cofa, era vn fimulacro dorato fenza baiba, i! quale ftan* doconilbcaccioahoteneuanclladeftra mano vnasfeizainguifa dtaun'ga, &: portauanella Gniftrnil fulmine,& alcunefpichejequalicofe moftrauano il poccre del Sole^ di Gioue eilcre inlic me giunto . £t perche pare>che di tuc- u i DegliAntichi. *7 imaginex & Tempia di Hehe ded'ttilta GiouentUy & Copiera degliBchfigli* uola diCiunone, fen^aTadrd con i Ceppi t &- Catene appefe die piants delta fua Seluetta, per moflrare, cbel vigore delta Qiouentii non compor* ta per I'ordinam gl'incontri delta mala Fortuna „ tti'corpi celcftiil fo!e habbia maggiorforzanclle cofecreiii&& in quelle mo ftiipiumanifeitameutedeghaluier!etn(uo!,& haniio veyiutoaJcuni,theper tutu gli akr, Dei (Jempre s'nuenda di lui (olamente ; fecondo» che^l.uetfaroen- tc^i maLta it iuevtrtu. £t percidm diuerh modi nefetcroftatoe giiahtichi* & fu.ch:amato cundiueiiinomiuoafolo dalle dmate null id \ ct ladiuerfiti delle hngue, ma da qudkancorache cianodivna.mtdciimagcr.te ». Cornell diiadi ileum ,fecondo, chc veira in propoktojdii' gnandfo la ma imagine. I Crcci 1 -nomarooo A t oilotlhoia»cne vieadeito da, a, pacucola ptiuatiua, che hgniticafenzd, & poilochevuol dice mafrixdfehtio tb'cgljefole:&tal» hora !o nonunaiono Ftbo»cheumc tta icro vuoi dir-: 5 quamo luce >& vua» &cosirhannodim.andatoancoi L^tinii non glib utndodatoaltionomenel- ia lingua hno> the holccome lo dmiandaro io ,;ncora. Qutlto tccero gli anuchi gioilini in viiofenzabaiba>onde volcndoi , 4Jk-tatorie''iuoi Emblemi AJciato* pent lagiouintzza>dipinfe Appolloi& Bacco>cc mechc»quediduepiuche agliahri^fncoccGdLeUecegioUoniferoprcondcTiJUilodille:. TibulJo, Che b ace ho [clo,t Febo etemamerite jtmbi di bslla chioma rtfylendentti Ctouam jono,, 28 Imagini de i Dei Itnagkie delle noue Mufe riferite all armaria de gFOrbi celejlb& inucntrki folia Historical dfirologia, Mttfica,& fauole rapprefenMiue t Apolte< fempre gioaineV Hebe- Dea del- ta Gioue lira' In Ufa no di Apollo . lo» cui fan no vna Bella chioma Bionda » si cfee pare d*ore t & quefta moftra gif rifplendenti raggi del Sole j£ ta cui gieuinezza ci da ad inteiadere, che laving fua»& quel calorccheda vita alle ccfe create, efcmpre il nuddirro, & non inuecchia mairsr]che diuengadebole. lie fee pare edcre prcprio di tutti gli allii Dei aneera >ehe fncn inuecchiRo'mai: onde Hernerc difle » che Hebe> la. quale voce apprcflb diGreci viene ajdirejfiore della ctS> cV jfignjfiea to prima fanuginciche mctrcnci eicuani , miniftraua il vino, o nettare che fide , & daua bere a ruu i.'gli altti T>ei, il come Ganiroede a Gioue foio .Fercio" che quefta fti la Dea'della giouentu,aclcrsra penmen te da gliamichi:& la face* uanoiRomaninclTernpiOjchealcifu dedicate nelCirco Mafirrxda Caitf kiekiio, votato fedici anni prima da Marco Liuio ildi , cheiupptt'eflercito di Afchubalcj come fcfiue Liuio » in forma di belliftmagiouane »cen vefti di di*- »f ifi coleri y & eon ghirlandedi hei fieri in capo 3 pceo diflercnfe dalla Dea Pomona .Ma che foflc fatta da* Greci'non faprei dire: perche Paufania fcriuc che liel tempio dedicatole nel paefe di C orinto ill ctrtr befchetto di Ciprefii' non fcebbe quefta Dea flatca alcuna » che fi mcftrafle , & manco che fteflc oo* culta» per certa raggicne mtfteirofa s laquale egli non ha perd voluto dire» tat io l'bo fapnta trouarc fcritra* da altti- , • Nondiroeno fadorauano quelle' gentt > 6V le faceuauo gi'andi honori , & il maggiere era , che chi ruggiua cola numilmenfe fupplicaodo la Dea»era liber ho per tifpetto di lei da ogni caftigo* £c pena che hau;|jie meritara per quaVfi voglia graue peccato , & quelii , che tflettdo caniui ,^'co* ferfi alii piedi , fi libcrauano »fo!cuanoportarei ceppi ^uiut >& git applcaqano a gli alberi 'pretTo al Tempio . Haueoa poi Apollo in mno vna lira per moftrai'c la foauiflima armonia»che fanno i Cicli>rnotfen* ^oiiconqadla prrtpof#ipiic $ che piu fi corfaa ciafchedunodilorolaqtfal* «tienc dal Sole? p«rclifl cvucfta ihndo nd m azo di cyaciii , ccme rifciifce* Mef . Begli Antichi. 29 €robio>cVfuopinioae d'e' Plato nici , atuttids leggc* sichevanno t»fto, & tardi, fecondo che di lui hanno pin, 6 manco vigorc , Et perche ogni Cielo ha lafuaMufifecondo i raedefiiaii Platonici >chiamataanco alio voice da IcroSi- rcna,perche foauiiTimamence canca{che li riferifce al dolce fuono de gli Orbr* Celefti>!i quail fononouc > quants apuntofono !e Mufej fu detto> che ApoU io>ecapo»6c gaida di quelte » & ejcoalorotempre, fi come dice Paufania, . ., che fa nel tempio a loro communeroeme dedicate, ciocad Appolla , & al- -.p^el It Mute. Le quali da pnncipio non furono nominate piu di tre, & con noroi j ^ u [ e ", tali nella Gteca lingua, che nella noltra fignihcauano Meditacione s Memori^j & Canzone. Ma Piano di Macedonia, da cui hebbenomevn montediqnel paefe,«tv.iin6 poi, come Paufania ferine, che fullero noue le Mufe, &diede loro i nomii che hanno riceumo pofcia lemprc * Et furono anco da quel Mufe niontecogoomiaaccmtceinfieme PieCide.si come da diuern altri loro con- ■^ tt3asc * fectdti hebbero Jmcrh altricognomi . Furono dette figliuoledi Gioue s $c delia' Momoria: & propriNumide'Pocti, eVdulaMulica •, perche cbi ha buon'in-. u lc«o»& gun memoriafacilmerediuentadoctoiii queiio s ache applies I'ani- n»o , & faceodone Cpeil) di belli, & vaghi compommentie' derto hauete fauo-j tfeuoli le Mufe •, fatte da gli antichi j giouam di lacci* > &'raolto belle, veftitc Imagtru a guifa di vraghe Niafe s con diucrh ftromenci in m&ftoi fecondo le diuerfe m^ delle Mu ucntiom, che dauano aeiafeheduna di loro> come ft leggc hauere fatto Virgi» ie . Iio, il quite m ccrti fuoi veifi fa , che la luitoria fia di Clio , di Melpomene la Virgilio. fsagedia* & U Goriaeija di Thalia % ad Euterpe da gli ftromewida rlato»a Terphc »te lacetra, &.ad Eiv.to la bra, ta.-c.he da Calliope vengono icompo- Cerane nimenti her. id, la Afttologia da Vrania^^ da PoiinnialaRetoricaj& dicealla che defidera per- ueniie alia psriVttacogninone diaicunafcietia: la prima»chei dstta Clio hgnifi ca Gloria come che per iaglonaii induca piincipalmentel'huomo a dar operas allc fcienciei la iecoada che & Euterpe vtio! dire Gratia di Dio 5 ii cui f^ucre bifo» i gna chi vuoleperfctt&menteitiip^.rare-, !aterza>chce Melpomene? s'interpreta dilettationej percioche feisfcienzanend3!ettafse»mal fiartaticarebbe alcund peracquiitarla : laqu^rtachee Thalia, fignitics capacita \ efsendo bifognoa coluiehe vuolimparare s ers€r cspace t & intelligente di quelle che Jegge-, la quinta»che e Poltnnia,tanto e quanto molta memot!2 s efsendo la memona vna delle cofeprincipalmente necefsarie per I'imparare: la fefta che e Erato vuol di- re inuentionedicofe firnili. perchecoluicheimpara* bifognache habbi di* fcoifodi ritrouar ancora egli cofe noue fimili ; la fertima s che e Terpficote* 6gni6ca giuditiofo, perche 1'huomo dotto dene hauer buon giudicio nell'e- legger le cole bnone, cVreggittar le cattiue-, la ottaua, che e Vraniaj tan- to t quanto cofa celcfte, perche con I'elcgger la miglior Parte fcomes'e dct- to) fi vien ad acquiftare il nome di Celelte, & dmino ; la nonache e Cal- liope , tauto importa quanto perfettione di fcientia , & c la fuperiore , &t il capo di time le altre , efsendo che quando 1'haomo e perfetto non ha piu bifogno dell'altiui aiuto, mat egh II fuperiore di tutti. Le corcnaua- no poi di vari) fiori , 6c di diuerfe Aondi, & alle volte ancora con ghir« landedi paima » 6 veramente che cingeuano loro il capo con penne c\i di- uztd colori, 6 fcfse pet le Pieride? che le sfidaronoacantare, & vinte po- fcia da quelle* co,ne dicono le fauole furono mDtate in Piche> che fono le Gaze, le quah hoggidi ancora fanno imitate la voce humana, oueto per le Sitenefupetate da loro medefimaraente nelcantarc. Eta' tempi noftti an eota veggonfi 3* laiajglaideiDrf lAplfafatitezQ folk Muff per dare tijintenieretcheil Sole hk vlrtk Jiffr* fwat&cbcpocQ yaletimoi vet ft dslle Mufe fe non mtajje CEntu* fiaftno, veggonfi in Roma alcuni fimabcri dclle Mufe antichiiTinii.che haana vna pea pa piaiuata$ijlaciniadellardh i &crede(i»che fu(k* dtAt Sa'er«e,Ec prtmo- (It^te gli aauchi, chc le arti !ibera f i,& J? frienne tucce fivannodicuo l'vna aU'alrfa.&fono comeaonodaeinfiera :» dip ngeuino le Mufe ruroujtrki di guellejcomediffi chc t?ncndo(i per m noi'sna cun ral r raimenjusriob lia 3an?aingico l & Apolio»cheole gu>d.4ua»c(Undaeg!i quel Jumcfuperiore» . irnoftro hecnifpero faita It) circolo, &rotondoccme lofcudo;&. gli died rcr j>'i (trail i liquali, perche penctranocongcan forzai cuando fono fcoffi daH'orcoincftrahu , che i fuoi raggi penecrano con bfua vntufinondle vif-eredf lla terra • ute la piubaf- fa psrte del mondo.che percio echiamata infcmo. Turn queftorif'etiCceSer- uio togliendclo da ce»to iibrodi Po finojchiema'oSoIc. Alcunidicono,che fi chiama Apollo Dio d'lnfemo,& eke gli futenopofte,lcfaetteinrruino,perche fpeuo nuocono grandemenre a'rao.tali i troppo vchementi ardori del Sole* tfacendopeftej&altrcinfermita: ma perche ci gioua poi anco il temperato fuo calore, ei teniua le Grade nella deitta mano,come fi dira dell'i magine di quelle. & l'arco,& gli ftrali nella finiftra: quifi cbe afciugando le hu mdita, che for- gonodalla terra di continue* eglirenda 1' ria purgata* 8c fan a. 1'3 che pre- fer© occaiioneiPoetidifingere» che Apollo hauefse vecifo con fuoi ftrali il gran ferpente Pithonc,na«o delta terra, fubito chc fograo ceffate ie acquedei DcgliAmichi J* lmazmi d 9 Jpollo&de glianitHtli* &vcctllii luifacrathchefigniffcano ill effetti del Sole; & ^ polio effer fiato Dio dell indomnare. hale gmie m mano cbe fignifrano il giouamento, ch dd Sole kabbiamo,& U vtiliU the a not peruieneda effo » di!uuio:perche Pi- Pithone tbonc alcro »6 vuol vcccllo dire, che putxedi- da Apol? neija quale fouen* *° • ce nafce dalla terra per la troppa huroi- dita, $c farebbc di grandifliraimali.fe non fofle coBfuraa* ta da i caldi raggi del Sole, che fono gli acutf ftrali (Hi Apollo. La quale cofa fu moftrata pa rimenre da chi a\ principio confecro> il Lupo a quefto rupoper Dio : perihe come che data* it Lupo rapifce, & ad Apol^ diuc ra i gr eggi>cosi lo • H Sole con fucirag- ghira a fe,& Centu- ra* lehurnideefala- tionideilaTerra.Ec. perc 6 fudeno an- ccra 3 che il Sole* U SoI'e,efte# tun se trace leal- le ti pafco- fi nodr** no r 6c nodrifeono r fconov ditlle huraidita,che - il ! m -re, & Is terra marrda- loro come fcriue Marco Tullio rifereodb h opinione di Cleante Filo- fofo>quindodi(put:>deI'anituradei Dei. Et quefto medefimo vuole inten- drre Horncro.qusndo tinge, che Gtoue con g!i a ! t. r i DciVcioe il Solecon le altxe . 4 telle, fiaandatodaU'Ocean/* a conuko. Dicefiancora»che il Lupo ha* cosi bucn'occhio,che vi vede d> norte» ccsr come il Solefquaudo appare vin- ce le tenebre della notte . ©nde in Oelfo nel tempio diApollo" ve n'era vno^ x.upo^ dii fano di mettaHc-,pei;che L3tT>na,c6niedicono le fauoleifatra grauida daGioue, Apollo,. & cnut.Cipofciain quefta beftia, teraendo non forfe Giunonelo fapelTe,& per- ciotrouatala lefaceffequalche malccosi Lupa,comeera,parton Apollo. Oue- fo penhefi leggccbe vn Eupo fcoperfe il furto fatrodeHecofefacrediquel tempio in quefta modo, che vcafe il ladro ttouatolo addcrmentaroi& dapoi ando tanre vclre vrlando, & gridando che molTe alcuni a feguitarlo, & ei gfti condufse,ouehatteuaviftoriporreIecofenibate,& perqueffo fu farroil Lu» po di metcallov& dedicaro quiurad Apollo nel fiio rempio, cofi raccenta Pan- facia;. i!qoule rendendo anco la ragtone deherapio dcdicato in Argo ad A pot, n imaginidei Dei €©ruodi N 'me del Sole port Ala da vn Crocodilo, cbe fignifica la prima caufa che g#- • uerna Vvrimerfo dopb Iddio efferla for?* del Sole congiontamlla genera- tione delle cofe con thumiditk ; & lui purgare le trifle qualita di quella , lo cognominato qui ui Liceo, cbe vicne a dire innoftra lin- gua Lupino , dice che Danao andat« in Argofuacontefa con Gelanore del pnncipato della Cii ta,&efTendo lacauW fa din an 2 i del popo- lojciafcheduno ditfe cosi bene ie fuc ra- g;oni,chereftatontf Tofpefi i giudici, &C furimeda lacofa al di feguenrcnelqua le di buon matdno fu vifto vn Lupo af« talire vn grofso ai> mentodiBuoi, 5c di Vacche, che pafce- uano inforno alle mura,& cheauuen- tatofi al Toro capo deIl*armento>l*vcci- fe . Da che prefero gli Argiui Argornen to del Giudicio, che doueuanofare, raffr rnigliando Danao al Lupoj perchccome cjuefta beftk non e punto dcmeftica, cosi egli venufo di fuori non haueua fin*- di'hera- hauuta domeftichezza alcuoa con gli Argiui*. & al Toro Gelanore,per» checraftatoinquel paefe fernpie* £t percio hauendo il Lupo ammazzato il Torosfugiadicato Danao fuperiore, & gli fu dato PTmperio della Gitta,doue cgli,credendo, che Apolldhauefse mandatoil Lupo, gli edified poiiltempio,, ch'io diile,& ebismollo LiceO,cioe Lupinoscorneho&ncodetto. Et oltrc al- ia fbtoa del Dio, che era nel Tempio, di fuori vi fi vedeua vna gran bafe,nell& quale erano fco'piii il Toro, & il Lupo, che pygnauano inf)e«rse 5 & vaa vergi- nella.chegettaua pietre contrail Toro, & diceuano> che era Diana. OJtre af Lupohebbe Apollo ancoil Coruo, 6c Martiano dice, che £u perloiadouina* re,di cuieracredutoeflereegbilDicconciofiajche il Coruo difuanaturain* dotiinaia pioggia, 6c la fcrerita, & a roiia predice con voce hcia cbiara,& ifpedir3,hor3 roca,&irjreirotra>coEQefcrifse.Virgilio, oueinfegnadiconofce- te quandohabbidamurarfiil tempo. Et fucredutoilCcrueindouinareanca* ra «kre cofe afssi, &predir!epari6uente con diuerfe vocijonde gliantichi 1'ok icruaronograndcraente negliaugurij. Pero raaiauiglia none, che fofse dato ad Degli Antichi. $$ sd Apollo, di cui !c fauole lo feceto anco minified, & fer uiciorc , come raccon- ta Ouidio, ilqaa! dice parimente, che Apollo fuggito con g!i akriDei in OuidiOa Egitto per afficuiarfi dalle mani di quel gran Tif'one, che gh perfeguitaua tutti, I mutoquiuimCoruo. Con quefto hanno pofto anco il Cigno per moftraie 9 come diconoalcuni, che il Sole fa il di fimile alia bianchezzadel Cigno, quan- do vieneanoi, & partendo da noi fa parimente lanotfenegra,comee ilCor- lio. Ft hanno voluto alcuni, chcnonfolfe altro vcccllopiu confacentcfi ad Apollo del Cigno, si per la candidezzafua che puo rapprefentarc la luce del Sc- Cigno di le, & si perche canta foauemente, anco perche indouina la morte fua»& all'ho- Apollo, rae, che piu foauemente canta; 6 perche fi allegra delta morte percerto na- tnraleinflinto»ouero perche quandoe per raorire, gran copiadifangue gli va\ al'cuoredaila quale tutto rift aldatcpare che di dokezzafi disfaccia; & percic* cantaG-si d( Icemeure . Aitti hanno detto, che il Cigno piagne.non eanta* quandoe pet morire, perchegli crefcono canto adentro cene penne, ch'egli hanel capocbe gli traffiggono il ceruello, donde & fenemuore, Paufania fenucche ib Grccia uueriuano il Gallo come vccello di Apollo, perche can- Gallo ds tandoannunci* la roa'tinarlritomo deiSoie:& fotfe anco indduinandofpefso Apollo, gli amichi dallafua voce le cofcobuone jdriechedoueuano venire s fecondo che egli canraua in rempo 6 fuoridi tempo. Gome indouinarono i Boetij quel- Boetij . lar.obile vtr< r>a,the hebbero contra i Lacedemonij, cantando quafi tutta fane tteiGalii : peiche queftovcceHo, quandoe vintotace,&finafconde,& fi fnnftr^ poi tutto lieto, quando e vmcitore , 6c cantando publica la fna vittoria . Et Hemero f ,che loSparuiete gli (ia parimente eonftcrato,& lo chiamave- Sparuie- Joce n. miod'Apollo,quando fcriue Telemaco ritornatoa cafa in Itaca vide re di A-« *n Sp ruiere in anafquarciare vna Colomba:ondeegliprcfebuonoaguriodi polio, douere liberare la cafafua da gl'innamorati difaa madre. Et in Egitto ibtto la imaeine dello Sparuiere intendeuanofpertbOfuijcice il Sole.siperchee di acutiffimo vedere quefto vccello, sienco, perche ne| volaree velociffimo. Et lo adoouano gli Egin'j, come fcriue Diodoro, raccontando dclle beftie, Diodoro* che da quelli erano come Dei guardatcoltre alle al'fe cagioni pet quetta anco- ra 5 che gia nC pnmirernpivenendovn Sparuiere fnefifeppe donde, pono'ti Thebe Cirta deilo Eguto a i Sacerdoti vn libro fcrirto a lettere rofle^ nel quale era com?: & con qua! ruerenza fi doueua ador^re i Dei. Pa che nacque^che gli Cappe' J& fcritrori delle facrecofe quiui portarono poi fempie vn capelloroih in capo roflo cui con vn i aladi Sparuisre. ScnunidoPorfiriodellaaftinenzade g'ianti hi, dice dato. chedtftr bu^ndoqaelSidiEgi todiiKrfiaiim li a diuerfi D i comelcropropri) por » I10r diederc al Sole lo Sp?ruiete,le ScaraUaggio, il Monto.ne, & il Crocodile . Et peroo, c^tne riferifce Eufebio, iTheologi dello Egi to me'teuano i'lmagme Nauedel del jolein vna naue , la quale faceuano portare da vn Croeodilo volcndo per Sole. fen ue mrftr^re «l notcche fifancllobumidoallagenerationedeUecofc, c per lo Croeodilo 1'acqua dolce,dalla quale il Sole leuaogmtriftaqu -lira, & la purga con i furi temperati raggi. Et Iamblico parlando dei mtfterij dello lablicow ^: 7 , tro dice > che cruando pongono Dio su la naue, 6c a-1 goue'no di quella vo- gliono in endere la prima caufa, che gcuerna l'vniuerfo , & che quefta da idi fopra, fenza punto rrUoaetfi lei cosij fa» che le feconde caufe, Sc le al* tre di inano in mano muouono tutto, come il nocchiero toccando lieue- menre il tem^np mnoue la naue a fuo piacere. Martiano panmente, quan- ^farti^ do fa che Filcloj^i crfra nej/a sfera del Sole , dice, che ella quiui vide n0o> vn? nue, the da diuerfi vc le» & forta pteciefifl me metci ti ftscoo al goutino lettt f?ate)h» ftelTalbcre d dip; : iito vn Liorc, & di 1 Jcarauag ifeiffai. tijauo* iS'arsr iff .wire, 14 Imagini dei Del ^ipoUo-MracimteJXafne permoftrare Uc4nformita y cbe tieneitlawr&con queftoDic diejfere fempre verde, c£* kauere for^a purgatiua. ottrache ma* flmUTrotettianfycba tiene*4ppolGnedegl'ZmperGbeperoccui- ce vie fi (parge ncl raoudo . Dcllo fc*- rauaggio fi legge appr el?b di Eufebia che quelle diEgit&* ftefaceasno vngrll coHto,.6cloriucrii. uano molto.creden dolo efle re , la vera J &viua imagine del 1 Solejperc h e g!i Sc& ' tfiiiaggi mtticome fcriue Eliano, & lo> fiferifce afico Sui- db, fono mafchi, 8C non hannsfcmine fra Icro .. Qnde er* comandato quiui a* gj'huominidi guct ra , che glr poc- tatTero inman© deE eontinuo fco'pui 1 ne gli. aneliiy pec mofiEate»cne aque fti bifognaua hsue^ re an i mo dettuno* viri!e,& non punro sflermncCo.Riparano pioi glrScai^uaggiia Icro progeniein* qj<: ftomodo ; Spsrgeno i£ feme nello fterco* qual riuolgpno poicia co s " pisdi* & ne fmno pa^lotrole , ebe vanno aggirindo tuttauh per vinuorta di >si che: Hfca1da*equaotofalcrodibifogno, piglanpa anima> & nenafcoDonuomSca- fzu&ogi , & per a© fono ftvnrli al Sole , perche egli parimente fparge fopca Jai terra la virtu fcmiiaale,& le fi;voI^e kiromo di coniinuo s & g3Fandolf intor- no aiOdofayche la Lun&hiinouaognimefe in quanto tempo lo Scarauag- g?orlnoua larfaa prole . Er percheoltrea g*r ammaJi confecraroao ancoglfe Anrkhi arbori > & piante a g.!i-Dcr» fa dato if Lauco acfcAppollo , & glie ne fa- ct m no ghirlandejoperlafau^la, che ft racconta di Dafneda luiaraara* &C mat itain quetto arbore* operche fa creduto il Lauro hauere non so che diui- nomse, 6c che pereio barciandolo facci ftrepitomoftrar.do lecofeavenkc de!(e quali faceuana^iudicio gli anrichi , che doueffero firccedet'e felrcementc fc i! L ■} aro brueciando fac?u a gran rutnorcSc ai contraTioifc non faceua ftrepi- to akUtao , Credeiraancaquilch'ynodi gl*aatich»^cbeehi fi legg.aiTc k foglie ^el L^afo al capo> quando va i dormire»vede(Ie in (bgno la vetira. di qirelfo che ^efiJcrauafopere. Oltredicio'pacj haueceil Laura in fe qusiiche viri«&c» Begli Aatidii. $? Imagine (CJpolby b del Sole, fignifcante hi effer Dio del la prudcn%a , & del poterc&cherbuomo fauio debbiaaj 'colt are &operar aflat, ma parlar poco, vrtnftgnificaancora il Sol -, cioi Diotutto fenfire & vedere. culta di fuoc o -, per- :heif'fao legno fee gacocon qu citadel iaHederaif! fuaco, come ii fa percoeii do la pietraviuaca I'acciacio , Scnon e chi megliorapiefen ciil Suiedel fuoca. Perche dunque tl Lauro fu cofi pro- prio 6i Apollo > nc fur >no pofcia coro- nati i Poeri a !ui taci to r3ccoroaridsri,& gti Impendou pa- sitneniebporcauit- uo, forfe petcfaedi- co no, clie quefto ar bote noo e tocco mai dalla faecta del Cselo.Onde legged di Tiber io Impera- dore,che ei Ci cinge uai ! capodi l^atHo femp e che vdiUi ton ace* perafTicu- r r(i dalfulmine.Ec a Calende di Gen- naio daaano i Ro- mania nuoui magi- ftrari alcunc foghe •di Leuro j come che per quelle haueiTeroda confennrfi fani turto l'atrna-, perche fucreduro fi Lauro giou^re aflat alia fanita, della quale hebbe our'an- co cura Apollo, anci lamed>;::na nacque da lui, come vedremonella imagi- ne di EfcuUpiojConciona^hekternpeTiedell'arjaconreruarncede' corpihu* mar.i venghi da! Sole. D.-iqual il 'egge, chei:inan-ji all'vfo dclL- lettere quel'.i di Eginolonotauanoin queiiomooY.: Faceuano vn fcenro regale, Sc vi met- ieuano vn'occhio in* cuna,onde locbi maiono aneora alle volte occhio di <^ioue,coirie ch'ei veddle i'vniucrfo,& \o gouernafle con f jmma giuftitia.per- chclofcttt-o roolhail gouerno. Et Homero dice fpeffb del Sole, che vede,& odecgnKofj.Onde ^ppredoi Lacedemoni fuvnaftatoa di Apollo con quac- troofecchie»^: con altre lame mam>6\: diconoalcum\che Jo fecerotale.perche fu vifto gia vna volt i in quella forma consbatrere pet loro . Mafatfejcnevole- lK-norriciUvrcionl manieralaptudcnza, che*iene'da qu-fto Dio,li quale e taida al p-?rla;e,ir,a ben ftacon leorecchie apcrt? femprc per vdire»Et percid diccuavn proucroioapprcno de' Gieci: Od» qusllo,chc ha quarao arecchie* C x volen- Tibtr'm I a-pci a.- doie . Apollo Padre del Ja Medi- ci a a . Occhio di che il Sole ve» da ogni cofa>quando dice,che in TeiTag'ia crano incantatric?>& doane malefi- chf ,!e quali per inuclare, Si rapire qualche cofa con le lore ftregarie,eatrau > no oue fofTe ftato alcun corpo motto cosi di nafcofto, che fton farebbe no pure Imagine ftate vifte dagliocchidel Sole quafi. che impoflTibilefia, 6 fuor dimododiffi- 4 Q \ s i e , cile fare cofa,che non veggia il Sole. Faceuano quelli di Fenicia, che il fimula- crodelSolefoflevna pietra negrarotonda,& latganeifondo,raache verfola cirnafiveniua affottigli^ndo, la quale* come fctiue Herodoto, fi vantauano hauere hauuta di CieIo,& diceuano percio 3 che quella era il vero fimulacto del Sole (attc diuinamenrf »non per arte humana. Ne da qiaeftadoueua eflerc difli» miledt forma, non so di colore (perch e Paufania>chelo ferine non ne fa men- tone) cerra pietra dmile ad vna gran piramide, guardata da Megarefi fotto il Aleflan. no me di Apollo. Et in vn'altro luoco, fecondo che riferifce AlcflandroNapoli- dro Na- rano> mecieuano cert i pietra fchiacciata, e tond a in capo ad vaa longa verga,& po.itano. ^ ue |[ a ador^uanoper la effigies & imagine del Sole. Lattaatio fopra Ststio ' j_au« . f cl j uej che j n pcjjfia jj $ j e era ,j maggiore Dio, che quiui fofle adorato, & l'a- dorauanp quelle genti in vno antro, ouero fpelonca , & haueua la fsa ftatoa il capodi Lione,&era veftitaalla Perfiana concerto ornamento, che portauano- in refta le donne di Perfia, & teneuacon ambe le roani a forza vn bue, 6 vacca che fofle perie cprna. Mo(tr3 il capodi Leone, che il Sole ha rn3ggiore forza nel fegno di Leone-, cheinalcuno de ghaltridcl Zodiaco j ouero.che taJe e fra le (telle iLSole.quai'e-il Leone era !e fere . Ei fta nel antro, qu=mdo gii Q met- te dinnanzi !a Luna, si che non e viftoda noiai tempo della Ecclifle . Etptr le ragi-. nuchefidirano poinella fua imagine, e finta la Luna in forma di vacca»la quale ii Sole ftiingene'le corn a, per: he fpeflolileua il lume •, & la sforzn>con- ftringendolaa! io anco'la leggedeihnatura, afeguitarl o, Aicunsroghonoche qucfto mollr?fse pm tcfto certo millerio di quelle genii della Perlia,pcrche non poteua alcunoedere arameffoallecofefacre di quel Dio !oro, fe prima mcerta fpelonca non daua manifeftaproua della fortezza fua, & della fuapatienza. In Patra»Citta del!' Achaia, come fcriue Paufania, fit Apollo di mecdio rutconudo, fenon chehsueua ipiftdi vtfuti, pefche neteneua vnofu'ltfcbio di vnbuc, il Afceo. chediconoera,perche piacqueioibuoiad Apollo , comecanta Aiceo in certo Euoi cari hinno, che fa a Mercudo, ilqa.de glieli rubor & prima diluilo diile Homero ad Apol- ancora mettendo the per certo premio ApoKoguardafle gliArmentidi Lao- lo . rnedonte.eglifacosi dire da Nettuno . Homero* ( _ • : ' '' Jecircondauad'tlte-, e belle mitra Quandotu.FebOia guifa di paftore, L a gran Citta di Troia> e la fea. tale* Guar dam a la campagna i Vaght ar- Ch' a for ^a hum an a ineffugnabtl foffe, menti , ErilBueera!apiugritravi?tima,che fi delle ad Apollo, ondei Cariftij, & Paufanbo cetti altii popoli della "Grecia giiene dedicarono vnorutto di metallo. Ma Pau- fania crede.che volellcro mohi are quelle genii in quel modo, che ali'horaha- uendo gia fcaccsatoi Barbati,poreu?.noliberametue colctusrela terra, &rac cogliecne i fruttii che il bue mcO.rau < out fto fouente. Onde Plutarcofcriuen- Plutarco ^ 0) c [ ie jhefeo kce mettere il bue su gli den.n de! fuo rempeyne rende alcune Bue per. ta gj on j. s f fa | e q Ua !i e quefta, che eglivolle in quel modoricordarea'fuo! po- ?* po!i, &eccitath acoltiuare latetra. In Egitto adorauano vn bue in vecedt uatione . ofi ^ pcr a]i , nte{ > ro y So j e . perfuadendofi , che ei fufle apparfo loro in tale forma dapci che Tifcne fuo fcateilo 1'bcbbe vecifo, inuidiofo de gli honori, cheg'i factumo quelle genti , adorandolo come Dioperle belle, e g'oueuo- li art!, che h:ueua rnoftratelotoj cv !o chiamatcno Apij chevuole ocunto cine De gl'Antichi. 37 Imavnedijtpollo'MMraffigmficante la for^a& effetti del Solenella Luna & in tutte le cofe,& it Sole effer fira le Stelle,come il Leone fra le fere,& in tal fegno qui appnflo noi moftrar la Jua maggtorfor^a . (fire bue In lingua loro . Ma alcuni hanno detto, che fu adocato i I bue da gli Egitij, per- che Ofiri cofi or- dinb con Hide fua moglie,parcndogli che quella befiia lo meritaflc perl'vti- le grande, che ne tranno i mortali al lacoltiuationedel- | la terra. Neficon- tentauanodelJaef- figie (blame nte,ma voleuano che la be- flia foffeviua, alia quale non dauano perovita, fe non per alcuni pochi anni>& pafsari que fti la /ommergeua no in certolocojsJ chevimoriua. Di chefaceuai! popo- lo poivn corrouo il maggiore del mo do, piangendo» 8c ftracciandofi le ve- fti,&icapelti;nefi teneuagiuftitia,fi- nachene fofsetro uata vn'altra, per- chetutti i buoi» 6 vitelli (che vitello lochiama Herodoto) non eranobuoni Herodo- pereflere il Dio Api, ma bifognaua, che quefto fofse nato di vacca » la quale to Bue nonhauefae piufatto* &la fingeuano cfserfi impiegnnta dicetto fptendore, folenne. che le fofse venuto fopra; che ei fofse tutto negro hiuefse vna macchiabian- ca,& quadra in fronte,& stVi dofso certo fegno di Aquilas hauefse fu la 1ingua> onel palato vn fegno negro* cherraforfecotT>e yn foarauaggiOiSt alia coda i pclidoppi. Trouata dunque quefla lot beftia gli Egittij timifi rallegraUa- xio»&ncfaceuano grandiffima fefb, & ladao noa guardarea'iSacerdoti conmoltariuerenzaj&conturtKjuelli bonori, chefaceuanoa'diuini Numi> iquali prima la conduceuano nella Citta del Nilo,oue lanodriuano perqua- ranta giorni* & dopo la introduces no in vna nauedorara, & cofi la porta- oanoaMenfisdouecomeDiolacollf cauanoneltempiodiVoteano. Inquefti giorni folamente era lecito alledonne di vederlo » perche ne gli alcii tempi *ra loro victato . Da quefto poi pigliauano certi refponii , come dall'O- iaco!© io qociloracdo > Le porgeuano con mano>ofieno> 6biada,& feella w 3 ™^ *, Cambife Re* ?§ Imagim d e t Dei imtghnrdei Buoifacri appreffo gU Egittij 9 &> figmficamnoil Sole, Op" r tdc > & l^gric&itura » la pigliaua vo- lontien- & man giaua, le core haueanodafuc- cedere felice— meate, & doue ua auaenire if contrario fe ni volenamangia- re.EtinMtnfl Citta pnnci pa- le dello Egitto oleeuano » che A pi appariuat alievoltconde per la fua appa- ritione celebra- oano alcuni di di fefia con fo- knni JT'jna alle- grezza . Di che Cambife Re , now fcaoendo mai piu vifto fi- mile folennita, fufdegnatovna Volta,cherotra da glr Ammo* ni; ritomo a MenfTj&pen^ fandojcbeqaet legenrifiralTe- jpafseroderiuo male,perchefa- peu3,cne l'amauano poco y fece vcaderealctmide i principal i» nop vofendo ere- dere,come efli !o affermauano » che la fefta fofse fatra per apparitione del Dia Joro Api 5 & diceua, che non poteuaefsere» cfie venifse Dio alcunoin Egitto fenza fua fapnta . Et perche gli Sacerdoti chiamatiper queflo< confermauano que!!o,chei;lfaltrihaiieiranodetto^:omando!oro,chegRfacefrerovedereqiie- dambife fto Dio,& effi gli addufsero fubiroconmolta folennitai! riuerito bne.Dd qsaw vecife A- ' e Cambife fi diede a ridere,& tratta la fcimitarra lo fcanncMicendo a quelli Sa- ipi . cerdorJ,Sr a gii akri>che hauenano accompagnaro labeffiajO huominida nienw tecbevoi ftte,adunqiiefonocosifattr i Deidicarne, &difangue?&cfrefen- tano lebatrirure,& le ferite? Queflo a punto e Dio degnodi voi altri.ma non vi farete perobur'aridimea piacere. Etqntflodetto commando* che i Sacer- doti fofseromofto ben fruftati*& fofse ammazza to ogn'vno.che per la Citta (i trounfse andare fefteggiando. Et cesi fu finita la fefta* come racconta Hero- Varrone. doto.Varrone frriue,&- lo riferifceS.Agoflino 3 cheApi fu vnReVeglJArgiuF il quale ando in Egirtoj&rfucofrcaro a quelle genti,che dopomcrte Isadora* rono,&r 'o rennero per fuo Dio prineipafe>ehiamandoIo SerapiA per innanzi cbeglifacefserotemp!oalcnno»radorarono,nefParea,ouero fepoltara* cue lo pofero fubito>cbe fu mono, laquale da loro ede«a5oro>onde raettendo que- flc /^ Degl'Antichi; S9 imagine d'^pottonudo,amatore dSBuoi, fignifica il Sole day -pita die cofe delfagricoltura 3 percbe con il fuo moderate caloredd formal feme, alCberbe, piante,&al tutto, actio feruenghmo alia Jua debita fierfef tunc maturita & fine . fle due v©ci ia* fieme,PvnadeI- i'arca, 1'altra del morto,fufatto i\ notne Sorapi, che mucata poi la prima lettera fu detto Serapi. EtApifolamen- te fu detto it bue, percheera viuoj&adorato fenz'arca,& fuo ridel la fepoitu- ffa . Et hebbero gliEgitijin tan- ca vcneratione coftui,che nori voleuane* che fi fapefse , ch'ei fofse ftato iiuo- ino>&era pena la vita a chi i'ha uefsedetto.On- deintuttilifuoi tempi) era il fi- mulacro di Ar- pocrate , pera- uertireleperfo- ne, che tace fa e. ro,neofsafsero dire, che Api,6 Serapi fofse vn qua ftato huomo. Oitreal Bueadoraronoanco JnEgitto il Bccco come (i leg- geapprelTodiGiofeffojOuefcriue contra Appione, & quella beftia , che effi Giofeffo. chiamauano Cmocefalo, deiia quale fi dira nella imagine di Mercutio , & Cro codilo anco , al quale fu quafi facto vn fimile fcherzo , che fece Cambife al Bue Apt , da Cleomene vno de i Pnncipali Capitani di AleiTandro Magnq » all'hora Cleome- paffanslo per quella parte de Ho Egitto, oue il Crocodiloeadcratoccme Dio ; nc . & hauendo intefo , che vn fuo ragazzo era flato gtiafto da vna di quelle beftie, CfecechiamaretuttigliSacerdoti,& lamentandofi deiDioloro?cheeravenuto adorT.nderlojfenzacheegli haueiTe penfaromaidifarealuimr>lealcuno,diffe, che era deliberato di vendicarfi contra gli Crocodili, & per quefto comandb,che fi appreftafledi fame vna gran caccia , la quale nor fu ptrofatta poi, petche Cleomene ficontento di rirarevnagiofla fr mmad'aigcnto , che gli diedero que 5 Sacerdoti,accioche il Dioloro nonfofiebeffegiiiato, & diftrutto, come farebbe ftato, fe la caccia fi faceua . Que Ho metre AriftoteIe,fcriuendo nell'En- Ariflotc- conomia di quelli,li quali con nuoui modi fapeuano rrouare denan.Ma ritoinia- j c , moadApoliojil quale per le cofe giadette 5 & perle fauole, chefi raccontano C 4 di 40 Imagini de i Dei Apollo !«ftorc. Herodo to . Tmagrned Upollme& delta Terra apprejfo gPjtffirij fignificante gli effet- tidel Sole nella terra, & in tune le cofe, con le Imagini delta natura & della materia onde fono formate, & hanno origine le coje, il jerpente in cbe finifconodinotailtortuofo gire del Sole* dalla terra ccsfc arroftire, &: forfe per virtfl de! Sole* perche quel luoco Mela del cra dimandato la menf* He' Sole, mc!to cekbrata da gli amichi . Dor de ^°' e * nacquei! ptouerbio, che fc no dimandate menfe del Sole quelle cafe del ricchi, & potenti,oueipouerironnoandareamangiarealoropiacere . OJtre di cio moftrauano gli AiTm ijil potere rhe ha ii Sole in queflo mondo,& gli effetti, the egli vif3,crnvnfirrulacrodi Apo!lo,chehaueua1abarbalunga»& agguzza,ccn Simula- certa cofa fii'l crpo fimilf ad vna cefta . Et fcriu e Luciano, cbealcunide g'i A(. crodi A- finj folamentefrcero Appol'ocon la barbae*: nptcndeuanoglialtrijChcJofoce* poilo . uano fenza qur-fi ch< I'effere tanto giouine m< flri qualche imperfetticne,la qua* Luciano . le non dene eflere nello fr to de i Pei ,& percio bifogna farlein forma d> huomo gia perfctro,corn a canto gli ftauano alcune Aquile> che pa- rtuano De gPAntichi. .41 fmagtne di A dad , e^ d' jldargate Dei degU *A{firij intep da loro per il So* k & per la Terra, dinotante the tutto ad cbe nafce in terra frouiene dd - la virth del Sole , & da raggi folari . ceuaiio volare ; &dauantiaipie- divna imagine di fcmina*chedaL 1'vn iato> & dal 1'alno > haueua duealtremiagm! .parimente di fe- mina>!e quali cob flcfluori giri an- nodaua vn gran Serpente . Cosi defcnue Macro- Macro- bio quefto fimu- bio. lacro, & cofi I'm ElpofHic terpretaancora . tie* Labarba,chepei? de gift per lo pet- to >fignifica,che di Cielo in terra fparge il Sole i fuoi raggi. La ce- fta d'oraca , che forge in alto mo- flrailceleftefuo- co, dichefi cre- de, cbe fia fattoi Sole, l/baftacol razza» (i fa pe- Marteperchedir Cono>che per iu- fimoiirail vc he- rn, .pre. rdore del Sole.Vuoldirc la Vittoria,che tutto e foggetto alia virtu del SoJe.H fiore fignifica (a Betazza dt lie cofe>!r quali la occulta virtu del Sole femma»& fomentae'l fuo e r eratota i( re fa -n mfcerc>nodrifce,e coferua.La donna che gli fla dauati a i piedi e la tura»la quale il Soleilluftra,dal Cielo confuoi raggi. Ilche moftrauanoi meiefimi Affirijan- cora» fecondocherifTerifce pur'ancoMaai-bio»con!a;muginedel U-ro mag- gior Dio» cheeflichiamauano AdadjCuifaceuanoefllreloggettala Dea Adat- Adad. gate. A quefti due diceuano quelle gent'» ch vhbidsuano tutte lecof > & per Adaiga* quellomtendeuanoilSole, la terra per qucfta.-OndeilfimuIacrodi Aoadhane- te. ua i raggi , cbe guardauano in giu>pet che il SoU- fparge i ragg' fopra la terra , & quel'odi Athrgatemandauai fuoiin su >moftrando,checi6, ih mfce in ter- ra * vi nafce per virtu de fuperni lumi,& accioche meglio s'intendeflc ia tetia per quefta Dea, lepoferofoitoi Licni, rercbe finfero qucllidi Frigia, che lama- dredei Dei credutafla loo effete la terra *f< (Temenata eaLiori j come fi vede- rapoinellaiu a imagine . Lealtriduedonne, chea quelln dirrezo fonoa lato, moftrano la materia > onde fonofattelecofe? & lanaturajche le fa> Le quali pate 4 2 Itnagini de i Tei Porfkio. Suida. Imagine di Serapi Dio delli Egittij intefo da loro per il Soie,& peril N//d co'l fimulacrod'vn corpo centre capi fignificanti Here tempi paffato , prefente , & auenire , & il Sole andarcon ordmt & mifura ne mat de' uiare~? . pare, che infietne feruano alia terra f .cendo tato pec ornamento fuo . llferpente,chele nnoda ci da ad intendere latorta via che fail Sole. Lf Aquile perche vel utfirrameq-- te volauo, & m alto, (Igmficano i'alrezza,& la ve- locha del Sole. Fu poJ aggiunto alle fpalleil pannoco i'capodr'Medufa, die e nftgnapro pria di Minerua* perche- ( come di- ce Porfirio) Mi- nerua non e al- '.ro.chequella vir 'UdclSole, la qua le rifcfaiaragli hu manr intelletti, e manda la pmden- zanellamentede imortali. Etche voleflero gli an- tichi per M 'tee ancora intendere alcune proprieta del Sole, olcreaquellojchehodetto, 6V ne dironeMa fua imagine, fa aflai in- tierafede vna ftatoa grande non meno di trenta cubiti,laquale,dice Paufania, cheera in certa parte della Laconiaconfccrata ad Apollo, & pareua mcltoan- ticha,& fatta in quel tempo, che non fapeuano ancora gli hucmini rroppo ben farele Aatuej che fu innanzi a Dedalo; perche egli fu il primo, come rifetilce Suida,cheapriflegliocchi alleftatoe,& iefacetTeco'piedidiftanti I'vnoda I'al- fro« Quefta» dalla faccia, dalle mani,edai piediin fuori, nel refto pareua vna colonna, & haueua vn'elmo in capo, & neU'vnamano l'arco,& vn'haftanel- I'altrache fono infegne propriedi Marte, benche le porciMinerua paritnente, maperdiuetfaragioneper6,come nelleimagini loro fi pub vedere. Quelli di Egitto in diuerfi modi fecero ftaroe al SolctV vna tra I'altre era* che haueua il capomezorafcsiche dalladeflra parte folamente reflauano icapelli,che vo- Jeuadire (comeimerpretaMacrobio) chcil Sole alia Naturanon iflaocculto maiinmodoche del continuo el la feme quakhe giouarnento da' fuoi raggi, & icapelli tagliatjfignificano, che il Sc^c in quel tempo ancora, che nci non Jo vediamo, ha forza , & virtu di rirornare a nci di nuouo,si come i capelli tagliati rinafcono, perche vi fono reflate le radici. Voglicno arioraalruni, che Dc gl'Antichi • 4$ ffttiT'K «M S°l e variatore & proditttore ditutti litemphe ftagioni, &• d iv/ te ie cofe, delh v:ta & morte, & dc quttiro v.ifi one fid la vx~ rietd de beni & mail wminati capo d>. Pulcano-, rifo di Gioue, motto di $ atuwo, & poppa di Giunone, da quad prouieneil tutto . (hslamedefima ft toa fignificht quella p-irte del- l'anno, che ha pochiffimaluce* quando , come che fia tagliato via tutto il cre- fcerc di quilla, i giortii fbno piu brcuijjquali ri« t rnano funghi* quando elia pa- re rinafcere» & vn'alua volta it- romaacrefcere* Fareuano oltte di eio in Egitt© gli fimulacn del Sole con pcnne* netuttidivnco- lots* rm vn fo- fco,&ofcuro,l'aJ tro chiaro, e lu» cido, & quefto thiamau^noce- efte, quelto in* female: per, he tl Sole e dt.tto) ftare in Cielo quando va per glifei fegni del Zodiaeo*che fanno il tempo della Efta s & feno i b.; mati fu- p ii rij& !o drcc nofcendcrein Inferno. quando coming ia acaminare pec gli altri fei deli'Inuerno.dett : inferiori,& le penne che d u sno a quefti lima 1 ! ! ri^rano per moftrate la veloci a del Solcjcbe Macrobio cosi 1 cfpone . MacrQ* Leggeft ancora, che fotto il norae di Serapi inteferodel Sole in Egitto* bio. ^ bistchelomateu'cropur'ancoalle volte perGtouc. Onde faceuanolafua Serapi. ilatoa in f jrma di huomo,che portaua in capo vn moggio quafovolefle rao- firare,cbv; in tutre le cofe bifegna vfare la conueneaole mifura, Et Suids ri- Suida. ferifcc,:be alcuni differo che egli eta il Nilo, ilquale con quel moggio che haueua tn capo.& con certo baftone»che fi adopera a mifurare.voleua dire» che bricgnauachc le acqac fue fi fpargeffero cencetta mifura, per fare fe- condol' Egitto. A canto a coftnifiaua, come fcriue Macrobio, vnafigura cc n tre c ap ,che fi vniuano in vn corpo folo v in torn o alquale era auolto vn fcrpenr^inmodo ) chelonifcondeuacucto>& porgeua ia reft a fotto iafua tkftra m notcome che egli fia padrone di tutto il tempo moftrato per gli tre $lioTs*. 44 Iroagini de I Dei Imagtn e di Efctttafi§ Dio del la Medicina con gli animaii a hi facrati jtgnifi. cant Hd a. fjicult a dolla Medicinal I'officio dclbuon Ad§dico>inte(<>ancor4 fer Pan a lurgataafportatrtce dt Jatntd . tre capi » ch'io difjfl Dclliqus'i i'vno » quel dt mezzo,che era di Lione j figmfica- ua i\ tempo pre* fcnte»perche qu« fto, pofto fra i! pad toj&qutllo chs ha da venire* emfatti,5chafor za maggkreche gli altri. Lai to daila parte deftra di piaceuole ca- ne mcfiraua che il tempo aver.ire coanouefper.n- zed ludngafero pre. Et il ttzzo daila fm-ftra di lupo rapace» yo- kes dire * che il temps pstfato sa pifce tmre le co« fe> & fe le d'Hora in mo do, cfcs di mo're ncra Isfcia ttumoria alca- na* Hebbesnco ra^uefto Dio id Alexandria Citta dello Egittoael tempio a Ii»i dedkato vn &muiacro>fetca di tu:te lefortidi metallic &legn|,cofi grander he fondecdo le msiii toc- caua ambigii hti de! lempio* & crautvira picciola Itncftrctta fatra con taT atte,cheil$o!efer»pre afpriroo ftioappafi»e erattanda ptrquella ycniUfl ad illufttare la facia d I {;:zn f\ nalar roiit he vededo ?! popob c ommci© a etc derc,& dire, che il So'e ogni mattioa veniua afa!u are Serapi, & a baciar'c • Et inThebeCiuaparim^ntedel!'Fgttto,nel terapia puss di ccftm (come fcdnc Piinio) m xra fistoa di ; cei!©mannoduro,& U fco,eome il ferrc>che fucreduta Menn&nev-ia quale ogni mattina tocca da* raggidel Sole al fua ptiraoappvitte faeeua cerro fl^jdbrco*, heue rnotmorio,cora.e:vols(Jc park- re. A me pare che MpnbHoroegliodicisfcnn'altro dipinge ii Sole, all-bora che NfwKmio»eta Virtu vanno a confultare ftcofe doueuaMcrcuciopredcc moglic cVonde tnoiTr*i^:hetuttete varietade* tepi v«gono da luijfingendo'© Vafr di chefiedc.nvn^Itoiribunaltjechebad.uariquatfto vaficcpert-^i J!i qivii rcbo. guarda fcoptendonc vno folamenre alia vo ha. Quefti er?no twti in d'uetfe forme>& di diacrfi metal'i farti.Vnodidunfiimo ferro»dal quale fi vedeano Capo di vfcite viue fiame>& era chiamaco c^po di Volcano. L'altro di Iucido argeto* V uica.no. 6c era pkno di ferenita<& di acre temp: sato>e io c hiamauano Rifo diGin* ue. DegliAntichi? 4? *jbnagine di Efculapio Diodella medicma con li Galli yccelli a lui facrati fignifi- canti lavigilanxa neceffaria alii Medici , & il ferpente fimbolo di famtd } & longbc^a di vita, che promette dalU curd de Medici , ue.II terzo di liuido piombo>& ilfuono- me era Morte di Sa- turno, pienodipiog- gia, difVeddo,di bu- tt i,&di neue.Uquat to che ad eilo Febo ftauapiu vicino, era fatcodilucido vctro > & teneua in se tutta il feme,che I'aria fpar- gefopra la terra, & Qr ra nomiruto Poppa di Giuione. Daqai- fti vali, mdddl'vno* mo dall'altro>& quan dodiqaefto, & quasi d j da quello, fecon jo che gliene faceui di- bifjgro, pigliaua Fe- bo quello, onde rtaae uaao pai vira i mor* t-di , Sc talhoraanco morte. Perche quan- do vo'eua porgere si moadola dolce aura deilo fpuico vie ile , metteua parte dejl'a- riareraperata, deiva- fo di argeato con pic te de! feroe.che fhua rincbiufo nei vafo di vetro. Etqu nfop. i minacciaUa pefte, & morte, vi sggiungeua le ardenti fi imme del vafodi fcrro,o veramente i'borrido freddonafcoltoncl fofcopiom- bo. Vedefi qui manifeitamenre»che, come alrre volte ho detroda diuerijta (lei tempi vienedallamano del Sole , 6<:chela qualita dell'aria p rimenteficangia- no per lui>dalle quali nafcono poi diuerfi accident!, quando buoni , & quando trifti fra mortali , & per quefto , finferoi Pocti,cbe Apcllovccukfi'ei Ciclopi-, chefono le nebbie , & le altre ttrifte qualita delt'atia,& cherblie padre di Efcu- lapio, del quale nacque poiHigia, che vuo! dire Sanaa. Conciofia che, co- me fcriue Paufania, di hauere vdiro gia da vno di Fenicia, Efculapio non ea!« tro che l'aria,la quale e purgata dal Sole in modo,che porge la falute a i morta- ls comefonocrcdundi fare etiandio i Medici, oconferuandnj corpifani,6ri« fanando gli ammalati . Et percid difJero gli arstichi che Efculapio fu il Dio dellamedtcina, & era principalmentc edor..ro in Epidauro Cina dells Grecia, la quale pel tempio di coftui fu mo'to ftirnara fc'ome fcriue Solino ) perche chicercaua nmedio a quakhe inntnrna snelaoa a rjorjnire in quello, & in- tendeua Rifo di Gi-oue. . Mo Me di Sat. ^rno . Poppa dh Giuaons. *~...u *, Apollo veci'^e i Ci do pi. ApoJlo Pad/e di Efcula-- pio. Efcufa- pjo . Solino. 4 6 Imaginidei Dei tcndeua in fogno cid, che gii bifsgnauafare per guarire: & era quniiil firau- facro di quefto Dio fatco di cro, & di auorio affifo in vn bel feggio, come lo di ■ Paufania. fegna. Paufania, che neli'vna mano haueua vn baftone,&teneual'alira fu'l ca- po di vn ferpenre, & a piedi gii giaceua vn cane, Feflo Dtturto quefto pare rendere la ragione Fcfto Pompeoqaando dicejdanno il Poropeo. fcrpeate ad EfcuIapio,perche egli e animale vigilantiflimo, come bifogna, chc Ha il buon medico; gii danno il cane,pcrche fu noduto fanciulUno di latte di ca- ne, foil baftone, che e tutto nodofo fignifica. la difticuta dclla medicina . Et vi aggiunge effo Fefto (che oca e nel fimulacro pofto da Paufania^ che ghfe- ccrogiiantichighirlande di lauro> perchegioua qaeftoarbore amolte infer* mita . Fu fatto Efculapio per lopiii con baiba lunga,cone moftraquelo chc io diiu di Dicnifio nel pc iacipio di quefta imagine » ma trouafi fenza anco alle volte, come lo metre Pietxo Appiaoo nel libra delleanticaglie daluiraccolte. & ha indoffo certa vtftein foggiadicamifcia con vn'altra vefticcialadi fopra fuccinca,nella quale (tenendone il lembo con la fin iftra mane) pare hauerccer- tifruttij& ccn ladeiiraticnedue Galli, percheilGalloeracoofectitoa iui»per la vigilanza> che ka da efiere nel buon medico, onde anco gii facrificauano gii antichi . Et per quefto Socrste appreffod; Platone,quandoeper morre, lafcia Callo d j|| teftamento-vn Gallo ad Efculapi©, voltndoin quel roodo moftrare il feggio Efcula— Filcfnfo,cherendeua alladmina bonta cur.- tticedi turn i mail (intefa per Efcu- P 10, lapio)cvpercidfig!ia della diuma piouidtnza(mci1rata pet Apollo* dalla qua- le 1'haueua pur ancohauuta)la luce del dirdellaqutk ilGallo e nuncio, ciowl iume della prefenre vita. Et i Phiiafij ancora nel paefo di Corinto I'hebbero fenza barba :& apprefjo de i Sicionij parimente era talc, come ichue puc'anco Paufania, fatto tutto d'oro, & di auoiio, che teneua nella deftra mano vnoSce- tro,& nell'altra vnaPigna, che eilmrto del Pino. Et diceuano quelle geati dihauerlohauutoin quefta guifa che lo pored loro da fpidaurofopri- vncarro tirato da due muli vna dona detta Nicagora,ncn pcroJatro come ecaltfiia fta- SetDennf toa ' ma mutatoinSerpentecome I'hebbero i Romani aneors, cuandoperri- di Efcula naediate'advnagrauepcfti!enza(Tecondochiriferi_fcc Valcriv Maffimo) man- pj , darono medefimamente in Epidauro a tcrre Efculapio per I'auifb de l lifcri Si* billini :petcioihehcbbero vnagrande,c bellabifciaador tiquim pel Nume di EfcuUpso ,1a qu^le vicit? del temp. o,feneandotre di per la Citta a piaccre congrande, & rcl-'pcfamr-rauiglia di cgn'vEO,&cnu:.iU pcit»el!an,ue de i Renuni, c\ pcftali r.e! piu hen oca to luoec, Mctta m beii? r >a nfomma quie- te fi bfciopottare a Rcna,oucenti£tantl tempio,cbee nella Ifola, chefude- Efcula. dicata ad Efcuitpicfu idcrata fecondo 1 c;to,che port rcnoi Rom^niinfjeme pio,come col Serpeme da Epidaure.Suhe a ragione era con li fimuatro di Efculapio fern poctacoa pre liSerpentc Fu fatco anco talker a huoIiq imcrooal beftone che ei tencua Roma . Jn mancdi che fi puo raccogTiflre mo w raghani da Filoftraro , di igino , da Filolfra- £ufebio, daPJrmo, da Miii«obio, cciy kti, dellc-qualincn dirofopeto piu to.lgino. di vna, nongiapcrche quth\ fiapi^ v t radv lie elite Cchc hadellaf.uria) ma percherr-'p re piu p actuole u, ^tve. Era veiiUtoir.tantaftiraa Efcutapio Nouella p £r j £ ^.^^1,,,^ pc-re, d e i " ; ccu •», nella medicina , chc fu creduro noo fola- . | . ' cu " mtnre f.ptr pi*arire ogtii male > ma pottre ?nco ritcrnsre g'i menia vita . Minos Re* t>nt ' e MtosI' e r! i Crct f.ndcgfi motto il figliuoloGlauco.cuiegliamauaro- di Lreia. P ram °do !of . e hi mere epr^cIo.cheritornalTeramatofig'iuolo in vita,ma poichevidejeh ne pi ••.ghi.nepr croefle gii valeuancpctche Efculapio, fipendo checiocrairrpcnib-l- ->'ui» -irtfau l'imptefa,voltatofiallaforzalofece tinchiu dmncrrro.'u cocoi ' U' n-flimaguatdia, minacciandoglidinon lafciarnelo vfc-re mai fii: che hautfls rcfa ia vita a! mcrtofigliuolo. Di quefto Efciilapio.r.- j mafe Degli Anckhi. 47 «a(c tuoko addofofSto; & fi vedeua a mal partite, onde fi dicde a penfare Don come ricornare viuoilrcoitOjmacomepotefle fuggir tii la: & mentrc andaua cosi difcotrendo varic cofcgli venne veduto pafl'.»rfi dauanti vna bifcia,la qua- le hauendoegli vecifocol baftcue, cui ftaua appoggiato , indi a poco, nc vide vn'altra venire > chc con certa herba che port^ua in bocca , hauendo toe - catalateftadclla morca>laritornd fubico viua. Efculapio» che quefto vide-, piglidfubitoqueU'hetba, & fattonejil medefimo intorno al corpo morto di Glaucointorndlui invira,& seinliberta. Et pet quefto volle>che'il ferpen- tefofledapoifempre auoltoalbaftone, ch'eiportaua in mano>comc fivede pet lo piu nellc ftatoe, che fono fatte per lui . Ma 6 per quefto - y 6 perchc altro fofff>chejcome o dettde ragioni di csd fono molte, furono i ferpenti tan to fa- tnigliariad £fcu!apio,che non foloin Epidauro,chefufuafede propria,& prin- cipale, glicranoconfecuti tutti,& piude gli altri ccrti, li quafi fono diracftx- ci,& piaceuolia gl'huomirii, maaConntoancoraeranonodriti i ferpenti nel c erpeni j fuo tempio, a liquali non ofaua perd alcuno di accoftarfi, ma raetteuano quel- f afn ji, ar j lo che vclcuano dare Ior« su la porta del tempio, & fe neand-uano poi fenza a( j £f cu . hauernealtracuia. Et in vn'altra cinaquindipocoiontanafra lealtreimagi- lap^o. ni .cheerano nel tempio di Efculapiovna vciie fu>che fedeuafopra vn fet- pentc , la quale diceaano e(?ere (Uta la madre di Arato , che fu figliuolo di EG- culapio, come reciu Paufania. II quale fcriue patiraente > che in certa fpelon- ca^della Beotia,dcndenafceil fiume Ercinio,eranocerttfimuIaai in pie con bacchette come fcettri in mano, intorno allequalieranoauohidei ferpenti: Onde diflero akuni » che crano 6i Efculipio, & di Higeia fuafiglia ,& altri gli crederteto effaedi Trofonio, perche il bofco»chcera quiui all'intorno fu cognominato da lui, & da Ei'cina gia compagna di Proferpina , dalla quale hebbe pariroentenomeil fiume, ch'iodi(?i f conciofia che non menochead Efculapio confectaffcro gli antichi ferpenti a Trofoob.credendoforfc che que fti foflcrocettirelatoridell'OracoIucelebtatoneilacauerna, che fu delta l'An- Antro dj tro diTrofonio, perche egW ftcflo ftette vn tempo quiui rinchiufo apredire le Trofoniu future cofe, & vi mori di fame* onde ne fu da poi fernpre piu ftimato, & riue- iito : maggiorroente perche i'oraco'o non cefso pet fa morte di lui » ma o che il Genio fuevireftatfe.come diceuanoalcuni ,ochea;tra demoniofuD arnica vifuccedefle, feguito rnttauia lo hail re i refponfi nel medefimo antro. Et per- ciochsunqueandfaaaaqucft^Otaco'ofoleuaplacare prima concertifacrihcij fo f - eo fl 1'embra diTrofonio,e dopda 1 - une ccrimoniclauirofi prima nel fiume Ercino» •• j ro fo andaua a bere dei duoi fcnti: I'vno era delfaobliuione , di quefto beueua pri- „ n £ « ma pel fcordarfi tvuto il patTato : foicro del'a memotia* & nebeueua d-apoi per reeglio ricccrdarfi dicio,che fiporiaiTedafi'Orac^lo, &dopd poftofituttom canr.fcnc^n le fcarpe in pie-ick ciototl capo to alcune betide all'vna defleboc che dell'Antf o,era tir *ocola d- nrro da qetto ftato nelti guitache farebbono le acquedivnrapidi^motorrrnre,, Sc >fi veniaaao incontra certi ferpenti, &C altri fpirirf, & fantafmf, «l!i qoati ei ata alcuxw fchiacciatefatre cot mele>& pprtaredaluiperquelt^tda? it >nf( chut fit Htoco^ capo fra leginocchia, fe ne ft lUaqniuifiuchchauc;^ vdi ■>, 5 -iito que fltei perche era andato: impe- rochc quefto O acob afcuna : ■ I ;adit«ur., St «i w^ritra m ftr^ua fecofe a venir- ,Er o I! *F> «ranef naedeitmo mo loch'- fu t r den:rn,et3rifpinro faorr, ma per vn'aftri boco pcio h\h •vefcfrv.iCptl ac3,Sc tanto imb.lordito»8c attcniro.che nnn ft r «crud-uapHi d 1 Oe ft eft. vie dia' r;. MagfiSacerdoti, che « anoq-iiuipcrqutft » !•> ri-n^tteu n 'mvn&gffl ', hrfiJomaJaJa lafededel lamf-aoda, & gftfttboeoiaaatPhora tU'to queti :he hm^uavifto, 6c vdito* & r.»ccoritaua!o a quei 5aceidoii,che ne teneuano wonco.Dapoi a poco a poco andaua Imagine' lurc- 5 eg no k;re. $re- di A»lJC£Oo 48 Imaginidei Dei .jlndlatnticd) nellagioia del quale i intagliatoil ftmhoh delU Salute, cki'i t pentagor}0,forma joda,che fertuttiiverfi Slain piede . fftfltin.il *hi 1 1 •• ' imimtmmm****mi**mm4*; an J a u a r 'tornado irr lc- & fi pud credete che vj hauclTe buo- na ftretta, perche pochi furonoquel* !i che rideilero mai p!Ui pofcia cheera- no ftati" nell'antro diTrofonio. Rac- conta molte alt're cofe Paufai;ia s che fi facetianoper an- dare a quefto Dra- co lo,& dice dielfeE ai ftato egii fttllo s ma 10 ne ho derto ccsi breucme'e pef mottr re fob chs fo!feccftui,cuiera- no nor. roeno che adEfcutapibconfe crati i f^rp nti.Ci- ceronep-riadodi' !•=>•• Sa narurade iDeis- dkc che vi furors o trioKr MeTcwij; Sc- ene di quelii v, no 1 fiauo fotrerraj & e»- rail medefimoch'e Ttofomb. Furono i Serperiti spprefid deglUmkhifegno difarnY^perchecome ''it ferpehte pbft'a giu !a vccfenii fpogSia h rinb.ua.cofips*" k-ttidgli 'hvioKsifti-Ti'Ctnahdofi efler rinouan. Etperao fu da queftifatta laima-- ginedelia'Sdute'ifcqueftomibdcvStaua vua Donna-afedere in ahofeggibcoiv vijatazJta'in mano ; &: hailieaYn'altare appfe(To>fbpr2 del quale era vn ferpefite tutio iri fe riue>Itb,fe rion che pure alzaua j} capo : Faljh ancoi' fcgno delta falu-" lejn fbrrriadi ; Pent3gonO,c i onie fi vede neilemedaglie aiMiche di Aritiochc» ddqaale fi ie>gge che' face ado 'guerfa gia cont'r?i 'Galau, & ttbuandoSamai j&rtytfei viiie (dche per fare ariihioa foldati rlrife di haiaere vilto) Alefsaridro jvkgn'd,cne gli porgeuaqueftd -|fcj|tiil$$fcefTddgl*U1ie lodcuefse drrea'Solda- ii 5 & fare ctse to poitafsero adofsb, the reOerebbe vincitdre, come fll poi 5 di ,; GPelSa guerta. Le letfere che fono inrbrncra! fegno le Lan'n'e dicono Salus > e Up Grjrehe'figntrictrio j) rtiedefutiOsdieeri do Kigeia.L equal riciiie fu riomc delta- fSgJmola di EfcDlapiOsCorrie ho detro * adorata dagli aRtichi infierrie c«ri it pa-- dr/e-ccn il quale pofeio fpefsb la ftatoa di coftebCcrne dice PEufarsisjche fu iri «!trro 'uocodel psefe ci C< Tin ro, due iaftatca di Efculspio era veflita divna" SiHiica Urkn* e&n vn naa^t©icpra» eke io copnua tutto> ne gh vedea aliro, che- la- De qli Antichi* 49 Imagmc delta dca Salute, & del Serpent c A lei jacrato fignifivante delta- beuanda delle medicine si purgatiue, come conferuatiue, peruenir d rtoi la jamta perduta, la longbe^a, & [tabilita delta vita, & la famta fignifi- cata per il Serpente . lafaccia, le manit& i piedi . Et Higeia H/geia.' parimente tutta co perra, parte con ca- pelli, che fi haueua- notagliati ledonne> & orTerti alia Dea, parte con alcunifoc- tiliffimiveli tutti fra ftagliati . Ma ritoi* niamo al Sole> i cui raggi purgando 1'a- ria fanno, che la ter- ra ancora produce largamente , [come vollero forfe moftra* re quelli, liqualine! paefe Troiano fece- ro la fiatoa di Apollo Sminthio s cesi detto da Topi, perchc tie calcaua vno col pie- de , & fono detti Sminthi i Topi in quelle psrri. Et mf parejche laconfer- rrsi lanouella che fi racconta del Saccr* dote di Apollo fprez zatore delle cofe fa- cte} cm perciogua- ftauano i Topi, h ricolta ogni anno, i qua.i furono poi vecifi da quefto Djo>ri- tornato che fu colui a far conto della religion e . Perche i Topi,e g!i altci ani- fnaietti, che forgone della terra,nafconoper 1'aria male temperata, onds quel- fa non pud produrre le cofe vtili a' mortali, fe non qurindo che i raggi del Sole leuando ogni mala qualita* vecidono quelli s & alia terra danno forza di produrre quefte. Di vn'aftra ftatoa fi legge appreilo di Plinio fatta da PraiTitele per Apollo, la quale fi porrebbe dire, che daquefca, ch'ioditls pur mo de* Topi, non fofle molro difsiroiJe di fignirleato, perche ftaua con Jo firale su 1'arco, come in aguato per ammazzare vna Lucertola, che gli era pocods lunge . Trouafi ancota vn'altra ragione* perche Apollo fade chiamjto Sminthio, & hauefle la ftatoa col Topo, & e che volendo quelli «?i Creta niandare fuori vna colonia, hebbero perconfigliodali'cracolodi Apollo,di metterc la Citta, oue i figliuoli della terra ddlero loro maggiore fa- ftidio. Er mandati quelli della colonia nei campi Troiani*in vna notte » Topi rofero loro tuttc le correggic de gli fcudi, di che auuedutifi la mattina* intskroche quidotxeuanofercnarfi pel configlio dell'Oracolo, perche cra- D no Apollo? Smicfoiov 5© Ifloaginicfet-Dci Topi ha nu.tii.ve reiatio.. lie Imagmt d'BigU'figlmla: d , Efculdphco % LCaner'&$erpefim&<>tidifuoT#r dre yfignificanti l* diligen^add hum Medico, & gliefi mi, cbtdaqut- B*n*ti[ultAno^ , nt> nati que' Topi: della terra, & pofta la Gi tea fecero vn cempio ad Apollo chiamandolo SraiQ; rlrio.Etqueiiagenti te hebbe dapoi fern- pte gli Smimhi L cioei Tpj>i,in mol- ta veaetatione » 8c ne haueuatioalcu^ ni domeftici nodri.~ tidel publico, che- ftaaano in. eerie ca- ll ernetceajpefl to al«- i'alcare -flfaggiore > e perciojae fu anco- pofto vm>>come h& dettc**eon Ja- ftatoa di Apollo. Ondefi: pu6 vedere ,che le ftaroedei Dei* 8c. le aitre parimente 9 » cheerano dedicate lon>,~ moftrauano fouente, come diffo giajlecofeottenu*. tedaquelli,&le at- tioni ,che perioro conflglio , &. fauo- re era no fuccedute- Capro-of ferto ad Apollo. A fino o£ fcrto ad AjBollo. fivedeanco apprelTodiPaufania di tame, c tantechefuro-.- usno ^.aene quali baftera per. bora porne due . L'vnafu di vn Capro di* lo ofletto ad Apollo da Gleonei gentedella Grccia, perchc vna volta che: mal trattati dalla peftchebberoconfigliodaqueno Dio, -dilacrificare- ,«..„ „ii>„., ..,.,.;„« j=i ^^Je, ccmc fecero; e cefso la pefte» & pencio manda-- dimerallo. L'a'tra fu di vno Anno per quefla ca- eme gli Are brack ti, & i Sicionij tutti popoli delia Grecia,& hauendo fatro vna imbofcata a qaelliiche etano per vfcire delia terra. Sicionij; Ambta*- cietr* fclicementejcome no in Delfo^delleqi metalh etano..... ... . ., w .,,„ r — , — _... ^ - n vn G-apr© all'apparire del Sole» ccmc fecero; e cefso la pefte s & percio manda-- rono pci ad offerire i\ Capro di merallo . L'a'tta fu di vno Anno per quefla ca- gione . Guerreggiauano infieme gli-Arcbracieti,& i Sicionij tutti popoli delia*. Grecia.ck hauendo fatto vna imbofcata a quelliiche etano per vfciredella terra,, vna notte auenne>che vc'Afmo cacciaro dal fomaro con qualche carica addollo' vetfclaCitta, fenti per forte j-ndsrfi innanzivnaalina,& la ccmincioafegui^ tare raggiandoil piu forte del mondo,& caminando piu affsi* be non haue- rebbe vofuto ilforoaEo ,ii quale dicde peroioagiidarepirtmonteje come che labefiiafua lo douelTe meglioinrendere>alisaua la voce ogni. volta piu a fine- Dc gli Aotichi. 51 Carro del Sole D19 delta luce ton V imagine & ornamento di ejjo Sole , tirato d* qmttro caualli, ftgmficante li quattro effelti jplendori del Solelequaitocche dai lurae di Febcrendeuanomirabilefpitndcre, Tutto quefto, che Ouidio roette nel carro di Febo,& altro di piu Wcoej pc- fe Martianointornoal corpo fteflo di lui,quandocofi nefarirratto. HaFebo vna Corona in capodi dodeeilucidiiTiraegemmedellequalitregli adcrnano lafronte, & tanto rifplendorio, che abbaglisno qua!unqu2drizzi g!i occhi verfo !uii& fono quelle Lichnite,Aftrite,e Cerauno;feig!«ne{taanodaambi lati delle tempietre per lato>che fonoSmeraldo,Scythi,Diafpro, Giacinto, Dendrite^ Helitropiade quali a certi tempi cosi dipin^ono la terra con fuoi co!ori,che rotta la fanno verd eggiare',& credeh che la Primauera.e l'Autun- no glie le habbino date,pcrch'ei ritornando a fuoi tempi> fe ne ferua. L'altte tie chiamete Hydatide> Diamante , e Criftallo , generate dallo agghiacciato Ihuerno fono nella parte di dietrodella corona. Lachiomacofi c bionda> che par d'oro. Lafacciaal fuo primoapparirefi moftradi tenero fanciullo* poi dt feroce giouane>& allMrimo di freddo vecchic. Pare il redo del corpo eflere tutto di fiamma : & ha le penne a piedi ornati di ardentiffimi carbon- chi. Inrorno ha vn manto tefluto d'oro,& di porpora. Con la finiftra mano tienevn lucidillimo fcudo, & con ladeftra pcrge vna accefa face. Non mi fermo a dire altro di quefb imagine, perche e tale, che ogniuno da se la puo Fuf.-bio. mohohene intendere. Ma vengoapome vn'altra, la quale fcriue Eufebio, che era in Elcfantinopoli Citta del!oEgifto,fatta in forma di huomo,che ha- U£U3il capodi Montone con le cowa> & era tuttadi color ceruleo* che pet cfcre Degl'AntichiJ 53 Imagine dell* Aurora , & del Cauallo Tegafeo , che tirra il fuo carro > diuotante quell' hora effere la piu commoda, GT di maggior profit to $er lo (Itidtare > & la gloria che ne rtfulta al dotto & virtuofo • effere it colore def mare » qual rapprefenta nello vniu?rfoIa humidita, figniffca (comelainterpretail med;-fimoEufebio)cbela Luna cogiunta al Sole nel fegno delta Arietc e piu humi la affai» che ne gli altri [epi.Ma non voglio entrare in que- ftecofedegli Aftrologi.percheleimaginidaloropoftepaco ranno amiopropofi- to. Adunque porro fine hormi a quanto io haueua che dire del So!e,ma no prima pero,che io habbia pofto vn (uo ricratto ancora , che difegna Oaudiano nella ve- fte di Proferpina one era difegnata mco la Luna fua forella, la imagine della qua- le fara me Id percio fubito dopo quefta.Cosi dice dunque Claud.in noftra lingua. git ui ad vn pirtoil Sole, e la forella E poao fermo, e mal Qcuro tenta . Finto ella (leffa bauea » ma nan con- T 'ale era il finto Sol ne g/i anni prim'u Claudia^ bo. for mi Gia di femb'.anii, chediue*fo aTai ■ Del volto era U color, i qua*- dal Cielo Algiomo, & a la none fofferduc : . Dolce cintando t?oi Thetide in culla 1 piccioli bambini lufingando Acqaet a;e radorm^tati ver nelojrebo Grata g£f tiene. fele paion tri f li$ Piena d' A -nor li oafce, & li confola • Tit. in col bracciodefiroella Miene % Et al [eno I'appoggia » cbe di forzje De >9li-,& an:.nr tenere ilc tmfno Quudo de' Kaggi le fiatnmelle ancora No tenia alcapo.e la corona ardente* spfatet> : J?ca!or fold* la bice a Gli vfcitii fmr^S' al ftsi piccjolgrido Si vedta di tyevdor quaiche fcintilla* La fut (orella de la poppa mode "Nellatomanco fuoril latte fugge* E de l\dmo liquor non ben fatolla» A Thetide pie to fa afcitt^a d petto. Silexan ponfie d.lei leten*p>e alqttanto E da la fronte di color d'arqento Fuo* fbnn*/*n nja le giottamtte coma . Perche Therr'e hanefle il Sole fill bratcio deftro , & la Tuna fu'i finiftro, dice Seuerian^aurore flreco, come riferifc^ Imo Parrhafio, che 1'erernoDiofiriro- ... . „ re 'Mlo vniue»-fo fee* prima il So'e » e dopo la Luna »'&" pofr que^a a i confmidel- "'S'tiO"* !'Or~ideme , & qiello alio inconrro rell'Oriente , & fecondo Higino d'mandafi in C'e'o I'Orienre parrc deftra , & (iniftra I'Occidente , benche ^li indiuini jv!d TofotfM » come riferifce il raedefimo Higino > partiuano IVniu/rfo in D 3 queRo Imagini de i Dei 53. iuiaguu uc * »s\.i Imagine di Diana dea delle felue y & delta caccia* taqttale s*intende per la Luna da alcune cacciatvici aceompagnata. quefla fit anco tenuta la dea della pudicitia &" caftitd* punitrke delli violator i di quella . qiicftb raodfo, & cbefacetianoeffcre !a deffra parreda Settentribne, 5f Ha Kfr- riggie lafiniftra.. Pbrrcbbefi dire ancora>che mettefle Claudiano il Sole nel> bracciodeftror& laLunanel finiftrorpcfcbe quelJofia pwfbrza»& edi mag~ Aurora., gior vigoreaflaidiquefla>della quale dko fubito»che. hauerodifegnatal'Auro* ra ? !a quaje fe ben in-Ciela va innanzi a! SoIe» non credeFpero,cheidebba Kauer amaledielferliftatapoftadierTortaqnerYemie irmginij perche ad ©gniraodo; ella nafceda luh> conciofia, che I* Auwrsnow e altr© che il primo roffeggiaTe* chefannoi raggrdel Sole in Orieme»quandoeorninciano afputirare fopra ifl noflroHemifpero* Ondene hannofintei Poeti ' pop moire faaoIe»e l'lianno' defcritrairidiuerfimodhqualifaBnopiU'affai' perchi fcrfue»che perchi voglia fame imagine: & percio non dirodi umi»ma diataunr pochi folamenre/ccon- ib che mipaionopiu commodi a fame dipintura * lo nontron©>che fe bene po- ller ogli An tichi; l'Aurorarra li Dei del Cieloyle faceflero peromai ftacoaalcui- Paufa- iraj fe non, che come ftrkie Paufania, ne ft? vna di terra in Athene>xhe rapiuav xia» , Cefalojma non dice pero come fofse fatca. Adiinque ne faro r ierauc da quello y, che ne differ© * Poeti. Homero la fa con chiome bionde, 8c docatey 8c die habbjavnfeggioparimentedoratOj&laveftepurdelmedeffmocolbre^Virgilio^ dice cta'ella viene eon le mani colorite a cacriacevia le Stelfe. Et Onidio,cbe apre le rofseggianti pocte piene tutted! bellifi&me rofe* quando Febovuole Caaallo vfcire dall'oriente . Aletini olrr-e di cio le mettono^ in mano vna accefa fa- ^U'Auro ce " a » & fanno ch'ella habbia vn Carro tiratcv tfer cauaM'o Pegafoj. che ba- n. «eua l s ali 5 & dicono> che eH'a I'impetroda Gioue, poiche ne fu eaduro gi& Btllerofonte . La qua! cofa ci da forfe ad intendere> che quella horadeF mat- is no 6a la pin commeda, l ckr #ereotendo co'l ^ie fece fpiccar fuori Kac- Degl'Attichu 5:5 qua del fonte* per cionominatoanco eaballino, tanto frequentato dalle Mu- le. Nondiitieno Homero non queftoma due altri caualli le da , ambi lucidi e ri- Homerc* fplendenti . Fingono ancOra alcuni » che venga l*Aurora al primo fuo apparire tuttacolorita» fpargendo|perl'ariacaneflridifiori, &dirofegialle> 6Y vermi- glick Erin fomrUala defcriue ogn vno ecme piu gli piace, moftrando pure fempre quel colore tra giallo* & roflo* che fpargono perl'ariai prirni raggi del Sole » D I A n a; DOmandarono gli Anrichi Diana la Deadella caccia ■, edifferocheleerano raccomandate le fclue, & i bofchi, perche ella quiui fi tfletcitaua foueme hellecaccio,fuggendo laconuerfationedegli huomihi, per meglio guardare la .* Virginita. Erpercio fu fartain habitodi Ninfa tuttafuccinta conFarco intna> »/ l ™fc ine ho , & con la farctra piena di quadrella al fiahco;, come la defcriue Claudiano > Jl, j na " ilquale diflegnato che ha Pallade cesi dice di lei . vJaudi*. ho. Menf 7 a affai mapiu Icggiadratf hello, Spledeanle.e ffjarfida le fpatle alfen > Diana ira, chin lei gli ccchi , e le Scherfandofs w git mo icapei fciolti gr*ancie L'arcc alletato,e le quadrella altergo Far ean ••?/ Febo lo ffilendore , e'l (effo pendeano eda due cinti btn rtflretta SolcJji fojfe di lor (coper to haurebbe -. Lu (oitil vefle con minute falde Le ign ulc braccia dt candor celefle Fin (otto le ginocchid di(correa . EtkdoUi.no in comp&gniaalcuhe pOche velginellei le quali fcho pari- Copagni t^entr defcriue diClaud:ano in queftaguifa* diDiana. Le braccia han nude, e glihomeri, da i Le fatico(e caccie-, e di fudore quali Bagnantalhor le colorite gUancJe, fendon faretre di fae'tt'e piene : Da le quali a fatica fi conofce. Le man di lieu't dardi (ono armate, S'elle fian Vergwdle ardtte,e ~vaghe> Ei non\hanho ornamento alcuno m- O yur feroci gicuam lechtome torrid Sono annoda:e fenza -rdi^e e fcioltet Fatto con arte » nepero mm belle Kitten on d> fotti' refit duo cintt, yippa or., tnentre che tan [eguitando Si> cbe van J«i ft-; (otto te gmocchia . Et il rrede firr o Claudiano H ice, che 1'arco di Diana e di comb, contro quello che ne (trifle Ouidio, ilquale lo fa dorato, & dicorncquellodelieNir.fcdicendo di Siringa, che tanto era bellache poteuaelTerecredutaDpna, ft ftato non fuf- fe, che quefta ha I'arcod'oro, & ella I'haueualicorno . Cosihanno finto le fauole , perche come fottoil ncmedi Apollo fuadcrato il Sole) cosi fuado- rato la Lunaforto il nomedicoftei chiamata Diana, quafi Deuiana; perche la Lunadeuia nelCielodal dtittoftntiero delia Ecclitica, checiene lempre il Sole, non akrimenti chevadano icacciatori foUenteper deuie ftradefeguitan- do le fere j delle quali altra non fu pju grata a quefta Dea de i Cerui ; cotr ; e fi vi- de, quando pet haucre Agsmenncnt amrmzzatovnCerbo, ellafi Idegnfe s! fattarnentv j contra iGreci s & ftceloro tanto dima'x in Aulidt; rhr fu delibe- t.to diplacarla colfanguedi co!u5,chel J liaueua oftefa , faciific;:ndole Ifiger.ia fua figliuola i& era ilfacrif.cio in punto quando Diana moffaapieta dtllagio^ SacrifTci'j nanf Jafece (ubiro fparirerimettendo vnaCeruain firo.luogojcon la quale fcce- difanguc roi GreciPordinatofacriflcio, vi placaronola Dea. £rJ6genia portata nejla humane: D 4 taurica ■j 6 Imagini de i Dei Tutica regidne fu fatta quiui Sacerdotefsa di Diana , Otieerano facrificati i fori ftieri, & maffimamehte Greci> che vi capitauano , dando lorodi vnafcure fu' capo doppo fatti akuni preghi,& il corpo eragittato da vn'altarupe.ouefu il tempio della Dea in mare,& il capo reftaua quiui attaccato ad vn palo. Hauendo dunque Ifigenia la cura di que fto trifto facrificid, auenne cbe Orefte fuo fratello, ilquale era andato in Colco a purgarfi del peccatodi hauereamazzno la Madre* vi c.ipjtbj & fu riconofcituo da lei, ne voile percib,che fofeefacrificato,come glialcri; ma perche la gentede! paeft.- pareuanon voler!ofoppottaie,fe nefug- gl via con luiportandofecoil fimulacio della Dea auolto in mufifcidi bacehec- te, dalliquali ella fu poicognominata Diana Fafcellina , & ando a porlo ad Aricia lungida Roma da diecitrngliactntinnando quiui medefimamcnte I'em- pio facrificio dellevittime humane, quale paruepoi troppocrudele a'Rcmani* benche fotTerc facrificati i fcrui fol^ir.erut & perciolaluaiono pafsarequctfa Coftume Deacon fa°i facrificij a' Lacedemoni], li qus^i 15 conuertironoall'vlo rfi talc: ce- jji^a^gremonia in queftamaniera.Scieglicuanoii Torre alcunigiouanertidellr* Citta,& monij (-ji poftilisu J'altare della Deagli battcuanoir i.modd,che i mifi relti fpai£aiano'ar- battere i S^ mentt *' fatigue dalle teneu »& delicate men bra; di the non fotamente non fi giouani doleuancma leggefi>fht fouentc contendeu;inoiiifitmt, t hi di lor non fcftc- * neffepiiivhilmenteleagrebattiture. In quefto mezzo la Sacerdorefla and&ua Col fimulacro della Dcainbraccioinu>rnoall'altare»& (criueFeufani^chefeco- Iu>»cui era datol'cffiaodibatterei giouani, hauefie forte hruuio p unfpettoal- 1'vn.oj che all'alrro, c perche foffe ftato piubello,opninob?ie ,il fimulacro della - Dea che eraaffai picciolo,& leggiercdiuentauacosi gfatre, & pefanre 5 che SactrdotetTanonlo poteaf ftenerea pena,& pet 06, quatxic queflo aucniua, ella gridaua,che percolpariel battitorefi fentiuaeppntmre dal graue ptfo ric4 fimulacro, che doueuapui'baueretuttauiaqutlk bacchetteintoino,ccnlrquali ei fu pcrtatovia Et ber:cbepaia,checo5i crudcle facrificicmale ficqnfacifie sc vna Dea vergine,6V. piaceuolt- qual'era Diana; rendm -enoalcunideglj an tie hi credettero, che ellafidilettafie di vedere fpargere su gli fuoi altar i il fangne PaUfa-- ^ utI)3n0 » c0lTe fufatr©,fecondochtfilcggeapprc{Tcde!medcf;moPc;ul"ii!2, w- ^j a " coinPatraOtradelPAchaia, facuficandoie ogni arrcvn giouenetio, ex vr,a verginella , i piii belli dell* Citta, per placate i'ira fua < oncepura pa la ppca riue- renza hauutale da vna fuaSacerdottifa, la quale ^rriorofamehrcrlrttc piu volte Con vr gif uinefuoitinamoratcneitetr.pJofTtffode'la Dea;ondedi la a pocomo- ri r r;noambidUenriferamente)& nefeguiro vnacaref|ia,6c vnaj\ti ej z.igran- , diffrma alia. Citta. alje quale fu nmediatoccn ilerudele facr Mcio,chicd'ffi Ma fodejchelacolpadicosinefandifacrificij fu deile narioni,a)!equa!ipiacti!3 di tf- fercirare in que! medo la fua crudeita cona,&fcorta de viandanti nd- la notte , di Diana, che era ccmedi(I>,fu I'A- uentino . Et po- trcbbc anco forfe efsere , che cid fofse ft; to fat'to, ptrcht que fto?ni malefictiiifoafsai a Diana , menue die per lei intcn- dismolaLurp,co me dirbpoij che horaritomo a di- re de i Cerui ; li qnali furonocre- duti tante gntia Diana, che vefti- rono talhora gli antichifuoi fimo- lacri deile pelli di quellicomefileg- geapprefsodiPau tenia nell' Arcadia neeravnoveftito di vna pelle di Cerucda gliho- meii del quale pen dtua vna faretta piena di ftrali,& haueua neli'vna delkmanivna.fa- ccliaacctfa,&nel I'aluaduoferpen. ti , & a lato gli Simula -- crodi Di ana . ftaua vn cane da caeca . Et m , crra parte deli'Acaia , come *^^^#SS Paufania (ouefaceuano fulenniffimo facrificio a Dtan- „1 cui *™}™°™*™\d & diauorio in forma dicacc.arrice) M innanzt, che fi ^rto^ andaoa »n volta, come diremo noi vna gran proceffione con belliflhra pttnp* Oc mem a ^^ fi ruttieralaVergine facerdocefsa dellaDeafuvn beUarrotiritodaauote uu ^ ilVtidanno a Diana i! carro tiratopariracmc da bianchiflimi C«W» come n Claudiano , quando dice ♦ Sceude I a. t)ea , che de la caccia ha curia, Da gli alt i month e co'i veloce Carro J 'ratio da bianchi Cerui yajja it Mare. fi diced, che pofero Diana ful carro tiratoda velociffirci animali pe^mo- 58 Tmagini de i Dei ftrare la fua velocity concioua,che la Luna fain pochiflfirfto tempo* cne Ibno vintinoue giorni ,&dodecihorein£irca>i!fuogiroi comequella,cheha I'or- ~, ... be minore de gii altri . Ec a glialtri Dei parimenrefurono datii earn per fegnd Caualli ^j rotare , c hefannoIeGelerti sfere> alle quali eflfi fonofopra*, & fecondo le della Lu- ^^i j oro cos i hanno gli animali, die egli tirono. Et percid Propettiofa> che *2?* il carrodelia Luna fia draco da Caualli>quatidodice s Proper— l10, "Benche gli ncehi cadenti no» cal affe Upigrofonnotcongii fuoi La alii. La Liana «i me"{o it Ctelo roff: paffe . t)i quefti P vno era negro, e Vattro bianco , dice i! fioceaccio > petcrie non (o* Boccac— i amente appare di notte la Luna , ma G vedeancoil di . Fefto I'o'mpeio fcriue* cio. " cheVnMulourauailcarrodellaLnna»&che!aragionediaoera,cbeel'a dafe Mu'lo al efterileper eflerfreddadi fuanatura,& ilKluloparimenrersongfner; . Oucro carrodel cne voleuanomofttare gliantiebi con quefto animate* cbe nor ha fa Luna luce da JaLuna " fe, ma rifplende cc n 1'altrui Iume,quafi cne il Sole glieiapr accendeue iti MongibcIIo gli tagliati pini dietndo* jiciw tengano in se i>t> tu ma^gort Di quel liquor, cht Febo i deftrier fuole £ i fuoi Giouencht la bkornt Luna In quam'fyopb lor lafiagli afpergc > t bagna % 'Aufonio Et Aufonio G«llo fece il tnedefimo,quahdo fcriuendo a Paolino diffe j Gallo. Giafea veder la Luna i bei Gicuemh i. Diqueflifileggeiamedefimaragione>cne bodettodei Muli,cice\ che mo* firano lafterilita. Imperoche, ccmefcriue Xtrofortt ,& fivece fare ■criandib - turrodi, iJcafharoiTcri, per fr.rli pfumnniucti,& piucorrrrodiacoltiuare il terrero , donde e the rcn per no poi piu^enersre . Due xarnenre fu dato quefto animate alia Luna, per lafmiglisrzs-ciK e fra loiodel'e cctna* ccnc.c fia.che al fimulacrodi quella, che eradi vaga N rfa <, ccue lodetto, metteuax due piccole rorr.ette in capo Et in EginoetacordcratoaHa Luna quel hue, che qtiiui ; naueuar.oinrsntariuererzr. ,il quale bifo^hauai che bnutfie vna macchia bian- ca ne'deflro fianco,cV !e corna picciole, comt fbho quelle della Luna qusndo ccmir.cia a cte fct re > fecondo che fi legge appreflb ft J-"in»o . Et glie ne facrifica- uanoynoancoradifeimffijdiconoalcuniil fettirrO di,6V alcunialtriil deciiro dopoil patto.ch^eraquandc-conlelorocerimonienetrcuar.oilncmea'figliuoli Lunaaia- t)3t '- ^ [ f 3ce,1: -ri('giiantichiqticfloall 5 horaallaLunaforleringratiandola,quafi tail par- cne P er ' c ii' maturopanofofse venuto in!uce,^trchedic^ no, che la Luna per torire . e ^ er P' aneta hnmido affrata il tempo tal hora con il fuo ir fluffc ,cnde ne nalco* noalle volteifigliuolinelftttimomefejcheealei fortorofio,&f.oqUafifempreiI pa no pin facile. Et pet queflo lo chiemauano alJ > fccra 3 & la pregauano ticrrir.f -n- rfcJa Degl'Antafii, ^ Statu* di Lucianadea de Vartitolta per la Luna effenda, ta Luna planet a bumido at to a facilitate I x prefect del pxrto % & figwata per la vergo- gna della donna p or tur iente . doia Lucina, quad che tufto, & fen- za pericob della, madre facefle vfcire il parto gia maturo in luce. Male fauo- le hanno detto > che Diana era chiama- ta dalle donne ne i parti fetto il nome di Lucina, perchev- fcitajcheetlafudel ventre diLatonafua madrclefivolcofu- bito,&tutrafnella, edeftral'aiutoapar torire ilfratello A- pollo, come che la? pregafsero, cbe' v- fcifle col Nume fuo a dare loro Taiuto* cheelladiede gia al- ia madre con le pro- prie mani . Ne fa intefa Diana fola- mentefottoilnome di Lucina, ma Giu- noDe anccra, come fivedenella fuaima gine. Etalcuni han- no detto » cbe rion fuquella,nequtfta» ma che fucertafe- mina, la quale venne rindagli Hiperborij montr inDelo per aiutare Latona a partorire,& cbe quindi fi fparfe poi il nome fuo in modoiche fu adocata quafi per turcc,& hebbe tempi}, alrari»e fimutacri, corns glialtri Dei : innanzi aiiiquali bifognb, che ella foflTe,pofcia chegli aiutaua a nafcere . Et cosi pare, ches'inten- deflTevnLieiopoeta, il quale, come riferifcePaufania ,incerti hinni,che ei fe- ce a quefta Dea , la diffe eflTtre ftara Gnoinnt nzi a Saturn "> , & le dtede ceni nomi per li quali fi porrebbe anco facilmente credere, che elia foffe ftata vna dedte par- che > pcrche qucfte haueuano parrmente cbe fare afsai nel na'cimentohumano, come vederemo, quandofiragioneradiloro. Malafriandocercareadaltri,chi ella rufse,e tonde veniT$»° quefta Dea Lucina, di. hi.ur.ode' fuoi fimulacri,!i qua- SjmoFaw hVranotenunfemprerutticopenida gli Atheniefiperbiblamenre, come fcriue cridiLu- Paufan'n.Ondeappretsodicoftorola (htoadi Lucina poteuacosiefserevnpez- cjna. zo di legno, odi altra materia fenzi ffgara alcuna , come formatoin donna , o n altra cnfa, poi cbe ftaua fempre copern,ne fi vedeua mai .' In certa pare ddl*A- cbiiafu vn tempio di quefta Dea raolto antico> con vn fiamlacro tuctodi legno> fuoti €o Imagini dc i Del Imagine di Biana Cinthia o Lunadea cacciatrice eon y>n Tardo nella deflra} & vn Leone nella ftniflra , coft Jcolpita in Cwinto ml tempo di Giunove- nell**Arca di Cipfello tiranno . fuoriche!afaccia»!a quale era tale, che poteua rapprefenta- reDianajlemanijfiC ijpiedi eranodi mar- mo , & lo copriua tutto vo velo fottile di lino,da quelle par-; te in fuori.cheerano di marmo,le qaali fta uano fcoperte . L'v- na delle mani era di* ftefafenza alcunaco fa, & vihaucrebbo- no ben potato met- terevnachiaue,per- che Feflo fcriue, che la foleuano donate? gli antichi alle donne moftrando con que- fta ( che e ftromento da aprire ) cbe defi- derauano lero vn par tofacile,& piaceuo- le,percheaprendoil bene la via al bambi- no,quando ha da na- fcere , egli fe ne efce fenzadare tormento alia madre: ma forfe* che volfero moftrars ilmedefirao con quel 3a mano- di Lucina jr ace m n2 diiler3j&aperta. i/akrapanauavnaface!laardente » la quale rnoftraua,oueno in mano c ^ ; e donne alparrorire-fentono grauiffimi dolori>che le ftnngono cosi, co- di Diana, meilfuoconVinge tuttocib,acheii appiglia,ouerochequefta Dea eraPappor- tatrlce della luee a' nafcenti fanciulli , perche porgeua loro aiuto ad vfcirs del ventre delia roidre. Per laqual eofai Greci le metteuano in capo ghirlan- de di Dir,tamo, berba, cbs pofta fotco alle donne, quando ftanno per figlia- ri y giot?Moro ailii . Legged ancora cbe, facendo gli antichi Diana conl'ar- coinrmno, voleuanomoftrarele acutepuntuce deidoloru chehanno ledoti- neal pa»;torire> 8z cosi U faceuano qaali fempte . Onde Marco Tullio fcrr, uendc contra Verre difegna vn fimulacco di Diana da lui rapito nella Sici- lit, in queft* roggia j era alto , Sc granie, eon vefte » che lo copriua tutto Bo giu a piedi, gio.iane di faccia , & di Virginale afpetto , che nella deftra rump poaana vna facella ardeme , e teneua vn'arco neila finiftra , & le iaette gli pendeuano da gli homeri . Puo l'accefa face in mano di Diana (come fcriue pur'anco Paufania, che ne fa vn fimulacro di mecailo ncll'Ar- cadia alto forfe fei piedi ohre a quello » che ho detco ) moftrsre ancora> th'clla Diana M. Tu- lio. DcgliAnticMJ 6t '■eh'ethilacenclo 4i notte Fa la fcorta a' viandanii, & perrid era diiamata qui m Diana fcorta, & ducc; si come in Romaaeltcmpio , che ellahebbc su'l moti- ve PalatincfudettaNotiluca. Ethebbe altri diaerfi nomiancora, delliqualt fidirapoi. Paufania,qaandodefcriue 1'arcadi Cipfello Tiranno di Corinto |>ofta quiui nel terapiodi Giunone, dice: chc vi erano fcolpite, & wtagliate CFpfelto snolte figure d'oco,&: di auoricche fta queftc vi era ©iana con le ali a gli home Tiranno mi laqualepotgeuacon ladeftramanovn Patdo»& vn Leone con lafiniftra, dijCotia* & che non sarenderne alcana ragioneiondeio non mi vergognerd di dire il uo '■ roedefimo, non hauendo trooato fin qui, cbi nehabbi fcritto. L«Fcio den- gue, che la interpret ogni vno amodo fuo,& fengoa dire , chc Virgilio hapoftorrefaccieallaVergine Diana,& che ella fu percio chiamata Tr for- Diana c t tae, Trigemina > &c Triuiaj nc Diana folamente, ma Hecate ancoia fu cofi det- forme . ta.onde Ouidiofcrifle, ° mdl ° ' P"cdi, che con tre faccle Hecate guard* Tre vie* the pi rkfeon tune in vna . B^n fofferopoi tutte vnamede1imacoia,& inomifo'amenrcerahcclfuerG; -permoftrare con queftij come tame volte ho giadettolediuctfe poterize, & qualica dmerfe, che dauano g!i antichi a* fuoi Dei» & i varij effetti,chc da quelli erano crrduri venire.Et percio differo le fauole,che Hecate nata di Gioue heb- Hecate . be da !ui autorira,c pctere fopra turd gli elcmenti,&che fu cosi nomata,perche appriflo de* Greci vna fimile voce viene a dire cento,che appo !oro fpefle volte ctoltopernumeroinfinitojcomech'elhfoffe di poffanza inn nit a , perche pate cheda lei qu.-l'e come ho detto ia Luna, fianogouernatigli Elemerm,& quafi tutte le cofe compofte di quelli, & che fi matin.) fecondo , che elb (i muu . O fu pure cofi delta , pert he come dicono alcuni »lefacrificauanocon cent9 altaridi verdi cefpugli , & vccickuan!e cento vitttme, come porci, o peccre, ma fe i! facrificio, quale, percio fudimandato Hecatombe.erafattoinnome Hecatom dello fmperatorej le vittime erano cento Leoni,ouero cento Aquilenc credo be. io pero jchchauelferofemptcquefti animali veri, ma piurofto.cWene fingef. fero taihoraj perche vfaronofouentegli antichi ne'ficrifi.dj loro •, di fingere di pafta,6 diqualche akra materia, quello animale che firioueu-i fact ificare, nefi trouaua,fe non con grandiffima difficulta,& i poueri > che non poteuano fare Ia fpcfa dei vert animalii come riferifceSuida, fpeflo faceuano quefto,che nefa- Vittimc •crific;,U3node;i fimul2ti,e finn,come fi vede appreflo di Hsrod^to ancora,ll qua Ante. Jedice.che quelli di Fgittonon facrificauano il Porcoad altro Dio, che alia Lu- na,&aBacco,&in quellefefte antora folamete,che faceuano a tempo dipiena Luna.guardadofi in tutte leahre ditorcat queftabeftia, dell a quale magiauano quel difo'o, che fi facnficaua.enon piumaiin tmtoilreftodeU'anno, &: quelli, che per pcuertanon poteuanofacn'iicarevn Porco vei'o, ne fingeuano vno,& quelle (actificauano. Et App'ianofcrmcchei Oziceni popoli della Grecia,laCit Appiano ta deiqualidiceuano.che fu data da Gioue in dote a Proferpina»&,la adorauano percio fopra tutti gli aItriNumi,facrificaridole vna vacca tnttanegr^, effendo gia aiTediati, dall'armara di Mitndate, ne potendo tfotiare la vacca, che era ne« ,chenei facii- fic;j fingeaano fpeflo g!i antichi le cofe,che non poteuano * 6 fe> non coo difficult^ ^randc hau*re . Ec in altco luoco aocora dice, cheper quefto i'acqu? che fpargeua* nooel tempts di Hi- de, Cebene non epai ladictuanopiroefle- re del Ni'.o . £l non r olo le fiate viticre fcufauano quelli.ctie tiirn poteuano f nenfi- est- le vete, ma I'an- dare humi!mente a baf i r la mano del Dio>cm(i haueuada facufi;are, fufouen- te in vece di faci-fi io a chi non poteua fare alcro . Soleuano an- co gli antichi baciare pet diuoti ne licon- (ecrati fimulacn, co- me fi raccoglie da Cicerone quando patia contca Vetrcoue dice •, chc in Agri- gento Citta della Sicilia era «n belliffimo fimulacro d; metalo di Hercole. che hsueua la bocca, & il memo quafi logon, cofi fpe/fo era baciato da chi l'anda- ua adadcrare . ErPrudentio fcriuendo, come fofle adorato il Sole creduto Apollo, metre :& Pro- ferpina , perch'ella e creduta fcende» re in Inferno tuna quel tempo, che I noiftanafcofta.Le qualicofe da Eufe- bio fono cos! efpo- [te. E chiamata Lu- na Hecate e Tri- >rme per le varie figure 9 ch'ella mc Hecate triforrae* fira nei co p** iaqfecoodochs pia, » men fi croua eflcrc diicofto dal So- le* onde fonoparimente tre le v:rtu fue r L'vnae quandocominciaa moftrare il lume a' mortals porgendo con quelle accrefcimento a He cofe > & quefto pri- me & nu~uo afpetto era da glranrich: mofiraro con vefti bianche ,& borate, chemetteuanointotnojlfuo fimulacto, & con la face accefa>cheilroedefimo haueua in mano, L'aJrraeS.quandoha gia la mera di unto illume, ckfuquefta moftratacon lacefta nella quale portauano !e fuecofe facrerperche, mentre chc va crefcendo il lume deUa Luna,ogni dr piu fi maturano i frutti.quali fi rac» cogliono poicon le cefte . La terza e, ncllo mtierolume mofirato con vefti lauroaiv che hanno del fofco . A coftei dauanoU lauro ancora , il quale e prcprio l a Luna d*Apollo, perch'ella riceucil lume dal' Sole, & quel colore infocato, che mo- confeera- fira talhota in vifo . Et le dleronoil Papauero parimente per la molritudine to. delle atiime, lequali erano credure habhare nel fuo crbe, quafiche que! foffe Papaue* wagran Citta rutta piena di numerofo popolo, conciofia,che il Papauero mo- ro con je- flcr, & fignifichi le Crrta, perche hai capi cosi imagliati in cima, come fono le c tato aU * nauradi quelle > &tienein seraccoko vnnumerogtandediminuti granelli, *- una ^ tome 6$ Iina-grnldct Del; comegran namcrcy di perfone ftainfieme vaite nelle Cict&- Etfu gpjnjbirc di alcuni Filofofi, checosi fofle babitatocola.fu l'orbedella Luna, come c euh gift la terra,& diceuano che !e€itta> le felue» & iroonti, che qmui fonojfaF;'n<> quelle maechie»ehe ci pardi vedere nella faccia di quella»ma Plitiio vuoJe ehc- Paufania. fiano fatte per rhumidittbch'elJa lira da! Ja terra. Scriue Paufania>che in Egin* Citta dc s Corinthi, Hecate era adoratapm di tutti gli altri Deifo che quiui effl la bebbe vn finsulacro dr legnd fattc* da Mirone con vna faccia fola,& il reiW del corpo era a guifa di tronco* conie che now ib(Te fatta fempre cott ire faerie* ma credefi>ehe Alcarftcne innanzia tuttigli altri la facelTetale a gli Atftenieiu Delle tre refte dunque, che hebbe il fimulacto di Hecate, 1'vna aila deftra erJ di cauallojl'aUra di cane,& la terza che era nel mezo di huomo rufiico*& rozo£ 'Prudery*- riso* A rrtTsfj-- fopra cnrchvientniamaiai^ianajoc cacciarrice,ncnenpuo intenaere pt Cinghia!e>per<.hefU queflabefti? nel!c felue fetnpre, enei bofchi si come la tefta di Gauallo animate vefoce ci :fa vedercch'ella circonda vclo> iffimarocnte: il GieIo*,& queilade! c^ne cidinotajchela medfcfima^quandonoifinaftande* fucredutala Deadeiib infemoj&ohiamata Proferpina, perche fi da il cane al* Dio deli'Inferno come Cerbero, dalle fauoie rsnto cele braro . nt fa fede. Er Ptudentioj fcriuend© la veflita de GcntilidifefadaSimmactv dice in quefto' mododellaLuna. : Hor (ulbeltarro da duevaccfoe tratt'6 Candida va pel Ci(l; hor ne I'lnfernt' JJempie for elle coin mperea sfer\a Ca(ljga>efalle zfeir contra mortali :' Hor> per le felue le veloci dame Fere, eiraffige con gli acuti datdi . E quin&i vtefixhe in ire- forme diuerfe : Con trs diner finomt til a ft mo fir a : Ter cloche Luis a e delta qttando appare Di bel iuct do velo anoivettita* Quando fuecinta ffe come lor regma Gridatf commdnda a I'antme perdufe? E proferpina moglte dt Tlutone •• Seguita poi,che la verita e,che quefto e vrt triito Derhoriicyilquale irigamia 1 i mortali j perfuaderidc lcro,che intre diuerfiiuoghi fiario molti> & diuerii- Dei. ir) Cielojin Ter^a,e nell'Inferho . Potfirio,corne riferifecTheodorito Ve»~ fcouo Circrifcfcrniendo de s «ifti Demonijquello,ehe fe ne diva nelkimagine^ di tlutone rhettcche Hecate fia padrona di quelli, &. che gli tenga in tre ele- mentr^neiV'aercriell'acquajck ndlla terra . Oltre di ci6 difTeto anco gli anuchi, che Hecate' faceu'a fouerite. vedere a chi (\ trouaua in qualche calimita grander & in qualche granttuTeriaj eerta orbbraj oueto fan tafma, che fi rrmtaus rutta-- aiajck qnafi fubitb di vna iri va'alrra r1gura } come Ariftofane dice } & lo rifeiifce' Smdiybc Ci lTiofliaua ilor-a Bue, hora Mula,talhora pareUa eflere vna bclliflima' f emiria j e tale aitra vn e'ane , & fa detta quefta ccsi fatta cofa Empufa percbo' pareua,che andaffe con vti pie folo, & alcUni hanno voluto , che ella fofle He- care ftelTa »' la quale fi riioftrafle in qufifta foggia di bel mezo di , quando ccn ? cer't'e cerimenie fi platJauaho le ombre de i rherti . £t per gli varij, Sc diuei# afperti,che difefaceuaaltrui vedere queita befiia,fii tiratoinprouerbiodag!^ anrkh;,& diceuariocangiatfi piUjcheiion faceuaEmpufa s chemofiraUadiVo- lerc hora vna cofa, 6c t'aruofto vn'aitra,& chenonfilaftiauarriaicoiioicere quale ei fi foffe.Et tucisno paflaftdo de' balli,dirTe che fanrio mutare la perfo*' Us m ts.tie'i modi, che fi pfio d]ie ? cHe rapprefneti EmpUfa,che fi cangia in rnille' & ftsrc. EraohJe di cid^oaie kisat EufeDio,ia ApollinepQli Ciua dello Egitta " vm De'gli Antichi . 6% Imagine delta Dea Natura tutta plena di poppe, permojirare,cbe Hvniuerfa piglia nutrimento dalU virtit occulta delta medefima . vna ftatoa di coftei* la quale moftraua pur'anco, che la Lia- na not* ha luce dafe* mala riceue dal So* le, percioche (era fat-- ta in forma di huo- ■ mocucco bianccche haueua il capo di Sparuiere, fignifica la bianchezzajche la Luna da fe non ha luce,tnada altri la ri- ceue, cioe dal Sole* che le da fpirito an* cora,& forza : & cicV fignifica la teftadel- loSpyruiere. perche quefto vcceilo era ccnfecrato al Sole, come ho dettonella fua imagine. Leg* gefi ancora che in Egitto faceuano Mi- lfi$el- de veftica di negro, per moftrare, ch'ella da le e corp© fofco, &ofcuro:&eraque- fta pur'anco la Lu- na» come fi conofce- u« daHa fua ftar >a facta in f-rma di Donna con due cornette di bue in tefta>cc-' me fcriue Herodotconde r»on prreuano gli Egitij farriticsrc le vaccbe , come che foflero tutte diqueftaDe)t3,bench2 facrificafTero buoi>& vitel'i.O forfe era sncopcrche lefauoledicon--. che ella fit mutara gia in quefta beftiadaGio- ne»pofcia, che hebbe goduto di lei. accioche Giunone non fe neaucdef- fej& che haueua nomeaI!horaIo,& cofi lacbiamanorGreci, & ladiflegnano panmcntecon le coma in capo , mapailatapoiin Egitcofuchiamataquiui lu~ dc ; & tcneua il fuo fimulacro cerro Ciembalo nelladeftra naano,& nella finiftra haueua vn vsfo.Onde come <\ic^ Seruio,credettero alcuni.ch'ella fofle il Genio cltll'cgitto, quail che per lei fi vedeffe la Natura diquel paefe, rr.cflrando il Ciembalo quel rumore, che fa il Ni!o , quandocrefce » si-, che aflbnda lutri 1 campi -, & il vafo i lagbi , che quiui fono. Ahri hanno detto, che ella e la terra come tiferifce il medefirno Semio * 6V: Macrobio ancora , 6 Seruio verarncntela Natura delle cofe, che al Sole fUfoggetta,& quinch visne , Macrer- che faceuano il corpo di quefta Dea tutto pieno , & carico di poppe , bio. come chel'vnfuerfo ptgU nurrimenCo daHa te^ra, ouer-o dalla victu occulta della N;tura, perche furapprefentara etiandiO'la Natuticon quefta ivnagi- Natura' ne da gh antishi . Et luienda , che vncosi fatto fimulacro fu gia ttouato E in 66 Imaginidei Dei in Romaali tempo di Papa Leone X.& vedefi quefta roedefima figura con tan- MedagI ia te poppe in vna medaglia antica di Adrian© . In Egitto quartdb voleuano diffe- a'Adria- gnar la Natura nelle loro facre figure »faceuano I'Auoitcio, &L era ia ragione di no. cio»dice Marcellino-, perche tragli Auolfoinon fenetrouaalcuno di rnafchio» Auoltofo ma tuttifono femme,comefcriue Elian© ancora : & fu creduto,che Euro vento dellaN** ^i Leuante^cosi feruiileaqueftivccelliin vece dimafchi, come pate* chcZefiro tu ^ a * impregni la terra j'&'gli alberi diPrimauera . Sbnopoiftari ^di quellijli qu»li Eliano . h ann b^Qftoincapo^liirnulacrodilUdevnaghitladdadiAbrotano,&lehan- nedaronclla finiftra mano lamedefima herba, & nelladeftra vna Nauicella* con la quale voleua forfi raofttare s che ella pafso in Egitto* conciofia , che qui- Lattatio. uifotleCeicbtara vna felta come fcriue LattantiojdedtcacaallaNauedi Ifide* perche fe bene le fauole finferojch'ella mutatain vacca nuotado paflafse il mare* nondimeno la hiftoiia ha fentco, che lo pafso nauigando,& per quelto gh Egit- tijlacredetteroefsete fopraalle nauigationi, & che potefse dare co! Numefuo Luciano. fchcecorfoa'nauigantLOnde Luciano fa.cheGiouecomandaa Mercur:o>che vadi acondurre Ioper mare in Egitto ;& quiui la faccidbrnandare poi Ifidc, & la facci adorare > come Nume>il quale habbi potere di fpargere il Nilosdifa- Apuleio. re foffiate i vend, & drcoaferuare li Nauiganti . Et Apuieio fa s che Ifi- de ftefsa cosi parladella fuafefta '»• La mia rehgionecomiUcieradimane pet tiurare poi eternamente* & efsendogia mitigate letempefte delI'lnuerno>& tatoil maredi tutbato, & tempeftofo quiejo, 8c nauigabife , i miei facetdo- ti rrsi facrificheranno vna pkciola nauicella adimcftratione del m:o pafsag- gio . Alia quale ccfahebberoancoforfe mente skuni popolidellaGermania* li qiisli, come riferifce AlefsandroNapohtano, adcrauano ViiaLibmna»chec certa forte dinaue piccola,& veFbce 9 &potfemo fcrfe dire > che fofse,ccme hoggifonoi betgantini.ouero lefregate»credendo , che fofse queftala vera "-'ale to imagine dilfide*il cuilimulacfojdice Eliano, che in fcgitto haueua il capo Placco . cuito » & coronate di vn ferpente, & il medefimo u" legge apprefso di Valeric Oiiidio . Flacco » che le da parrmente il Ciembalo in roano . Omdic-rquando la fa ap- panre in fogno a Thefetafa % cosi la dipinge> mettertdo con lei; alcuni altu an- cora dei Dei dello Egitto* ; A Th:letufaame\anotte apparue Chi git pofer6 in nian le genii atni- D'lnacola figliwrta accompagnata the * Da be' thiflerij con nori jinte larue Bubafte fantd > & A§i> e chi cenforid Da due coma la frame hauea fegnata Le per [one al filentto era con lei La qual dibianche,e di mature fpt m A\ bel tactr c&nmdrt facendo fcortd che E queis che van con dolotofi bofnti Con vaghez.z.amirabile erdvrnatd . Cere an do (empre.Ofiriicbe fu pcfto' Anubi, che con voci a buoni amkht • put da la tv/oglie fra gh ettrni De'f s Caninamente latra,eH [cettro porta* B le Jono i Serptnu, e i Siflri accofto . A pu'lao * Apuleio medefimamete flnge di bautrla vifta in fogno gi a qua.de egli era Afr- Martia- tto,& cosi la defcriue che molto benefi puo vedere,ch*elia eta la Luna, !a quale i,o . quelh di Egitto con adombran mifterijadorauano . Onde MiTriafiO s fa che Filologia entra nelPotbc della Luna vedequiui i Ciembali, che tanre volte ho gia noa^nati,lefacellediCerere, Taccodi Diana, irmpanidiCibde,& quella aguta tfiforme, della quale hodettogia* cheh?ueua pui'anco Jecoma in ca- po, tk vna Cetaa i quail che tuttcquefte cofe inticme »cV ciafcheduna da jur fe ilgmficafsela Luna . Mantomandoad Apuleio, cidice> che dcrmendo k patue vedere quefta Dea > la qaaie conriuettnda f-ccia vfciua del mate (per- che DcgliAntkhi. £7 imwne d'lfideDedZgittia>che i la Luna tenuta la Dea de muiganth & fa lo apo Greci, laqmle transform** in vacca da Gioueejfendo fata (Ih~ prata & ritornata mlla fua propria forma frggi per marcm Mytto , & quiui fudaquellipopoliadorata per bcmficij riceuuti . cbe finfero i Poeti, che il Sole la Luna> e tutte I'altte (telle iramontando fi an- dafscro a tuffar nel mare, & cbe quin- di vfcilleto al piimo loro appame,) & a poco a poco moftro poi unto il lueido ccrpo.Ella haueua il capo otnato di Ion- ga & folta chioma lieuemente crefpa » & che per lo cbllo 11 fpargeua, cinta da bella ghitlanda nel mezo'delle quali era vnaLuna turta tifp!end<:nte»& erano income al lerrtbo attaccati con bclliffimo ordine fiori,&fruttidiogni forte. Portauapoi la Deadella deftramano certa cofa di ramc fatta in guifa di ciembalo* che fcuotendo il braccio faccua affai gran fuo- no, & ie pendeua dalla finiftra vn dorato vafo>cui faceua manico vn ferpente, chediveneno pareuamttogonfio,& a piedi haueuacettoornamento fattodi fogliedi palma. Cosi fa Apuleio ricrattoda Hide, alia quale per certa ragion naturaie da la vefte bianca, giallaj e roffa, perche la Luna fpedo (i muta di co« lore*, da che indiuinano moln laqualitadel tempo, che poi ha da feguitare, perche la roflezzainlei fignifica: che faranno venti, il color fofco pioggie: & ii lueido, & chiarodiraoftra che debba elTere l'aere fcreno: come anco canto Virgiliodicendo : Virgilio E 2 Ouan* <5$ Itnagini de i D©£ Quando la Luna a racquiflar comincia La Luna: eft ml quarto apparir(ck'vt$ Lhgia per data luce, fe con f of che qua €orna viene abbracciando I'aer negro, Quefio non falle) andro be' la , e feren* Gli agricoltori » &i mcchkri bauran* Con le lucide corrta per lo Cielo , no Quel gtorno,e git altri ,che verranm Cran pioggie : ma > fe di roffore bonefto dtetro Sparge le belle gptancid far a vento ; per tutto U mefe* fiano afcimth e que* Cbemoflra vento fempre efts rojfeggta u». L'altra'vefte tuttanegfamortta,chclaLuna > come hogiadettopiu volte* non ha lame da se, madaaltriloirkeue . Hanno poi detto alcuni»che Apu- leio mette quel cimbalo in raano a quefta Dea> per.moftrare lavfanza degli antichi, li quaii vfciti alio fcoperto faceuano certo ftrepito, & rumore con va- il di rame & di ferto, penfando di giouate in qu;.l raodo alia Luna s ailhorach'e- la petdeil lame pet in tea per (i la terra fra lei > & il Sole > chee nef tempo della EcciilTcdel'a quale non fapendo la caufa>dieeuano>che ia Luna eta tirata in ter- i s ra per fotza d'mcanti, perche aJihora alcuni Incantatoti haueuano datoad in» tendereal mondodi potere fare quefto,e piuancora»Onde Virgilio diile in perfona di certa maga , che gliincantati verli hanno fotza di ritirare ia Luna giu dalCielo: &di Medea (i JeggefpeiTo>cheellafaceuadifcendercla Lunaafuo difpetto •: & Lueaoo parlando degl ? incantatori della TheiTaglia dice.che effi fu- rono i priroi 5 ic be fa cede to fotza a! le (telle » & che faceuano diuentar 1 a Luna negra » & ofcura allhora,che elladoueua elTere piu chiarav epiu lucida > & lateneuano -talc fin ch'ella fofsevenuta in terra a fire quello che voleuano^ Etappieflodi Apuleio vnadi quelle incantatrici fi vantadipotete face ogni gran male alii Dei t 5c di poterofcutatea fuo piacete la luce delieftelle> pct- che laforzadi queidiabolici incanti valeuauo non folamente contra la Luna* ma contrail Sole ancora, etutte le (telle , e contra tutti gli altci Dei cosi del Cielo, corae dell' Inferno-, alliqualioltreatuttelealtre>maledette cerimonie foleuano minacciate (coraefcriue Porfirioa certo gran Sacetdote dell'Egit- Pcrgrie. to , & lo tiferifce Theodocitof ditompere» e fpezzare il Gielo (forfe perche cadefserorottia bafso } direuelaregli occulti mitten di Ifidej&di publicare tutte lecofefue piu feet ete#-d| tare chela barcadi Caronte non paflera piu anime,di date le membra diOfiu a Tifcne>che le fquarci » & fpatga pec tutto, & altre (iniili paszie, nfcttendo fempre innanzi quello* che penfauano > che piu difpiacefse a quel Dio,cuivoleuano fare fotza,perche venifsead vbbidirelc* 10. ,Et forfe che a quefto fu iimile qucllo»che fi leggc appretso di Ouidio di Fau- no;& di PicoNumi)OU.ero Demonij habitateri del monte Auentino,chetirafc fero per arte magical a forza d'incanti Gioue di Cielo a venire a tifpondere lo- co > benche dannaftetopoi i Komani quefta diabetica aire, ne la volefseroin modo alcuno » come fi vede per Apuleio> che ne fu accufato : &c ne furono ci- putati maeftri quelli di Tefsaglia ; perche come rifetifce Suida » Medea pafsan- do perlasu vei«61acc.(ta de' fuoiveleni>&dellefuemalie. Et percio quando ipoeti fannoqualche pteghi alia Luna forto quale nome,chc fiiia,6 di Dia* na, 6 di Heca re, 6 di alt m , per rendetla piu facile ad efaudirli > Je defidera non cheella pofsahauereil fuolumepurc,& chiaro,e che gl'incantidi Tefsaglia non pofsano mai tratJa di Cielo, come fa la nutrice di Fedra nella Tragediadi _ . Hi;polito apprefso di Seneca > dicendo } Oregina de i bofchi , habit atr ice ' O gran Dea de le felue, cbiaro lume De gli alti month one adorata fei 9 Del Cielo, de la few a humida none f r era De gli Antichi . 69 ^Fero ornamento la cut face dona Hecate fanta» porgi il ttto fauors j<erna luce al mondoso Dea triforme A I'opra cominciata . Be poco dapoi foggiunge : fCos) I net da, & pur a appaia femprff Che delnotturrio lume if rem reggi ; La tun faccia, tie pojfaalcuna mbe Ne pajlor fia mat piu> che gloria al-. Nafcondtr'vnqua a not le belle c6rna t cuna Costnonhabbin gl'incantath verfi J>o£a hauerne del tuo amor 9 e girne Di Tbejfaglta tnfeforfa akmajnetre altero , Qaefto dice.perche le faiidlc finfcro,che fa tuna s'innaniorafse di Endimio Endinvitf tie paftore»& l'adormentafse fopra cetto rnonte.folo pet baeciarlo a fuo piacere. ne . Ma tome siferifce Paufania,*ltro vifu.che bacci fralorOi perche dicono alcunr, che si ne hebbe cinquante figliuole. Et leggeli ancora,che non per amore fola- xnente feceia Luna eopiadise adEndiraione ,oueroa Pan , Dio dell'Arxadia , coroe-canta Virgilio , ma per hauere da lui vngregge di belle pecore biancbe. Et time fon© fauole >ma che hanno perbquaLhe fentimenro di verita* pecche PJitno fenue, che Endimione fuilpr irao, cheincendeise la natura della Luna, & cheaper cicVfu fmto,che fofsero iunarnoratiinfieme. Et Alefsandro Afrodifeo AleiTah- dice ne' fuoiprobiemi.che Endimione fir huomo raolto ftudiofodellc cofe del dro Afro' Cielo*& chccetcdcon diligenzagrande cfrntendere il corfo della Luna , & difeo. Je cagioaide i diuetft afpetti»che ella fi mbu r ra;& perche dbrmiua il di>& veg- ghiaua !a notte , tu detto.che la Luna pigliaua piacere di lui. Et cosi fi potreh- be dire di que II i di Thcrfagliaaricqra , che per hauere voluto inueftigareil cor* 4b > & la aatura della Luna, foffe ltaeo finto poi di loro, che la rirauano di Cie- lo in terra » aH'horsjche'i vblgo credeua, che ella patifle aflai, & foppertaffe grauiiTirri3faucay& che quel fuoho, rapprefentatoperlo Cierabalo pofto in ; inano sd t(ide , alieggeritfe naolto la pena della violenza , che le era fatta, comecantanofouencei Poetir&ne fcriue anco Plinio, quad che quel rumo=- re non lafciaffe paflate il morraorio de gl'mcanu aile orecchie della Luna* & percio non haueilero poi ferza cor»tra di lei . Onde Propertio diccche gl'in- eanti tirerebbono la Luna giu del carrojfeirefonanti metcallinon virknediaf- iero. Et Giuucnale pariandodicertafemina loquaciffinia dice, che non ac- Giuuena- tade piu fate romore con vaii dirame, ne con altri mettalli? perche ella fola le. colcicalare fa tanto ftrepito,che puo diffeiJdcre la Lana*da gl'incanti . ScriueG di alcuni popoli che adbrauano il Sole ; &l h Luna ,xredendo che foflero ma- rito, & moglie, &cbe digiunaUano nell'EcclilTi fpecialmente le donne, & 1c jnaritatefifcapigliauano, , & gtaffiauanb, & le donzellefifalaflauano con fpi- ne di pefce ,■& cauauano ilfangue penfandofi efleche la Luna all'hora foffe fe- rita dal Sole per qualche difpi^cere , che gli hauefie fat to'. Altri hanno voluto, Sift re J. che il Giembalo , chiamato da gli antichi Siftro in manp di Ifide, moflri il fuo- ho, che falaLunanel giraredfcgliOrbicelefti. Nedirame folaraente lo fa- ccuano, madi argento ancora >& d'oro , come dice Apuleio; quando ragio- nade i miiVeri) di liide, & f come riferifce Ceho Galcagninq,) vi efano quanro Cel/o faccie.ehe fi moueuano pel circuit© di fopra, tequalifignificauano, chela par- Calcagni' te delmondo.che fi genera, fi corrompe, efottoil globo della Luna, ouele no.- cofc (i mutanofecondoil mcittmentode gli Eiementimoftrari perle quacuo faccie. i)i deatro,nella parte pure di fopra,viintag 1 luuano vnGattocon faccia dihuomo,& vieranpdusaltreteite ,cbefi mbucuartofott'o alle quattto ch'- k)diirj,iVnaera di Ifide, rahradi Nephthia ,$c (ignificauano qtitrfteil nafci- mcnc.:v & I » matte delle cofc.che vengono dalle mutatioui de gli'Elementi . II Gatto Cign&mAsi Luaa^ftds fe'&ooic fin&endo come racconta Ouidio,che i & } Dei 7 ^ Imaglnidei Dei Imagine d'lftde dea de gli Egittif y che 4 la Lima iC on arneft in mxw demtahti U natura del Nilo & dell'Egitto, gVEccliffi lunari , & dm egetti Juoi si nclle deque ycome nelle. cefc elementari . Def feggiflero dal- Ia furia di Tifone fino in igittoy ne quiui (i ceneflero ucuri,fenonfican giuuano in diuerfi animaii, d»flero , , che Diana fimuto ' I inGato> perche e animJe molto va» rio>& che vivede la notte, 8c cui ii mutano gli occhi crefc endo, o dimi- nuendofi la luce fe condo che cala»_o crefceil lumedclla Lun - } &Iofaceus« no con faccia hu- m na » per dimo- (lri - e, che i moui- menti Jelia Luna nonfono fenza fa- periore tnteliigen- Z3. Qa.eftseranoi miftenj contenuti nef Siftfocanrace- lebrato nelle ccri- • monie di Hide, & pofto fouentc in* mano alia fua imagine, come faogiadeteo > che Apuleio glielo pofe nella de- fir*. Et del vafo.che le pendeua dalla finiftra,oltre a queltacbe ire fed gia dec- - io,(i leggeancara,cbe pudfignihc.-r'e il mouimentodeile acquegonfiate dal- la humidanaitiradeilaLuna, Ondee,cbe hanno voluto aic-i-ni, cbeilcrefd- mento,& decrefcimenco di quefta fia cagione del fiudo, & ri'fluffo, che fanno le acque de! mare . Et accioche quefta imagine della Luna, oltte alle cofe na- rarali,cbe inefla fono morh:ate>ce ne infegni qualche altra ancora piu vtile fJVmb-c slla vicahumana, rifguardiamoaquellcche diceil B'.'Arobrogio, ilqualecon g;o. l'effcmpio di qsefiiSsil cui lume fi pudchiamare ragiQneuolmenteincerto,per. cbs mutandofi rtfttftrfa hor crefce,& hota fcema , ci ammonite »chc fra ie cofe humane non e firrnezza alcuna, & che ante col tempo (i d:sfanno. Et p;r queftodiceu?.no alcuni>cheg!ianrichiRomani di femiglianobtle porra- ur no ne i piedi cene Lunette, per efsere con quelle fpelTo ammoniti della in-- ft abiuri de'ie cofe humane,accioche non infupeibifsero ancora che fofsero di niolri beni copio.fi,& abondanti, perche le ricchezze,& altre cofe tanto fiima- t. a damortali fanno apunto come la Luna, Lquaie horaetuttaluminofa,eri- fplsndeute>hora sffcrig'ia in modo it!ume,che di fe moftra piu poco>& all'vld- DegliAntichu 71 tno cosi diuenta oicura>che piu non vi pare cflcre. Per 5 non dichiamo piu di lei, roasidi quella vfanzadeiRomanidi portare le Lunette nelle fcarpe> perche alcuni altri la tirano da gli Arcadi,dicendo,che quefti fra tutu i popoli della Gre ciafitennerodieflerci piuantrchj,& pcrcio piu nobilii perche volcuano ef- fere ftati fino innanzi, che nafcefle , 6 fofle fatta )a Luna. Et a credere quefto fi erano indotti, perche l'Arcadia e nel mezzo per lo lungo del Pelopcnnefo, alta piu di tutti gh altri paefi della Grecia, & tr.entuofai onde fu detto, che nel tem- po del diluuiogli Arcadi foli fi faJuai^nc,ritiLatiG aliefomroitadei monti,firt che le acque furono abbaflate. Onde ali'hora vfcendo delie cauerne,& vedendo laLuna»comeche quella, che era innanzi al Diluuio, fofle peritoinfieme con le altre cofc, & fofle qucfta vn'altia» la credcttero efsere ftata fatta, onata all'ho- rafolamente,& cosidepo joro, che erano nati gran tempo innanzi; & quin- di pigliauano argomento di effcre i piu sntichijcV piunobili di tutti gli altri Gre- ci» poiche erano ftati prima della Luna. Et da quefto prefero i Rom; ni 1'vfanza di portare le Lunette nelle fcarpe per fegno di antichita,& di nobiita della fami- glia, come che fofle pati a quella degli Arcadi nati innanzi alia Luna. Et gli Atheniefi parimente volendomoftrare, che innanzi a Icro non eranc ftati al- tri huomini, macheeili erano nsti della terra, porrauanoak uneeicale d'oro in capoacconcie'indiuerfefoggie fra gIicapelli>come riferifce Suid<*. Er /the- Asheneo. aeofcriuendo delledelitie degli Atheniefi, mette,che face iter p quefto per ta- fciuia i giouani ,che piu delicataraente , fi voleuano adornare, di metteifi aicu- ne ticalette d'oro intorno alia fronte . G I O V E. TA N T A riputatione acquiftc Gioue appreflb de gli antichi, cacciaroche egli hebbe Saturno fuo padre dal regno del Cielo, come raccontano le fauole , che da tutti fu in grandiffima riuerenza hauuto , & creduto il maggiorc di tutti gli altri Dei. Per laqualcofagIipofetomoltitempij>&ne recerodiuet- fi fimulacri, chiamandolo Re,& Signore deii'vniuerfo , come che tutto foffe in fuo potere. Et lo ditferoanccra Ottimo, e Maffimo , con cio fofle che a tut- ti per la fua bonta volefle giouare , & far bene, e lo pottfle anco fare pet lamag- gioranzafua ,cheandaua fopra tutti gli altri. .Et dal giou; re diced, checi fu chiamato Gicueda' Latini, si come appreflb de v Greet hebbe vn nome qual Gicue. moftraua, che dalui venifTela viraatuttelecofe. Et perciolopoferoi Platoni- ciperl'anima del Mondo, & locredettero alcuni quella diumamente, che ha prodotto, & gcuernai'vniuerfo, &checommunemcniee chiamato Do. Di quefto, lamblico padandodellimifterij dello Egitto, ccsi dice : Perche Dio Iambi fee va fopra tutte le ccfe , rifplende come feparato da quelle, & folo tutto in se ftef- focamina perdiful'vniuerfo. Quclli diFgitto lo pofero a federc fopra il Loto Gioue 3tboreacquatico>volendo percicdare ad intendere, chela materia del rtion-*^ e d e '°- do efoggetta a Iui,il quale la regge.&gouernafenza toccarla, perche ilgouer- F ra " *-° l r.o fuo e tutto inrellettuale, come fignifica il Loto nel quale le foglie, & i frur- t0 • iifcnoretondi, perche lamentediumafi liuolgem fe ftefs3,&:3d vn medeiimo modo intendendo fempre gouerna . Donde viene quel fommo principato, che reggc il tutto, & feparato da tutte le co(e del mondo fa »ehe fi muouano tutte, ftando luiin feftefsoquieto fempre, ripofato,&* immobile; llche moftroua- no gli Egittijmettendoloafedere ,comehodetto. Et quefto intefero gli anti- Gioue chi per quel gran Gioue Re del Cielojche habitaua nella pm fublimc parte del- tutio - €, 4 1'vniuer- la ca. Giore e Faro. Prouiden 2a. Na^ira. Mondo. Virgilio. 7a Imaginidei Dei Imagine di Gioue & di Tan ftgnificante C vn'merfoj vnb Dio dellidei Celejit* & i'altro Dio de Taftort quellofedente per fignificar CimmutabtUta>di Dio x &fna prouiden , z % a,& quefio il corjo del mondo ftando in piedi,& in moto m , IVniuerfo , ilquale/ cootiderato poi fe- condoie cofe, che tutte procedono da lui, difcende p:u baf fo>&fouenteprefta ilnomefuo allecau fe inferiori. & al- lecoie medefime . Onde Seneca nelle queftioni naturali fcri(Ie,chc nonh^h itocredutogli ant-i- chi piu faggij che Gioue fofle, quale fi vede nel Campi- doglio, & ne gli al- tri tempij»colfulmi- ne in m *no*ma che petlriinteferovn'- animo,& vnofpiri- to cuftode»&retto- re deli'vniuerfo,che hsbbi fatto quefta gran machina del raondo,& la gouer- ni a modo ftto » & ciepercidgiifi con faceua ogninom e 9 si che ii poceuadf- mand^re Fato, co- me che <*a lui dc pendeflcro tutte !e cofe , ik i'ordine dele caufe , che fono 1'vna fopra IMtra> tutto venule da lui . Si poteua chiamsreProuidenza , pctcio- che prt«:dcua,cheil Mondo andafle del continue al fuootdinatocorfo. Lo poteuano due Namra , perche da lui nafceuanctotte le cc fe, pet lui viueua cio che ha vita. Et mondo parimente poreuanocbiamarlo, ptrche cidchefi vede tutto e lui) che di fuavittu propria fi foftiene ckcosletacrcdutoeflercintutti i luoghi, & empire di seognicofa, come dice Virgilio. Del fommo Gioue i'vmuerfo e pieno . Et Orfeo diceua parimente>che Gioue e primo* 6V v'timo di tutte le cofe* fa innanzia tuttu tempuche vnqua fono (tati,& fara doppotuttiquelluche ver- r^nno,& che tiene la piu alta parte del Mondo* & tocca la piu b Ah sneora » Sc e turto in tutt. i luoghi . Et facendone vna imagine poi» perche ha dctto gia,che in lui fono tutre le cofe, la Terra,l'Acqua, rAria>6<: il Fuoco,il gicmo>& la not- tcjlo dipinge in forma di tutto il Mondo,facendo che'l capocon la dorm cbio* ma (la il luctdo Cielo.ornato di rifpledentiftelle.dal quale fi veggono due corna vfcire panrrere dcrate.che fignificanojl'vno l'Oiiente,& I'altro i'Occiclcnte,gli ocjhi De gli AntichK 73 ecchifeno il Sole j & la Luna^ l'aria il largo petto, &-g1iTiomeri fpstiofi, li qus- \i hanno due grandi ali pet la velocita de i venti » 6c perche Iddio fi fa preiuiii - snoitutte le cole,- l'ampio ventre e la R.ran Terra cinta dalle acque del Ma- tei&ipicdi fcnolapiu bafsa parte del Mondo i la quale faano efsetenel cen- trodella Terra . Quefta imagine diGioue fatra da Otieo in forma dell'vniucr- J ' ' fc mi tiraa porrequelladi Pan,perla fimilitudineTchchannotra loro, & per- che moftrarono puieaoco gK antichifotco la-forma di qutfto Dio 1'vniuerfo . Oltte che Gioae Liceo apptefso quellifu il medehmo>che era Pan,conve lo mo. fTrailfuoftmulacro che hebberogudati da Brenno contra Greci. Imperoche, hauendohauuta il di vna gran rotra, lanotte feguente fucono afsaliti da quefto Panico terrore. & parfe da prima ad alcunipochidapoiatuttoilcampodi vdire vn gran cal- peltiodicaualii, & di vedere, che i nimici veriifsero loro contra con impeto grand iiTimo, onde prefcrotuttilearmi, ne ficonofcendo puntoi'vn 1'altto {co- si gli haueua tratfi di fennoquel pazzo fpaocnto) e parendo ad ogni vno, che tutri gli alrri di hsbiro,& t\i li'ngua fofsero Greci cominciarono acorobattcre fra loro, 6c fuggirechiqua,cbila,dicbeauertiti i Greci fiirorro loro addofso,& ne amazzatono quanti volleia. Quefta forte dunque di paura pazza, che par'efsere feazacagioncera creduca venire daPan, ilqualefu adorato prirjcipalmente nell'Arcadiai&tenuto padre aruttiglialtri piu porentiDeij onde fu guardatoil fuocoperpetuonel fuo rempio,oue diceuano,chc foanticamente vn'Oracolo che rifpondeua per bocca di vna Ninfa nomata Eratto . Gli Atheniefi parimen- te cominciarono ad hauerloinrifpetcogrande , dapoiche egli apparuead vn mandato da loro a dimandare aiuro a' Lacedemcnij contra gli Perfi, & difsegli : ch'ei fi trouerebbern loro aiuro ne'eampi M'araroruj.Ma comepofcialoiacef- fenonfilegge »fe non che in quc1labatt3gtiafu viftovn'huomo , di vifo,&di habitocontadino ,ilqualedopohaucre ammazzatocon vn aratto gran nume- rodc'Peifi, fparuevia,ne fupoi ve< 4 uto: Et oue Pan incontto colui prim?.» ch'iodtiIi»che fu ntMa f«lua Pa'rtcnia, gii fufatiovn tempio-, nella qual felua leggefi : chefono teituegini bucnillime da fame lire, ma che quellidel paeie nonleofano pig!iare> & mancole lafciano pigliarea (traittri, perche icngo- no, che fiano mtte confecrate a Pnn . Et pet quelto fene porravna a pie delia fua imagine & vi (i porra anco la cocchiglta petfegnodelSanico terrore • Vie» ne qutfti defiE ttoda Siho Itafico con lecomajcori leoiecchie di capra,c ; v ccr la coda in quefta guifa. Lieto 74 ImaginidciDei ■Ueto de It Jut fefte Pan dimena Uhifyidabarba [cmdt fopra il petta( La picciol coda> & ha d*acuto pirn Dal duro'-mentoy e porta quefto Dio Le tempi t cinte t e da larubicond* Stmprt vna verga faflorate in mano 9 Fronte efcon§ due breui corna>e fono Cm eigne i fianchi di timida Dam* L'ortcchtt qualdi Copra lugtiChirte*. Lamaculofa pelle* il petto e'l doffo-. Ec feguitapoi, cheeicamina psrl'erteruph&fianoquantevoglioHoruut* Rofej&cben^lcerreree velociffimo.fi cemeilMondo parimente con fom- rca velocitafi kira 3 moftrato nella imagine di quefio Dio s ii cm nome e Greco? & tiraio in noftra lingua fignifical'vniuetfo. Et percio difse Seruio, che gli fe- ccro le ootna volendo moftrarein Iui per quelle gli antichi raggidel So- Soccac- j e lecornadella Luna. Etil Boecacio vuole,chequeftej,le quali efconodalla CK> * fronte>& tendon© in verfo il Cielo moftrino i corpi celefti, de quali habbiamo cognirione in due moditl'vno con I'artcla quale con g!i iftromenti aftronomi- ci roifurail corfo delle ftelle&le diftanzelorojfaltro con gli effetti, quali ve- diamo da quelli produrfi nelle cofc di qua giu.La faccia porporea s rofsa,6c info cata,('che ladipingonotalea PanJ fignifica quelfuoco purojcbcfopraatutti glialtritlementi (tain confine delle celefti sfere. La barba lunga, cheva giu 3>er lo pettOj mollra che i due Elementi fuperiori cioe I'Aria, 5c il Fuoco> fono di natura> &forza mafebile, e maadano le loro impredioni ne gli altti due di datura femitiile. Ci rapprefenta lamaculofa pelle,cbe glicopre il petto, e le fpalle , 1'ottaua Sfera turta dipinta di fulgenti Stelle , la quale parimente cuopre rutto quelIo»che appartiene ailanatara dcllefigninca fecondo il Boccaccio il gouerno> che ha la na» tura delle cofetutte, la qualecofi lereggcche prefcriae Joro etiandio il fine determinate delle loro operationi.laftiandone per© fuoti gli animaliragionei- oo h: & Seruio dice>che 5 perche quefta verga era titorta* raoftraua l*anno, che firirorcein fe fteflb. Nell'alrra imno ha poi la fiftula delle fette canne, perche fu Pan il primo, che trouafse il modo dicompor piu canne infieme con cera» e'l primo ancor,che le fonal?e>come dice Virgilioi& quefta ci dimoftra 1'armo- niaceleftclsquale ha fette fuoni>& fette voci dirTerenti,cosi come fono fette M aero-- j Cieli,cbe le fanne.Ec quefta vuole Macrobio che s'intenda ancora per Echo* ® 10 ' la quale fmfero gli anticbi efsere ftata moltaamata dal ©io Pan.Di che rende laragione Alefsandio Afrodifco, dicendo,che fuerrcredel volgo di credere,. Echo . c j ie £ c h f £; e Dea,6V amata da Pan: perche quella noa fu altro mai,che queL rimbombojche faono le voci fparfe per Iuoghi alti>e concauij&quefti fu vn* huomo dotto»che cerco con grandifsimo ftudio d'mtendete, perche rifonaua- no le voci in quel modo;& non potendo talhoia trouarlo,ne pigliaua quel di- fpiscere.chefpefso il pighachinonpuogodereramstafua. Raccontano poi Ouidio. ] c fauole,come riferifce Ouidio, che fu Echo vna Ninfa innamoratadi Nar- cifso beiliilimo giouane, la quale non potendo goderedell'amorfuo, fi caccio di vergogna ne gli antri,& nclte caue fpelonche,& quiui fi confumo di affan- no>& di dolcrc in modo, che il corpodiuento fafso s ne vi rimafedilei altro che la voce, la quale Lucretio fctiuc di hauere vdiro repliccre in certi Iuoghi feij&fcrte vclre. Et Paufania recita>chefuinGreciaapprefsode gli Eleiva pottico,oue fi vdiuanole voci replicate da Echo fino fette volte,e piu ancora. A' foa' ^ e 88 c ^ poianco cficGftei.cheellafu Dea,figliuoladeli'aria, edel : s lingua,e G^llo ° pwciojnuifibile. Onde AufonioGallofa,ch'ellariprendechicercadidipin- gerla,facendrne vno Epigrammai che qutftovuol dire. A che cerchi pur tu fciocco Pittore Che non mi vide mai occhio mortale* Di far di me pittura; eke [on tale £ non ho forma* corpo, m colore . De Ds gli Audchi. 75 ZDt far in, e di U lingua atutte I'hore Rinouo, e con It m:e fairs ut parole ZXafco, e fan wadre poi di cofa* quale Seguo, che van per I' aria pot co i vend. Nulla vol dir, pero che nulla vale Sto nele voflreorecchie, e come fuole La voce, che gridando i' man do fore . Chi quel, che far non\ puo, pur tenth Cuando fon per perir, gli vltimi accent i Dipmga il fuon chi me dipinger vole . II che a me noti da gia l'animo di fare.ma porrd bene la imagine>che ne fece Mofignor |>ia MonfignorBarbaro, eletrodi Aquileggia,indue ftanzeaqueftomodo. Barbaio '.£ cho figlia de i b of chi, e de le vail it S'amor ti tornea fuoi piu lieti balli, Jgnudo sfirto, e voce err ante, e fciolta, E che ti renda la tua forma tolta, £temo effempio d'amoro/i fallt, Fuor d'efte valli abbandonate, e fole* Che tanto altrui ricide,quanto afcolta. Sciogii i miei dubbt in femplici parole. Echo, che cofa e il Jin d'Amore ? Amore . Chi fa fua flrada men ficura f cura.- Vtue ella fempre, o pur fenmorei' more. Debbo fuggir la forte dura? dura. Chi dara fine al gran dolor e? I'hore* Com 1 ho da vmcer chi e fpergiura ? giura.- Runque I'inganno ad amor ptace I piace . Che fine deffo, guerra, 6 pace ? pace . In quefto loco mi pare,che non fia fuor di propofito, ma anzi che debba re- care a' leggenti diletto grandiffimoj il porui quello di Ecbo»che leggiadra.- mente fcritie vn ncftro moderno poeta,cauandoncdal!afua voce rifpofte cor** lifpondenu aquantoegh va da leirichiedendo. Dice adunque , Valli* Saffi; Montagne* Antrim Herbe, & Piagge? Colli* Seine, Fontane, Augelli, & Fere, i , Satiri, Fauni, & vot Ninfe leggiadrs^ Odite. per pie ta la pen a mi a • Vdite come Amor mi mena a Morte Legato in duro, e indiffolubil nodo I odo • Voce odo; Deh chi fei tu, che rifyondi A I'amarotO* dclente piangermio? io. Ninfa fei forfe? di fe Ninfa- fei Tu,che di que ft a voce for mi il fuonot fono. Ninfa fei dun que ? deh dimmi anco il nome* Cl/io fappia chi fi moue a pianger me co f- Echo «• Mora poi ch'Echo fei, porgimi orecchio, Odimi, fe I'vdir non tidifpiace? place. Tu vfdi com' io- piango amaramente, Dshmouati pietadel miocordogli*? doglio? Se dime duolti,voi porger configlio, Al prvfondo penfier, in cui m'tnmglio ? ch'io fita net mio penfiero*, Co(tante ancor, bench? /iaafftaio, e Banco' f 'Tante lagrime ffargo, e nulla giofta f Dimmi farebbe forfi il planter tn vano ? Che faro' dunque, accioat mio caflo ardire, Che m'arde, hone flo premto fir if emit CrscU. che' V Amor miole- far a grato, Et ckklla fid del mio feruir Qontenia* Qgtii via tentaro) fe credh ch'to jfoffa alcun premie rip&rtarne poif Hor Piial efler diuro, fe pur talhora. II dolar mi far a \ tremante infer miti Ala che faro, s'egli cofi mi ftrugge,' Gh'in pianto la mia vita fi diflempfa /•' Comi& la tempreroi fAmor non cejfa Di faettarmi da la ter\a if era f Ban que Ninfa gentil lo ffrerar gioua? E la moriale paffion rafrena f Ohm v fid ha vita mi a* fe fen\a ffeme Terrammi prefo Amor con manaccorta ? Se fans cortt i giorni di mia 'Vita: Non far an tieti atmen benc'hor m 'attriflt i Che fperero? mi lice fferar forfc* Che far mi dtbba vn giorno Amor felicef f'orrci faper chi mi dura fferanz.ai poi ctfa fferar la ttia ragion m'inuita? fita- kzurv dunqn'e ? haxro pet altro s'iff Non mi lafcio giamai mancar di fpene f pene ? fftrando dunque che mi gioua"? Aid chi fia caufa,che di pene i' tema f Tema i.tc^'fa fa ? Deh dimmi il veto k ; Dunqus tema potrd farmi mendico $ Ahi laflb. a'oi difcortefe, empio timore* Hor queflo dunque il mio placer conturba.? fw.nmi far peggio i dimoti fe pu-o peggig am a. fiamma, lenta . ; fetta - eccki*- raro, j tore* dei. dnco .• vano'o- feruif tentac poi. fermo* tempra 1 * £f>era, frena* corta.' trip* Hce . yita} pene: tema. dico. mrba I Segttfr DegliAntldii: Segttira 'queftetnemlra offline »e fmortef Hone? fe dunque il timor pajfa'l fegno* Tal hor ft more per fouerchio Amort ? ?ome lo fcacctero ? Valma ft flrugge , Che non lo vuole , piange , e ft difyera > r 'u pur diet ch'io fperi , fpeme forfe 77 morte , wore, fpera, fola . Credit cbe fola fta> ctialtri confola? leuerd tuttOi o parte ael tormento Lajfo, cbe mi confuma , t'l cor mi parte ? Adunque la fperanza per fe fola Beato non potra farmi giamaif Ma oltre Amort feruitutt •, e fpeme » J„ Che civuol? dimmi'l tutto a parte 4 partt\ Chi mi dor a queft'arte for ft Amort ^ Altri chi fia ? fe non e Amor ifeffo? Infegna dunqtte Amor, dunque a gliamanti Amor del vero Amor V arte ditnoflr* ? Uimmi di gratia > fcopriro la fiamma, Omiconftgli, ch'to mn la difcopri? *<" A cm debbo fcoprirla ? ad ogrivn forfe? Obaftera, che fol I'intendaalcuno? Vmiche ad vn fol amico fia palefe, ■•■ Celato a gli altri fia' I corpo mortality *-y ; Sapremo foli tre dunqtte tl mio ardor 1 1 Se vuoit che con vnfolo miconfoli? Madimmi quale deue effer colui, A cut I 'ardor fecreto mio confido ? Trouerans'in Amor fedeli amici* C'habbin riguardo poi d' amico ol grodo? Come dunque faro, perche lo troui, Che fia fidel,s)come firicerca? E s'io lotrouo, che potra giouarmi? Forfi tal'hor la paffion rileua ? Hor quefio, che mi detti dimmi'l tnodo Vero d' Amor ', dimmidt gratia'l vero? Se quefio e il vero modo , i' fort felict Homainon temo , che'l dolor m'atterri? Tcrch'erro ? forfi ancor altroci vuole ? Perche fentyle il mio penfter non vole ? Altro ci Vuol ancor ? non bail a quefio ? Deh dimmiH ver non mi lafciar incerto t Che ci vol dunque dt per cortefiat Perche \dt gioia fia I'alma conforte ? Sorte ? hor altro ci Vuol acctcche in fint Voglia.e fpeme in van ne fUrom forte? In fomma di fopra tutto che gioua, Perche non fia I defir indarno>e forte? Hor refta in pace Ninfa; io tiringratio, Che co'l tuo ragtonar par che miauuim? vitti, Partiinfe Hora ntornoa Pan, le cui parti di fottofono pelofe,& afpre> con i piedi di riori di Capia, perche ,'ci rapprefentano laterra>laqualcedura>&afpi:a>& ttmadifu. Pan. guale» - parte . ffi-Al . arte. effo. moflrol fcopri. vno. tale . foli. fido. rado* cerca • leua. verxr. erri. vole. eerto* forte. forte* forte. vitti . - ~78 Imagini dei Dei guale, copeita di stbcri, di infinite^ piante,e di molcaherba . Alcuni, volenti Pan pel per ^quefto Dio intenderfi il Sele, Padie, e Signore di tutte le cofe ffra li qua Jole. a Macrobio) dicono che leccinainluiriioftranolaemgiedellanucuaLuni la faceia rubiconda.il rolTcrejcherieli'ariau vede all , apparire>& a! tramoi tare del Sole* i cui raggiche fcendono fin giu in terra* fono intefi per la proli fa barba i la pellc maculofa moftta le ftelle> che appaiono al dipartire del Soli la vcrga la pptenza, cb'egli ha fopra le cofe "\ c la fittola I'atmonia de i Cieli, I quale voghono.che dal mpuimento del Sole fia (rata concfciuta.Ma 6 quefto, altrojcbe fignificafle il Dio Pan fpcrche Platone vuolei che per luis'intenda lagionare.e fia bifprme»cioe buorno,e Capta,perche ii ragioca il vero talhors e talhorail falfo ; e perciola parte di.fopra moftra il vero> ilquale e accompa gnato dalla ragione, & come leggiero, e cofa diutna tende fempre m a! to ; quella di fotto il falfo, che e" tutto beftiale* duro, & afpero, ne .altroue habit- che qua giu tra monali) jna fignifichi,che.fi voglia,come djfliquefto Dio,eg fu cosi (Jipinto da gli anticbijbuomo dalmezoin sii con duecornain capo>coi faceia fgtignuta, luttarubicbnda, & con vna pelle di Pantcra,6 di Pardo» ch glicinge il petto 3 & le.fpallccon l'vnajnano dene vna verga paftoralc>& coi 1'altra vnazarnpogna difette canne> dalmezoin. giu poieCapra, con cofcie . gambe > e piedi di Capra ., Furono nelmedefimoraodo ancora fatri Fauno,Sil uano A i Sariri, Ii quali percio paiono eflcre di vna medefima natura,tutti han nocerta picciola.e breue coda,& a tutti diedero gli antichi ghidande di gi giii ik d.i canne* & leggefi>chetalhora furono coronati ancora di pipppa»ed Virgilio. finocchi , Onde^VirgiuojieJla vkima Egloga fa Siluano ornatarozzamente i capo ^i ferole ficrite s &.di gran gigli. Et in altro luogo j»li da a poxtare in man< vna tenera piauta di Cipreilo, perche»coroe quiui difc-mara Sensio-tu mutate ii JPaufania. quelTarbore di Ciparilso bell iTimo.giouane amato da lui grandemente . Fi ftimato Siluano da gli antichi Dio non foiamenteidelle felucma de i campi an cera.&che lacurahauefle del!acoltiuatione diquefti>alla quale loprouocaua noconcertacerimonia.quandoledonneeranoin lettodi parted, accioche oo cuparo in quella nonjndafle la notte a dar noia a quelte . Imperoche egli era creduto efsere quella certa cofa graue,e pefanrcqual pare, che fi fenta talhora Siluano. v enire addofsochidorme. Percfae dunque Siluano non andafse a raoleftare $• Agofti leddonnedi. parto vfauano gli antichi»comeicrme Varrone>& lo referifce Santo no. Agoft;nonella.Cittadi Dio»df mandare trcgiouani intorno alla.cafa,li quali ar- Interci-riuati alia porta percoteuano quiui la terra l'vno con vna fcurechiamando In- done . tercidone Dio del tagliare gli alberij 1'altro con vn peftel!o,peiche (en? quefto JPilunho. nonii poteua ben mondare il ferro,c chiamauail Dio Prlunno» che la etna ha- ueua del .peUfctej & il rerajevi fcopaua, perche icopando fi raccogliono le biadel Peuerra, infieme,echiamaua Deuerra'JDea dello fcopare accioche Siluanojfe ne andaftl fe con quefti rre JDeU e non entrafsc nella cafa, ou'era la donna di parto . !Dnj Sa-titi. Satiri Lucianofajue> che hannoleorecchie acute»come quelle delleCapre.ei Filoitra- fono calui.con due cornette in capo:& aggiunge Filoftrato,chebanno.la facciai *°« rofsa di effigte humana co piedi dj Capra.Onde fono velocilTimi,come;riferifce!i PJinioje trouanfene ne' menti della India: ma per la K>ro velocita n.6 ej>ofsibilc' J Plutarco. pigliarli fe non vtcchi.ouero infermijcome racconta.Plutarco»che ne fu mena-^J Paufaaia. toynoa Sill3,quando ritorna.ua dalla guerrafatta contta Muridate. Pautaniaf| fcriueefseiglifiatorifeiitoda.vno.che fugiafpinto.dalventoacerte Ifoledefer- te>nel Mare Oceano,chiamate Satiride>che quiui habitauano huomini feluati ci, rofsici tutti con la coda poco minore di quella di vn Cauallo, li quali ccrrc« uatio al lito.fubitc che vedcuano qualche naue»e lie vi erano femine,fi auuenra- janoloroaddcfloconlamaggiore fuiiadelmondo,vfandoneaiuu!: It ve: il- . " che De gli Antichi . 79 he ficonfamolco bene a quello 3 che fileggedella natura de iSatiri .Eul B. jirolaraorecita nella vita di Sam' Anton io>chenc glibcremi dello Egitto que- S.GiroIa ^o fanto hudrao vide vn'homicciuolo* che haueua le corna.fu la fronte,& il Ha- mo. b fgrignuto* & era dal memo in gtu nellc cofcie> e ne ipicdi fimile alle Capre» Satiro vj : futofi il fegno della Croce* gli dimando che ei fofle: & egli rifpdfe» che fto: :ra mortale» habitatofe delIeSelue»&vnodi quelli cuila Gentilita ingarina^ aiendeuadiuuii honoridiraandando Fauni > e SatitiV Equeftyion andauano n Cielo mai, ma i ftauano fempre in terra inliemc eon le Ninfe % & altri bofche- ecci Dei > come dice apunto Gioue, che vuole, che ftiarioj quaridoapprelTo li Ouidio dichiara al Concilio de i Dei di volere rouinare il mondo con il dilu* lio . Et erano chiamatiSemidei, perche* fe berf erano creduti pbtere gioua- ;e,enuocece»&fapete ancomoltedellecofe a venire, moriuanopero . Ma itornandoa Pan , Herodoto fcriue » che egli era vnodelliotto ©ei principal! Herod! Jello Egitto, perche, come difsigiaVcredetterd gli Egittij, chei primiDei fo(- to. ero dodicij ma diileto poi, che n'erano ftati altri otto irtnanzi a qiielli»e di que- \i Pan fu vno, come ho derto » il cm fimulacrd era fimile a quelloj che ne face- lano iGreci, non perche non lo credeflcro fimile a gli altri Dei. Maperche o facefferd tale , foggionge Herodoto, che vuole p:utoftotacerc>chedirlo, londefi vedequantofi guardalTero all'horadiriuelare gli mifterij della loro e'igione* Efeguita poi>che hebbero q quellegentiin molta venerationc le Ca- 1 Mifterij ?re, &c i Beccbi, e che 1 Caprari erano haduti in grandiffimd rifpetto; ma vrio tenuti oc jimcipaliuentefopratutt! gli altri, per la cuimorteilpaefefaceuagrandiiTirao culti. :orrotto,e qiietld tutro era per la rmerenza»che porraaatio al Dio Pan <, Main c *P r * r .' S^ecia per altri cagioiie era fatco hondre alia Caprajcome recita Paufariia moI ^° * iicendo, che all'apparire della Capracelefte , che fonoalcune ftelle >le qualt rrapVa ri :ome dice Quidio, comincianoamoftraffi aCalendedi Maggio, era folito uer ^ ta<) 3i venire quafr fempre quiche gran male addoflo alle vigne»& che perciopre- fero p«atuo ccrte gentidi Corinto di fare vria bella Capra di metallo.e metter- !a in pr.zz\,6c aquefta faceuanopoimoltihonori,&laadorau§noacert» tem- pi qu^fitutti, aecidche quelb del Cield lion facefle dannoalcunoallevigne Scriaenvio Eufcbio de gli animali jli quali erano adorati in Egitto, poi che ha EufebiOd 1 ifettode' membrigeciitaliqQiut adorati parimentes perche ficonfema per que- lUlageneratione hurriana,foggiunge,cheperci6i Pani, &i Satiri erano hauuti f&aiohh nuerenza , quafi che efiTi aficora giooadero alTai aU'acerefcidiento del- I'hernan genere, come appare per gli loro firiiiibcri pofti he* tempi) ia forma di Beccs con il membro drcto fempre , perche dicono, che queftoaftimale e ap- pare :chtiito fempre al coito ; & effi erano creduri libidinofi fuor di modo ; on- de furcrio dati compagni a Baccd, perche il vino rifcalda la virtu narurale , &' accen ie l'huomo alia l?bfcTci6 h<5Ucr$eG!oue talhotale coroadi Montone-, e Bacco diToro 4 t edi huo- ■no,e di capra fofse fattd Pan i al quale twnno gliaruichi dato il Pino, meitcn- Joglie'o in mano ra!hor3-,e ta'hora iiceti&>u '" ne ghi.lande.La cagione,e dico- iolefauo!e,chein queftoatbore fti mutar^ vna gs. uiriedctta Pin, da luiama- ■grandemente. Come dicono diSititigi an.ou, ia qualdiuentd cann^cV egli che So Imaginidei Dei che Phaueua amata>prima fe nefece poi la Zampogna,e per amore di lei la pot* tb fempre . Hora ritorno a Gioue ripatato > come diflfri il maggior di tutti i Dei „ fi . daghantichi,&ehepeccid hauelTc il goutnio deli'vniuer fo r<& feeondo chc r mo . p nanno (fefctitta Porfirio,', Eufebio, Suida »e de gli altri ancoea » la imagine fu* a ' fu pofta afedere per moftrare , che quellavirm, la quale reggeii mondo >& lo conferua, e tiabile, & ferma, ne fi muta mai« Le pani di fopra erano nude, & apertepecdarciadinteodere:che Iddio fi manifefta a!le diuinc iotelligenze: 6c erano coperte & veftite quelle difotto, pcrche nonlo potiamo vedere noi* menire che habitiamo quefto batTo Mondo . Teneua vno fcetto neiia fmifir* mano, perche dicono,cheda quelta psu.ee del corpo e il merabro principale cba eilcuore, dalqualevengonoglifpkitiiche poi fifpargonopertuttdil ccrpo . Et cosi il Mondo ha la vita da Dio , il quale come Re la difpenfa , e gouerna a modofuo . Porgeuapoicon ladeftta hora vn'Aquila, &hora vna breue imagi-r ne della Vittoria moftrando in quel modo» che Gioiie cosi e fuperiore a tuna ia gente del Cielo s com'eM'Aqutla a tutti gli vccelli,e che egli cosi ha foggette tut- te le cofe#come fe per tagicne di vittoria fe le hauefie acquiftatce gcuernatea modofuo* Dondeviene, cheperlo piunon fanno intendere gli huomimla caufa delle omtationi di qucfte ne del bene* e del male, che fra mcrtali fi cangia M-omero.. s j f ouentc . per la quale cofaHometofinfe che Gioue haueile tuttauia dinanai duo vafi grandi come botti, pieni I'vns di bene l'akro di male, li qu-ali egli voL raaa, & riuoltaua a (Uo piacere, &c dapci tiraua hor dell'vno, hor deH'alti'o quel. lo, che pareuaaluichemeritafleil Mondo, che gli foils mandate . Et vn'altro Poeta molto antico difle 5 ehe Gioue fa difcendere la bslancia hord'vna bar d'al- traparte> feeondo che aquel!i,6aqueftigli piacedi far bene •, Che fu put'anca fittione diHomero,perciocheegitfa» che Gioue tenendo labilancia d'eroift mano>pefa i fatci de' Greci, & de 5 Troiani per vedere aqualidoueua dare la vu> p. r -; 3; t^rivK. Egli. fix paiimente in Pireo potto de gli Atheniefi, come fctiuePaufaniat vn fiir^'aeroconfectatoaGiouetcheteneuain mano lofcenro, & laViftonai Et quei'u di Egitto, haueuano le lorofacre cofe tutte piene di rne« auigliofi mifte- r }.& quelle veneuanc ccculte il p|u che poteuano,con alcune cetemonie, e cot* diuetfeftatoc&poferoparimente lofcettroin manoa quel Dio,ch'efTi cbia* maronoCrearorcilqualeperciomipare cbealtaifi confaccia con il Gioue dei Greci. Onde non e marauigiia 5 che \o metta infiemegli loro limulaeri-, perche Ce ben furono di nomi diuerfi, & non fotti in vn medefimo modo» nientedime- ao credo, chefipolla dire, che fignincafsetovnacofa medefima ,6pocodirTe rente i'vna dail'aikra . Era dunque il Gteatore de gli Egitti) fatto in forma di huomo, di color ceruleOs che tentuavn circoloneli'vna mano & neH'aluavni*! vcrga reale, & in cimaal capo haueua vna psnna,{2 quale moflraua che dsfficil- rcenreS-puo trouare il Creatore : delle cofe, che eRe,come lo moO.ra lo fcemo* perche ila in fuamano dare vita all'^niuerfo, il che faegh,mentteche inten* dendoin fsdefso iuaggira,c^ quefto figmfica il circolo,che tkneinmano I 1/ianda poifuoside'la bocca vn'vouo, dal quale nafce quel Dio, che chiamano Volcano. lA'ouo fignifica il Mondo, & Volcano quel calor naturale, che in efso da vita alie cofe , Benche moftrauano in Egittoil mondo con vn'alt ro llmu- lacro ancoraqiia! era di huomo con piediinfieme rittorti.&annodarijhaueua inrorno vnsvelie?che lo copnuagiusnfinoapiedi > tutta vana, 8c dicolori di- uerfi; &c fofteneua con il capo vna gran palladorata. Lequalicofefignifrcaua- Iio che'l Mondo e rotondo , ne muta loogo mai , & che vario e la natura del'e Ac lie . Tiitto quefto diqc Posfirid* feeondo che riferifce Eufebio, il quale fen Ychtttfo ue puranco che fu l'Vniu>rfo dip in to da quelii d« Egittoin queftaguifa. F %i fiaro » c?uanoduecircolirvno%r l iraiiro,&qavlU atuauerfaoano con vn (crpenrc cheh. Degli Antichi. 1 Sx imagine del Dio cremre d? gli Entt''j , & di Giom dio delli Dzi de gli an- - ticbietnlcl , cbe dinotan i la natura di Dio, & fa fitt proitiden^a , bontd communications ><& gouernodituttelecofe. che Irueua il ca- po di Sparuiere . Moftrauano i cir- colila grandezza , & la forma del Mondo , & il fer- pente il buon De- mone conferuato- redi tatto, &che rvniuerfo com— prende con la vir- tu tea, coequello fpirto»che lo viuiri- ca,& nodrjfce-,per- che tennerb i Feni- Serpent! cK&gh Egictij»che flimatidi foflero di natura di natura d» uina i ferpenti , ve- uina- dendo che quefti , nonconraiutodel- le membra efterio- ri, come fanno gli alcri animali , ma folo dallo fpirko » & viuacita toro modi » vanno ve- lociiTimamente,& con preftezza mi- rabiletorcono, Sc ritotcono il corpo in diuerfe manie- e;oItrecheviuono lun^hiffimo tempo, perche depongonolavecchiaiainfie- meconlafpoglia, chemutano; 8c cofi rYtigiouani drnouopaiononon potere maimiriredaloro fteffi , fe fcrfenon fon o vccifi\ Etviaggiunfero ilcapodel- lo Sparuiere par.mente oer lafaa preftezza ,- 8c agilita grande . Martiano, Maftia- quando nelle nozze di Mercurio, & di Fi!o!ogia finge, cheGiouechJami a no. conciliottuti gli a!tri Dei, cofi lodefcriue. Egli ha in capo vna corona regale Imagine intra rifpler>dente,& n"ammeggMnte,glicuopre I arnica vnlucidoveioteftutogia diGioue. per manodiPaHade; tutto eveftitodi bianco, Tenon che difopra ha vnmanto, qualparedi vetrordipintoarcintillantiStellejnella deftra manotienedueroton. de pa! Ie>l'vna e d J oro,l'altra doro,e di argento: 6c nella fimftra vna Lira con no- ne ccrdejle fcarpe fono di verde Smeraldo,& fiede fopra vn panno fatto,e teflu- rodi penne di Pauone:e co piedi calca vn Tiideme . Furono ancora facte fta- foeaGioueinmodora!e,chenonfolam o ace{lgair1cauinochi ei fofife, & quel, die potefle, madauanoetiandio a conofcere quel, che gli huominibannoda face :ra ioro , & mafifimamente i Re, & i Principi verio gli (odditis pev- :he quefti (come mi ricorJo di ruuere detto ahra vclta ) fono in te$ia |iufi im^'ne di Dio > *C percio debbono ■> quantofrpuo piu per loro, rapt F prefen- 8* Itriagini de i Dei Imagine' di Gioue diodellideide gli >Antichi ftgnijicante la poten^a & prom* den^a di Dio, & lui efier il fattore mantemtore delMto>& da lui proue- nire 1'armonia de gli orbi celefti . flatitco. Gioue fenza o- secchie. quateroo reccbie. prefentarparimeme la prouidcnza,Ia gin ftitia,& labonradi- uina. Scriue duneuc Plutarco,che in Cre> ta fit gia vn fimula- crodi G lone ,il qua- le non haueua orcc- chie, per moftrare* che cni e fopra agli altri,& ha da gouer- nargli » non deue a- fcoltare cio che git vien detto , ne piii 'quefto , che quelle, ne quello , cbc que- fto» ma ftare cosi fermo , & faldo , die dal dritto non parta mai per I'altrui pa* role . Et al l'incontro lo fecero i Laeede* monij con quattro orecchie come che Gioue oda tut to, Sc tutrointenda, 6 pu- re che due orecchie 4 debba hauere da giu- dicar peri mender v- na parte, & due per 1'altra : il che pari- mentefi riferiiice al- laprudenzadel Re,&dei Principe, iJqualehadavdirc&inrendere tutti,& tut- to cjuello, che ifuoi popolifanno. Etforfeehe il medefimo voile mofirare c tJjeneco giafece Gioue con treocchi qnafi cheeiveggaognicofa, enientealui fia oc treocchir cuho : cemeanco nonhadaetfere a chi ha la cura , & il gouerno delle Cirta Da che verme, che diflcro gli anrichi , che la giuftitia vede ogni cofa , come ap- Paufania. P are nc " a ^ wa imagine. Ma Paufaaia ne rende altra ragionej fcriuendo, che ap- preffodegli Argiui nelrempiodiMincraafuvnfimuIacrodi Gioue» che baue- uadue occh?,come li vede,cbe hannogli huomini; 8c vn'altro poi ne haueua ne! mezodellafrotne, & dice pmerfrpenfare,cbeqaeftofignificaiTe,che Gioue ha rre regnidaguardare: l'yno del Cielo, perche communemente lo r/putaua, cia fcunp Re del Cielo: I'alrrodello Inferno, cioedef!aTerra,r>erche la Terra,hauu torifpettoal Cielo, c Inferno, 8c cbiamaloHumero percio Gioue infernale ; » Efcfeilo. rerz °£ delmaFe, perche lo chiama E'chilo Re del Mare; & Martian© ( con hedettodi fopra) gli metre iltridente fottoi piedi>& Orfeoincertohinno pre- ga fagiuflhia, che vogli hauere curaditutti i viuenti, chefono nodriri dalla roadie T«ra, & da Gioue marino . Moftrano dunque 5 fecondo Paufania iue o«hj n— p- De gli Antichi; 8$ imagine di Gfoik folgomtte eontro U ftergiuri nominate Gioue hor- €b , tufbde del giuramento , & feuer$ cafligatore & difiruggito- ' re di quelli cbe giurano il falf* , & di quelli » che erano fault al giwarc-n ni i m ■ ■ »i — | occhi inGiouCj che ■a* "TTx a ,ui f° no f°88 et " r C^i) \ quelli tre regni del- * *■ wv *■> I'vniuerfo, qualidi- conole fauole, che parrirono con lui gli altri due fratelli toccandone quel del MareaNertuno,& aPlutonequeldell'- Inferno. Che nelle I/ift' ''S^iK YJpJJ. Mf \ ftatoe delli Dei mo- Ami , * ^J'mk*) ftraflero gli Antichi MS ' -- teMuMm y per 1'occhio qual'era 1'officio del Signorc, fivededice puran- coPlutarco>daqueI- lo»chefaceuano gli Egittij,liquali trale frcre lorodipinture qyadovoleuanorap prefentareilRe,fa- ceuano vno fcettro • J^^S^v f/^lPiillP'v mpf 1 con vn'occhio in ci- y^=. '' a l»/.-rt,iill[liJ}H i ma , come ho gia detto, che dipinge- uano il Sole anco- ra,& faceuano Gio- ue parimenteconla LI Xj!M^m r i K '. rnedeiimafigura,va /T>^ S^ *&jJhW lendo percioioren- i^^^k^T - ; dere,checomeilR3 ^»- i ■ — -• ■ u * g ' *" 4 ' ,n pubaffai, perchelo fcettro e fe gno delta tnaggiotanza j&della potenza, che fi ha fopra gli altri, cofi egli ha d a effer vigi- lante al geuerno de' popoli> moflrandofi giufto fempre inogni fuo sffaie. Er fi lep,geancora s chea latola flatoadi G'eue fokuano gia porrc quel la del- la Giuftjtia, come che'l Re non faceffe mai, 6 non douefle mai fare co(a» che da'la Gioftitia non fofle accornpagnata . Onde foltuano ar co gliantichij co- me riftrice Suida, fare a gli fcettri vna Cicogna nella Cima , e nel calce 1'Hippo- 5 u jj a , tamo j volendoa quefiomodoraoftrare>cheiJ Rehadaeffere pio 5 & giufto,& deue opprimue quelli che con vio!enza,& ingiuftamer'efannomalealirui.Im- peroche fi I egge,& /iriftotele loconferma,che la Cirogna noc'rifceil padrtjCV - la A r ifl te«i madre pofc ia che fore diuentati vecchi, nel medeHmo modo, che ella da quelli e j e # ftatagianodrita,&' alleaata»opera pijffima:& giiiftiiTims,e 1'Hippoporamoetan to empio,& ingiuftccome ferine PIuTarco>che fa violerza al padre 5 e 1'amnr zza, & vfa dapoi cot*la madre . Olue dicib fi legge ap preflb del medefimo Plntai co 5 Piutarco F i che 84 Imaginidci Dei Imagine delta Tede fignificata perilBio Fidio adorato antkamente . La Veritd e rapprefentata qui tome7yladre 3 l , Honorecome'Padre } i , ^imoYC come legame . - -.'.-' fcheinThebeerarw alcunt-ftatoe fenza mani i le cjuali nno- ftrauanoi giudici? 6c gli amminiftra- tori della giuftitia, perchf qucfti han- no da tflferc fenza mani»aoe, che non debbono in alcun modo accettare pre mionedom, per li- qualr habbino poi da far tortoadalcti ncdandoragionea chinonl'ha.Etcra quefte vn'akra vc- n'cra fenza occhf» la quale rapprefen- tauailSignorejche a giudici e fopra » percbe egli ha da effere libero da o- gni paffione, & di odio> & di amore > confiderando fbla- rnenteinfequeiloj c he flag iuflo: fen- za hauere rifguar- do piuaquefto,che a quello , ncl fare amminifttarelagiii ftitia,comc feno ttnuinanto i Re,& i Prencipijquaro glicffiaali, & i roagiftra- tiiron folamentc pet legge di natura 5 ma per Icro proprio giuramento ancota » Et facendo akr menri 5 & g!i vni > & gli altri hanro eta sfpettarc di doucrneeffec pnnitida (BJoue cafligatpf e deHofpergmro : comendfe fueflatoe moftrarono purancogIianucb?:ptrcheiiltgge } (bcappr£flbdegijElei;gentedellaGrccia,ne fu vnajaqualeera mcltofpauentfuofe 5 & temuta giapdementedaglihuomini perfidi,efpergiuri/Queftateneusil fulmine conanibele mani, quafi che flcfle prefla a punire lo fpergiuro.Cc-me di cen'acquaanccra rac conta AnfioteJc/cri- utndo delle cofe miracolofede! K.ondc, che era in Cappariocia appreflb a Tiana Mettcpolidiquel paefe,laqual nelfucfmte era freddiiT?ma 5 maquiuiiparcua bo!lire,cV fe squeftacr:. rrerato?.lcuro,rielqua'e fidubitaffejchehautflegiura- toil falfcbaufridocoujdctrala verita,eilafiiT3cflrauaqnieta,& fe ne andana co Acqua di v n corfo lento,e piaceuole j rna,fe gituaro hauefie quel tale fa bugia>cofJ moftra- Gioue ua diadirarfi contra di lui, che gcr.fiatcliglifilar.tiaua alii piedi,allemani,& fpergiu- a"a faccia ancora, quafi lo vokfle plinire dclio fpergiuro, re Ip Fafciaua mai ro • infino a unto > eh'egli hsueffe confeflato aperr?nieme il fuo jxccsio , 5c pun- Dfc'gli Anticfer. fy Imagine del Dio Fidro cuftode delta fede &fedeltd di Gi one detto Feioue cio$ notemle, & cajligatore , I'babitodi Bacco a cuifattribuito U fuo mme & delta Caprx^fntalthea, che diede il Utte a Gt$ue d'vno de cermdclla qu**; le fit fat to il corno di diuitia b cornucopia * jgmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmtm^ piangendodimanda- tone perdono, o che (fe pur ft aua oftinato ) quiui diuentafle hido- prico,& rigittafle per bocca gran copia di fatigue tutto corrotro &guafto:ondei Gre- ci chiamauano queftsr l'acqua di Gioue fper- giuro. Erapprcflo dc Corinthi fcriuePatK 1 fania>chefuncl tem^ ? pio di Nettuno vna fe j creca cella con vn'adi- •4 to » che andaua fotte* a* ra.ouediceuanoiche ■ ftaua Portunno.& ch& quiui hauefle giuraco * il faifo qualanque ei fofle, non poteua fug- ■*' gire di cilerne fubito j punrto. EtgHEleipa- fimente andauano a giurare all'altafe di So fipoli loro Dio con ri- ucrenza grande . Non racconta eflb Paufa- n:a la cerimoniaj che quiui vfanano ; ma di» ce bene in vn'altr© ao^jqueliachefaccuano ne tamo ccltbrari giochi O'lmpicijoueconueni- janopcrfonedaogni banda.ctuaeorcere a pies chi a-fare correre caualli.chi ilia lotca, & chiad alue cofc; perche chine riporiaua la vhtoria eraftimato ilai, onde bifognaua hauer ben rnent*,cbe non vi fi faceffeingannoalcu- »io. Et pcrcie non folamente quelli.che andauano per inter ueni re in alcuno dicfTigiuochi.nnipidnlotoancora, i fr?re!li, & rrnaeftri* che g!i haue« uanoelTcfC«tati,liqualitutu andauano accompagoarli , giurauano cortcette parole folcnni fopra gh tefticoli di vn p orco>che per quefto erano quiui taglia- tiall'horafolcnneooente, chenonfarebbonofrauie afcona. Ec i giuocatori' giurauanodi piu di eflerfi etfeccitan died meficonfinui inquella forre di gi" uoco, a che erano vcnuci . Et que'Ii, liquiJi haUeuanoda giudiccre del- la vittoria , giurauano p'-rirnentc di non corre dono akuno da* giuocato- ri, ne da'fuoi & di non fauorite piu vno,che vn'altro inmodo alcuno. 6c di non paleface* percheapprouiiTerj* 6 riproua[7ero piu quefto, chequcl- o . Et perchc qusttoera quiti m forma di facrificio , & ne' facrificij era coftamc di mangiate le faccificacc cami (Voggionfe Paufanh)che non sa, F 3 c he Cerimo- nia di gi& rare. 26 Imaginidei Dei Gioue Horcio,: Dio Fi- dio. Veioue • GelliOo Comodi' Domtia. C©TtJO copia • e fcuonc. che fi faccflerodi quefto porco, fopra \i tefticoli del quale haueuano fatroil to- fenne giuramento s ma che ben fa , che la rehgione antica victaua il mangiare IecarnidtqueUa vitrima,fopraJa quale era ftatogiurato foiennemente come ft vedeappre(fo di Hbmero, quandodice cheil Sacerdote gitronel mare quel porco , fopra gli tefticoli del quale Agamcnone giurd di non hauer tocco Brifcida. Etera quafi ftmile lacerimonia, che vfauanoi Romaninel fare le tregue, perche giurauanoy& faceuano certe imprecati oni fopra vn porcoi che quiui haueuano, prefenni Sacerdoti a cio deputati » Ma lafciando lecerimo- nie>ricorniamo al Dio cuftode delgiurarnenro»chiaraato da' Grcci Gioue Hor- cio , & rapprefentato nclla ftatua> che teneua il fulmine a due mam . Quefti da' Romani fufatto in altro modo, & altrimenti nomato ancora, bencheil Name fofleil medefimo, come hannodetto alcunidi Gtoue Horcio, & del Dio Fidio de' Romani, perche come quelloguardaua il giuramentoi che fofTe vero, & giufto, cosi quefto era fopra al feruar la fede, & pet quefto era adorato* & trouafrfraleeofcantiche diRomafattoin quefta guifa. Eglie vnpezzo di marmointagliato*a madam feneftra,oue fono fcolpite tre figure dalmezo in su,dellequalil'vna, chec dallabandadeftra, edihuomoinhabito paciflco, Sc ha letterea cantor che dicono HONOR : l'altradallafiniftra parte e di donna nel medefimo habito, con vna corona di Lauro in capo ,& con lette- re,chedicono VERITAS: Quefte due figure fi danno la mano deftra i'vna conPaItra,tralequalielaterzadifanciuIlo, che ha la facciabella, & honefta, cui fono intagliate fopra il capo quelle due parole D1VS FID1VS. Et pet pu- nire Gioue lo fpergiure, come hd derto » mi viene a mente , ch'ei non fu fern- pre adorato> perche giouafle •, ma perche non noccile ancora alle volte, & lo ehiamarono Veioue all'hora : come che porefle nocere f Famente : II che mo- ftrarono pur anconellafuaftatoa, perche h feccro> fecondochefi leggeap- preffodi Gellio, & che rifetifce Alejandro N.>politano \ in forma di fanciullo conlecorna in capo, & con lefaettemmmoin guifa di fcrire,& haueuaa can- to vna Capra . Perche difsero l'c fauole, che hauendolo gia la madre, per cam- parlodalla vorace go|a di Saturno, dato in guardia a ducNinfein Creta, no- mate l^na Amaithea,& I'altra Melifsa»ouero Hega,& Helice, quefte lo nu- drironodiraeic, & del latte di vnaloro Capra, cheamauano afsai . Alia quale efsendo auuenutovn gtorno , che perdiigraria fi ruppe vn corno ad vn'arbore con gtandiflimo difpracere delle Ninfcche ne futono dolenti oltramodo j elle nonpotendo farnealcroloempirono didiueth fiori, &frurti, & adornatolo tutto di belle frondiio prcfentarono a Gioue, il quale I'hebbe moltocaro; &C voile, che per honore della fua nutrice ei fofse fernpre fcgno di abondanza •, on- dc lo chiamiamo ancora corno di diuitia, & di Amstthea anco talhcra, del qua- le difseFerecide* come riferifce Apollodoro ,1a vircii efscre ta!e,chedacopio- famentetuttoquello.che J'huomosa defiderare per cibo, cVpcrbere. Sileg- ge ancora , che quefto corno non fu di Capra, rna di Bue , & di que! Bue , ncl quale fi mu:6 Acheloo.quando gia combatce con Hercole per Deianera,che era iUca promefsa da! padre ad ambidoi-,perche Hcrccle come dicono le fauolcglie loruppe>& lo gitto via:male Miiade nmfe de' fiuni lo raccolfero,& empiutolo di varij fiori,& frutti,& adornatolo di verdi frondi lo cofecrarono alia Copia.chc s'intende per la Dea delta abondanza, & percio fu chiamato il Corno della Co- piah di douitia.La quale cofaflafciado daparte le hu'torieiche fono fotto quefta fnicla) dicono alcunf,chc mofira la forza della foituna, perche molti animali ha- no tutta la forza nellecorn*,&c6 quefte oftendonofouete-,& ha la fortunah co pia.pet fua mimftra,perche ella e ncchiffima,& fta come in fua mano di dare,& di c^rre le ricchezze,& glibcni temporali.La copia dunque de i fiori & de i f urti ftanel BegliAntichw 87 imagined! 1 Gioue cireondato dalle tie gratie, & 'dallt in bm^l \-cta Tvom 4 ■ fofientato dalle imagini .della vittoria, con vna vittoria coronata in vna mono, & lo fcettro con I'aqmlanelCaltra, fignificante I'affoluto dominie di Dio, & tutto effer * lui fottopofto. fta nel cotno Hi do- uuia (di Capra» odi Bue chcei fofle,) pet che le ricchezze,&: gliahribenimonda- ni paiono cller in po tere della fottuna> &c chevadmo>& ven- ghinocome aquella piace. Potrcbbefi an codire>cheil corno didouitia venifledal la Capra.che diede illatre aGioue»per- chcdaluieranoere- dud venire tutti i be- m, come ho giadet- to: Gnde gli fu dato il medefimo potere ancora, che ha il So- lej& percio voleua* no,ch'eglihauefselc faetce in manonelia {tatoa-.ch'io difegnai poeofa. Et alcuni gli Gfoue.co diedero parimente il ornamett nurae di Bacco, fa- di Bacco* cendone fimulacro congliorn&rrumidi Bacco, come recita Paufania , che Poli- cleto ne fece vno m Arcadia* che haueua gli ccturni in pre, & con IVna rna- noreneuavafo da bere, & con PaltravnThitfo.al quale era vn'Aquila inci- roa . £t doucua eflere gicuane quefto panmentcceme fi fa Bacco : & come fu ilGioue adcratoaTtrracina,cui diedero vn cognome, che fignifica fenzara- foio, perchcerafenzabarba, ne haueuano bifogno di finvile cokello. Poche fonopoi quelle P.atoe di Gioue, aHequali non In aggiuntal'AquiU inqualche modo.come vcccllo proprio dilui. Ec percio dalle Aquilee tirato fempre il Aquiladi Cairo di Gioue, 6 fia perche>fecondo che riferfce Lattantio»ei piglio buono au- Gioue . guuiodi vittoiia dali Aquila,chc gli spparue gia, mentre che andaua a ccrta guar a (&c dicono alcuni»che fu contra SaturnoJ dalla quale ritorno vincirore, ondefudapoi fintoche neila guerra contra i Giganti, l'Aqu.la roini'.Haua !e arme a Gioue, & percio la dipingenofouente con lui, che porta il fulmme Aquila con gliartigli, ouero perche li legge, che di tucii^gli vccelli l'Aqmla fola e Regina ficura dailafaetta del Cielo, & chcella fola parimente afiSfla gliocchtal Sc- de glivc- k; si che a ragione ellaedetta la Regina de gli vccelli, & data a Gioue Re celli. F 4 pari- Qfouein feggio. Ciouecu Rode . Luciano. Gioue ftatore|. Gioue co feruato-- Imaglnidei Dei Imagine it Gioue co'lFulrnim, &contHafla per tnofirare la Mabilitk del gouemo delta Diuina Trouiden^a: & inftemeil pronto cafligo dellamede* ftma alt of n maluagie de trifti . patimentedeiBef; Trouafi ancora Gio« ue(cor»elo feceFi- diaa gli Eki,8c lo defcriue Paufania) d'oro j 6c di auoiio , che fiedein bcl feg- gio regale con vna corona in capo fac- ta a foggiediVliuoj ha nella deftra ma- no vna vittcna co- ronata parimente > & nella finiftra v- no fcettro fatto di diuerfi metalli,che nella cima ha vn'A- quila-,11 man to, che egh ha mtorno>e d'- oro fatto a diuerfi animah>& afioridi tutteIefotti>maper lo piu di gigli, & le fcarpe parimente fa ) no derate. Nelfeg- giopoi > tuttorilu- cente d'oro , & di pretiofe gemme, fat todiauorK), & die- bano, Jono intagliaW timoltianimali.ol- tce le trc Gratie 5 che fono dall'vna banda fopra latefta delfimulacro,& tre Ho- re da l'altra-, & quattro imaginidella Vittoriaia vecedi piedi lofoftengono • Siede parimenteGieuc fopra vn' alto feggioin vna raedaglia antica di Nero- ne,& ha nella deftra il fulmine-,& vna hafta nella finiftra con lettercche dico- no Gioue cuftodc . £r Luciano fcriuendo delia Dea 5ina,mette che net tern, pio di coftei fcfse il linulacrodi Gioue pcito afeder su due Tori. Maall'in- contro poi ;n alrunemedagliepure aniichedi AntoninoPio.&diGordiano fta Gioue nudo>& in pied), & ha I'hafta nella deftra* & il fulmine nella finiftra, con lerterccbc diccnc: Gicue Statcre; che ei fu cofi chiamato in cenoTem- pio a lui fatto da Rotnulo,perche a fuoi preghi fermo i foldati Romani,& fatti- gli voltar fronte gli fecefhr faldi gia vna volta,che combatttndo con gli Sa- binifi erano meflj infuga. Da quefto non e moltodifllmilc Gioue conferua- tore, che fi vedc nelle antiche medaglie di Diode tiano » ilquale da penmen te dritto, & ha nella deftta due faettc in guifa,chefi ponno pigliaranco perdue f ulmmi,& vna hafta nella finiftra . Et in vn'alt-ra medagtia del mcdefimo Dio« cletiano e chiamato Gioue ccnferuatore dello vniuerfo,& dene la hafta con la finiftra. DegliAntlchi. $$ ~£nuTra,&: con la deftra porge vna brcuc imagine delia vittcria . ; Ne a It i a in fe- gna pare, che fia propria a Gioue del Fulmine, benche lode flero i Reman i> FuJmine come fcriue Plinio, a) Dio Sumano anc©ra,ilqualeerail medefimo, che Piu- di Sum* tune»maquelIoperdfoIatr;ente»cbe veriualanotte, pcrcheil fulmine del r di rc°- era di Gioue . Gli Etrufci, antichifilmi oikiuatoti di quelle cofe, voflcro che Polmine anco Volcano, & Minerua parimente fpiegjrffe i) fulrr.inccoJquale fi legge, ^ a , l ° a che clla abbrucid gia Tarmara de i Greci.Onde Vkgilio fa cosi dire a Giuno- P'H ' ' ne fdegnata fra fe medefima per non -potere fare il male jchc voleua ad En*a, Mi" erLa & a gh altri Troiani,quandodopdkrouinadiTxoiaandauano in Italia, /'imfne. JrV<* Tallade potuto vendicarfi Da l*alte nubi il fulmine di Gioue : De* Greet, & abbructiar le naui Ur&t Et /'«, Q"c+ Sptegande fopra quelle di fua mono Et diceuanochei fulrainifpiegatida gli aim Dei, che cosi mterprctaretno ^ eJmiai per hora qucJio, che efla dimandauanoManubie, eranobiaichi, onegri: ma ^V eco " tofloeraqueliocbe veniuadaJiamanodi Gioue, come riferrfee Acrcncouc Acr c Be Horatio & faraUbian* ca . L'altra abbrucia cio che troua, & queftafia la rofte, mandaia dalla mano di Gfoue. La retza,che ha piu deH'huntido, & del grotto non abbtuccia, ma tinge folaracnte 3 & pcrcioladifleronegraj&ladiederoa Volcano rainiftrodi ' manda del to mora bene a'motiali fenza dimcnd.rne 1'ahrui configiio de gli eltri Dei; cosi !«• fa uEgida portata da Gio ne. Virgilio. Diphthe. ra libro di Gioue, go JmaginLde i Dei Imagine di Cioue folgorante apportator di pioggie„&>nembi; s & limtgine it Ciouc Labradeodi Lidi, figmficanteefferJddio apparecchiato d cafiigare li malfattori* & la prouiden'^a diuina . franoiiRe & glial tri Signori douceb- bono ptim3,che for male altiui, 6 per ca ftigo>6 per quale al tra.fi vogha cagio- ne » penfarui molto fopra , & hauerne buonconfiglio ricor dandofi-,cheGioue oon n fida dei fu» g?udicio fo!o> quan- do ha da mandare qualche grauemale A mondo > & chc no.n petalcro fa det io,chc dai fulraini nandati da Gicue alcuni erano graui, dc petmcioii,& aku ni iieui » & di poco malcfenon per da- re ad mtenderecui tocca di caftigare gli humani errorit chenonhada fulmi nare contra mtti ad vn medefimo mo- do , ne raoftrarfi e- gualmente tcrnbilc . -, t . t j . i , -.— „,u,,n, —»..■!, i ..i, « adogni vno.Legge- ;fi ancora>che Gioue,portaua fu'l finiftro braccio la pelle dtllaCapra, che lo.nu- tri,quando egli era anco bambino»detta Egida>& che con quefta Ccuotendola> faceua le pioggic » fi come con la deftra fpiegana il fulminc, fecondo che nota- Seruio appreflb di Virgilio \ oue ei dice,ciae gli Areadi credettero di hauer vifto giada principio intorno al Monte Tarpeio IoftelTo Gioue. Quando I'Egidanegra fpejfo fcuote. E moue conladeflra ofcurt nembi. Et che nella medtfima pelle chiamata anco Diphthera ei fcriueua tutto quellccheiifaccHa per I'vniuerfo.pernon fifcordare cofa alcuoa.quando vo- ieuariuedercilconto delle attioni humane . Onde diceuano gliantichi per prouerbio»che Gicue haueua pure guardato vna volta nella Diphthera, quan- do vedeuanoqualclie maluagiohuomotdoporeffereftatovn tempo feliccelTe- rc raftigato alia fine, & punirodellefue maluagie operation* . Oltre di cio Gioue fu fatro fenza fnlmine anccra } rome fi legge ♦ che ne fu vn fmiulacro nella Catia regione dell' Alia minore, il quale ncn haueua fulmi- ne, ne feettro, ne altracofo di quelle, che fin quifeno (tare dette, ma vna ''cure foh- De gli Antichl. $i folamente, & ne tende la ragioneV Pluiafco raccontando,che Hcrcole $ am- plmarce mazzatocheeglihebbeHippolitaRegiUadelle Araazzoni tolfe la fcure, che ella portau3»tral'alrtefuearmc, & ladonoadOnfale fua, la quale fu di Lidia, & percidi Re delta Lidia vfarono poi di pbttarla, & come cofafacra laguarda- nano. Quefta per raano di mold Re venne aCandaule, che poi non fi degno & portarla. ma la faccua portarc ad vno, che fern pre era con lui , il quale infic- nie con Candaule fu vccifo da Gioue viacitbre della guerra,che gia gli haueua ^ndau- molla: & ttal'altre fpoglie, che ei ne riportoin Caria, fu la fcure anchora»!a j e . quale pofe in mano poi ad vft fimulacro di Gioae quiui pcrcio farto,cbe fu chia- mato Labr adeo, perche dicooo quelli di Lidia labra lafcure .Ma Lattantio tie- Gioue La* ne, che fofle cofi detto da vno-, il quale nominatb Labradeo porfe a Gio- biadeo ♦■ uefoccorfo,& aiurollo in vna guerra grandiiTima, A quefto fimulacro, di- ce Eliano , che ftaua appefo vn coltello anchora chiamato Carlo , & fu ri- ueritoaflai. perche dicono, che qUeiii di Caria furonoi primi , che faceffe- ro quelle cole, lc quali feruono alia guerra; che combatteflero per premio, che acconcialTero gli fcudi in mod© , chefi potciTero irabracciare ;& che roctceireroicicnicrisuglielrai. Et perehe fpeflo moftranbi dipintori lefauole Inueuto- dipingendole cosi bene , come fcrmendblehabbianofintc iPoeti , hauendb ri de gli vndifcepolo di Apelle vdit> gia dire, 6 letto forfc , che Gioue partorl Bacco, arnefi di lo dipinfe fecondo che fcriue Plinio, concetti orhamenti che portauanoin guerra. capo le dotinedi Lidia, in mczodialcune femincche loaiurauanoapartb- Gioue rire.&egliaguifadidonnaschenel parco fenta gran dolbre, pareualamentarfi, P arl0rien & erano quiui moire Die, lequah faceuanoil maggibte bisbigliodelMon- do. Non racconto di Bacco»come Gioue lo portade vn tempo attaccato al fian- ce, infi.-i a tanto,che venne I'hora del matuto parto,perche queftefauole perle trasf rmationi di Ouidio fono gia cofi velgari, che Ie sa ogni vno homai . Han- no gli fculton antichi parimente toltomolte volte I'eflempib dalle ftatoe , che hanno facte, da'Poeti. Onde Paufania fcriue, che alcuni Leontini, gente Paufania. della Grecia,fecero a loro ptiuate fpefe vn Gioue alto fette cubiti, il quale haue- Ua vn'Aquila nella finiftra mano>& cort ladeftraportaua vn dardo, perche l'ha- ucuano gia veduto cofi defcritto da alcuni Pocti . Strabone ; oue racconta del Strabone tempiodi Gioue OlimpiOp ilquale perl'oracolcche era quiui »fu gia vn tem- po eclebrato in mo.io , che da ogni parte della Grecia vi concorreuano pet fone a portarc di molti, & riccbi doni, come fece Cipfello tirannodi Corinto, che vi orTerfe vn fimulacro di Gioue. tutto d'oro matTiccio , dice , chcineflo fu vnaftatoa pure di Gioue. fatta diauonoda Fidia Atheniefe tanto gran- de> che benche fofse il tcrapio grandiffimo, era piccolo nondimeno alia gran- dezzadellaitatoa, & percid parue l'artefice di hauef maleofleruatolapropor- ticnedel luogo, perche fece quella,che fedendo toccaua col capo lo ako ret- to, onde fell fofse dirizzato bifognauaromperlo, conciofia ch'eila veniua ad icfssr phi alca alTai del tempio-, ma ne per quefto fu ella men lodata,che meritafse labcllezzafua.imperocheQuintilianofcriue.chc quefta parue aggiugnere non so che alia religione, & a qu?lla tiuerenza » ch'era portataa Gioue , tanto rapprefentaua bene la maeltadiuina, della quale tolfc Fidia ( comeci difsea Pandcnno fuonipote.chcglienc dimandojl'efseropieda Homero,oue cofi dice: Homero. Jldoftro col graue, t ritterendo cenno Mouendo il tape che d'awhofiafparfo Jl figlio dt Saturm tl fua voltre, Fece nmterfi tnfieme Vvniuerfo . Et bsnno fintoi dipintori alle voire anchora alcuna cofa da lor© fteffi , come fece Apelle , quando fu accufato della tongiura, fecondo che fipub vedere QClla imagine della calunnia. Et Plinio fenue, che Nealcedipintcredi gran de inge- S\cior.i'f. Q^Cur- tio. Giouc Hamrao- nio. Fontedel icle . 92 Imaginictei Dei Imagine deltoracolo di Gioue Hammonio de Troglodiri ftgnificante l r o[curiti % <& vilta. delle cofe mondane y & cbe bifogna riguardare , & inatyrfuorr l'acute^.i dclT'mtdktto alfaltc^a delle divine . "" ' Jngegnohaueua riipinto vna gueuanauaiede gl< Lgitti,>w. tic 1 fc'tm , uc po» tendocon la foladipinturadc i luoghi moftcare/che quella folic ftata facta fu'I Nilo, come egh voieua, che slnsendefse , imaginoffi di moftrare ci'6 in quefto modo- r Eidipinfe v»'Afino>chebeacuasu iar.pa,& va Crocodiloitauain ag- guaro per faigii male, perciocheilCsocodibe animals proprio deiloEgittor &mPct"fiaecopia grandedi Afini. Pel \t qual cofc vogliodire, chefurirro- oameiMo forfe de' Pittori anchora, ouero de v 5cultori i\ fare le knagini de i Dei* fenza forma alcana d'huomo>o dialtroanimale, come di Verrere fi legge, che- ella ne hebbe vna in Pafo^il Soleparimente fu cofr fatco appEefso de i Fenicir & i Sicieni) gente de la Mores hebbeso Gioue fat to in guifa di Piiamide come femiePaufania.il che crederoche vogha frgnifieare quelmedefimojchcugni- frg'a b ftatoa purdi Gioue (della quale bogia decto) nuda dal mezo in su, & vcftka nel refto. Pei'che la bafe di quelle imagini ci rapptefenta lo fcuro delle tcRebre, per lequalicamimamo in quefto mondo»ii che tenendo l'aniwo ap piicatoaliecofe humane ncn potiamohauere alcunacognitione delle dmine, neilequali bifogna guardare con I'acutczza deiia mente moftrata per i'acuta cimadcliapiramide.Etlopuo fate i'animo noftro>qu;mdo taglia viatutti gli cHetri del corpo,& fi afsottig'ia si che penecra gli Cielijouero quacio raette gal la corpoream.olc,& tutto fc-rico>& leggierofe ne riuoia a godere la beata villa delle cof« rertcne. Er peFcio»oqueltooda!troche ne fofse lacagione, fcriuc QuintoCurtio,cbe apprefso ^ei Trogloditi in Egiteo,ouefu vn bofcocon- fecratoa! Djo Hammonio, che era Gioue>ncl mezo delquale forgeua vn fonte dimandato i'ecqua del So'e (che come nfaifce anco Pomponio Mela,) al co- minciaredelgiornoera tiepidajalmezogiornofreddajverfo lafera Ci nfcalda- ua vn coco , & alia mczza notce taqto era calda> che boliua, & aadando verfo rigo- in ioinu Dc gli Antichx . 93 ;! giocno venmaintiepidendofi » fuadorata certa cofa,chc non era* come (i bgliono fare i iimulatri de gli Den ma in forma di ombelico copofto di fm;- aidi, 6X dialers gemroc, largo di fotto, & rotondo cbefi va . ilottiglsanjo icrfo la cima, & che quando da quefto vc!eu*n© intendcre alctina ccfa, lo j>onauanoi Sacerdotiin voltafopra vna nauicclla dorata*alla quale erano at- ^"oaifcic Saccate inrorno moke tazze di argento,& viandauano dentro donne , & \ tCQm [loitzelleicantandocettiincompoftivetfijper liquali penfauanodif re, che G j oue | n jJiowedellepoi iorocerrinfpon(idici6,chedetlderauanofapere.Sotrolima- f orma dt j;inc di vn Montone fu adorato ancora quefto Gioue Harnonic»& diconcnal M<,juonc. iuni efe dopo Thauere farto di* i are oratjens si Padre, non venioa vn Moruone, il quale and*ndogh fempre [auantilooonctafiecuerroiio d'ahbetierare tutto i'ellercito: & credendoche p qaelio animale fofFe venuco Gioue a moftrargh le defider^te acque»gli pofe Mi vo'alrare>& fece il fuo (imulacro in forma di Montone.Ouidio feguitan- lo !e fauole, vuoie che cro foile, perche quado i Dei del Cicio fuggirono dslla Siria de' Gtganti in Egitto » Gioue per rnsggiore fua ficurtzza fi cangio quiui B Mor.ror.e.Et Hetodororcdcndo Ja ragione,per la qualeeravietatoaTeba Herodo- ■ in Egitto che tq detidersua grandemente,& ne lo pregaua tutto di>ne poter* ; , o piu rehtiere a coii alicttuos preghi.gSa fi m»ftr6 veftito di vna pelle di M$jfe ;ne, & cber da quefto poi rolferogli Egiittj ilfimulacro di Gioue in forma di [Wdironc. E queita bclisa appo loro e rmcrita molco»6c non l'aramezzano mai ; jer fa^ne faa ficio,fe no il di della fefta di Gioue nel quale ogni anno tagHano : capo ad vn M6t:me>& lofcorucano veftendodi quella pelle ilfimulacro di ■llioucalquaie portano poi quefto di Hercolc perche lo veggia>&fina ! mente ijtcci quells c^e.ibno quiui, vanno a batcere |o fcorticato Morone,& poftolo in [in a vrna fariau lo ftpeiifcon© co grandiiTirna riuerenza. Ne fu in Egitto fo» jtroete quefto Gtoae Hammonio. ma in Grccia ancora> & apprefso de gli ftr- i »di (com: r.-cua iaufania) era fatto in forma quadrata alia toggia de gii Her- Ui fUiOe di Mt-rcurio,& bauta in capo ie-cernadi M6tone»& alcuniancogli kecuano rutco j! capo di M6tone } & cio perche erano cosi dubbiele fue rifpo |e«come e il capo di Montone inuolto in quella fua pelle. Oltre di ci6 trouafi, a leffan— ^meriferifce AleiJaadfoN3pciir2ixCicheiCeUi genre dt:l!a franaa»metteua c'ro Na- . opec rnnagine»& ftatoa di Gioue vnaaludibia Querela, §i perluil^adoraua- poliune. iOjforfe perche fspeuancche tiag'Siarbori ia Querela era c-l ; f-crata a Gioue» )ine qaeila del rracto delia quaie vifscro g!i buomini gu rie 1 prirfei tempi >$c i uftauadi parcer>ck.ncdnrqu*!ii h qualiec'ier^credutodihaviete rodctri l: mondo,& di hauernc 1'vniudcfa] ftbagtnp.Per la qu^i cofa gli snrirbi oro- auano di Qutrcia quad tutte le iuicc di GiouV , cc n,e che q«efta fofs'e fe» juodiviti-, la quale era crcdutaefsete data cu iui a' xaotcali Onde foletiarlo Romani dare corona della Querela achi hauefse in gueira ditet da morte ' n Cirradmo Romanr,vcledo acoluidare lau.fegna cc'Ip v la.thc fu eagio- Sealtrui di viuete. Madi Vliuoancc lafecerc ghirbr dc alU vclte a Gioue • lerchequtfto e fempre verdedimoho vtilea 5 ntorta^i»cV pict c k (uefoglh ||fsere,quafi del celt ne del Cielcsbechc ii tenghipiutcftoefscrr art ere di Pal ■\ ide.o di Mincrua, ch'elanuderuT,a,ccme nella?foajm3j!;n' i* puevedcre. At Paufania fcnue^cbein Lcrta parte della Grccia fu vri Jimulacrodi Gioue, faufanii* •llSercneua vn'vcrcl ocol'vra dellemani.fi.. col'altrail fuheine,& baueupin vnabellaghirlandadidi"uerfifloti diprimauera. Hcbbeenco Gioue fo- ? !a corona di he iecodo che di fopialodefcriue Ma«ia,nojp€rci>e,come-- aidi- ng 94 Imaginidei Dei imagine di Gioue Hammonio de gli % 4rcadi i & degli Egittij ,& dillaquer- ciaj& del montone 4 Ittifacrathfignificanti Iddio efjer a tutor e della vita i mantenitore ddviuere^r delle rijjtofte dubis del detto oracolo HammonU ladipinfePallac con - ndtndo cc M*%i\t apprsf di G'uid.o » e re gale la imagir dt Glouc * concie fcfle cbe egli « credut^ Re de Dei, de gli hue mini » & dell'vni- uerfo . Ec Scruio frpra la decima Egloga di Virgi- lio dice > che le proprie infegne diGioue,lequa-| li foltuano porta requelli the w onf uano , tr n< lo fcet-Njj & la i ga p: Inula j cl era vna vefte porpora ampi> ; »neMa qua- le hanno detto ; cuni, chemte( futala palm a p< dentro » & altl che era dipinta a gran bolie d'ore Lo Scettro era d'Auorio con vn'Aquila in dma,& fi caua di Giuutnale, nc la Sat.X.& da Prudentio ncti'Himno di S.Romsne Mastire. ilRitratro fi dcnelle Medaglie am»chedell'lmp t Probo, & in akuneConfetarLcome cbiamsno . Lo hauere dipinta 1?, faccia di rolls, (a, percioebe j ccme fcriue fMalo* >ncoPlinio,foteuanoi'Rcaiani,ognifeftaringere lafaccia aGiouedimi- rio, & era vna delle principiili cc(ecbefac<»uano!Ccnforii dsre« rniniai Gioue. Etqudli cherrionfeusnc,p&r mer.te fi fa< euano tutti rofli ecl nio •, Donde tcliVro le dor.ne la » (a za che poi e paffata fin'a i tempi ncftu, fcrfi colortte>& ro(Te»p6renc f o di d u&titarnc piu be lie > cue molte fi fanno uente fpauc nteuo.'f da vederf . E* nelia Eri iopia vfauano parimente i grab buomini di dipingerfi r 6 foto 'a fcrcia>ma tui to il corpc col minio*& oauaoc VittUne ^ medefimo color? * tun i i Cmulaci de i loro Dei.Furcno poi viitime di Gu diCio«e» Ue facrficaregiida'R- tmoi pfrdiuer(icag«onifndiUerfitepi»efct:od ued cognoraiJa Capra J'Ap.nella di due anni & vn Tcro bianco con !e corna dc rate;*ncort be faenficadero anco alie volte fenza vitdtna con farro,fale>& in cenfo. Preffogu Athenicfi iegh faenficsua vn Bucccn ccrimcnia forte ridi colofa, i DegUAntichiJ $5 :olofa, &erata!e,c©meracconta Paufania.Metreaano vn poco di farro,& di rumcnto mefcolato infieme ia fa Palette di Gioue,& il hue deftinato a! faeri Ccrf ww- irioaccoftandouiUi'andauia mangiarcall'hora venia;i vnod*i -acerdoti, nia paz» I'hiamato da' Gceci per Pof&cio che hauetia Bafono •, che viene a dire in no- za . lira lingua p r. uflore delbac,& dato di vna (cure fu'l capo a quella beftlafciata iui ta fcure.la quale era chiamata pofcia ia giu dicis da quelii* che erano quiui al/intorno,come che ncn haueflsro vifto chi !r:i haucile ferito il Bue,che la fcure . Qaefta v&nz«,come fcriue Suida,ven- eda qaello.ehe fuccefle gia in certa fafta di Gjoue,nella quale vn Bur magid 1 fchiacciate,che erano prefteal facnficio; di che fdegn*co vno,che quiuie- a prefente parcj-jo^l c, cne quella beftiaf fseftata troppoproibncuo(a,diede Scurechi dipigho ad vn* fvtsie>& l'vccife>& Ccne fuggi via. La fcure che rzitd.fu chia- amata in mitamgiud i eiO,& hauenda i giudici vdire le ragioni deMe parti laafso'fkro -, giudicio. (& fu da p A afseruato di fate ogns* anno il medefimo.Ec non e grtn marauiglia 'che fofs; ;n» (cure chiaraata in giudicio appo gli Atheniefi » percioche fra le prime kggi che furono loro d*re da Diaconc»fu»che1e cofe ancora inanimate Suida. come riferifcooo Pauf; ni*> & Suida, quandonon (i trour-fse la petfona, che bauefse facto il male, fofscrocondannate in giudiuo > baadite,e gittate fuori del* Cscta> fee* n do lidemeriti loro. Ondefiieggeapprefsode'medefimi vna m&dcfi n£ nouells>benche i nomi fiano diutrfi.pcrche Paufante fcriue di Theagene>& Suida di Nicone. Quefti(qualunque nomecheegli hauefs ) fa hu mo tamo v .1 rof. che dalle vittorie nauuccindiuerfiluoghi bau?:ua r por tatp piii di quatf rocen to i ciene,e gh fu anco percio drizzata vna bella flatoa» all . quaU , pofdsche egli fu morto,vno,che era ftato fempre iauidiofo de*fuoi h on en ,and«ua laootte> & con vna sfcrzala batteua ben bene •,& tanto fe pe contents.U3,come le h.uefse offefo Theagene.o Ntcone ancora viuo . Auen- ne» che la ftaua cadde all'improu fo addefto a colui> che la batteua* & i've- cife,ondeifjgliuoltkchiamareno in giudicio. & tanto difsero contra di lei* che la fcceiocon lannare, come colpcuole della mortc del padre loro,&fu percidgktatain mate. Per la qual ccfa indi a poco venne vna ft riliia grande* che gu^ftd tutt o/lpaefej a che fu riroediaco per configlio deil\ r;colo>nmet« tendo k >l luogo fu .n ia ftatoa gittata in ov* re , & poi ritrouuta da alcuni pefca- tori, e le furno anco pofcia dati diuini honori,& corse Numefilutare fuado- rata . Danno le molte fauole ancora, che fi leggono diGieue,argomento di farlo in molti modi •, percioche raccontano , che ei fi cangiaua fousnte in di- Varrt uerfe forme per godere de'fuoiamori;comequando fi muto in torobisneo trasfor. prrpcrterfene viaEaropa»in AquilaperrapirGanimede,& p rhau re anco marjoni Afte r>a ; in pioggia d'oro per pafsare a Dsnaqiu Cigno per (larfi con Leda,in di Gioue> fusco per ingannare Eg*«a-,in Aofitriun* per giacerfi ccn A!cmensjin Dia- na per godsre di Caiifto,6- in altre figure afs3;»:antn beftiaiitquanto huma- ne»deiie quali io non diro altro»perche non troucschegli . nt.chi habbmo tol toei'scmpiodaqueftem r come fpargendo il mariro » il feme nel ventre della moglie la fa concepirequel|p>che partorifce poiakempofu© » Per Ja quakofaVir&iliodiffe. Virevlicv. .... Difcefecon fcccndzfoggie 6 * 11 gran Gioue a U lieta moglie infeno . lit alcuni volendo porre quefta Dea piu inalWanno fatta effcre vna medefii ma con la Luna, & li bannodati alcuni de i cognomi di quella, come che la chia- maronoLurina»quafi cheellafoOTcche aiutando le donne nel parto , defle la luceainafcenti figli. Da che venne, che partendo gli antichi il corpo huma- no»& dandcneaciafcun Dio la parte fua, delta quale haueffecura, pofero le ci- Ciglie glia forfo la cuftodiadi Giunone, perche quelle ftanno fopra a gli occhi , per guardate li quali godiarao la luce,chedaiei civien data, 8c paiono difendergli da cia* daGiunocheeadendo potrebbe venire a noiargli . Benche fi legge ancora, che le brae-; ne. ciaparimentealeifuronocoofecrate. Onde Homero, il quale a ciafcun Dior davnmernbropiube!lodegliaicri,fa che Giunone habbia le braccia belle, 8c jtueiano. bianche. Et quindi venne, che la fecero aleuni de gli antichi di corpo mon- ( ' do, 8c puro hauendoforfe riguardo al corpo della Luna . Scriue Luciano che* fc bene !a DeaSiria tamo riuerita in Bieropoli Citta della Affiria fctTe Giu- tione, nientedimeno la fua flatoa,che quiuiera nel fuo tempio » la moflraua- effere non vna (bias ma mc'te, Con cio foiTe che fi vedefle in qnella alcun* cofadiPal!ade,alcunadi Ve^erejdi Diana, di^Nemefi, delle Parche,& dial- > trc Dee ; percioche ella ftaua fedendo fopra due L'oni, 8c nell'vna mano reneuar vnofcerrro,& vn fufonell'a!tra,& in capo haueua alcuni raggi, & alcune al- tre cofe , che a diuerf- imagini fono proptiate . Onde viene a moft rare Luciano* Dea Si- t ^ eia ^ )ea ^ l ' a * c '6^G.unpne,fuvnnamediuerfamenteadoratofotto diuerft T j a> " nomi. Et percio non emarauigliafe ella fu ereduta Lucina ancora, 8c la chia- raauano le donne al partorirein loroaiuto, come fa apprefsadi Tetentio Gli— cerio quando grida : Giunone Lucina aiutami, 8c guardami ti prego da morte.. Bt volendone fare ftatoe , ouero dipingerla, la fecerd gli antichi, come ft yede nelle medaglieantichedi Fauftina,in forma di donna di eta gia perfetra* veftitaa guifadi Matrona , che nelladeflra mano tiene vna tazza, & vna hafta fcella finiftta . fit poche fono quelle imagini delli Dei, alle quali non hrtbbia- no date lehafte gli antichi, come fi vede nelle giaderte, & fi vedera sneora in? quelle, che reftano da dire, 8c perb piu non mi pare da differire di dime la ragio- . fie. La qnale, benehe in altro luogo forfe farebbe ftato meglio •, pure ne qui gnco fara maleil dirl3,ouefacilmenre fi potrebbe marauig!:arealcnno5 the fia da- ta I'bafta a Giunone Dea pacifica, & quieta . Ma non fu pcro ft mpre rale. 1 ar.zi alle Volte fiemoffratamoltoterribilei&feroce, come quando a tuttefoe ^cr- Hrfef&tto* 2e v oleua ahnare i Greei contra rTroiani, & hebbe ardiredi andare in b trnglia ; infieme con Minerna come contaHomsfOjil quale cosidipingeil fuo cairo per- che a que' tempi iCapirani,cklepiu fegn3lare perfonecombatteuano in carro - Eradi ferroquel legno, chea traaerfo fofteneun ; le mote eranodrrame, 8c ha- ueuano otto raggi ftmili, ma i cerchi, che ior vanno d'intorno j erano d'oro cints \ difopradi rame,& era circentfatodiargento quel corpo, onde vfciuano effi raggi .■ Di fopra poi, oue flaua la Dea, era vna fede f3ttacon correggied*- OtOycVdiafgenroS i\ femoneera d'argento, il giogod'oro, & parimen^e di oroerano gli ornftmenti; de icaualii , perche fe bene alrre. volte fi faceua ti=- fareGiuaonedag.liwstelif aliboraie faie^ano dibifogno icaualii . Et Virgilio* ffii^defiiftamei>te a m@ ei Si it ear ro* 8c i'arme * quando dice che ella cosl vc^feua De gli Antichi 97 Imagine di Giunone Lucina><&' delta Dea Siria de Hieropoli nellAfjina ,cbe e vnifteffa con Giunone t & delli vccellid lei facrati , ftgnificanti Giunone efferregina del Cielodominatrice dell'aria,fignord de regm,<& delleric- che^e . Quefla ftt inteja ancora per U virtu . bene aOarthagine* che quiui teneuail fuocarro.&l'armi. Adunque non ha da pater male ad al- amo » che a Gmno- ue ancora detfbro gli antichi l'hafta, necheioragionan- do di lei dica pei> che fofscro date le hafts alle ftatoede iDei, fecondo che Giuftino ne rende !a ngione, ilquaie dicejehegtane' pri- mi tempi i Re porta uano vnahaftainve ce delDiademaj6c della infegna rega- le^ che allhora nel ptincipio dei mon- do,g!ihuomini,non haueu -no altre fta- tae de i Dei che le hafte , & percid a quefte iiinchinaua* ti&rSt leadorauano riu a rentemente. Ma poi che in forma hu- man • conuuciatonoafare gli Dei» non piulehafte> mile ftatoeadoratono: nondkneno,perferu3reput'ancola memoriadeilaL'eligioneantica-,aggiunfeto poi ie hafte alii diui-ni fimulacrr . Quando Anchife apprefto di Vitgilto moftra ad Enea la fua progenie s che ha da venire,comincia da vn gioiume , che fta ap- pogp 3 ioto ad vna hafta, & quiui Scruio nota? che l'hafta appo gli antichi fu ho* norato premio aque'giouanijiquaii vincendoilnemicoin battag!ia» haue- tmio cominciato a moftrareilfuo valore . Et parimentedicejchel'haftada gli antichi fu ftimata piu di tutte le altre arme,& che fu fegno di maggioran- za, Si d'impeio, onde percio era dotiata a gli huominivalorofii lecofevendu- te r.i pnblico erano vendute all'hafta , & che i Carraginefi volendo la guena con 1 Romani mandarono loro vna ha(U-,RiferifceSuida eflere ftata-vna vfan- Suid* 2a in Arhene.che quando era portato alia fepoltura vno,che fuiTe ftato ammaz zsto>i parenti,che l'accompagnauano, faceuano portar con lui vn'hafta, 6 che velapiatauano a capo della fepoltutasfacendoaquefto modo cerrocolur,che I'haueaa ararmzzaro>che non la paflerebbe fenza vendetta.Si che l'hafta fufti* nu:a d.'g'.i aauchi a{Tai»&appd quelli fu infegna molto notabile. Onde G non 98 Imaginide i Dei noli e marauiglia, che la defero fouente alle (aerate ftatae. Potrebbefi dire def carro dt Giunone defcrito da Homero, che ftgnifichi li varij color/ , che nell'a« B occac* lia fi veggono talhora , ma vuole il Boccaccio altri mente » & dice » che qucllo cio. efatco tan to riccamcnte •, perche ella era creduta la' Dea delle riccbezze, 5c Deadelle chefarme a lei date fignificano. che pet le riccbezze combattono iaiieme ncchez- gli huominiper lopiu. Et percidla dipiaferdcon to fecttro in mano, come 26 • che in fuo potere fofle didare le richezzc > <5c i regai, si come clla promife di fa- re a Paride * quanda voleua da mi erterc giudieata la piubella di quelle due al- cre Dee. II che dicono degli altri ancoca efferpur troppo vero, fe per let incetr- diamo la terra, come fcriue Fulgentio, il quale dipinge Giuaone con il capo auolto in vn panno » & che tiene to fcettta in mano, moftrando per quefto che il dominate akro non e.che pofledere pae(i;5c per qucllo che le riccbezze ft anno capertc&nafcofte nelia terra, perche ella ha infe le veoe di tuttii metalii, & tti cfla h" trouano le pretiofe gemme » Fu dato il Pauone a quefta D^a, come veccj- Pauwie lofuoproprio,&conrecrato-alei,Onde Paufaniadefcriuwndo le cofecheerana &z co a Gi nettempiodi Giunonein certa parte della Giecia,dice» che vi ta vn Pauone fat- unone ► totutto d'oro»& diluddiilime gemme, .ofLrto, 5c dedicato alia Dea da Adnuno> I mper adore,, come vccello a lei confccraco , dt che, oitre aila fauoia , che li rac« conta di Argo, dicono ellete la caufa * percbe le ricchez£e tkano cost a l*>to glr animinoftri»comeiIPauone,perla bellezza fuviuaasegh occhidc' rigaa.r- danei. Etil Boccaccionoue raccorira la pirogetoie le i Dei, i,\ vrw lunga cheerily: vcleado moftiaEe, che i rice hi » 3c poter«D qa.ii Su ogtif loro affctg taflimiglino' ii Pauone » come che parlino- fuperbarntnte-? (ienu arr.og.anti-> 5c voglino ferrr- preftaje fopra gli altri. piace&vfc>lor.-;> aGiunoneil Pauone folamente> si a Gia- ma degli altri vccelliaticora feconfecraronagli antichi, tta li quail fu certa for* aone . te di Sparuiere, & l fc AuoItoio> anco, come dice Eliano, fecon do quelli di Egittov liquali perciococonauano la ftatoadi Iftde con le penne diquefto vecellcH- perche liide appoloro eiala medefima i 6cle metteuanoancora rntorno aii'en" trare delie caie ^ &c riferifce Alefsandro Napolitano, che in Egitco faceua- Se&no'di noquefto-pef fegnQ di nobilta , & diantichitadel cafato. L'Oca panmente pbbiitiL fucoo£ecrataaG.mnone,6cneteneuanoi Romanialcunenclfuotemj»io,che fumno booniflfimaguardia del Camptdoglio , quando i Francefi I'afsediauanor &c vi farebbonoenttatidentrovna notte dinafcoftofequefte con grid auano:: ondefuronadapoinodrite quiui del publico, & iGenfori principalmente ne h^ueu3nolacura,& ne fufatcovna di argento nel medeftmo tempiadiGiuno- ne ► Et per moftrarfi bengcati i Romania quelta beftia , che haueua fatto loro tanto feruitio ocdmarono ,cbe agni anno acerto tempo fofse portatain voka vna Oca con rooltacerimoniaibpra vn be Ho, &c bene adornato letticci- uolo, Sc che nel medeftmo tempo fofse mefso iti palo vn cane , efsendo il palo di Sambucoper punirlo delk mala guardia » cheet fece al Campidoglio drfefo Inide . efoUa Oca>come ho derta* Oltre di cio difsero i Poeti , che Irjde , che fignifi- ca 1'arco Celefle, fu nuncia, &c medaggieca di Giuaone, & che fu 6gliuoladlfc Thauraante,cl>e ftgnificaammiratiancperche nelloapparirepare raarauigliofa pet i co!ori,che raoftra ft come le ricchezze fanno marauigliare i fciocchi le qua li cosrtolto fe ne vanno poi, come tofto vediarno fpaiirc l'Iride. Quefta da gli antichi fu parimente derta Dea, &c fatta in habito di donna con vefte dicolo- ti diuerfi , & tslhora gialla, tatta fuccinta , per efsere alio andate pii^ prefta ogni voit3>chs!e fofse comman data dallafua Dea ,& con Tali medefimamente di diucrli coiori> comedifse Virgilio> cue fa che Giunonela mandaa tagli^re il DegliAmichi: 99 Imagine di hide Meffaggieradi Giunone, jigla(oUdiThaumante 7 d ftadelU Mtnmiratione : fimbolo per i fitoivotortdellericcbezge,* he Jonodimar*- mglia a fciocchi, & frefto jj>arifcono • Ninfe £ (jiatione il crin fatale a Di do- ne. Haueuapoiquat ' otditi Niofe aneora Giunone a* fuci fer- ui&ij, come Virgiko la fa cfire ad Eolo, ptamtttendcgli De- S icpea ia piu bdla ^^ moglie , fe fcioglie- ua i venti , dV quali era credutoRe > & gli mandaua a tutba- re il mare»fi che non potefle Enea giun- gereinItalia.Quefte dicefi>che mofharo- no le mutationi del- i'ariamtefe perGiu- f!one»& glivarijac- cidentit che appaio- no in quel la, come eienitaJtr-peto de* Venti, Pioggie, Ne- ui, Lampi, Tueni* Nebbie > & aim Ci- mili. Le quali co- te moOra parirnente Maniano quado fin- Mania-. gc, cbc Giunone ftia no. a federe fotto di Gio- .ILttmm^jL V23- »" Q ti & in q Ue tia guifa la defcriue . Ella ha il capo coper to con vn cetto velo Iucido, & bianco* cui & Irna?fa* fopra vnaccronacrnatadiprencfegemme.comcil vcrdeScythide,l'arTocato diGioue. CeraunO)& il biancheggiante Giacinto»poftauida Iridejla facciaquafi fempre riluce>& aflai s'ill-mj^lia at fratelio, fe non ch'eglie 4 allegro fempre re fi tutba mai,roa Giunone u muta in vifc-cV moftra alle volte la faccia nubilol'a . La ve- fte,che ella ha di fotro>pare di vetr«cbiara,& lucida, ma il manto di fopra S cfcuro,& caliginofcben pcro in mcdcchc fe da qualche Iumee tocco nfplen de, & iecinge leginocchia vna fsfciadicoloridiuerfi, che talhora nfplende con vaghezza mirabile* 6V ralhora ccsi fi afibtriglia la varieta de i colori» che piu non appi.re.Sono le fcarpe pur anco di colore ofcuro,& hanno lefuole co- si negre, che rapprefenrano le tenebre delta none : bencbe Hefiodo le finge Hefiode. efier doratcck cofi fanro gli altri Poeti ancora.Tiene poiquefta Bea nella de- ftra m ano il fulmine,& vn lift nance Timpano nella finiftra. Et moftra quefta S tatoa & quellocheda lei viene.che Giunone non fa dibifogno dime altro, & perciovengoa pcrre vna gran Ratoadi Giu- none? la quale fcriue Paufania.che fund pat fe diCerimhofattodiero>& di G 2. auorio i&d Imaglfti de i Dei auorio da Policleto ton vna corona in capo. nella quale con mirabile artificic erano intagliate ie Hone, 8c le Gtatie; 8i nell'vna raano teneua vn pomo gra- nato,&nell altra vno fcettro,caiftauafopra vn Guccojperche dicono lefauo- , - leiche Gioue innamorato gia di Giunone fi cangid in quefto yccello>& el!a da fcherzo,come fanho fegiouinettCjlopiglio-, onde eglihebbecommodita poi di giacerfi con lei . Et a quefto foggionfe Paufania,che,benche egli non ere- da cotai cofe, ne delfe altre fimili, che firaccontano de i Dei»non penfa peto che iianoda fprezzare,quafi vogliadire-,che fono mitteriofe, & akromoftra? no,chequello>chefuonanole parole-, ma che fignificato habbino non Iodice> onde so parimente rxbn lo dico,perche gia piu volte ho detto di non voler por- re cofa,della quale non habbiano fcritto gli antichi-, & benche poffa eflere,che di quefto habbia fcritto gia forfe qualche vno, io nientedimeno non l'ho tro* Apuleio. uato ancora: ma poi Apuleic* quando fa rapprefentare in fcenail giudiciodi Paridediccche vfcifuori vnagiouine>chefimigIiaua Giunone* di facciaho- nefta,con il capo cintodi bianco diaderna,& con lo (cettro in mano»accompa« Caftore, gnatada Gaftore»& da Polluce, liqua'i haueuano in cap© vn'elmocon ci- e PoIIu-- mierodivna Stella: 8c cosi fatti fi yeggonoquefttinalcune medaglic ami- ce. che. Si legge che farono figliuoli di Giouccosi infieme amoreuoli l'vn all'aU tro>che,come finfero Ie fauole, partcndo la vita tra loro»viueuano, 8c moriua- noavicenda, peril che meritaronodieflere poftiinCieb»oue fanno il fegnor de Gemelli, li quali hoggidi ancora da gli fdegnatoti delle cofe del Cielo fo- no figurati nel modo, che i Lacedemonij gia fecero loro vn fimulacto, & fu inqueftaguifa,che poferodue legniegualmente difcofti I'vno da l'altro, at- trauerfatt parimente da due altri legni,coroe che quefta imagine,fi confacefle al pariamore delli due fratelli, de' quali i'vno fu gagliardiffimoalla lotta,& l'altro a Cauallo : onde furono alle volte ancora fatti su due bianchi Caualli, & erano queili forfe li quali dicono che Giunone dono loro» 8c eila gli haue- ua prima hauuti da Nettuno, nominan vno Xanto, l'altro Ciilaro. Et cofi a cauallo erano appreiTo de gli Atheniefi in certo loro tcmpio molto antico. In quefto modo ancora apparuero a Vatinio,come fcriue Tullio quando da Rie- ti tornaua a Roma, 8c gli dfffcro, che quel di il R£ Perfeo era ftato fatto pri- G iuftino. gione . Leggefi anco>& lo fcriue Giuftino, che in certa battaglia* nella quale Locrefi. quindicimila Locrefi furono vincitori contra centouentimila Crotoniati, ap- Crotonia paruerodue giouani gtandi, 8c belli s& due Caualli bianchi>armati diuerfa- ti . mente da tutti gli altri,con panni porporei intomo,h quali combatterono va« lorofamente dinanzi a tutti gli aim per gli Locrefi, & difparuero fubito dop6 la vittoria. Quefti furono cteduti eflere Caftorce Polluccperche non hauedo i Locrefi potuto bauetlo da' Lacedemonij; haueuano dimandato loro amto.Et come foffero fatti Caftore,& Polluccmoftrarono ancora due giouani Mefle- -nij> fecondo che racconta Paufania,quando conaftutafintione vollero ingan- nare i Lacedemonij vndi, che nel campocelebrauanofolennemcntelafefta loro. Imperoche veftitifi due toniche bianche con mantelli porporei di fopra, &con hafte inmanosudue belliflimi caualli, fi fecero vedered'improuifo. PenfaronoiLacedemonij»chefofseroGaftore,& Polluccvenuti allafeftace- lcbrata per Ioro,& gli andarono in contra turti difarmati,adcradoh,& pregan* doii,cbe voleffero fermarfi fra loro con fauoreuolenume»quadoi due giouani -cacciatifitra Ioro,ferendocon.le hafte hoLquefti,horquelli,neamraazzarono niolti,& fatta non picciola ftrage de' nemici fe ne ritornarono fenza efler piito offefida loro. Oltredi cio haueuano Caftorej& Polluce gli cappelli in capp> come dice Fefto P6peo,perche furono di Laconia,oue foleuano andare in bat- taglia co' cappelli in tefta.Et percio Catullo in certo fuo epigramma gli chiama fratelli Pdeati, perche Pileo,che e voce Latina> fignificacappello in volgare . Pau- Degli Ancichi. IOI Imagine di Giunone T{egind degli Dehmoglie di Giouejntefaper l } aria,& I'ima- gine di Giunone Corinthia, & del Cucco vccello 3 nel quale ft mutb Gioue quando da. prima giacque con la detta Dea Giunone [ua forella , Faufania parimen- p a ufa« c forme; che in cer- { a . :j IuogodellaLaco aiaer.noalcane fi' gurctte Pileate 9 le quali ei non sa crop »o bene fe fofsero utce perghCaftori fche fotto i\ nome icll'/noinreferogli nticbi ambi i ftatel i)nii ben lo penfa, fjc I (curb hora di due? chc'l Pileoap- prefsoi Romsni fu : infegna delta li- jerta.percio chefu !oro vfanzachequa do voleuano dare la libeita ad vn feruo gi faceumoradere i!c;po>e glidauancr d pottate vn cappel- lo. La quale ceremc* nia era facta uel rem pio di Feroniaj per- cbequeftafula dea di queii< 5 alii quali I t:ra^ don^ta laliber- i ra>& erano detti Li- b-rtrni. O ck i'liut la cofidiie vn em-, defiderofo del'aiiberta . Deh voglia Stgncrdl' Din,ch'!0 pofla hoggi co'l capr tsfo pidiareil cappello » Et legged che in libertai Roma, ammarzato che fu Giulio Cefare, furono pi2ntate in su !e piazze ha- Plauto,- fte con il Pileo in cima, volendoin quelmodo chiamareil popolo 3 & tur- talacittaallalibertadi prima. Quando i Romani haueusno bifognodifol- dati, 6 pure che voleua allhoraqualche vno leuare rumulto, & feditione s chnmauano gii ferui al Pileo* intendendofi percio , ebe a tutti dauano la ltberta, acciocbe perquella haueflerodacombattere. Dacbe viene an- cor.i, chesucencmedagfie antiche di Bruto fi vede vneappello pofto fo- pra due pugnali, mottrando percioj ch'egli vecife il Tiranno, 6: refe la liberta' alla-patria. Mono che fuNcronejIa plebein Roma, come fctiue Sue tonic & per ic Prouincie ancora, andauafefteggiando con cappel'i in cspo,vol,en-- do in quel modo moftrare, che era liberatada gcauc,6Vcrudel feruitu. Et fi legge appreflodi P!utsrcoiche Lucio Terentio nobiliffimo Romano ando die- trb al trionfo di Scipicne con il cappello in tefta>corae fe fofTe ftato fuo liberro* &quefto percheeraftaro per luihberatoda iOrthagirsefijcbe I'hsueanogia fano pri^ione: & il medefimo fecero mold Romans nel trionfo di Tito Qtin- G 5 tio 102 Imagtni de 1 Dei i Imagine diCaflore £ T$Uuce»dei \ de Nuuigantijftgnificanti- at loirapparire bonaccia,qiiali fono anco protettoride Cauatti,effendo fielle vel&ctjfime nel corfo hroj & vnodedodici fegni del Zodiac^detti i duoi Igeme Hi fi- gliuolidiGioue>& dir&eda-i Poliuce. €aftori £chechj.i tio'rifcattaridalui pofciacliebbe^intala Macedonia, come, oltrea Plutarco fcriue anco Liuio . Oltre di cid il cappello fu fcgno di viitu,& dt gran fapere» & per queftolodanno hoggidi ancora infiemecoltitolodel Dottore»&del Maeftro. Etmerteuanoancotalhoraglianticbi i ferui in vendita col capello in tefta.come riferifce Gellio, ma peroquelli folamente chenonhaueano di' fettoalcunoj onde voleadircilcapeIlo» chenonpoteuailcompratoreingan- narfi, & chc percio il venditore veniua ad efter libero, & non era tenuto poi a cofa alcuna,come che quello foffe certo fegno della integrita, & bonta del fer- uo venduto. Ma ritornando alii Caftori,perche come difti fotto quefto nome li jntende di Poliuce ancorajonde Bibulcche fu Confole infieme con Cefarcne fecei! morto»qHando vide 9 che il fuo collega fi haueuacosi vfurpata tutta la auttorita del Confolato,& che cio che eflj rutti doi faceuano>era detto fatro da Cefare folamete,dicendo,che a fe era intrauenuto come a Poliuce* ilquale nel teropio dedicato a Iui,& al fratello non hauea nome peiche era dimandato tern piodiCaftore folamente,dde i Caftori. Quefti dunque fi faceuano.come di- ce E!iano,& lo riferifce Suida,giouani grandi»fenzabarba,tra loro fimili, con veftimilitari intorno,con lefpadeal lato.con lehaftein mano,& invecede!- Je ftellcch'io diiTt.faceuano loro in capo alcunefiammerte ancora alle volte. Perche leggefi, cheetfendogia gli Argonauti ftranamente trauagliatida vna grjjue forruna di m"are,si che remeuano rutti di perire«.& hauendo Orfeo fatto voti per la folate di mrti,apparuero due Srellcouero fiamme fopra il Capo del- !i Ca(tori,che loro diedero fegno di faluezza* & quitfdi venne poi« che foilero chiamati g!i Caftori da i nocchierinelli loro pericoli. OndePaufaniafcriuen- dudi ceruftatoadi Nettuno, quai'era appreffo dei Corinti, dice* che nella bafe DegliAntiehn *°3 bafe quella erano fcolpiti gii Caftoti, come que!li,che crano creduti Numi fa-, chfamat f lutarialle naui,&a'nocchieri. Furonosnco creduti eflerecerteftel!e,ouero da N/<"-- lumi, liqualij come fcriue Seneca,& Plinio,foglicno£ppn:ire in nure nelle cluca . gran fortune, & danno fegno di bonaccia. Et perche firncftrancquefU in aria,& e l'aria moftrata perGiunone, furcno ragicncuolmerte i due fratel'i Caftore, & Polluce mefli incorrtpagniadiqucftaDea: sl'aquale fingono le fauole,corne recital heopcrrpo, & EllauicG,cheGicue kgaffe gh piedi gia iheopc.. vna voltaconcatene di oro, aggiungendouigrauifljmipefidifeiro, ondeeila p C , feneftaua pendclone in aria j Volendoroncid iigrnfrcarcche quells parte £ll 3 nico. difottodcll'aria.che piu 6 lontana dalloelemento del fuoco, & percide piu. denfa,oue fi fanno inuuolble nebbie»& le alire fimilicoieifacilmenrefi vri- fceaJl'acqua,&alla terra, lequali fonoelementigraui/& crvefcendonofem- pre. Leggefi apprelTo diPaufania s che incerta parte dcllaBeotia fu vn tem- pio confecratoaGiuncne, nelqualeeravn fuoilmulacro molto gtande,che itaua in pie, & ellaquiuieia chiamatafpbfa. MapareaTne,chcpiuditagione ellahauefse queftoaome nella IfoladiSsrro \ petche fcriue Varrone, & Io riferifce Lattantio,che quefia iucbiamata prima PatheniadaGiunone, che quid ftette,mentre cbe era fanciulla,& vergme,& vi fi maritoancora a Gic-uej ondencl fuoterrpio fuvnbel fimulacro fatto in Fcrroadi fpofa, che doueua haue te quel velo colotito, col quale le nuoue fpofe fi copriuano la faccia, 8c & eta dimandato Flammecdal colore forfe della fiamnia, petche erarofso, p| arr >meo^ &mo(traua, che arrefilua di vcrgc^na lagiouane>chefidcueuaccngiungtre veloddie airhuoroo: cbe cosi bannodcrto alcuni di quefto velo: bencbe alcuni altri fpole. vogliano, che fiintenda altrimenti, come diro poi difegnandoHimeneo. Ec percid fctiue Varrone,che fu ofleru&to da g!i anticbi di non accornpagnarfi in- iierne i nouelli fpofi fenon di notte, come che le honcfte gicuani hauefsero da vergognarfi manco al buio della notte. Et andauanole fpofe al roatitodi notte portaein letticada Muli,6 da Buoijcome fcriue Suida: 6Veralalettica fatrain modo>chela fpcfa fedsua nelmezo, lofpofodall'vn de'lati: & dall'al- tro il piu honcrato,& piu caro amico-,6 parente»che hauefse 5 da cui forfe bog- gidi c venuto l'vfotranoi di trcutrfi il fpofovnode fuoi piucaii amici, che afliftendofecoalle nczze vien poi chiamato compare dall'anello. Et porta- uano loro dauanti,fecondo che fi raccoglre da Plutarco ne i fuoi problemi,cit> piurarco, quefsnciullialtretantef3ce!le accefcditeda,oueto di fpino bianco-, lequali ol- Facel'e i- treal feruitio, che faceuano, fcaccisndoil buio della notte, dauano anco con nanzi nl- la luce loro fegno,& buonoauguno della generaticoe, che fi afpettaua di le /pofe. quel maritaggio.conciofiache il generate altro none che produrre in luce. Ne poteuano eflere piu di cinque, perche fecendo alcuni fu creduto, che la donna ad vn parto potefse far fin'a cinque fig!iuoli,e non piu. Ma confide- Ni;rr>ero rando alcuni altri la cofa piiifcrtilmence» hannodetto,che vfauano gli anti- pare.edi- chi nelle nozze il numetodifpare, come dimofttaete di pace, & divnione* fpare. petche non fi puodiuedere in due parti eguali>che non vi refii fempre vno di mezo, che le pudraggiungere anco poiinfjeme,ccme commune ad am- beduejonde fu creduto il numero non pareefsete gratoaHi Dti deiCielo aut- toridi pace, & diquiete, & il pate a quelli dcinnferno.daihquali vicnedi- fcordia,&difLnione, ficome il rnmcio pare fi puodifur.ire, facendone due parti eguali, fenza che ne rcfii alcuna cofa di mezo,che !e habbi da numre. Et tolfcro il cinque, perche quefio e il prin;o nurocro, che nafci dalla vnione iici doi priminumeri parej& difpare, che fonotr,e, 6V doij perche Nno non enumercma ptincipio, da! quale fi comincia di numerate. Et chiamauano u'nqueDei parimente, cV con diuoti piieghi gli adorauaro. Queft". crano G 4 Gicue, 104 ImaginideiDei Gioue* & Giunone adulti, cioe non piu faociullij Venere, Suadela,& Diana t£ Fuoco>& Q I tire di cid mecteuano ;gli anrichidauanti alia nuoua fpofa il fuoco, & J'ac- acqu a qua>ouero per moftt a rlc» che come il fuoco da fe non pud. produrre cofa alcu- prcf enta na, ne nodrirla, per non hauere punto di huraidita, & raeno l'acqua,per eflere ti alia tuttafredda, pcrilche bifogna che alia generations deglianimah&di tuttelc fpofa,, a } rre co f e p ro dotte dalla natuca ii caldo,& i'humido fi congiungano infierae; ccsi fa di meftiere, che perconfeiuare lageneratione humana,fi giungano in- fieme l'huomo,& ladonna: oueropcr datleadincenderecol fuoco>che pur- ga, & parte il purodal non puro, & con l'acqua, che laua Ic macchie, & le* ua via le Icrdure: che ella ha da conferuarfi pudica, pura, & netca,& guardatii datuttoquellojche puomacchiare le leggidel matnroonio. Le faceuano anco porcare ii fufo, & la conocchia>& paltare fopra vna peiie di pecoca con tutta la lanala prima volta, che entraua incafa del manto,& vlauano delle altre ceremoniealTai*, ma bafti perhora di quefte poche pec dare a vedere comeli habbi da far Giunone in form a di fpofa, poiche Varrone non lo difle, quando dhTe,che fu vn fuo fimulacro cosi fatto nell' Kola di Samo. Ma ritor- nando a quello che dicemmo per relatione di Paufania» che Giunone in Beo- Giuno- tia fu chiamatala fpofa, vediamonelacagione, fecondoche ei la mette,jlqua» ne ipofa. ] e ne fcriue. Giunone adiratafi con Gioue gia vna volta parti da !ui>& fe n*an- dd intubea, che eNegroponte,&egii che pure iavolea placare. & farla ri- tooiarej ma ncn fapea in che modo* ne dimando canfiglio a Cn heron ^ aliho- raquiui Signore,ilqual gli ricordd,che faceffe fare vna ftatoa d* quercia, Sc la porta fie in volta coperta si che nonfoffe vifta, fingendola vna giouane» che di nuotio egli fi hauefle fatta fpofa . Cosi fece Gioue, & gia fi conduceua o'intorno la nuoua fpofa, quandoGiunonc> che cid haueua mtefo, & le ne era molto rincrefciuto, vfcita di fuori, & accoftatafi al carro,oue credeua,che foflc nafcofta la nuoua fpofa,tuttapienadi gelofia>& difdegno fquarcio gli panni, che Ja copriuano»& trouandola vnaft&toadi legno fe ne all egro af- fai, & rappacificoffi con Gioue, & con lui ftettecome nuoua. Onde furo- no poi celebrati da gli antichi alcunid} di fefta per memoria di quefta fauo- hja quale, coroeriferifce Eufebio interpreta Plutarco inqueftomodo. La difcordia nata tra Giunone> e Gioue aitro non e, che loftemperamento de gli elementi, dal quale viene la deftruttione delle cofej ficome per latempc- rie,6 percerra proportioned^ fiatraquellijnafcono le medefime>& fi con- ferusno. Se Giunone adunque cioe lanatura hutnida, & ventofa a Gio- ue , che e la virtu calda, & fecca, & lo fprezza> tante faranno le pioggie* che allagaraono la terra, quante furono gia vna volta nel paefe della Beo- tia, che ando tutto fotto alle acquconde quando furono poi quefte date giu> & rimafe la terra fcopcrta, finfero le fauole* che fotTero rappacificati infie- me Gioue, & Giunone,& cofi che fi fquarciaflero i veli , & fi vedefle la fta- toa della Quercia: perche dicono,che il primo arbore,che fpuntafle fuori del- Q trerc j a la terra, fu laQuercia-, la quale> come dice Hefiodo, fu a'mortalidi doppio molto v- giouamento»conciofia che da i rami ne raccolfero le ghiande,onde viueuano ,jj e> prima,& del troncofenefecerotetti. A Giunone fecero gli antichi ghirlan- de di bianchi giglb liqualichiamauanolerofedi Giunone, perche tinti del fuo lattedjuenfaronoi>ianchi,coraeraccontano le fauolcdicendo-, che Gio» ucmentre che ella dormiua, le attaccoHercole ancor fanciullinoalle mam* melle,accioche nodrendolodel fuolattenon l'hauerlc in odio poi. MaqueN lo poppando troppo auidamente fece si> che la Deafi deftoj & riconofciu- Rofe di teffo da fe lo ributto fubiroin modo, che il latte, che ancora vftiua, per Giuno-- lo piu fi fparfe per il Cielo, & quiui fece quella certa Iifta bianca, chevi rie. fi vedeancora» quale chiamanogli Aftrologi lavialattea*&ilreftante cadde gia 1 Dc'gii Antichu *©f ItRagtnidiGnmnejtrgiuajdi Giunone faluatricein LnuinOj^r iiG'mwne re* gina de gli Dei , dell'aria patrona , ttiairigna 3 &<>diatricedi Bacco } O" di Hercole, purgatrice,& mondatrke tklk cofe proprie e§ettQdeltmi&. ' gia in terra foprai gi gli, onde riraafero co fitinti di biencb»che-| poinari fono femprc bi nchi-, Testulliano* fcnue , che in Argo i Cifta della Grecia fa vnfimulacrodi Giu- none cm to con rami di vire , 6c chc liaue- ua (brio i piedi vnay pelledi Done quafi cfa'eila volefle haue-; tc quelli per difpre- gio di Bacco, 8c que» it a parimente, adik honore di Hercole, chc I'vnojcl'aitroda lei (a odiato grande- mente ,comeqaclla, che ad ambi fu ma- dregna? fecondo 1c fa aoic.In Lanuuio Cit ta di Latio era ado rata Grunone Sofpi- ta-, la quale noi potia- mo chiamare falua- tricc,come principal Nume di quel luo- co, fecondo che reci- ta Tito L»uic,ik haueua quiuila iua fbtoa-,corne fcriue Marco Tulho,vna pel- le di Capra intcrno&in vna man lhaftsiCx: vnbreucfcudoneJfaltra. EtFe- fto parlando di Giunone Febiuale, perche ella hauefse queftonomedice, che faenficauano i Rorcani il mefe cii Febraio, & che le fefte Lupercali cele- brate in quefto mefe , ertno confecratea hi, nellequaliandauanoi Luper- ciiccrrendo per la Citra, & purgEU«neledcnne, che per quefto porgeuano loro la meno, & e fli la batteutno cc n queilo di che i\ fa il farfetto di Giunone, che fono lepelli dclle Capre . Oitre dido fi troua,che fecero glianuchi la ftatoa di Giur.one alle volte ancoia ccn vnafoibice inmsno, comerifeii- fce Suida.&ncrendela ragione, dicendcchel'aria intcfapet Giunone, pur- ga, &mcndifica, ccmelaforbicc ugliandoipelifa i ccrpi politi, & tnon- di. Et in vna medaglia antica di Ncrua Imperadcre fi vede vnamatrcna coronata di raggi, che fiede in alto feggio, e tiene con la finiftiamano vnofcettro,& con la deflra vna forbice. Qucfta giudicarono melti cflere Giunone > nicntedimeno le lette.re, che in efla medaglia fono, la diconola Fortunadelpopolo Rcmano. Ne mi ricordodi habere veduto oktcociaitra imagine, 6 ftatcedi Giunone fe ccn che alcuni>pcrcbe &nvtc 3 che la difle- to rrea. Terra'£k n o Tiro Li- uio. Marco TuJJio. Giunone Februale Felto . io 6 Imaglnl del Dei VJrgilio. Vicogiu- ga.no . Giunone giugale. Spofi le. gati. Matrimo nio . £ Hime- rjeo- Jmap»edpGuintoewuentrice d protettricedel matrimomo'ydetta Giunone giugale,& del ghg* &vccellidiei facrath fignifictnti I'vffitbde marita- *ix& la fucceffione d prole che ne rpiene dal matmnonio concorde . rogliatitiebilaritrcK' uatriee del matrimo nio,& ehe haueua 1 cur a del le nozze,on « dc Didonc apprcflc di Virgilioj quando ha difegnato difarft raarito Enea , factifi-f ca ad alcuni Dei » ma inanzi a cucci a Giu- none. Che tien del nodo marital la cura% L'haono fatta in pie veftica con capi di papauero in ma- no j&convn giogo a' piedi » voiendo pet que ft o moflrare co- me hanno da ftare il raarito » &lamoglie congiunti inGeme » &perquelli lanume rofa prole » che pot viene fuecededo . Di che non trouo pero Fatta metione da aicu node gli antichi, ma fi bene che in Roma fu cbiamato certcrluo coVicogiugatio,per- che Giunone e detta Giugalejquafi che col fauore del fuo Numeii giungeflero infieme l'bucmo } & la donna \ htbbe quiui vn'aitare, onde andauano i noucllt fpofi > & erano dal facerdote legati iniieroecon certinodi* dando percio loro ad inrendere >checofidoueu^noeffere gli animi loro legati poifempre divn medefimo vclere»ccrae erano i corpi aiJhora da quelli nodi.Onde e venuto che togliendo aJcuni poi forfe l'efsempio da quefto,& quello cbe ii pud vedete ncl la imagine di Venere fatta in ceppi, hanno dipintoii mattimonio con il giogo in collo>& ccn gli ceppi a i piedi . Quefto hanno voluto alcuni,che fofse »ntro- dotto prima da Giunone » come ho detto, alcuni da Venere , & alcuni altri da Himeneo» il quale fu percio adoratocomeDiodelle nczze, nelle quali lo chiaroauano con certi fclenni prieghi, acciochea quelle fufse fauoreuolei &defsecol Nume fuo felice fuccefso . Ma leggefi ancora » chemoftrando gli antichi con molte ceiimcnie la pace,& vnione, che deueua efsere tra mf n'to , & moglie , & defidtrando a qucl'i cgni bene > & confolationc ncn nommauano incelcbrando le nozze* fe non quelle cofe > le quali poteua- no dare buono augurio,& fegnodi felicita. Onde chiaroauano anco fo« ucnte Degli Antlchi. 107" oentc la Cornacchia, comefi vede nella imagine della Concordia; & facrifi- cando aGiunone Giugale cauauano il fele alia vittima, & lo gittauarto dietro p e Ie gfcta all'altarc, permoftrare \ chcfta marico,& moglie non deue effer arnarezza to via. .-, diodio,nedifdegnoalcuno: Et per quefto vogliono alcuni, che Himeneo parimente fofle chiaraato.non perche hauefle ordinato il matrimonio.ma per- che dopo mold trauagli, & graui pericoli egli ottenne le defiderare nozze con feliciffimo fucceflo •, & la nouella e tale . Himeneo fu vn giouanetto in Athe- Nouella nefigliuolo di Appollincdi Callioppe vna dellenoue Mufe, tanto bello,&di Hime» difacciacosidelicata>chcda moltieraftimatofemina,il quale fiinnarnordar- ne0, . dentiffimamente di vna bella,& ncbiliflimagiouane,e fenza fperaredi poter mai godere dell'amor, fuo , perche egli eradifarniglia a quella della giouanc Ttoppoinferioredifanguc&dirichezze, andauacome poteuail meglio no- drendofi dell'amata vifta,& quella feguitaua fempte,& ouunquc a lui fofle leci- to, & concetto diandare, & trouauafi fpcifoj aiutandolo in cio molto la pulita guancia) fralealtre giouani acconcio in modoj chevnadi quelle era creduto facilmente.Or mentre che il tniferello in quefta guifa inganna altrui: ma piu fe (tefso,auenne,cheeifurubatoconl 8 amataiuai & con moke altre nobiliffime giouani di Athene, aodate dicompagnia fuori della Cittaper ifacrifkijdiCe- rereEleufina.da'Corfariarrmatiquiuiall'improuifo. Liquali, pofciache fu- ronolungi da Athene per molte miglia, lietidella predafi riduflero in terra, e ritiratifi in certo luogo,oue fi teneuano ficuri,ftanchi gia per il continuo naui- gare,fi addormentarono.Allhora Himeneo,prefa 1'occafione di liberate se,& le rapice giouani, gli vccife tutti,prjmachealcun di loro fi fuegliafse»& hauendo rimefle quelle in luoco ficuro,fc ne ritornoallaGittaieprdmifse a gli Atheniefi di reftiruir loio le gia perdure figliuolcfe voleuano dare a lui per moglre quella, crre egli amaua cotanto. II che gli fu accordato volontieri,pdrendo ad ogniuno, che egli I'hauefse molto bene meritata. Etcosi hcbbe Himeneo la tanto da bi- ded derat a giouane . Fatce le folenni, 8c hete nozzcvifle poi con quella felicc- mente tutta la fua vita. Perche dunque dacoftui furono ricuperate quelle Ver- gini, & il matrimonio > che fidefidero tanto, hebbe felice fucceflo, replicaua- nofouentegli aotichiil nomefuo nelle nozze per buonoaugurio, come che defideraflero a quelli che (i nmitauano, la felicitacTHimeneo . E quefta fu co- fa dci Greci, si comefu de'Romanidi chiamare Talaffione per buono augu~- lio parimente nelle nozze . Perche , come fcriue Liuio , quando fufono rapite da i Romatii le donne Sabine, venne alle mam di vn pouerd Soldaro,vna bel- li {Firm giouane; la qualeeidiiTcachi gliene dimandaua, di condurrea Ta- laffione, perche haueua gia viftcche qualch'vno le hatieua gittato I'occhio adoflb per- leuargiiela. Era Talaffione allhora vn'Capitanodi gran valore, & hauuto per cio in molto rifpettOionde vditoil nome fuoncn fuchi ofalle pur di toccare la giouane-, anzi che facendo fedefe compagnia a colui, che I'ha- ueua, sndarono gridando tutti infieme a Talaffione, a Talaffionej il quale heb- Talaffio- be molto cara la bella giouane, 6V con liete nozze feh fece moglie, & viffero nechiama dapoifclicementefemprc infieme . Ghiamauano dunque Talaffione, defide- to nelle rando a' noui fpofi la buona ventura , che pel nome di lui hebbe quella ropita nozze • giouane. Ouero che quefto era, perche Talaffione fignifica certa ceftanella quale teneu-n^ ledonne lalana,&: -nitre cofe da filate,& voleuanogli anti- chi .(econdo Varcone , replicando fpeflo quefta voce rielle nozze , ricordare Varrone. alia fpofa •, qu^le haueua da efstrre 1'officio fuo, poi che eramaritata: ilche Plutatcoancora conferma nei fuoiprobleaii, rifetendo puranco quelle che hodetcopocodifopra, che lafpofa entrandoincafa'delmarito la prima volta, porcausfeco laconQcchia, «5c mwdy &C paflaua Copra lapclle di vna pecora-, 6 cbe i ©8 Imagtnldei Dei fcHe vi fedettasucome ferine Fefto* perche da quella fi trahea fa Fana* ehe § ■ . '<• acconcia poi ad vfodi fitate> & diceua quelle parole j Oae ju feiCaio , io V (boo Caia > che veniuan© amoflrare 5 ,cbe tutto haueua da edere commune fra ~ Y il roarito*. & la moglie >.& che in eafa daueuano e0erc egualrnente padroni » - - \ Eth&nao vohjto alcuni >xhe in tal&cerimonia foffe vfato quefto norne di Caia per, rifpmo di Caia€ecilia>cbe fiiTanaquiUe moglie di Tarquino Prifco Re de* : i Ron>ani,doiina faggia»6c viEtaofa,ebe gcuer no beniffim© la cafa fua.Onde Vat ronefcriue,& Ip riferifcePiiniojcheincert© tempo fuguardatocome cofade- . o ir gna diuuetenza il fufo » & la conocchia di eoftei, & vi giungono alcunranco le pianettes quindidicono s che venne 1'vfanza di poi tar feco la fpofa la conocchiai con lana, & it fufo » per ricordacfi di irarairare la uirtu-di quella gran donna*, (a quale fild , & feces di fuaraano vnaixdla vefte regale a Seruio Tullio (uo ge»> neco»cbe fueceile al matito nel regno*! a quale fu poftapoi nel tempio della For* tuna.Andaua aneo la noua fpofa cinta dicerta fafcia dilana ftrettasu la camifcia N o»b d-' co * n odo d tIerco!e»,qaale erafciolto dallo fpofa la prima noste, che (tana con Hercols . lp l pigliandone augutio drdousre elle.ce cos) felke in h.uere figUucIt, corns A* Hercolci che ne lafciafettaotau Ejt a quefto fare chiamaua-in-.fuo.amto la Deaa V Irgi ne n Virgin enfe-, perche elia era creduca hauer cura , che la fa ilia virginale pottata ie Dxa. . dalle giottanicuKo il tempo »che fkuaao vergsni, .ibfsefc iolta feiicemerwe fa- bito , che erano njaritate . Rt vfarono gl'antichi.j come uferifce Santo Agofti* n a da. Varrone*di portar quelta Dea iniieme con alcuni altfi nellacamera , oue doueuano fhr.e la prima notte infieme i nouelJi fpofi* sccioche conl'aiutodi queililofpofo-piu facil-rnente raccogliesse il defiderato fiore > & manco fofse diffefo dallar tpofa, pefcia che fi vedeua-tanti? Dei attor no, che tutti U confor- lauano a cio, & ciaicheduno fecondo ilfuo officio > perche erano pattiti gli offi- cii fraloioia quefto negpeso, nel quale pareuano efserei generali prtfidinti Venere >.& Priapo > cui fu pucanco datopi*mcolare officio : &i lo chiamarono I^^itinoc, allhora Dio Matino » perche defse forsa illo fpofo di trausghare gaghatdamtn Gisigati* re»6c di mettere in core alia fpofa di noa fore alcuna refiftenza v Vieraao poi il no - Dio Gmgatmo pergiungere miieme mariro,& mogBe: ii Dio Subigo, che pro- iubfgo ■ curaua » che Tvno fottomettefTe » & i'altra (i lafciafse fcttoiiie«;Cf re facilmente j Pfems... J a Dea Prema, cheinduceua la fpofa a lafci«t(i ben premere - r & I a Des Parma- JParturdfti da s ,chenon lafciaua panto temere di parto , che hauefse da vciire , Ec credo che ve ne foflera aneo de gltaltn^ pecche» come diUi da princ^-io; diedero gli gntichi particolari Dei 4 tutto quello* che faceuano, 6 che con djuer.it cogno- midauano ad vno fololacuradi diuerfe cofejcome a quefto propofito patlcndo Marciano a Gi unoneefprime qaeftiquattro cognomt Iterduca , Donndaca* ^kxta , e Ginxia» che nelle cetimonie de' maritaggi lc fucono datj, &c dice ;J| rygiens hnano da chiamarti di core ie giouenette fpcfe , -pecche tu habbi itira di foi'o in andando-, petche tutte le mem ficure neile defiderate cafe de i Icro ff»oli, perche tu facciicbe 1' vngere le porte fia con buono augurio>& perche ru nonle^bbandoni,qu>iodo pongono'gia?lcinto Virginale. Et queftofa»cbe Gianonefofse ancolaDea Virginenfe . Ma-lafciandotantiDeijdelliqualinon ho trauato msi gliiimulacti,ritorno a qualcunadi quelle cenmonie ,che pon« no feruire alia imagine di Himeneo. Vfarono dunque gli antichi di cingere an- cole porte delia cafa con certe bende»onladi Jana,vngendo gliganghen di quelle con fongia di porco > con grafsodi becco , per rimedio di tutti gli incan- tefumVchefeuenteeranofatti a' nouelli fpofi , fe lo ftridore deigangheti era vdito,aprencibG,oferrandoiile porte. Spargeuaanco perquefto»come haq« no detto alcUni , lo fpofo deile nocii accioche non fofse vdito altro che il rorao- re,che quelle faceuaaocadendo in tecra,& lo ftrepito de i fancialib che 1 e rac- coglie- • BegliAnticlii* i&$ i6gHeuano>quando gridaua kfpofa » & doleuafi nello fcioglier la fafcia , chfo ijjffi,perchealcunavenecta,che iifortemente gridaua, chefaceuaalle volte IgrandiflimacorapaffJone-acbirvdiua. Altrlbannoderto chelofpargeredellc [nocitnoftraua, chel'huomo maritandofi l^fciaua tutte lecofetanciullcfchc? jpetche fogliono i fanciulljgiuocarefouente con Ic noci.VatronehayoIutOjchc jcio fi facefse per tirare biiono augurio da Gioue, cui le noci crano confeccate . Et Plinio parimente ftnterpreta ad vn'altro mod©. Ma di quefto>& delle akre Plinicu cetimonie vfate ncllc nozze bafta quello,cb« io ne ho dettoiper venire a difc- ignare il X>io di quell e > chc fucome diiTi.Himeneo. Qucfti da gli antichi fu fat- Imagine to in forma di bel giouane coroiiato di diuerfi fiori>& di verde perfa,che tenc- di H irae- «a vna facella accefa nella deftra mano,& nella fimftra haueuaquel v«lo rofso, nco. ©gnllo che re(se,col quale ft copriuano il capo , & la faccia lenuoue fpofe la prima voha>che andauanbaroarito . Et Iaragicne>chepocodifoprapicniiii dire di do, e tale» che lemoglicre de i Sacerdoii appreflo de gli anticbi Ro- mani vfauano di pottare quali feropre vn firnile v«lo: & perche a queftmon era concetfb, come a glialtri, difare vnqua dhionio 4 coprendo la fpofa con quel velo, fi vctiiua a movtrsre di dtfiderare* che quel enatrimonio ncn hauefle da fcioghetfi tnai* Ma quefto non vieta perd, che il medefimonon rooftrafse anco la bonefta vergogn«della fpofa, come hddettoj la quale po- tiamc dire>che fofse vnacofaitelsacon \\ Pudcre, hauutoin tanto rilpctto da Pudore gli anticbi, che fu ccme Dio adorato . Onde glijAtbeniefi gliconfecrarcno Dio. vn , akare 5 & apprefsoi Lacedemonij gli fufatto vnfiroul-6 refiare col padre i A quefto ella akro non rifpofe> fe non che tiratofi vn velo in capo>fi coperfe co quello la facciajda che panic al padre d'intenderbeniflTimojche 1'animo della figliuola era di andare col maritojperd fenzapiu dire altro la lafcio andare, & quk^oueella li coperfe il vifb, pofe vn fimulacro al Pudore, cioe a quella honefta vergogna,che moftio Penelope,di contradire al padre per non lafciare il matito-,& doucuaeJTere fatto in (imile foggia con la faccia copcrta.Si che moftrandofi la vergogna in quefto modo>fi puo ben dire»che percio fi coptiua la ntaoua fpofa col velo,qual diMnche por- taua Himeneo nella finifiramano. Et ritcinandoametrerequel!o,cbere{tadi lui,eglihaueua duefocchigiallia piedijquefrieranocerta forte di fcarpe,che vfauanoallecomedie,& ledenne psrimente gli pctteuano. Et tuttoildif«- Carallc* gno,che ho f atto di coftui e dii'ctitto da Catullo in quefto modo . O de I' alto Hdicone Di belli* e vaghi fiori Habit at or felice Del'odorata per [a , Kg,-. O dVriana celeflei E tenendo conmano Lieto * e giocondo figlio , // colorito velo Che ne le forti braccia 214 one lieto yerwoi Del defiofo amante 11 bianco pie veftito Con legttimo nodo Et adornodel bel dorato focco . . - JMetti la delicata vcrginella, Jn quefto' di giocondo Clnge Himeneo letempie Vten con foaue voce Can- n# ImSglnidef Dei Cantaudda* item ffofi Gli fcfteuoli balli$ Jttlegrt canzonette . E con felice deflra Con fie profyero men* La rtj pendente face porta inahti, Seneca parimente cosi ne dice : Tu t che la none con felice aufpitio Tut to languido > & tbbro ; ma jpri Scaccuportandonela deflra mam cingi Lalieta>e fanta face, horvierta not Di be' fioruedirofe ambek tempi* Claudia no in ceito Epitalamio defciiffe l^imeneo in quefto rroco . Da gli occhivjt foauifjlmo fplendore, Spargondibelporpono colore £fce,ctia rimirarlo altrui content^ Le blanche gote 9 a le quai s'apprefentg £ % caldi r mi del Sole, e quel rojfore, La lanugine prima Mcompagnata Ctiogtfanimo jjudico toeca,e tenia* Da bella chtoma ere/pa> & indorat* LA GRAN MADRE LA Terra fii creduta da gli antichi' effete (lata la prima di tutri i Dei percio Jachiamarc.no la granMadrce laMadiediquefti. Etfeccndo chediquella vidderoJa naturaefleredjueria,&nscke le propriety cosi mold nomi Je dierono,& diuerii •, & in vaiij modi i'adcrarono> & ne feceto ftatoe • Onde hauendo io gia detto, come di Jci intendeilero per Giunone alle voire* & ne face Hero imagine, hora diro delle altre,chc appie 1T0 de gH anticbr . fu ro- ne tucte Dee fignificatrici della Terra. Alia quale iblamente di tutte le parti dell'vniuerfo fcriue Plinio, chemeriteuolmenre fudatocognomedi maceraa Terra per fiuerenza: imperochenati.chefonoi mortal*, ellagliriceucfecondo Pvfauza che delta de gli antichi, quale era di poire il fanciullo, fubito vfcito del ventre della ma- mad re. dre in tcrrajcome ncile braccia della generate ma dre ditutu,& leuarneloan- Leuana copoi fubito, & hebbero percio vna Dea chiamata Leuana. la quale crede- re* . uano che a quefto foile fopra,di farecol mo Nume s che quel fanciuliino allho- ' ra nato to lie felicememe leuato di terra: fi come ne hebbero anco vna,che ha ueua la guardia delle Culle de i raedefimi fanciullini, chiamata da lore !a De Cunina, Cunina;&Vagitano fail Dio del piangeredei fanciulli,chedaLatiniedett Vagita- Vagire . La Dea Pauentia era fopra al pauore cioe timore de i medefimi, £ no . Rumina, fopra il latrare, percheRuma diceuano gli antichi alia mammella Pauetia. Potina fu la Dea della potione, cioe del loro bere : & Edufa deli'efca, cioe de Potina . mangiare . ^Hauendo dunquc la Terra riceuuto gli mortali , fubito che fon fidufa . nat j, come amcrcuole madrcglinodrifce anco poi,& foftentaj& quando all nnefcnodatuttiabbandonatitellagliraccoglieneirampio fuo fence* in f< medefima gli Terra : Et non gli huominifolamcntce gli altri animaii, ma tut« te le altre cofe ancora paiono hauer vita qui fra noi dslla terra, & elTcre da lei foftenute,nodiite,& conteruate . Per le quali cofe a ragicne ella fu dctta gran Madre. & Madre dei Dei parimente, percheeranoftatiiDeide gli antichi mortali, & crano viuuti vn tempo diqucllo, che la terra produce, come nc vi« ©pe; uono tutt ' P* a,tr ' mortaN * Et fuqucfta la medefima, che Ope, Cibele. Rhea, Vefta, & Cererc, & altre ancora dimoftratrici delle diuerfe virtu della Terra. Delle quali efporro gli nomi in difegnando le imagini Icrofe- condo che mi tornera bene, & ne raccontero le fauole, od altro che fiat fe verranno a propofito. Imperochc come i dipintori adornano le Isrota- ucle ccnruttjquelli ornamenti che fannomigliori, accioche a riguardanti paiono piu vaghe, cofiho cctcatoiodi fare menue che difegnoque(«c imai g ffl » De gli Anu'chF, rrx Imagine delta Dea Ope detta anco Berecintbia madre de gli Dei, interpret at a, perlaTerra,& gli animali,& albeti d lei facrati figmficanti I a fruttuo- facoltiuatione del terreno,& ogni vnoeffer fottopojlo allanaturabenche grande,vi i anco t imagine de fuoi Sacerdoti detti Conbanti,cbe dimoftra- no cbe ognvm debba efyrcitarfi virtuafawenteye nan flare ttiofo r gmrcon h pcnna . Percrache c(porj&q raphe* a alcuni nomi, tallhoramter- brzt ) qualche raaota,& diaLuni ne racconto alic volte femplicernente » & al- lc volte ancora tocco qualche biftocia fecondo che mi: pare pm confaifia l'jello,d?chehauio gia detco, 6 m\ reftidadire, parendomi didous ecfle- :c a qiif fto rnodo, fe ixon dilettenole a chi leggcalmeno non troppo noiofo» -onciofta chela varietadelle cofc foglialeuarc gran parte di noiaai Lettori . Veneododunqueadite deila gran Madre >ellafu chiaraataOpedaglianti- :h» perche quefta voce fignifi-ca aiuro » 6c non e chi piu atuti la vira de I Troruli della terra ; onde Homero la chiarra donatu'ee della vin , perche Home re- sist c\ da oue coromodamente pctiamo habitare , & ci porge onde hab- jiamo da. nodrirci, & rnmoli altrrrnodici gioua a guifa di pietofa madre. ;.Et petcioMaTtianodekriuendoia.dice.ch'ellae di molraeta, & ha vn gran Marti*— ;:orpo,achc fi confa qucllo,chefcnue Paufania.chein certa patte delta Gtecra no » fppreflb il fiume Crafidefu vn tenrpietto della Terra , oue ella fu chiamata la Pea dat largo petto: & fc ben partorifcefpeffo, & habbi imorno molti fig!iiu> inondineno ha pur anco vna veftetucra dipinta a fioridi color diuerfi & vn wanto tefsuro di verdi herl>e,nd quale paiono edere tutte quelle cofe»che piu bno prezzate da*mortali;.come le pretiofe gerame 5 & i metallitucti,^ vi fi ve- ieua ancora copia gnnde di turn i frutti , & vna abendanza mobile di tutte e cofc.Ora chie.che in quefto ritratto non nconofca la Terra i La qu^le Var- :one> fecondo che rifetifee Santo Agoftino nel libro delta Cittadi Dio.vuole, :he fia chsamata Ope» perche per l'opera hutiuna dmenta mig!iore,& quanco e piu 1 1 1 Imaginrde 1 Dei piu coTtiuata, tanto e piu fertile, & che fia ncmata Proferpina » perene vicea- doda lei vanno come ferpendole biadejchene nafcono,& che Madeira Veft perche diverdiherbe fivefte- Oltre di cio la dipinge anco,& infiemeefpon tuttala pittuca,il Boccaccio, quando fcriue: della progenie dei Dei, & die che ella ha in capo vna corona faua a tc rri perche il circuico delta terra a guii di coronal tuttopieno di Citta,di€aflella, diVillaggi, c6i akriedificij. La veite teflttf a di verdi herbe , & citcondaca da fronzuti rami, moftra gh arbo B-fpoff. |e piante>& le herbe che cuoprono la terra-* halo fcettro in raano» che figni tione del- j. a y che'ih terra fono i regnltutti, & tutte le ricchezzc humane>& raoftra la p, o U ° l " tenzaancorade iSignonteneni . Perglr timpani, che ella parimente ha , ae P e * tetendc la rotond' ouero pep- che none terra alcuna^fia quanta vuole afpera, & dura, checolciuandolan diuen-.imclle, & fociie a! prcdurre , 6 pur'e , permoftrare , mectendofotto Natuira giogodeila Dea Ope il Lione Re deglialuianimali ,chei Signoridelmon ^c'lionf. paianenre fono foggetti s.lle leggi della nstura , & checosihanno effi bifognc deU-'aiaco della terra, come glialtii. Lefauoledtcono,chefdegnata laMadrx dci DeicontEaHippomene, & Atlanta, perche fenza rifpecto del fuo Num< gche a quefta Dea fta no d'mtor-no, che, fe ben le altie cofe tutte (T ma uono, elia fta ferma pero fe pre, 6 veramente perche fono vote? cidanno ad intendere,chenonfololec re, ma le Cma ancora , & per peftilenza , & per guerre , & per altri diftgj fi tano fpefto, ouero che fopra la terra fono molri luochi dishabitati. Gli Sacer ti dinundati Coribanti»li qualiquiuiftanno dritti.Sc armat:, voglionomcftrarc che non folamenteicoltiuatori della terra, ma i Sacerdotianco>& quellichi alle Citta, & a' Regni fono fopra , non douetiano federe , ne ftatfi in otio , m ehedeue ciafcheduno pigliarelc fue artpi.chi percolriuarela terra, chi pc pregar i Dei,& chipetdirendere lapatvia. La Imagine che fa Varrone del Dea Ope e di tal manierai Mettefi fopra vn carto rirato-da Lioni vna donna,ch ha il capo cintoditoni a guifadi corona, tiene lo fcettro in mano,& eveftita( vn maniotuttocarico diramii di herbe, & di fiori, intornole (tanno alcun fegge votes & vifono anco i rifonami timpani, & l'accompagnano cerci face dcti conghelmi in refta, con glifcudial braccio,^' conl'ailcin mano. Scri Ifidoto , uelfidoro, che fu data altre volte all'imagine della gran Madrevnachiaue, pe Chi au e nioftrare che la terra al tempo dell'inuemo fi fcrra , & in fe nafconde il feme fo data alia P ia ' e i fparfo,quaIgermogliando vien fuoripoial tempo della Prirmuer3,8 gran Ma- eli'hora e detta la terra aprirfi , Si come rifcr Ccz anco A!e(Tandrp Napolitano sire. Faccuano ancora gli antichighiilande a qucfta Dea talhotadi querela, perch: ecsi viususnogiai mortali delleghiandeprodcrrcda lei, come viuono heg gidrdel grano ,& deglialtnfrutti, chela mededma produce. Et di Pinota bora, che quefto atbore a lei era confecrato, o foile per U gran copia de' Pini she era ne lla Fn^ia» one eilafu prima adorata* &fij percid deuaanccra i Dea Degli Antichi . 113 DeaFrigia>come* che quel paefefofte fua propria patria,oue furono prima ce- Dea Fri- lebratele fue facrecerimonie, onde da Berccinto moritediquel paefeellafu gia. parimente chiamata Berecinthia; & cofi la noma Virgilio,quando a lei rafTi- Berecin* miglia Romaic la diiegna anco in gran parcej dicendo . tia . Qhal Berecinthia madre de gli Dei De la diuina fua prole t onde cento ■ Coronata di Torri Jopra il carro Nipott tutu habit ator del Cielo Sin va per le Citta dt Frigia altera Si vede intorno,e quetfouete abbraccia* Ouerofkil PinodatoaqueftaDea, perche Ati belliffimo Giouane,& ama- Pino &£ togiagrandementedalei, raorendofucangiatoinqueftoarbore, & la fauola toallagu che fenelegge c, che innamorata la Dea di puro,& caftoamore diquefto an Ma- giouancfe lo tolfc> & diedeglila cura delle fue facre cofe, con patco,che egli dre. douefle conferuarfi vergine,&pudico fempre,come egli promife di fare-,& con At '» e ^a giuraracntofeneobligo. Manon l\3fTeruQpoiilmifero»perciochcinnamora- nouella. ton" di vna bella ninfa figliuola di Sang -do Hume di quel paefe, fi fcordo la pro- raefla fatta alia De < ,& gode fouente dell'amore fuo . Di che quella fu si forte fdegnata,che fece*' ubito mottre la ninfa» & icaccio il giouane da fe, & dal fuo feruitio. II quale tauedutofi del peccatocommefio, venne in tanto furore,che andaua come pazzo correndo per gli alci mono gridando 3 & vlulando fempre, & come forfennato baiteua il capo di qua>& di la>e con acutiffime pietre ftrac-!, ciaua fpeflo il delicato corpoj& tagliatofi anco con quefte il membro, che tan- to haueua orlefo la Dea> lo gitto lontano da k •, & era per veciderfi affatto, fe non che quella all'vltimo rnolla a pieta di lui lo fece diuentare vn Pino* & per moftrare, che riteneua pur'anco memoria dell'amato giouane s volle efler coro- nata poi de 1 rami diquefto atbore-, & ordino che all'auenire i fuoi Sacerdoti $a cerc [ G ., foflero caftrati con l'acura pietranelmodcbcheil mifero giouane fi caftro da ti caltra- fe,& andaflero nelle fue felte cofi aggirando, & dibattendo il capo, & feren- ti'. dofile btaccia, & le fpallc&fpargcndoil propriofanguccomeil medefimo fece egli correndo gia forfennato per glialtimonti. Et furono oltre a gli altri nomiche hebbero,detti ancoGalli queftiSacerdoti, davnfiume deila Frigia di quefte ncrae, delle acque del quale chi beeua impazziua fubito, & era buo- no ali'hora daferuire alia Dea,perchearditamente faceua tutte le paazie; che h6 dette. Paufaniafctiue,che in certa pane deila Grecia fu vn tempio dedica- to aila Dea, & ad Ati infieme, che alcuni diflero, che ei fu ammazzato da vn Cinghiale mandato per queftodaGioue>che fi hebbe a male, che egli fofle p ai!0 i - tanto dorneftico deila Dca»& tanto amato da lei j & tacconta poi vn'altra fa- & t i . u:sia del medefimo, laquile e tanto fauola apunto, che mi pare, chemeritidi eifer riferita,& e,che del feme fparfo in terra da Gicue* (che fognauadi eflere f, rfecon qualche bella giouane) nacque vnGenso,6Demone, che voghamo dirlo, in forma di huomcj ma che haueua pero l'vno,& l'altro feflo,& fu chia- mato Agdifte. Di che fpauentati gli altri Dei, come di cofa rooftruofa, & gli Agdifte, furono fubito attorno, & gli tagliarono la parte mafebile, & la gittarono via . Di quefta da indi a poco nacque vn'arboie di porno gtanato, de' frutti dd qua- le la figliuola diSangariofiumepalfondodi laien'empie il grembo permsn- giatfcli : maquefti fparuer© ( quafi fubito, & ella reftograuida,& al fuo tempo partori vn bel ba robin o,qiia! pet vergognanafcofein certa fe!ua,oue vnaca- pra an do fempte a dargli il la? tf,fi che non peri} ma fatto gia grande fu nomato Ati,& era tanto bello,che piu tofto cofa diuina,cht humana p. t rcu^ elTetf, cn- de il Genio Agdifte ne fuavdentiffimamentcinnamorato . Auennecheii bel giouane mandato da i fuoi andoa PeflTinunte citta principal* del'a Fngia, oucilRed?l paefe fslo fece generojdandogli per rookie la figliuola: 5c gia H era H4 Imagini de i Dei eratuttoin pumoper celebrarfi !e nozzequandoAgdifte»cheandaua dietro all'araaco giouane arriud quiui-,e tutto pieno d'ira, &di rabbia, vedendo che al- nui era per godere la cola da lui canto amata, caccio fubito con fuoi incanti> o come fi faeeflc » vna cosi fatta pazzia nel capo di Ati, & del Re fuo fuocero t che fariofamente fi taglicrono arnbi con Ie ptoprie mani il membro genitale . Ma penciro da pot Agdifte di cio che haueua facto * perche 1'amere che portaua Atichefi adAtinonfeneeraancodet tuttoandato* preg6Gioue>& 1'ortenne, chele gnifichi . altre parti del corpo dell'arnaco giouane hon poteflero ccrromperfi, ne in- fracidirfi piu mai . Et altro non ho letto di quefto Ati, fe non cbe per lui vole- uanogli antichi in tender quei fiori, alliquali non fdccede mai frutto aIcuno> ne produconofeme,comeriferifceEufebio,& percio finfero le fauole,che ci ficaftralTe come ho detto. Ma ricorniamo alia gran Madre, la quale con fo- lenniceriraonie fu portata di Frigiaa Roma da huominimandaticola a po« fta, fecondochehaueuano intefoi Romani dai verfi della Sibilla douerfi fa- re^ che bifognaua che foffericeuuta da carta mano. Ondefi fermdlanaue* che la portaua, alia foce del Tebro,ouc era andaca quafi tutta Roma ad incon- trarlajneera poffibile moueti < quindi, bencbe moiti, & moltifisforzafferodi Claudia tiratla super leacque del flume. Alihora Claudia Vergine Veftale,del!a pu- Veiiale . dicicia de/la quale moiti dubicauano, perche andaua piu vagamente ornata,& conuerfaua>& parlaua piu liberamente, chenonle farebbe forfe conuenuto, inginocchiatafi sti la riua del fiume, e ftendendo Ie mani gtunte verfo la Dea : Tu fai,di(Te» alma Dea, ch'io fonoftimatapococaftajfecosie, ti pregofanne fegno: che condennata da te mi confeflero meriteuole della mortem ma fe an- co e altrimente,tu>cbecaftafei,& pura, facendofede della integrita mia, fe- guitala miapudica mano. Et quefto detto dette di piglio ad vna picciol a ru- ne^ did lanaueafuo piacere,moftrando la Deads feguitatlavo louden con non poco ftupore di chi vide . Et non fu da poi piu chi ofa(Te penfare mate di Claudia, della quale ho cidraccomato, perche quefto fatto potrebbe feruirea chivo'leffedipingere laPudicitia: bencbe (i polTa fare in mold altri modi an- ccra, come potra chi ne vena lafatica, raccogliere da molte imagini giadife- gnate, & cherefianaadifegnare. II (irnulacrodi quefta Dea portaroallhcra daila Frigiaa ;fa vnagtan pietranegra, che era ad©rata da quelle genti fotto it norne della Madre de i Dei. La quale arduataoue Almone piccolo fiume cntranel Tebro, fu quiui lauatada vnodei fuoiSacerdct»^& pofta poi fopta vncarrojtiratoda due vacche; fu portata nella Cittacongrandeallegrezzadet popolo; onde fu ofleruato di portarla pofciaogni anno con folenne pompa net medefimoraodo>& al medefimo luocoafarla lauaredai fuoi Sacerdotii liqUali lauauano fe.ftefliancora, &c Ie fue coItel'a>come fi vede apprefio di Ouidio. Ouidio,oue dice: Vn luoco e done ilfiumicello Almone (me;- Di porp'ora, con molta riueren\a Entra nel Tebro, e lafcia il proprio no Lauet ne I'acque di quel picctol fiume Quiui I'antico S Acer dote ornato Valma ftta Dea con lefne [acre ccfe . Pruderia. Et a quefta cerimonia andauanoinnazial carromolticoi piedi fcafzi,come ' dice Prudentio. & cant lUano le piu dishonefte cofe»che fapcumo dire di que- ff.Agofti- ^ 3 Dea, & ds Ati fuo innamorato. Onde Santo Agoftino dannando quelle bo, diaboliche feft'e dice, che non fi vergognaua no quelle pazze genti di grsda- re dmmzi alia Madre dei Dei cofe,che Ie madri loro fi fariano vergognate di afcoltare. Et Herodianofcriucche andauino gridando alihora in quel mo- do non folamente perfone vili & plebeie, ma moiti nobili anc#ra>& huomini di Degli Aatichi • 115 Simulacra delta Dea Cibele, che i la terra, & i1\ carro doue era condom pro- cejjionalmente tirato da due Vacche dinotanti la fertility delta terra,& la -ptilitd che da quella ne viene d mortali . diconto,liquali fi mutauanodi h&bto per non effete conofciuti,& andaua- nopoidicendo&facendotutte le pm dishonefte cofe.che feptuano. Faro- no anco ofleruate molce feftctatti moltigiuochi^e celebrate molte ceriroonie in honore di qucfta Dea : ma, ptrchedi nulla feruirebbono al propofito no- ftto,meglioe , illafciarle J 6\: dire piutofto»che bencbe habbino voluto alcunf, che lo fpargere del fangue proprio, qual faceuano i fuoiSacerdotijComediiTi, a leifolfe in vece di facnficio, fi trouanondimeno>che le fu facr ficata anco la Poica, con facendofi molto quefta beftia per lanumerofa prole, che di lei nafcc, con la fertilita della terra . Et Ouidio dice,che quando e!la arriuo a Ro- ma, le fu facrificata vna giouenca indomita,hauendo forfe imparaco i Rornanj da quelli di Egitto, che quefto animale foffe conforme alia terra, poiche quelli, come riferifce Macrobio»volendo con loromifietiofifegnimoiicare la terra, faceuano vn bue> 6 vacca che foffe. Appreflb di Cornelio Tacito fi legge che alcuui popoli della Getmania adorauano la Madre Terra, come quelia 'cheefii penfauano» che intetnenifle in time le cofedei mortali; ma perche queftinon haueuano,come djlTi gia>tempij, ne fimulacrs, faceuano le facre cerimeme di coftei in vn bofcocon vn carro copeitoiutto di panni, il quale non poteua toccarc-altriche ilSacerdote, come che eg!i foio fapefse»che la 1 Dea eraquiui: & percio g'iandauaapprefso ccn moltariuerenza, faceBdoia tirate da due vacche pcrcon^urre quella ccme a fpafso pel paefe. Allhcra ! eran-) i giotni tutci allegri, & giocondi, non fi pote-ua guerreg£;are id mo- ; doalctinoj ftiiUanotutti 1 fcrri ftrrati«& coperti>& il paefe era all'bora'tuc* ; to pier.o di p?ce, & di quiete>& in cgni luoco, one andaua !a De?,er -2 gu r« date con eifpetto grande. Ma f«t;a, che ella era poi di ?ndare attomo, & H i cm^n- Vitti me delia gia Madre . Ouidio. Corne'io Tacivo. Terra a- dorata da Geuuani. ft£ ; ~ i ImaginideiDei ! qaando ella non voleua piu conuerfare fra i m»rtali,an dauano a taaare in ccrto loco il catro>che la portaua>le v efti*cfce la copriuano, & lei ftefla ancora»ecme credeuanoalcttni. £t i fetui,che qucfto faccuano,eranoittghiottitidalrae- defimolaco, nefivedeuanorosipiu, ilcheaccrefceualareligione , &faceua che la Pea era fempre piu ternuta . La quale* come fame i) medefimo TacitOi, v ador^uano parimente alcuni altri popoii della Germania , pure fenza hauer- ne fimulacro alcuno : ma la infegna della lor teligione era pcrtare la imagine di I vn Cinghiale,& quefta a loro era in vece di arma>& penfauano di douere efse- ■ re»moftrandofi in quefto modo adoratori della Dea, ficuri da tutti i pericolic Medaglia da i nemici ancora . Ricordomi di bauer vifto in vna medaglia'amica di Fau- 1 diFaufti. ftina, la imagine della gran Madre, che ficonfaafsai aquella » cbeiodlfc- na. gnai» & efpofi dianzi : perciochee vna donna che hail capo cintoditorti : fiede>& ftaconilbracciodeftio appoggiato alia fede , & conlafiniftra ma- no ibftiene vnofcudofermatofoprail gtnocchio > & aciafchedunodei lata quale hebbe in moghe vna chiamata Dmdimeae *, Di che eflendo nata vna faneiulla,& non volendo la madre alleu«rlajla pcfe nel monte Gibele> doue fu nodrita del latte delle fiere filucftrc . Ma ciTendo capitata quiui vna gicuanc, che iui d'intorno fi andaua pafcendo la gtegge, & veduta la fanciulla tutta ftu- pefatta.la prefe>& pond feco nominandola col nome del mcnte,& cofi la alle- uo fin che fatta grande riufci di fingolsr bellezza> & d'ingegno mirabile : 1m- peroche non purtrouoella prima la Fiftcla fatradicannellcinfieme giunte** & il Ciembale, ma anco diuerfi rimedi alle malatie de' greggi, & 3 quelle de* faaciulli, perilche meritamentefi guadagno ella il nome di Madre, cofi dice^ Diodoro Diodoro, ma hoi con Fefto Pompeo diremo, -che ella coil fofle detta da cerfffl Fefto Vo» figura geometries facta a punto,come vn dado chiamata Cubo, la quale da gli peo . antichi fu pur anch« a lei confecrata,per moftrare la fermezza della Terra»per- Cubo . c he getiifi vn dado,ei fi ferma fempre>& cafchi in che lato fi voglia. Et e la ima- gine di Cibele vna medefima con quelle della graft madrcperche ha parimen- Lucretio. te il capo cinto di torrid come Lucretio parlando di lei dice •, Volt a tefla le cinfero, & ornaro Ctiella foftien Citta>Ftlle>e Caftella . Di corona wurale, per moftrare* Corona Laqual forte di corona era data anticarr/entedall'Imperatcre achi prima nwale a foffemontato perforzasu lemurade i nemici. Hailcsrro medefiroameme ci)i Ada- tiiatodai Lionijche mcftra,fecondo alcuni , che la terra ftanclParia pendolo- u3, ne»&efcftcnuta dalle mote., perchc le fi aggiranointorno leceleftisfere del continuccome moftrano ,'i Lecni animali feroci , & impetuofi perche tale e la natura del Cielo \ che circonda I'aere foftenitore della tena : onde apprefio di Lucrerio pur'anche cofi fi legge: Quefta fece feder gli antichi Greci, Dae feroci Leoni, che dimoftra Che poetando fenjfero di lei , (me Che ne I'aereocampo la gran terra Sopra un carro,al cuigiogo uanno in fie-' pendendo fe ft a per fe medefima, Ouidioi Dicefi ancora che i Leoni fignificano nonefsere fierezzaalcunatantocru- dele, che non la vincala ricta materna* & percto .cofi dice Ouidiodi que- fta Dea: Per lei ficreda che pa la ftere\z.a Onde men che fi giungono humilmente Vmta,e fatta piaceuele,& kumile. 1 (uperbi Leom al (uo belcarro . Ariftote. Da che non e molco diflimle quello , che fcriue Anftotele , ilquale racccn- «•« tando delle cofe miracoicfe del Hondo* mette che in Sipilo monte della Fii-I DegliAmichi. 117 gia nafceua certa pietra piccola langa, & roronda* la quale cbi hauefTc tram- to>& portatanel tempiodiCibele>diuentaua amoreuoiiffimo al padre* & alia madre,& vbidmaloro con ognir>uerenza,etiandioche ftato foffe prima nimico a quelli & con empie mani gh hauelle percodi. Penfarono ancora al- 1 cuni,fecondoche nfcrifcc Diodoro»che a Gibele foflero datii Leoni, perche i ella da qaelti fofle nodnca, & alleuata gia net monte Cibelo come fi e detto, ! dal quale vogliono.che ella hauetfe pofcia il nomc, perche racconcano gli an- j tichi anco di molti aim, che furono nodriti da befticcome fu Efculapio,& Ci- ro da Cani,Roroulo col fntello da Lupi, Telefo da Gerui,da gli vccelli Semi- i rami,& dalle pecchie Giouccon 1'aiuto di vna Gapra: il che fe ben pare haue- re del fauolofo,nondtmeno per hifto?ia e ftato fcritto. Quelli, liquali fcri- uono dclle cofe naturali, voglioncche gli Elementi habbino fra loro vna tale ; commjnan2«, che facilmente I'vnofimuti neU'altro>fecondoche piuraro diuent»,ouero piudenfo. Onde Platonedifle,che fraqueftiera ladecupla Platone^ propcrcione . Pero chi inette mence a quefto* non fi marauigliera di vederc gli Dei de gii . nric hi tanto intcicaci infieme,& che vn medefimo Dio moftri fouente d:uerfe cofe, 6c che diuerfinomifignifichinotalhora vnamedefiraa cofdicomeGioucfebsB moftrapetlopiuT'Elemento del fuoco, rnoftra pe- rd quellodell'atia anco alle volte* &Giunoneparimentee toltaperl'&ria, ma non si pero , che non moftri \z terra anco talhora: il Sole e vn foio, & la Luna parimente, & pure ciafehedunodi loro hadiuerfinomi, 1'Acqua ancor ella bebbe molti D A, 6c la Terra ancora.dalla quale> per l'humidojche fugge del confinuo,furgono efal tioni, che ingroffarefi nella piu bafla parre dell'aria farsno le nuuole onde fcendono poile pioggie . Etper quefto vuole Fornuto* chela Terra fidirnandi Rhea qtiafi che ella fiacagione, che la pioggiafcen- da; ouero che non la Terra, ma fi a che n voglia, chiama egi Rhea la cagione Rhea i deile pioggie,&dice,che aqucftaDea furono darii timpani, iciembali, lefa- celle,& le lampadi,per^. he i tuoni,i folgori,& i baleni fogliono andare innan- zi alle pioggie,& accompagn rle anco foucnte. Alcuni voglionoche i timpa- ni fignificbinosche la Terra contiene in fe gli venti> 6c cosi l'intende Aleflan- dro , il quale dice>che fi danno a Vefta ancora,che fu dipimta donna di virgi- Vefta ■ ] naieafpetto, perche ella e la terra, che fiede, come fcriue Plinio, che la fece Scopa icukore eccellente,& fu ludata aflai ne i giardini Seruiliani,& che tiene vn timpano con mano. Dice Fornuto* che la foleuano anco fare gliancichi quafi rotonda rutca,cosi le faceuano le fpalle ftrettc,& raccohe>& la corona- uano di bianchi fiori-, perche la terra e parimente totonda,& circondata tutta d.d piu bianco elemento,cheiia»cheel'ana. Maegliedaauuercire, che due Vclte furono appredo de gli antichi,& per l'vnajche fu madre di Sattuncj in- tefero la terra, della quale difll pur moiperl'alcrajche fu figiiuoladel medefi- 'j mo il fuoco,doe quel viuifico calorcche fparfo per le vifceredella terra da vi- ta alle cofe tuttcchedileinafcono. Et di qutfta non fecero gli antichialcuna ,) imagine, perche credeuano.che,come dice Ouidio, Vefta non folic altrcche la pura fiamma,& dulero per cioche ella fu vcrgioefempre tucta pura, & in- ' tatca,si come la rum ma non genera slcuna cofa di fe,ne riceue bructura,o mac chia alcuna: 6c perqaefto lecofe fue facre non etano cultodue,ne manegp,ia- te fenon da puritTime verginellechiam^tepercioie vergini VelUlr,& furo» »•.,•_-. co,corne(tr .ccogliedaLiuio, iutcjdotre, 6c ordinate da NumaGellio rifsri- a c jti« «j fee, che l» prima, che entroalferuitiodi Veita»hebben;>mc Amata,&che per- +\ U 'at& cid tjae ie alne d^poi futono dette patimtnee Avna?e» 6c erano prefe dal p r j nia ibmmo Sacetdcre non minori difei anni> ne mjgvi« r "i di dicci, 6c bifognaua V i^ine che non haueflerodiffettoalcunodiliii^aa*nediocvhi,nedioiecch.e»ne rii Veu-Je. H 5 altra nS ei Del altt a parte de J corpo,& che ne il padre, ne la rnadre foiTero mai flati ferui, n baueilerofatto officio,© meftiero fordido>& vile. Da ptinc ipio fufono quat tro folaroentc>& dapoi furon© fei.perchem fei parti era puma diuifala citta, & era prohibitoa gli hao mini diandareouc elle pofauano fe non di notte • Vefiaft., Quelle ftauano ttenta anni obligate al feraitio in qaefto mcdcchc n«i prim dicci imparauano le focrecerimonie* & tutto qaello cbe appaneneoaal loco ofHcio,quai'eraprinapalraemedi.gua£dare»chenonfieftingue(Iema^ I'acce* fa iian-ur^jperchequaodaqucitoauenraaera di maluTimo augurio a' Roma i)t,& lavergme, ehe nefaaueualacolpa, ncera caftigatadal Ponteficecor agre battkute, 5c raccendeuafi poi quel facro fuoco noa da alaro fuoco mate* riale,ma da i raggidel Sole, come fi fa con ccrti cauifpeccbijdehe come feri- ne F&lorjmeneuanoal luogodel gm eftinto: ne gk aitridieei aeni faceuanaeIIerb£rkio,& nelli dieci vltimi infe- gnaaauoalie gk>uani s che vemui.no ch nuouo. Pailato quefto tempo poi era« no in Iibetta dt roaiitaifi: ma pochiiTime futono quelle che fi mariufiero ma> perche pa*eua,cbe raamandofiairiuaflero poiferopre a mikubiie, & padtehe,pcrcbe la vergine Veftale trouata impudica era pofti via* fill cataletto, & portata nella guifs»cbe fono portati imotti alk fepoteu ra,& la feguitauano i parenti,& gli amici piangendo fino appreflo lcmu< ra della Cjtra»oue era vna gran caaa in gu,fa di camera fotto tersa, con vn let* to,& vna lucetna accefa, &c con cetto poco pane*, acqua* e latie cfcg vi mctte- „ uano,accioche non parelTe*.che vna VVrgine ccnfecuta foiTe fatta morire d* fame. Poi fattiquiaiaicani fegreti preghi,il Pcn&eficc mand&ua Yinhlkt giouane giu per vna fcala nella fottetranea caua,uiaogliendo La faccia adietroi &qnelli>cheacideranodcputati>vigittauan0 fubito la terra (epra.ck )afot< terrauano quiui,oue la pouerella fe ne moriuamiferabilmente per bairere violata la promeda eaftita: &c i\ drche quefto fi faceua era raefto, & funebrc atuttalaCata.. Ognlannofifoieua invn giotnodeterminatodi nuouoap picciaE dalle medefimeV'eftaliil fuoco su raltarejcome anco hogpjdi fi vfa ara noi nc*cerij.pafchali . Ttouafi povcbe fi confonde fpeflo qutfta Dea con 1'altra Vefta,che fit la Terra,apprefso de gli annchi>qmndo fcriaono della na sura, dci tempij,dei fcicrificij, & deHe altre fuc cerimoni* . Pero non fia ma* rauiglia, fe io parimenteragion*ndo deirvna,diro taihora delle cofe,che par* tanno proprie dell'akca, conciofiache di radofi ragioni, 6 fciiua delle natuce ; & vittis della ierra,che(bBO comeanima di qaella,fen3a intendere di lei ancc« Tempi© rajcice ditu«oilcorpo. DifledanqueOuiJiOjcbeil tempio di Vefta infto» Veila ► ma/ufrimacafaiegale diNuma»erarattorotondo,perrapprefentareil globo della terra, dentro del quale cosi fi conferuaua il fuoco r come era conferuato mquel tempioineftinguibilmente. Et Fefto fcriue, che Numa confecro Vefta vn tcrapio rorondo, perchela credetre efeere la terra,cbc foftenra ia vi- ta de gli huomini: & percheellae fartaeome vna palla, voliecheil temple fuo bauefsc lamedefima figura. Et il teropio folo fu fouente la imagine di quflia: onde Aiefsandro voile, che per lei fi jnrendefserarmnodiujno.alqua- le non poriamo arriaare con gli oechi del cotpo, ma bene vediamo quelle co» fc,che gii fono d"intornoi& fu fatto in quefto modo»come Io difegna il Landf- landino. ^o fopra Virgjik>,quando egli fa cbe Hettore in fogno rcccom^nda ad Enea Ve(ta>& ie alrre facre cofe . Era grande,largo,eV fpatiofo,& nel mezo haueaa vnVJtarecol fuoco accefo dall'vna banda, e dall'altra^alla guardiadel quale eta vna Vetgine pet lato, & sula cima del tempio eta parimente vna Ver- gine DegliAntlAi; rip Tttnjth in \omk delta IJea Fefta madre de gli Dei, & di Vejla dea del fuo* cOt&dtlla P'irginhd ftgnificante quel viuifico talore, the di vitaaHeco- fe, xmero fanimo diuino irmfibile, con le due Ve$di cuftoditriciicbe't fuoco fcrpetuonon fitftittguefte* gineche teneua vn picciolo bambino in braccio-, perche difleto gli antichi, chc Veftamoftrata per la Vergine nodri Gioue , che c il bambino. ©Itra di cto ccnfecrarono gli antichi a Vcfta quel luoco nel ptimo entrare deile cafe, one faceuano fuoco qual era per rid come hacreduto Ouidio , diman- Veflifeu- dato Vcftibulo. Quiui mangiauafio anco fouente inuitandogli Dei aile men- J© . it loro,le quali confecrauano poi ,& vfauano in vece di aitari adorando gli con- uitati Dei.Perche dunque non ft faceua facrificio qua!? mai fenza fuoco, & quefto fu mofttato per Vefta,meritamente erano confecrati a lei quei iuocbi, oue era pm fouente accefoil fuoco, ii qua'i erano cbiamati Lari propriamen- ^ ar f . tcperche quiui erano adorati parimence i Lari,che erano cent Dei domeftici di cafa. Onde pare che ria venuto fin'a i tempi noftri ancora di dire Focolare, Vocolare. quafi che Lare,& Foco,che e il luoco fteflo, oue fi accende il fuoco fia vn mc- defimo, beche ne facefsero gli antichi vno il Dio,& Paltro la cofa al Dio con- fectata.Ne (i ha da credercchc Vefta foiTe rolta pel fuoco gencralmente,& per ogni forte di fuoco ; perche fecondo che fono diuerfe le cofe,che dt quelle fi confiderano , cofi fene fecero gli antichi diuerfi Dei, ma che fi pigliafse per qucllo che fl a tinchiufo nelle vifecre della terra, il quale e per cid perpetuo, ne (i cftingue mai, & da vitaatutte le ccfe quiui create. Et in tutti gii facri- Vefle in ficij hannoelIere s & vita dalcaIore,che le producc.e fa nafcere,che viene dal fuoco gia detto. Ne pareaa che fofle cofa,la quale megiio rapprefemalfe la purita, & il non morire m*i de gli Dei>deila pu- ra,& viuace£amma-,eperci6 non era fattoraai faenficio fenza fuoco, &c be non folk cbiamara Veftanel principle Oltrc alia quale furonopoi altnNumi particolatiadoratidagh antichi per le particolari virtu»che mt ftra la terra in diuerfe paro-,perche,corae ha canttto Virgilio>& che fcriuono gli auttou della Cokiuattonejin quefta viene meglio il grano,inquellagh arberi producono megliojin vna fono piu allegri i fioriti prati, & in vn'alcra fono piu abbondattfi Cerere. 0di herbofi pafchi: onde hebbero nomele Dee Cerere* & Proferpina?& la Dea Bona, Flora, Pale ,& altre delle quali fi dira poi . Hora dichismodi Ceiere* che faftmiata la prinia»che moftrafle difeminareiigrano, raccoglicr!o,maci- natlo, & fame pane a' mortali che per loinnanzi viucuanodi hcrbe,& di gbiande: Onde Virgilio dice. Virgilio. Cerere fu la yam ax be meffra/fe, Colduro ferrotfchelo (eminaj[e, A mortali di rompere tl terreno Ec Ouidio parimentc cofi necanraj La primatchefpe^Jaffeconl'aratro I tnortalnfuCerereicbewfieme Le dure giebe.e chefpargejfe ilgrano Moflro con quejlo ancor lefante letgi. Sopra quelle, onde bau eJJ'er da mdrirfi Et percio tanto fu riuetitsA come Dea adorata, & (a creduta di hauere da- to le Ieggi innanzi a tucci gli akn,perxhe poi che fu trouato l'vfo del grano, la- fcia- Guidio De gli Antichi. m fciarono glihuominiinfierce con le ghiande quelia prima vitatuttarozza,& quad ferina.&ragunatifiinfiemefecero le Citta,& viiTero pofciaciuiimentt. Et per quefto fu anco detto, che il mime tii Cerere mcftraua la virtudi quelia Lccgi da terra, che ii pud coItiuatey& the produce largsmcme ilgrano. Onde fu lafua Ccrere. ftatoafatta in forma di matrona congbirlandedifpicr)e incapo> & tcneua v.n Muazzetro di papatf ett in roano 5 perche queito £ fegno di fcrtilita * 6c due fieri Draghi tirauano ii fuo carrojcorDcfcrifle Orfeo.Onde Clauoiancquandola fe Cjaudia- ritornarediSicilia,oue eilabaueuaripoftalafigliuola.cofi dice : .'. no, jifcende il car ro, eale materne cafe De Camico velen la fchiuma rende * DnXz.adx i Dragbul volo> a cuile Que fit copertala fuperba frome membra , Tegon d'altere crefte>cr hanno il urgo Speffo percuote,& elli per le nubi Dt nodi tutto^e di rotelle afferfo . Ondeggtan torn fttjfolando* e'lfretto £ le lor (quamme luttgherifplen den do . TUcidameme leaanot chemaik Taiond'crogettArfaui/leiefuociO.] • O perche non ii ergono t roppo in alto Je biade>mapare che vadino ferpen-s Serperyt 4o per terra: ouero perche iFetluoficorpidei ferpentimoftranoitattifcichj, perche di cbe fannoi buoi>raentre arano la terra:6 veramente fiicoli finro,perche,com& u a Cere- dice Hefiodo , nella Ifola Salamina era vn ferpente gia di fmifurata grandez- re • za,iiquale difettaua tuttoquel paefe,& fcacciato pofcia quindi da Euriloco>fe ne pafso in Eleufi(& qiiafichepetfuafsluezzafofle fuggito a Cetere)quiui do» pd fe ne ftette fempre r>el fuo tempiocome fuo minittro, 6c feruente •, Et che Cerere fignifichi la terra piaoa , .&larga produtcicedigrano, lo moftra dice Pothrio,cocne rifetifce Eufebio la imagine fua»efsendo coionata di fpiche > & hauendo intorno alcune ptante di papaHero»che moftta la fertilira. Pet la qua- Sicilia di lecofalcggcfianccra,chelaSiciliale fu molto gtata;petche epaefe molto fer- Cere#e. tile,& ne fu a lite con Volcano^qud diloro ne douelte bauere d pofsefsojma la fentenzaiu data afuofauore. Da che venneforfe, chevnafuaftatoa.quai craquiui molto grande > come -dice Cicerone parlando contra Verre» te-^ neua su la deftra mano vna picciola figura della Vittoria > & quefto mofira iJafertil.ta di quelia ifola, dondefinferole fauo!e,chePlutonerapiFroferpi- Psoferpi- • oaintefafpeflo per la fertilita, perche auenncforfevn tempo, chcicampi Si- na rapita cilianidauano pocaraccolta.DuerC) perche Proferpinae tolta anco alle volte daPitrte« - pet quelia occulta vinu che hail feme di germogltare , fu finco che Plutone, oe • intendendo pet lui i! Sole la rapi,& pcrtoiTella in infeino , perche il calore del -Sole, nodnfce> conferuafotto terra tuttoil tempo dell'inuetno il feminato gra- - noj & Cetete la va cercjndo poi con le atdenti facelle in mano>perche al tem- po dclla eftates quando piu ardeno i raggi del Sole^i Contadsni vanno cercan- do \m matuje biade,& le raccogliono. Et quindi fu che, come fcriue Paufania, I JaftateadiCercietatia da Prafitele, fecondo che mofttauano alcune lettere quiuimtagliatcfn ceito fuo teropioneH'Aiticaregionehaueualeaccefe facel- le in mano. Et iSacetdotidiqueftaDeaandauano parimCuteccnle facelle accefc correndo quado eelebratiano le fefte Eleufine cosi delte da Eleufi Citta ncn molto lont^na da Athene, oue furono prima ordinate : nelle quali alcune gicuinetteccnfecrate allaDea pottausoocaneftrettidi fiori per la primaue- ra, 6c di fpiche per la cftate, 6c dijquefte fece mentione anco Marco Tul- Marco lio patlando contra Verre. Et crano parimente portate nelle medefime ce- Tullio. rimonie le imagini di qucfti Dei a come riferifce Eufebio, del Creatore, la quale portaua il Hierofante che era il S<*cerdote principale del Sole, portata da ct lui che pottauaanco la face accefa: chi fcruiua all'altare per- taua quelia della Luna, 6c quelia di Metcurio il banditore, o trombettaTheodori de i facrificij: 6c Theodcrito fcriue , che a quefta pompa folenne porta- to. uj|no X22 fmaginidel Dei uanoanche per cofa degnadi gran riucrcnzail fcflb feminile»fi come potta- uano il mafchile neile certmenie d Bacco. Ma ali'inccntio Sefoftri * amichif- fimeRedeirEgitto,ccfnefi leggeapprtfso di Herodoto , 1'vso per cofa vile* & degna didifpregio . Imperoche dc i p »efi< the ci foggiogaia con gran fad- es , per difendcifi ipcpoh gaglt.- ro.n< ntt ,dti2zaua altc,& belle eclonne col nemefuc>& delispuria ,& c< we <£!ih;uc setntc quc-p cfe; ma cue non iicuaua slcunc >o fenenpeco cemrafrc* duzzauapuiancole medefime co« lenne conic n.eddne Icttttt siia viaggiLr^eta di piula natura feminile . volcnndcin tal mode mo ftrc re Ja vi!ta,&dappocaggiiicdi quelle genti. Era- no pci lecerimenit,& It facre cofcdiC enrecon tantaieligicr:eguatdatc»& Mifterij C0SI tenure fecrete, <-he f? rrprc tbeeranoeekbrate *il Sacerdore gridaua pri- Eleufini. roa > Vadmo viatutti gij hucmni prrfani,iciTin fi tjuina* tune lemaiuagic petfone , perche non vi poteua tntrare fe nor chi cu ctmc diremo noi , crdi- nato a quelle > & bifogn.ua, che ei U lie benpurgatodacgnimaluagita. (n- Nerone. ^ e ^ lc S8 e di Nrronc* che ei non csc mai di tit uai fi a quefte cermionie » ftn- tendofi forfe dieflerc trcppcvmaluagio, &crrpio. Er/mroiuno pmeftirco- nio delta bontalu. voile effete fatrovrodi qi;elli>ch< intraeemranoa g!i mi- fterij Eleufin j . Ne taceto gta qocfta fciocca vfanza ancora.che di era amrnef- fo a quefti mifterij i« vcftiua il oi,che piglibua l'crdwe , vna bella c&mifcia noua etutta monda* ne fe la fpogli&ua poimai piu > fin the no»eia tuttakgora* & ftracciata, diconoalcuni, che guatdauano anceque'cenci da fame dellc fafcie per i fanciulli,me nrre che ftauano in culla . Cltre di cio ncr Ci pcteua fa- percche foflero quelle miftciiofe cofe,che iui h fact umc, & fi feibauano :ran« to erano tenure occulte, che fe bene erano portatein vclta areitirempi da putiflime verginelle, cio faceuano in ceitc piccole cd'e ,6 cancftretti,& mol- to ben ferrate > & benifllmo coperte , 6Vp*reua, che folk peccatogrande Macro- cere are di incenderne la ragicne,& di fapere che follero. Onde Macrobio recita bio • di Numenio filofofc,il quale come troppo curiolb inueOigatore de i facri mifte- rij , hauendo diuolgato quelle cofe > vide in fogno le Dee di Eleufi ftarfi come merer ric i in luogo publico , efpcfte a qualunque di lc ro hauefse voluto pigliartt piacere: di che egli efsendone marauigiiato grandemenre, & hauendo d/man- dato la cagione di tanta impudiciua gli fu da quelle Dec tutre adirate rifpofto, che cio era venuto per luiil quale lehaucuatolte pcrfotzada^hccculn(ecre- Paufnia. ti luochi* & mefsein publico, in mano al vclgo. £< Paufania fcrme * che hauendo deliberato di parlare l^rgameme de i facri mifteri) del tempio di Eku- (i»videceita Imagine in kgno ,cbe nelofpauento. Et pttcio non ne dice al« tro s fenonche ciinanzi &A ttmpio m vnaitatoadilnroJcmo>c\' vna vaccadi bronzo mghiriandara di fieri, conle cotnaindorate» ccme erano le vitcime> quando 11 doueuano facrificare . EtTittolemo doueua efsere vn giouane fopra vn carro tiraro da duoi terpen ti, che era il carro di Cerere ; perche li legge , che ' ei fu mandato da lei col fuo carto pel mondo a mcftrare come fi haucua da col- tiuare la terra, feminare ilgrano, raccogliere le biade,& vfarle poi. Erper le Dee E'eu ^ ee Eleufine fi intende fempre di Cerere* & di Proferpina le quo.li furono etian* fine . dio chiamateleg^antDee apprefso dei Greci ,& quel '(|d* Arcadia le adora- uano fopca tutte le altre tenendo in certo loro tempioii fuoco fempre accefo con grandiiTima religione,cV fecero loro due ftaroe, come recita Paufania : quella di Cerere era tutta di marmo * & dell'altradi Proferpina quel di fopra , che face* ua la vefte,era di lcgno,& erano quindeci piedi di grandezza.Dinanzi da que- lle ftauano due verginelle con le vefti lunghe fin'a i piedi, che portauano fu'l ca- po canellridi fion,ai piedi di Cerere era Hercole non piu ^randedi vncubito. Eranui auco due Here* 6c eraui Pan* chefpaaua la rlitola, 6c Apollo la cetra Degli Antichf. 123 Statu a di Cerere negra in jircadia, Dea delle biade conn er tit a in Caualla , & in tal forma fatta grauida da Ncttuno dio del Mare transformato in Ca- j uaUo,della quale ne nacquc poiil Cauallo jtrione . cetra > come quelli che erano due de principal! Dei dell » Accadia > fecondo che vi eta fctirto, 6c vi erano poialcune Ninfe » dele quali v» a « Naiade haueua in braccio Gioue ptc ciollo fanciullino, lc altre erano ninfe del l'Arcadia, 5c traeflc vnaporcauainnanzi vna facella> la quale ho, g:a detco, perche foflc data a Cerere, vn'altra teneuaduo diuerfi vafi d'acqua» vno per mano » &c due altre portauano parimente due hi» drie, che verfaUano acqua. d che moftra- uano forfcche in al- cuni facnHcii chia- mati le nozze di Ce- rere non vfauano il Nozze di vinoicome faccuano Cerere. in quelli di tutti glj altriDehdondequel la vecchja ne fees il motto appreflo di Plaiito, quando vidde > che aadauano a cafa fua per appreftare vn conuito da nozze, & non portauano vino, volere voi forfcdiffe ella.fare quelle nozze a Cerere,perche non veggio»che portiate vi- no. Sipuo mmere con Cerere il porco,perche lofacr ficauanoaleiglianti- chi.come vittiraa fua propria . Et !a ragione delle vicrime appreffo dc gli anti- cbi.cioe perche C\ kcrirTcafle a quefto,& a quel Dio pin vn'aniraale>che vn'al- tto,fu comeflriue Seruio, tantolacontrariera,che la conforraita » la quale eta creduta hauere la beftia con quel Dio.cui era facn'ficata.Et per cio dicono,che fu dato i! Porco a Cercre,come che a quefta piacefse di vederii morire dinanzi il fuo uimico.ilquale non folamente guafta le gia n afciute biade»roa riuottando «ncora col grifo gli feminati campi va a trouare fin fotterra il grano,& lo di- nora . Et per la medefima ragione di(Tero>che fu foenficaro il Caproa Bacco, come aniro^legrndcrncnte noceuole allc viti . Hannovofutoancoraalcuni, che folTe grato >1 farrificio del porco a Cerere per la coaformita\& ftroiglianza te , che e fraloro. Inioeroche ellaeNume terreftrepifciache per lei il intendc la terra & il porco (Up>u d'ognialrroanimale rnuoltonella terra* &e perlo piu negco,come ia tetra di fua natura e patiroente ne£ta>& tencbrofa . Oltre di cio Vf crime perchedji Gioue. Porco da toaCete 124 Imaglni de i Del cid raofka quefta beftia la fertilita della terra>onde era facritlcata anco talhori a Cerere ia porca pregnaj perchc fi iegge,che fa alle volte ad vn parto fob fin 3 vinri Porcelli, &jtrentane haueua faccoquella Porca 3 che apparue ad Eneasfir la npa del Tebro* comecanta Virgilio. Vn'altrofimufacrodi Cerere fuanca neli'Arcadia > il quale ten'eua con ladeftra mano vna facella, & accoftaua la dm niftra ad vft'altro fimiilacro di certa Dea adorata piu che da cum gli alcri.da gli Arcadi , & da loro detta Hera figliuola , come hanno voluto alcuni, di Nettu* Hera. no,& di Cerere, benchequeftonome Hera, come dice Paufania> fu parime*» te dhto a Cerere in Arcadia,& Giunone ancoraappreffo de i Greci fu chiama- Cerere ta Htra.Terteuala (tatoadicoftei fedendo vnofeetrosuleginocchia»&vna; Erione. eefta . Et in Arcadia pur anco, come fcnueil medefimoPauiania. Cerere fa Cerere w ehiamsta Etinne: che viene adireFuria»& lacagionediciofu quefta .Men* Caualia . ere che Cerere anJauacercando la figliuola rapita da Plutone . Nettuno inna* moratoii di lei faceua ogni sforzo di goder!a>& ella per leuarfdo d'attorno^penv fandodipotetloingamme: mutatafi in Caualia fi caccio fra cerci armentidi Caualle: raatroppoe difficile inganaare chi ama> che dell'inganno aime- Nertuno no non fi auuegga_». Nectuno dunqie, che di ci6 fi accorfe> dmento an- in Caual- ch'eglifubito vnCauallo.&in quel modogode dell'amor fuo, onde nenao *©» queil cauallo Arione. La quale cofa canto fi hebbe a male Gerere» che tirata quafi fuori di fe dalla ira fu per diuenrarne pazza » 8c percio le dierono all'hora- g!i Arcadi nome di Furia . Et bencbe fi placalle pur poi* & che lauatafi in cerfty flume lafciafie quiui tutta la fu3ira>nondimeno nerefto meftaanco'ra peraf- ' Cerere failungo tempo. Dache venne, che ella fuchiamata Gererenegra apprefso negrj. di certoantro aleiconfecraopureneli'Arcadiai percioche quiui era veftitad* negro, parte dicono per dolore della rapita figliuola , pane per !o fdegno.che ella bebbe della forza fatrale da Nettuno. onde nafcoftafi nell'^ntro.che io> rfifii come piunonvo'eile veder la luce del Cielo»vi ftette aflai buon tempo,il perche non produceua piu la terra frutto alcuno , & ne nacque vna peftilenza. grande , cbe mofse a pieta tutti gli De» > li quali non poteuano per© proueder e alia mifena human a>non fapendooue fofse Cerere . Ma uenne»che s! Dio Pan. emndo, come era fuocoftume,&andandoqii3»& la perquei monri caccian- do,capito la doue ella ftaua tutta mefta : e trouatala fubito ne diede auifo a Gio- ue,ondeefs3follecitoal benedei mortali,fenza punto indugiare, roando le Parche a pregarta in modo , che ella depofta ogni meftitia , & tutta placata vfei= fif»almentedeU'aotroj&: commcioallhora la terra a produrre gli vfati f'rutti, Stsroa ii cefsando iafieme la pelltilenza . Delia qual cofa, perche nereftafse memoria*- Cerere. legend di quel paefecottfecraronoPantio a Cerere > con vnaftatoa di legnoj, che ftaua a fedare fopravnfafsoj& era donna in tutto ilrefto-, fe non che ha* ueua capoi 5c coilo con ctini df Cauallo » in rortio alquale andauano fcherzan- do alcuni ferpenci. & altre fere . Lacopriua tutta vna vefte lunga fino a terras, & ne!i"vna mano ten?ua vn Delfino,& vna Colomba nell'altra. Trouali anco- ra,chein cerraaltra parte del medefimo paefe deli'Arcadia erano dinanci ai tempio della Eleufina duo gran pietre acconcie in modo , che i'vna fopra I'aUra? fi congiungeuano beni!dltii3 in fie me » 6t quiiulo venma il tempo di fare gli fo- lemu facrincijleuauano lVnadi su l'altra, perche quiui teouauano ceito fcritro> che dichiaraua tutto qnello, che ft doueua fare circalefacre cerimonie. Que- fto faceuano leggere diligentemenre a i facerooti > 6c ripoftolo poi al luoco fuo> nmetteuano quelle pietre infieme.Etquandohaueuanodagiurarequeiiegenti , di qualchc gian cofa,aodauano a fare il giuramenxo fu la congiuntura di quelle due pietre t doue fu la cima di quella era certo coperchio rotondo , che copriua quiui nella pjetca la effigie di Cererej Queita fimettcuail Sacetdote come mafr chera- Degli Amichu ts$ jiafcheia al volto il di folenne della fefta,& a quefto mode ccn cctte pocbe ver gfceche porraua in roano per vna cotale vfanza , batteua g!i popolani . Qui- ui'diconocheftettegiaCerere, men tic che andauacercandola figliuola, & che a quelli iiquali la allcgiarono gratiofamente * diftnbui tutte le foiti de i legumi, dalle faue infuori,come]egume,impuro: neba voluto Paufania, che r.^L tt - racconta tucto quefto, dire perchele faue foflero legume impure, eflen do cid . ." ''^ forfe delie cofc mifteriofclequali non era lecito diuolgare. Ma fi pouebbe for- £ fe dire, che lefaue eraao giudicate tali perche lc adoprauano alle cerimonie p au g \ Cm de imorti,parendo a chi prima introduce queftcche a cio niunoaltro grano « um eim» fi confacefie meglio, perche su le foglie de i fuoi fieri paiono efierc ceite lette- pu ro . re, che rapprefentano pianto , & fono fegno di dolore , & di meftitia » & pec queftofu detto,cheieanimede'mortiandauano fcuente acacciarfi nelle fa- ue . Onde il Sacerdote di Gioue non poteua ncn folamentenon mangiarne, ma ne anco toccarle,& De pure nominarle . Et Pitagora comandaua ad ognV- Pitagora. no, che fi aftenefse dalle faue, forfe perche , u andaua a pericolo di rnangiare con quelle l'anima di qualchuno> la quale ei penso forfe » che fofse in que 1 pic- ciolo animaletto, che nafce delle faue; percioche fua opinions fu che le anime andafsero ccme in circolo di vno in vn'altro corpo, & pafsafsero fpefso di hue- ino in beftia , come dird poi vn'ahra volta piu difufamentc . O pure vietaua, Pitagora il mangiate le faue,volendo percio intendcre,che bifopna lafciare da banda le cofe merte>& lugubri.le quah fuiano la mente dallacoiideraticne del- le vittu,& delle ccfe diuine : ouero pet riccrdare a gli huemini,che fi guardmo daefsetfimilia'mcrti, mentreche feno anco in vita, 6 perche alttofelo facef- fe^bafta, ch'egli patimente ftimo le faue legume daguardarfenceome fece an- co Cetere quando no voile diftribu rle infieme con gli aitii legumi.Ma perche, come gia hodeito, le diuerfe virtu della terra furono mcftrate dagliantichico diuerfi Numi, quella che produce i lieii pafchi, fu intefa fottojl nome di Pale che fu percio DeapatticoJare de J Paired apprefsoiRcmani. Dicofteinonho p a j e £> e a trouato ftatoa,n£ imagine alcuna: onde in vece di dipingerla diro quelle poche $%• Pafic- ccrimon icche furono fatte in celebrando le fue fefte le quali dal nome fuo era- r j . no dettePalilia,ocome alcuni vogliono Patilia, perche i fuoi factificijfi face-: Palilia . uano per il paito delle pecore, & erano fatte il di medefimo del Natale di Ro« ma,che fu il di 2o.d'Aprile,nd fi ammazzaua in quefte vittima alcuna,come che fofse male dare la mt ite a chi fi fia nel di del nalcimento delta Citta,ma fi pur* gauano prima gli huomini con fuffomigi fatti di fangue di cauailo : del cenere del vitello ttatto del vetre dclla v ac ca gia ofTetta in certi altri facrificij,& di quel Ic della ftoppia della faua,& dapoi putgauanoigreggicolfumodeWolfo, met- tendoui anco l'vljuo,la tcda,la fauina il laurc,& il rofmarino: poi faltando patTa- uano per mczo la fiamma accefa con certo poc o fieno , & indi offcriuano alia Dea latte, formaglio , fapa , alcuni vafetti pieni di miglio , & ccrte febiacciate pur sneodi miglio, cibi tutti vfati da Paftori>& ccn folennipreghifiniuanoil fat r ficic . Dal quale non era oifferente quello che fa fatto a Pomona. Dea de i p mor.j. pemi, &de gli altri frutti, dei quali facrificandole lecfTeriuano. Ouidio la fa Ouidio. hauere la cura de gli bcrti,& che fofse moglie di Vertunno,cui erano parimen- te racccmandati gli heni, & ledain mano vnapiccola falcedatagliareitami fuperflui de gli alberi fruttiferirck da inneflare . Onde chi volefse ancor meglio crnare la fua imagine, pctrebbe farla con tutti quelliftromecti, che vfano i giardini eri intorno a gli alberi alii quali ella era crecluta dare vittu di produue li maturifrurti, si come Flrraglr faceua prima fiorire,& era perci6 la Dea dc plora. ificn, & ncndegliarbori fobmente,maditutte lepiante,& de iverdipra- ti ancora j della imagine di ccftei diro, pci quando veno a difegnate Ze- fico, Nouella di Flora* Tarrutio is6 ImagihideiDei Imagine di 'Pomona dea is gVHorti , & tnogtie di Fertunno • em laFdct mano per tagliarei Frutti, a quali effa era cred uta dare la maturity * co't Cane appreffo de Ciardini . firo»che fu fuo man* to.fecondole fauo- lejperche la feiftoria djcono»che eila fu vna meremce 1 6 quellajchediedeil lattea Romulo»& Rcmo,6pure vn'« altra* laqualelafeio vna groflaheredita al popolo Roma- no.E^leggefi dico- ftei vna cofi fatta nouella • Trouan- dofi vn di vn Saeer dote di Hetcole a fpafleggiarenelfuo terapio tutto ocic- fo,&fpenfieratori- uoltoui al fuo Dio> lo iouito a giuoca- re feco a dadi con quefta conditione 9 chereftandoilDio perditore gli haiief- fe a dar qualchc fe- gnaledi dcuerefar per lui cofa degna delia grandezza di Hercole-,raa fe vin- ceua, ch'egli fareb- be appreftar a fai vna bclliffima cena , & ferebbcgli mco venirs vna delle phi belie donne, che petefle trouate , la quaJfi fhrebbe vna notte con lui . Da- poicomincioagmocare tirando gli dadi con I'vna mano per fe , &conl'aU tra per Hercole, & auenne , che il Dio reftd vincitore , onde, il Sacerdote fe. condo il patio, che egli ftetfo haueua propofto, apparecchid lacenado- uuta, con vn letrobcmffimo ornato , e fatto venire vna belliffima donna dettapecnomeLarenrfa, la quale fegretamenrefaceua volondeupiacere a!- trui, ia ierro nel rempio con Hercole> ik Ja lafc.d quiui tutra fola quella nctre, come che haurtfe da cenarr con quel Dio,& ciacerfi anco poi con lui.D.cono che Hercolerooftto di hauerlahauutacara,&chepercid le apparue,& le diffe che douefse rooftrarfi teak,& p, aC euoJe aiprimo, che trouade la mattina an- dando in p^azzaj su U A urora.come clla fece: onde venne ad innamoratfi di lei vn 1 «nmo pecjuffima huomo, ilquale i'amo unto ; che venendo a morce la laicioherede del!a ma^ior pane delle fue facolra.fi che eila in pocotempj dmenne mo to ncca ; & morendo poi fece fuo herede i! popolo Romano ; i! qusl come dice I J iuurco,che ractoaca tutto quefto,Ia hebbe percio in graprfrfi. hnsa DegliAntichi . 147 fima veneratione femprej ma pcrche fi vergogno forfe di fare tanto honore ad vna merettice, lecsngio il nome, & chiamolla Flora, & furonle ordina- te 1c facre ceremonie, & certi giuuchi, liqualicoo grcndiffiroa lafciuia erano celebran dalle merctrici>& faceuanc ancogliantkhinellefeftedicofteicac- cie di timide i'epii,& di fugaci crpn, perche quefiifcr.oanimali guardatifo- uente ne 1 giarditii che eiano fotto la cura di quefta Dea, come ella ftefca dice apprefso di Ouidio,Quefte cofe fioperauanoa' 28.d'Aprile>&ilprimogiorno i di Maggiojondepoievenural'vfanzafinoaldi d'hoggi ofsetuua tranoi,the il primo gtcrno di Maggio, fi fcgliono adornare perle Ciita roolti luogbi con fiori.ck con ftondi di diuetfe forti. Oltrc alle gia dette Dee vi fu la Dea Bona Dea Bo- : ancora.Numepariroente della terra-, pcrche Porfirio vuole,come riferifce Eu- na. ft bio, che quella virtu delia terra, la quale abbraccia lo fparfo feme, & in fe lo Porfirio • 1 tiene,& nodrifecfofle intefa da gtf antichi pet la Dea Bona:& diccche di ci6 fa [fegno lafua ft a to a, la quale porgecon mano aicune vtrdi piantcquafi pur mo i gcrmogliatc. Et fa vittima ancors,che le facrificauano, qual era vna Porca pre- t gna,rocftraua, che gliantichi intendeuanodeila terra per quefta DeaJa quale c fu chiarr.ata Bona, come ho gia detto.perchedalla terra ci vengonoinfiniu be- [nii&fu delta anccr,aFauna# perche e faucreuole a tutti i bifogni de iviuenti: fauna." icltrea roolti altrinomi.che le da P/utarco,cue raccontacioehe auenne.quan- Piutarco. ) do Clodio, innamorato della moglie 4i Cefarr, entro veftito da donna alie ce- [rimenie dicoftei. Si Icgge, che ella fu gia donna dicaftiri che nonvidemai, k ne vdi pure nominare altro huomo,che fuo marico,& non fu veduta roai vfcire ! della fua ftanza; da che venne, che non poteua huomo alcuno entrare nel fuo fitempio,ne trouatfi a i fuoi facf ficij,ne alle fue cerim< nie.ma erano fatte fouen te in cafa del Ponrefice Maflimod deli'vno de i Confoli,6 di qualche Pretore, Cerimo— l&all'hora partiuano tutti 'ghhuowinid! quella cafa, & vi fi congregauano le ni e della fdonne folamenteJequaIiconcanti,6\:fuonitrapan , auanotutfalanottejchedi Dea Bo— Inotte fi faceuano quefte fefte • Et mofttaua la Dea Bona haucre tanto a fchifo na • ilfefsomafchile.che nellefue cerimo nie copriuano rurroquello chcfbfsefta- Itonellacafa dipintodimafchio.Nel reropiodi coftei erano herbe di quafi tutce I [e forti, delle qualidauafpeflb, chi ne haueualacura, amolti permedicinadi \ diuerfe infirmita-, & per quefto hanno voluto dire alcuni che ella fu Medea , la quale non voleua vedere gli huominij per la ingratitudine vfarale da Giafone. I Via le fauole narrano che quefta Dea Bona} 6 Fauna cofi anco detta . perche [fauorifce atl'vfo commune di ciafcuno, fu figliuola di Fauno,ilqualeinnamo- (ratofene cere 6 piu volt; con parole di trarla alle fue voglie, mafempre in vano, rtando quell* tuttauia ferma nel fuo cafto penfiero. 11 perche egli fi voltoa far- eforza,& ella difendendofi, loferifu'l capo con vna vergadimirto,& ribur- oh'o da fe: onde fu ofseruato dapoi di non portare il mirto nel fuo tempio, & :hi ve I'hauelTe porrato peccauagrandemente.Ma neper quefto l'innamorato :?adre firitito dall'arnore fuo , ma con inganno cercodi imbriacare 1'amata iglia penfando di potere dapoi fare di lei il fuo piacerejche non gli venne pero atto. Et per memoria dido vna vitefpendeua i tamifopra il capo di quefta Dea -, ne diroandauano il vino, che adoperauano nelle fue cerimonie, vino,ma atte . VedendodunqueFaunodinon hauerepotutoin tantimodida luiten- ati godere del'a figlia,& defiderandolo pure ogni volta piu, fi cangio alia fine n ferpente,& in quel modo giacque con lei»& percid nel fuo tempio appanua- 10 fouente delie bifcie , le quali ne remeitano di altri , ne porgeuanoeise altrui iilcunarema. Per lequali cofe la ftatoa della Dea Bona, alia quale fu pofto rmagine mco nlhora vno fcettro nella finiftra mano,perche la credettero alcuni di aut- della Dea on'taegualeaGiunone,hebbefopra ileapovn ramodivite-, &alatovn fcr- Bona. pente 128 lmagini dc i Dei Preferpi- aa. fe w. . Imagine della Dea Troferpina figtmola di Cererc intefa per le biade » & inu* cine della Dea Bona intefa per la terra , & per quella virtu cbe conferua U fflarfi femhcol jerpente &eeaalle dette facrati . penteconvnabac* chetta di ran to . A que ft a Dea fa mol* t« fimile di poteii Proferpina , hauenJ do lmefo psrimen. te gli antichi pet lei quella virtu della terra> che conferua tl feminato grants & fe ne Iegge anca vna fauola > chec quafi la medcfima con quel la, c he bo detta pui' hora,rifo rica da Eufebio , quando ferine del- le facre cerimonie diCetere, celebra- te in Eguto.Lafa. uola e , che Cereic hauendo parcorito di Gioue Froferpi- na>la quale fu anco detta da alcuni Pe refate, & elJendo ellacrefci-uta.dilci s'innamoro il pa- nerata»& ficangic in ferpente, per go- deifela a maggiore commodita,come fecej& quindi fu cbc i Sauatij popoli S Egitto voleuano, che come cofa roifteriofa folk prefente feenpee alii loro facr> fccij vn gran ferpente tutco in fe rmolto>& taggiraco.Percfate fatta grauida dal padre panorLvn-figliiiolo-in forma ditorojondeeaotano fouentei Poetile I&4 fxoismi- &dd ferpente padec del toro. Leggefi ancota.che Proferpina flgmfrca te bia- na pe?le ^ e >' e c l u *^ 1 " a kono della terra.che e Cerere , ma non fenza il temperata calo- b'iade.' re>che in quella infonde ilCielo, moftratoper Gioue, cVfonorapite da Pluto* ne.oueroperche talhora leminatenon rinafcono ,onde la terra pare atmitarfii &ftarnerae(ta,perchenon(Ivedeadornadi quelle, hora verdi,& horatutte biancheggianti, quando fono mature; ouero perche il calor naturale tapifce si feminato grano>Tabbraccia,& )o fomenta fino al marurire delle none bnde.Si* gmfica patimente la Luna alle *olte ,& peicio fe ne pud fare imagine in tutu auei modi»che gi antichi fecero la Luna.corae credo di hauere dettogia»qur " doladifegnai. Fafli ancora alle volte Proferpina convnaOcasnmanojCcn Paufania fcriueodo della Beotia racccfita , che in certa parte di quel paefe n bofcodi Tiofomo?giocando vna giouane dctu Ercinaconlafigliuola di Ce- — "." ""*"" * ""■' - * tere Proferpi- na ccn y DcgUAntkhi. 129 fere Proferpina, fi lafcio vfcire di m«noa difpettofuovnaoca>la quale andda aafconderfi in vna caueructta quindi poco lontana for to alcuni faffi. Proferpina COirendole fubito appreffo la trouo. &c prefela s leuan do la pictra,fottoIaqualc ftaua nnicofta l'oca d'onde fptrci uono fubito acque v iue, che fecero poi il fiu> me chiamato Ercino * longo la ripa del quale era vu piccolo tempio con laita* toa d 1 vna Giouane , che teneua vna oca con la mano,& era qaefta Proferpina> figliuoiadiCcrere . ' N E T T V N O. FV Nettuno dei ere frateJIi quello»aiquale toccd per forte il regno delle Ac* que » 6c peroo fu det to Dio del mare * & lo dipinfero git antichi in diuerfi modi facendolo bora tranquillo , quicto, &c pacifico, & horatutto tuibato, come fi vede apprefiVdi Homero,& di Virgihcperche tale fi moftra parimen- te il mars fecondo la varieta de' tempi . Et l'hanno raeflo alle volte gli antichi con il tridente in roano,& druto in pie in vna gran conca marina* la quale a lui fu in vecedscarro, tiratodacaualliche dal mezoindiecroerano pefci>come fonodefcrittidaStatio,quandocosidice: Static Varcando U mar* Egeo tyettuno in porta Han di Cattallo che vbbidifce alfreno ; Menagliajfaticatifmidejlrieri: (me E> [on net reft 9 poi gufljanh pefci . Chc'lcapo ilcot'o* il petto , e I'vgnepri* Et alle volte l'hanno veftito ancora > mettendogli intorno vn panuo di co- j. uc ; 2 [10 , lore celefte, come dice Fornutccherapprefentai! color del m ; re. Et Luciano nei fuoi faenficij loiingehauereicapegli parimente cileftri»& negriancora^ btncUc icrmodica, che appreflodegii antichi tutti i Dei del marc erano fatti con capeg'ic nun, ebianchi, 6c perlo piu vecchi.conciolia che i capi loro buncheggieno pec la fpuraa del mare: Onde Filoftrato dipingendo Glaiico, pjjofira* che fu panmenre Dio manno>dice»che egli ha la barba bianca tutta bagnan* e to . molle , & lecbiocnemexleiimamcme bagnate fi fpargono fopra gh homed . GJauco* le ciglia f .no fpedc , tojte, & raggiunte infieme , & le bracciaa guifa di chi vo- lcndo nuotare con quelle tagtia l'onde > 6c al nuotare ie fa facili> ii petto e tutto cerico di veide lanugme \ e di alga raarina> il ventre a poco a poco fi vien mu« tando in modo> che il refto del corpo , ic cofcic , & le gambe diuenrano Pefce s qual fi moftra con !a fu {pinto a gittfcrfi dictro a quello, facheeidifegnainlismela figurafuain quefta guifa. AHhor fubito vtdt quefla barba, Verdeggiar que fie braccia parimente . E quejfa cbioma tutta verdeggiante E le softie » e le gambe f ar/i pe fee . Coprirmtil petto t e Vempie terga><& vidit 11 medefimo Filoftrato dice poi di Nettuno , 6 che ei va per lo mare tranquil- Id) 8c quie to fopra vna gran cone* mat* daBalene » e Caualli manni , hauendo inraanoil tiidenre.qualdicono alcuni, che figoifica glitregolfidel mare Me- Trident j & fichi . am?Te, e quelle de l l^ghi fono ;mn?re>ma ne anco grate al gufto.Se h da parime* 19 la Buccma>chc e quciia conchiglia foftora»la quale portano fern pre i Tt* oni, TrjtdfifcJ 1 L.1 Imigini del Dei WWII i3« Imagmdi Claiieo ii» marine dinotante it cotorii & ftumtdel fmt> & & pefci viuer lung* visa* & Jm* dmotaamortgU ejfettidcUk bmiditi Li quali ancor % da gli anttcht ftiron© pofti tra i Dei del marc, & accompa- j inanoNettunoqu* Statio* I fi'fenpre.On, Vienfene U Re del mar alto efubtimt Truttod* ftrocifli- mideftrierit & con quella fecc vn fuono tanto ternb !e, e fpauenteuole, che non lo potend© fopportare i Giganti, fe n'an darono in faga cutti . Et itrano quefti an i tnal i,c he mi pare douerfr cosi piu ragioneuolmen te chtamare Jrifoniiche Dei, oucro huomi n i, la raeta di Copra di foiroa humana .>& civ pefee quella di fo:to, come Virgiiio. dice Virgilio^ Che il prima afpettoe cthuonm r pefce il refto.. La quale doppia forma,come dicono alcuni, ffgnificaua Ja doppia vimS del* . I'acquajpercbequefragfouatalhora.eralhoranuoce* Ne* ftip«r6cofamtutto Htiomsai g nra fa* Poetiq aefta de* Tritorri) raiperoche racconcanblfehiftoTiecheysra*' P llni o mentB S «ouanp huorrtini marini,li quafefono fa meta pefce . Et fcriue Phrtio* che al tempo di Tiberio Impcratote vennero a Roma ambafciatori a porta di Alefsan- Lisbona>terta ptincipaledi Porcogallor per dire che nci lorolitieta ftatavdt* dro Napo to vn Tntone fonare la Burctrta & vecfato artcora da mold. Et Aieffaodro Na» litano. politanoracconcadi vo gentilhuo mo difua terra, il quale diccuadi hauere v> ft* Be gli Antichi *H tnagmi di Tr leoni, & delle Xerelde huomini & dome marine Jccmdo Mef- fandro Napokano, Tfyeodoro GaTpt&altri antichi, &moderni i con H- ntagine di Galatea Ncreide frincij)ale,& fuo carro fignificante tatooppfc virtu delle acque* fto vn'huomama- ritio* condito nel melci mandato m Hifpagna fin dalle vltituc parti dcll'A- frica * come cofa moftmofa>& lo di« pingcua in quefto modo, egli haucua la facria di buomo vecchio,capegli,& labarbahomdi>& afpri , il colore ci- leftte, &r eradifta- tuca gtade»& mag- giore di huomo«ha ueua alcune ali>co- me banns i pefcie Sc era copcrto di vn cuoio tutco Ii> cido> & quafi tra- fparcnte* Et fog- giunge il medelf- mo Alefsadro, che Theodoro Gaza af TheoaV fermauadi hauete ro Gaza. veduto,e#eridonel Nereide. PoloponetTo • vna Neceide,gittatafui lico del mare per for tun a grande, di facia hum.na, & allai bella>copertadai toiloin giututtadidure Fcaehe in- finUlcccfcie, le quah raggiunte mfieme diuentauapefce . Ondenon e mara* C)glia,cfceiPoeti fingefieropoi leNereideefsercbelliflime Nmfe>lequaliac- compagnauano gliloro Dei, come l'Oceano, Nereo lor padre, NettuncTe- tide, Dorida,& altri meltr, li qualimoftranole diuerfequa!ita,& i varijeffettt delle acqae : & furono adorati da gli antichi, come cbe loro potefser gsouate, & nuocere afsai. Et benebe fiano ftatc le Nereide moltcche Hefiodo le con* ta cm quant a, & le nomina tutte > nondimeno dird di vna folamente che c Ga- Galatea I latea, la quale fu ccsi chiamata dalla biancbezza: che rapprefenta in lei forfe la fputna dell'acqua, 6 per meglio diredal nomt Gala,cbel arte figmfica-, onde Hcfio do le la hauere le cbiome bianche,& ,1a faccia fimile al latte . Poiif emo innamorato di lei, volendola laudare apprefso d i Ouidio, !a chiama r liimen- te piu bianca de i bianchilTimi Liguflri. Et Filoftr; to in vna tauola, c :i fa del Ctclope, mette Galatea andarfene per loquietomare fopravn carro & ella,a!zando le belle braccia I i fiend" Fijofl ra- te. i i% InkginideSDrf ftendealladolce auradiZefiro vn porporeo pannd pet face coperta al c & a feombra.&halechiomefuenon fpatfeal ventcmaehe bagnate ftan- no ftefe parte per i bianchi humeri. Non lafciero di dire quefto ancora,cheper cofa vera r iferi fee i! medefimo AleflandroaccadatagiaoeirAlbania: cbevn Tmone»6 dichiamolo huomo marino,fe cosi ne p?re,da etna cauernatfiel Hto del marehauendo vifto vna donna andare peracqua indi non moire lontano, canto ftette in agguato, che d'improuifo le fu alle fpallcche el la non fe ne aui- de» Si pigliatata, & fat tale forza feco la trade nelle onde. Perleche tanto lo fpiarono le genti di quel paefeicbe lo prefero: ma tratto cbe i fu fuor delle ac- Paufania. que non camp5 guari. Paufania fcriuendo della Beotia cosi dipinge i Ttitoni. Tritoni* Hanno lecbiome fimili all'apio paluftre di colore* come che non fi difcerni 1'vn capel dall'altro, ma fono cornel! i infieme a gu ifa delle fogHe del petrofel \o,& il corpo tutto e coperto di minuta fcaglia afpera,& dura. Hanno le bran- chefottoleorecchieil nafo di huomo, la bocca pmlargaaflai della humana* gli denti come quelli delle Panthere » e gli occhi di colore verdeggiante,le di« tadellemani,& le vgne fono come il gufcio di fopra delle gongole, & banncji Si re ne . nel petto^& nel ve n tre,come i Delfin Ulcune alette in vece di piedi.Da quefti, & dalle Nereide non fono dilTimili molto le Sirene, perch e di loro racccntano; le fauoJe»ebe hanno. parimente il vifo di donna, & il redo del corpo ancora, fenonchedal mezoingm diuentanopefcc>& le fanno alcuni con le ali»e vi aggiungonogli piedidiGallo. Et dicono,chc furonotte fighuole di Ache- loo, &cdi Calliope Mufai delle quali l'vna cantaua j l'akra fonaua di piua,d di flauto,come vogliamo dire, la terza di Iira»e tutte infieme faceuano vn cosi foaue concento, che facilmente tirauano i miferi uauiganti arompere in cert; fcogli della Siciha,oue elle habitauano: Ma,che vedendofi fprezzare da Vli(T< ilquale patTandoper la, fece legare fe all'albero della naue 5 & a i compagnifu fece chiudere le orecchie con cera » accioche non le vdiflero, fi gittarono i mare difperatc»& fu all'hora forfe»che diuentarono pefce dal raezo in giu . dice.che loro era concefso viuere fino a tanto,che venifsccbi non oftante il lot v . canto,con che conducCuanociafcuno alia morte,fi partifle hberodaloro, 8c ^eruio. c ^ e percidalla partenza d'VJiffe fimorifsero,come s'&dctto. Seruio non pel feema vccello lefa in quella parte, che non e 6i denna, come fa Ouidio put anche,quandoracconta»che quefteeranocompagne di Pr of crpin a, 1 equally dopo ch'ella fu rapita da P luron e, 11 murarono in cosi fatti ani ma li,cbe b aue- uano il vifo,& il petto di donna,& era vcello poi il rimanente. Suida parimen- te rifenfecche le fauole greche finfero,le Sirene efsere vccelli con bella faccia di donna,che cantauano foauiiTiroamente . Ma, che in vero furono rerti fco- glr»tra gli quali le onde del mare faceuano vn cofi foaue mormorio,che inaui- ganti trattidalladolcezzadel fuono volontieri pefsauano per la, cue mifera- Plinio. rnente periuano poi. Et Plinio, parlando de gli vccelli fauolofi, dice>cbe furo- no creduti efsere in India gli vccelli Sireneji quali con la foauita del canto ad- dormentauano altrui>& poi lo diuorauano. Ma pefci, comediffi, 6 vccelli che fofsero le Sirene, bafta,che fono cofa in tuttofintaronde vogliono alcuni, che per lorn fia intefa la bellezza, la iafciuia, e gli aliettamenti delle rocretnei, anziche fofsero la iftefsemeretrici, & che foile finto, che cantando addor- mentafscro i nauiganti, cV cbe, accoftatefi alle naui, gli vecidefscro poi : per- che cofi intr^uiene a quelli miferi, li quali vinti dalle piaceuolezze delle rapa- ci doone, chiudono gli occhi dell'intelletto si, che elle poi ne fanno ricca pte- da, &quafi fegli diuorano. Per la qua 1 cofa riferifceil Boccacio»che gli an- tichi dipjngono le Sirene in verdi prati fparfi tutci di ofsa di morti : come che volefsero percio moftrate la rouina» & la morte, che accompagna* oueto- Vj rgilio . VJCn dietro a i lafciui pcnfieti.Et apprefso di Virgilio gli fcogli delle Sirene fono dsffi* BegHAntkhi: iff Jmaginl it Tartenope, Leucofia, & Ligia Sirene dee del mare figliuole M jtcbeloo fiume >& di Calliope mufa, tutte quail imagini fignificano leme* retrici & loro blanditie & allettamenth dinotano anco alcuni fcogli, & gli eloquent* lodatori, & gli adtilatori . diffici'i>& moho pcricolofi . Ma Xenofonte al contrario ha voluto.che Ic Si Xertofon- rene fianocofa piaccuoie>& virtuofa-, prrciochematrandoglidetti&fattidi te. Socrate, fcnuccbecHe canrauano Colo le vere lodi 4i co!oro»che eranodegni, cflaltando in quelle lrvirru, & che percio appreffo di Homerocantarono di VJi(Te,chc cglt eca degno di effete lodato fommainente» perche era ornamen- ■ ■ tograndeatutti i Greci, Scchequeftierano gli incanci s & i fbaui accent!, con li quah nrauano a fe gli h jommi v irtuofi 1 , perche quefti> vdendo lodare !a vir- ta,che acnanotuntocercanodi accoftarfiogni volta piuaquella>& facilmen- te,& voiontieri van no dietro al iolce canto del lodarore . Ec per quefto forfe fu,che T corne fctiue Ariftotele nelle cofe oiarauigliofe del mondo,in certe Ifo- Ariftot$i icchiamate delle Sirene, pofte fta i termini delta Italia,elle hebbero terapij,& le . ahari, &furono da quelle gentiadocate con molta folennita»& eranoi nomi ioro Partsnope, Leucofia, & L»gia. Hoca ritorniamoaNettuno,perche.fe ben ne! mare fono degli altri moftri alTai, ik veri, & finti ancoxa da' Poeti, co- me fingeHornerodiScilla»la quale ftaua in vnoantroofcuro>& fpauenteuo- Sx: jl/a - !e*& con terribilelatrato faceua ufon& feicoili,coo afrletajDCi capi, & ciafcheduna bocca haueua tre ordini didenti, dalliquali pareu : cbeftiMalTe del contiauo mortifero vcfeoo* & fuoti della fpelonca horrenda porgeua fpelTo in mare Icfpauentenolice- ftc, guardando femue aUuia pa.fafle di la, per fate mifetabiie predade 3 fiauiganti, come gia fece dci compagai di Vlifle, che tanti ne rapi > Sc cru^e}mentef«ghdinot6,qu^nteet^nole vcr^ci bocche i & quandoVugi- Iio fa, che Heleno molta ad Enea il coifo> che ha da tenere, per naU'gatc j 3 ficuro 1 1 4- Imigini de i Dei Imagine di SciUa fcoglio Sicilian** dette da Votti airoeiHim gli, feccbe>corfarh & mille graiik &mortali mail .. ficuroioItalia,g!ifa dircchcfiguatdid duo moftn crud li,& fpauenteuoli a chi pafla lo ftrett delUSiciliaide'qua- Carridi. I J(/HM$ ' # ^^^^^ I ti lVno e. Canddi qual forbe» & in ghiotcifce miferabil- mente Ienaui»& le I lira qa jfi nel profom do,&Je regitta anca* poi fpmte- da furio- feondeche le leua-- no quafi fino al Ge«- lo.. Diicui lefauolc: conrano»cheiu.vna femina rapaciffima* che rubbo gli buot di Herc^Ie* onde fa. fulminata. da Gio— ue » &: ?ittata nel: m >re dtirento lo fco g io che ha ; feruata dapoi (empre la ra- pace fua natura di; prima.l/ahro Scilla*,. che fta nafcofta in, vna horribile fpcloiv _ t rjri ^ C3,, & mette fgdlo- dere (en.au e pafla da poterne fore preda crirdfel'e . Ha. quefto moftto afpetto* di bella giouane fin (otco ia cimura.oue lonopoi le altre membra Lupi»& Ca- ni giunn infieme concede di Delfini, cbe fanno rifonare quiui per tuttodi; honibih larcati.. Ec dmen.t6.tale la mifera Sciila, che fu -gia. bellifGma ninfa,, per lagelofia d« Circe innamoratadi Glauco> il quale amananon lei ma.Scit- lavondeta terribile incantauice fparfe fuoi incantati ;ucchi>oue la bellaNin- fa andaua fouent , ealauain\& la fecediuemare quale 1'ho difegnata>si che norL porendo ia infelice Scilia fopporrare lo fpauentode gli animali, che le erano- fjati d'Lntorno»aadoa gittarfi in mare >& tefto quiut I'horrenda moltro,che io efciflV fecondo le faaole., lequali a quefto mado hsnna v.oluto con quJche va- ghesza efprimerelanacuradiqtielUpericolofifcogli., Se ben dunque, come &6 detrosfono nel mare d'e gli aim moft'ri ancora.a me nor toccai pero dire di. &itn,madiqu;Ich'vnofolamenre,che dagh annchi folTe poftoftagli Dcinatada bellillimeNereide. FuPalemone appreflode iGreci queilo,chechia p a | em0oB rnaronoiLariniPcrtuno, Diodei potti,aIqu.ilefacr;ficauano inauigsnti ri- ne .^ tornatia faluamentoin porro: perciovacon NertunoDiovoiuerfale del ma- re . Nel tempio del quale in Egitro fu anco adcrato Canopo nocch.ero gia di Menelao,& ripcfio poi fra lefulle. La imagine diccftui era quiui grorla,ccr- ta,& quafi tuna rotonda»crn collo rcrtc : & con breuiflGme gsmbe. La cagio- nedi rale figuia fu. che i Perfianiandauanoin vclta rol Pio Fuocoda loro principalmenreadoraro, & disfaceuano turriglialrn Dei diqualunque mate- ria che foi1eTo,alIiquali l'accoftauano>pcrvcdcrechidi loro hsueftemaggicl: forza.&il SacerdotediCanopopernon lafciarediftruggeteil luo Dio, rclfe Canopo* quella hidria,ccn la quale purgauanol'acquadel Nilo> cVbtuendc turatoben bene con cera ruttii fori, che vierano d'intornoja empied'acqua>& polloui foprail capodiCanopo, ladipinfe 5 & acconcio inmodo>che pereuacfTere j! fimulacro di quel Die, &cofilo pofeaila proua col Pio Fuocc, nella quale hauendoilfuocodisfattoJacera>glifcri fi aperfero>& ne v ft i hcquacofi in 1 4 aben* fjl ImagmideiDei * abondanza, ?he eftinfe il fuoco> & percio if Dio Canopo refto vtncitbre del Do de i Pcrfiani , come riferifce Suida , & fa poi fcmpre per quefto fatto it fuofimuUcronelk forma, che iod i i(Ti,& come fi pud vedere invna medagfia DelBni arnica & mette in tela la lite» che hebbe con Nettuno* della Cittadi Athene, dauanti a dodici Dei. Fa , che Nettuno nel [embiante altera Onde vn deflrier vien fuor fuperht t Col tridente percuotc vn duro faff? fiero . Virgilio* Virgilio parimente nel principio dellafua agticoltura dice, che Nettuno percotendola terra col tridente ne fece vfcire vn feroce Ouallo . Ilche vuole Seruio,chcfiaftatofinto, permoftrarecon quefto animalc il veloce, &frc« quente moto delle acque del mare . Onde furono detti i caualli cflerc etian* dio fatto la guardia di Caftote , & Polluce, perche le loro (telle fono velociffi- me . Altri hanno detto, che fu date a Nettuno il ritrouamento del cauallo* petcbe e aniroale , che vucle hauere luochi piani » apetti , & fpatiofi , che fo- no beruflimo rapprefentati dal m2re . Et il medefimo Scruio , oue Virgilio fa» che Turno mette fuori g!i ftendardi della guerra contra Enea , dice, che i Ro- mani parimente ne mettcuano fuori duo a certi tempi, & che l'vno era vermi- glio della gente da pie , l'altro ceruleo di quella da Cauallo , perche quefto e H colore del mare>& cheil Dio del mare fu il titrouatore del Cauallo. D^odoro fcriue, che Nettuno fu il primo,che domaflc caualli s & infegnafle l'artedel Paafania. caualcare, & che percid fu cognominato Equefttc , come fcriue anco Paufania & dice, che per ci6 Homero defcriuendo il giuoco del co rrere de i caualli in- troduce Menelao, che fa giurar pel Nume diNettuno,chenonvi fi vfcta frau- de alcuna . Etfoggiungcche il cognome di Equeftre in quefto Dioe piu nota- biledt tutti gfi altri, perche ecommuue a tuttelenationi. Dondefuancoforfe, che apprefsode" Romani i giuochi Circenfi,ouc correuanoi caualli , foflero; celebuti in honore di Nettuno, & la fefta fi chiamaua Confuale, nel cui gioro o eeflauano i caualli dalle fa tiche>'& i muli fi vedeuano inghiilandaii il capo di varie forti di fioti , che fu quella ,'come fcriue Liuio , che fece celcbrare Ro- mulo, quando rapi Je Donne Sabine •, perche fecondo che tifetifce P'utarco, egli haueua gia trouato quiui fctto terra vn'altae, cue fu vn Dio chiamato Confo-,6 perche fofse creduto dsre configlioaltiui, ouero perche bifogna> che'! configlio de i gran Ji atf'ari lia fecreto,& occulto*, & percid non fi a f riua mai quello altare,fe non allafefta , cheio diffi.de i giuochi Circenfi,il che fece credere,che il Dio Confo fofse Nectuno, del quale baflera di hauere fatto que- Confo ft°P oco fchizzo, perche non ne ho trouato ancora fimulacro alcuno.Majche Dio. i caualli appattenefsero a Nettuno, lomoftra ancora quello, che fcriue Paufa- nia,che in Grecia i n cetro luoco,cue correuano i caualli>era dall'vna delle ban dedclcorfo vno altare tutto rotcn io, oue adorauano Tarafippo.ccsi detto dal mettete paura ai caualli*, perch? quefti arriuati a quello altare fubito fi fpauentauano cosi forte che faceuano le maggioti flranezze del mondo » cpn grauiffimo De gli AntichlJ *37 imagine di tfeftunodio del mare ttppo Tikflratoli fid imagine che-la piuvera fia , che quel Tara- fippo fofse cogno- rae di Nettuno E- queftte,petchelao- ngine prima deiCa ualli venne da liii* dal quale h legge an co > che Giunone hebbe duo caualli in dono>donati po- fcia da lei panmen- te a Caftore, & Pol- iuce. Etatuttocio accorda.che Ope nxihafie aSaturrr cb rutue i ttc vncauallird quando partori Nettunc-,il cl e Ftfto tnette fralcragromjcheeirendejptrche Ncttu- do fofle detto Equeftte: & dice,chc pcrquefcnellallhn&dirjcueinnouean- ni gittauano quattro caualli in marea Ne ttuno.Et hannoanccra voluto alcun h che ll cauallo (i confaccia a ccMui> r crche cofi a pc rta il mare da ogni parte le cofc necefsarie,corr>e fanno i caualli. Onde Fjloftrato dipingendo due Ifolet- te>le qua)ihaueuanovrapia22afclatralcroccrrrrch« coglieua da' coltiuati campi, 1'altra quelle, che andaua depredando per il marcdice che quiui fu drizzata vna ftatoa di Nettuno con l'aratroj& col car- rojcomedi colciuatoredi rerra •, volendctrcftrarecbi lafcce,che daluirico- nofceuano le genridi quelle Ifcle eriandiocidchcdalla terra viene-, ma pcr- chenon parefse poi,cheterrefirelohauefsefattof©lamente,sggiunfeajrara- tro vna proradi naue»siche pareua> che Nettuno nauigandc arsfse la terra. Et apptelso de gli Elei in Grecia fu ccrtaftatca, ccme fcriue Paufania di giouane fenza barb a, che fitencua l'vn piedc fcpra l'alticcftauaconsmbe le ma- Filoftra** to , 1 38 Imagini de 1 Del k m3niappoggiateadvnahalta>queita fi veftiua poi a certi tempi hcracoi.. vc fte di lino, & bora di lana : Et fu ella creduta effcre di Nettuno , che porta- to quiui di certo aJtro luoco della Grecia^ii poi hauuto in grandiffimariucren- 2a da tutti del paefe, benche non Nettuno, ma Satrape folTe norninato. Vcg- gotifi anccra due raedagiie antiche : l'vnadi Vefpafiano, & 1'altradi Adnano, nellequali e la imagine di Nettuno fattaa^Wfedi huomo jchefta in pie tut- to nudo, fe non che dal finiftro honiero gli pende vn panne, & ha nella deftra ttiano vna sferza di tre torreggie, tenendo il tridente in altocon la uniftra . Et in cetra altra medagliapure antica, Nettuno e ben fatto nudo*& dritto in piej machehala fin iflraaltapoggiataal tridente, porgevn Delfinoconladeltra» Fodame- e uenel'vnodei piedi fopravnaproradinaue\ Oltredi cidvoleusnoglian- ti di Nst- ticfjj, chedelleCitta leportefoflero date a Giunone,lerecche,& le fortezzei !". n °'.. Minerua,& a Nettuno iefnura, & i fondameati.come notaSeruio»oue Virgi- ns' ' ■• J, f4 c he VeneremoftraadEnea larouinadiTroia nonellere reparabile, pel- che quefii Dti vi fi affaticauano ametterla in terra, rcuinandociafchedunc* quello» che era fiio,& cosi gli dice. Qui, done vedi , che gli alti edifici Nettun colgra tridente fcuote,e abhatlt Rotthe disfatti interravannoyeHfumo Lemuray.e da* profondt fondamenti Con polm miflo ondeggiafin'al Ctelo . Le [uelle-t e la Cut a tutta ruina : innon- Etperquefto eglifuchiamatodaGreciEnnofigecche vieneadire concuf- TeTr'emo. ^ cxc ^ e " a terra » volendochelofpauenteuoleTerremorovenilTe da lui, & fof- 10 dato a f e & tto d*almouimentodelle acque. Per la quale cofaquelli diTelTagliadifle- Nettuno. xo > c ^ e Nettuno haueua data efitoall'acque, che allagauano prima tutto quel paefe cirt ondato da alti monti, perche fcuotendo la tetra apeife fra quelii vna afTai larga via al flume Peneo,comerecita Herodoto,& dice, che a lui pare, che la fepsrationediquei monti nonfiavenutadaaltro , che dal tetxemoto. &chedirannofempre,che 1'habbifarta Nettuno tutti queJli>liquali voglio- no,che da lui venghi lo fcuotimento della terra, &lerouine, che nefeguono. Quefto ho detto, non perche feruamolto alia imagine di Nettuno , ma perche moftra ,• che egli fetue afsai adifegnare ilterremoro. Da coltui non fu molto Occane. diffrmiie la imagine dell'Oceano •, qual difsero gli antichipadicdi tutti i Dei, & in tefero per i ui oltre al mare di facri, che circonda tutta la terra , l'vniuerfal potere anco deli'dcquaj la qual voleua Thalete Mileuo,che fofse ftata prin- cipio di tutte le cofe •, da che prefero le fauole occafione di chiamare 1'Oceano The tide, padre de'Dei^cV glidiedero percio mcglle, che fuThetide Dea parimenre , h' quale partori vn numero gt ande di Dei matini, di Fiurai, di Fonti, & di Ninfe. Era vecchia, tutta csnuta,& biancs>onde iPeeti la chiamanoftuente ma- dre,& veneranda } &; ditalafpettofi puomettfre col marito,che (a come nfenfee il Boccaccio ^dipinto lepra vn carro tirato da Balenc per 1'ampio ma- re, 6c glisndauanci TiitonidauaritJcon lebuccinein mano, i quail haueua- no la partedifoprahumsna ,& quella di fotto di Delfino, odi Balena, co- me vuole Fornuto,& d'intorno l'accompagnauano moke Ninfe,& lo feguitaua Proteo. poi vnrumerofogreggedi bcftie mar nefoitola cultodiadi Proteo,che ne erail paftore, &: fu paumente vncdes Dei del rtarccheprediceuafouentea!* trui le cofe a venire.ma ncn lo faccu- pf ro fe r 6 sfcrzatc, 6\. cercaua s>nco d'in- gannarechi voleua fargli forza,mutadofiindiuerfe forme per vfcirglidimano perche bifognaua Jegarlc,& lenerloftfttto, fin che fcile ritornato alia fua pri- m-> fifura ,chea lh< ra poi nfpondeuadi cio che eradimandato. Dicoltuifcri- D.oioro. ue Diodcro, cheegiifu gia eletco Re in Egitto,corr,eil piufauio, cbefi tro- uaileallhoramqueipacfc, &peritoin tutte legrti, conlequslieifi cangwua afuo DegllAntich!"; i$ 9 Jtitagini diEurinOme^di Decreto Dee marine I'vna fglmoladiVroteol'aU ■ tramadrediSemirami,figwficantila proprietddeli'acquei&glieffeni, & - accident i cbe fi yeggono di quelle . fiiopiaceiein diuerfe forme , che veniaa forfe a dire appreffo di quelle genti cheegli fjpeua con la molta fua prudenza accomodirfiatutte le cofe . Et i Greci voMero,.che cio fotfe detto di Proteo per la vfanza>chehaueuancM Re in JEgitto di portarcqumdo fi moftriuancnn publico; fu'i capo come per infegn& di Re, quandoil dinanzidi vn Leone, quandodi vn toro,ddiferpenre,& alle voire vno arbore, 6 qualche pianra, & altre vna fiamma di fuoco, come che in quel modo foflero piu nfguardeuoli. Finfero dunque i Greci, che Pro- ceocofi fi cangiatTe in diuerfe forme, come eiTi cangiauano Jamfegnarea- le. Leggefi ancora, che egli fu Signore in Carpato Ifola.dalla quake co- gnominaro il mare Ca\rpado,di verfol'Egitto:& perche queflo mare ha gran Dumerodi Foche , chiam^te altramenre Vitellimarmi, per the hannofe parti dinanzi concuoio,& pelo di vitelIo,& di altrt fimiii beftie.fu fintoche Proteo fofle,come diiTupaftorc&cuftodedeigreggi deU'Oceano. Del quale fuanco dttra figliuola Eurinome ; perche Homero fa , che ella accompagna Tetide, qu.ndo vaa troupe Volcano, febeneqaalcunoha^olutoccedcrla pattofto Diana,come dice Paufania-,che non fi confa pero punto al luo firriulacro,qua- le era in forma di fcmma il di fopra,& il di fono di pefce legato amauerfocon catened'o o.Qucfti fu certoNumeadoraco nell' Arcadia di Figalefi in vn tem pio a lor j fintiflimo,qual non apiiuano,fuorche vnceno di den i i«nr)0,& al- rhora celebrauaiiO' folenne fefta , & faceuano mold faaiGci) in publico , & in priuato. Eminduce amencecertaaltra Deafauolofa.comela chiama PJmia, ttcrrLica Decretoda gliamichi, ch? fii' parimenretufta pefccdal capo in funi, cheera didonna. Di coftei fcriue-D odoro,cheella fu prima Nin fa, & che fac- ta grauidafenza faperftmaidacui>partoriSemiramicon grauifftmofdegno di hauere- Proteo perche in diuerfe foia.e- Paffotf di greggi niarini . Decretov Diodoic 1 4ce« anojperdichiarate i\ tefto.de! la in* ira* ginty ll catro mo- ftru>cheeglivaia» torno alia rerta »'la rotondita. del! a qua- le em )ftraca perle. ruote, & lb rirano lcr Baiene,peL"cne que- lle cofi fcoi-ioaotuC t j il mare , come le at. que del marc cir- condano tucta !a ret' ra, & fpxleai per dentro ancora , ne occup.n » U ma^gior parte .. LeNmtepoi vogliono figmficare la propr DcglfAdtichf; t 4 f tmetgm di CefifOi&idTbfkm^uelhdiGreckiqMfioiltdiai&d'vn gio- ' uanetto che t agitate ft licapelli a quellogli otferifce, & ditto tano la natura» & impeto de jiumicon il lormQrmorio,& tortuofo cor/o , ■ ■ Tu>qualunque il mio regno fiawti fat E da te Vten.che fono in tuo potere ke>tu mi rendi ilfommo (Stone amico, J jkri renti, i ntmbi % e le tewyefle. Nondimcno ne hota fara fuoti di propcfito dime quel poco, che nc ho trc- uatofci°itcc»hauendo gli antichi adoiatiquefliancora come Dei ,& fattoloro facrificio»6 pert he foflero gia ftatijd perche hauefleto adeflere faucreuoli ail'a- uenite •,& glidipinfcio con leali.conil capo tuttorabbutTatOj&conle guan- cic gonfie in guifa di chi foflia con gfan fcrzaj&fecondo poi,cbe diuerfi fono gli effetti* che effi operano col fcjfihar Icro ; perche alcuni raccoglrono le nuuolcinfieme,& fannole pieggie, alcuni le fcscciano>& in rrolti altriroc* di mofirano il peter lcro,ceu lure no da' Poetidefcritti diuerfsrrente. E ben-y-^[jp r - n cbedimoltifi legga^uettroperofolamtntefcnoi principali.tbefoffi"anodal c jp a ]j, le quattto parti del rronrio.ciafc heduno dalla fua>ccme feno difegnati da Oui- Note, dio nel partimento primo deil'vmuerio . Ma vi ibno^fiati ancora fecondo Strabone alcuni, che banno vo!uto,c he non folic ro piu di due . L'vno detto A- quilone>& chiamato Bcrea anccra>& da marinaide'ncilu tempi Tiamonta- Borea.1 na,chefGffiadaScttentrione,& quefto (criue Psulania.chetratcclpitoda vn lato dell area di Cipftilo nei ttirpiodiGiunone apprctfode gli EltunGrecia, che rapiua Oritbia>ccme fingeno le fauole 5 ne dice» come ei tcise fatto, fe non cbcin vectoi picdihaueuacodediferpenti: ma perche eifatoliuc (off are freddo gn nde>pc rta le neui: & indurifce il ghiaccic>gli ii fa la baiba,i capegli, & Tali tutte copcrte di neue . L'aliro e l'Attflro detto etiandio Ncto, & Ofiro Noto - da'tnarinati>chc viene dalle patti mezzo di: dideue perche cueftocon llfuo quj^'qZ foffiatc adduce per lo piu picggie>cefilo defame Cuidio. Sfk* 14* ImiginideiDei imagine del Teuire mfinmte PaboHdtvfysMfYinelpki ma.nidmfraeelU. Mi 4i* £ \* Eure< Spitga I* *U guatzefi Noto , e viwe ^ La from einge den fa nebbia, e/me> Con vifo of euro » e carco difpauente • // Ciglio grtue al tempeflofo vent* » to biancne chime fin d% pioggia pie* Cm bagtutn facqttt ogni borlt piumel Mt e*l petto* E di nimbi il barbate korrido wento. 2^e mat firm* al mbilofit&mo . Et de i qua wo che io diflUl terzo d detto Euro$ d Leu ante da noftri,the fof- fia dalle parti dcll'Oricntc : & fi fa tutto negro per gli Eeio pi,che fono nel Lc- uante d'onde egli vienej& fi dipinge ccn vn Sole infocato ful capo, pcroche, fe il Sole»quancfo tramonta,e* roflo»moftra>che quelle vento ha dafoffiare il di che vien dietroi come fcrifse Virgilio. II quarto.il coi lieue fpirare fi Tente con Zefitt* vna aura teraperata>e foaue daH'OcridentceZtfiro ,6 Ponence fecondoi mo- derni » il quale pcrcio di primauera velle la terra di verdi herbe , & fa fiorire i Flora, verdeggiantiprati. Onde venne che le fauole lo rlnfero roarito di Flora » che gii dicemmo adorata da gli anticbi come Dca de i flora* la imagine delta quale fu di bella ninfat onde elia ftcfsa quando racconta ad ©uidio le ragionidelle fue feftc»cofi gli dice della bellczza fua . E permode(lU»ontldice,s'io FoffibeB*: msba/fathe fui tale Che vh Dio mh ifdegnotfol per hanermn Venirt a farfi gtntrp * mi* madrc • Portaua ghirlanda in capo di diuerfi Hon, & vefte parimence tutradipinra a Bori di colori diuerfi: petche dicono, che pochi fono i colon » de i quali non fi adorni la tetra:qu*ndo fiorifce.EtJdi Zefiro fa Filoftrato vn difegno talc. Egli c giouane di fifceia molle,& delicara t ha le ali a gli homen , & in capo vna ghir- landa dibelli.c vaghifiori; Nepiu dicodeiventi,mantornoaifmmi,liquali da JDegli Antkhi ; i 4 j h gli antichi fiironaparirnente Aitnati Dei,6^Mumi, come fi voglia dire, &c \\\ prcgauano con folenni votij & faccuano ioro facrificio non meno chc a gli ititi, 8c foleuano offerirgli dci capelli cagihtifi pcrcio con ecru ceriraonia, k lo faccuano tutti 1 Greet per antiro cofturoc, come dice Paufania » che it Paufania, w& raccogliete da Homero, quando mtctte, che Peleo (> voto al fiume'Spcr- Filoftra.» ;hio di tagliarfi i capegli, & dargli a lui. fe Achille ritorna fano , & faluo dalia to • ;ueir \ di Troia, Ec nel paefe di Athene appreflb a Cefifo fiumc eracerta ftatea M vn giouine tto,che fi tagliau a i capegli per dargli a quello .• Etano i fiumi fat- i in forma di buomo con baiba,e con capelli lunghiYcheftiagiaceiido * & ippoggia to fopra I'vn br *ccio> come dice Filoftrato » quando dipinge la Thcf- jgtia, perche non f? lieu mo t fiu mi mai dried ma! r o,&allc volte ancoia, & !>er lo piu , fi appogg:a fopra vn a grande vrna, cbc verfa acqua > & pero Statio Inacho- :osi dice di Inaco mime* chc pafla per la Grecia . ' Static. r naeho ornate il capo di due coma Che prona Urgamente IWqve verfa. Scdendo appoggtatafiniftrAall'vrna, Et fanficon le corn a i fiumi, diceSerufo , ooero perche if mormorio dcl- 'ondcrapprcfeorail roaggiredci buoi,ouero perche veggiatno fpefTo le ri- te det fiumi incuruateaguifadicorna . Onde Virgiliooue ehiamail Tebro Tebffc. le dci fiumi ~cla Icalia» lochiamacornucoancor.s, & cost lo dipinge quan- Virgilio. lofa, che adEnea, fra le populet frondipar moftrarfi Diverdeggiante velo,e ombr ofacanna . Gia vecchioycimo gli homer i>CrU petto C«°prc* * circondaU bagnatechiome , Ecdcl Poclmmato Eridano ancora dice in vn'altro Iuoco , che ha lafaccia P6 fiome- pli Toro con ambe le corn a dorate.Oue Proboefpone fingerfiil Pocon faccia P»obo. ti Toro perche il fuono,cbe fa il corfo (uo efimile al mugitode i Tori, ik le ri- e fue fono totte come corn a, & Eliano parimente fcriue i che le fhtoe dei ria- nt, le qua!id • pri na crmo fittc fenza alcana forma, furonopofci a facte in for- Eliano. IriadiBue. Come filegge anco appte(?odiFeftoPorapco,oue dice, chei fi- nuUcctdei fiumi eranofatri in forma diTori,cioe con lecornav perchefono \ irri, & auoci come i Tori . Oltre di cidcoronstiano gfi antichi i fiumi di can- re* perche la canna nafce>& crefce meglioneiluochi acquofi, che altroue, it quindi venneche Vxg.Iio fcce»corac diffi purroo.ilTebrobauercilcapo opt no dt canna.Et Ouidio raccontando la f*u Ja di Acigia vnutatoin fiume, Aci fiuroc quando Pol'temo gli hebbe gitratoquel fa.Ho addoflo, che k>fchacciotutto>fa Ouidio . osi dire a Galatea di lui , Inbito fopra l acque tittto aparut Et H color di prim* anco difparue , llgiomnetto fin alia cintura* Ondela fAccidgialacida, cpura (»# Et in altro mutatononmi parue* Verdeggia.e ornate* d'vno,e d'altro cor Se non , ch'era d'affat maggtor (latura* Jl capotui va verdc canna intorno . Vedefi pero a Roma in Vaticano vna ftatoa del Tebro, che non ha le corna, te »lcapocinrodicanne,ma didiurrfe foglic,& di frutti volcndoforfcin quel nodomv-ftrarchi la fecc,lafertilita,& l'abondanza, che fa quefto fiume in 1'iel paefc , ne bfcio pero coftui in tujra la fitrione de i Poeti > perche gli pofc na canna in mano. Quando apprello di Ouidio Acheleoo racconta a The- Acheleocr coil turaore, che cifccc con Her cole per Deianita, dice, che fta apoggidto f^pra 144 fmagini dei Dei Imxgini ddfiuMt Wilt fedentt fopra U Sfingcctnmolti funciulli intern* che dinotano U gradi delcrefcimcntQ del dettifime^be foitofcdeci cukti pr ■ sr dinar io. a>e fopra IVno delie biacc23,& ha cinroil capodi verde canna, & e con irn manto- pur verde iruornor&n on hadue carrwCorae gliaUri,ma vnofolamefrte» peri che l'ahrogli mrorco da Hetcole, fecoado le fauole>il quale preno di dkierft fioriy & fruiti fa poi don ato a quelh di Etoiia» che lo chiamorono corno di doi Cere?edi uitia. Ecfucofi finto,coroerecit3 DiodQto>percheHercdleconnonpoca fat* douiria. ca torfevn ramo di que! fiume dal fuo primo corfo, & loriuplto in akra parte* la quale, one era da prima arida,& non frurtaua^diuemje pe* Tacqueche vr fpaxgeua fopra alle volte quefto frame co'l riu >lcaco r imo,fitottifeca fopn mo* do. Et percidfbno i fiumidefecrtti diuerfamenred^PoetMifguardando eilf taihora alia qu tlica delle acque, & al coofo loo, & talhota alia natura del pae-'- Nilofiu- fe, pcrjo quale pafsano, Ondee»che fcriuendo Paufania dell'Axadia dice*- che in certa parte diqu=l paefe (bnoalcuoeftatoedei piu rtobili flami, & ce— lebratida giiantichi tutt«dj btanchiiTimo roarmo,eccetto pero quella del Mm lo chela ha dipiecranegra. Et fog£iungepoi,che ragroneuilmente fa fatta la) ftatoa deiNilo di pietra negra, pcrehe ei corcendo al mare pafsa per gli Erhio» pi gents tutta negra. Luciano femte, ehedipingendoqueili di Egirro-il Nilo, lo metteuarroa federe fopra vn Crocodi!o,ouero fu vn cauallo Fluuianlejqua* l'e cerca beftia da quattro piedi,come la defenue Herodotodella gcandezzadt vngranToro»& ha latefta come i buoi, ilnafo fchiacciato>come le capre, le. ctine come di caualfo,& la voce; g'i denri in faon. & incexci,lacoda fpleodi« da,&ilcuo!ocosi grofso,& duro,chequandoe fdcco,nef*nnodardiy , kfudet-ff toquefto animaleda i Greci Hippopotamo,&gK faceuano inrorno alcanifanr cin!liai,tiquali tutti fitti fcherzairano, come ti kggeanxo appiefsodi Plinio; il quale fcriisendodicettafoitedi marmoduro,erotzocomeilferro,drcc»che I V efpdfi mo pofe ne 1 gran Tempio ddla Pace vna ftataa del Nilo h maggiore* i 1 , ' ----- ?~ - - -- cbe ] ! DcgliAntichi . 14 $ Imagine di femnno, con Tanfna dpprejfo; tenuto per Dio de penfieri bu- rn ani, delt amo t de gliborti; mMatore didmerfe faccie,intefoanco peril fiume Tebro . che fofse mai vifta.con fedeci figIiaolini> che gli fcherzauano intomo> & figni- ficauano, che le acque di quel Hume at maggior crefcere, che facefsero.srriua- uano fino all'alrezza di fedeci cubiti . Leggefi ancora,che la ftatoa di Vcrtun- no pofta nel foro Romano rapprefencaua il Tcbro> che prima pafs mi quindi> ma fu poi riuoltato in altra pactet & era adorn ita dt fion, & di fruttij per mo- itrarccomc difli purdianzi, lafcrrilita deicaaapialuivicini. Benche fuVer- lunno ancoca creduto vn Dio. che fofse fopra a gli humani penfieri, & che (I rautafse in diaerfe foraicperchefpeflo mutano gli huomini pcnficro.Et alcuni lo difsero il Dio dcll'anno* it quale fecondo le ftagiom piglia diuerfe faccie> & a #!i huomini porge occafione difare qaando vna, & quando altra cofa,comc dice Propertio, ilquale rende laragionedel nomefuo,& infiemelodefcriue cofi bene,che non dando a me l'animo di dime p;u,ne megIio,porro folo quel- loche cinedice,tirandoa! volgare alcuni fuoi verfi in quefto modo . R \Acht h ntarauiglt di vedere > Tame forme in vn capo? femi afcolti Che fu. Vertunno tu potrai fapere . Quavennidi Tofcana,oue damolti Vifitato non fon,ne mi dier mai Tcmpi.con archuoconfoperbi volti. Di che punto non euro » percheajjai Ait bafhi di veder il Roman Eoro% V N N O. Et vnqua d'ahn honor non tni curat. Paffauan dt qua via col corfo loro V acque del Tebro gia 1 come [idice, Chew altra parte poi volt ate foro, PercheUbel Tebro con Heme feltcc Succeffo ah popolfuo volfe darloco , E cio ftt del mio nome la radice • Oche daiaano ? qti(ilA pocoa poco K. Si Vertm- no. Proper- tio. 1$$ ImaginrdeiDei f ' \ Si va volgendo, fui Verlunno ditto, E mi vtSte da graue Utiganiil E confeerato ancora in quefloloco* paio nato a U liti , e fet'aggreud Quafi che per me [otto I'humil tetto Vedermi s\ feuero t conuiuantc Ripmga tl contadino la rictlta* Quafi ebbro mi vedrat feH capo m'ot Che pofcia gode, e per cotal rifpetto Di rofe,e chegiocondo, t Iteto came . Vedi che circoridato [on di molta Parrotti Baccopoi, fe tu mi adorni Put-* che porporeggia, e la mi a tefla De lamitra,ch'ei porta , e giurerai E' tut to. di mature fpiche auolta . Che veduto Aon hai unqua a tuoigiorni Et par che'l tempo ogm anno mi riuefla Che ptu Febo affomigli ,fe midai Secondo +a (lagion di do'ci fruttiy L'arco » e la cetra , O" vngran cactia- Che mi porge ta mano al mio honor pre* Shauro le reti tu micrederai (tort Pero qn) vedt i pomi gia produtti ((ia. M.i dtraogn % vno vago vccellatore Dd pero a fuo difyetto, che face or to Simile a Fauno,che miveggia in mam Infentor m'oferfe , ne di tutti Lalieue canna,e che ? non mi dk tl core Git altri ti vo dir hora, per che fcorto Dtmoslrarmitt ancor a mano a mano Da la mendace fama altra ragione Pn dotto auriga>/imile a chi regge Di nouo del mio nome anco t'apporto . / correnti deftrier con forte mano ? Ma tu , non quel, che die on le per f one I [omnia non ha termine , ne legge (me t Dime, ma quel ch'io Jlejfo dico credit Alcuna %l mio cangiarmi in varie for- Ch'al rer non [on tutte le Itngue buone* Qualfo s) ben,ch*alcun mat nol corregge La mia natura e atta , come vedi, S'io vorro\faro[imile a chi I'orme (ti . A trasformar/itn tutte le figure. Guar da dei vaghigregght de gli armef Pommt tn carrot a cauaSo, ofammi a Ouerfarommt a vn pefcatOr conformed Jo mi confaccio a tutt&,efe tu cure (piedi E quel, che fa ptu forfe che mifenti Vederfni gioninetta deli cat a , Nomina? [peJJo,e che dei bin colti horti Dantrmfeminil vefii mondt, e pure ► / bet frutti mifonfempre pre [end . Huom faro, fe latoga mifia data, Come la Zucca, e'l cauol con ritorti E faro, con la falce vn mettuore, Gtunchi legato ,eme notano ancora S'hauro difien lafronte coronata. . I cocomeri , quali mi [on porti . FesTiio d' arms gia nan poco honor e Et ti concludo che quanto orna » e infiora per quelle ffi merit ato > si pareua 1 li eti prati > tut to mi vien dato , A tutti ch'to fajfi huom digran valor e, Etperche mi riuolto adhtra adhora Et chi I'armt d'mtorno pot mi leua, In for me ajfat Pertunno>fut chiamato P L V T O N E. BEnche nellapartigiorrejchefecero frs lorodeU'vniaerfo i figliuoli di Satur no,cocca(Te allVno tl regno del Cielo»all'altrq quello delle Acque,& al tcr zoquello dell'Iflfemo ,fecondo le fauole che viene adircconoe lo raccoa- tano le hiftorie,che Gioue bebbe le parii dell'OrientcPIutone dell'Occidenie, e Nettuno 16 Ifole del mare: nondimeno pare, che ciafcheduno di lorobabbi che fare pet tutto,ondeNettunoappretT6di Virgilio minaccia i Veri;percbe se- za intedcre ii fuo volere barino hauoto ardirc di rutbareil €ielo,& la terra; & done foUete metteordine alle core deli* Inferno & Plutonepaximeteslza il fuo potsre find in Cielorda cbe viefi defeb Che Gioue ha il fUlrnine co tee pfue>Net- tuuo ihri^ete.la imagine di coftui, ia porremo talbora di potere pare al Sole, & talhota (i tu!e alia terra ,ma fara eg'i pero il R^ deU'Infernccomc che quiui piu che in altra parte valeffc il fUopotcrc >oue gouernsualc anime vfcite gia de i corpi Dcgli AntichiV 147 -cotpi.de i mottali . Et accioche a ciafcheduna fade dato luoco » & pena fecaa- Giudicj do 1 roeriti haucua trcgiudici a cio deputati » Eaco 1'vno , I'altro KadarhafttQi delrinfer Sciltetzo Minos, che come fi c akrouedetto > futono fi&liuoli di Gioue > & (Hi n0 « Luropa 1'vno, 6c li due di Afia . -Delli quali dird prima, quello, cbc Ce neleg- gc appieflodi Platonc,& dapci vcrroalla imagine di Plutonc, perch cnupa- re addcbbaeflerecofaalTai belra,* diletteuole , &dalla quale fi pud vederc Platone* come «juefti rre fi nabbi-moa dipingerc.oltreche vi s'impara anco quali deb&a- no efltre i Giudici, cosi dunque chile Platone.Fu gia al tempo di SaturnoAvna leggetale , la quale boggiancora e apptelTode i Dei,& vifu {empire , cbe'tuc- ti quelli hoommi » li quaii viumdo erano ftati giufti > & buoni , morendo pot He andaflen allc Ifole dc i Bea'ti , & all'incontro chi bauefsc operato male in vita,doppo morte in luoco a cio depurato fofle merneuolmente punito . Et al tempo di Saturno.cx quando ccmincio Gioueaiegnare»pariroente eranogiu- dicjtiglihuomioi viuiancora,& daGudiri puranchc viuineldi medehmo che doueuano morite •, onde auueniua* che mold erano ingiuftamente giudi- cati . La qu h! cofa intendendo Gioue da Plutonc » & da quelli •, che al gouetno ftauano dclle Ifole Beate, pctcbe mold fenza metitarlo andau^no a loro \ dif- ie; Ben prouedetoioaqueftodifordine:poicbeconofco,cbe diefso lacagicnc Giudici ^tchegli huominihorafono giudx.ti prima che moiano »& efsendo anco ptrchctal veftiri del corpo rnonale, doue banno chi dice bene* &4 chi male di lesro : & *' • per rdmolteanimeempic. & maluagie hannoardiredi prefentarfi ai Giudi- ci come buone,perchecuopcono lamaluagita loro con lahellezza del corpo, coa lanobiitadel cafato,&con lafplendidezzadellericchczze-,nem3?ncano loto tcftimonij, quali dicano, che in tuttalaloro vita furono fempre bueni >& giufti. OndciGudici vcCbti parimentedelle membra tetrene , le quali feno qu. fiofcutovelo intorno ali'anima, non ponnofe non msrauig'iarfi della bonra di quelli, & giudicer'i percid degni di ogni bene . Bifogna dunque fa- re prima » che g'i huomini non fappiano, quando hanno da mcnre» come ho- ra (anno ( Et cosi fi fu comanddto a Promethec, che douelle fare ) Dapoi che ipogli^ii cirottele cofe terrene* Stgiamorti vadinodinanzi a gli Giudici > li qua'i (tano pariraerite nudt, & moitf> si che veggiano con l'animo felo gli animi Co lam en te nudi.& aperti,& cofi riufcira facilmete,che fia giufto i! giudi- «o,che n f ra di locovPer h qual cofa veglio>come gia tra me roedefuno ho de- liberatOjcheinaieifigliuoli^duenatiin Afia»cioe Minos* e Radamanto,& vno di Europa,ik}ua!e e Eacc»pofcia che farannomotti,ftadoin certoptatofejuefto era chiamato itcaropo della verita ) cue la ftrada in due parti fi diuide,l'vna del Je quali vaal.'Inferno, 1'altraalJe Ifole dei Beat), fianoGiudici delle animede imortalii&: giudicheta Rad^manto tuttigli Afiaiici, & Eaco quelli, che vc- ranno di Eurcpa»& fc qu^lche dubio vi fara talhora , toccheraa Minos di c,rdlli pettanofepra di se fcgnau,& imptedi tutti Minos. g!iafieiti,che hebbeto, & cio, che opetarono mcntte.che furono congionte a i cc rpi . Di modo che^i giufti giudici quando fe le veggono dyuar.ti > non di^ mandano* ne vogliontfapttecbi furono, ma gU2r'dai,cquel,cbefecero men- ttccheftettero al Mondo,&' fecodoquellole giudicano»& maridanoalmcrita to luoco, 6 delle penned dc i piaccn . Qui feguira Platone dicendc qual fiano K z le 143 Imaginldci Dei le anime» cbeper lopiu vanno.l luoco dei dannati,cVc,uali J quello deified tij ma n- n lo ufeii'cn ia k che mi bafta ci qui fVthe ho detto,ptr fat vn pot* Dame, di difegno dei tre giudici deiriofemcjdt i qu?li Dante pate hauete figurato Mi- no s m forma di bcitia, peuioche nel fuo Inferno cilc mettc con la coda, & Id faringhiarc, come f anno a pumoiCani,cju»ndodice: StAUui Minos horribilmente* e rwghia » E quel cotiofcitor de le pccc*ta t Bfaminale colpe ne I'entrata fedeqpal Ikocc d'/t/fernoedaejja , , Ciudic* , e matt da ft undo , ctieuin* Citgefi conUcoaa tantevelte Dico,che quando Varum a mat nata (gbia Quant urhjie gradt vuol* che g\t (it GU vten dinamj tutta fi confejfa , mefs* • Minos E f P« coftui vogiono alcuni in tender i! rimotdimenco » che ha ciafchedu- che figni- noneli'animo de i proprijerrori, il quale delcontinuo lotrau glia, loaccufa* fichi . fe ncn ad aitri,«Ila confeienza propria, &li moftrail fup!icio,& lepencdi che lo fan roatcuole i commefli peccati . Et quindi viene, che fono * come diffi j tre giudici in inferno, per to quale e fhto mtefo qutfto noftro mondo» Piutone ®wc regna Plotone, che dalle ricchezze fu cosi ncminato,apprefto dei Greet* j?che Re con rid folic che per ?ui intendefltio la terra, dalla quale uaggc no i mor« dei mor- tali tutto quello.che hoggipiufiapprczza.Et/haono d mandate Cite i Lati- ti • ni per la medefima ragic;ne,cio£, ptrche da Iui venghino ic ricchezze, fe quali latinamente fono dene ccn voce a quella mo Ire ilmile, 6 ccrretuolc Qum- ciliano, fucosi detto per conrr?riofenfo,qu fiche tgli nenpeffatfser ricco, edendo che i morti fono creduti pdui dt ogni ricchezza . Ma lafciamo qucfte fpohtioni da parte,& quello 3ncf.r3,chene dice, che Piutone fu Dir, 6 Re de t morti/perchetroud lepompe funeral>,6c tutto quel'o, che ir tcrno ai moui (t fa,& facciamoritrattodiluifecondolefiuolclequsiilo farno (tare in Inferno C'audia- fedendocomeRe fopra vn'aitofeggio, & cosi lodefcriue Claudianc, quando n0 . racconta,che eglimanda MercurioaGioue4dimandargli moglie , come lo haueuano pregato a fare le Parche . Sopra de l' Infernal horrendo feggh, Horrido , e d'atra nebbi* il (spo cinle, Con mat [la Dtte fedeafi, tutto Lo Sc ettro ruggwojo tn man tenet . Colore M . rriano parimente g!i da ia corona, come a Re quando lodefcriue iniic- di V lu to- nie con il fratel o Ne ttu no,dicendo,che eg i e di colore fofco,& ha in c . po vna re. corona di negro he beno tintadellafcurtzza della crobrofanoitc. Loftet ro, Corona che »iene in mano, raedetiroamente lo meftra Re» & e piccolo, ptrche moftra di Plu to- il Regno di quefto baflo mondo,che cosi Tefpone Porfiriccome rifciifce fcufc- ne. bio,& intendefottonomedi Piutone il Sole* detto Re dell'Infcmo percbe Screttro p oco fj m oftta a noi nel tempo de 1'isuerno : ma (Uflene per lo piu con di Pluto- q UC || e gentijequali fono nella parte difotto del mondo.fe pur evero.che noi D pj (iamo in quello di fcprs, pcrchc effe 1'hannointefa altnmcnte, come riferi- peril So- ^ ce Serbio, cheTibeii^nofailTeefscre giavenutavna letteradagli Antipodt |g # portatadalvcnto, laqiialincomincisnaccsi. Noicheliamo difopra,falutia- movoi, che ci fete difotto. Et Ariftotele parimente moflra contagione-, che ilamo noi quell j di fotto : Ma quefto niente ferue al propofito noftro •, btfta, che Piutone, intendtndo il Sole per lui, c cteduto flare fottera tutto il tempo, Proferpi- cri e non appare fopra il noftro orizonte, 6c tiene fecola rapita Profa*pina,che na. moftrala virtu del feme, pcrcht quefto allhora ftaferrato nel ventre deJla ter- ra. Egli ha vn'almo, come difle Hcmerc, Platone,& Higiro, perche lafom- roira del Sole a noi e occulta. E fecondo le fauole l'elmo di Plutone,6 di Oreo, che Piutone fu detto »ncora Oreo ,rendeua inuifibile chiurque lo portaua in modo DegHAntrchi. 149 modO)Che vedendo lui gli altri, ei non era punto veduto . £t dicono.che Per- feo rhauca,qu*ndo taghd il capo a Meduia, & che con quelle ft nafcofe dalle foLellediIei,cheglifuronofubitodietro,& lo haucrebbonotrattatoraalc, fe non era lo elmo di Orccdaroglida Mincrua, la quale appreffodiHomerofe , ne ferui parimente per non efler vifta da Matte combatcere contra Troiani . II cane Cerbero con rre capi, che gli fta a' piedi, come fcriue eciandio Fulgen- PuJgenJ tiv?,il qual chiaoaa Plutone prefidcj& cuftodc della terra ,& to fa circondato di tio • ofcure renebre con vno fcettro in mano, fignifica ia inuidia nei rnottali nafce« re di tee maniere,cioe 6 per natura>6 per cafo>6 per acciden te,ouero anco, co- me vogl icr-o altri, che tre cofe fanno dibifogno al feme, fe debbe produrre il frurto: ptima che lia fparfo in terra, poiche quiui fia coperro, & vltimamente chegermogli. Pindarofinge:chePlutonehabbiain mano vHa veiga, Sc dice che egli con quefta conduce ie am me in inferno. Etalcuni gli pofero vna chiaue, come che egli cofi tenga ferraroil regno dello interne, che le anime colagiu difcefe vna volta non pofs no vfcirne piu mai. Onde leggefi apprefso di Paufama, che nel tempiodi Giunone in ccrta parte della Greciafu pofta Paula* vna tauola, nelia quale erano inragliate molte cofe,& eraui tra le altre Pluto- nia . ne,& Proferpina con due Ninfe j dellcquali teneua I'vna con mano vna palla, 1'altra vna chiaucperche, (foggiunge efso Paufania) la chiaue e infegna di Plu- Chiaue tone, conciofia che ei tenga ft rtata la cafainfernale inmodo>c.be quindi niuno in mano pud vfcire. Ilche diedeoccafionealle fauole difmgeie,che Cerbero ilia alia a Pluto* port dello inferno, ne lattifenonachitenta di partire, fpauentando quiui le r £- anime perdute, come dice Seneca defcriuendolo in qucfto modo . Seneca . 11 ternbile cane, che a la guardia Vergendograue tema a le tr i(le ombre* Sta del perduto regno* econ tre boc~ II capo,e'l cello ha c into di {erpmti* che £t e la coda vn fero Drags, il quale Lcfactborrtbil voce rifonare» Fifchia>s'aggiraietutto [idibatte* Cosi lo defcriue anco Appollodoro •, fe non che dice di piu, che i peli del Apollo* dofso fono tutu ferpentelli. Et Dante ccfi dice del raedefimo. doro. Dante. Cerbero ft ?a crudele t e diuerfa Gli occhi ha vermigUt la barb a vnta & Con tre gok caninamente latrd 11 Vetre largo,et onghiate le mani.(atra» Sour a a lagentdche quiut efommerfa Grafiiaglt £pirti*gl'ingQia,&' t fquatra. Hefiodo lo fececon cento tefte > & dice che era il pottinaiodi Plutonc>& He/Iodo. che iaceacarezzeatuttiquelli,cheentrauanoininferao,n3aachi voleoa vfeir- ne f> auuentaua fubiro,? lo diuoraua.il che il confa rr oho bene alfuo nomepec che tirando da! Greco. Cerbero viene a dire, che diuora la came . Et per quefto banno dttto a)cuni>che per Ini s'intende la terr a,laqua!e diuora gli ccrpi rnorti. Et vn fimile fq fra gh Dei dell'infcrno in Delfo, chiamato da quelle genti Eu- Eurino* iimono,ilquale era creduto mangiare la came de' mom in modo,cbe ne lafcia- roc , ua I'orta tutte nude.come rccita Paufania.che lo defcriue tutto negticcio, e del colore de lie mofche ftar a federe su vna pefle di anokcio,& moftrare gli denti. Hannoanco voIutoalconi> che per Cerbero fiintenda quefto noftrocorpo,il quale fi moftra piaceuole a chi entra in inferno cioe fi dona a t vit i}- & a' Jafcrui piaceu , & grida poi a cbi ne vuole vfcire , cice 1 lafciare quefti,& darfi alia vir. tu . Et coii i'intefe forfe Virgilio>quando fece che quefta be ftia fi leutffe con« tro Enca andante in inferno» ilehefeben pateeflercontrarioa quelio* che di lei fcrifsero Hefiodo* & gli aitii > dicendo cbe clla fi moftn piaceuole 1 Br feeder 15^ Imagmt rfe 1 Dei imagine dtThtme did dell In ferrm* di Troferpinx fintmogfrtydi Eimnomo diueratoredellecamidemortkdi Cerbero cane tvifauc cujiodt deli Infer- no. Thttone £ totta peritSole net tempo delflnuemo^nd quale la ptrti delta terra ffa in fe rtfctett*. j e&* Vraferpim imtefa. per U terra ;. U cant fer lenecofenecefiarieai l feme > ilnafcert 9 ,crefceve y ,& perfettionarfi* **"" ali'entrata a cbi raw non e pcio ;. perch* bifogn . aoertircehe tu'fi quefli u quaU fa no and'ati in inferno* non vi fono andati per vna medt limaca grononc act vn mc» defi'ma fine percid. ne fono anco auenu* tt.dwerh fucctfli. Lot peroche cm va. min» & mo (che altto non vuok hoc j due, chc dnxec dcre fra la per- duta u.rba de virij) per itarfrnc fempre fra vhioij pracetr,tto» tta. a I l r e n trata € e cot* to- piaceuofe, peri he quefto corpd rare } & gode cor e ni ancio gl* fuoi- lafcmi & difocdi natFappenrikroa gri* d& rjorqu^ndo vede^ che r"buo.mo' voole totnat t> in dietto, & partite da quctii per fcgtiitar la ragione •. Onde cbi fa quelto vfaggi© per andare alFaeonrTderaribne die i virijj arcrbcf e fapp, cease egfr ha fra ft]ggire*& farir peFcSvpfftfpedrco aH& operanonifvmuofejcomefece Enea? ti'oua Cerbeio,cb-e gTr H Icuaconrra.che vien a dltr^Fie rapperim fenfuale gri- ds. p rchr vedc eff non porcre godereqaefti piacerf, chc pw defidfera. Ec per queftoatrcorafofmro, cFre Hercol'e andaffe in inferno, & cjtnwdrwe trahclTe Cerbero feg-arovcorne fTguradett^uomo prode»re,irqu3!c Iega,& ftringequo fb fenfi def corpo in modo, chc far tf roe me ft git rira rffetro fuow dell'inferno de i vitij,e gfi guida per la fuccdella vinu. Frche- Piriroo afi'ineonrro andarexst feuarefa raogtie aPfmone»pfrcomeflrsFe.r?pperiro rafcftio»vireftaffern©n» da;Gerbero,percheeF>irurorTffnmergene^brurn piaceri,& v!trofi,n©n;toma}. HesatcOr poi pui adopcrarc vinuofomenrcma fraqneili fenemrrore.. Hecareo fcnfle> come riferifcePaufania.che non vi fir cane alconad! inferno,rnache cio fu fin- to* pcrcbein certa caueroa, per la quale fuereduro poterfi difcendere in in- ferno, ftaua vn tcrn^jTe ferpenrc, che faceua fubiro mrrire chr vi iraccofla- w* •& cbe qucfta fu la beflia, che trafle Hercole ad Eunfteo d'infcrnoiaHa qua- le. Dcgli'Aiuichi*' iji le Hornero diedc norac di cane folamemc, mi alert doppo lai lo chiamarono €ctbcto>&lo'finfeiohaacretrcicfte: d»che,& dicoolte altrecofe, chs.te- fUno di queftabe(ua>non dico piu per bora, perche fata piCi a propofito mej- terlc poiin certa ferittuca, che ho gia difegnata deU'anima. Ma ritonin : a Plutone, del quale Seneca fa nctatto in qudia guifa dicendo nclla rragedra di Seneca . Hercolc furiofo* twmaetitkurrihik » * VW<e V*r effer diGioue allbora, ck'tgfi Siedc Vkttsfeueravttnfiow ftonti\ Spiega I'ardente fulMme,e'V-§[mro At a n on tamo per o, the non ft moflri Regno cofa non haichi fiu tr emend* fur anco in parte fimtle a' frateUt* Sin d'effa,poi ch'al fuo trtmedo tifemo £ tmto del -cdefie feme • Il'Voho Pauenta ctotche altrui [pmemo'por^ A coftui detteto gli antichi vn carro ticato da quattro fcrociflimicaualli ne~ gri, che fpirauano fuoco,nommanOrfneo,Tone,,Nitteo,& Alaftore,cbe tanti Carro di nc metre Claudiano» benebe dicail Boccaccio, che erano tre ibUmcntej & Plutone. tfhe'l carro parirnentenonbaHeuarpru drtrc ruotcvolendo roolhare in qucfto tnod© c'hi'ro fecc, quale fia la fatica,& il pcricolo di coloro, che cercano arric- cbirci& la inccrtitudine delle cofe venture} perche lo colferoanco pet lo Dio & la quale fi fa col ben cohuiarlo, l'huomo fi acquiOs ricchezze, & beni. Plutarco fcriue, che apprefsode i Lacedemonij eta il Dio Pluto cieco>6c t he fbua giacendo i'empre. Et quelli di Rhodo iliaueuano che vedeua, & era.con l'ali»c dor&ro, come fi raccqglie da Filoftrato,ilquale dice, riloff ra- che Pluto (Uu i alia guardia dclla rocca di quella Citta dipinco con le ali,come to . qucllo,che dalle nuuole era difcefo-, dorato perche oro fu Ian arena, in che egli apparue prima, cV a -n gli occhi, perche vennc dalla diuina ptouidenza .. Conciofia che dica,chenel nafumento di Minetua piouecio fcpra gli Kho- dij,6cci6fileggeapprefsod'CUudianoancora, oue egli lauda Stilicone. La K 4 qual I j~2 ImaginideiDe! qu?l co{a,fufecondoil medefimo Filoftrato , perche benconobberoquel'* \i di Rhodo Minttua, & la adorarono ancora » aia non come fi doueua fare pciciochc fcnzafoco lefacrificauano,& pero concede loroGiouela pioggia dell'oro. Ma a quelli di Athene fudata la Dea come a piu faggi, & che ne'fuoi facrificivfarono ilfuoco. Fu poi dato al Dio dell'inferno Piutcne il Cipreilo & dei rami» & dclie foglie ghene fecero gbirlaode gli antic hi » come di arbore trifta? & mcfta* & che ne fuoetali era adoper«ta» 6 forte perche cc me vna vol* Varrone. ta e tagliaro,piu non rigermoglia* ouero perche* come dice Varrone, arcon- dauano pe* fuoi rami ii foco , che abbruciaua i corpi mort 1 , accioche il grave odore dc gli abbruciati corpi non orTcndcfle qaelh » che quiui ftauano d'mtor- nojedendo vfanza de gli annchi,che t parentis gli araici andauano ad accom- pagnare il mortofin'al luocoappreftato per abtucciarlo,ouc gh il meiteuano pot tutti airincorno,& con alcune la nenteuoli voci tifpondeuano a certa femi na, !a quale condotca a prezzo per qaefto piangendo gridaua> & fi lamenraua quanta poreua & diceua anco talhora qualche bene del morto,ne partiuanofin che foffeeo raccolte le ceneri > & ripofte hauendo allhora la femina lafciato di piangcre, & detro ie vltime parole* che canto valeuano, quanto farebbe a dire , Narcifo Hora potete and;ruene. Etdt Adiantoherba.chevolgarroentefichiamaCa- fioie. peluenere* fuinghirbndato anco alle volte Plutone. Etvifono ftatidiquclli etiandio, che gli h nno poftointornoalcapo diNarcifo, f cendoglicne pure ghirlanda, perche quefto fiurecra creduto eflere gratoai morn, forfe perl© infelice fine del giouane gia mutato in e(To:ondene faceuanoghirladeparimea te, come dice Fomuto,aUe Fdrie infcrnali'. Quefteeranoferucnti,cV miniftre di PJutone , 5c veniu^no (pefFo a punite i mortah delle loro empie, & maluagie opereto che a fame dclie altre gli rirauano, & erano tre* inomt delle quali jfono Aletto,Ti(ifone» e Megera. Furonoda gli antichi adorate piu perche nonfacefferom a le,cba perche h uefscrodi fare alcun bene* come farono anco adorati i Dei Auerrunci,perche rimouefsero.& difcacciafseroogm male* & per quefto folamente dice Pauf.ma, che facrificauanoloro anco iGreci • Et il nome ftefso moftra apunto la forza del Dio Auerrunco * perche auerrun- care gia appreffo de i Latini era il medefimo*che timouere»& difcacciare. Heb- berodunquele Furie tempi), 5c alcari* come gli aim Dei, & apprefsodef Grecigli Achenicfile dimandauano le DeeSeuece* &iSicionijIe chiamaro- no Eumedine»& facrificauano loroogni anno in certo di a cio deftinato* alcune pecore pregne, 5c oltre alle altre ceiimonie le ofTerittano anco ra- te ghirlandctedifiori. Neli'Achaia ancora hebbero le Furie vn tempio con fimulacn di Iegno afsai piccoli, nel quale fe alcuno macchiaro di qualche gra- ue.fceieragginefofseanchro, ancorche per veder folamente, come ft fa di- uentaua fubito forfenn >ro, & poreua che gli entrafse in cuore turto lo fpauen- to del mondo,& petcidnon vi I 8c che indi no mo'to lungi fu certo pog- gttto chiamatoi! Dito> perche mi (Tvedeuavn gran Dito tagliatoin pietra permemoria,che O re ft e forfenn ato fim^ngioin que! luocovndirodella ma- no. D'onde pafso poi su certo altro piccolo colleporo lonrano, cue rroud ri- medio al fuo furore* &r in vn'altro tempio delle Furie, le quali* come ei le haue- uavifteturtenere gia, quandoincoroincioadimpa^zTe* cosi le vide allhora biachconde ritornofubiro mfuo fenno.Etfu percio ofsetua f o poi daglibabi- tatori del paefe di fare facriricio alle Dee blanche* & alle Gratis infiememtnje. Cicc- De g li" Aotichu tj; Cicerone fctrae^neiRorrrani •parimeme hebDcro ceito DotfcuettotoTirecra- to alia Dea Furina, oue con folenni cenmome adorauanok Furie^i firnuhcn delle qua'i haueuano fcrpenn ful capo in vece dicapegii, che cosi fe finic ECchiloinnanztatutri ghaltri,che 1'hannofeguitato poi,came riferifce a mefta face dal funereo rogo, % ] Scotendol'empie faci,su,A4eger* £ con quell* nevengaapportatrice Capo t eguida di vohc'horredi Serpi Di lagrimofi affanm, e di dolor e . Dame dicci che trouandofi egli ncl pcofondo infernate d.izzo gli occhi a •£) 4 .a-;c » «erta torre . "One tn vn punto vide dritteratto p eon Hidre verdijfimceran cinte, Tre furte infernal di fatigue tinte* Serpentelli>e ceraflehauean per crinc* Che membra femiml hatteano*& atto . Onete U fiere tempieerano auuinte .t Ma qiuti elk tolkr© pofas nel tefto fi puoraccoglier da Strabone.il quale fcriuendo delle Ifole C * tfiretidc dice, che vna di quelle e habitata da huomini turn di color tofcoi veftiticon tonichcchc vanno lormdn'ai ptedi.e cinti a trauerfoil petto,con b atom iti mano* fimiii apento a quelle Furie,chejrno(lra> no fpello le Tragedie su le fcene . lit iuida riferendo di Menippo Cinico (cm era entrato in capo vna tal pazziadi farfi credere ©fHctalc d , Jnfei:no,& che i Dei di lagiu l^haueflero mandato per vedcr il male»che faceuano glihuomi- ni«& riferirlopoiloro/cbeeghvfaual'habito delle Furie»& lo defcriue a que- flo modo dicendo, con vefte negra, lunga fin'a terra,ne molto hrga,& cinto atrrauerfo ben Oretto con vna gcofla fafcu,haucua tn capello in capo nel qua* leetanodifegnace ledodici figure del Zodiaco, & Je fue fccipeerano, quali vfauanoi recitarori deHe Tragedie, ponandovn groflobaftonedifradine in rn.no, & haaendo la barbs ('che ets fus propri*^ come di FiIofof©» ancorchc quefta hauerTe nier.te da fare con le Fuuccome anco fi pud dire del cappello : onde la vefte negra folaratnte lunga>& cinca attrauerfo, & il baftone che ha- ueua in mano farauno in Menippo, fecondo Suida, la imagine dell'habiro fu- liale> come lodefcrifleancoStcabone. Quando fu lafciata Ariedna ful lito ~ , del mareda Thefca,che fe mandd via ccn Fedra, oue doppo 1'eflerfi laraen- tra °*° -lata la mifera afki, voltataCi a prcgar vendetta di chi l'haueua tradita, chiamd * le Futie cosi dicendo appreflodiCatullo. Catullo. Vot Furit, cb'a mortai de le male opre In fe Pempio furtr, & apre e fcuopre Selete dar le merit ate pent, L 'ira arrabkiatAy che dal petto vientt 4$ le quali il vipereo trine cuopre Qua, qna venite a vdtr le mie querele La trtfia front* , che fegnato ttenc Coir a quefio malHagidempiote crudelt, Qu..h che aim r 6 folk- che meglio lo potede punire delta fua impieta. Con- C'ofia che gli affc tn fteiTi dell'animo Oano quelli,che piu ci trauagliano di qua- 1'altra fi voglia cofa,quando tcrcono dal dntro,cV diuen rano dift, i din anj ne al- trofonoin noj le Funeinfernali:chediquelli inteferoi Poeti forto il nome di qacfte. Onde Lattantio cofi dice : Finferoi Poeti che tre foffero le Furi'c, le Latta tiq, quali vcniiTeioa turbare leroenti humane, perche tre fonogli affetti, cherira- Furieper Do gli huommi a f^re ogni male fenza pure hauer alcun minimo r ifp t t»o,ne al- che tie • la propria fama, ne alia famiglia, da che fi fcendc, ne alia propria vita \ La ha, checcrca vendetta*, la Cups digia, che brama licchezze, & la Libidtne cht fi da in preda adishonefti piacen . Benche ci furono qucfdarTctti dati da Dio pcrche a ben viuerc ci aiutalkta, & pcrcid pofc kro la diuina prouidenza ccni Static 154 ImaginideiDci Imaginidi^Aktto, Tefifone, & Megeratre furie infernali punitrki del maid grdiquelloanco apportatrkt>mtefe per ire faffivni ddl \ammo t Ira i% AHari" $ta 9 & Libidme^cpnlapecora vera a lord facrata^cmhtorton fegnodi tteftitia . cetti termini, oltre alii qualinon piu ci giouancma cinao conoj perctrc mu« tano la natura lcro t & di vinu, cbeera- no prima dm en ta- no vinj. Jmperoche i\ deuderar di ha- ucc fu aggiunto al« I'aniraonoftto.ac- cioche fiprocatiaf fe ciafcheduno di confeguir quello i che alia vita c nc- cefl-irio: Fugh dato l'appccjto lafciuo » peichefolamentea generac figliuolil'- adoperafle , & cod per la contmua nie- ce ffione foiTe con« feruata la humana prole > & ordinato fuche quando vo- leua,fi poteflc adi- tace , accioche roe- glio caft igatfe gh al uuietrorucniettcf- ,fe frcno a quelli li *> n-,entre che ftanno nelJa natura Ioro,oc piu cltrc pafsano di qucllo,a che furonoordinati* cidanno vitaquieta ?& trarquiila : ma fe alrri- rnenti fannojtutta ce la tuibano,& ci trauagliano a guifa dj Furie infernali. Al- lequalidauano gli antichiacceie facellein mano. perrcoilrare gli ardoii> chef ne 1 petto ci pongono gli aftt tt )>che io difIi»come fi vedra meglio ancora nella, imagine diTififoncdella quale, quan do ella vapcrferoinateodi©»& difcordia. tra gli empi fratelli Etheocole,& Polinice, Staiio mofti i ndo la letitia , che clla fentiua per loandare ad operate C( fa fimile>fa litratto >n quefta guifa. Non vapiit Iteu ^dtroutiOpiu vebce» Sotte duo cighmfuorpendentij caui Nc sd megHo diquetta alcuna via \ Tor the nel capo (phi hagUtcchipranu Tinta ha la fatcia dt color fangutgno* Nela veal'alme peccatrici noce V'ebolgiatahctia lei piu gruta ifia, MiUe Cerafleda U frot.te atroct Fannoombraalvolto fyauetofac ria> Qrialtra 'evebbte e I'tncantata L*m\ 11 rtmantnu epaUtdo % C ferrtgno , Sparfo di fame congclata, & hmna » Di DegliAnticht . 1 55 Vi facta efce m vapor groflb t em*lign§. Sdrttfc**? a ttrp feVallaceta alpett* Chi non pur fhtrbaattofcaiC? I'arta Con Ufibb'n\ogmfi.bbnte a'un ferpentc* imbruna sltropa > @t Prvfeipma per dilttf Mafparge tr* mortal cwjierafortt La f ogLio no adorn ar fi vaqamente • ¥*mc.\eti imptetadi,borr*rt.C? morte. UH^dre la deflra man rust a vna N$ da sir (irant. C7* iptttentofo aipetf sfe r\a £ I'babtto, the porta-, differ erne , Ualtra col foe o hornbilmente fch&Zju Ec quanrfo Giunone la manda a leuare il fen no ad A ihamante.Ouidio la de- fctiue di rurbata vifta>con chiome Canute, mifte di ferpenti, che le fcendeno giu per la taccia , veftita drgonna tutta fparfa di fangue > & iafo cmta a uaucrfo con ferpenti »< heme iitcrti,& the habbunmano vmf.cclla tinta panmcnte di fangue,& che con lei fen vadilatema»& lo fpaueoro. Nooftruiuanodun- quc a Plutone folamente le Fune, btnche fotlero di uia farotgh*, ma Giunone •otoCtodE iGioue patirmnt •, li quali paruero hatter che ftc ancoin inferno, SugiaPul iondciuchiamatofoucntc l\ no, &i'alr,ro infernal c» & Stigio daljaStigia Pa" Iude. ludc* c'te ci.>^e i'lntctno intorno intorno, come cantano i Poctt vdicendo an* co> che giurauano tern pre i Dei per le acque di quelta con pena a qualunque di loro h U-dc giuratoit falfodt elfcrefubico priuato delta dignita per vn'anno, cHnoii turcn-ttare, 6Vnonmangrateambro(ia. Erfttdaroquel pi:uitegio al- ia Pa lude St-gia,che i Dei uiurafFcroper lei,in confideratione della Vittona fua fi„ iuo!a » <.h- fu con Giou. j ndlaguerra contra Gtganti. Ma leggefi anco, che cio tu finro, perche urge iignifica merore, e mftezza, d^lla quale fcno iempre lontani i Dei ,the godono perpetua alrcgiezza - t Sc gtoia*, come che gmraflero ptr qudlo,da che fono intirto alieni. Cuconda quefta Palude I'lnferno, petche alrrouc non (i troua roeftitiaroaggiore • 6c per ciovifu anco il flume . LctCi Achcrontc,; Fiegctonte, Cocito>3<: altrifiumi»che figmficano pianro, , dolore , ttjftezzi , r imarko , & a'tre timid paflloni , che fentono del continuo idannati. Le qoalii Piatonicivoglionorntendeie.chc fiano inqucfto rnodo pf a( o m '. d>ccndo»chc rarwmaallh* ravam Inferno, quando difcendenel corpomor- c j, tale.ouetioua il huaeLetcche induce oblivione, da qaefto pallaajJ'Achc- Lerefiu. foatc vchc vuol dire pnuatione di aliegrezza, perche feet dataii I'antma le co« me . fedek Cislo, pcrderuttafagioia»cheftnriuadallacognitronedrqoellc,Qnde Acheron- fta cutta tiri\a , e mefta» & e petciocircoRctata dalfa Palude Stigra , & fe ne ra- ie * m.ir ca fuutnte,& ne piange,che viene a fare >I ftume CocitOjI'e cm acqye fo- Cocito. no tunc di iagnme,& dr pianto: fi come Flegc ton te It ha di fiioco,& di fiam- Flegeton* mc > cbemo(tfauol*ardoredeU'ira,edegliaItriaffiettN che citormentanomen-^ te, treche fiamonell'infernodi que(tocotpo>come habbiamodetfo , che faee- uaaoanco le Furie, alle quali • Vi'.gilio aggiungele ali, cV dree, che elle feno prefte fempre dinanzia Gioue, qualunque voles eghvuole maodarea'motta* IxqualchcfpauenrogtaDdcdi moite,diguetra,di pefte ,6draltro grauiffmio male . Et Enanofcnue, che le Tonorcllc rurono confecrare daghanuchi alle Func y ne rrouo ,che altro ammale foffe proprio loro, fe non che Viigilio ne fi Ef/ano « cangiare vna in Ciuerta,6 Gufo che forte , quando Gioue la m.mda afpauenra- teTarno, mfnttechecombartccon Enea. SonoftatidiquellipoUhquali al- le tre furie giadetteaggiungonoTaquarta,chechiamanoLifla. QueUafigni- i_ift ir ca apponci rabbia,& pctcio voglroncche ella fiaiche faccia arrabiare i mor- ta'j, e perdere il fen«io, Onde Euripidcfinge,che hide comandatada Giu- none mtnacoOeiad Hercofe,peichelofacciadi«enrarfurtofo,£k atrabbiato* E'la hul capo cir.ro diferpentii&potta vnoftimolcoutrovnaftrzainmano^ /iiic Func potiamoaggiungcre 1c Arpie, perche credeuano gli anti^hu che Arple» man- 15^ ImaginideiPef Im&gme teW>A?pie,Streghetf2r Lamie, punitriei, & apportatrici di mak t &* moftrimcor* fpmtenteuoli di Libia, figmfrcanti la finta e&" artificiofa bd- kx^a,& atlettamentideUe meretrici,&le adulation* demalttagi adnlato* rkehe apportan prima di let to* pot danwallanima, & alcorpOyalUhonm* ' & alia vita. snarcdafTeror Deiquefte parimeme talnora a pairire imonalrdet foto malaa* gio operare j lequali ftauano pate inlnfcrao > quantonque Virgilio ie facefle; vna volta habitarele Ifole Strofade nel mare Ionic , ma quiui* od alttouc cbe- ftefleFo, noa imports s menel dipingerle>& taetno a chi- vorra fapere cemefoC* fero farrc.Hatieuano quefte adunque la fs*ccia di donna a(Ta» bclla, ma magra* I & i! redo del cotpo era di rceello»con ali grandly con aduochi artiglr,che co» kii&ftoo fi Ie deieriue Virgil io,qtiai dall'Atiofto e ftato molro bene smitato>& quafi tra* ' dotto in quefts parrcsilche fajche iobfcio i verfi di Virgilio^epongo quelli fo* lamente deU*Ariofto>cbe cofi dkono dell* Acpie» Eram fette invnafcMcraatutt? Voltodi dorra bauean pailido*e fmorter, Per ltm%a\fame attenuate-* e afc'mtts, Horrihil a veder pin*che la morte\ D&nte, Streghe . Ou,dto. U al~accer.gr ade hauea deformttfbrttttt'r Lema,n rkpache I'ugne ineurucetorte'* Grade t e fetido U ventres Imgacodai pn*che la morte\. Come di Serperfhes'aggtrate fnoda . j Bt Dante] parimente ", roglrendone pur ifritratto da Virgilio, ne fecevna fcnizzo,dicendo ne! fuo Inferno. Qfiiui le brutte Arpie tor nidi f*nw% 'jffi hanm late.cotti e vifi hiimant, Che eacciar de te Strofade i Troiani pic con artiglU e pennuto ilgran ventre Con triHo annuneio di futnrodanno. Fanno lament* tHSptgliafferifirani. Dalle Arpie dice Ouidio che nacquerole Streghe,lequali crario certi tfccellac cigrandUpautmeuolj, & auidiffimj delfangue humane, & cofi Ie defcrioe . / Han Begti'Antkhu 157 $i*n grdnde il C4p9,egU occbi ftmofuore Gli artigli weurui, &dla preda intcnti, ■ Del comrnun vjo grofliAT cmtnenti, jiduncoilroflro%t di color canuto ficnidi brum, c di crude le horror* . Li penne t e par che ogm di lor pauenti. And m mo qneftc vol an do la notte,& cacciatcfi nelle cafe.oae foffero tcne- ri fanciulli fucchtauano lor il dolce fangue.onde ne moriuano 1 miferclli. Star Smio. tio 1c fanate in lnkrno>& con faccia.col o.e petto di donna, c chc habbino ai- [ cuni ferpentelli»cbc fcendono dal capo su la fronte»& ful vifo-, dice parime 1 te, che vannolanottencMccafeapsfctdidelfanguedei piccoJi fanciulii. £t pec lirncdiaieaqutftomale ad* rauano gli antichi quella Dea Carnaoueio C: >r- dinea,dclla quale d ITinella imagine diGiano, PenfaPiinio,the fiafauola cso pjjnio. che fi dilTe delle itreghe,&. che gli antichi vfUicrequefta voce folom fare on- ! ta,& dice viHania altrui: come hoggi ancot noi chiamiamn Streghe It male n> che vecchie.e turte le donne incantatrici,Ic quali fono prcfte fempre a fore ma- lea'rui. Hanno poi volutoalcuni,chele Lamie fofTeroilmedcfimo apprefio lamie. deiGrec»>chcleltceghe apptcllodei Latini. MaFiloftrato nelia vita d» A pel- FiTollr*- loniodice»che!e Lamie fono fpiriti.d vo2liamditcderaonijroaluagi,& crude- to» lit libid.nofioltramodo.&aindi dclle humanecarni. Sciiue Suiia,& Fsu'otf- ■no ,nccr.,ihe Lamia fu vna belladonna, del'a quale s'innamo 6 Goue cV ne htbbc vn figliuoloche la gelofa Giunone fece poi malarotnte p.nte.onde ia roller a madre canto ptaofe, che rutta fi disfece, & a vendetta del fuo e andata fempve f_.cer.de male a g'i altrui figliuoli. Altri dicono,cfae furono le Lamie ani mah>che haueuanoafpettodidonna.epiedidicauallo. Ma Dione hiftoricolc Dionc* dtfcriue in ahro ciK>d~.& perche ne ha detto piu di tutti gti altri: voglio riferi- rc tu-toqjdlo.cheegli ne fcriue.Leggefi diiqu«apprefsodicoftui,chein certi luochi defciti delta Libia fono alcuneccudclidlnae fete, le quali hannoil vifo, & il petto di donna be!b in modo che meglionon fi potrebbedipmgere, e fi vede loro nell'afp?tto,e ne gli occhitanta gratia, & vna vaghczza tale, chechi le mira,!e giudica tuttc manfuete,& piaceuoli. II redo del corpo poi e coperto di ducilTime fcaglie.& va diuentando ferpente: si che hnifce in capo di Terpen* te te r tib:U>c\ fpauentcuok. Non hanno qucftebeftie a!i ne parlano-, & non hanno aitra voce, fe non che fifchiano,& feno tanto veloct, che non e animale akuno.chc da loro pofia fuggire.& fanno caccia de gli huon.ini in quelle mo* do. Mcftranoil'bei putcccmc difse Gieremia Profeta ancota.benche volefse Gierc-- intendeted'altrcchediqufftebefticouefcrifse. Et haueuanole Lamie fed- mil , ptiti 1 bianchi peiu.Dc' quali chi gli vede cosi diuenta vago che defidcra di cf- (ere con quclle,& dacotal defideno sfcrzato, a loro ne va,come a bcllifTime donne, le quali non fi muouono punto, ma quafi vctgognofe ehinano gli occhi fpelloa terra, nerroltr ro pero maigli adunchiatrigli.fenon quandochiandci a loro e ben apprello, perche lopigliano allhcracon quelli.nelo lafciano pri- ma che .1 Serpen te.che e di loro fine,& quafi coda con venenati motfi l'habbia vccifo.cbe ali'hota pcifelo diurrano. Er piu non dice dclle Lamie.maver.go a dillcgnace le Sfingc.lequali fono moflri non molto dilTimili daquellevfauolofi sfinpe. in p>rte,&in parte veti. Pcrciochefcriuc Plinio,chefcnoqucite beftienclla Ethiopia di pelofofccconduepoppeal peitoidifacciamtftiuofa. Et Alberto Alberto Mjgno fcriuendode glianimali le metre tra leSimie,& pecquello,chcci nc Magr.o. dice,fono quafi quelli,che noi dichiamo Gatti Mammoni.Ma ue fenuono i Poe ti in altro modo, d.. Hi quali ne hanno toftoil citratto'poi gli fcultori tutti, & i Dipintori} perche quefti, comedice Eliano, fanno taSfingc la metadcnna,e la e Haoo - meta Lione,che tofi la dtfcriue la fauola,qual fi raccota di Tlube,oue ella fta- uasu ccrta tupe proponedo dubbiofi detti a qualunque psfJaua di Ja.cV chi ncn fipeua Chime- 158 JmagiflidciDei Imagine delta Sfinge Thebana fuperata da Edipo ,& delta CbimeraZiciafk* peratada Btlleycfome^ualjfttVKmQnte delta Licta pieno di feroci amnio.* lit & deferto; da Bellprofente ridmo a coltttra i & babitale . fapeuaici^getli.da leireftana tniferamente vccifo* c diuoraro . II dubbio cf qual foffe quell'ammaleiche prima di quattro, pofcia di due,& in fine fi fcriru & tre piedi:& dicono che hatiendolo dichiarato Edipo dicendo.che eta i'huc mo,il quale nel la mfanriaadopracarninandolernanucVi piedsft. ccfifc ncv in qu Htro, fatto, poi grande» va con due iblamenrcck in fine quandc £ da g anni agrauato vaeon tre» adoperandovn balkne per luofoltegno.ella di do- lor ripicna da fefteflafi ptenpito giu della detta rupe* &cofinrnafe priuadi vita , La vera itragjne di qucfta,fceondo le fauoJeie che habbia la faccia , & il petto di donna congraodi ale»& il reftofiadt Lione,come i(i r^ccoglie pur an- cheda certi verfi di Aufctiio Gallo. Leegefiappteflb di PIinio»chein Egitto, oue erano queHe grandiflRrne Pitarr.irii fa vna Sfinge s la quale riueriuano le gen ti del paefe,come Nume faluatico , fatta di pierta viua*& ct fi grande.cbc il ca» p9 haueiia d« circuito cento due piedi>& cemcHquarantartedilunghfzza,&' da! ventre fin'alla cimadellate0a»efanoeeoto|"eflantaduo piedi. Nontaeerdla Chirneraancora Moftro in tutto fauolofo, & finro dai Pceti>ilquale, fecondo che lo defenue Homero,& dopo lui Lucretio,hrUeua il capo di Lione>il ventre di CaptaA la coda di Hero Drago,& gitraua ardentifiamme daila bocca, co- me dice Virgilio anccra , chelamette r.ella prima er.tratadcirinferaoconat- cuni altriterribile moftri. Mala verira ft»»rhe la Chimera now vna btftia , rna ctavn montenelia Licia > cbedalla fuapiu alta umaa puifa di Mongibello fpargeua viuefiamroc, 6V quiui dUntcrno ftauano Lioni aflai a! roez^pcihaue- ua de g i arbori, & aflai Iteti pafcbi con dmerf piante,& alle radici eta da ogni inrorno picno di Serpenti, in modo che non ardma alcuno di habitarut . A che trouorimedio Bellerofontr>mandjtou!daGiobateiperche virimanellcmorrn in vendetta deU'olcraggio iattefcome euredeuaja Menobea iua figliuola-,mo ghe DegfiAr^fcM. i# imginldi Cloto, tachefh & Mropo 3 detre letre fyafcheydelleqttaUdfceuan* , %Li antichi effernellemanilavita & moftede tutii fignificantile alttta- tioni delta vita,dallequalinafee la Im^bc^a &_ breuita fua J infefi anco fcr ilfato & dejimo . .. , come vru g!ia mcue gfie di PretOiiTquai lefeccsiichefupo- fciatutto il'monte. habirato ficurame- te.Pertequatcofa dillero Ic fauolcchc Chimera fu vceifa da Belitfofome.tf n darebbono cb que fti rnoftri i difegni di molti mali , che tuttr fono dellafa- miglia infernale * maperehe tornera piu comodo dime mqualchealtroluo cojeome bo gia de- liberate 61 fare * & none cofa, che qui rilcui molco gfi b- fcio,& vengoade- Claudia- fcrfuerele Parche* no. che furono parime te pefte da gli anti- chi frail numerode iDei,& come glial trihebberoteenpij, &altariconfecrati. Quefte furono tan- te; quanteerano le Furidferaiuano pa- ri mente a Piu tone* bro dice appreflbdi Claudiano , quando !oprega»chc non vo- I**rche. guerra a Gioue,& le fue parole fono tali . Dc Vombrce de la notte-» a eterno, egran- Ci affatichiam perte ag<>radirdeltutto de Da cm dipende il fin vltimort il fern e . Fiero rcttore,egiudice onde fempre Che il fitter, e'l morir rtg^uche ferbi . GU flami noi volgendo infiemt tanto Gh httmani corpi eternameme vguali. Etnone marauigliachele P ;rcheferuano a Plurone,perchcelIe furono ere dutefilarela vita humana.la quale 6 poco dura; 6 roolto, fecondocheil corpo ftale e di natura fua >tto a viuere piu, 6 mcne,& e 1 que(to nell'haomo la roate- riarapprefentata da Plutone.Dalle mutationi dunquetche ticeue in fe la mate* ria.vicne la -norce,8c la vita.qaale alia mifura di quella fahno le Parche lunga» & breue . Et percid finfeto gli ahticbi, che fod'ero trc ; & l'vna haucfle la cura del i6a ImagmidciDci Imagine delta Nece(fita' > & del fufo adamanimo trauerfanfo il mondo,& « ginidelle treTarcbe figliuok delta Necefjita nominate Gloto^tropo, e , eheftydenotanti li tre tempi & tre ftatidella vit4yj>a§atQ>pre{cnte 3 evt Widihotano ancora il deftino fecondo git antichi . cfel nafcered'altra del viuere*Ia terza delmarire.Onde e,che ftando tutte tre in- fiemea filare le vitede i mortali, teneua vna , Cloro Ja pi ji giouche le Parcbe cofi fia« no dette da Parco voce Larina,cbe volgarmente fignifica perdorvarcper quella. figura che loro addimandano Anrifrafi , croe che ci dinota il GontTirio di qud« Icche larf^afoFa fignifica>quafi vogliono dire* cbc percio hanno el!e quefto np- me.perch^ nohperdonano giamai adalcuno . Ma Varrone vuole , come rifcri- (ce Gcltio, che fiano ftate dette dalpartorire»come a quelle ne toccafle la curar donde Venne, dice egli,che i Latioine cbiamarono vna Decrma ,1'aftraNona, perebe i! tempo del matnroptrto,£ quad femprea Pvno di quefti duo mefi, nono,e decimo. Ma perche chi oafceha pur anco da morire>fu detiala terza dclle Parche Mirca dalla mocte, con la quale era creduta mcttere fine al viae- re hum.ino.Ec q iefta $ difegnaca da Paufama, quandoiaccoma le cofe fcolpire i a r rone. Dccirm. N»'ia. M>'ta. Paafa-- nia . DegliAncichi. i5i nell'arca di Cipfello in quefto modo . Quiui era, dice egli, Polinice caduto in ginocchione, fopradcl quale andaua ilfratello Etbeocle per vcciderlo, & vi era a tergo vna femina con denri,& vgne adunche, 6c cbe pareua in vifta pi* eradele di qual fi vogtia crudeliilima fera ■> & era quefta.come le lectere quiui jnragliace moftrauano, Morta vna delle Parche, e volcua fignificare, che Peli- ntce monua per deftino, ma Ethocle per fua col pa, & per merito fuo. £tper- che mold de' Filofofi antichi,votIero,che la diaina 1 prouidenza habbi difpolx© vn» volta tutte le cofe.di modo che non fi polTano piu mut are, come cbe le can fe di quelle fiano coli ordinate inrieme.che da loro itclle vengbino a produrlc, d'onde nafce la forzadel Fatoj alcuni hanno detto che i Poeti intefero Uroe- Fato« deli cno for to la fir t ion e delle Parche,& che lefecero tre, percbe ognicofa co* rainciada vn principio, &cammando pel fuo appropnato mezoarriuaal de- ftinatoBneje nacquero del Chaos, perchenclla prima feparadone,chefu fac< ta,faconoaru f re lecofeadegnate !e proprie caufe . Altrihanno fatco le Pal- < che nate deH'Herebo,che fu il profondo,& ofcuroluoco della Terra, & della Notte,voIendo con la ficurezza del Padre,& della madre moftrarcquamto fia« no occulte le caufe deile cofe. Platone le fa figliuole della Dea Neceflua, fra le ginocchia della quale ei metre quel granfufodi diamante, che tiene dall'vn polo all'altro.che le Parche, che itanno a federe a canto alia madre, egual- tnence difcofte I'vnadall'altra, ina'to.&eleuato feggio, cantano infieme con le S irene, che fono fopragli oib celefb, Lac heft del paflato»Cloto del prefen- Neceffits te,& Atropo di quello«che ha da venire-, e mettono parimentejnano al fufo in* Dea . fieme con la Dea NeceHita loro madre in quefto modo •■> Cloto vi mette la de- ftra, Acropo lafini(tra,c LacheU conambe le mani lo tocca di qua»e di la, & fonoveftitedi panni bianchi,& hannoil capo cintodi corona. Seguita poi Platone,diccndo,come le ford della vita hum ana vengono da Lache(i>& alcu- ne ait f e cofc, le quaii contengono aid fenfi>e mifterij grandi, come dichiarero, quandofcriueredell'anima,fecondochea'tre volte ho promedo di fare, che hora non vicne a ptopofito; ma bafta fapere,che le Parche erano veftite di Veftedel bianco, & coronate a guifa di reginc ftauano fedendo, e porgeuano chi I'vna le Par« mano, e chi tutte due al fufo, che era fra le ginocchia della Neceffita loro ma- che« dre: la quale fu pariiiKotedetta Dea,& fu dedicatovn tempsoa lei, cValla Dea Violenza, comefcriuePaufamaapprefTodei Codnthi,oue diceuancche non eralecitoad alconodi entrare. Hannoalcuni fatto ghirlande alle Par- che di bianchi Nardil, & altrihanno cinto loroil capodi biancafafeia^come Catullo. Garuilo, il quale facendole vecchie di faccia, coli le defcriue . Hatmo le Parche interne bianca vefle E bemhe vecchie fian* [on pero prefle Che letrewanti membra cuopre,e ctngc Con ia man fempre, che lo (tarns finge Circondata di porpora, e a le tefle In varif modi, onde I' hum ma vita Ha bikca benda,che I' anno da . e firinge, Vtene, e vaQene alCvltima partita • Homeronelle laudi che ei cantaa^ Mercurio d:ce,che le Parche fono tre fo« Homero. telle vergmi.che hanno le alt,& il capo fparfe di bianchiiTima fanna.Et appref- jbdi Pauianiafi leggcche Venerc fu pofta da i Greci per vna deile Parche, & mailiine da quelli di AtheneJi quali haueuano in cerro tempio ikdiczto a que- fta Dea vn fimulacro fatto in forma quadra, come gli Hi rmi che fi faceuano per Mercurio, con vnoepierammache lonomaua Venerc ce*efte vna delle Venerc Parche, & la piu vecchiadi loro, nevi era peifona,chenc fapelkdire afrro. fra le Par Hchemiriducc 3 mente qucllo che faceuano iRoman-jche rennu>none!ien> che-, pio diLibitina quelle cofe, che feiuiuano a portare imorti:.lla fepcltu;?. Di che reudendo la ragione Plu;ai:co,dicc che tibitina era Venere,& che nel fuo L tcra- i6z Imagfni deiDei fmagini deUe tre Varche trouate fecondo Vidro jippiano in Stiria del i Jc^« interpret ate Cloto euocatione ctoi priricipio di vita, Lacbefi forte cioi vfo t e camw> o rorfo di pita, Mropo fen^a ordine, cio$ necejptd ,& variety delLn morte a tutte le cofe del mondo comune . * ■ ew iH ^. \ ^Hfe£s& >■ •&>< V\VJ^f^s^" — -rrrs-ss^^-'-g.,,!. „„, infHr^i'^iiNitfni'i— mf-i-« • tenpio erano guardatigfiornaroemi de i moni, perammonirci della fragility dell a vita human a>.il principia,& fine della quale erainpetere di vna medefi* ma Dea. Perche»come vn'dcra voltahabbiamOdettOjVenere fula Deadella generauone»& ii farla la piu vecchia delle Parche volfiua a punto dire»che ella era»che metteua fine al viuere bumano. Mapotremo furfe anco dire,cheque- fto moftraua, che le Parche erano credute cofa dal cielo, benche fofiVro dette fetaire aPIutone,&io lehabbimeifeconlui perte ragioni cbene hodetto* Onde fi troua cfife in certa parte della Grccia fu vn'altare dedicate al Dio Me- ragetccbe vieoe a dire Gapo,& duce deile Parcbe,& dice Pauiania,che fi ha da cener per cerro,che quello folle cognome di Gioue, perche egli {bio ha le Parche infuo porere>& fa egli folo quel !o, che ordiaanoi Fats. Da chevenne aoco forfe,chcalcunilechiaroaronoCancelliere dei Dei, come che fofle lo- ro officio intendf re il vo'ere di Gioue,& !e deliberation! di tuttoil Sen *toce- fcrfteie metterle in ifcritto.sccroche fi poreflcro p-.-si ftendere al tempo di man- Fulgeuo. darie ad edecutione . Fulgenno imerpretando il nome diquerte dicejche Clo- to>ch^ enome Greco i nelh nofhra lingua figoifica euocatione, Lachefi vuof e'-ire forte, & Atcopo dinoc* fenza ordincqiisfi che*la prima fia cbene chiaT>f al'a vita,1a feconda ne dimoftriil modcche dobbiamo vfare, mentre viuiamo* . & la ferza h condition della mc-rte,che fuol venire fenza ordine,61egge di f.>r te aicu-03,Rjcordorni hauet 'gia vifto nel iibro delle anricaglip raeColte ^da Pie- tro Appfano le Parche dilcgnare in quefta gui'a, come egli dice che eYarrd inf ctrta lama di ptombo.che fu trouatagia nelhi Sr«ria nell'anno 1500. Eglie ti- lato m f;gno in ci.re.olo, $c dentro di quefto liede fopia vn piccolo poggetto vn te Djo. Caneellia re dc 1 Dei • rietro De'girAmicbif 163 tp giouine hudo, che con ambi lc mani C cuopie la faccia»e gli occhi, & h* Iciitto fopra il capo CIoto» a i fuci picdi giace vn fanciullo con l'a!i'»nudo pure, che uene larnanodeftraful deftro ginocchio.eftacol finifko braccio appog- giato fopra vn tefchio buroano^thc time in bocca vn ftinco per \o trauerfo,& al fanciullo era fcrirto lepra Lachticv al tefchio A trope. Psrcuapoichedalla deftra del fanciullo peco It nt nod.? JuffofTevnetardcntefiamroa, & didietro quail verfoil giouinc,che fedeua,vn ceft uglicttotli hetba con afcuni fior», 8c cruutto il reftoarido terrcnoccn ahum faffi fparfiquiuidrfordinatamente . Ora per mt'ter ^ne alia tamighadeflo Inferno veggiamocome fofse fatto 'I liocchiera,che allajnpac'el fiume Acheronte ftaua» per palsar I'anime, che di tutto il mondo vfcendoda trenail corpi cola fi traheuano, quando per© mo- Iiuano in radi Die, tonne („ Dante dire ale da Virgiho inquefta guifs. Dance, Figiiuol imodijje tl maeflrocortefe, Que Hi, the rr.uoiotio nt I'tra di D'to t f Tutii conuerigcn qua dScgni pat/e, 7 Maqueftacnitinncne i>on faccuano u, i antichi; iroperocbe voleuanoche Panimt lutttr vi andafs;ro dopdrm ne bftuhe ncn foflerotutte palmare ad vn jnodecome (i raccoglie da Vngilio quando fa andare Eneainir fVtno, ( he in arnuando ptHuanc quelle foLmenrci ccrpideiquali crano pis ftsti fepolti: ina quelle, che ncn baueuaee anctt hauuto fepokuraal corpo,ai»r!auano tr- fando cento ami, pun a che poteto e nrrare nella piccolabarca diC hatonre, Charote. che le pen uaaii'altraripa,Charon Dimonioicon gli occhi d' brag; a. liquate da ^enero £ defcrmoin queftaguifa, quando nelleTragedie di HerceL- rurio- Seneca . fo>fa,e Mel 'habit o,e da tvna La rabkufata barba , e il negro panno . jl I'alh a rrpa porta le mefle ombre Che cuopre in parte pur le jo^z.e mem- Con la piccola bay ca,al cui gouerno bra • uidopra Jolamente vn lungo palo . Raccoglie un nodofenza ordine s od arte. Et balTi da credere, chejei ne toglieUe il ritrattoda Virgilio, quale buon Y irgilio. tempo prima di luicesi lodipiofe. Quiui e la (Iradaicbepcr Carta nera Z egattt a vn node, di lordeT^a carca . . Dtritto ad Achtrihte ci conduce^ Ejjo al gouerno di cont inuoattende L la pa/ude, cb'ogp'bor ptii s'annera* Con remo> e ve U d'vna hue barca . JE calda areua entro C ocito aaduce . La qual de Palme orde gra ccpta [cede u4 1'entrar de i'horribi'e rimera Ciit nell'lnfemo, ognhor, hon d\ltro Staffi Caron per tra?hetttero,e duce . carca Gli occhi hadt foco, e patido e tna- Gia Vecchione pien d'orgcgltoie pien d'a- fiettot [previa, Btanca la barbae lunga infino al petto. Ma d'vna cruda,e lerdcm luixtc- Laveflagm da glthomerigli pende* chiez.za. Et cod I'haue ladipintoalico Polignoto incerte PUoIe,che ei ne fece nel teenpio di Apollo appreHode 1 Foctfi, hauendone tolro il difepno dal Fctti anticht, come riferifce Paufar h> i\ quale dice, che vi eaanco certa ?cqua, la Taufa* quale fi puocredtrcche fo'sc il fiumc Acheronte pel nee chiero> chela pafs»- m'a. Ua&viera per d< nrre n olac*rn? pa!uf're,& alturi, che psrciani p Dtofto Brrcac- ombre dipcfci>ct'.c pcfciveri. VoUndoilboctactJo efpctrrqinOa ;n aj;ir,e> ci©. L i dice, m nmdclBa ttnagim di Change Hocchkro infermle nel flume neh di JtcheYOntejin tto fuabarca,& rem*, mtefo peril ttmpo confumatore dellavita,diftru & infcltctti dell* vita humana . Spofitio* dicc»cheper Chacontes'intendeiltempoicocne l'intefe Seruio an cor a ,i I quale ne di Ca- £ figliuolo di Here bt ,che li piglia pec Jo ftcreto configlic delia Diuina nitnte, ronic. dal quale il tempo>e tutte l'«.Rrc cofe foDO tee te A h madre fu la Nocte>impc- roche ptima che fofle il tepo>non fi vedeua ancoca alt una Iuce,& peccio fu tgii fatco nelle tenebte,& dalle untbieparuenalcece.Fupc t oin lnierropoi>per. che quelh\cbe (one io Cielo , non hannc di tempo bift gno ,come noi n ouali che habtiamo la piu balla parte del n c ndt > jende fe riguardian o a loro»h pud dice a csgione>che noihamoin lnfetno.PoitaChaiorjteirnonahdall'vna cipa all'alira, ptiche, nati, che hamc»il tempo nc ptrtaallanu.ctc,& cifapaflaieil fiume Acheconte , che vuoleoire fccza allegrczza , come appunto nc amenc tcafcortendo quefta vita frale t cac^ucaje tutu piena eti mifcue . Egli e vecchio* mapetdcobuitc»eferoce»ondt per il tempo non pecdeconglianniJefuefor- ze;& had'intocno vn pannonegco«efocdido>r*rthementte noi fiarno fogget- ti al tempo, peco curiamo « kro> che le cofe teuene>le quail ptcucremo vili , 6c fordid e,fe vogliarao paragonarle a quelle de 1 Cielo>allequ«»li noi doutcemo ftarefempte ct negmnoftrodihointenti . Ma quefta hale fpoglia delcorpo mr crale,che habbiamo inrorno, cod ci cuopce il lunie delia ragionc » che quali ciechi neandtamoperl'lnfernodiqueftoroordo>fccrtidalftnfofolamente>& da tmJle difordinau appetiti . Onde non e da nurauigliath , fe da infiniti mail fiarno poi circondan fen pre , li quail ci fi rspprelcntsno fubito che 1'anime fcendono neU'lnferno c\i quefto ncftro mendo.& fi cacciano ne i corpi morta- Virgilio. J»,che cofi fi pud efperre Virgilio,quando dice ce i cnali , che itsnno alle pcrte de!l'lnfcino> icui vcrfitiratiinnoitralinguafonotali. Del DegliAntichi. 165 Ifnagini di MercuYio meflaggiero de i dei, Dio delta. eloquen%a,& de mercanti, Quejlo dinota la fauella ejjer meffaggiera , & dif§oprttricc delta mente <& del core t il Cadaceo poi £ fegno dt concoriia t vmone , & pace > con alcuni animah a lui facrati, dinotanti la induflria & vigilaw^a net contrattare,e tie' negotij . TUl tie co Regno fieroi e hnrrtbil, qutnto) Sa lalma^he la gilt da-mata fcende, Sit la prt mera en- trar.a ha feggio il Pianto, E'iriopefier,cb'ala vendetta tnteie . Con faccia (mortal con lugubre mat a Quiui l* Infer mita- de it pie fofpende% E giace di ddor ri» pienail petto t Con la Vecchitzjzjt in vn medefimo leno. Vhabita a lei da preflo la Paura Elanguida la Fa- meal furto ami- cat La Pouerta* che d'- bonor poco cura t La morte ( horribil forme) e la Fa~ tica. E quel che I'huotno a fe medefimo fura-, E f$e([o lo ri flora, e lo nutrica, Cingon letempie lor mtlle ferpenti . J 1 Sonno>cheparenteedela\A'lorte* Sta feco,nh gtantai da quelle bande (de; Lareapa^Ja Difcordta arretrailpie E i trifli Gaudij de le menti torte V'hauea luogo a I'incontro I'empia Guerra Col petto>e con le m*n tinte di fangue ; Si come quel la che volge la terra Speffo foffopra ond'ella plor«t, elangue; Toidi ferrigne mura vntetto (err a Le tre Furie, ch'al crine han put d'vn'- anque Dicui pendersuH coll oc opt a grande D'auuelenate bifcie anco fivede . AW mez.o ancor t'antiche braccia fyande Vn grand'Olmoi sit* I qtial tengon lor fede ylccolti tra le foglie i folli Scgni, ( gnU anyitc \ yidviit irit tc juy* */(/«* jig«>) ( y/ti-o AnQ in vece di crintdijrabbia ardenti Chefan t cbe fyejfo I'huom vegliado ago* L } MER H 1 66 M E R C V R I O. Aueuanoifauolofi Deide gliantichi cofi partiti gliofficifra loro, che aduofolamente fudatocarico di portare iediuineimbafciate . L'vno Me (Tag- cra ^cccuiiq Nuncio diGioue, & I'akra Iridc, che feruiua a Giunone-, mane gieridc i perosicheGiouenonlccomandafle ancora ailc volte. Bene e vero, che di Dei • qucfta egli non fi feiuiua, fenon quando voleua,chc fofle annunciacaai mor- saligue«a,peftc,fame,6quaichealcrogran male;& per Ic cole piu piaccuoli poi mandaua Mercurio>che parola fignifica» il quale parimente nonfolodi Gioue,ma di alcri Dei ancora fu nuncio* e metlaggiero, fecondo 1c fauole, ie quah fotto ta fictione di coftui intefero I'm cerprete dei De i* ellendo che la fa- uella fra noi efpone quelle, che 1'animo, il quale e di noi la pane diuina,ha gii Mercu— toncepuco . Ma lafciando quefte fpofitioni pec hora> veggiamo come la vana rio, e fuo credenza degli antichi lo fecc>hauendolo per lo Dio non (blamente de i Nun- officio . ) CJ j, ma che al guadagno ancora fofle fopu, fecondo che egli di fe raedefimo dice appreuo di Plauto . Hanno a me gli dltri Dei sconce ([a, e data La cur a de* mejjaggi,e del guadagno Nel hbro delle anticaglie raccolce da Pierro Appiano fi vede che fu gia fatto per Mercurio, vn giouane fenza barba, con due alette fopra ie orecchic* tucto nudo.fe non che da gii homeri gli pendeua di dietrp vn panno non trop- po grandee teneua con la deftra mano vna borfa appoggiata fopra il capo di vn capro,che gli giaceua a i piedi infieme con vn Gallo,& nci'a finiftra haueua Caduceo. ilGaduceo. Quefto era infegna propria di Mercario,comePbauercancorali in capo* & a piedi: ondei Poetiquafi tutti lo difegnano in quefto modo* fa* cendo.che egli habbi le penne a i piedi* le quali chtamano Talari* & in mano il Caduceo da loro detcoverga*perche daprincipio fu femplice verga*quando ei l'hebbe da Apollo in ifcambio della Lira* che dono a lui, come raccentano le fauole, ailhora che dopo Ie rubbare vacche fi rappacificorono iniieme. On- de Homero neil'hinno* che caaca di Mercuvio, nuirando quafi cucta la fauola, gli fa cofi dire da Appolio . E poi darotti la dor at a verga , De U f elicit a de le ricchezxe . Serpent i Aqueftt furono dapoiaggiuntiiferpenti»ouero perche fi leggeche hauen- pche col done gia Mercurio trouato duo combattereinfieme la gittofca quc{3i.& fubi« cadfcceo . to f ar ono rappacificati,oucroperche»come dice laroblico, hauendo Mercurio infegnato a noi la Dialectical ii fuperodato per infegna quella verga, poiche unto a puntofigmficano i due ferpi.chefi riiguardanoi'vno con i'alrrojouera- mente pure per quellcche metre Plinio, il quale pofcia,cbe ha detto,come ft annodano infieme iferpenciice{tate,foggiunge:Etquclto,chemoftra concor- dia tra crudeliflimi ferpi, par eflcre la cagioneper U quale e ftato farto il Cadu- ceo con i ferpenriintorno, perche fi Icgge.che gli Egittij.che furono forfe i ptimia farlo>lo fecero in quefta guifa. Staua vna verga dntta,dbacchetta,che vogliama dirla, con duofetpi intorno,l'vno mafchio* i'altrofemina.annodat infieme nelmezo,& faceuano quafi vn'arco del la patcedi fopra del corpd si che veniuanoadaggiungereleferebocche alia cima della bacchetta,& leco. de fi auuolgeuano intornoalla medefimadi fotco,onde vfciuano fuori due picciole alu Ec lochiamarono i Latint Caduceo* perche ai fuo appatire face* ua ca Jcre tutte le difcordie,& fu percto la infegna deila pace . Onde lo por. tauano Degli Antichi. 167 imagine delta Taee, & de Hieroglifici 6 fegni che quelladimofiranoycioi il fancittlloTlutoche ha inmano die dclle riccbeige moltiplicanti mil a fa- ce, fticbe di grano, che dinotano la cokiuatione de camp nella pace, & lor fertilitdy coronata di lauro hauendo Jotto li piedi I' vliuo fegno di trionfo, & di quiete . tauano gliambafcia den, cbe andauano pec quell : , h quali furono ancopoicbia mati Caduretrcii . Benche trcaafi, che portauano I'vlmo pa rimente appreflo de gli antichi gliAmba An , b3 . fciadori, cheandaua fciatorij no come amici, fe- putrid. J condo che Vicgilio dice, quando fa> che Eneanemanda cen- to al Re Latino turn coronatidi verde vli uo,& che quando t- gti va ad Euandro, moftraa Pallante, il quale prima gli vie- nc incontra, che va come amico, ftcn- dendo la manocon viiuo (& vn raroodi pacifico gjio.dipa vliuo. Static medcfi- ce. mamente, quando fa Static, andar Tideo a chie- der pernomcdi Po- liniceil regno di The be ad E$,beocle » gli tnette in mano vn ta mo di vliuo, per moftrare, che andaua come ambafciatcre pacificce glielo fa gittare via poi, quando non pudottencrc quelle, che dimanda : onde hebbe principio la fcelerara guctia . Et Appiano recira, che vedendo Hafdrubale 6i non potet piu tcntre la rocca di Gartagine efpugnata gia, & prefa quafi che in tutto dai Romanijafciati quiui i figliuoIi,& la rooglie nel teropio di Efculapio con mohialtri, li quali fi abbruciorono poituttiinfiemedicorrmun volcre, fe ne fuggidinafcoftoaScipione, portando inmanoalcuni rami di vliuo, con li quali mcftrauadi an dare folamente per hautre pace. II che haueuano fatro, parimente racin de' fuoi innsnzi a lui, che crano fuggiti a Seipionc per orrene- re, ccme fecero, che,chi vclcua,potciTevfcirefaIuodellarocca,& andarfene, hauendo pcrrara pcrd que fti in mano non I* vliuo, mala Verbena, die volgar- menteedetta Vctminaca: benche fipofla ancointendere per le parole di Ap- Vcrnu'na piano nondiquella herba folamente, ma ditutte le altrche'bc, & foglicdeile ca . quali era adotnate I*st?8re*&. il tempiodiEfculapiOicbe fu in qnellaroccamol- L 4 to i6B ImaginidciDel Ha" to beito>e ticcoj conciofia chc lotto il nome della Verbena foiTero amicame te intefe tunc ie herbe>& frondi, delle quah erano adorn* ti gli aim il di dell Porgere fefta. Et cia anco il porgere aitrui herba ccn mano fegno apptcfio de gli anci- fcerba che chi di cofeflarfi vinto da celui,cui fi porgeua& dioftcrirfi a lui,come foggetto. tncltu • L a quale cofa fcriuc Fefto>chc fa inttodor ra ne t primi tempi da' pafton.pcrcne quandoquefti faceuanoa coircre mfiemc. 6 ccnccndeuanoin qualehe akro i»odo fi a lcro»chiera vinro, il chmaua a reira,& pigliando herba con mano la porgeua ai vincitcre. Nond racnolu pur anco ia vera Verbena fegnodi pace, come fcnue Plinio, & di quefta fi coroi?auano gli Imbafciadori, che andauano per treguai 6 per paccmaffimamentc de' Rornvni, pet che sine genti vfarono forfe qualche altra cofs,corae fi legge appreflo di Appiano di alcuni popoli del- la S pago 3)1 quali mandatono ambafciadon a Marceiio per ottenere d* iui per- dono,epace,& quetiifi prben c ,che furono pero quail vniuer- Cahuente i piu adopratine gli anSri della pace>& foleu^noanco gli anticht auuoli^r - intorno aicune piccole bende> 6 fafcie di lana, che fignificauano la debolems,& humitadichilo portaua»perche la lana fitrahe della peccraani- Seruici mal debole,^ humile : come dichiara Seruio fopra il primo ragjonamento, che • faEnea «d Euandro spprtflodi Virgi'io.Etpeicidil Caduceotalhorafolamen- Pace tejtalhora il ramodeli'Vliuo feJoe ftato ratto per la Pace. La quale fu Dea Dea. p?rimente apprdfode gliantichi) & bebbe in Romavn gran tempio tanto bellO)&cosincco,chemo!tiand^uanoa Roma foLmente pervederlo. Que- ftofufattoda VefpafianceiTendo peiogia pnncipiatodaClaudio,& dopo la V'ttoriahflUutadeilaGiudeavi port© tutti g!i omamenti del Tempio Hiero- foloroirano,& fi puo credere.the vifofle anco qualche belfinu acrodtliaPa* ce)ma non ho trou to pero fin qui fattane mentione da alcuno. Vediamo dun- Difesno quecomealtroueellafia ftatafatta>ddifegnata. Ariftofane ladefciiue tutta, della Pa- bella ne^afpetto,&e ("econdoluicompagnadi Venere,& delle Graue. Pau> ce . faniafcr ue»che lafua ftatoam Athene era di donna, che teneuain mano, co- me altravolta ho detro, il fanciullo Pluro Dio delle ricchezze, perchequefte meglio fi acquiltano, e fi conferuano nella pace) che al tempo della guerraj Pace ami cohciofiacfae alihoranon fipofsa attendereaco'tiuare icampi. Et pero dif- ea di Ce- ferogli antschi, che la Pace fu arnica grande di Cerere,& a lei mokocara: 6c rere. T'builo cofi dice . Tibullo . Ea Pace fu, che prima giunfe i buoi E il bel frutto di dolce fucco pieno Sotto rincttruo giogo. onde tl terreno Per la pace ft coglie da la vue, Fu colttuatOr e'l gran produce pot . Ch'ella a la terra gia rtpsje in feno . Et Ie guerre fono cagioneUel contrario. Onde Claudianohnge)CheCere« re non voile maritar la fighuola Proferpina a Marte,ne aF«bO)cheambiladi- mandau nO)perchei vehem^nti ardoii del Sole,fetroppodurano,ccfinuoco- no alie biadt v ofne ie guerre . [I perche fecero gli antichi al!e volte per la Pa- Claudia- ce)Come fi vedein aicune inedaglieantiche, vna donna? qualteneua con ma- no. no vnafpicadi formenro. E Tibullo petcio difse. Viem alma Pace con la ffrtca in mano Et dt bei frutti pieno il bianco fenno . Et la coronauaocralhora di viiuO)& alie voiiedi l*uro« Ft vedefi ancorain aicune roedaglie antiche la Pace con ghirlandad) rofe. Ma benchefianoi no- mi diueili, ik ne fofsero ancora fartcdiuerfe imagini, nondimeno mi pare, che f«nco> laPacejev: la Concordia fiano vna medefimacofa,& furoDoi'vna^ 1'alrraado- 4ii m 'J. rite da gli ntichi.acciocbedefsero loro vita quieta, 6V npofata . Saradun- que bcnc»chehaucncio difegnata,quella lo difegniqueftaancora>Ia quale era hit i De gli Antichi i6g •irnngim della ConcordU>& biereglifici dcnotanti la Fedei& la Concordia* con la imagine della Fede, fignifcanti la fccreteqra della medefima , & la jua eur ltd-, & che per la Concordia molt if lie a I'abondanT^a delle cofe, le genti* . & Cagncoltura,con gli vccelli Ctcogna^ Cornice alia Concordia facrath cbedmotano 1'iflejfieffetti. ^attain forma di donna,che reneua con )a deftra mano vnatazza,& nella fini- $rahaueua i! corno de' la copia>onde ct>u diffe Seneca d> lei. El acokhche puo del fiero Marte £ Jeco porta il corno della copia Stringe le fangutnofeman porgende Facctft Jacrificto thtto mite . Tregua,enpofo a le notofe guerre Et alle voke ancora hi polto vno fcettro in mano s!la Concordia > dal quale pareuanonafcete alcuni hucti. Anftide in certafua oration e defcriue ia ( on- cordia>cbe fia di afpetto bel!o.,&. graue>con;preiIa di corpo, e ben fatta.di bue- nilTimo colore, e tuna V2ga,cx non habbiain (ccc(a» chc puntodifcordicialla bellezza fua . Er dtccche elia fee (e gn per bonta de i Dei di Cielo in terra » ac- cio perche lecofede irnortali andaikioconcertoordinejimperccbe percoftei fono celtiuati icarapi,& ciafcheduno Ircuratuente poiTiedequel>cbeefuc,da cofteifono gouernate it; Cina 5 fono fatte,eeonferuareleliete nozze,& nodri- tierano,& ammaeliratii figbuoli pri . Fu rooftiata la Conccrdiaqualcbe volta ancora con due mani infieme giunte y '1 che fi vede in certa medaglia antica di Nerone: come faceuano etiandio della \ c de gti snticbi,!? quale het bero pan- mente per Dea , & la fa Hlio Iralico bfbitare nella piu fecreta pai e del Cielo, ft* gli aim Dei, cuandofinge, che Hercole la va atiouare ptrladifefa diSa- guntOfCV le comincia a parlaie in quefto roodo . O J art a Feyche innanzj al font mo Cioue £>t rado e, eke Ciuffitia vi ft troue» Fo(le creata e adorn ybuomtnue Dei ; ptrche tu* fen pre vat a par con let* Terte tune lecojehan pcee ,0 cue Ft htbttinetiafliie gw fit petti, Talhora per d'fetio human honfei, Cue i (anti pwfier fono rif retii. Per. Seneca « Fede Dca iiiio lea- lico. 170 IraaginideSDei Imagine 1 di TAmwio inuentoredelle Lettefe,delU 7tfu/ica,detla Geometria,&>. deile buone arti, & imagine di TaUJtra jua figttuola Dea ddtalotta t cbc tiene in gumbo vn ramo di vliuorfjmdo ujo dt Imams dt vngerficon oliQ Colore Pcrcioche la Fede ha da ft re fe> rcra»cice le cofe>chc altrui fono crcdutc in propno fede,& hadaelTtr puia,& mcnda da ogni inganno . Per la qu ie . ofa (a ordi- della Fe- natodaNumafectndo Re dc iRomani,che ilSacerdore faciificai do alia Fe- de* de bauefle la rnanoccpertadi vn vele bianco, comerecita Liuio, per dare ad intcndere, che fi, ha da guarctere la fede con ogni finccrita , & che eila eta con. fecnte nella defire rcano > pcrche la dobbianoo difendere con ogni prcnrezza> & forza. Virgilio parimtnte chiamola Fede bianca,& cahuta,il che Seruio inteipreta dctto ancora , percbe p*re > che fitroui piu fede negli huoroini gia Koratio. canuti,& vecchi. Et Horatio dclendcfideifuci tempi dice, che la Fede vefti* ta di bianco e poco tdc rata , cue Acsonc nota , che in faciificando alia Fede i\ Sacerdotc fi copriua nen folo la deftra mano con bianco velo,ma i! capo anco- ra,& quail tutra >a perfena adimoftratione della candidezza dcll'animo>che ha A riollo . da accompagnare feropte la Fede . Per la quale cofa difle l'Ancfto . Nonpar che da git amichi ft dipinga Che d'vn Vel bianco, che la cuopre tutta, La [a nta Fe -p eft it a in ultra n> odo, Che un Jolpuio unfol nee la puo far brutta. Et per c(Ttrcreduto,chela fede propria della Fede folle nella deftra mano,& Ms no do- che queftapercidle fofle confeciau>comcdiiTi>clJa fu . nco fouente moftrara itcuiaai cenciue deftre ir.fieme giunte >&alle volte ancora erano facte due figurette» la Fede. che fid&uanola mano 1'vna siraitra.Ondeglianticbihebbtiola deftra mano »n gran rifpcaojccrre i ofa fscra. Dachee venuto>ccme diconoalci:ni,che quiiido vcgii&moracquctarevn rumorefubitonatojmoltnamoqueftajeu n- dcla inato, & t/cT^cndolaapatafignifichiamodi apponare pace . Ei per- CIO De gli Antichi . 171 cid fi vede > che molte ftatoe di Ptincipi » & di Capirani ili.uftti furmo gia fat- .ie a cauallo, & a pie, che ftendono lamano deftra . Di Gicfeffo ktiuendo ie Gicfeffo antic tita deiGiudei. mettc che fra iBarbarierafegnocetcilTimodihaucrfi a fidare l'vno dell'altro, quandofi porgeuano la deftra mano, &che,fatto quelio, non ii poteua piu ne l'vno ix gannare,ne l'alcro non hdarfi j Et quindi for fe anco vcnnc l'vfanza di baciarc la mano a i Signori, & ad aim Superiorly Baciare che fu cosi bene appreflo deg!iantichi,come hoggi fra noii come fi vede ap- ia mano * prefso di Piutarco, oue Popilio Lcna» pofcia che hebbe parlato aflai a Cefare piutatco* andante in Scnatoil di medefimc, che fuvccifo> gli bacio la mano. & fe nc ando . Et Macrobio facendole parlare Pretcftato a fauore de i ferui,dice,chc moid di loro fono che per grandezza di animo fprezzano le ricchezze, & che alio inconttofi yedcfpeflo, che mold liben,& padroni per la lngordigia del guadagnovannovilmente a baciar lemaniagli altriferui»& quefto atto rao- ftraua, che chi lo faceua, fi raccomandaua alia fede di colui » cm baciaua la mano, & percio lo nconofceua per fuo fupcriore > & Signore . £t e venuta pa- rim en te MnV tempi noftri 1'vfanza di dare la deft ra mano in Scgnodi Fede> la quale fu moftrata anco alle volte con vn cane tutto bianco, perche fi leggono i miracoh della fedelta de i cani . Ma ritornando alia Concordia, dalla quale mi Cicogtu ha fuiato il difegno delle due mani a lei commune con la Fede, le confecrarono cofecrata gh antichi la Cicognaj onde erano percio nel fuo tempio moltc Cicogne, ben- alia Con- cbe vuole il Politiano, che non la Cicogna , ma la Cornice fade data alia Con- cordia. j cordia, & diciochiama inreftimonio alcune medaglie antiche, & Eliano, il quale dice, che foleuano gli antichi dopo l'hauere inuocato Himeneo nelle Cornice nozze chiamare laCotnacchiaancora peraugurio di Concordia , che douefse vccello efserc poitta quell), hquali per gcneiere figliuolili congiungeuano infiemc . della Co Ma quefto era etiandio per la Ftde, che fi deono feruare infiemc marito, & cordia. moglie,come diccil medefiroo Eliano* racQ§ntando,che fono IcCornacchic tra loro fedeli di modo,che di due che fi Mano accompagnate vna voltarmorcn- do vna, l'altrafenefta vedoafempre. Erano oltre di ci6 i potuigranati ancora Pomigra fegno di Concordia apprefso de gli antichi.come dicono gli fcrittori de gli He- naii pec brei , & percio gii metieuano intorno alle vefti de iloto facerdoti . Ma gia £ la Cocor icropo che rirorniamo a Mercutio difegnaro con l'*li a i piedi, & con la verga dia . in mano da Homero,quando Gicuc lo manda a Ca!ipfo,perche elia lafci partire dase Vlifse,& aconducre Priamoncl campo de'Greci perdimandare i! cor- podi Hettore,qual fu cosi bene imitato da Virgilio, poiche parequafittadet* Virgilio. to da lut in quefta parce,quando egli fa pariroente,che Mercurio com ndato da Gioue va ad Enea , mentrc che (i nouaua apprefso di Didone » cofi dicendo *, Mercurio ad obedir il padre interna frendt la verga con cui in vn moment* N e dor an Talari % piedi afconde, Vanime trahe da le Tartaree fpond e > J atfai con ah prcflt ad ogm vento Et altre vi ripone , e donate toglie Alto tl porta da terra, e fopra I'onde , I fonni>c moltt ancor di vitajctoglic . Potrei pcrre dc gli altri Poetianccra>hqualinelmedefimo modo I'hanno defcri to : ma parmi, chequeftidue fiano di tanta auttorita, chequando efli fanno fede di vua cofa, non fe nc debba cercare altro poi , fe forfe non fofce pec dare meglio ad mtendere quello che da loro fu deno,il che non fa hora dibi- fogno. Furonopoi dateiepennea Mercurio,comehddetto,pcrchenel parla- Peneper ie,diche egli era il Dio f© che fignificaua forfe anco la cofa ftcfsa) le parole che date fenevolani per l'ana non altrimenti , che fe haueflero I'ali. Onde Homero a Merc*; chiamaquafifcmprele parole velociftlatc, & che hannopenne. Che Mer- «°« curio hauefccfemprelcpenaein capo>fivcdc§pprc6od!Piauto,quandopet PUuto. poco 172 Imagini de i Dei poco di hora.ch'ei fi trauefti, non ne voile eflere fenza , benche dicefTe di far- *- f f. lo* perche glifpettatori conofceflero luidal femo di Anfitrione, ncl quale fi - era mutato, & quefte fono fue parole . E perche riconofcere mi po (fono, Quefte pettne haurofempre nel cappello . Perche haueua Mercurio il capello ancore vagonell'afpetto, conbiondi,& crefpicrini, fra li quaii erano alcune derate penne poco da quelle different! , che in forma d'ali fpuntauano fuori,& haueua intorno vn panno folamente, che annodato a! colio git pende- Martta- wa giu dall'homero finiftro,& tl Caduceo in mcno.Martiano lo defcriue gtoui- no . rie di be) corpo , grande, c fodo» cui comincino a fpuntara alcuni peluzzi dalle pxilite guancie, come dice anco Luciano, & mezo nudo, petche vna bre- uevefticciolaglicopreglihomeri folamente, & non fa eglt mentione d'ali, nediCaduceo , ma ben dice >che moitra di ellere fpedito, & ellercicato aflat nel correre, & nella Lotta. La quale hor mi riduce a mente quello , che gia Tiloftra - n ^ letto apprefsodi Filortrato, &e, che Paleftra, la quale potiam® chiamare T0> " Lotta , fu figliuola dt Mercurio, & era sale, che malageuoimente ti poteua co«» Pale (Ira « nofcere,fefofsemafchio,dfemin3,conaofia cheat Vifotuttopohto»& vago pa- ]Loua • reu ^ efsere non meno fanciulio, che fanciu!la,ie bionde chiome erano ben lun- ghe,ma no si pero,che potefseto annodarfi»il petro era di pura virginellaj ne pui rileuauano le belle poppe in lei»che rileuino in vn dehcato giouine-, ne erano le braccia bianche folamente >ma colonte ancora, & fedendo ella teneua in feno vn ramo di Verde Vliuo,imperocbe ella amaua quetia pianta afsai,forfe perche fi vngeuano prima con olio qi^llbli qttali lotta lano.Cosi dipsnge Filolkdto la Paleftra» & la dice figlpola d» Mercurio, perche egii fu il ntrouatore di quefta Horatio* forte di efsercitio,come canto anco Horatio tn certohinno.ch'eifeceaeoftui. Mercurio Et naritrouo Mercur£o>e moftto a' mortal* il modo di gfsercitare i! corpo Tola- ntrouato mete.raa I'animo ancora,e Iamblicodice , che a lui detteio quelli di EgJttoil ti- re di tut- trouamento di tutte le buone atti>& che petcio gli dedicauano septe tutto quel te.earti^ }r>, ehefcriueuano, Cicerone ferine, che Mercurio moftro in Egitroielettere* Thoi c. & 'e Leggr,& che ei fu nomato da quelle genti Thoit,ouero Theuccome fi leg Thoue. geapprefsodiPlatone. Etalrri hanno detto,che okre alle lettere>fu ritmuata anco da Mercurio la muficada geomerria»e la paleitra,per le quali quanro cofe foleuano fate amicaraente la fua imagine di figura q uadtata*& porla nelk fcuo* Fi^ura le» come eraincerta parte dell' Arcadia* fecondo che.recira Pa!ifania»il quale quadrara Iotfefcriuefattoin guifa »chepareuaveftirii vn manto, & non hauea di fotto di Mercu gambe»ne piedi.»ma era come vna piecola colonetta quadra » Galeno quand© rio. efsortai gtouanialJe buone arti, dice, cheelle furono cutte riaouateda Mer- Gaieno . curio,(& lodifegna giouine, beUo,nor> per arte, ma per propria n-3tura,allegro> in vifta>con ©ccbi lucidi ^ e rifplendenti , & che ftta fopra vna quadrara bafes: perc'iecbi feguitala virtu fi leua df roano alia Fotnma , e col (iar fermo , & fa»I* . iw dononternedialcuna fuaingiuria. E Suida fortoe, che iaftgura quadra e da- ra a Mercurio per nfpetto del parlare, verrteuole» il qual cosi ita rermo femprc» e faidoconrra chi fifia, come il bugiardo»& men .face toflo fi mura, & fouence fi volge hat qua , hor la. Maoperquefto, dtK:r altrochefofsctiferifce anca Alefsandro Napolitano,che i Greer faceuano ipefso la ftarua di Mercurio in f.»r- ma quadra cof capo foto fenza alcun'akro membro-,& con fimili ftatoe honora- aano fpefso i grandu &z valorofi Gapitani metteadole in publico, 8i ne mettc- uano Be gli Anticfei *73 maMdi MeriurtodetteHerrnhperefferlM fiatotinutnmtiimtelcbmne *rth H mlt non tmem c °ty* *' tcfK f° ^' fatim* , & h virtuofi non temo- na mun* loro ingiuria, fignifcwaneora 1 4 faldtfg* del ftrlar yiridico, uano sncomclredi nanzialle priuatec* fetcome riferifce Sut da.EcThuadide are Thuride. cora fctiue.dk. lore- d= • plica Plutareo, che in Athene eta gran numcro di quelle ftatoet le quail vna nottc furono quad ttttte guafte alio t fubito,che gli Arhe- niefi hebbero deh- betato di mandare vna groffa armata addollo a Siracufa* di che Alcibiade > cheeravnode i ca« pidell'armata.c* ne haueua egli guafte alcunei fu rrauaglia- to gtandcmente>co- mechehaueflcdato fegno di mutatione di ftato della repu- blica.alcerando quel leftatoe, le quail e- caBodttre Hetmi • perche Mercurio fu patirnete detto Her- Herrui . meda'Gceci) & e- cano pofte, ccroedifli fopra,perornamentoneIlefcuole,& nelle Academie . Onde Cicerone tifpondendo ad Atuco chiama Herme ornamento commune a tutte le Academic . Et vn'alcra volta rifponde ai medeilmo, che gia gli piac- ciono, fe bene non gli ha anco veduti, gli Hcrmi di marmo con le tefte di me- tailo, chVifiriuedihauerglitomptau , & \o prega araccogliernequante piu ne puo hauere , & lo follecita a mandarle prefto per adotnatelafua Acade- mia. 6 libratia. che la vogliamo dire . Legged > che gli Atheniefi furono i pri- miiche facelTero firaili ftatoe . Ec non folamente in quelle di Mtrcurio, ma in quelle anco di molti alrti Dei vfarono parimente gli altri Greci tale figura qu «- dra;& psu di tutti fotfe gli Arcadi>come fcriue Paufania > perche appo loro era vn'altare dedicato a Gioue con vna ftatoafatta in firoile forma. Eibenhe tnolti fcriuano, che Mercuriofuchiamato Cillenio da vn monte deli'Arca- dia di qucfto nome s oue ei nacque : nondimeno vi fono ftati anco di quelle che hanno volutojch'ei fofle cc si cognominato da qucfte imagini quadre* lequa- li fi pateuano due, tronche, c mozze? non hauendoaltro membio> che il Cicero- ne . Herroi- dicuipi ma facti. Cillenie. 174 Itriagimdeiftei ' Imagine delta Notte nutvicedella Morte , & del $&nno, & imagine del Sontu fratello & ccmpagno delta Trtorte \ quiete & dolce riftow de wortali ? fy il\ corno tin via U rtpcjc & *vanetd tie' fogni. For2a di parlare. Horatio. tilcspo pcrcheiCffe ci chiaraaiw Ciili quel'i, al'iquali (ia rrozioakun ne f . be -,cV moft> Uano U foza del patlare, l'qudenonhabi h< r la. Ondefcriue Cefare>che « Francefi adcrauano Mercurio piu di tutti glialni Dei * & ne hr utuaro molti fimulacn, ptrcht » olrte che io diceflero eilcie ftatO ntrouatore di quafi cutte le aur, taa Mer« curio. Dio de' Mercan- ti. Cclare. De gli Antichi : 175 fcrti.crcdeuano, che particolarmenteei petefle allaigiouare altruineiguada- fcni.Sc nelle mercantie -,nclls quali quanto habbino da eflere vigilanti gii huo- miriirnoftioilGillopoftoa canto a queftoDio, come difTii;ia,benchevoglio- Gallo a rir> alcuni > che (i^ntfichi piu toito U vigilanza, che deono vfare gli huomini canto a faggiie dotti»percha a queiti e brutro fuor di modo dormendo confumar tutta la Mercu— none. Concioiia che mettendo Meccuaoperla ragtone,& che quellaluce>che Xl ° • fifcor^e rtllacogni>ionedeliecofe,cinon vnolecheftiarr.olongamsnte fepoiti nc{ fonno, tk pofaa che foao nnfrancati gli fnir>ti, che ficorniamoalle vfate opere. Perche non poono gli huumini flare in continmattionenedelcorpo, cc jella mencc, onde e* loro nectffario quel bieue ripofo che apporta il fonno* come rooftjano i Filofofi. Et Paufama fcnuendo del paefe di Connto mette, Paufania che quiut er •* m'alrare, oue (i faceua fscrificto alle Mufe s $C al Sonno infieme, Sonno c© come che fofseroben gcandi amici tra loro . Imperochctennero glianth.hi IeMufe . il Scruiopjrime::teDiO>& gline fecero ftaroe» come de gli ahiiDji, credca- dolo come dice Hefiodo* 6c Hometo , fratello delta moue . 1! che moitrjua- He/Iodo. no euandio le imagim fcolpke neiPAroa di Cipftlo > ou£ era vna femina , che Hometo tent- iu fu'l fintftro braccio vn fanciailo bitnco > che dormiua > & vn negro fu'l Notle di* Qeftro,chemedefimamentc dormiua,&hauenagli piediitorti* perqueftofi- * e g nata » gnirkando la Metre, & per quello il Sonno. & lafemmaera la Nottc nutri- ce di amcndui . Fu quelii da 3I1 anticbi fatta m forma di dorm- con due gran- di ale a lie, fpalle negre, 5c diltefe in guifa, che parfua volare, & abbracciare con efselaTerra>comedifst Virginia. Ouidioleda vnaghiilandadi papauero Ouidio^ che le cinge la fronte, & manda con lei vna gran corrpagnia di negn fogni. Gli altri Poeti poi Ufingono hauere vn carro da quattro tuote»che fignificano com? dice ii Boccaccio, !e quacuo paniddlanotte»cosi diuife da'foldau.Sc dV nocchieri nelle guardie Lot o . EHa e tutta 61 colore fofco> mala vefte* che ha interim rifplende qualchepccov & ecosi dipima,che rapprefenta 1'orna- mento del Cielo. Tibullo fa.chc con Cvilei vanno le Stelle fue figlraole>il Son- Tibullo. no j & i Sogni quando cosi dice . Dateui pur placer che bomai la none Segmno il carro de la madre, quali \ I [hoi deflrier ha giunti infieme,e vie- J I ctel' in be I drapello accolte ttene . ne Et il Sonno ffiiegando le negre alt Corredo a not dalle Cimmerie grotte: Va lor dietro> e vi van gl'incerti Sogni £ le Flelle di vaga luce piene Con pie non fermo t e pajfi difttguali. DaHequaH parole^ ccnofce jche't S.cno padmcnte hsucua 1'a/j, il che Sonnoco mfle m tio ancotra » quando fi duolc ,1 he gia forso rantidi, ch'ei non puo dor- r a Ji. mire, & ioprega > the s scvoglia venire horo?i» e ftuotergli fopra ilcapole Jieji pen«e,&i; medefimq difse Si'io ltslico . Oltredicioil Sonno egicuine, S lio Ira- che ilir.e'JefimoS'.ano lo fatale,ch«arralo picceuoli{T?modi tutti idei>come Jko. che non (ia cola piu grara » ne che piaccia piu a' rnostaji dop6 le fatichc delri- pofo.checi apporra ilpi^ccu'ole ^onno, onde Seneca difspcosi difui: Seneca. O Sonno almo nfloro a le fa^che Vadre di lurid, porto de la *»ita, De 1 mcrtah, de I'anirn quiete , Ripofo de la luce, e de la None E del viuer'buman U miphor parte, Fido compagno, tu non pni rifguardi O de la bell a A fire a ve hce figho, sll Re, c b'al feruor^a viehi egualmeie E de U Morte languidofratello, A I'vno, e a l'aliro>ne leftanche mem~ Ch 'infieme mefci il veto , O la bugia, brat E quel, che dee venir chiaro ci moftri flacido enfrando la flanchel^a facet, Con cor to, e fptjjo \fihime) con trijh E a quel, che tantotemwot mortdi nuncio ; Clt aue'ZJi s), cb'iwparanoil monre\ Filo.' ty6 ImagmideiDet Filoftra-r Filoftraco nelia cauola, ch'ei fa di Anfiarao , nell'antro del quale dice » el *o . era la porta de i Sogni, perche dormen do qui ui fi vedeua, Sc vdiuafi in fc Veiltjdel qaello, cae fi cerca u di inrendere, e dipinge tl Sonao tucto languido con Sonno. veiti,lVoa iifopra biaaca»l'altradi fotto negra,intendendo per quella & per que (t a ia nor< e » Sc gli mette in mano vn dsorno»come fanno anco qua tatti i Poeti, dal quale par, chefparga il rtpofofopra de' moctali. (t che dice no el'Iere ftaco finto, perche il corno a{fottiglutotrafpare»& cosi ci moftra I Cefare. cofe» come le veggiamo in fogno> qqando pero fono i Sogni veri » maquan* do fono r* Ifi, il Sonno non porta il corno , ma va dente di Elefante , perche atfbtigjifi I'auonoquanto fi vuole , non trafpare maisi,cbe per qaello pails la Porte de vifta ha nana. Pero Virgilio finfe.che due fofserole potte »per le quail ci ven- ibgjii . gono i Sogni , 1'vna di corno, I'altra dt auorio , & che per quella pafsaao i ve« JPorano . r j, & p gt quefta i falfi . Sopra di che Parnrio cosi difcorre, come riferifce Ma» crobio, dicendo che 1'anima ritirataG » quando l'huomo dor me, in buooa par* ce da gli orrVij del corpo : fe bene dnzza gd occhi alia verita, non la pud vede* re. Pero mai drittamentcper la fcurezza dell'humana naura ; ma fe pure que- fta fi afsotciglia in mode, che 1'occhio dell'animoci paili per dentro, vede S»- gni veri per la porta, del corno •, ma fe fta denfa si, che 1'animo non lapofsa pe- netrate con Ia vifta»vcngono per la porta deli'auorio i fain Sogni . £t il medefi- mo Virgilio ha finto ancora, che al mezzo della entrata dell'infcrno fia va grande olmo, che fparga gli fronzuti rami , $c che fotto le foglie di quefte (tia- So»ni va- no attac cati i Sogni vam, Sc faiii. La qual cofa vuole dire » come 1'efpone Ser- in j . uio, che alia ftagione , che cadono le foglie a gli albert > i Sogni fono fempre Seruio . v *ni : £t altri hanno detto, che I'olmo arbore fterile , Sc che non fa fructo, ef- prime da sc la vanita de i Sogni, quali furono detti ciechi da gli anrichi , come fcriuc Suida , 6 perche fonofallaci, ouero perche parlano fempre con cat ha Ver^a del S u occhi ferrati . Olrce di cio porta il Sonno an co talhora vna verga in mano» Sono. " con Ia quale tocca i nsortali, & gli fa dormice. Onde Stanovna volta, che non poteua dormire,lo pregaua che venifse a toccarlo con quella. Guidio,po» fcia che ha defcritto il luoco, oue habit a ii Sonno, qua! fa che fi a apptefso de' Cimmeri; popoli, che hanno quail fempre notte , ancor che in Lenno lo met* te Homero, xfola nel mare Egeo , Sc Statio apprefso de gl'Ednopi, Sc I'Anofto vltimamentc i'ha potto nell'Arabia : Ouidio,dico,defcnn:a ch'egli ha lacafas. del Sonn o,mettelui a dormire fopravn lettodt Bebenocopertotutto dipan- ni negn,intornoal quale ftanno innumexabili Sogni in diuerfe forme figuratif de* quali ere fono i mioiitri piu degni^ l'vno, che rappr^fenta folo la forms ha- Miniiiri man a>^ dimanda Morfeoj l'altroe decto Fobetore» che moftra ogni fotte di da 3 togai- ^sftia j& il terzo ,che fa vedere rerra , acqua ,fa(Ti , arbon , monte piano , Sc ogni alrraeofa manimata, hanome Fantafo. Nh piu dico di loro , ma ritorno 1 alia imagine drMercuriofatta pure in forma quadra, come fi legge apprefso? di Paufama quando eidefcnuc l'Achaia, che e ra m certa parce di quel paefe fu Ja via C'.m la barba, Sc con if cappelb in capo . Neini ricor Jo* di hauere letto in akta ftatoa di Mercuno, che di quefta, la quale hauefse la barba , efsenda che i Poeti ructi lodefcriuono fenza»ilchedicono, voler raoflrarchel paf- Mercu- ^ar quando e bello, vago, e puro,non inuecclna mai . Ma fanao ben peromol- fio per-, tijchegli comincia darefuori la prima lanugioe.gia ho detto di Marnano.& chssbat- comedi Luciano pofso due il medefimo> poiche neifuoi facrificij.defcriue bato. Mcrcurio con alcuni pochi peluzzi della prima barba, che gli cominciauano Homero. a ^3pparirefu'i viro.Hc>roeropanmentefa,che VlitTelo vede tale, quando a lui va, e gii port.i quella herba,con Ia quale ei fi di fefe pordagli incanti di Circe „ Leggefi ojtie di cio, che alle ftatuc di Mercurio, le quali erano su le publiche vie, DegKAntichi. 177 Imagine di Tyler curio dio delta eloquem^a y fcorta de paffeggiert, Di* de Va(t$- rij intefo unco per la for^a del Sole; & imagine del dio in modo che vi fe ne vedeuano i monti raccolti inromo,6 fofle per moftr arc* che fi debbe fat honore alii Dei con offerire quello> cbe prirao fe nc apprefenta>& fi ha alia mano, ouero perche pareflero in quel modo purgarelepubliche ftra- de,fi che non trouaflero poi g'i aitci,che pailauano di la. & i comeri raccoman- dati a quello Dio cofo> cbe gli poteiTs offeadere » 6 veraroente cio era pet dare ad inteuderei che coil etuttoil rationale compoftodi piccole patcicelle , co- roe quei monti dipiccolepierreraccolteinfieme. Suida fcriuejchcquefticu- Suid» v muli,6 monucelii di pietre. etano confecrati a Mercurio ndle vie in c erte» for- fe perche non deuiafle dal buon camino,chi paflaua per la.Etche fa anco vfan zade gli anrichi di poire stile (trade publichedinanzialleftacoe di Mercurio Mercurio ieprimuicde i fructi a feruitio de'paflaggieri, liquali fecondo il bifognonc con tre mangiauano.Leggefi ancora,che Mercurio alle voire fufatco con tre capijd per capi . iroftrarc la gran forza, che ha l'ornato parlare ; 6 perche a coftui fcorta de paf« faggfeti non battaua vn capo per moftrare altrui le diuerfe (irade>& fpecial- roente ne'triuij,cioedoueeranotre vie» & percio in ciafcheduno de' rre era fegu2to,ouequefta,dquell3,6 quell'altraviaandafle. Voleuano poi gli antichi ancora, che Mercurio bauejse cura de' Faftori ; di Home rat che fa Homero fede, quandodice, che infra Troiani Photba fu ricchiiTi- modi armenti,& digreggi, perche Mercurio, cuieghfugraco ptuditutti gli altri , cofi l'haueua arncchito, forfe perche ne' prirrw tempi non conofceuano M gli 17$ Imagtni dc i Bet gli huominialtro guadagno > chequeilacheKahcanoda rgteggiV&cfagliaf* (Paafa-* menu. Ec perciofcriue Paufania,che nel paefc di Corinrosu certa via eta ma • viia ftatoadi Mercuna facta di bronzo> che fedeua, & haueua vn'aguello a la- ta. Di cheeitace la ragione a pofta, come cofa mifteriofa>& che non fi pof- fa,ne fi debba dire . Et vn'altra ne eraapprelTo de* Tanagrei gente dclla Bco- tia,che portaua vn montone incollo.perche dicefi che Mercutio andando gia _ in quel mo-do intotno alle muradellaCuta, fece cefkre vaa grattifiiraa petti- lenza . Quefto Mercurio Tanagreo ha dato occafione al volgo delli Antiqua- rij di credere, che molti tagli antichidella Chriftianita ptimiaua fiano altro di quello,cheveramentefoao^ CoftumauanoinoiTridi pottarene gl'ADelli;da fi^illare Chrifto intagliatoci, in figura di Paftore con ia Pecora in coSlo pet at- luderealle parole, Ego fum paftor bonus . Et io mi cicordo di vedete inRo ma vna Comiola } nella quale ftaua intagltata quefta figura 5 co'i nome apprello E I H C O Y. Et vn'amico mio haueuadue altre Gioie di fattura firuile-, & in vna di efle era la Cifra .. Et in S» Lorenzo fuor delle Mura> mifouuiene d'ha> uerveduto vnSepolctodi raatmo* a manomanca neU'entCire pec la Poita maggiore* nel quale fi vedeoa vn Paftorccon la Pecora in fpalla, in mczo a certi adornamenti del Parapetto del detto Scpolcro.. In propofito di che fcriue TertulIiano>tiferito dal Gard.Baronio nel L.degl'Annali^cheJ Chriftiant eoftumauano anricamente diraettere quefta figura ne i Cahci>Onde fnolTer* uato poi,che quando fi celebrauaquiui lafuafefta,andaua vn bellifBmo gicua. ne mcomo alia citta con vn'agnello in collo. Vn'altra ftatoa (a puranche di Meccurio portatadeli'Atcadia,come recita ri medefimo Paufania>& orTerta al tempio diGioue 01impio*atmata con vn'elmo in capo*& veftua di vna tonica con vnabreuevefticciuoladifoprada fo!d3to,& portaua vn montone foito il M *ceo»» ^ cc i°' Macrobio,tl qual vuole>che per tutti gii altri Dei fiano intefe le moUe l>\ n m virtu del So!e s a quefte tira parimente la imagine di Mercucioidicendo che I'aii Mercurio moftranola velocitadel Sole,& che il ringer le fauoteichc vecideUe Argo guar- pd Sole, diano dellafigliadi Inacomutatain vaccaonde poferoalle volte ancotavna iciinitarFa in mano alia fuaftatoa,fuperchc Acgocon cantiocchi e il CieLo pie- no di itellejche guarda la terra* la quale faceuano quelii di Egjtto nelle loro fa» ere lettere in forma di vacca,raa lo vecide Metcurio»cioe il Sole, come quelto» che fa fpame le ftellcquandoil di comincia a moltrarfi . Oltre di cio le figu- re quadrate di Mercunu,che haueu&no il capo fob ik. il membro vinle>racftra- noche'i Sole e capo del mondo,& teminatoredi tuttelecofc&quattro l&tifi* goiheano queliojche figoifica h Cetradalie qustrro corde data medefimamen se a Mercuno, cioe le quattro parti del Mondo, ouero le quatcro ftagioni det- i'annn,6che dueequmotjj;,& due folrtitijvengono a fare quattro paEti ditiuto il Zadiacov Et futurouamentaproprio de i Greci,come ferine Herodoto*5c gli Atheniefi furono i primi, che faceflero, 6c moftrailero a gli altri di fare paii- mente le Itatoe di Mercurio col membtogenit.iie dtitto^cv quefto feceto tfii forfes-perche differo le f3Uo!e,& io tifetifce Marco Tuilio,che a lui li goofi6,<5£ ^IrizzoflBin quel modo per la voglia,cheg!« venne di Proferpina la prima vol- sa.che la vide^come Ci puo vedere il difegno nelfanofitatauola i?i.a car.i9J Caduceo Accommoiafi pot il Gaduceo al nafcimenro dell'huomo come dice il medc* saccomo fimo Macrobio, in quefta guifa feeondo quelii diEgitto. Sonocon Thuomoi da a' f>a quandocinsfce queftiquattroI>-;i,il 0emone,la Fortuna„l'Amoce,6c la Ne» fcinvnto ceiTtta. De* quali i due pnmi fignificano il Sole>& la Ltma»cosidettoquet de I iuo- lo, perche da lutvengono>& fonoconferusti lo fpirito, il calore, & il !»■ ata « dei!ahu'nana vita>& percio e egli creduto DemonccioeDiodichicini^e Et quefta e dctta la Fottuna, petche tutta la forzaiua fi ftende fopta i corpi li qua- Degli Antichu 170 Imagine di Jnubide Dio delU SagacitJ,Cuflodid,& Fidehd, con il Cocodrit- Lo animale d'Egittojerreftre, & acquatico , con Afi&iQM Hammone> tf* nitre figure mifieriofe . Ii quali fono foggec- ti amolti ,5c diuerfi accidcnti. L'Amore e* mofttato da due capidei ferper ti, li quali fi giungonoiu fieme, ccrae che fi bafcino \ & h Ne- cefsita e inc fa per quelnodo>che que- fti fanno di (c ncl mezo. M a rtia n o (c u Ma rt ia* UCf che Ph'lolcgia no. entratand fecondo Ciclo vide venirfim contra vna vergme con vna tsuoia m mano, n;lla quale etanoincigrdtc que fte cofe tutt d»mo- ftratrici di M^rcu- rio . Ne' mezo era qucilo vccello dello Egittofimiie ailaCt cogna, chechiama- no Ibis,& vncapo di beliiiTim - facciat coperro di vn cap* peiojcbe hauead'm tornodue fcrpenti. Sotto vi er > vna bel a Vfrga dorara nellacima.ncl mezo verdeggiaua.&diuentaua negra nel cal- :e. Dalladeftra viera vnateituggine,& vno fcorpionc, & dallafiniftra vn :apro con certo vccel'o fimile alio fpai uiere. Quefte cofe quafi tutre fono rolte ia 1 mifrertjde gh Egittijj apprelTo de i quali fi crede,che fofle adotato Mereu- lofotroil nomediquel Dio,chedalotofuchiamato Anubi. Perche loface- unoconil Caduceo in rmno,come'lo defer ue Apuleio,ilqualeraccontando iliquelliji quali andauano con Ifidedicecofi . Eraui Anubi,qual difltroeilec Anubi. V*ercuno,conlafaccia hornegra,& hor dorataialzaua il cello di cane, & nel* afimOraportauail Caduceccue conladefira fcuoreuavnramodi verde pal- na. Fufattoquefto Dio in Eg«'toccn capo di cane pei mqflrafe lafagacita, he da Mcrcurio ci viene > conciofia che altro animale n©n fi trcui quafi piu fa- ;acedel cane. Opurelo faceuanocofi, perchcccrrereuta ttodorcSicuIo, Oiodoro. U Anubi figliuolo di Ofiride> & fcguitando il padrei ir tutte le guerre mo- SituJo. UoiTi valorofo fempre> onde come Dio fu riuento deppo mcite>& per* he vi- M z utndo i So Imagini del Dei uendo ei porto per cimicro vn cane fopra Tarmi, fupoi fatta la fua imagine coa capo di caneiVolcndo pur'anco pet quefto intendere , che egli fu fempre faga- ce cuftode, & fedele del padre* e diffendendolo tuttauia da qualunquc hauef- Hercole , fe tentato di fargli male . Ohrc di cio, fe non fu Hercole jI medeiimo che Mercurio,ben fu da !uipocodifTerente,coraene tafede la imagine fua fatta da' Francefi , cbe 1'adorauano per lo Dio della piudetiza , & della eloquenza Luciano, in quefta guifa, come racconta Luciano . Era* vn vecchioquafi ali'vltima vec chiaia, tuttocaluc*,fe nonchehaueuaalcunipochi capeglun capo,di colo re fofcom vrfo,etuttocrefpo,& rugofo,veftkodi vnapellediLione, &ch nella deftra teneua vna mazza>& vn'arco nelia finiftraj gli pendeua vna faretr. daglihomeri,&haueuaallo eftremo della lingua attacdte molte catene d oro > & di argento fottiliflime, con le quali ei il traheua dietro per le orrecchi vna moltitudine grandedi genre, che lofeguitaua perd volontien. Facile co- Eloquen- faedavedere,che quefta imagine fignifica la forza della eloquenza, la quale zai e iua dauano quelle genti ad„Hercole»perche,come diceil medefimo Luciano. forza. fu Hercole creduto piu forte aflai,& paigaghardodi Mercurio, &iofaceua« novecchio ,perchenei vecchi la eloquenza e piu perfetta alTai, che ne' gio- uanitComeHomerocimoftra perNeftore, dallacui bocca> quando parlauai pareua che ftillafle dolciffimo melc. Etperqueftohebberoanco forie quefti duo Dei vn tempio folo fra lo comuue neli'Archadia.gli Athenieli,che haueua- no nella loro Accademia alcari delle Mufe, di Minerua , & di Metcuno > volM rohaucrnevnoparimente di Hercole, come che il Numedi coftuinon meno, chede gli altri potefle giouarcachiquiuifielTercitaua j& Pauf niafcriue,cbe non folamente i Greci, ma molte barbare nationi ancara credectero , che Mercurio, & Hercole folTero fopra alio effercitarfi.ck che eranopnncipalmen« teadoratine'luochi»ouefi faceua quefto . Onde appreflo dei Lacedemonii nel Dromo, laoco oue fi eflercitauano i giouani nelle correrie,fu vn'annchfffi- Deidello mo firaulacrodi Hercole, al quale andauano a facriBcare quelli cheeranogia eflercito. di maggiore eta.Et in certa parte del paefe di Connro diceuano quelle geti,che Hercole haueua giaquiuiofterto,& dedicatoa Mercurio la fu a mazza, che, eradi vliuofaluatico, la quale fucredura haueredapcifatto le radici, & enV re crefciuta,& diuentata vn grandc arbore. Non dico fe fia ftato vn Hercole fo-j lo,o mold •, bench'io fappi , che Varrone ne mette quarantaquattro , & dice. che gia tutti gli huoroini di grande , & mirabil valore , & quelli , che hauefserc, fuperato qiialche feroce Moftro, erano detti Htrcoli : ne de i roolti qual fofsr ri polio nel numero de « Dei , perche quefto non tocca a chi vuole folamenu farritrattodei fimulacri, & delle ftatoe, che ne fecerogli anticbi ; h qual adorarono come Dio vn Hercole, & a lui fecero di quelli honori , che fa ceuawoaglialtri Dei,& quelli di Egitto lopofero nel numero deidodici(co me ferine Herodoto) che furono prima da loro adorati. Mafebcnle molt cofe , che fi leggono di Hercole , fiano ftate fatte da diuerfe perfone di queft nome , fono attribute nondimeno tutte ad vn folo , che fu fatto Dio . 11 cui (i mulacro era grande per lo piu & che moftraua forza,& robuftezza , per la qua Simula- le viuendofucognominato Melampigo, che vieneadire.dal negro culo, pel crod'Her checofichiam?ronoiGreci glihuomini forti.e robufti:& all'mcontro diet cole. uano Leucopigo.cioe, che ha bianco culo, a chi eramolle, & effeminate Et a quefto propoiuo leggefi vnacotal nouelletta j Furono due frartelli ma uagi,etriftiquantofi pofsa dire,nominati 1'vno Paflalo, & 1'altro Alcmon Nouella ma crar.o detti Cercopi , & furono figliuoli di Mennone , quefti piu volte fi ' piaceuo. ronoripretidalla roadce,& pregati a murarvnacofi peffima loronatura,tr le. pofciache videdinon poterli ritirare dalle ioro operc maluagie , li pr« che DcgK Antichl . i8x Imagine di Hercole afpo Trance ft da loro tenuto Dio delta eloquen^a 3 & del* I'effercitio, aual fit da alcuni tenuto c.nco per Tylercurw, & pefta imagine dinota a for^a, & difciplina militate , mafiime in recchi Capitani, & con- furnati oratori . the (i gflardafleto almeno di noa dare fra piedi a Melampigo.Horauenne,che efiendofi vn di Hercole pofto a ripofar fotto vn'arborcal quale haueua appog giaco l'arco,& la cnazza,quefti gli fopragiunfer3>&- vedeadolo dor mire, dife- enaronodifarli quiche ftcanofcherzo.&erano giain punto,quando Herco- le fi deito-,il quale leuatofi nonfecc loro altro male. fc non che gli prefe,& le- gatiglimficme peri piedi,come foflero ftati duo lepri, ^ttacatigli alia mazzafe glipofe allc'fpallc&andoflone via. I Cei*copi,ment:re (tauano pendolonea quel modo, videro, che Hercolc haueua il culo, & le natiche negrc,& pelofe > onde cominciarono a ragionare pian pian fra lorodiquello,che rante volte haueua loro detro Iamadre,& diceuano,checerto quegliera il Melampigo . Di che Hercolc > hauendo intefo il tutco , prcfe il mag^iore piacere del mon- do.&percio ridcndogli fciolfe, & lafciolliandare»mafuronopoi irasformati in Gatti Mammoni,come fcriue Sui h, perche vollero inganoare Gioue . On- de per gliCerccpi fucono fouente intel'i ifraudolenti,& adulatori, come (i Cercrpi. vede apprefTo diPlutarco* il quale parlandodelladifferenza, che£daveri smicia gli adulatori dice che co(iu* diletcanoiPrincipi diqiiefti , come Her- eof- fi dilettauadeiCetcopuDe' quali feceanco mc-ntione Herodoto»defcri- ttendo il camino che feceXerfea pa(Iireconl'e(Tetcitoimcati dz\h Grecia, & d'eecheandoa pitfareil rlune Afopopercena via, che fu dim andata la Ce- de dz\ Cercopi,cioede'railitiofi,oueeraanco vnfa!lb,che fa ch£tro Melam- pigo, ctoe negrofonte , che quefti voce tanto puo Ggatficire quEiio quanro ch'io difli diHercole. Al fimuiacro del quale ritorno, chj fudihuo- roo fo efu parimente tuctonudo ; fe non che haueua vna pelle M i di iSz Imagini deiDei di Lione intorno)il cui capo con la bocca apcrta glifaceuaceiatta>& teneuafa mazza nell'vna ajano,el'arconell'aitta, &lafarecra gli pendeua dalle fpalle» come ho 41a detto . Vn fimile tutto di metallo alto diece cubiti fa dedicato in Olimpia citta della Grecia da alcuni andati col figliuolo di Agenore a cecctre Luropa,come fi legge appredo di Paufania, ll quale fcriuc ancoca>chei Lace* Hercolc deracni hebbeco vn fimulacro di Hercole,con pelle del Lione mtorno,& tutto arm ito , arm to; la tagione di che auenne* perche eifen do gia andato Hercole per certi fuoiafhn a Sparta citta pr ncipale de' Lacedemonij, haucua menato feco vn Apollo, g'ouinetto fuocuginonomato Eoao, oacto Liciaio {come dice Apollodoro doro . iacconrando il medefimo fatto) il quale andando tutto Colo a fuo piacete pec vedere la cirri, arriuodinanzialla cafadi Hippocooncccheera all'hota quiui Signore,& Ke.ouc fu fubito aftalito da vnterribilecane, cuiegli feridi vna pierra,& lo fece ritornare in cafa, ma i figliuoli di Hippocoontcche queftoin* tcfero, vfcui fi auuentaronoaddoilodi Eono con baftoni,& l'vccifero. Herco- le* nfaputa la cofa, tratto dallo fdegno*e dal dolore del motto cogtno fe n*an« do tutto folo fenza alcun indugio contra gli homicidi, & con quelli fu vn pcz- zoalle manit all'vltimo Hercole fento in vna cofcia fi mird,eto!fefidi fotto per allhorajnonpotendorcfiftere alia gran moltitudine delle petfone>che gli veniaanoaddoflo: ma poco dapoi melTine egli panmetue inlieme molti»tanto recccheammazzoaon fotamente ifigluoli, mail padre Hippocoonteanco- ra, & roinotuttaquellacafa. Et perquefto lo feceroatmato iLacedcmoni. E gli Arcadi fecero dapoi af fuo fimulacro vna cicatrice nelfa cofcia per memo* iia della fet ita, ch'io difiij pet la quale, guarito che egli fu.dedicd vn tempio ad E feu la- Efculapio fotto cognome di Cotileo, perche Cotile appreflo de* Greci e it me- pio Cot:- defimo,che apponoicofcia»comeche per lui fufTe guaritodella ferita» che le. hebbe neila cofcia. Apollodoro fcriuc, che Hercole fu patimente armato: Arn>e di quando per la drfefa di Thebecombatte contra gli Minci>& che Mincruagli Hercole. diede learmf»& foggiunge, che bauendo HeLcolc imparatodi tirar l*arcoda Eurico, hebbe dapoi li ftrali da ApoMo>da Mercurio ia fpada, da Volcano la corazza, &daMmeruait manto, &che la 1 azza fe latagho, 6c fece egli da fe fteilbnella felua Nemea .. Plirtio* Plinio, riferendo alcune delle piu degne (tatoe di metallo, che: fofiero ap- preflo de gli antichr, dice, che in Roman e fu vna di Hcreole tembile nell'a- fpetto>& veftita di vna tonica alia Greca. Che foffe rerribile da vedere,k>mo« ftra quelb»che fi legge df vno,il quaic ne hebbs tanta paura,cbe diuento tutto fafso, vedendolo pafs^rc per la, oue ci d era nafcofto in cefta fpelonca, & era quel fa(Io>comerifenfceSuida,io forma dihuomo che metre fuotnl capo per Ather^o. vedere . Hanno poi detto Fe fauoIe> che if Sole dono vn gran vafo da bere ad Scifo va- Hercolccon tl quale egli pafso il mare»eome riferifce Atheneo. Macrobro hm fodi Her terpreta,che folte vna forte dinaue detta Scifo, che rate eraanosl nome del cole. vafo»6cfipotrebbe accomodareaquerlo.che noi dichiarooSchifo, cueroBat- te!lo,ondenon vfarono poi altro vafo mai ne* fuoj faenfici), & Virgilio parlan* do ddle cerimonie di Hercole celebrate da Euandro, qu indo Enea ando a lui* d'fseche il facro Scifo ingombraua le mam a d efso Euandro, che moftra la Herco'e grandezzadiquefto vafo, col quale rnmanofu fatroHetcolealle Volte, 6 pes bcuicore. la fauola,ch'iodiiIi^>ucro per moftrarcehe Hercole fu granbcurtote.comere* cita Atheneo^ ilche vollero forfeanco moftrare quelli,che net paefe diCorinto in ccrca faa capella feeero vn giouinetto,che gli porgeua bere:benche Paufania Ciato vc- feriuejehe Mercolccenando quiui apprefso di vn fuo fuocero diede vn si fatto nfo da circosa lacefU 3Ciato gioainsttoche Udaua bete,che I'vccife, patendogfi, Hercole. che nou fucefs^ quel oHicio girbatamente, Sc che permemotia di quefto furono Dcgli Antichi* 185 imagine tfErcole amato, £ Her cole mangUtore,& beuitore, & deU'vcceUb Folic a a lui facrato per la fua voracttd, &delfaltare facratoglidettoil giogo del hue, Jegno deUa fua grata natura > che de'Grecie decto Laio » & da* noftri Folica-,pctche come fcriue ancoSuida.egliedi fua narura grandemente vota« cc,& ingordo.Da quefta votacitadi Hercole nacquero alcunifuoi facnficij,nc i quali non era leciro dire pur vna buona parola-, perche come nferifce Lattan- tio,& fi legge appreffo di Apollodoro.vndijch'eipaflauaperl'ifoladiRhodo* & haueua vna gran f mctoife per forza ad vn Contadino, che non volie ven- der gliene vno ambi ii buoi , con li quali araua allhora il terreno, & fe gli man- gio con alcuni fuoi compagni . II pouero huomo difperato per la perdita de' buoi,non potendo fame a) ra ven dett a,fi v»l 6 a beftemraiare>'& maledire Her cole,& a dire tutti i mail del mondo di lui , & di mm i fuoi* di che egli rife fern- pre,& difse.che non mangio mai.che piu gli dilc ttafse.che vedendo colui dirli tanto male . Onde pofcia che fu farto D10, le genti del paefc gli confecrarono vn'altare detto il Giogo del bue,& quiui gli faenficauano a certo tempo vn pa- io di buoi col giogo fu'l collo •, fi fentiuano in quefto mentre il Sacerdote con tutti gli altn,che vi iirrouauanoabeftemmiar.&dir rutti i raali poflibili,per- che credeuano in quel modo di rinouare ad Hercole il piacere, ch'egli hebbe di fentirfi befleromiare s& maledire da) crrtadinc ctii mangio gli tuci. Eta quefto prcpofito non ?ac«ro vn'altlo facrificio Don rrtno pazzo»6V fcicccdche fi fcfse mfte,& ncfandoquellcj chehd detto, ratopatinentedal piactrc»che M 4 pr«fe Vccello di Herco le. Lattatio. Apollodo ro. 154 Imagml deiDci prefe Hercole di veder» che alcuni CoMadirii,corf>eriferifce Suida, per non f. tatdareil facnticioapprcftato,eflendofenc fuggitoil bue,xhe(i doueua facri- ficare,ne fecero vnofubitodivn pomo>ficcandoU)qu*ttro bacchette in veer Suida . di piedij e due al luoco dellc corna . Oucro fu la cofa, tome Giulio PoIJualcuni fanciuni,ch'eranoquiui, piancaroroquattrofiftu- Polluce. cbe in loco de' piedi, & due per le corna in vn porno, lo quale fingendo il montone, che fi douea facrificare, feeero come per giuoco tutre le cerimonie, che viandausno. La quale cofa fudi si gran piacere,etarrtocaraad Hercole, | che refto l'vfanza poi apprcflo de' Thcbani di facrificargJi de' pomi nella ma- nierajchegli fu facrificato quel porno per difcitodi vittima. Ma perchenon fu minore il valor di Hercole in altri piu degni, & piu glcnofi fatti,chefofle in rnangiare,& in bere, furono anco per cidfattegli molte ftatoe,6V dipinture, & quelle dedicategli cosi ne' fuoi, come nelliTempij de glialin Dei . Tra que- Fatiche fte fi vedeua che piccolo bambino ftrozzafle con le rnani duo ferpenn andati- dijHercn- gli alia cullaj & fatto poi grande tagliafle le tefte, che rinafceuano all'Hidra, c le. le abbruccia(?e>che prende(Tecorrendolacerua,qual'haueuagli piedidimc- tallo,& le corna d'oro,& quarciaffe le mafcelle advn ternb.Ie Lione, ouero 1'arTogaiTe: che ftcfle a vedere alcuni crualli.che mangi^uano vn Re potto loro dinantiichefe ne portafle incollovn fierocinghialej che ferine con lefaettt > in aria certi vccellacci tanto grandr, che ftendendo I'ali toglieuano la luce del Sole al Mondo, che menafse legato vno fpauenteuole toro»che fpiraua iuocoj che fi fttingefse fopra il petto vn gigante, e lo facefse morire che ammazzsfsc vn fero dragoie leuafse di certi horti gh pomi d'ero, che da quelle erano guardatiichemettefse lefpalleafoftenere ilcielccheammazzafsevnRe che haueuatrecorpij & ne menafse vn grofsoarmentodibuoi,chec>ccideise di« nanziad vna fpeloncavn ternbul Iadrone che fpiiaua fumo,& fiamroadalla boccaj che fi tirafse dietro Cerbero con tre tefte da lui mcatenatoj che tirando I'arco ammazzafsePaquila,che diuoraua il fegato a Prometheo legato ad vn'al . ■ tomontei& che a»"nmazzafee-rrarimente mold ladroni>& molti tiranni, che troppo lungo farefrbe a dire tutti i gloriqfi fatti,che fi raccontano di coftui,dan- notnateria di fame diuerfe imag'ni, per liquali fu chiamato domatore- de | mp- (Irijma perchpnon fonopiubrutd,ne piu ip»uenteuoli moftri, netiianni piu crudeli fra mortali de i vitij delPanimchannovoluto dire aloum, che la for- Hercole tezzadi Hercole fu delI*animo»non del corpo,conla quale ei;fupcro tutti quel- forte di Ii appe'iti difordinati li quali ribelli alia ragione,come ferocififimi mc ftri turba- animo. no l'huomo $el continuo,& lo trauaghano. Et a quefto propefito Suida fcri- . Spofmo- ue»che perdimoftrare gli antichi»che Hercole fu grande amatoredi pruden- nediHer zai.&.di virtu, lo dtpinfero veftiro di vna pelledi Licvnetche figi.ifica la gran- cole » dezza, & generofita dell'animo.gli pofero la roazza„nella deftra>che mofttadc- fideriode prudenza,&di fapere,&conefsa flnferole fauole»cheegh ammaz- zafse il fero drago,& portafse via tre pomi d'oro, ch'ei tencua nella finiftra ma- no,& erano prima guardati da quello»che fupero l'appetitofenfuale,& d^. quel- lo libcro le rre potenzc deit'animoornandoledi virtu> & di opcre giufte» & Macro*- honeite. Macrobio, il quale come ho giadetto piu volte, da yna inteJligenza bio. aglialtriDei,vuole intenderedi Hercole, ch'ei fia il 5>ole,& che i glonoli Hercole fuoi fatti-.che fonododicii piucelebrati,fiano i dodici fegnidel Zodiaco fu- pel Sole, petatidal Sole, perche fcorre perquel.'iin tiutol'anno. Altsi hanno volutoi. Hercole che Hercole flail tempo, il quale vince,& domaogni cofa, &: perciogii tnet- peltepo. teuaooin capo ghislandedci rami dtl.'a picppa,che quclloc i^rfccJe, tiic a >'*4 IVgli Antichi. if* imagine fjfdttme, & frier fie, chj contender infiefne del Tripede, & di Latona>& Diana the pacificano Apollo, & di tiinerua che pacifica Her- cole : figmficenti Cira dificrcolc con Voracolodi+AfcUne pemen hauer- neauuta nfpoftaj mitigata pdi hduendola bauuta > & il Tripode £ Jegn$ d y honor e ■, di flima, e virtu htroica,& di veritd. ■ 01 « lui diedero gli antichi ; onde Yirgilio fa, che Fusndro faciificandegli fene Pioppa cinge il capc.k la chiama Hercujea frond?) perch? quefta ecu due eoloi»,che arbore di ha,moftrale due pattidel tempo, l'vno bianco, che moika il di t & i'altrofo- Hsrcoie. fecche figmfica la nottcdelh quah diconp le fauole eliere {lata la cagione.che quando Hercole, ando in inferno, pertrarriequindi Cerbero,fi aiolfe intor- noal capo ale uni f?midi pioppa* & che le foglie diqucllidiuentaionobfan- cbedi fottodafla parte, chetoccauale carni tuttebagnate,erooIlidi fudore,& di fopra verio j'aere infemale fofcbe,& affumicate, & che percidegli vuole dapoi.che tutte fofleio (en pie tali} & amolle pofcia fernpre, petchcglidife- ieroil capodal noiofo fumodellacafa infemale. Et a quefto , che Hercole fofle telto pel tempo.h confaceuano alcune cerimonie de* fuoi facrificijJt qua- li.oltrc all'vfo ofseiuatq in quelle de gli altn Dei, erano celebrate a capo fco- perto.coroe tcriue M acre bio, fe acpudrenderelailtelsaragioncche fudetta nella Imagine di Satutno , cui lacrsficauano parimente a capo fcopcito. Leggcfi ancoraapprefsodi Minio» che non andauanocani, ne mofche nel Cerimo. tempJO dt Hercole, ch'era a Roma nel foro Boarso : quelli, opeiche fen- rsied'Het tiuan© a nafo la mazza , che ltaua appoggiara quiui di fuoti, ouero per- cole . che furono da coftui ediati per le caufe> che fcriuc Plucarco, one rendc la ragione, perche non andafseco i caninel fuo tempio: quefte, perche fa- crificando vna volta Hercole a Gioue, c* hauenddlo pregarc, che ei gli le- uafse d'attorno lemcfche. the lonciauanofucrdi modo, & ptrqueftoam- rnazzatogli vna vinima di piu> quelle. fe ne volarcno via fubuocurte lnOeEr.e, ne i36 IraaginidciBd ne vcnnrto poimaf piu a* fuoi facrificij . Er percio id quella parte delta Gtecia. cue quefto auenae » fu dato cognocne a Gioue difcacciatore di; mofche . Gioue Benche alcuni h anno dccto.che non ftt Gioue chcdifcacciallc le mofche allho- fcacciato- tat ma Miagro Dio propcio delle mofche* il quale cnoroatoancora da alcuni re di raof. altci Miode 5 & qu ndo faceuano factificio a coftui 10 certa parte del! a Grecia che . tune le mofche volauano fuot del paefe. Adi rauano p rimente i Ctrenei gen- Miagro te della Libia if Diodelle mofche da 'orodetto Achoro* e gi? facrificaaano pet ° r ° * a ^' tc cc ^ arc " a P e ^ e cau ^ ata calhora ddlla gran moltitudine dj^qudle. Egli Miode, Accatoninella Giudr a hebberoroedeum»mentef IdolodeU* mofche Belze- \ of he bu» che cosi l*»nterpteta il Beato Gicronimo. £c come le tnofche* andauano \ "kchoro. alii facrificij di Hercole , cosi le donne ne crano fcacciatti ne gli poteuano Belzebu ." pure vedete » il che dicono fu ordinato dalui medehmo per lofdegno, che egli hebbegia vna volta, che vna donnj, non voile dargli bcre >fcufandofi» che all'hrra era.la fefta della Dea Bona,tempo, nel quale non poteuano le don* D" efcac n eappreftare»n£dare cofa alcuna a gli huoroini. Onde fu o(Teruarodapoi» ciare dalle cne come g n huoroini erano fcacciati da quclh della Dea Bona * cosi le denne cerimonie non poteuano vederegli facrificij* ne entrare ne' tempi) di Hcuole* fe non di Herco- alcune appogli Etitrei* liquah hebberovn fimuiacro di Hercole* fecondo le. che recitaPaufaniatintraJciatOjoYcomeintefsutotiracertilegniattaccati in- fieme in forma diZattera* la quale pcttatadal ware Iomo dicono che ptefc terra ad vna 1 (bleu a, che e nel mezo jra gli Eritrei* &' Chio, & che gli vni » & gli altri cetcarono di hauerla * hauendo gia viftoil fimuiacro* ma pec quanta forza vi mettefsero, non fu mat poiTibile leuarla quindi* fin che vn po- ueto huomo Eri'reo,qual era gia ftato pefcatcre* quando vi vedeua (che 3 allhota era cieco) difse * pat endogli di efset ftato auutttito in fcgno , che con Vnafunedeicapelli delle donne fi potrebbe tiiare la Zatrera col fimuiacro ouunque fi volefse, ma non hauendo rnai voluto le denne della C ma dare gli Done pri fuoi capelli pet fare quefto » alcune femwe di Tiacia ,1c quali , benche fofseto uilegiate. nate libere>nondimeno,perche non haueuano allhora altro argomenro di viue* re, quiui feruiuano akrui, offerfero fpontaneaments > & diedero gli Ioro > on- de fu fatta la fune, con la quale gli Erirrei tirarono la Zattera, & hebberoil fimuiacro. & percio vol!ero,& ne fecero editto publico* che alle donne di Tracia fobmente fofse lecito appo loro di entrare nel teropio di Hercole . Scriue ancora il medefimo, Paufania,rhe delle moffe ftatoe.che erano in Delfo Hercole ve ne furono due I'vnadi Hercole, ck 1'altra di Apollo* che teneuano ambeil &t\ a ppol* Tripode come che fe lo voleflero torre 1'vn i'aItro,perche furono gia per ve mm Id alle ma. alle maniftranamente,comefi legge apprefso di Cicerone, ma che Latona, & ni. Diana,che erano quiui parimente»pareuano mitigare 1'ira di Appoilo,& Mner. uaquetla d Hercole. Fu quefto cosi finto.perche adirato Herco'e gia vna vol- Tripode ta,cbe ei nonpuote hauere certa nfpoftadal Oracolo, ?olfe il Tripode, fe lo che Hi . pored via, ma tomato in buona poi lo refe,& hebbe percio dall'Or. colo quel- lochedimandaua. Chiamaronogliantichi Tnpodi certi vafc di metallo da trepiedi, che erano & Ioro, come hoggifonoanoi.i paiuoli, & altri vaii da cu* cina , li quali Homero fa che fiano di due forri , & ne chiama vna come dire- mo noi da fuoco , 1'altra fenza fuoco , perche quefli erano tenuti nelle csfe * e ne'tempij folo perornamento, & erano percio offerri alii Dei, come dono dimoltoftima,& alle perfonedegne, & di valore erano parimentc doniti . Onde Vitgilio gli metre fra gli honotati doni,e premij,e che Enca apparecchia negiuochi da luifatri in honore del padre Anchife, L furono quelli forfeche glihaueuagia donati Heleno infieme con altri prefentidi gran valore,quando tcbeci. p arc j dalui: bene he Virgilio gli chian i quiui |_tbcti con voce Greca , & Ser- uio BegKAntichi* i8f Imagini di Mercurio, & di M'merua, quelle di» delta Eloquen^a, auefl* delU Truden^a, & delle arti buone imtenence> dinotante ejfer necejfam la £/•- que*%*, & la Vruden^a ejjer eongionte infieme, fedeuono giouare Ic p*» role alle operation humane . uio voglia.che que* fti foffero come ba- cinidadareacquaal le m jni.dicedo, che non pareua conue- nicntc donare a tale pcrfonaggio, quale era Enea>va(i da cu« cina . Ma Aiheneo, riferendo la diftin- tione dei Tripodi fate a da Homer o»eo me ho decco > dice* che IVfo ha ottenu- to » che fiano chia- mati Lebet gli vni » e gli al<.ri come taz ze>& alcri vafi da vi- no . Ma follero co- me che fi volelle » che cio non feme molro at propofito noftro y ma fi bene che il Tripode era cetta cauola confe- crata, perchevife- defle sa quell a gio- ume , che daua i fa- crt rifponfi » pofcia cheenripienadello fpiuto 01 Apolio,il quale fe le andauaacacciatt in corpo petdifotto-, & per. cio volleroalcuni che'l Tripode fuflcvnofcannopertugiatonel mezzo* accio- Verita'* che lo fpirto haueffe pel doue en t rare in corpo alia femina,che vi fedeua fopra. E lo pctrcmo porre per fegno di Venta-, perche I'Oracolb » che veniua da quel- Jo.eracredutodirefempreilvcro.Ondcriferifcc Atheneo^chediceuanoglian Triprde tichi parlare dal Tripode ogni vno chediceflecofevere Echeperquefto Bac- cbeeraccme ta7z»,da!trovafo da vino, cocio- (ia che il vinofcuoprafouente laveriddeile cofe non meno, chegliOracoli t'c j Dei»pcrchequafitu»tii Deihebbero Oracolij, ctafchedunoil fuo. Eben Oracola che pore (ie cftere,ch'io faiueffi vn di di tutt»,nondimenohora nonlafcrcro di di Mercu. cticedi vno»che fu d»Mercurio,perfinire conqueftolafuaimaf»ine. Senile rio . P..urani3,chein cert a parte dill'Achaianel mezzo di vnat>ran piazz< fnvn fimu lacrc di Mercuric tutro di marmo.con la barba Icoa-o fopra vna quadcata bafe non moho grande,dinanzid 1 quale ne era vn'aUr.* della Dea Velta panmen- te di nat:Tio,& che a canto aqudto erano a^une lu< erncte di rnetalksiequa- li acc;ndcua chi anduua per conjiglio a Mercuric •> bduendo prima abbrucuco ceno iSS ImaginideiDei . cetto poco fneenfo , ihdi'orTetiua su l'altare delta deitra'ptarte eerto denaro', ch haueua aMhoraquella gente in commune vfo, e dimandato poiquellOi che voleua,accoftaualaorecchiadfimulacro jii Mercurio,e ftaua^avdire per vn po- co, poi leuatoli quindi fi metteua fubito ambe le mani alle precchie , tenendolc fibenchiufe. fincbe,che fofle fuori della piazza,cbe ailbocaleapriua>e la prima ■Vote, che* f vdiuagii era ffl vece della rifroifa'deSrCiacolo . I I ■ I I ■ I ■■ . Illl' ■■ - ■■ . ■■»! . _ ■ E R V A. D TceS, che fra le marauigliofe cofe d ;t e da Dio alia Natura humana , due fono grandemente mirabili,l'vns iiparlare, 1'altra l'vfo delle mani . Im- petoche quello efprimijndo gli concetti deii'animo con marauigliofa forza perfuade alrrui cid che vuoleiqueftoconmoka induftria mette inopeta tutto quelio,chepuoconferuarelavitade gli huomini, & difcnderla > |comc fono> tutte learti gia ritxouate»6 che fi troueranno ail'auuenire. Etperche non il be! parlaregieua, raavpiu tofto nuoce>& fa male qual voltanon fiaaccompagnato e quclla da se pariniente nuocafpeflb, e forfe fempre»fecpmdo eheafeiijlungamentenedifcorre Marco Tu Dio nel principle* delia Jnuetioue,ilqua!| (bribe anco ad Atrico fuo della flatoa»ch'io diffi in que- r tferma- ftonaodo. LajuaHenfiathenamipraceafsai, & eeosiben pofta nella Acade- thana . mia 3 cbela pare teoer tutta.VcIendo dunque fare Minerua,6 fola,oueto accorn Minerua pagnatarcon Mercuriojfacifidi facciaquche porrebbe dimoflra* ?e qualche diffefenza fra lorp>ma non cr.?do io pero che fofse rnqlja,percbe l'r- na» e l'atra voce appreffo de i Latinifignihca vn colore verdiccio ben ehiaros qualefi vedene gli occhi dei gatti,&dc'Heciuecte ;fe non votanna forfe dire» che in quefti di Minerua fofse vnofpFendore piu infocatoa fr:T5]gli3n2a dx JWtneru.j que!-Io,chemoftrano gliocchjde i Leoni. Faccifi narimente armata con vna rmzti. lungahaftain mano»econ lofcudo di ciHUmc a! l>raccio*comeCtfidie fa,che Outdioi, el la medefimameme fi difegna dafe ft e f&a , quanclo laucra diricamoa proua con Aragne,e 6ice (eguitando quel difegno » Fa se con.thaftay e €onlo (cudo y e s'arwa , // capo d'elmo? e di c9raXz.a ii pett? , Elrt/io di Le quali cofe moftrnno !a narura de-11'huomo prudence, come diio poi. Clau- Mifieruat dianoancoi^* & altri hanno dcfcrirto Minerua nel medefirao modoj toglien> done Dcgli Antjchi* i$P Imagine di Vulcan*) che con vna fecure di Diamante aprl il capo A Gioue, it* quale ne nafce Mmerua dea della japientta, che dinota ogni fapere venir da Dio,& Jtarnelceruellela virtitintdiettma . figmfica ancora nelle dome non effcrni configlio n£ fapere « done forfc » come hanno fstro fouente di mclte alrre cofe il ritratto da Home- ro , il quale q«ando la fa and ate perfoafa da Gmnone ad aiutare i Greet contra Marte,chc cemb-itteuaailhora per gliTroianj,Ia defenueia forma di v^Iorofa guerrieia , e le davn'eimo in capo tutto dcrato , peichei'ingegno deh'hucmo accertourmatodif»ggiconfigli,facilmente fi diftnde da cioche fia petkrgli male>e tutto rifplende nelle belle, & degme c pere, che fa . E i'oro sit 1'elmo di Mmernaanco vuol cire t cheellafouenteetolta per lo diuino fplerjdote,che ri» fcbiar* gli hurosni intelletti, & d'onde viene ogni ptudenza,& ogni fapere. Fu vj 2 f £ f m ancofintoche Minetuanafcefledel cspodiGioue.ccmefctiuc Paulania>che . j, ^i ne fu vn fimulacronella rocca d'Athene* hauendoglielo aperto Volcanocon ^ma* vna tagliente (cure di diamante s fenza il fetuitio della moghe,petche la vittu in- tellettiua dell'anima fla nelceiuello-, & dil'cendc ella,e turralafua cognitione dal fuptemo intelletto.che e Gicue: conctofia cbecgnt fapienza vcngbida JJio.c nafca dalla bocca dello Alti{Iimo>n©n da quefte cote baflce teirene mo* fttate perGiunoncEtqueftaenigliordifpefitione oiquella>che ha fatto Mar onna tianoa difpregiodelledonne 3 il quale perchc non fu forfe troppo loro armco di» j e denne. ce>fingetfi Mincrua efletcnatafenzamadrei pcrcbele donnenon hacnocon- figlio,ne ptudenza alcuna,6forfe, che difle cost per andaredietroad Anfto- telejiiqualc ferine nelle fuc mora!i,cheledonne non hannopunto buoncon- p onnC( jj figlio. Cui nonardifcogiadioppcrmi, madicobene,che niokcdonrcatem- f f ( a . pi nofln fi mofitar.o ccsi prudenti,& actotte,chc lofanro mentire. Etfencn che il valor fcrc> le faallai nctcal mondo, n^ettendo gli nomi porteianco infiniti efjemri de! fcrno, & della prudenza loio mcftrando qutlio»cbe al- 190 Ioaaglni deiDei tri forfe non ha voluto vedere, & e, che (e bene Minerua nacque fenza il ferut- tio della femioa,natquc clla pero femina, e vuole percioil dcuere » che fi con- :. facci piu ai!e donnc , che a gli huonvni . Oltre di cid ceperfero a cotlei ll capo di elrro per darci ad intendere che I'huomo prude nte non ifcuopre fcmptc tut- toqucilcche sa> non mar.ifeftaad o^nunoit (uoconn"glio, ne parla fempre in modo , che lia mtefo da ognuno » ma da chi folams. nre e fimile alui , fccon- do che gli effari lo ikercano , fi che lc (lie parole a gli aim poi paiono fimili a Sfinge eo gl'intricati dttti della Sfinge . Donde fu fc rfe. che in ceita p.«rte dello Egitto Minerua pofeto innanzi 2I tempiodiMmciua , che fu ade rata quiui.ccteduta Hide, a Gnffi« Sfinge , benchefi leggeanco,chec)diuf»ttopeimi (trare, che lecofe della religioneh, nHodaftarnafcofte fottofacrin ift< rij in modo * chenonfianoin- tefe dalvolgo, psuchcfoflerointefigli enimmidella Sfinge. Paufania fcri- ue, che in Athene fa vn fimulacro di Mineiua , qusl'baueu* su Pelrno nel mci zo come fi dtrebbe pec cimiero la Sfinge* e di qua , & di la erano due Goffi , II quali ncn fono beftie, ne vccelli, ma parucipano di quelle > e d> quefti, perche hanno ii capo di Aquila , e le all, & fono Lioni nel redo. Trouanfi quefti ani« mah fieri, e cernbili ( fe pure fe ne troua»pcrche Plinio gli erede fauotofi ) nel- la Scithia, oue guardano le mincre deU'oro, come fcrme Dionifio Afro , si che Aiimafpi. gli Arimafpi gente di quel paefeche hanno vn'occhi » folo in froncc, non lo ponnoraccogliere fenza gran pericolo, & e percid , guerra quaficontinua fra Joro.Onde fi pud conofcere quale guardia debba hauere ciafchedunodal pro* prio mgegno,accioche non venghino gli Atimafpi ad inuolatgliele. Pofeto an« co ii Gallo gfi ancichi alle volte fu l'elmo a Minerua , come moftraua ceita fua ftatuafatta da Fidiaagli Eleid'orcedi auorio, ilche Paufaniaparctedercche foffe perche il Gallo e ardito.e ferocccome bifogna etTerc nelle guerte:raa ag- giungiamo noi ancc, che cio moftraua la vigilanza , che ha da efsere ne'faggr* & valorofiCapitani. ImperocheciedttterctheMinfruabauefse lacuranon menodellearri dellaguerra, che della pace 9 & pero la fece ro arm ata , come Pallade . difli. Etle fauofe fin fero> che ellavccidefsedi fua mano Pallante gigante fero* Palladia, ciffimo.dal quale vollero alcuni che ellafofsedetta poi Pallade. Et alctini aliri dicono, che ella fu cosichiamata da cetta voce Greca , che fignifica mouere, ocrollare, perche lafuaftatoa erafattain guifa, che parcua croliar 1'afta .che teneua in mano,alla firailitudine del Palladio fimulacro di legno d< qu A a Dea» il quale veramentelacrollauadafe,& moutuagliocchi,& fucredun eflere difcefo di Cielo > come difil nella imagine di Vefta , nel rempio della quale e t Ii era guardato cosi fecretamente che non toccarlo , ma ne anco poteua vederlo altri, chequelladelle Verg«ni Veftali, alia quale era data quefta cura . E fu Ttitonia* cognominata Minerua daprincipio Tritonia; ofofseda certa Palude della Li- bia diquefto norae ; delta quale slcum Phcnnc poi fatta figlia , forfe pen he ella fu prima veduta quiui; ouero perche fono le parti dell; fapienza,conofcere Je cofe prefenti, preuedere quelle, che hanno da venire,& tieordarfi delle paf- fatetoueramentc perche tre cofe ha da fare I'huomo f*ggio principalme nte, configliate bencgiudicate dirittamenre, & operate con giuftitia.Lafcio le altre ragioni , che fileggonodi quefto nome, perche di nulla feruono a quello, che ho da dire, come poco fcrueanconferre, che Minerua fofsedetta, 6 dal- lo ammon:tn\pcrche lafapienzamoftrataper lei da fempre buone ammonitio- ni,6 dal nv.nuite,& fcemare le forze di coloro,che alii continui fludij fono fem- pre intents oucio dal minacciare., perche come Dea della guerra , & arroara* femprepsrcuaterribile,& minaccieuole. Nondimcno quefto vltimo viene Minerua ancoraalTai a" mio propefito, perche alcuni hanno volute, che Mineru fof- Celare* fe ia medefima * che Bellona, la quale fu patimente adcratacome D.a delle DegHAntichi. 191 Imagine di Bellona Dea delta guerra & carrattiera di Martc, & de fuoi Sa- cerdoti,che da Je ftefli ferifcono,& del Tint a lei facrato,quefta vien inte- faper I'apportatrice delle vccifioni , ruine , ftrage , effetti proprij delU guerra . delle guerre. Et Cefare fcriuschem Gappadocia la hebbero iruiuerenza si krande>chevolfero quelle genti,che ilfuoSacerdote foffeil prima dopotl Re di aucrotit^,& di potcrc, paiiodo Ioto» che la Maefta della Oea lo rocmatfe . Mapsrqjdbjche ne jn3itranoleiiuagini»(i puo direche fra Minerua,& Bel- Bellona. lona f ^fle tale differenzjjche quella moftratTe I*accorto prouedimento.il baoa gouerno,5cit faJgioconfi^iio.c'aevfino i prudenti,& valocoli Capitani nel gueinsggiare%& qucfta I'vccifionuil fur )te.U ftrage , & la roioa, che ne i fatti d'smie li veggono»perche la fingono i Poeti auriga di Mattel ooie Statio, Stattet. quaodo dice. Con fan^uinofa man Bellona regge Iferoci desiriert,e bailee sferz,a» & fparfa perlo piudtfangue.ondeSilio Italicoiafaandarefcorrcnioperle Silio fta : aimate fquadrc, & cofi U defcriue . ilC0 • Scuote Pacceja face, e'lhiondo crlne Sparfo di mo/to fangne->& va fcorrend§ La gran Be I lona per arm ate fquadre . Nienredimeno Statio da pur anco la medefima forza a Miueraa .& la fa ncn Statio* puntomenoimpemofa>& violenca di Bellona>quandome«echeTideopr> gandola, eftfi dice'. O Dea feroce del gran padre honor t. De It guerre terrible padrona , Cut T02 ImaginidciDc! C tti em a it capo con vn vag o horrore For^a non baue At arte ink Beltona II forte tlmoj& il petto la Gorgona Ne le battagiieyaccetta horil mio vot9 t Dt fangue fparfatC de la qud maggiore Ch'ioporgo humile al too T^ume diuoto 4 " Fu dun que Bellona appreflb de gli anrichi vrta Dea tutta piena d'ira,& di fu- Sangue rore>& alh quale credcttcto cbe dilettatle affai dt vzd& fpargere il fangue hu» fparfo a: mano>ondetu;chene'fuoifacrifici) in vece di victim^ Sacerdoti fteffifipun- Bellona. geuanocon lecolcella Iebraccia,e lefpaile, & la plicauano col propcio fan- gue. Queftafafattaalcuna volracon vnasferza inrnano.con laqualeattac* caua le fere battaglie> e talhora la faceuano anco con vna tromba alia bocca* come che defle il fegno del fattod'arme,&: alie volte la fecero c^n vna arden Itcofron. te face in mano* percioche fi legge apprcfso di Licrofone,che foletianogli an te . tichi prima che fofsero trouate le crombe.quamlo eran pet fare baltaglia.man? daredauantia gli etfecciti alcuni con accefe fact in mancVle qualifi gixtauano- contradall'vna pane>&dali'altravecommciauanojpoilafangu1nofabattaglia.. jj Diche intefe Statio»quandodilTe>cheaI cominciare disfn facto d'arme Bel- Claudia- iona fula prima,che moftraffe I'ardente facella . Ec Glaudiano pan ment e pat- no. lofecondoqueftavfanzadegliamichidicendo? Tififone I'accefo pino fcmte Et a le trifle infegne fa raccSfe Cmmanoiche miferia/empre apparta: Le patlide ombre a. la battaglia prefie* Colonna Legge fi-ancora che dauanti al tempio di Bcllona fu certa colonna non raol- bellica . tograndci h quale i Romani shiamauano la coloona Beliica,petche delibera- toche haueuano di fare akunaguerra,aquellaa!Tdauai^ , nodeiConfali,.po■- fciacbe haueuaaper-to il tempio diGiano, 3c quindi Imciaua. vn'hafta vetfo la paitcoueerail popolonimico,& intendett-aikche allhora fo.f&e,ccrae direm mo norgridatalaguerra. Ma innanzijche hauefscro i Romani canto dilatato i confinijcosdichiatauanolagutrra. Mandjuanoaquffti vn Sicerdote acio eteputato,ilquaIeqmuinarraaaiegiulte cagioni.she elli baueuaao-di cnoue^f laguerra>dapoi fpiegaua vn'hafta ne' capi de necraci . Fu anco in altce manie* re gndata>& dicbiatara la guerra apprcfso de.gii am ichi, come ho gia tietto nelia imagine di Giano,& dire in quella di Maite.fe verra a propofito. Et con- eludendo diBellona,dico»cb'ella fu difft rente almeno di imagine da Minerua> allaquale> peEiitornare al fuod fegno» Apuleio mecte fopra l'clmo vnaghir- landa di vliuo>che quefto atbore fu dato come proprio a lei da gli anrichi,pet- che ellane fu rkrouatnce, corns lachraraa anco Virgih'o,& come racconta la Herodo- fauola dellacontefaiche futralei,& Netcuno fopra il pofsefsodi Athene; ou& to . Herodoto fcriue, che fu il medefimo vliuo> che Msnerua (ezc nafcete all'hora, Vliuodi &che abbrucioiiafiemecori laCittaabbmciata giada' Perfi, mache lo ftefso to a Mi-, di anco rigermoglio,&: crebbe all'altezza di due cubiti. Ec dicono aicuni,che- nerua . f a cos j fi n to, perche Minerua fu la psi i>a cbe mofttafseil mododi fpremet« l'oglio dalle v)iue>& anco petche non fi.puo acqailtate le fcienze (enza frequcn Lucerna te Budio,& lunghe vigslie . Onde il legge* cbe pur anco in Athene fudedi- di Miner* eataaqueOa Dea vna lucerna d'oro a la quale aVdea'a dicontinuoj rre vi metre- Ka » uano pero olio piudi vna volta i*anno 3 &qucilo eta dice Paufania, petche it lucignolo era di certa forte linoi che non (r bfcia confumare dal fuoco . Et il Riedefimo racconta, cheapprefso de'.Corinthiluu-endo Epopeo percetta vir- ton'a fat to vn tempio a Mincrua 5 ia prego, che tuoftrafse qualche fegno di ha^ ucrlo caro»& che fubito quiui dmanzi aldedicato tempio fpiccofuori delta ter- Arti di n vnrampoliodiogho. D'onde fi puovedere»che aragione fiidatoacoftei Mmsrua. IVliucne per ioftudiofolaraente del fapere, ma petl'cfeercirioancoraddle arti DcgliAneichi. i$| lmigmedi Minerua inuentrice del fibre, tejfere, cucire, & altri dwntfchi effenitif; inuentrice delTvliuo ftmbolodel lungo& neceffario fludio,cm git vcceUi a lei facrati. U Ciuetu fignifica il configlio del prudcnte g U gallo U vigilant* del faggto, & Urdtre de Joldati . Minerua con la co* nocchia. Ciuetta arti da lei trouate, come fil ire, cucire* reflete, & fare delle altre cofe, che fono proprie alle d< nne. P<.r le qua'i i Greci hebbero vna gtande ftaroa di legno diquefta Deachc fedeua fopra vn*alto feggio, c tcneua vnaconocchia con ambe le mani : Et i Romannn ceno Hi delle fVfte celebrate di M^rzo a Mi- nerua, faceu&no, che le padrone conuitauand le fanti. & le feruiuanodi lo- romano,qua('iche volellero moftrare dt riconofcere da quella IVtile chetra- heuanod.lle feme col filare, tefsere, cucire, cV fare l'altre cofe. delle quali ella era flats I'inuentrice; *c che le ferue parimente per lei hauefferoquefto pretnio delle fanche tolerate tutto Panmnelle arti trouate da lei. La Ciuet- ta ancora fu pofta alle voire su l'elmo a Minerua, come vccello fuo propiio, e con Ml * da lei amaro di rrfodojcrieo fiale ful capo»oueroa ptedi ella I'haquaG fem= n * rua • pre fe r o; dicbcvogliono alcunieflere Iaragione» che in Athene citta caraa quefta Deafopratuttel'altrccomemoftrail nomc,che ella hebbe commune conqucfta, per lo Audio delle fcienze, e delle buoneafti, che quiui fiorirono tutte gia gran tempo,fu copia grande di quefti vccelli. Onde nacque il prouer- bio di portare Ciuerte ad Athene* per q«elli,li quali vogliono dare altrui quel* lo, di che egl» ha grande abondanza . Ma le fauole dicono, che Minerua araa- na prima laCornacchia, hauendola fattadkienrare vccello dibella giouane che fu prima > per difendetladallaforzadi Nettuno.che innamoratodt lei le correua dietro ful-Jtto del mare»& latenne al fuo fc:;jitio fin, che accuso le figliolediCercope: perche fdegnata all'hora la De3 del tnfto officio fatto da coftei,lafecefubitodi bianca,che fu prima, diuentarenegra come e hora, & difcacciolla da fe,& in fuo loco rolfe la Ciuctu»onde fa poi femnre 3 & dara tutr N tauia i£4 Iraagini de i Dei tauiagrauiftmanimtfU fiiqueftiduovccelii. Et fignifica la Ciaetta'il fag- Giuftino. gio, ebuon configliodeli'huomopmdemc, comefileggcapprelTodtGiuftinot Ciuerta, chceilendo volatavnaCmettasu l'haftaa Hierone la prima voltacheeglian- che fignifi cora giouinetto ando alia guerra, fa interpretato che farebbe di configlio raol- cn j * to accorto j & fuveroperche diuento Re di ^iracufa .benche folTc nato di baf. Hierone. foluoco.EtperchegliocchidiMinernafonodi vn medefimo colore con quel- li della Ciuetta» la quale vi vede beniffimo la notte, intendefi che l'huomo faggio vede> & conofce le cofe quantunqae fiano difficili. & occulte » e che leuatoii daH'animoil velo delle rncnzogne penetra alia verita con la vifta deil'intellettojperchequeftafta occulta, nefilafcia vedereadogn'uno-,onde Democrr Democrito la pofe nel profondo di vn pozzo, dicendo ch'ella qumdi non vfci- to . ua mai , fe il tempo, ouero Satutno fuo padre (come dice PlutarcoJ non ne la traheuafuonalle voice. EtHippocrate fcriuendoadvn fuo arnicodifegna la Hippocra Vetita in forma di donna bella, grande,honeitamenreornata, etuttalucida» te. &rifpIendente,manegliocchipiuaffai>perctiequefti paiono due lucidiflime Verita . ftelle,&foggiungepoidellaOpinione,cbeella medcfimamentee donna, ma Opinio- noncosi bella, ne btutta pero, ma che fimoftratutta audace, e preftaadap- ne • c . pig'iatfi a cid,che le fi rapprefenta. Appteflb di Epitanio fi legge, che dipinge- Kpicaho. aano j g y er j t £ alcuni Hcretici con lettere Greche in quefto modo . Metteua- noche l'ee,& Ia& percio fenecamini via. Ritrouafi ancora,che gliantichi la fecero a Medaglta gaifa di raatrona.che fiede fopra vn faflo quadio-, & in certa medagHa antica di Gordia (] vec | e j a v j CIll f dtta j n niodo, che fi vede vna Donna appoggiata col finiftro no * .. braccioadvnacolonBa.&checonladeftramanotienevnfetpente. Fupoila Medag u ^j ma f c hile, come ha vnamedagliadi Gordiano Impcratore, fbtmataco^ 1 un roe huomo vecchio, barburo, tuttonudo,appoggiatoad vnamazza, che ha Medaolja ^ P e ^' c ^ e " Lione inuolta ail'vno delle bcacciaj cui fono lettere intorhpyche di* &i ViTel* cono: Allavittudi Aagufto. Er ha vna medai^lia ancora diNurn^rianola me- !| 7 . defima figura. Ma invnadi Vittelho e la Virtu in forma di Giouirie veflito fuccin* Dc gli Antfchi. 19 j frnagim delta rirt&, & deU'Honorc, che ft ri r guayian$ eofi fcolpiti in vn* rnedaglia di Vnetii* , dmotante dalla virtit & anient yirtuofe prouenir £ honors, & con L' honor c I'abondan^a del tutto, & ogni humana feliatd . fucc inta mente con elmo in tefb,& cimiero di alcune pennctien la finiflia alta appogguta ad vn'hafta diitta in terra, & ladeftra con lo fcettto appoggia al deltro ginocc hio piu eleuato dell'aItto,peiche ba fotto il piede vna teftuggine, &. ba gli ftiualem in gamba j e fta dtitto, c guarda fifo ad vna gicuane, cbe gii e* diiimpctto fatta per l'Honore, la quale alzando il deftro bracciotiene l'ha- fta.come l'altro,& da qui ft a parte enuda fin fotto la mammella: nella finiftra ii cornodi douitia,& vn'eimo fotto il piede, & il capo edornodi belle treccie biondeche con vago modo g!i fono auolte d'intrmo. Ptodico Filofofojcomc i legge apprelfo di Xenofonte>6Vlo nferifee Marco Tullio, finfc, cbe Htrco- le, mentre ch'egli era giouine, sndo ncn so come m ceno luoco diferto, cue irouo due vic,( he andausno indiuctfc parti, & ncn fapendoaquale fi dcuef- fc appigliare, mentre c h'ci ftaua fofpefee tuttc penfofo fopra di cio, gli appar- uero due femine, 1'vna dtllc qu-li tra la Volutta bella in vifta, tutta Ufuua, & vaga, per gli artifiaofi or narr.enti, the haueua d'intornc> la quale lo perfuade- uaa caminate pet la via dei piaceii Iargaal principio, piana,& facile, plena fopra della quale fcritfe V t>J)io que' pechi vet* fi , moftrando ch'ella ci figurauala vita huroana, li quail vengono a dire qucfto in noftra lingua . t>a Utter a a Vithagororgia data Ne lo lafciafeguire il vanpiacere $ Moflra la forma deWhumana vita , Cb'a principiopar gioia , alfin epena $ Cole due cortiAtin che ella efeparata. E virtu jegue confermo volere ferctia la deflra ua I'ertajalita Di patir i dtjagi, che for tuna De la virtude con anguflo calle , Cm meno ella dourtafa foflenere, Difficile a principio e malgradita* S 'acquifta tamo honor, che pot put d'vna JMapot fatile a chi la via nonfalle , Eta ne tien men:oria>e illuftre e chiara perche afcendendo giugne y oue s'oblia Sua famafa he {aria fata bruna . he fatiche lafciatefi a le if alle , Ma chifoll'octo, e la lafctua ha carat Da la fwi(lra va piu larga via Con biafmo viue » e quella vita at fine * Facile, e pianawa che pot I'huom mena Che ft git parue dolce feme amara* Oue fol piantOi e pentimemo fa . Et tr^ffigonli il cor pmgenti if me * Tero qualunque ilfuo defir affrena . Perche nondannoi mondani piaceri all'vltirao altro, che penumento. e vergogna» ma le virtu oltrc che in not fteffi ci acquetano I'animcapprcflo de Henere » gli aim anco poi ci acquiftano gloria, & honore. La imagine del quale faceua* nogliantichij come ladefenue 1'Alciato, difanciulio veftno di vn panno porpoteO) con ghirlanda di iauro in capo.cui daua mano il Dio cupido, dc lo pareua menare alia Dea Virru,che andaua innanzi.Adotarono gli antithi vna Volupia. Dea ancora de i piaceri, la quale chiamarono Volupia > < one Iciiuc Varrone* & era la fua ftatoa vna donna pallida in faccia> la quale a guifa di Regina ie ne fiaua in alto feggio, & pareua tenerfi la Virtu forroipiedi. Angero** Nel tempio di coftei era pofta fopra vn'altare Angerona creduta parimente na* Dea del piacete.ouero ( come rifenfee S.Agoftmo da VarrontJ del fare che i Latini dicono agere.Onde ella hebbe il nomeperche pareua che ella mouelie Snmula. gli huomini alle attionb come la Dea Stimula gli ft tmul ua, & Horta gli eflor- Horta* taua . Et come Plutarco (criucil tempio di coftei ftauaferapreaperto>accu> che quella > che effcrtaua tutrauia gl'huomiui a qualche degrta opera rode vifta fempredaogni vno. Di Angerona hanno anco dettoaltuni, che ella fuco- sinomatadallo Angote, ci* dafFaono » & trausglio, ch'ella Uuo via fubi'o, che a lei non meno * che a gli alto Dei furono ordinate le facre cenmonie, facendone celTare il male della fquilanria chiamata angina da' Latini * che am* mazzaua gran nuraero di perfone in Roma, & per queftoforfe il fuofimu- lacro hauea qualche panno mtcrno al collo, che gli legaua anco la bocca . Ma Taccte Macrobiovuole>che Angerona con la bocca legata»& fuggellata moftrafle* neceua*- ^ cm s ^ panre , e racere diffiraulando gli arTanni , vince cjuelli al fine. &' fe 110 * ne gode poi vita liera & piaceuole . Plinio & Solino fcriuono, c he quella Dea fucofi fatta perdaravedere.chenonbifogna parlarede' fecreti miftenj; del- la religitne per diuuIgarli:'come voile anco Numa far conofcere> qaando intro- Degli Anticbi. *97 tmagini della Dea folupi* Dea de piaceri conculcante la Dea firtu fotto It piedi fuoi, denotante la deteftanda,& mfame vita de dati a piaceri,m tut* to frreggiatori delta virtu, folodatt ad ogni forte di vitio^uap trrattonali . introduce di adota- te certa Dea da iui nomaco Tacita, fe- Tacita ] condoche Plutarco fcnue, che bifogna tacece le cofe de i Dei» Per la qualcofa adorarono parimcn- tequellidi Egitto il Diodel filentio, Sc lotennero incompa gni t de i loco Dei principali. II nome di coftui appo loto fu Harpocrate, eSi- Harpo- galiotieapprefsodei crate. Greet) 6c la fuafta- toa, fecondo Apule- io, & Martiano, era di giouinecto, che (I teneua il dico alia bocca. come fi fa quando fi nioftra al- trui con eenno che taccia . Egli fu anco talhoca fatto pel Dio del filentio vnafigu- ra fenza faccia con vn piccolo cappellec to in capo, &con v- na pellediLupo in- tocno? & era quad . tutti copertadiocchi,&diorecchie;perche bifogn? vedere,& vdireafsai, ma pat!irr>oco. Et puoogniunofemprecheglipiacetacerejmanon puoferopre dircio,che vuolejilche moftrail cappel'n, cheefegno di liberta.come alcro- ue t ft no detto. Et del Lupo fiiegge.che fadiuentarerocoqualunque ci veg- tupo col gia prima che fia veduto, & che quando haraptroalcuna'cofafc ne fuggevia filentio. cofitacitamentcche non ardifce a penadifiatarr. Ad Harpocrare fudedica- Perfaodi toil perflco, prrchequeftoarbore hale foglie fimili alia lingua humana,& Harpo«- i fuoi fiutcirafliTiiglunoil core » come che la lingua man ifeftiquello, che ^ ate * dnel core, rjanonlodebba pero fare^ feviconfiderabenfopra. Et pefci6 il r? MC "' tacerea'fuoi tempi c virtu, come moftro Mtneruacacciandoda fc la Comae- - ata j chia vcceilo garru!o,& loquace,perche non dee I'huomo prudente perdere tem M, PCrua# poin tnoltep.trole>& vane ; ma tacendo ha da considerate le cofe molto bene Comac- ptima che neraoioni,& dime poiquello che bifogttafolamente. llchevoleua chia in fovfe m iftrarc la ftatoa di quefta D a, chefuapptefsode' Mefsenij, laqua'efe- mano di con.lo che Paufania la defcriuoteneua vna Cornaccbia con mano,come che'l Mmerua. N } par- '" !*a Stadoe 198 ImaginideiDei Imagine della Dea *4ngeronada alcuni tenutaDea del Tiacere & delle bit* mane operation , & anco fopra il male della gola , del filentio, & del fop' portare,& imagine del Diodel Silentio detto Harpocate b Sigahone . parlare habbi da efler cosi m mano deii'huDmo faggio > ch'ei lo polls allent ire & (tringere»Sc lo difegnain parteidefcriuegli affetti , che da lui vengonoin quefta trndo. De la plebe crudely chaintorno , elegge 11 Terr ore ^ a deflrier lo mada innau% Terrore » .At cm poter non e chi tlfuo paregge » In far temeraltrui » non che I'auan^i. Per coftuipar, chi Phnamo ilvcrdi- fpregge, Se net timido petto amen che (ianzi It moflro hvrrendo,c*ha voci infinite* E manifempre al malpre(te>& ardtte. Vna fola non e Jempre la faccia » Ma moltete tutte in uartati afpetth Che Jicangiano ogni hor »pwr ch 'a lui piaccia f au fa- ttta. D'accordar quei co ipauentofi detti; QhhU ne cort human si forte caccia. Ch'a dar loro o^m fedefono aQretti » E con tauto fpaaento [pefo ajjale Le Cttta, chepn credent* ogni male . Crederan » c he nen pitt fia Sol vn Sole • E parr a for quel* chenon evedere, Se i miferi mortali a leparole Deltremendo Terror di radovere* porgon I'orecchie* e che lo ft'elle inuote Vnnebo and'habbiam poitutiiacadire Che la terra pauenti,etutta trieme . E ft [c not an con lei le fetue in feme . Paufania mette il Terrore facto in due modi da gli antichi l'vno ; con fapo di Degli Antlchi. 199 di Lione, che tale era intagliato, come ei dice, appreflb de gli Elei ncllo fcudo di Aganennone: l'aitrocon faccia,& habito di femina, mafpaucnteuole piu Studo d* chc fipclla dire . Et vna cosi fatta imagine dclloSpnuentodedicarono i Co- Agame-> rinthi allifigliuolidi Medea, da loro vccifi gia per gli pernicicfidoni.cbceflTi nonne. portatono alia figliuola di Creonte, onde ella ne peri con cutta la cafa legale* Manonfu perocredutofempre il Timorenoceuole, perche Plurarcofcriuet chequcftofuador/uo da* Lace demon jj, non perche haucflctopauradilusco- Trmore meoialcuni alttiDemoni.liquali voleuancchefoilero lontamdrlia c;tri,ma auotaio. perche penfarono,che laRepublica fi conferuafle per lui.quandcle leggi, & i Magiftrati erano temuti. D'onde fu,chegh Efori-,che eranoil fommo magi- flrato,tntrati in vfikio, fubito (come dice /u:ftotele) comandeuano, & )o faccuano grid re per lacitta,chc ogn'vno fi taglialTe la barba>& fofTe vbi- dience alle leggi ; accioche efli non fofsero sfcrzatidi far male a perfona*& faceuanoqueftopervfarei giouamadvbbidireanconellecofe leggiere. Ol- Fortenza tredicio noncredetrero gliantichi,che fofse vera fortezza il noa temere di vera.. cofaalcuna,masi l'hauere pauradipatirecofaindegna; & ftimarono.che ha- uefse da efserc tempre piu ardico contra glinimicichi temeuadi orTendcre le leggiichechmon ne faceuacontoalcunOi& che latcmadi acquiftare tnfto nome, facefse gli huomini piu gagliardi a fopportare ogni fatica, & ogni peri- colo . Et qucftae la paura,chedebbono hauerci popolij & perquefto po- fcro i Lacedtraonijil teropiodel Timore a canto alia cafa de gliEfoti. Et di TulIoHo quefto jntefe forfe anco Tullo Hoftilio, Re de' Romani quando ordnno (come ftilio. nfenfee LattantirJ che fi adorafsc ilTimorc» & la Pallidezza infieme , perche di rado auuiene, che non lmpalhdifca chi teme. Et metkaua bene egli, chc trouato gli haueua cofi belli, come dice efso Lattantio, di hauere i fuoi Dei femprc feco>& che non I'abbandonafseromai. Ma ritornando a Minerua, ef- fcudo di fa moftra»mentre che ctolla i'hafta,& alza lo fcudo con lacompagnia,che le Minerua. da Apuleio, leminaccie delta guerta-,& fe laconfideriamoin pace, lo fcudo. cb'era di lucidilTimo criftallce copriuail corpo da cio,che foise venuto per ot- fendetlo,meftraua,che l'animo dell'buorro prudente e coperto dalle membra terrene, folo perguardatlo,ecuftodirlo>cx:non perche da quelle gli fiaofcu- rata la villa in modo,che non pofsa piu vedere la vcrita dellecofe . Et perche gli fcudicommunemente fotiodi forma otbiculare, benchequeliodi Miner- ua fi vcggiaralhora fauoaltrimenti. Martiano ferifscche lo fcudo nel brae- Marcia* ciodi Minerua fignificaua,cheil Mondo, qual'e panmente di forma rotonda, no. e gouetnato con fomroa,& infinira prudenza,& non a cafo, come vollero De- rooctito,& I'Epicuro. EThaftavuol dire, che l'huomo ptudente pud far male Hafta di altrui etiandio di lontanoj ouero che la forza della prudenza e ranta,che pene- Minerua. tra ogni durezza di tutte le piu difhcili cofe, e fouente fi leua tanro alto,che va fin'al Ciclo. Onde Claudiano fece l'haftadi Minerua tantolunga,& alta,chc Claudia* pafsaua le nuuole . Et Hcmercforfe perefprimereancor meglio queftcfinge, no . che Minerua, volendoandare aTelemaco, permettergliin ammo, che vadia Minerua cctcare Vlifse fuo padre.fi mette a' piedi gli dorati talari.di quella forte che nel- co Talari. ia imagine di Metcutio habbiamo detto the fiano, ne porta feco altro,che I'ha- fta. Trouafi ancora apprefsodi Marco Tullio, cue ei fctiue della narura dei Dei che vj fu vna Minerua (conciofia che egli racconti di cinque,) laquale era finta hauerele alia'piedi. Paufania parimentefenucche fu vna lunga hafta in Paufa— manoaquel fimulacrodi Minerua, ilquale haueua sul'elmo, come ho gia dct- nia. to, la Sfinge, e gliGnfr, & frguita defcriuendolo/cheftaiia drittocon certa tonica che lo coptiua tutto fin'a terra»& era fotto la corazza (che le giaceua a* piedi J lo fcudo, ;& vi eggiungonoaico la Ciuetta, e chealcalcedcll'hafta N 4 eca 200 Imaglni del Dei Demo- era vn ferpente . Da che prefeargumento Demofthene, quandofu forzato fthcne. andarf ne in bandcdi dire che Minerua, !a quale era proprio nume di Athene, • t\ dilertaua troppo di tre ftrane bcftie, che etano la Ciuetta. il Serpente , 6c i| popolo : perche nella republica di Athene baueua che fareafTai il popolo, & pigliaua egli le cofe al peggioal'hora, che iifenriuaorTefo. Ma, come, Serpente ho £ia deico della Ciuetta , coh dico del Scrpente , che tu date a Minerua pec di Miner- fegno di accortezza i&di prudenza. Onde in Roma dinanzial granfimula- ua» cro di Minerua giu a* piedi ItauailSeipentetuttoin te nuolto , fe non che al- Jeruio . zaua | a tc fta su dietro alio fcudo, ch'ella teneua al braccio , come dice Seruio, oue Vitgiiio le fa, che i due ferptnu,quali vccifero Laocoontc ,e i figliuoli , fe ne andarono draco altempiodi Minerua, & quiui ii poferoai piedidella Dea, & (otto lo fcudo . Delia tonica , che coftei porta con la corazza fopra > fenue Herodoto,chei Greci tolfero qutito mo do di veftire dalle donne di Africa, che Habitodi habitanointotno allaTritonide paiude, ne vi e altra difiereeza, fe non che Minerua. ' a tonica di fotco di qu eft a e di pelli, & le tirr brie, 6 frangie, che vc glumo di te, del farferto di fopra ncn fono di ferpentelii, ma di cuoic tagliato a minute lifte, il quale farfetto vfauano fare quelle donne di Africa panmenre dt cuoio di Ca. Egida. pra,& perciolochiamaronoi Greci Egida, perche FgaappolorofigmficaCa- pra>6< e quefto,chenoihabbiamodettaci lazzaichehebbeferfelefimbrieal- i'intornodiminuti ferpenti,come p-revoletfe intendeie Hetodoto, quando pofe ladifFerenza,come ho detto, che e frail vefticedelle donne d'Afnca,& Gorgo- 1 habito di Minerua. Alia quale fecero d« piu g'i ar.uchmel petto la Gorgo- ne- ne>che fu il capo di Medufa crinito di L rpenn, che cacciaua fucri la !ingoa, c g'iele pofero anco alle voite nellc fc udo , che fu panmenre chiamato Egida da Diodoro* alcuni ■, perche Diodoro fcriucche Gioue lo coptrfe della pelle della capra A- malthea.e lo dono poi a Minerua. Ma piu fouenre per la Egida fi intende del- Ega figli* la armatura del petto,la quale fcriue Higino,che fu cofi detta non da Ega,tolca uoia del perlaCapra,madavnafigliuoladeI Sole di queftonome, che fucemeraccoa- Sole. tano j e fauole.di marauighofa bianchezza con vno fplendore ftupendo,ma non Higinio. t) e || a pero,anzi canto honibile a vedere, chefubitochefimofiraua aiTitani nimici di Gioue,reftauano tutti fpauentati.e ftotdin . Onde la rerra,pregara da quelli di Ieuarla lorodinanzi da gli occhi , !a nafcofe in Creta in certa fpelonca* oue ftette fin che Gir ue ne la leuo,quando voile h auere anco il capo di M cdu- fa, perche 1'Oracolo haueua detto, che fenzaqueftoegl i non poteua vincere i Titani, come gli vinfe poi ,e doppo ia virtoria dono Ja Egida,farta dells pelle di Ega col capodi Medufaa Minetua,chelaport6 poi ferrpre.Virgilicquan- dofa,che Volcano va a mettere incperai Ciclcpi per fare le arrriadErea,co- mel'haueua pregato Venerce racconta i lauori, cbeouellihaueuanoall'hora Virgilio. fr* lemani, cheeranoifulminidiGioue, il carro di Marie* el'armaturadi Ml- nerua,che e la medcfima,che Palladccofi dice di quefta . Et a dor ate fcaglie di Serpente E la Gorgonea tefta* ck'ancketrotica Componean con wduftria la tremenda Volgeua gh occhi in vtFla jcura , e Egtda,de la qua I Pallade trata fera Souente s'arrna, e' dtartrecciatiferpi; Adattauanoal petto de la Diua. Gorgo. ^ P er ° ' a forgone s'imende femorp il capo di Medufa,chc vifto fclarocn- nc . revecideua altrui,ancora chefenue Athenen.cheappreilode i Ntmadinella Libia fu certa beftiadi queftoncmefmilealle Fecore, dccmealtri voglio- no, a'Virelli, diced peimciofofisto, thcarrmazzaua con queftofo'arrenre tuttelea-'tre beft e, ch. leflaccoftauano, c con Ja viitapariroanre vccidcoa aluuj, De gli Antichi. 2 or •Irrui.qual volta fcuotendo il capo fi leuaua dinanzi certo crincche difcenden* do giu per lafrontclecopriua^li occhi.come prouaronoalcuni foldatidi Ma- rio.quandoegli ando contra Giugurta, li quali cacciando quefta beftia cadero moni.fubnoche da lei furono villi . E quelli del paefe ne contarono poi la patuia ad eflo Mario, e glie la feccro anco hauere rworra, pcrchc efli fapeuano* come ft ando in agguato,fi poteua ammazzarla di lontano . La peile era di cesi nnrabilevarietadi color?, che mandata a Roma.non vifu alcuno, che (\.pc!ie cliche beftia folic, e come cofamarautgliofa fa porta nel rempio di Htrcole. Proclo Cartaginefe fcnfTccome nfrrifce Pjufania,chc frale moire, e^huerfe beftie.cheeranonei deferti dell'Af ica.vi fu^onoancohaomini, efemine fcl- m»g!«e bcftrli, ch'ci nevidegiavno portatoaRoma.evoleuacredercche Medufa fofTe (rata vnadi quelle femine, la quale andataallaTrironide paludc Medu/a. hauelle fattoquiui dimo to male a ghhabitatoridel paefe> fin che fu vecifada Peifeocon 1'aiuto oi Mir.erua,percb , ellafuproprio'Nurnediquel Iuoco. Dio- rjjodoro. doro fenucche le Gorgone fuconofemine bellicofencll'Afnca.IequalifuLo- pofuperate da Perfeo,chc vecife anco Medufa lororegtna,e quefta potrebbe eiTere hiftona. Ma lefaude diconoccme ft legge apprefso di Apollcdoro,thc le Gorgone furono tre ferelle, delle qualt Medufa folsmenre poteua mortre; le Gornon * altredue nomate Euna!e>e Steno,erano»mmortali,(Sc baueuano tutte ii c?po ir.uolrodifc&giiou (erpi.haueuano i denti grandicornedi poreo, le tnani di rame.l'alid'oro.con le quali vclauano a loropiacere»emutauanoinfdfsoqu> luoque en vifto d3 loro, e chc Perfro, hauendole trouate.che dormtuano, ta- glioil capo a Medufa} iopoi to via 3 e donollopoia Minerua-, ddllaqu'le fu siu- tato aflai a quetlo fare,perche da lei hebbe lofcudo, fi come da Mercuriohtb- be lafcimitarra,e i Talari, I'elmodi Oreo, che faceuaaltrui inuifibile,e ceira bifaccia, nella quale portoil reiribile capo, da alcune ninfe, che g'i furono infegnate da tre forelle delle Gorgone, per rihauere I'occhio, & il dente ruba* to loro da lui-, percioche di quefte fi legge, ch'elle nacquero vecchie,& hebbe- rovn'occhiofolamente,& vn dente folo fraloro,e fe ne feruiuano a vicenda mo i'vna,rrd 1'alrra • E fu percid m certa parte della Grecia,come fcriue Paufa- nia.nel rempiodi Mineruavna ftatoadi Perfeo,allaquale»comech'eifofse per andare ail'bora in Africa contra Medufa, alcune Ninfe dauano vn'elmo, & ar- taccj-uanoi Talari i p>edi. Dicono ancora,e quefta e lafauola pmcommu- j^ ec { n f a . ne, chedi tre belhtfime fcrelle, chiamate le Gorgone da ccrte Ifoledi fitful rome, oue clle habitauano, Medufa fu la piu bella, & haueua i capelli d'oro. Onde mnamoratofene NertURo giacque con lei nel tempio di Mineruada qua- le percid fdegnata,& adirata grandemente fece diuentate Medufa di bella, e piaceuoIe,ch'cllaera prima da vedere.tutra terribile.e fpauenteuole»cangian- dolt i doraticrini in brurri ferpenti: e volle>che fofse mntato fubito in faf- fo chiunque piu la guardafse •, ma ncn prtendoil mondo fopportare ccsi ftrano moftro,Perfeo l'vccife con l'?into, ch'io difTi, e ne diede »l capo a Miner. U", che lo pond poi fcmprenello fcudo, 6 nel pct'o Bella ccrazza . Laqual Cotbt?! Homero.quando fa, che quefta Deas'urcia per andare contra gliTroiani; di- t ii y.wer. ce,che e circondata dihombile fpauento, eche,oltre al capo di Medufa, vi e ua . denrroancota Tanimofoarditccv' la ficur.>fortezz3>cV le fpauenteuoli ininac- Ciccofe tutte prnpiic alia Dea delle guerre, fi coroee la Vittoriaancora . On- Paufa— de Paufania dicccbe gli Athenif fi glicla poferonel petto infiernecol capo di nia . Medufa, & che apprefsode gh Elei leftauaacanto fenza all. Le quali cofe moftrano la foizadel fapete, e dclla prudenza": perche quefta con 1'opcre marauiglicfe, e cr' faggi configli fa (fupire altrui, ereftarequafi fafso immo- bile di mardUiglia, si che facilmer.te ctriene poi, cio, che vuole, pure cue 202 Imaginl del Dei Imagine di Cioue fulminatore de t Giganti, cbe con le gkmbe lor$ di Serpe rapprefentano gli empij ftnigatort di Dio , cbe non fanno mat co[a»cbe pa dritta ne gitifta . Feplove- chelofappi acconciamente efporre, chc pcrquefto horribile capo moftra la fte di Mi- lingua. £t era copcrto talhota dal bcl mantcc he metteuano in torno alia Dea, •erua. cbiamato da gli antichi Peplo,& era vna forte di veftcvfata intorno a i fimula- lattatio. cri dci Dei>fenzamaniche> come dice Lattantiofcpra Static, bianca* cmac- chiata tutta di bolle dorate.la quale faceuano le matrone di fua m?nc,e la c tfe- riuanopoi ogniterzoanno. Maperchequefta fuinuentione degli Athcniefi» de quali Minerua fu nume principale, era tolto piu fcuente il Peplo per quella gran vefte,6 manro cbe fofle.qual'cfTeitOj e confecrato a qucfta Dea di cinque incinque anni con iblenniflimacerimoni3,ancorache Suidadica»che era non vefte, malaveladicenanaucche a quel tempo, cbe ho detto, eraappreftata con bclhiTimi ornamenti in honoredi Minerua a certefuefeftd &vfarcno anco gli antichi di ofTerire il Peplo, quando in qualche grsue pericolo vcltu** Homero. no impetrare il fauore del'la Dea . Onde Homero fa,che Hecuba per configlio ,di Heleno iuo figliuolo, & indiuino, quando vede i Troiani eiTer cacciati u nobili matrone lo porta al tempiodi Pallade, & quiui lo fatffeiireda Theanomcglie diAn- tenore,femina all'hora fra le Troiane di grandiiTiroa veneratiene, e tutte infie- mepregano la Dea.che voglia effete loro fauoreuole.La qualcofafu jmitatada Virgili© •, quando dipinge la guctra diTroia a Cattagine nel tempio di Giu- none, dicendo; duano intanto con le chiome fparfe Le donne d'llio al temyio dtU'ingiufta facade, & humilmente tntte il Peplo Tortauano alia Dea,fewpre con mano Cli addolorau petti percotendo. Et DegHAncichi. 203 Et in quefto follenncmantovfarono gli Atheniefidi teflere, ricamare, o di- pingere Encclado,o qual altro fi folic Gigantc, che.fu vccifo da Minetua •, el- Gigante. tre che alle volte vi fecero anco quelli >Ii quali erano ftati piu valorofi in ,batta> glia»e mentauano per cio gloria maggiore. Era quel gigaate huomo dal me* zo in fa, & ferpenel refto, che cosi ionodefcrittida'poeti tuttique' Giganti, li quali hebbero ardire di audare ad aflalire il Cieio . Onde Suida riferifce di Comodo Impcradore infolcntc, c crudele fuor di modo, ch'egli per edere chia Gomodo mato Hercole,& figliuolo di Gioue fi veftiua fouente la pellc del Lione * e por crudele t taua la roazza in mano,con la quale ammazzaua per fuo piacete niolu huomini, & in(».- & come ch'ei volelle parcre di corobattere all'hora per gli Dei, faceua loro pri- lente . ma acconciare le cofcie » & le gambe in forma di bifcia, 6 di terpen te, accioche rapprefentafsero i Giganti . Quali Appollodoro fcriucche erano di faccia hor- ApoIIo-i ribile, e fpauenteuole con capelli lunghi,e difteli fino su le fpalle, & con bar- doro - baprolilfa difcendente fopra gli horridi petti . £t intended perlo di fotto di Spofitio- coftoro.che gli huomini empij, e fprezzatori di Dio non fanno cofa mai, che nede Gi- fiadntta,ne giufta, nehonefta,ma tuttoil contratio, & percio raflimigliano ganti. il Serpente, che non puo alzarfi da terra, necammare per lo dritto, raa bi- fogna, che andando tutcoiitorca. Ec a quefti Minerua da la morce, per- che ftanno fempre nelle cenebre della ignoranza humana, ne vnqua ieua- no gli occhia quel diuino iume, che fcorge altrui a gloriofa, &c eternavita, &l'aiuto,& il fauore, cheda Mincruaa chi vaalei, come fi legge- di Per- feo, &nehdgiadetto,ediBcllerofonte»che vccifela Chimera, hauendo hauuto da lei il cauallo Pegafn domo.& commodoa caualcare. Onde quelli di Cotinto, come fcriue Paufania, hebbero vn fimulacro turto di legno ( eccetto che la tacciat lemani,&i piedi,ch'eranodi bianco marmo) di Minerua* da Mjtierus loro chiamato Ftenattice, perche diceuano, che elli fu la prima , che fren ifle il f renatri* Cauallo Pegafo,& lo defse a Bellerofonte. Prometheo panmentc con l'aiuto ce. dicoftei anddinCieIo,&inuoloil fuocodelcarrodel Sole, col quale diede poi le arti almondo, che fono percio detteefservenute da Minerua , perche 1'ingegno humane ha trouato cio, che era noi fi fa, etrouaanco tuttodi, & fallo, con il mezo del fuoccconciofia che in tuttc le arti due cofe faccino dibi- fogno . L'vna e I'induftria, & Tinuentione, 1'altra il porre in opera, Si far quel- Io,che 1'ingegno hadifegnato. Quellas'intende per Minerua, &c quefto per Volcanoj Volcano.cioe pelfoco. Perche fotto il noraedi Volcano e intefoil fuoco, il quale ci e inftrumentoafare tutte lecofe, perche ilfuoco.fca'da, e rifpien- de, & mancando la luce, & il calore, nulla fi puo fare . Egli e ben vero, che non puo fempre l'arte porre in effetto tuttoquello, che 1'ingegno troua, perche quella fta legataakorpo; enon puddalu* partire,nc fare piu diquan- toegli puo, ma quefto lolafcia fouente, edifcorre afbop»acr:re confiderando I'opcre della natura,& queSlo che fa Dio, & imagina talhora dj fare anch'egli cofe fimili, di che non fi vede per6 mai effetto ale uno, perche fono imagina- tion! vane. Onde fa finto dalle f.!Uole,che non poreffe mai Volcano congiun- gerfi a Minerua, benche ne facefseognifuosfotzo, hauendoghele concefso Giour. Ma non percio lafciarono gli antichi di metrere fpefso i fimulacii di amendui in vn medefimo tempio. Et Platone parimente gli metteinfiemeidi- p] a tone. cendo nel fuo Atlantico,cheambifonoegualmente Numi di Athene, percio- che quiui non meno erano efsercitate a que* tempi tune le aniche vi fionfse ?o ftudiodellefcienze. Cornell legge ancodi Nettuno, edi Minerua, che per or- Nettuno dine diGjoue hebbero .»mbi infiemeilgouernodi -Athene. Pei la quale cofa con Mi- ftamnauano gli Atheniefi sulc loro rooneteil capo di Minerua dalfvn lato, & netua. dall'ahrj ilTndente infegnadi Nettuno, qual chiamauanoctiandioRe, &a Miner- 204 Imagmi dc i Dei Mineruadauano nome di cimle,& di vrbana , come che bifogni goaemar 1c titta pacificamencc, e con prudenza . 11 cue rton men o fa di bifogno nelle pri- uatecafe, 6c perciocosisuleportcdiquefte, come su quelle della Cittafole- Minerua. uano 8^' anI,c *" dipiagerc Minerua,& dipingeuano Matte fuotiallc Ville rao- f u le por- ftrandoincotalguifa>chcii hada tenere la guerra Ion tana femprepiu che & tc » pu6j& perche figuardauanoiRomani di tenere neliacittaque' Nttmi»quali penfauano, cbe hauetfeco cur a di cofe noceuoli i heobeiodi fuori il tempio di Beltanai& quel di Marce ancora. Ma di coftui ne fu pur'anche vno nella Citca, cue in com:: paci&co adocaco, e chiamato Quitino » come gia feciflt nel Flauio & reli la ragione dell'vno, & dcll'ahro . Et di Jul dira come (ofa fatco pofci* Volcano. cne haurd detto di Volcano.del quale cosi li legge apptetlo di Eufebio. Dico- no Volcano eflere la virtu , &ilpotere del fuoco, e glifannovnaftatoa in foi> roadi huorao con vncappellp in capo di color cileftte per fegnodel riuolgi- rnento de'aeh, & apprdlbde'qu^lifi trouail verofoco, puro, elincero: co« fa chc non fi puo dice di quefto » che hsbbiarno noi , percbe nan li mantiene da se , ma di continue hi bi'ogno di noua materia, cbe io nodcifca , e foftenti . Volcano E f fb finto Volcano zoppo, pete he tale pare cilere la fiamma^conciofiacheat- zoppo. dendo non va fu per Io dritto , ma fi torce, & (i dibatre di qua , e di la, perche non e puia , & leggiera,come ie farebbe di bifogno pec afcendcre dritta al luo- cofuo. Riferifbe Ale{?andtoNapolitano>&Gredo,cbe I'habbi tolto da Hero* dotcbenche Tvnodica Volcano » i'alcrodt-b'etcneRe, cbe in Egitto fu vna ftaroa,cbe teneua con lemani vn topo»& che la fececo tale quelle genti, per- okaao cbe credettero che Volcano hauefle gia mandato vna copia grandc di topi co' topi, contra gli Arabi in tempo che ecano gtofliirirno numero pet occupare il loto Setone paefe .pecciofuronosforzati ntornaifene* Hetodotonarra lacofa in queftor Re . inodo : Setone Sacerdote di Volcano* & iniieme Re di Egkto rittouandofiab* bandonato da tutti gli huomini da guerra , percbe non 5 era m u facto conto di loro v&eiTendogliandatoaddofso SanacanbPve degli Arabi con gtoffiffimo efsercitoynon fapeuain cosi ftrano panito r che tifars ,onde (1 ramatkaua, & doleuafidelia fua miferia, mtantoauueRne, she addocmentatofi a lato al Cu mulacro di Volcano gli parue in fognoquci Dio, cbe lo confortafse a ftare di *r d" rrr- buonavoglia ,6c dieefsegncne andafse puce aidtamente contra glinemicij rfati da" ne dubitafse di non cacciargli via con J'aiurocbe egli gU rnandatebbe. Hauen* Volcano, rfodunque Serene perciopigliatoacdire, vfcifuonconla poca gence, che ha- u:a, 6c ando adaccamparti poco lontanodagli Arabi nelcampode' quail la none feguente apparue si gran moltituiine di Tepi , che tofero loro gii archie £,li fcudi , e tutti gli arheii di cuoio , & gli sforz vrono a fuggirh nell'Egitto. be pcrcio nel tcmpiodi Volcano ftauaefso Rs Setone fauodi pierraconvn topo To °. in irjano.e con vn motto che diceua ; Da ms fiimparidiefser pio,& religion diaci. ^° ' k £ rbrfe pofetal'hora gli Atabi canto- odio a'Topucbe vollero poi loro fempre male, perche Plutarco fctiue, che vecideuano rutti quelli * che poieua- ao bauere, come faceuano gli Aethiopi ancora, 6c i Magi delb Perfia dicendo 1 che il rodete > che faceuano queftianimalecci eta ttoppo noiofo, & molefto at- ji Dsi.Ne mincordodi hauere letto per quale ragione credefsero gli amichi in Egitto che Volcano hauefsemandaroiTopivrnapotcebbeiifotfe intende- rnefotto terra. Lefauole poi, che fi leggonodi Volcano, fono molte,e tutte ponno darci argoroento di fame dipinture in diuetii mo di»comia- cfandfo IVgliAntichi. 205 Imagine di Vulamt hit del fuctoecn la fu* fucina, & UCichfi»cbe fabri* u cauano li fir all a Qwue & I \ rmi alh Dei & a gli baoi , i. who ¥Mka*% tncvra per U catore rial urate & generatiuc. ciandodal nafcimento fuo-,perchefi Icgge,cheeinacquediGiunonci & che quelta.vedeodclo ccfi biuito, lofdegno>e gmollo via,onde il mifero ando a Volcano cadere in Lcnno liola nel mate fcgeo> e dalla cm cadutarefto fciancato,si che gjttato fu poi femprc zoppo . 11 cbe viene a dire, come l"c fpongono i naturali> che il dal Citw f ulann c, quale non e alt to, che vapore infocatcdifcenda dalla pat te di fotto del- 2o . 1'aere, the e la piugrofla, piudenfa»&caligmofa. Volcano tatio grandc>e ci- cordeuole dclla injuria fattagh dalla madre, per vendicaifene,ouero pen'm- pedirld, che nt n tactile, come li appieftaua di fare male ad Hercole > fecondo che SuidaulerifcedaPindarojedatpicarmoile mandda donate vnbel feg- giooorao fatto con tale arte* che poltauifi cllasu afedere, vi reftd legata in modo, che pc ffibile non era,ne anco a lUtci gli Dei del Cieio, di fciorghcrne- la.onoecdi cucaionodi tirare lui cola sudifopta per liberate Giunone * cui ofur.oaie iincrcfccua iroppo di (tare cofi legata, ma egli> che di niuno di loro fi fidaua* legata * Den voile n-.ai cndaiut . Pure all'vltimo b fido di Bacco fo!o,che gli diede for- fc ben da beiccV con lui ando in Cieio a liberie Giunone dall'aitifiuofo feg« gio. Ccsinterifce Paulania deile fauolcdei Greci»& dice, che ira I'altre pit- turcch'eunoapprclTode gli Arhenicfi, vi fuqueftadi Bacco,che nmenaua Volcano in Cielo a fciolglierc Giunone, & che appreflo de i Lacedemoni nel tempiodi Minerua era Volcano p^timeme, che slegaua lamadre. Faffi an- Volcano cocoftui in vnafpdonca g-.ande, come ft a con gli Ciclopialla fucinaa fabri- alia fuci- catcquando Patera* perchc ogni volta, chci Dei haueuanobifognodiqual ii na. folic foire d'armeo pet Joio (tefliioptr aitti.andauanoa luij quafial fabro lo- to, come vi ando Thetide pcclearmedi Acbille fuo figliuolo, & cofi fu fatto su tetca di Cir felo,fcccndo che racccnta Faufama>il quale non da altro fegno che colu',chedaua le armeaThecidetoflc Volcancfenonch'eglieraz.oppo* a © 6 Imagini de i Dei & haueua dictro vn de' fuoi con vna gran tenaglia in roano : & Venere pari- inente hebbeda lui le arme.ch'cila diedt pofciaadEnea. Er quandovoglto- no i Poetidefcriuerequalche gran cc fa fatta con molta arte, ck comnduftria Volcano grande ladiconofattaoda VolcancodaCiclopialla fucinadi Volcano. Le Re . quali cofe fi ponno accommodare a cio, che come biltona racconta Siwda dt Fcrro da coftui,ch*egii fu Re in Egirto,cx fu ftimato Liv,\ erche fapcua tutrf gli fecreti cui prima dellarehgioncfu belliccfomoltcondeferuo^nbattagliarimafe fciancato,c adopera- ZO ppo,& fu i\ primo,che adoprafse il fcrro a fame le arme da guerra,e gh firo- mentidacolcmare i campi. Oltre di cio finfcro le fauoldche Volcano legafle con vna retefottiliiTima di acciaio Venere,e Marte, mcntie che amorofamen- te follszzauano infieme-,checercafledifare forzaa Minerua,& akre hmili co» fe 9 le quail hcra non fa bifogno diraccontare.pcrche non feruono alia imagine fua,che era di buomo zoppo»ncgro nel vifo,brutto,& afTumic8to,come apun- to fono i Fabri. Nudo lo fanno alcuni> & alcuni alrri nudo,r,e veftiro, ma con certi pochi cenci folamente attorno, e con cappello in capo, come difli . Et apprefso di Herodoto fi leggcche in Mcnfi Citta dello Egitto, il fimulacro di Imagine Volcano era fimile a certi DeidettiPataicidaquellidi Fenicia.che gli porta* di Volca- uanosu le proredeile Naui,& erano alia forma de* Pigmei>delli quali Tarn- no. bife Re entratonel fuo tempio fi fece befte grandemente. A coftui furono Lfoni da- confecratida gli Egittij, come fcriue Eliano, i Lioni, percbefonodmatura ti a Volca molto calda, & foeofa onde e, che per I'ardore, che hanno di dentro temono no • . alTai quando veggonoil fuoco»e fuggono. Aleffandro Napclirano fcriue, che «*,?' CI a- m ^ oma ft auano 'Canial tempiodi Volcano come cuftodi» c guardian i, ne" ftodi di latrauanomai, fe non a chi fofle andato per inuolarc quindiakunacofa. Et Volcano. a pp te o Mongibeiloin Sicilia guard-*uanomedeiimamentei Caniil tempio. di Volcano, e la facra felua.chc vt era intorno . Ohrc di cid, chi reftaua vinti- tore di alcuna gueira,foleua raccogliere infieme glifcudi,e le alrre armedei nemici in vn monte, & abbrucciandole fame facnficio a Volc8m>,come fa di- Sacrificio re Virgilso ad Euaodrods haueie fatto di Jui»quando ancora giouinetto fu vin- di Volca- citore fotto Prenefte. .Ilche dice Seruio, e tolte dail'hiftoria, laqual n*rra> no. che Tarqumio Prifco hauendo viato gli Sabini abbrucid tone le loro arme in honoredi Volcano,& cheglialtri bannodapoifcmpre fatto il tredefimo, na- fcendo 1'vfanzadi bruciare tutto quelle, che eraafferionc' facrificijdi Volca- Proter* no * Ft in cenaaltra forte di facrificiochxmato Proteruia, c< me fcriue Ma- uiafacri- crobio foleuanoanco gli antichi bruciare tutto quello,che reftaua, pokia che Jicio. i Sacerdoti,eghaltri baueuano mangiatc>dondc Catonc fece ii motto con- tra certo Albidio, cui era bruciata la cala reftaragli fola di vn grollo, & ricco pattimcnio>cheeifi haueua ma«giato tuttcdifle dunque Catone, che Albi- dio haueua fatto il facnficio Proteruia. Hanno poi le fauole accompsgnata Venere Venerea Volcano & fcttegli amen dui infieme manto,cmogliej perche la ge- co Volca neratioredelle cofe moftrata per Venere none fenzacalore^quale none chi no. fignifichimeglio del fuocointefo per Volcano . Et perquefto ancora pofero Marte co Marte parimente con Venere,voIendo intendere per lui Pardor del Sole* oltre Venere. aqueftcjdice Ariftotelcche fucon bucnaragione hntoquefti dei efter con- gn-nti mfiecne,pcrche gli huomini di guena fono rorte inclinati aila hbidine . Onde gli Acitani genie delta Spagna, faceuano.cerne rifenfee Macrobio,il fi. mulacro di Marte crnato <\i raggi.come quelle del Sole, e con riuerenza gran- Marte, del'adotauano.Ete cola naturale,foggi6gcilrnedefimo Mactobio, cheautoti deltalcrcelefte fiano dirTetcntifolodinome.perciochefu creduto Marte efle- requelloardorc, che vicne dal Sole, 6V acccndein noi il fangue,6V glifpiriti, si che pofciafcr.ofacili fcli'irc,ai furoii»& alle guerre j delle quali cofe eglifu dctto De gli Ant /eft/, iiy Imagine di Marte Die dell* guerra,del fuo carro, & delta Fam* fm meffag- giera & anticipatrice y che pin dice di quello i in effctto , Et per Mane vim intcfo quell 'ardor del Sole , cbe acceade il fatigue & U ftiriti per fall ftp facto die /re, guerre, & furori. dctto il Diode gli antichi, come MineruanefudettalaDea: &comequefta Dacqcte. fenz t tl feruiti •> delta mogliccofi quello fenza I'vfficio del marito, Per- chediconole fauole, cheGiunoneinuidiofa, che Gioue hauelTe fattofigliuoli fenza irijvolle ella parmientefarnefenza lui ,5c per virtu di certo fiore moftca- tole da Flora, come racconta Ouidio, 6 come alcuni altri hanno detto, batten- dafi la Datura con mano ingrauido di Matte , e 1'andd a partotiie poi cola nella Traccia oue la genre e fuoc di modo ternbile»& facile alle guerre.La quale co- fa viene a moftrarci.che le guerre perlo piu nafcono dal defideriodi hauece regnj,& ricchezze moftrate per Giunone.Fu Marte fatto da gli antichi feroce.e terribi!encll'afpettn,arraatotutto,con I'hafta in mano,econ lasferza,&: Io po- feroacauallotalhora fopra vn carro, emailimamente i Poetiquafi turti,co- minciando da Homero, il qual dice , che' il carro di coftui era tirato da|due ca- tnlli.che fonoil terrore,& la tema ,, Etinaltroloco finge poi.chc queftifiano non piu caualli,ma perfone, !e quali vadano fempre con Marte, e che l'accom- pagnino panmente l'I upeto.i! Furore, & la Violenza . La quale cofa iraitando Sratioquandofa andate M^ne a metier guerra fra gli duo fratelli EteocIe»& Polinicenel regno diThebe.pofcia che hadefcritte learmediquefto Dio;che cranc>felmo lucido si» che moftraua di ardere ; quafi haueflc I'ardente fulmine pcrcimierclacorazzadorawietutta piena diterribiIi,efpauentofimoftri>& lo fcudo rifp!end?ntedi luce fanguinofa, dice, che gli ftannointorno adornando- gli il capo il Furore,& l'Ira,e che il Terrore gouetna i freni de' caualli,e che di- njnziaquefti vafcuotcndol'ah laFama appoccatrice non meno del fa To, che del Marte co me nac- que. Caualli di Mar. te. Imagine di Marte. S ratio A rroat li- ra di Mar- te. Fa ma. 208 Imagini de i Bei Imagine del Furor t>& delClra>& de fuoi mail efetti,che fono ^rex^arogni pericobybertchemanifefiodimorte & perdi$A_(Thonorenonriguardandoni d Da, ne a gl'buomini, ni ad amici 6 confangutnei , ni pur al proprio in* teriffei perdendo it furiofo & tracondo la ragtone net furore,& nclCira. del veto > perch* quefta e cctto tu« roorctchcfj leuada piccolo principio, & crefce tanco poi, cbe di fe nempie ie Otta,&ipaefi:on» de 6 da Homcro chiamata n uncial raeflaggie^ di Gio- ue. Fecero gli anti* cbi la Faraa anccra Dea> & la dipinfcro i i fotma dt donna veftira di vn panno fottile»e rutrafuccin caiche raolir a di cot rere via velocemea tecon vna ftndeuo ie tromba alia boc* ca. Ec per raegiio mofttatelafuavelo cita.Ic aggiunfero I - alt y e la fecerotucta carica di occhi » co» me la defcriue Vir- gilio.il quale la chia ma horn bile mo- {uo,& lafingetutta pennuta,eche qua- te fea pcane»habbi» tanti occhi ancora vigilanti. e fempre defti, e ranrebocche con altretante lin- gtte,chd nonracciono mai.&alrretante orecchiccheftannoad vdire fempre mcente;e dice>ch*ella va volando la notte femprc,ne maidorme, & il di poi ft metre fopra Ie aire rorrijonde fpauenra i miferi mortali,apporrando loro per lo f ami' pi a ne nouelie.[Nientedimcno, perche alle volte ne apporca dij buone ancora* doppia* fu detro che la Fama non era vna fola,ma due;& chiamauafi buona quella»che Claudia- nunciaua il bene,& ria quell3»che porraua il rrtalej e quefta a difTerenzadell'ai- yo • tra hauea Pali negre»onde Claudiano fenuendo contra Alarico, dice* cbe la fa- ma (tefe Ienegre ali ,1c quah fanno alcuni alle volte di pipiftrello . Va la Fama dinanzi al carro di Marte>perche al comincrare delle guerre piu fe dicefpeflo di quello.che fe ne feguita poi.beche (iano gli animr dall* vna parre > & dall'altra ac» cefi di graaidima ira;conciofia che di rado G vega alle fere battaglie fenza que- Scnecs, ft., la quale come fcriuc Seneca,p^re bauere maggior forza in noi di molti altri Ira. affeui, checi turbano; perche nonfolaraentcfuta ghaniraidaldrittofentiero Oujiift della ragtone * roa fpeflo rnuta il corpo ancora . £c peed dice Ouidio, e Seneca pari- De gli Antichi: 209 imagine del Temfifo di Tdarte Dio della guerra t cbe 04Co/ifdtto appo li Sci- thi, & della figura dt Matte appo quelli a* Arabia petreajntefo per it Solt ****** & fer U for^a dt quello in tutte le attiom humane • ancora paumente.chc la faccia de gli ai rati tutta C\ gonfia, e quad auuampa gli occhi Ouidio. fonoinfiammatij & cofi diuenta la perfona adirataterribile* chenon meno quafifpaucnteuole (i moftta della hornbil faccia di Medufa. Quefto breue di- fegno hofatto della perfona adicata,perche non trouo che gli antichi habbiano fatta imagine alcuoa dell' Ira, accioche daquello chi vaole • poffa fere ritratto di quctb.cbeechiamata Furore ancora j ilqualc non c alcro che Ira>quanto pud furore, elfer accefa, & infiammata. Lodipingeuano gli antichi terribile nella faccia quad fanguinolenta , che moftci di fremerc ftando a federc fopra corazze,elmi,fcu h, fpade, & altre armi con le mani legate alle fpalle con falde catene •, che lo defcriue cofi Virgilio, & lo finge cdere dentro dalle porte delta guerra. le quali erano quelle del tem- piodi Ianojcome gtahodetto» che ftauano chtufeal tempo della pace? & in tempo di guerra erano aperte . Et fciolto lo hanno fatto ancora > come fi vedc efser ftaro defcritto da Petronio,ouecoroiicidafcriueredella guerra ciuile.ma p ecro ^ ritornando a Marce, pofero alcuni al fuo carro quattro Caualli tanto ternbilH& D io . fcr3d,chefpirauano ftioco. E fcriue Ifidoro.che fu ficto talhora per Marte col pettD nudo>perchequalunque va in battaglia dee andarui con animo di douer- fi franca oncnte efporre a tutti i pericoli . Legged appreflb di Hcrodoto, che Heroic. gliScithiadorauanornoltiDei.rnanon feccro perd tempij.nd altari.neGmu- to. lacri aialtri, che a M arte, bench e ficnficatf^o poi a tutti ad vn oiedeiimo Sactifi- moJo.qualnipare.che ti:riti diefs:triferito, &era tale. St tua la vlctimaco pieliJtnanti legati. &il factific.tore le veniua di dietro , &dauaksulate' D ^ c « Ktj&cadea lolsi.eglichiamiuiq^l Dio, cui Iafacrificaua, poilemetteua vh laccio al collo , cclqmle intorti^Wandolo con cecco baftone la fttangolau: s O < fcot> cionota* / HO- Imagi&J 66 i Dkl Vitu'ma <$i Marte. Simula- cro di Mine. CaU di ilarte* Imagine delh Difcordkt fecondo ^irilidey ii quite perU fmitoili efetci fk tacclatx dal Cielo, ni fu imiitnta con gti aim Dei alh noitfe di Pelei, e Te- tidegemtori dt Achillea accib eon fuoi veneni nonle titr'baffe ; t. pur le turbo colgettar del^pqmo d'oroftgnificante, che alii machinatori non mancano oc- cafionx di difcordie . z fccrticatala poi,la inetteua a cuocerc al fuoco fatio dcllc ofsadellabcftiame- defima,hauendcne lcuata prima tutta la carne , perche It Scithia ha careftia gtande di legna, & fctallhoraanconon baueacerti loto pai uoli,meneu j la car* ne tutta con acqua n.lmedefimo vtn- ninode!iabcftia>& quiuila faccuabolli- tcionde la ftefsa vit« timafifaceua fuoco di femedefima >& cuoceua (i anco in fe medefiraa • Fatto quelle il Sacetdotc otftriuapoi il facri- ficiotl Diodicuie- ra. Et fra l'altre be- ftie»chc facr.ficaua- no quelle genu * il Caualioera vittiraa principale»maffima mentcdi Marcc, il cu» tempio perche lepioggie»& I* rm- la temperie dell'aria di quel paefc Ioguafhuanopretto, rifaceuano agni anno in quedo modo . Raccoglieuaao in fie me ce no cinqua nta catra di farmenti* e ne faceuano come vn gran legnaio in qu*ntOjche;datrc lati era alto.&il quarto veniua abbafsandofi in modo, che per lafipoteua commodamente andare dii Copra, ouc metteuanocertocoltelloda bro vfato, &derro Acinace»che for* feera,comevnafcimitatra,efucoItel!o propriode' Perfiani. Queftoa loro era il fimulacro di Martcquefto adorauano,& a quefto faceuano pis frequent! facrificij.che ad alcun'altroDto.Come faceuano qudli dell' Arabia PetreaJecon do che riierilceSuida»acerta pietranegra, 8c quadra fenzaaltra figura > alta quartro,& larga duo piedi,che ftauasu vna bafe d'oro, perche Thaueuarco per il vcro fimulacrodi Marre.che da loroera principal mente adoraKK Defcti- uendo Statio la cafa di Marret la finge eflere in Thracia^oue egli anco nacque* come ho detto,perche !e genti di que! paefe anaano aflai laguertajche fia tutta di • De gli Amkhi, 211 di ferro Ron lucido,e rii"plcndente,n£ anco ruginofo.e fofco,ma quafi affocatov & che a rifguardai la folamente fpauenta, & attnita. Quiui fono I'impetuofo furore, lira arrabbiara > la empitta crudele » il pailido Timore , le occuite Infidic, che vsnno di n aftc do > ne L fciano vedere altrut gli acuti coltelli , che tengonocoperti, & la Difcordia; rmara an be le mani di tsglicntefcrro. Que- (la fudagliantichi pofta fta que' Dei, che adcrauano » ncn perchc poteffero giouare , ma accioche nonnoceflero, perciocheouunque ella fi troua, non c ipai p.iccne npo(o>& Gioue per quefto lacaceiodi Initio, ne fu cbiameta Difcor- allenozzediTetidc,&d> Peleo.cueeranoquafi tuttigli altri Dei, di che ella ds'a • fdegnata gutdfraquelliil pomodonde nacque la rouina di Troiapelgiudicio Virgilio. che ne fee? Paride. Era la Difcordia tatta in forma di Fwia infetnale, come la defcriue Virgilio> quando dice : j4nnoda,eftrtngeala Difcordia panzd 11 crin vipcrco fangmnofa benda . Et il medefimo ne dale Petronio, Anftide la finge vna donna* che ha il capo alto, lelabbra liuide, e frnoite, gli occhi biechi , guafti , & pregnidilagrime, cbedelcontinuonganolepallidegocejnon cieneasele mani mat ; & e pre ftifllmaal moucrle, porta vncoltcllocacciatonel petto, & ha legambe torte: & i piedi fo trill, "^ intornovna tenebrofa,& ofcura nebbia* che a guifa di retelacircondatutta. Paufaniafcriue, che da vn lato dell'arca di Cipfelo era* Paufania, no intagliati Aiace , & Hettore.quali combatteuano mfieme alia prefenza o el- la Difcordia, ch'era quiui loto apprelTo ♦& era vna donna di faccia brutuiTima. Ne altra ne dice > e meno come la facelle Califonte Samio, il quale com'ei fog- giungcad eflempiodiquella la dipinfcneltempiodi Diana Efeila, oue fece laguerra.chefupccolungi dalle nauide'Gteci. Machidagli anticbinon sa fate rittatto delta Difcotdia ,lo faccia da quello,che n'hanno detro i modern!, e tra qucfti ancora ccntentift deli'Ariofto folc.il quale benidimo la dipinge.quan Arioflo* do ei fa. che 1'Angelo Michele la va a ttouare *, e dice cosi . La conobbe al veftir di color cento J crtni hauca qual d'oro, e qual d\irgent$ Fatto a lifle inegualh & infinite » E neri» ebtgi, e hauer pareano ttte Chor la cuoprono , hor no , che i paffh Altri m treccia,altrt in naflro eran ran e'l vento colti, Le gieno aprendo ch'crano fdrnfeite, Atolti a le f$alle,alcuni al petto fcio fit * Rifonauapoi ilpalagio diMartetuttodi minaccieuoli voci,e vi ftaua nel Palagio mezola Virtu mcfta, & addolorata,& alio incontro fi moftraua licto il Furore, di Marte. Qui fedeua la Morte con il vifoinfanguinato , cV era su gli altari il fatigue (par- fondle crudcli battaglicdel quale era fatco facrificioal terribile Dioconilfuo co toho dalle abbrucciate Citta. Et iniornointornoftauano appefele fpoglie riportate quafi da ogni parte del mondo,e per le mura,e su le porte cran'in- taglutevccifioni-, abbrucciamenti,& altreroinccheportano leco le gue tre . Quefto e tutto il difegno.che faStatiodella cafa di Matte, la ftatoa del quale c e d" teneuano Icgatai Laccdemonij > come tecita Paufania, con ftretti nodi, pen- ^ a r r e Ic- fandodirfntrein quelmodolui ancora, si che da lcro non parade mai, e gli p ata . hauefle da fatepoi col fauor Aio vinciroii«nogniguerra:& llmtdefimofecero molte altre nttioni areola, & i Romani paiimentc legauano alcuni fimulacri, p e j u&£ & mafiimamentedique' Dci,alliqualieraraccoroandata la Citta. lrrpetoche n - # ditantj Deiadoraii da gliantichi vno,6duene haueuaciafcheduna citta, che Dcichta- la g uardauano piude gli alrri, e temeuanofinoine,micidiorTendere quePi.Da man* fuo che vennc la vfar.za dicl.iamare fucri, cV: inuitarafecon ccrtepatoleacioor- ri dellc diuae, e-dette dal 5fcCtrdorf , gli DcKUflodidiqucllacitta, alia quale fi fa- citta. O 2. ccua 212 Imagini deiDei Numeoc cuitato. Q. Cur* tio. A polio le gato. Victoria . ceua la guerra,rooflrando in quefta guifa di-ncn volere la gsra co* DenE perc ib non vol Itro i I on«r,i»t be vnqua fi lapeile il v» ro ncmc del Die ,cuj era data ia cittiiDgu^rdia partuclart,acciccbe cbiamatcd'nenricjnonfcn'ardafle. Et ouc V'rgiljoncma lanudre. Veftacuficdedel TebroAdiRcma>Struionrta checide derto pceti- amcnte,non the quel folic il neme prcpricdelveroNu- mt di Re ma, perche (oggiuogc egH le leggi dclla teligione Don voleuanoj che h fapefle,& tu fatten orire per mano di gtuftma vn Tribunodella plcbe.che hebbe ardire d» nomailc.Perchcdusciie rofc no ofletuate fempre interan cntc da ogni vno le (acre le^gijtercuai oglitmuhi Jegatislcur 1 Lei,accic chent r, partiflero da lero.ccrre recitaQumtoCurticcht quillrdj TironcJIa Femcia legarono con catene d'oro il fin ulacro di /\pollo,vno dc i fuci Dei principalis 1'attacarono all'altare di Htrcolccui era racct msndatala Cuta,ccme ch'ei 1'ha- uefle da ritenere,che non fe ne andat7e,pcrche vn C kradmo diise d'hauerlo vi- Ooio fogno, chc abbandoraua lacirta»c feneandc.ua via, vnavekache Alef- Vittorta ftndro vi eraintorno pcrefpugnarla. A che mi pare, the It ccnfacciqueitocbe fenza ali. faccuano gli A thenieh tenendo la Vittoru fen2a a)i> ont fi legge apprciso di Heliodo- Paufania.acciocheellanon fe ne volalse via*6Y haucua quefta come dice Helio- ro. dcro»nella deftra vn rnelagrancA vn'elmoQelladniftra. Eti Ron>£ni,accioi ch'ella ftcfse piuvolonticriconloro.ledierono perfuofeggio il Campidcglfo (come fcriue LiuioJ & le dedicareno il rempicdi G»cue Ottimo Mi.fi R7o> quando Gierone, dopo 'a rctta,che hebbeto da' Cartagincil a Canne, ne man- do loro a denare vna tutta d'oro con altri doni di no! to prezzo, iiqualic/rs n- rnandarono tutti,& ritennerofoloil fimulacrodella Vittoiia per bucnoaugu- rio. Quefta fu fatta per Jo piu dagliantichi con i'aii in forma di belia Vcrginc, che fe ne voli per l'aria,& con 1'vna mano pc rga vna corona di Laurc, < ucto di bianco V ! iuo»e nell'altra tenga vn lamodiPalma, comenelleantiche meda- glie m vede>& ne* marmi antichi, & talhora la veggiamo con la corona tola , & talhoracol fcloramodellaPalma. La fecero fouente iRomanicol ramodel Laura in mano, perche htbberoanccqueftofoio per fegnodi Vittr ria> & to meueu;,no con quelle Icttere*chene pertauano le rcuei»e,c facendi « alle- grezza di qualche Vitrcria andauano a porne alcune foglie nel grtmbo di Gic- ue Ottiroc M-, ff mo, & i pmdegni Capitamtrionrandofe ne factuano coro- na. Quell) di Egiitonelle Icrofacrt letttremt ftiau^noia Vittctiaccn l'/iqui- Is 3 perche quefta vmcedi v?loretutti glialrri vccelii, oVchc venne forfe, ^hc fra tuttcleaitre irfegncche pcrtauano i Roma ni alia gucira nelle bandit ie, Infegne I'AquiJafulapimcipalccV lapiuftequcntt imperoche fi leggeche pertauano de' Ro-» ancoi' Lupo* perche era befbadi Marrejpcirauanoil Minorauro, per mi ftra- mani. fcihe'lconfighodel Capitanoc* ogni flic dilcgnoccsihadaftareocculto,co- me ftaua quella beftia nel Lsbt f intc A 1) Pf re o pcrtauano ancora,per< he ferza queftonon fifaceuamaitrrgns ( ne fifrvmaual* pactjoV vi vfauanocofi fatta Cerimo- cirimoma. Trouauarfl in fume alcum a ci6 deputati dal.\na» dc dall'altra nie della P attc ^ fc!f ro,chc crene per fare Pace, 67rcgua>c\ ilSacerdcte. cuier?. dtto tregua, 6 cjuefto officio, 6V cbi maur-li Feci^le aipoa.cune fclcnni parole-, & d'hauct pace., recitatoleccnuenri( ri,& pattifralcro accords ti.feiiua con ccrtapietra,cV vc- cideuavn Pctco, ch'eracjuiui prefer te pcrqteftc, prrgandc Gicucchc ccfi volefle ferite quaiunque di icro haui fsr prima lotto la ci' di ceito vclo, 6 Zerdado che era, cemc a pinte a di t ofiri *et >;mo Jaccrnettadel Gf ncrale, d»i6fclen benche folic dicafabafla.e vile . Ciro ancora portd AquHairr vn'Aquila d'oro co fegna de* Tali aperte* come Perfi; fcriue Xenofonte. in capo di vna lun* ga hafta»e gli altci Re de' Perfi la por- tarono panmente poi fempre . Pau- f^nia dicccbc nel teropio di Gioue appreflo de' Lacedemoni erano due Aqui- le, che p .rtaumo due Vittorie, ciafcheduna la fua, le quali haueua ofTerto qui- ui Lifindro pet memoria di hauer due volte vintogli Arheniefi. Nel grande Atheneo* fpettacolo, che funpprefentatoda Tolomeo Filadelfo (ilche racconta Athe- ncoper cofa najnc* lofaj erano alcune Vittorie con leal*, che haueuanovefti tefluce adiuerfi a ni mil', con mold ornamenti d'oro attotno»e pottauanoin manoturibuh d'oro fatti afoglie di hedera, forfe perche feruiuano allhora a Bacco, andauano dinanzi di vn'altare ornato p m men te di rami di hedera fatti d'oro. Claudiano.quando huda Stilicone.defcriue la Victoria vefttta di trofei Claudia- con la verde palma in mano.e con le ali a gli homeri.le quali moftrano gl'incer* no • ti fucceffi delle gu rre, c^nci fi* che fouenre la Vittoria pareefferdairvna p irte,e fubito dall'altra,& al vindtoreaccrefceforza,& fallo viuere lungamen- te ncllamemorii de' oofteti, fi come la Palma fiririforza contra ognipefo.che lefii pofto fopra, ne* fi corrompeil fuo legno, come gh altri,&le fuefoglie ftan.no verdi lun go tempo. £c perche il fine deile guerre e dubbiof <>, fu O $ chia* Vittoria De a com mune. Pro den :io. Cauallo faerificaw to. AnJmali di Marte. 314 Imagini de i Pei imagine della VitfrU armata,& dell a medefima fen^n ale. La prim* ifdt- • fci per rapprefentare le caufe di eff*>cbe fono fatica e fudpre . La feconda, il defUe'nodiquelltj checift U figurmanpyche era dinon.efferc Mando* natidalU iPittoria • chiamata ii Vitto- ria Dea commune t coraeche ella fia nel mezo> & fi acccfti a t hi mcgiio la sa u- rare a fe . Ec Marte perqudtapariraen- te fu detco Dio com muncpercheftani- mici e commune il viucerej&l'cfler via to. Hanno anco fac- ta alcuni la Vittoria armata , allegra, & gioconda nell'afpet- to,ma tutta pienadt polue , & di fudore, & che porge conic mam infangum .tc le fpog!ie,cgli pri- gioni a'vincitoii.Di coftei>& dichil'ado raua,penfaodochc'l fauor luo gli hauede da valere, fi fabeffe Prudetio Poeta chti ftiano.fc: diccchc fi ha da ct rcare !a Vit- toiia dali'eterno , e vero Dice della vir- tu propria. £ non da quella*che le [ciocche genti Ctnta a trauerfo al petto il fottilpaftnot Finfero befla, giouane, & ardita, Che la vefte, e da heue vento moffa Cobiodicrim bofannodatiyhor fcioltt, Ondeggia s)> cbtl bianco pie fi fcuopre, Et Manco da Marte, come faceuanogii antichi Romani, che facrificarrdo- gliquel cauallo* che nel ccrfo fofse ftato piu vincirore, voIeii3no moftrate di rtconofcere da lui la virtoria, benche dicano alrunis cbc quello ft faceua pec punire la velocita, della quaje altracofa non e, che meglio atuti cbi fugge*6£ per dare a.l intender.che non bifogna fperaie nel filggfec . Oltre di cio furono diria Marte quando in facrificio, e quando in conpagnia folamente diuerli anima'ijcomeil Cane»&il Lupo, chefi ponoo aggiungere alia fua imagine: quello perche e feroce, come fcnue Paufa.ni a. & il piu forte de gli altri animali, che ftanno con rhuomo;quefto ouero perche,co Tie egli ha rato buoa'occbio f che vi vede di notre* c- >fi hanno da vedere afsai g : t accorti Capitani, accioche «on cafchino nelle occulte in(idie de' nim:cij ouero perche e dinatura fua rapa- Dcgli'Antichi. 21? ca pace, & volonrieri vecide,& fa fangue, ccfe time confacientifi al Dio delfc gucire: al quale fu dato fragli vccclli iJ Gallo, per moflrare la vigilanza,che ha da eflercne'foldat^oueramtnte perche; come raccontano le fauole, &chc fcnue Luciano, Alctrione foldato aflaiben caroa Marte fti mutatoda lui ia quefto vccello, perchc non fece la buona guardia,che ei gli haueua coroanda- to la nottc, che ftaua in letro con Venerc» onde fenza, che ei fe he aiiedefTejcn- tro Volcano nclIacamcra,cVgittai'aloi;ofcpra libefliffima rere g|i prcfe*cofi abbracciati infieme comeerano. L'Auoltoioancora fudatoa Matrfc perVhe Auoltoia di luifi l«gge,chcfeguitaconauidira gtandilTmar corpimcrti, e p rcio va J^ crat0 * dietro aglicflerciti, come che lanaturagli habbiainfegnato»chequeftifi met- Wane . tono infieme per fare delle vcci fibni. Anzi gli ha wfegnato di piu tncr r?ich'ei si, come fcriue Phnicdi tre, ediquattro,& afcunidiceno di ferte di puma che fifaccia,oue ha da elTere il fatto d';>rme,& conofcere da qual parte ne babbia da morire piu, & a quelia va guardando piu fempre, che all'altra* come che ; qUindi gli li apparecchi preda maggiore • Da che venrcche foleu»no antica- mente I Re mandate, qu.indo fi metteuanoall'ordine con gli elicit u: per fare facto d'armc, a fpure oue guardauano piu li Auoltoi, da cio facendo giudino poi da qual parte douelTe efle're la vittoria . Dipingefi con Marte il Pico snen- pfeco ve- ra aHe volte,onde fu chiamato Pico Mattio,come che proprio fofse di Marte, ctl'o di ofia perchc, come quefto vccello percotendo col forte becco il duro rcucre Marte. locaua, coli con Ic fpetTe battetiei foldatuanto battono lemura delle Cuta, che fi fannoftrada per forzada poterui enrraredentro»ouero perche quefio vccello era ofseruato molto ne gli augurij, alii quali, pare, che i foldati ponga- no mente afsai-, anzi cofi vi attendeua ogni vno anticamente » che non ps>re- uanofaptre farecofaalcunao publica,6priuata, fe non ne pigliauano prima augunoinqu.de he roodo,come iodiffi gianel Fiauio»oueraccontai anco il modo.chc vfauano gli antichinel pig'iare gliaugurij. De gli albeti non he trouato fin qui,chene fofse confecrato a Marte* come fuo proprio, ma delta Gramigaahoben letto,chea lui la dicronogli anrirhi, fcife perche,come fcri- ue il Boccaccio, qucftanafce perlopiune* luochifpatiofi, & aperti, oue fo- Boccac- gliono quafi fempre accamparfi gli eiserciti. E non hebbero i Roman! ccrona cio. piu degna, ne di maggiore honore di quelia della Gramigna , che dauano a Grami- quelli fol-itmnte.che in qualcheeftremo pericolo hauefsero faluato tutto Te- § na data feicito, dfi bauefsero leuato I'afsediod'sttorno. Ne mi refta a dire altro di * Marte. Martcfe non ch'io non voglio tacere la folenne fefla,chc a fuo bonoreera fat- ta in Paprcmo citta dello Egitto,perche mi parcche la cerimonia raccontata da Herodoto meritidiefserenferita. Hora.venutoil tempo della fefta, nel qual Herodo. andauano qu&fitutte le gentidel paefe alia citta, ch'io diiT',a!cuni pochi Sccer- to. doti ftauan nel tempiointornoaglialtan a faregli facrificij, e 1'dltre cofe ap- Fefta di partenentiaquefti,eg!i altntutti fi mccteuanoalle porte del mcdefimo tern- Marte. piocon buonemazze di legno in mano,conrra li quali andauano da millt huo- mini dc' itranitri venuti 6i fuon alia ftfia con grofH baftoni pariruente in ma- no, Quefti hsuendoil diinnanzi apparecchiatovn gran tabernacolodi legno Cen'mo- tutto dotato con deniroil firr.ulacro di Martue poftolo su vn carro dj quanro nia ndico ruote ticato da certi pochi di lore, voleuanoentrare con efsonel tempio, &. i ">!*•< Sacerdoti,che etanoalle potte.lo victauano lorcondecominci uanoab^ttettl quiui ftranamente con baftoni non volendo gli vni, che quel Dio ei tiafse nel tempio.cx sforzandofi gli altri di farglielo cntrare,come f aceuano pur'a fine. E benche fi defsero di fconciemazzate su ia tefta, e molti di loione reft«»fitro rmlamence feriri, non ne moriua pcro alcuno mai . Ft fu la cofa crdmara in , O 4 quefto ' 2l6 Imagini de i Dei Imagine diBacce fignificante li varijeffetti del vino del quale effe ft /V««e»* tore, & di pm gli efietti della vbbriache^ga, che fono riueiauoni di cofe occults furore, hbtdme, & ftmilt . Qjtefli con Hercole tutti due Thebani, & figlmolidiGtoue 3 di gloria tutu %Cantichi fitperarono . queftomodo) perche diflero gh antichi, che habitandolamadredtMarte in quel tcmpio»egli facto gia grande viando pergiacerhcon ld,tna i Sacerdoti acconifi diciottie fapendo peroch'ci fol1e,non lolafciaronoentrare.onde fu sforzato di andarfenej rna non dopo molto hauendo raccoico fecogente di ctr- ca cicta quindi poco Ion tan 3, rit« mo, e date di buone bufse a' Sacerdoti entio a difpetto ioto a tare il fuo piacere della madre . Qoefto e il fatto rappiefenta- tonellacetimonia>ch , io hodetto, laqualc nonedubl ic»cbecomicnc in fe qualche miiteric-i mapoiche Herodotonon 1'ha detto>ne 10 lo tifenfco>& Ia- fcio cercarlo a chi e curiofodi (aperlo. tt inqutlta vece ditodi certaaltra cenmonia fcritta parimente da Heiodcto,cht in parte c fimile alia gia den.., & Fefta di eta fatta in, honoredi Minerua, accioche col noire di coftei fi metta fine alia Minerua. imagine, cbe dal nome fuo fu cominciata . Celebraua(i queftaogni anno in certa patte deH'AfTrica intornoalia PaIudcTntonide»oueal tempo deputato alia fefta fi congregauano quad tutte 1c giouani pulzeilc del paefc,& quiui par* dtefi come in due erdtnanze di foldati combatteuano fieramente inncme con pietre.e con baftoni»& quella che per commune giudicio fi folse moftrata $ib valorofa»& hauefseroenatomeglio le mam*tra toita da tutte l'altte,c portata in difparte l'atmauano tutra con vn btll'elmo in capo* 6V pottala fopta vn carro la menauano tutte ali'intorno della paludce tuite l'accompagnauanoconfo- Jenne pompa J & quelle che leftauano mc rte in qutfta zufta perche foucnte ve nemonuano mohcerano credutenonefser ft&te vcramente verginijcV cbe Minerua Minerua lehauefse lafcrateperire. lmpeiech'ellafuvergineferoprcconciofia Ye gine. chela veiafapienzamoftratatalhoraperleinoftntemacchiaalcunadtlla cofe mor- De gU* Antichi. ai? IPOtta1i,e fia firm pre in fc tutra pura,& monda.tr fu efsf ruato anco bc* factifici) di Minerua di dar Jo vinirre pure, chc eraro ralhora vna Agnclla, talhora *n Toro bunco, etalhoravna giouencaindomita con le come dorate.per moftra le.che la Verginita no c foggetta a! giogo de'.Ia !ihidine,ck c tutra pura ccadida BACCHO. BEnche fi trouii chc Baccho folic vn'ardito Capitano • & digran valore,& che foggiogafTcdiuerfensttonij nondimenonontantcptrqueitcfuce- Lbrc ii nor.ie fuoapprefio dc gli antichi, quanto petche fucredutoriirouatore delvino.&chcinnanziatuttigli altti nc hauefse nooftrato l'vfo a* morta- ls onde come Dio l'adoraronopoi,nc Baccho folamente.roa'Dionifio anco- Baeerio £ tit&c hbcro padre loehiamareno, & Lenco, & Lieo lodifseto t efprimendo piu co» tnlui con dtuetfi cognomi* gii efietd, chc fain tioi il vino, come mcftretdi gnomi. fecondocheverraapropofiroindifcgnando lafua imagine the til da gli an- tichi rapprcfentata in moltifimulacti,&in diuerfc ftatoe quando ad va mo- do. e quando ad vn'alno j percicche la fecero talhorain fcrma di tenero fanciullo, talhotadi fttoce giouane , talhoradi debole vecchio , nuda allc volte,& allc volte vefiita, & quando ccn carro, c quando fenza.Onde File- pjioflra* ftrato fiiiuc nel'atauola.cheeifadi Anadna , chemoltofono i modi dafar to . conofcer Baccho perchilodipingc,dcolpifce. Perche vna ghitlanda dihedera Baccho con le Cue coccole rooflra » che egli e Baccho* due piccole cornette parimente. di diucr. chc fpuntino dalle tempie.fanno ilmedcfimo,6c vna Panteta ancora,che gli fi ketl . mette appreflo.Lc quad cofe per lo piu fono titate dalla natura del vincdel qua le intendooo fpcfso i Poeti ("otto il nome di Baccho, perche, come difTuei ne fu Vino in» crcduto il ritrouatore, moftrando a'mortah gia da principio.come fi haueuano tefo pec da raccoghet l'vue dalle viti ,; e fpremere Ii dolce fucco tantograto>& vtile an- Bacco * cora a chi temperatamente l'vfa, fi come a gli difordinati beuitori apporta gra- uilTimi danm : il che motlrarono gli antichi nellc imagmi di Baccho . Impero- che facendolo nudo voleuano dire,chc'l vmo,& la vbbriachezza fpeflo fcuoprc quelle che tenutofu prima oceuco con non pocadiligenza 1 -, onde ne nacque il proutrbio . Che la vetita fta nel vino » come ho dttto io ancora altra volta gia patlando del Ttipcde . fct il medefimo fignificaua la ftatoa di coftui Bacco per fattam forma di vecchio con il capo caluoj & quafi tutto pelato > olire che che vec«* moftrauaancoia,che'l troppo berc afTretta lavecchiaia: & che in quefta eta chio. beonoafiai glihuomini. Perciochenonper altrc inuecchiamo, Tenon perche i'humido naturale maca in noi,& cerchiamo di riporcelo con il vincma ci hab- biomo fpeflo,perche bene e humido il vino in fatti,ma e taco caldo poi di virtu» & inpotcre, che fecca, & afciuga rnohopm, che non accrefcc humidita,comc dice Galenode' gran beuitori, che piu accendono la fete, & lafannoroaggio- re, memrcchc piu beendo cercano di efhnguerla, ex: leuarla via. Onde perche il vinorifcalda, dicefi che fufatta la imagine di Baccho perlo piu di giouane fenzabarba, allegro, & giocondo. Cui fi rafimiglia rr.olto Ccrro, che fu CoaiO: appreflb de gli antichi il Dio dc i Cenuiuij , percioche la imagine fua eta pari* mente di giouane, cui cominci appanre, la prima lauugine, come lodefctiuc Filofiratoin vna tauola,ch'eita (eloper lui, metier colo alia pottadi vna ca- mera , cue era (taroceltbuto vn lkto.e btlCcriuiuioper due fpeii , li quali gia Oauano in letto a goderfi gli arr.crofi frutti. Eglfera dclicato, e tutto molle t & rubicodo nel vifo,pcrche haueua beuuto troppc 3 si che in briacaicfi no po- tcua tenerc gli occbi aperti,ma cosi in pie in pie dcrmiua,lalciandofi caderc la colon- 2lS ImagioideiDei tf§ Fioriqua do vfe'i da gli an f iciii . 6 a ceo ca po deile Mufe. Acqua poli a nel Vino , Imagine di Como Dio de Comiuijifecendo Filoflrato, ftgniftcanteyche li Comlti modefii allegiano li buomtm & fueghando li fpiritt li fanno diuenir arditi, & che all'incontro rimmoderato cibo fal'huomo fonnoknto , irtetto jottuji d , mdegno,& debate di corpo . coIorirafaeciasu*l petto, & la (iniHra mano, con la qua* le ei ftaua appog- giatoad vnahafta, parcua eadcrepa- nmente,comcpa« reua poi> che da'Ia deftra git cadeffc pur'anco vna facel laardente, ch'citc neua con quefta* dc gia era -ndata coll giu.che gli ba- uerebbe bruceiata laga'mba,fepkga- ta non 1'haueiTe in diuerfa parte. Era poi quiui rfintor- no pieno'Ogni co- fa di fieri , & cflb Dio panmence ne haueua vna ghir- landa in capo>per- chei fin fonofe- gni dikcina»6cdi fpenfieratczza.per direcofi,& percio gli vfauano gli an- tichine'Conuiuij, ouehanno da c Ac- re gli huomini lieti,& fpenficratije non folamente ne faceuano ghirlande a loro ftcfluma a j v . fi ancora.cnde beeuano:per la quale ccfa non meno conue niua- no i riori a Baccho,che a Como,come moftrero poi,che he ra ntotno a dire,che egli era giouine, allegro, & giocondo, perche bcendo gli hu< mini temperata* rnentefueglianoglifpiriti, & pm arditi diuentano»& piulieri-,c fonoetiandio creduti eflerdi migliore ingegno allhora. Da che venne»che fecero gh antichi cofi Baccho } capo & guida deile Mufe, come Apollo . F. non meno furonogia coronati i Poeti di hedera confecrati a Baccho,che di Lauro pianta di Apollo. Onde finfero le fauo!e,chc fofle alleuato Baccho dalle Mufe in NifaJuoco pia- ceuoIuTimodell'ArabiajdalqualefupoidettoDionifio.DacoftuijCoraerifcnfce Atheneo, imparo Anfim'one Re de gli Athenien innazi a tuiti gli altri di porre acqua nel vino.che fu di granditfimogiouamente a' mortals e percio nel tepio deile Hore gli drizzo vn'alurejperchc queficche fono le ftagioni dell*anno,cc> roe nella loro imagine e ftatodttto,fannoche Iavitecrefce>c produce il frutto. Et appreflb ve ne pofe vn'ahro allc Ninfejcome per ricordq»chc fi douefle vfare il DegliAnticbi . 2ip il vino tempeiato; conciofiache per quelle s'intcndonofoueote leacque dct fonci , e dei fiu mi , chc fono buone a bere, & perche ancora le Mufe , Jc quali fono (petto le medefirae con le Ninfcfurono ( come di(Ti) le nurrici di Dioni- fio, fi come Sileno nefuilpedagogo,ondc vacon luifemprc, portatoda vn'a- sileno* fincsi per ia eta.perche gli era motto vecchio>si*perche era anco vbbnaco per lo piu,comc mottro c hi fece la vbbnachezza -, chegli d«jua bere appreffo de gii Elei inceitoluo tempio,chefu di lui folo, fecondo che fctiue Paufania, non p au f a ;,; commune con Baccho, cpme erano tutti gli altn permoftcare forfe* che pari nUa era la virtu d'ambi loro. Onde Sileno fi fa gran coniighere di Baccho apprcflo di Plauro, cfsendo comparfo in fcena a cauallo in vn'afino a recitate il prologo dcllc Bacchide,e diccche fono femprc anundui di vn medefimo volere:& faf- fi anco Dio deila Natura, del principi) della quale Virgilio lo fa cantare sforza- jodaduoSatitetti, & da vnabella Ninfa, liquali hauendolo trouaro dormire in ct no antra bene vbbnaco , con vn gran va(o da bere a canto # lo legarono con le fue ghirlande prop. ie teflute di varij hon.che gli erano cadure di capo,& la belaNinfa gli tinfe Iafaccia»che haueua le vene tune gonnedi vino, con fanguignemoredi che egli rife, e moftrodihauerne placet e, pofciache fufue- gliato. Et pateua,chequeftebefticnonvolefserodirequelio,chefapeua fenon sfotzstamente.Onde fi legge che Mida Re della Frjgia volendo gia intendcre jviida Re. alcuna cofanon tuppomanittftaagli huomini,fece lacacciavn pezzoadvno di qu- Tti Silem>& lo prefe all'vltimo all'cdcre del vino,ch'egli largamente fpar fein certo fonte, qual Paufania fcriue, che a' fuoi tempi ancoraera moftratoper quefto. E Plutarco riferifce, che quel Re intefe da Sileno, che meglioaffai era pj u tarco. all'huom^morir prefto,che viuer lungamente. Haffi apprefsodi Phnio»che pjj n j 0# ndl'lfoladiParo»donde veniua quelbeiliffimomarmo bianco fpezzandoneal- cuni vn grtn pezzo,vitrouarono dentro la imagine di Sileno.LaqualfaciIrnen- refapracome foile fitta,chi oltre a quello, chene ho dettohoravedraquello, ched fegnando ia imagine di Pan, iodiiTi gia dei Satiri: perche Paufania fcri- ue, che quelli erano detti Sileni, pofciache erano veccbi, conciofiache inuec- chiauano, & monuano, fe bene erano ftimati Dei. Leggefi apprefso di Diodo- £); doro. ro.cbe mduemodifuronofjtteleftatoedi Baccho,&efal'vnaafsaifeuera con Baccho barbalunga, e Taitra bella difaccia, allegra, delicata, & giouine; intendendo {nducrno perquella, che'l vinobeuutofuori di miiurafagli huomini terribih»& iracon- d,. di, c perqueita.che gli fallen, e giocondibeuuto temperatamentf, lafciando hora da oarte , chenon ha ft^to vn Baccho folo, ma due,o fotfeancotre, per. che ao farebbe piu tofto volerc fcriuere hiftoria di lui che dipitigerlo. Macro- B ace h il bio il quale, come ho gia dettoaltre volte, vuole che per tuttii Dei llano intefe medefi— le virtu del Sole .intendendo pur'anco il medefimo di Baccho, dice, che fu mo, che la fua imagine fatta allc volte di fanciulIo,cx: alle volte di giouane, hora di huo- il Sole • rro con barba.chefia giunto gia alia eta perfetta,cV horadi vecchio , perche turte quefte dm- rfe eta (i veggono nel Solc.C6ciofia,the al tempo del Solftitio dtll'lnurrno, quando gia comincif.no igiorni a crefct re ft po(Tadire,eh'eglifia ptccoh fannulIo,& all'equinotrio della Primauera ha gia pigliato allai di for- z*. & e fatto giouine : & giunto ch'eg'i e al folfUtio della Efta.all'hota che non piu ponno crefcer i giorni, chuomodi etamtiera, & halabarba: ma perche d. indi poi comincia la fua luce a venirci iruncando, quali con quellamanchi- role fueforze ancota e fatto pofcia come vecchio.Et elTcndo alle (latoediBac- Cornadt cho negiunto lecorna ancota hannovolutoalcuni intendtreperqueftei rag- Bacco. gi drl Sole . Ma Dtodorofcriue.che cioera, perche-Baccbo fu it primo, che irjolirale a'mcrt;.licome haueuaioha giungerei Buoi in(ieme,mertergliallo Martii aratro, & con quefti coltiuare icarapi. Onde Martianogli metre nellad flra no. m no 220 Imagini de i Dei Imagine di Bacco fignificemte li etfetti del vino , del qttxle fit I'inuentove; & fecondo Microbe li vxrij effttti del Sole ejfendo dx hi per il Sole intefo* ewe la vxrietct delle fixgioni deUanno: & xninxU a lui facrAti , Athene^. Peril o. Cat 'j Ho, Muloaio. Bacco in forma di Toro . Vafi dico eo per be. re • Iheopo- po . mano vnafalce » ehe'moftea&a lacoltiuatione de i campt> come bo gia detto nella imagine di Ssturao. perchebifogna con quefta purgare l«vici, vo'cn« do che produchino vua largamente » & nella fimftra v» vaib d» bere, e lode- fcriue poi tutto giocottdo* e piaceuole nello afpetto. Inrendono alcuni per le corna 1'audacia.come che'l bere afl .ifacciagli buomini 2rdin,audac»Y & info- lcnti ancora moltc volte*che cofi dice Filofttato,Fc(to»e Porfinone Ma Athe- ne© meglio-di t titti moftta con 1'autorka di rnolti de gli antichi gh cfFettiHhit r- fi,che fa il vmo-in noiquandoe beuuto temperatamente , e qu mdone beuta* mo fuoridi mifuta: r & da Perfio firaccoglie,ch Catullo.& da altri Poeti,cbe ne i facrificijdi quefto Dio vfauanoi corm.Er Mufonio a quefto propofiro cofi fcri ue.NonJfolamentefuronadaie le corna a'Bacchcsma faegli ancora da akuni Poeti cbiamato-Toro, percbe f finfero le fauole , che Gioue mutato in ferpente giaceffe con Proferpina fua figlmofo , la quale pcrcid fatta grauida partori poi Baccbo in forma diToro.onde&ppreflodei Ciziceni la imagine fua fu-coofie cia di Toro r forfe pccche gli ancicbibceuano con le corna de i Buoi,/>uero cor* vafi fatci di corno , coneiofia cbe Theopompo ferine , cbe in Epko erano buoi con le corna tanro grandi,che fe nefaceuanoi vafi imieridabere, a iquali ac«> commodauano d» fopra alfantoreo del la bocca chi vn cercnio d*oro»& chi d'ar«< gento: efeguita ptc>iiandopoi per loteftimoniodimolti,cbe vfarono gli anti- chi le corna de i buoi in vece di vafi per bere»onde gli Atheniefi ancora beeua- no con cetti vafi di argenco fatci in foggia di couni.H mno oltre di cio vo'uto a] cam, che per le corna intendiamocerti pochicapelliychecharnbele parte del caoofcendeuano giu come a di noftri veggiamo hauere i Sacerdori Arrneni,li qo alt pot fot'.o rati fopra la trome, & alia nuca . E cofi vogliono intendc r , che fofle Dc gli Antichi. 221 Twagini di Bacco,' & delta pompajfefte.y & cerimonie bacchanali, tjr Thabito (telle Bacc be->c7rtcnadi fue feguact 3 ftgmficante,cbe li facrificij bacchanali pprfauan gCavimi dalle colpe t ccmeil vino li purga da pen fieri . fcfle fatta la ftatoa di Baccho.cV non che vcramentc haueftc lc ccrna.E dicono chc Lififtaco Re fu peuic parimentefattocon lcccrna.ccircfi vcdeinalcu- nc fue medaghe anrichc . Et alia ftatoa 6i Seleuco. cbe fu ccgnotxunato \\ic&- torttfuroro sneo fatte le coma, tcn.e iiferifce Suida ,non gia per qucfto, roa pirebe eflendo njggitovnToroda Alcflaridto,che era pofto perfacrifkarlo, e:Icprefe pcrltcorna> &lotenne fermo. CheBaccho poihaucflclechiome lunghe la mcili a Sencca» quando coh dice , Sen^a rergegna [targe i lunghi crir i Neftvcrgcgna ar.dar con Unto pajfo , Baa ho lajciuo c n. cllt>e luui 7 kit ft £ trarft aiitro l l amfia t e lunga vcfte> por la jcuotet- ao con trtmante n.ar;s. C mat a tuna di hatbarico oro . Perciothe Jo vtfiircnoakuna voltadihabitoferriBilcccmclofa Filoftra- to nella Taucla di fr\ iadns , qusndc lo dipinge , che vada a lci>con bclla vefte, pcrporca,iunga,e gunde>C\ ccrcr.atodi tele, Nc bifcgrauafarloin aitiagur- fa in quelle auc arrctofc, pcube fj.ii ardt ua pet cong ungeifi arnorcfanicme ccn Au^na, quando fu abandottatadalhelco, CLdequeOi tutti>che qua^i ftmpre aanoccr. lubtcmefen ire stdttdc tercci,diucife vaghc Nir.ie,Mleni» Saini SiJuani> & alui (in ill {liqus iccrre ftnue Suaboi e,erano n iniftii>& fepuacdi Baccho, c ibiftmauar.fi il chcro»elacc*npagmadi Ariadna,inta- gliata gia in rnarmo t lanco da Dedalo in C u ta,) lofeguiianogridando cc n vo- ci lie tc, corn e h iegge spprcflo di Gaulle AndauAtio jeottndo t rerai Thirfi. ' Ccn rittrti fer petti f cingeua , Ahuttuaicunile Jquareiatewtv Ira It rna {attthtlecaue ccfie Ltl Vm\l9 ^triauar.oy ir.a ^rtc Fetiat'f.octhh*!** thtmiftri, J mi" Lifiroaco Re Starua di Seleu- co. Seneca. Cnoro di ftriad na / Catullo* 222 Imaginl deiDei Imifltrid* gUempiindarnecerchi* E chi faceua Variarimbombart Chi percoten* con it aperte palme Con flrtdeuolt cornu e facean moiti I rifonamt timpanho con verghe De le ftraniere tibte vdir'il canto • Dtramc facea licue,e piccol fuono, Quefti eranoquafi tutti mifteri di Baccho >& cerimonie ,chc vfauano ncllc fue fefte, le quali da principo furono celebrate con pompatale. Eta portara Phallo. mnanzi vn'Anfora di vinocon rami di vite, & la fcguitaua chi fi traheua dietro vn capro : poi veniua chi potiaua vna cefta di aoci , & in vfimo era il Phalio, che fu la imagine del membro virile . Cosi laracconia Mutarco,oue parla.del- lacupidigiadelle ncchezze, laqualecomincida fprezzare quelle pouere cofe etiandio ne* Bacchanali. & introduce duo vafi d\ ro, pretiofe veils, e cam con raafcheratefontuofccome pudvederechi vuole appreflo di Atheneojchcde- fcr.ue vnadrquefte pompe Bacchanali ambitiofiffima, rapprefentata gia per Tolomeo Filadelfo.perche il nferirla hot'a me non fc tuirebbe air.ro che di pcr- Cribro di dcre tempo . Vfarono anco di pottare il cnbro dato a Baccho» e pofto tra le fue Baccho. cofe facre;perche,come dice Seruio.credeano gli annchi che gicuaffero mol- to i facramenti di Baccho, alia purgatione de gli ammi , & che per gli fuoi facri miiterii cofi foiTero quefti purgati, come fi purga il grano col cribto . £t il Boc- caccio riferifce , che credettero alcuni che folle facta qucfta purgatione ne gli Vbbria huomini con la vbbriachezza , la quale e il Sacramento di Baccho, perche paf- chezza fa fata,chefiapoiquefta,oconil vomitOjomaltromodojcVrsflettaiofiil ceruel- cramento Io,pare che l'animo fi habbia fcordato ogni trauaglio,& fpogliarofi tutti i noicfi di Bac-i penfieri rimangbi liero, e tranquillo, come dice Seneca ancota,oue fctiuc della ° i *h tranquillitadell'animo. Et hanno detto alcunhcricJSacchofuchiamaroLibe- p ,' er0 ro Padre , perche beendo latgaitientc I'huomo fi libera da* penfiert falUdiofi i & parla piu liberamente afTai, che quando e fobrio . Ma fono ftati aim, li quali hannovolurotch'ei folic piutoftochiamacocosidalla Liberta, della quale fu creduto Dio , perche, come fcriue Plutarco, ei combatte gia aflai per quefta. Da che venne, che vfarono gli antichi, come dice Seruio Copra Virgiho,di met- tere nelle Circa Iibere, per fegno certo di liberta , il fimulacro di M arfia , che fu vno de* Sarin miniftri di Baccho . Et fi legge appreflo di Plinio , che fu pofto in p.Muna- prigione Publio Munatio , perche leuodallaftatoadi Marfia vnaghirlandadi tio . fiori,& a Ce la pofe in capo. Di Marfia hanno anco detto le fauole,ch'ei fu fcorti- Marfia . catoda Appollo,perche lo sfidoafonarehauendotrouaTahi piua, che fugittata via da Minetna:di che pianfero tamo le Ninfe,e gli altri Satiti.chc fecero con le lagrime loroquel flume* che dal nomediluifu detto Marfia. Ma bventafu, che quefto era vn'ecccllcnte mufico , come riferifce Atheneo da Metrodcro, Suida . litrouatore della piua, il quale come fcriue Suida, vCcito di cetuelio fi gitt© ncl Hume , 5c quiuiafTbgo,chefupoCciadalnomefuo detto Marfia . Er Paufania fcriue, che nella rocca d'Athene fu vn fimulacto di Minerua, che batteua Mar- fia, perche haueua toitb su la piua gittata via da lei. Ma licornando alia veftc di Baccho , dicono ch'ella era di donna , perche il troppo bcre dcbilira le foize, Paufania- & fa I'huomo raolle, & eneruato, come femina. Onde Paufania fcriue » che appreflo de gli Elei nell'arca di Cipfallo era intaghatc Baccho ccn la barb»,con veftelunga giumfinoa terra > eche ftando agiacereinceitoantrccirccrda- tadaviti, & da altri arbori fruttifcri , pcrgeua vnatazza con rrano. lepgefi Bafiareo. ancora » che fu detto Baccho Badareodaccrta foitedi veftc lurga,cb'tgli vfa- ua, & che vfarono parimente iSacerdori pci ne' fuoi facnfjcijdttt? Bafla- ra,de certo luocodelU Livha j cue fi facea. ouero dalle pellidelle Volpichia- mate BalTare inTracia,cht fi mcr.euanc intctno le Bacchc.fucfcguaci* le quali i percii DcgliAmicU: 223 Imagine diSaeco trionfatore,& inuentore del Trionfo, doppo bauer fupera- ta I India, & del [no carro tirato da Ti$ri,& da Tantere con diner fe piante ■ dlui f aerate, & molti\ammaliancoraebe fignifican* lanaiura, & ef- fetti del vino,& ebrietd . pcr:i3furono pariroente dette Baflare. Menadeetiandio furono chiamare, che fi^nifica pazze,& furiofe, perche nelle fue fefte andauano con capei fparfi* & con Thirfi in mano , facendo arti da forfennatc > per tapprefentarecio, che fecero quelle fteile, quan do andarono con Bacchogia da principle allhora che rooftrandoftructo lafciuo , egli hebbe feco quafi vn'eflercito di valorofe femine peroprade'lequali, racntre che fcorreuatuttoil mondo opprefle alcuni Re. Ne folamente delle pelli delle Volpi> fi veftiuano quelle femine-, ma delle Pan- tere ancora per lo piu,& delle Tigri, portando in mano i\ Thirfo.c fpargendo le chiome al vento * !e quali cingeuano alle voice con ghirlanda di Hedera , & al« le volt- di btanca pioppa, perche fu qucftacreduta arbore infernal e, & che nata foitesu le ripe di Acheronte-, & pcrcio (a dectero gli anuchi alle mini* Pi'oppa ihz di Baccho, perche tennero im parimentc per Dio dell Inferno . Onde co« arbc re in m= hodetco giafinfero le fauole» ch'eifofse natodi Proferpina, ilehee vero, female . ogni volta,che fotcoil name di coftui s'incenda il Sole, del quale diflinella fua imagine, come talhonei fi pi^lia per Dioinfernalc. £ nelmedefimo mo- do, ch'io ho difsegnato le Bacche. fi fa fpefso Baccho;ancora> come lo defcri- Claudia*? uc CUuiiano, dicendo ; no Vftn Biccbi allegro, coronato , e cinto E^ti di vin pot madido col Thirfo D' Hedera trionfal, a cut le fpalle (le. Ferma U piante, e unel gir s'aita . Cuepre a" Hir carta Tigre borrida pel* FeroTada F.t quefto, che qui dice Claudiano del Thirfo, hannodetto alrri della Fero- ti a Bac- ia, che Baccho con efsifivafoftenendo in pie,&l!hannopo{tain mano atu'ti «ho f quelh, 224 Imagini dc i Dei Eufebio . quelli,che vanoo con lui.Di cfae rcnde Eufebio la ragionctolta da Diodoro.ds- Diodoro. ccndo checo u folic cofaehe gia da ptmcipio been do atlaiiiimbtiacaffero gli buoiuni,& peraocome forfennau,e pazzi t cniiTero fpelfo a rumorc inficme>$C conbaitoni groifie dun, fi ferilTero ftranamenre , on dene motiuano raplti« Baccho pecfuafc loto, che in vece di duri legni pottalTero Ic lieui ferole, pecchc fe benconquefte ti dauano, poi non ne feguitaua male alcuno, percbela fero- la e vna punca affai (imtie aila canna, & perche le foglic di ella (boo gtatiflimc a gli]Aunii fd dato, corns ferine Plinio, anco I'Aftno aqacl Dio, di cai era la Diodoro. ferola . Olcte di cio feciue Diodoro, cbe B accho (i atmaua nelle gueirc • & vfa- ua alle volte ancota di metterfi int jrno le pellt delle Pantere » perciochc non flie*lifenprevbbriaco,macombittc fpeiio, etanto valorofamente, che fa- peco molti i come lie acgo, Pentheo, & aim : foggiogo tucta la India, don* Trjonfo de ritomand jfene viacitore fopra ad vn'Elefante mend bel trionfo . Ne fi leg- ritrouato ge, che dinanzi alui alcun'altto hauede trionfaco mat delle vinte guerre, 6c pec da Bac— cio a Baccho, cornea prima trionfacore fu confeccaca la Pica, vccello garulo, cho. c loquace , perche ne i cnonfi gcidaua ogniuno » & ad ogniuno era lecito im- Picadata ptouerarc » a chi trionfaua gli fuoi vitij , &C gndando gli fi poteua dire ogni ma- ch CC ]^°' ' e ' coaie fcriueSuetonio di Cefate.Hanno ancora gli antichi datoa quetto Die* jl ir a:1 * la inuentione delle ghirlande, fecondo Phmo,il qual dice, che ci fail primo* te da Bac c ^ e ^ ne ^ acc ^ se *** Hedera .Onde AlelTandro Magno volendolo imitare quan- cho . do n torno vincitore dell'India , fece che il f jo efsetcico tutco fi corond di He* He Je ra dera • Quefta pianta fu data a Baccho per moke ragioni , come ne hanao fcrit- percheda to molti: Feftovuote, che cio fofse, perche eglie cosi giouane fempre > come r a a Bac quellae fempre verde^ oueropetche, come ella legatuttocio,ache(iappiglia cho* cosiil vino lega le humane menti. Plutarco dice, cbe l'Hederahainse cor« tavittu.e forza occulta > la quale rauoue l'humane menti di luoco , & quaS i'empidi furore, si che fenza bcre vino paiono pofcia gli huomini vbbnachi • Cido • La Hedera da i Greci e chiamata Ciffo j cifsare, ticando le loro parole al noftto vfo di dire , fignifica eller data alia Libidine , & per quefto fctiue Euftachio che fu data la Hedera a Baccho per fegno di libidine,alla quale fono gli huomini in- citati afsai dal vino , onde e per prouerbio anticho, che nulla puo Venece fenza Thirfo. Baccho. Quando rende Macrobiola ragione del Tbirfodato a Baccho>qual'era vna hafta con vno acuto fcrro in cima, attorniata di Hedera, dice che , moftra- aa la Hedera douere gli buommicoilacci della patienza legare l'ire, Scifuro- ri. onde fono tanto faciti a fare male altrui .perche quefta pianta crngc, e lega Diodoro. ouunquenafce. Serine Diodoro > che chiamauano quelli di Egittola Hedera pianta di Oftride > e glide, confecrarono come da lui nrrouata, nelle facre ceri- monie faccuano piu cento della Hedera (percbe a tutte le ftagioni h-a le foglie vetdi ) cbe delle vite » la quale at tempo delfrnuerno la perde. E fu quefto da gli anticbi ofseruato negli! altri arbori ancota , che ftanno vcrdi fempre, Sc percio a Vencrecon(ecratonoilMirto»&it Lauroad Appollo. Ne fa pet6 Baccho coronato fern pre di Hedera folamente,macon le foglie del Fico ancora alle vol re per memorta di vna Nmfa , la qvjale hsbbe nome Syca, che apprefso de Gve- ci vale if medefrmo, che Fico apponoi,a»T>ara gia dalawcomedtcono le fauo- le , & mutata poi in quefto arbore , coa\e fi leggc anco di Cifeo fanciulto da lut pur'amato ,che diuento poi Hedera ,& di Stap-hiie Nmfa , che meddirnamen- tefu cangiata in vice , quando egti I'amaua? onde non emarauiglia, fe gli futo- no pofcia grate turtequcfte piance,&fc voleua Cpefs^ hauernc ghitlande in capo:oltre che delle medefime gh adornauano gli antichiil carro,!o fcudoje ha- fte,e gh faceu.ino anco poi ghirlande col Narcifo alle volte»& alle volte con mo! ti altri dmerfi fiori, come lodeferiuonoiPoen.* c\* Diodorafcriue>che al tem- po DegliAntichi: 22; po della pace ne giornifolenni Baccho porraua belle vefti, molli, delicate, c time dipinre a fiori . Eca ragionefu ftiopianta la vice, come qudlacheptu fi confaconluidialcUna altra: perche fe Baccho moftrsil vino fpremuto dalle vus,chc aafconodalle viti,che altrofipud dtreac©(tui, che piugli fia pro- prio della vite; Per la quale caufaStatiofinge il fuocatto coperto,ecircondato Static*. tuttodi vite qaandodice. Gia s'attmcina a le mat erne mura Da fvn lato , e da I'altro van con lui, Baccho col carro tmto circondato, E leccano le briglte , egli altri awefi B coper to di vite le ? ant ere Di Vmo afperft le veloci Tigri . Del catro dato a Baccho, rendeil Boccaccio quefta ragione, che il troppo Timea viaofafpclfocofiaggirircil ceruelloa glihuomini ,comeiiagguanole ruocc Tauromt de'H&ni, di che ohrc alia ptoua, che fe ne vede tutto di , fa anco fede certa no- ni tano . uelletta aflai piaceuolc fctitta gia da Timeo Taarominitano,& liferita da Arhe- Nouella nepnelle fueccnc> dialcuni giouanidi Agrigcnto Citta della Sicilia,li quali piaceuo- ragunatifi abanchettare inficmem certa cafa vnafera,tantobeuerono,& mv- *?• . bnacaronfidisi fattamaniera ,checomincioloroapatcredietfere sii vnaGa- , . V . * lea, la quale fofle itcauamsnte agitata dalle turbate onde del mure, e cofi (i n ^ vol to loro il ceruello,chc anco ii difeguente penfauano tutti di cllere in gran fortuna di oiire : e temendonon (otic U Galea andafse a fondo,gittarono fuori dalle fineftre letti, tauole, banche, cafse, & cio che li tcouatono della mafseri- tia di cafa , parendotaro, che'l noccbiero lo comandalTe pec allegerirla . On- de i Sergcnti della giuftitia non fapendo,che cio fofse entrarono cola dentto , e trouarono tutti que' giouani trattifi chi qua, chr la per tetca, che niente fenti- uanoj &hauendoglitatito fcolfi,che paruerodeftarfipur'vn poco,dimanda- rono loro, che voleuanofare j &eifi rifpofero, che'l trauaglio del mare gli haueua si forte ttancati.che non poteuano piu,giontalafatica, che haueano fatta di mettere fuori di Naue le tante robbcebe la caricauano troppo>& io dif- fs vridiloro, peria gran paura, che ho hauuta, mi fono tirato qua fottocoper- ta . Quelli Sergenti voleaano pure fargh rauuedere della loro foilia , ms vifto, che perdeuano tempo, fe ne andatono, hauendo detto ioro, che fi guardaflero all'autnsredibarc piu diqucllo,che iuueiier* bifogno . Eti giouani ftupidt pur anco : Vi ringrariamo, diflero, & fe mai potiamo vfcire di tanta fortuna, feguito vn di loro,& atriuare a faluamentoin porto»vi porremo, pofcia che fa- re mo ricornati alia patria, fra gli altri Dei del mare, riconofcendo la falute no- ma da vo 1 . £t duro la buona vbbriacchezza mold di : onde quella cafa fu chia- inatafempre la Galea. Era tirato il carro di Baccho da Tigri, & da Pantere, £ a f a j er perche il vino fa gli huoraini feroci, e terribili»corae e la natura di quafti anioia- ta Gale/. li. Filoftrato dice, che vanno le Pantere con Baccho, perche fono animali panrere cftldifTimi, & che leggiermente faltanccome faceuanole Bacche, & come percheco fono gli huomini fouenterifcaldatidal vino piu aflai, che none di lor natura . Baccho. Et defcnuelafuaNaucchc hauefse la prora in forma diPantera,& che le folk- Naue di r*appefi all'intornodi fuori moltinfonanticierabalimcl mezzo era piantato vn Baccho. j lungo Tirfo in vece di albore , alia cut cima eranoattaccate le porporee & rif- plendenti vele oue era telTuto con oro Tinaolo monte della Lidia, & le Bacche che quiui andauano fcorreado. Era quefta Naue di fopra tutta copetta di verde Hedera, & di Vite con belliffimc vue, che pendcuano da vcrdi rarai,& di fotto da jiici balTo fondo fpicciaua fuori vn fontc di foauiilimo vino, del quale bcue- uano 1 argamece tutti qucll!,chc erano quiui.Cosi dipinge Filoftrato la N jus di Fil ff rjiW Bacch?, nel!atauola,ch'ei fa de'CorfaliTirrheni quali penfandodihauer fat- to % tovna buona pr.dadiqtfcfto Dio gtouinettoaacora»c^quafifanciullo,furono P da «i5 Imagini de I Dei Imtgme delta Haue di Bacco,dsl mmte Timfa di LiiU dells Btcche pet quello fcorrenti , &* de Cerfari Tirrheni captwi di Bacco da quclU tranu- tatiin Delfini per loro rmsfatti f$gnificanti It vitij, & peccati far perder tlCbuomo la ragtime. ' da Iui (QUtati in tan* ti Delfini, metre che lo voleuano con Jar- re in pares diuerfa (di quella* oueegli domandaua dianda re, come ne raccon. ta Oaidio la fauola in cerumen te.dicen- doche Baccboauue dutofi dell'ingaano di colofot fece fubi* to fetmarela naue* (ScveniualaHcdcra in copia si grandc che lego tutti i remi» & d diftefe pet I'ar- bore, per rancenne* eperlc velc ,&afe cinfeilcapo di ver- di rami di vice con l'vuaattaccate,cte- nendo i! Thitfo in mano moftcoffi ac- compagnato da Ti» gri, da Pancexe. & da Liopardi, di che que' perfidi Corfali hebbero si gran pan ra, che fi gittarono in mare, oue furono poiDelfini\comeh&derto. Vedefi a tempi noftri ancora quail la medea'ma Naue fatra a beiliifime figure di Mufaico ia Roma nella Cbiefa di Santa Agse fe>ehe ru gi^ tempio di Baccho.Haono derto le faujle anco di coftui.che quan do egli era faneiulfino, Ic Parchc lo ciaCcco con fetoeiffimi ferpenti, che fenza Plata rco , offenderfo panto gli&ndauano per lo petro»e per la faccia. D'ondc venne poi, cheteBacchecelebranda le fuecerinaoniemaaeggjauano gli ferpenti, fen-aa fentirne afcuoa orTefa, corns fame Plutarco nclla vita di Alefsandre, quando par'la di 0!impiafuaraadre,alIa quale parue di cfsete ftata fatta grauida da va ferpeme : ilche fu eredufo anco datta saadrc dj Seipione, fecon do che riferifce il msdefimn Plutarco* perche fu vifta vna gran bifcia entrarlc fouente in came- ra, Delia cefim©Ma,ch'ia diffi di maneggiare i Seipcnti.intcfe Catullo.quando de i mmiftfi,e fegutci di Baccho difse, che alcuni f\ cingeuano con ferpenti: si come moftto vn'altramiQerio(acetimonia ancora, Jiccndo che porrauano aU cuni le membra dcllo fquarciato gioucco.lmperoche fi legge che Pentbeo Re til Thcbe fu fpreszatote di Bacch©»& delle fae cctimcnic/ne roleua che fade- DegtiAntidiu 227 to celebrate in modo alcuno, di che cgli cosi fi vendico, che all* nadr* di lui, & alie altre fcmine.che cslcbrauano Je fefte baccbanalijo feee perere vn gio- ViteU« uenco.ouero vn cinghiale,ccmc dice Ouidio.che venutc fcffe i turbcre ie fa- fquarcia* ere cerirocnie; ondc gli furooo inrorno fubito turte,& io fqutrciatcno io pez- to Utile zi, li quah poitarono poi io mano,ii»enrre cbe furiofarncnte andauano fcorren- ceritr o.. do liece dclla vendetta: & per men: oria di qucfto foleuano le Sacche alie vol- n j|*di Bac te nelle fefttdel lor Dio ftracciare vn vitelic, e pottarfene ciafcheduna vno cho * de' ftracciati membri . La quale cofa fi potrebbe ferfe dire, che fofle fatta per rapprefentere quelIo,che raccontano le faucle, che fece Tifoae conicompa- gni di Ofiri.perche queftieram Egittoquel»che fuBaccbo apprerTodei Greci: Ofiri » onde Tibullo a iui da tutto quello, cbe gia habbiarno detto di Baccho » & Io TibuJIo* defcriue cosi>dicendo-, // prime che I'aratro vnqua faceffe Gli altri di mark at 1 4 debil vite Ofiri /*i e il prim cbe moflrajje jil pa to, ace jo che nteglie pofcia fruttim Come la terra a coltiuar s'haueffe • £ di tagliar que' rami ondc impedite E come quelU poi ft feminaffe Son le for\e a la pianta di produrre Aioflro \pur'anco t e quando i dolci L'vue cot unto da mortai gradite\. frutti , ferche di quefle al tempo fuo mature Ne V arbor fconofciuto I'huo trouaffe Spremono i roTJj piedi il dolce fucco, Impar arena gia da coftui tutti Come infegno di fare Ofiri pure . Edcpd per&lcuni verfi feguitacosi, In te mai non fi vede fegno Ofiri Tu fei ornato dt bei fori, & hat Di mefiittate da te flan lunge fempre La fronte cimad Hedera* e dor at a, I pen per tnflt, il pianto, & i fofptri. Fefte t ch'a terra va» dittro ti trahi . Ma bel chore cantando tn liete tempre Di porpora tal % hor ancho t'e data, Tuttauia t'accompagna ouunqua vai, ) £ t'accompagna con foaue fuono Si ch'amerygiocote rife e teeo fern* LacauaThibia,elaCeflaingombrata\ pre, Dc' mtfterijtch'occulti fempre fono • Trouafi quefto Ofiri fattoalle volte da gli Egittij in forma di fparuiere,vo ofiri in cellojcbevi vede beniiTimo»e vola velociitimaraente> come fa ancoil Soie»di forma di cuiegli eta imagine. Onde piu fouente aoco lo feccro put'in Eguto> come fparute^. fcriue Plutarco, in forma di huomo.cbe ha il membro naturale dritto>& vn re. panno roflo interne Di cherendcrolaragione poco di fotto,quando mcttero mano a Priapo»chefuparte,e membro di Ofiri. Perchedi coftui fi legge,che ofiri vc* Tifone fuo fratello,hauendofatto vnacongiuradirnolti contra di lui, Tvccife, cife,e sb« e fattolo in molt/ pezzi,iodillnbui tutto fra congiurati.dal membro virile in ranato- fuorijche non voile alcundi loro,& fu pcrcio gittato nel Nilo.che fe Iopcrto vis. I fide fua rooglie addolrrata per la perdira del maritojdi cui non fapeua che> diuerruto fofie, & I'baueaacercato gia buonapezza, fubito che queflo intefe, and6 contra Tifbne,& lo vinfee recupero da' congiurati le membra partite in- fra di loro,le quali npofe tuttc infiemeordinatamentce non vi trcuando quel- lo,che fu gittato nel Nilo,ne fu dclente fuor di modo, & ordino»che nell'aue- nire» la imagine fua foffc riuerita , & adoratacon mclte cerimonie»come fu poi fempre fottoil nonredi Priapo.E per memoriadi tutto quefloordinoanco» Cerimo- che ogni anno a certd tempo ccn folenne cenmonia piangendo»& Iamenran- nic di On* dofifi »nda(Teceicar)doOn'iii& india pocofifacefle pcifefta.ccn allegrezza ri • grande, pcrtando in volta cori folennita vn bej fanciullo, che tapprtfentcde Ofiri gia trouato.Ondcpcrchequeftacerimonia fi rioouauacgniannc, Luca- Itcano . no di(Ie di coftui,ch'ei non era cercato mai tanto>che b&ftalTe.Et di Horo auuc- Horo . nequafi ancoil mcdcfirccche, Ifide fua rradrc lo pianfe vnptzzo perfando Pi di %%% imagm! deifies Jmngini di Tifone fratel corae Macro* bio » banno voluto incendereilSole>& che da lui fiano Ra- te dette He-te quel- le piccoic parte del tempcche roifuta- no il di . Et alcuni altrihannointefoil mondo . Era il fua> fimulacro di gioua ne, cheteneuacon l'vnamanole paiti vergognofe di Ti- fone) perche fi leg- ge ch'ci lo vinTejne lo vccife gia,ma be refe vano ogni fuo potercancoracbe rnutato in Croco- dile fuggifle da lui. Onde fu vna legge in ApollinopoliCit ta dcllo Egitto > la quale comandaua, che non fofle hauu- to rifpetto alcuno a Crocedili, ma g!i crccia(Te ognuno , Sc ne amraazzalTe piu che poteua,etuttiquehVh'eranoprefi»e mcrt>,« ranopt til dinanzi dekernpio di Horc. Di Tifone finfero !e faucle»come recita Apcllodc ro,ch'ei io(se gene- ' rato dalla Terra,a vendetta de' Giganti ammazzati gia da i Dei del Cielo . Egli Platone* cudi due rature, humana.e beftiale . Onde Platone patimente nel Fedrolo chiamauaber}iadimoltenaure,erdente>efutioroj&auanzauadigrandezzadi ccrpe,e di forz» quaii fofftro mai nati dalla terr0.ll di fopra era in forma dihuo mo tutto coperto di penne tsnto grande> & alro» che endaua fopra a tutti i piu alti monti,e toccaua fouente co! capo le ftclle, e dtftendendo le braccia arriua- uacon l'vna roano all , Occidente>ecenl'aItraalrOriete,& da quella,e daque- fta vfciuano cento ferpemi, che porgeuano le tefteinnanzi . Le gabeerano fet- penti>che ne haut uano de gli altri atfcrpo* quali andauano auuolgedofi su pel; tertib ile corpo f atojche arriuauano alj'alto capo>qual copriuano horridi>e fqua lidicrinijchepedeuariogiu perIocol!o>eperlefpalle>ctaIeera2iKolabatba» che Tifone DcgliAntichi; 229 chedifcendeua.dal gran mentofopra I'ampio petto: gliocchi erano tcrribili.e sfaaillaumo.come folTero ftati di fuoco,8c ia larga bocca verfaua parimente ar- dent>iTiaiefia:»qie. Dicoftuihebberotanta pauta i Dei Celcfti, perch'ei fi era voltato contra di loro, gittando pictre infocate vetfo il Cielo,chcfuggito- no in E *itto, ne qui fi rcnero ficuri prima, che to (Tero mutati in diuerfi anirna- li.comedi mold hogiadetro nelleimaginifinquifegnate. Ma pure fuvinto slla fine da Gioucfecondo Apollodoro-,ouero,come altri hanno voluto, ch'io difla poco di fopra.ia Horo il quale fe bene hebbe nomc diuerfo fu perd il mc- defimo che Ofiri. Onde in HermipoliCittadello Egitto faceuano l'Hippopo- tamo con vn Sparuiere,che lo combatteua ftandogli fopra, e pet qaello inten- deuanoTifone imagine dituttnl male.che vicne dalla terra, & pctqueftola virtu che gli rewlte,ercnde vanoogni fuo futiofo impeto moftrata per Ofiri, onero Horo che fono pcrcidil Sole, fi come per altreragionifurono Baccho, perle qualicomediOiinfu dettoin Egitto, che Tifone lo taglio in pezzi.cofi dilfero 1 Greci, che i Tiram fecero il ioedefim:> di B accho . Et quefto era ch'io ditti.cbe caprefentauano forfel; Bicche con le membra delta fquarciato vi- telio. Ma che Baccho foffe vecifo da* Titani, fatt o in pezzi,e cotto, & di nouo pen tit rnatoinfiemee tincodigeflb,perchep«uaon foils canofciuto»come ri» , fetifee Susda, fignifica che levue fmo pofte,e tutte rotteda' Gontadim,che ne fpremono il vino, il qua!e bolle'purgandofi ne i gtan vsfi non folamente di legno, ma di pietra ancori, e tarhora di geflb,&: pare quafi cuocerlo, e lo cuo-» conoanco alcuni.comechec^fi pofcia fi conferui meglioj & fono dopo ripo- fte infieme le ftraeciate membra, perche la vite a! tempo fuo tiproduce lc yue intere.Oltre di ci6,perche Bacch a era anco creduto da alcuni de gli antichi ef- ferequella virtu occulta, che a tuite le piante da forza di produrre gli maturi frutti.fcriue Herodoto,che egli fu Nume famigliare alle Dee Eleufine, & che B acc f, andaua fpelTo con loco/Quefte etano;Come difli gia, Cerere, & Proferpina, le c 5 j e £j ee quali enoocr^dutefire,chelo fpatfofemegermogli »ile. Et leggefi appreflo £i cu fi ne . di Paufaniapanmente, che gli Atheniefi haueuano nel tempiodi Cerere fra gli altri fimutacri quel di Baccho ancori.il quale por j;eua con maao vn'ardente face. Onde Portias dkeua.feeondo che riferifce £ufebio,che a Baccho etano pg r ^ r j 0/ fatrc lecor:i;?,5(: loveftiua«odafemina»per mo(trar,chenelle piantefonoam* bnk virtd di rmfchio.&di fe.i)ina-,eben chefi legga dclla Palnu, che ha IV* no.el'altra, &chem hmente produce, fe non fono ambe accofto infikme-, noodimeno fi vede,cbegeneralmente o^nipianta produce lefoglie, e ifrurti di fr,fen?achealtra le congiunga, iiche none degSi animali , perche quefti non ponnogenerare, fe non fi con gian^ono infieme il mafchio,& lafemina. Dachevenne fbrfe, che It fauole fin^efsero Pri^poeiTer n to di Baccho, per §,j[fo- • mo^rarelaint^tavinufeminalcche pigliafua forza da! Solccofinelle piate,e p r j a p 0ii nellealtrec-ifeprndotte dalla tet f a. La quale cofa fu ancointefanelia imagine di 0(in,che iodifegnai poco di fopra.m if^ran ioil panno rof!o,che haueuain- tonr),queIcelefteca!ore,qual daforzial fe nefiu nelle vifcere della terra. Et Suidafcr.& peril Sole ; con il difegno del Difco fi- gnificAntelt rotoniitaiel mni^cheviene dal Sole illummato,, #• d cut il. Sole mfluifce: Uvinh fux e medefima cofa,vfi- rono gli antichi net le fcltc Bacchanali di portare al collo la figura del raembro. virile fatta del le- gnodcJficoj&chia mata da loro Phal- | lo» la quale fecero " anco d a poi di cuoio rollo, come nferifce Suidaj 6c attaccara- Tela dinanzi tta le cofcie andauano co qucfta faltando in honore di Baccho, & erano dimandati allhora Phallofori .. Si copriuano anco ia faccia con focti* lifli ms J iV orze di ar- bore.oconqualche pelle,& ficingeua- Boilcapodi Hede- ra, o di Violer. He- rode to fcnue, che in vece di quefto fu trouato da gli Egit- tijdi face aicune pic cole ftacoe, lunge vn cubito fclamen- re J co! membra na- turale djftefce grande quaff piu di tutro ii corpo, le quali portaumo ,le donne m volra acerti tempi per gli Village, sicerri piccoli carretti 'fatti a pofta per cue(k>>con le piue innanzi cannndo in honore di Baccho . i Et ii raedefirao fe- cero poi anco le Donne Roma.ne>che portaronoquefto membro in volt* con folen -se pompa,& per luifat'on ? ^riinsre m >lt2 ceri nonie, le quali taccio pet o5egm'rifp;tti,o!tre che di nulla feruonoadtfegnare la irn^inc di Pfiapo,che fa di frnciullogrolTo>bruti:oie maj fattocon la mfsgnai virile grandcquanto ruttoil rcftodd corpo fimsleallepiccole ftatoe,:h*io dilli pur mo.comelede* (criueanco Suida>il quale dice, che GiUione toecandoil ven^e a Venere |lo fece nafccre tale per d:fpctto di Gioue fuo mariro,che ne Tfyaueua ingrauidan, benche ii leg^a ancora.cbe B3cch ofu padre di Priapo.come ho dctto di fopra, & che nferifce Theodorito, i\ quale dicio rende laragione dicendo» che pec Vcnere s'intende il piacere lafciuo, 5c per Baccha il caloredel vino beuuto fenza aiifura, & chequandoqaeftidiuerfi li congiungono in heme, ne nafce Pria- DcgKAntShi.' %$i Imgintdi TrUpO Diodelli Uorti,&del tnembro virile, & delF*Afm9, «fe L tiel Buco a lui facratt, ejjendo mtefo per la virtA feminalev generatiua . t? Die punitore de Ladrt, €^ del furto fignificatomlla falcci & It animal* fono jegno di potente generation?* ■"** ftiapoipcrche talefi leua* & fi fa vederc* che giaccua pimu. nd fi fapeua fc-rfe chc vi foffe. Simile a coftui, anzi pure il medefimo>fu il Dio Mutino, che ftando atfiforooftrauapai'- menteii gran ire ri> broi & andauaro le noueilefpofe piima» che accompagrr;r(i con lo fpofo»a feder- gli in grcmbo ton folennc centner: a, volendo rnoOfatein quel modocfidsrea colui il ptimo Bore della virginkaVome fcrifTe Varronc , & l'ha tiferito Larran- rio, e Santo Ago'ftj- no nella Citta di Dio, Fu snco Pria- po detto da gfi *mi- chi Dio de gh horti, e fatto percio in for- ma di huomo con barbs, e chioma rab- buffata, tutto nudo, &che nella deltta nabbia vnatortafalce.ccmelodefcriueTibullo, fingendo dtmandargliondefia.che i giouinctti belli amino lui ncn punto bdlo,neoc- nato» & dice cofi tirando i fuoi vcrfi in lingua nofira. $ (Matin* Dig « Varrone . I attacio. S.>go(ti- no. Dio de gli horn. Tibullo- Deb fe tu poffi hauer ahio Friapo Ombrofi teiti si che neue 9 o Sole Ncn venga vnqua a toccarti il nudo capo. Din* mi con chc arte fai tv\ che ti %/cte Ogm hi gicuineito s) gran bene, E quanto puo fi nuerijcc, t cole ? Nonfetgi'a bcllo-iO* haidx fquallor ptenc Vinculte chiome* \e barb a rabbuffata, Chef ami ogn'vno duque donde Vtent f 7 u cos) nudo vat a I'agghiacciata Sta«gw deljreddo Inuerno ccm'al Sole De la routnte (late tnarficciata . Turvno tutte quejle true parole, £ rut rifpoje con la fcJce in v.ano Cost di Baccho la rnjl:ca prole . Lo veftirono alle volte anccta crn vn pannoi ch'ei reneua raccolto con ma» nc,& ponaua nel grcn bo fiUJtili di cgr 1 fr ite. E pli fecero ghirlande di tut- to qutllo, che nalccua re gii bcMt, alia guardia dc* quali fi ftaua con vna P 4 lunga .ij i Imaglni dc i ftci lunga canna su latefta per upauenrareglt vccelli* fi comemioacciaua col gran Menchione . che tencua con m .no a chi fofle andato per inuolare- aicuna di Horatio, quelle ccfccbc da lui erano guardate . Ondc Horauo,qu,ndo vuole delcriuer- lo.cofi lo fa dire di fe medefimo. Vn troncoftti di fico%ctia niente Vopra fua,che mtfa,ch*el Bio [on (latol Porta ferutr gia quando it fabbro m*» Poi aladr'ue agb augei di tema immefa hebbe * Perocbe* delta incur ua falce armato Che dubbwfo lo fece (far fouente . T a deJlra,porgo a t ladri affai fpaueio, perche non sa cbe farne>& hor vorrebbe B. col membro,o»ae ognun di mi e nato Vedetne fatto quale he f c anno pen j,\ La canna poi ch'tn tefta hauer mi fento Che far Priapo ajjai megtto farebbe . piantatayfa^ch'ogm tmportuno augelto A qtteffb (i ri/otue t e ft difpenja Fugge daglt horn ratto come vento . Potraffi fare anco talhora I'Afino con Priapo, perche glielofacnficorono gli AntichijCome vittima a lui propria,o per la Iutii g lianza.c h'cra tra lore, del gtan membrcfeeondo che tiferifce Lattantio: oueto per 1'odioj che porraua colui a quelta beftia » perche i'Afino di Sileno con l'importuno fuo raggiare gli diftur- bo il piacete > ch'ei fi app recchu ua di cogliere di Veda gia voa volta > che la troudj addormentata in cena fefta della gran Madre> come racconta la fauo- larifcritadaOuidioj ouero perche come pongono quelli,che fcriuonodeifc ftelle del Cielo, fra le quali due nel fegno del Granchio furono detre Afinelli, vn'Afino infuperbito gia per la fauella humana > dat , gli da Baccho in premio di hauerlo potrato oltre a ctrto flume > venne a contefa ccn Pnapo della ^ran- dezza del membro naturale, 8$ lo vinfe, ma con fuo grauiffirao danno^ perche Priapo fdegnato die id 1'vccife :& forfe che imitarono quefto dapoi gli antichi, facnficandogli I'Afino . In Egitto, quando voleuano moftrar e quelto Dio ne* Becco p lorofacri fegni,faceUano vnBecco, perche fi leggediqueftoammalcchena- Vtispo. rodifette difolamcnte cominciaamontare,& eapparecchiatoalcoitoquafi femptejonde non e rriarauiglia,che per iui fofle moftraro il membrcche (1 ado- pra a! generate,adot ato da gli antichi fotto il nome di Priapo . E col medefimo animale fu anco molirato Baccho alle volte: perche trouali ch'tgh il cangio in Apollo- quefto,quado con gli ftltri Deifuggi dalle manrdi Tifone in Egitto. Apollodo- doro . ro fcciuejche Gioue muto Baccho ancor fanciulimo in caprerto per nafconder- lo da Giunone,& chelo mando pet Mercurio alle Ninfe a nuc;rire>& percio fu Capro il Capfo poi fempre vittima moko grata a Baccho \ 6 pur fti forfe petche quetta daio a beftia egtandementenoceuolealle viti . Qitre dicio li legge.chtrupoltotal- Baccho. hora in mano a Baccho vnofcettro col rhembo virile in dma> che nopitraua forfe il commune potere s che haueua Piiapoccn lui benche ne rendc no alcu- ni certa altra ragione cofi poco honefta.che no mi pare di douerla dire.fe bene p regorio la nfetifce 1'interprete della prima oratione di Gregono Naziazeno conrra Giu Na^iaze- liano Apoftata^ 1'acennaancoTheodotito VefcouoCirenfe.Maditopiutofto no. chela formadel membro detto giatantc volte appatueincafa diTarquinio Ptifco ful focolareicome recitano le hiftoncd'onde vna ferua della fua rn°g' :e detta Ocnfia,che quiui era {rata affifa, fe ne leuo grauida di vn figliuolo,cb)el- la pattori poi al fuo tempo,& fu alleuaio con diligenza grandecome ch'ei fof- feftatoconceputo del feme del Late Dio domeltico, e percio hauefle da edete lare. grande huomo,come fu>chefu Re^ de Romani detto SeruioTuHo.EtailLare. ouero i Lan, perche erano mold, cetti Deb 6 ptu tofto Demonij, adorati da gli antichi nelle ptopric cafescome cuftodi di quelie,in ctrto luoco a quefto depu- rate oltte al focolare, delquale diiTigia,cht pei do era detro Lararicou trano iaptidio anco delle ahre irriagini,ccme fi legge apprelTo di Lapndio,che Alcfsadro Im- ps r a- DegtiAntietii* *tt imagine deUi Dei lari,ciei^ftodi delle friunte cafe,& deHe pafticclari Cit-* ta, & inutftigaton de fatti humam,ouero Dei noceuoli ; & imapni dcUi Dei Tenati, & kieroghficoloro, dinotanti ancora loroDeifanuliarhO cu- persdote $ Rema bebbe ru I arsri|. Ntli'vn> * . u era il ma^gi re,uneiitt A* pollonioj Abtarr>o, & Orfeo>& baucua ncU'altre, cue era il mine re » ( iceror^e & Virgilio. Ne era- no i Lao cuBodi delie p u tt caltfo bjmcntt.ma di tut- ta Ja Cittade anco- ra»& de tcampi e- ciandio fucn quadod!^e. -jibulkj. Et vci Lan cujlo'tii giade'ricchi. Herds' poueriettm "' ft*i voftn doni Acuttate» c bumtl vi porgo,e jacro . Onde iuiono ado- tad fouente suit ro» cicchi delle vie* cue appedeuano loio m certi di alcune pal- le, & iigurette di lanaj queile erano per gli ferui» quelle per git aim; & tame ne rne'teua ci.fcheduntf dellevn^cV deUe altte.qvati etsno tutu di cafeaccio- chevenendoiLatifiapi>ighafstro S que{te,nefaceiseicpcirnj,IeaUe perron*-, petche credftre re aicir^cb'egltno tofserc Demoni) d'lnfcrnoJ.quali venutr fopra terra allhera, cb'eranc celc brat, alcuni di p& fpiare ccudiligenza tunc leopere humane, accioche pec _ . loro foflero pot gifttgatigliempij,& maluagi huominide'njisfattileto.Aque- Penati. gj j^ f UI0CIO limilii Penari, almeno nel guardare le Citta, & hauetne buona tuftodia: & akuni vollcrccbe apprcfib dc' Re mam foflero Gicue, Giunone.e Mineiu-. & I trio Jilt ro, t he furono Apo!lo> tNttturc,)! quali feceiolemuraa Cicero- Xroia. Cicerone fcrfle, che Penan erano tern numinati nelle pnuate cafe, 6t ne * adotati nelle piu fecrete parti di quelle. Onde Demifonte apprcflo di Te remio dxe di vc lere an dare a cafa a falutare i Penari > pet tirnnar dapci alia piazza al- lefacende: c\ quindi fi vede, cheque fti tundio nonmtnodcilitiiteuano . dimeftuameme nelle cafej & la imagine 'oio.tcroe unucT nice Hittcrico* , futono due verghe di feiro lunghc » & ifctorrr, come quelle > che ttntuano gi indiuim in mano,quando pigliausno auguric ,con certo Vafo di tcnaj e tene- Dionifio. uanu gh anuchi quelte cole fra loro lacrimiiterij. Leggefi apprefso di Dioni- ilo*che in certo piccolo tempio»poco lunge dal Fete Rt mano,ft,ri>nc due figu- re d i giouani, che fedeuano > e haueua in mane cisfcun di k ro vn Pilo.che era certa hafta vfata gia da'Romani in guem ,c< n letttretht diu nam >Dei Ptna- ti,eche in molti altri antichi tempi) ilvedcutno fimili in *g nidi gicutnictn babito>& ornanaento roilitare>e ve^gcrfene enco ditcfi fate in alcunc meda- Genio. glieanriche.Oltte di queftimilGerio ptrimente vn!sumedcmcitico,e pro- priodiciafcheduno, qualvollero akun»»che fcfse il Dicdella hcfpitalita , del piacere,e buon teropc e dclla natuta :&. percioedettodiacco tdttficclGerio chifida bcl tepo s efatuttcquello,chc la nature glimetteinnan 2i,macK glifr tcito De gli Antichi ;. *$$ torto.chi fa il coimario . 'Horatio fcriuendo a Giulio Flor o difcorre fopra la in. Horatio ftabilua dellc cofe del mondo,& i ?ad), volcri de gli huomini ; poi fa vn quefico, d'on de viene,che di due fratdlivno fi dilated di dare fempre apiaccre > l'altxo di rrauagliarfi fempre* e rifpondc anco cosi :.. Sajfelo il Genio Die de la Natural E ficangiafouente, onde/imoflra Che tempra, e reggela (lella natia Hot bianco* e bello, & hot a btutto, e Di ciafcbednno>e Caccompagna fempre, vegto .. Alcuni, alcri come Cenforino > hanno detto, che it Genio fu adorato da gli Cenfo* antichi. come Dio della generatione, o perch'egli di quefta hauelTe la cura, rio. o perche folTe generato inlieme con noi, e con noi (telle poi fempre, co- me noftro cultode, & voleuano percio , che tanti foftero i Genij, quanti erano gli huomini , come che a ciafcheduno folTc dato il fuo*, o che puce foffero due volte tanti, & che 'Ciafcuno n'hauefle due, vn buQ.no, 8c vn no: quello elTorta> 6c inanimifce fc npre al bene, quefta al male, come di- ciamoapuntonoiChriftiani de gli Angeli noftri cuftodi, & de i Demonij foN leciti tencatoriJ,|fe non che quefti'non nafconocon noi, come intendeua- no gli antichi, che i Genij nafcelTero non ciafcheduno, & il medefimo diflero Genio ancode i Lari,si che furono quefti fraloro pocodirTerenti,& percio pofero i Ro- doppio. rnani su i crocicchi delle (trade-, e per le ville il Geniodi Augufto co* Lari, e gli adorarono mfieme. Benche adoraua anco ciafcuno ii fuo Genio da fe>celebran- doilfuodi Nacaleallegramente, econ moho piacere, ma quel del Principe cranueritodaognVno piu-diturti glialui. Onde chi haueffe giurato il falfo per lo Genio del Prencipe farebbe ftato fubito punito, perche qucfto apprctfo Genio- deglianri hieragiuraroenro grauiffimo. Et percio Caligola Prencipe molco come die percio lo fprezrafsero , e moftrafsero di giudicaclo non degno di efser adorato . Era dunque il Genio certo numc che iofino da! loro primo nafcimento accompagnaua gli huomini fempre: & a i luochi ancora eranodati alle voire queftiNutni, come dice IamblicoFilofofo,, i arn i>jf cft , moftrando,ehe aquelli Dei>li quali fono> parricolari cuftodi, e guardiani di Genio de" alcun luoco!,!fi ha da fare facnficio dil quelle cofe , che nafcono quiui, iuoehi. perche le cofe gouern ite fono piu care delle altre a chile goaerna. E V.rgi- Virgilio, lio, quando fa che ad Eoea, mentre chc.rinoua Je cfequie al padre Anchife,ap- pare vn grin ferpente. // cut ter^a verdcrgia di dor ate Che tra le nubi al Sole appoflo mo fir a Macchie diptnto, e Mfquammofo doffo Con gran vaghezJ^a aj[ai color diner fi . Rifpleudendorajjembra il celejlearco, Lafciain iiboio (t quello] fofsejil genio delluocs, 6 c'ne altro fofse. Da che viea-idie alcuni hanno fattoil Genio m forma diferpentc, a!cu i altri di fanriullovaltridioiouane, 6c altridivecchio, r omeCebecenella fua tau >Ia:.. Paufan.i*fc>iue, ch» gli Elei adorarono certo Dio fotcoil nome di Sofip-li; che Sc>(ip iw viene adire Sa'uatore della Citta , come Genioloro, proprio del Paefe .. Quefti cran*l temoi) li Lacim. e gli facrificauanoo^ ii anno con cectecerimonie, di chtfu laragione, cheefseo irandati gii ^li Ar;adiaddofso a gli Elei, per cec- ta ^uerraich*era frj» loro, vna femina.che haueui vn piccolo fanciullino in brac- cio,chco^ppaua,difse a* Capitanidegli Elei..Signori,qaefto emiofi^liuolo, &q«jan Joi-> lopartori, che non ha molto, m« furommandato in fogno, che vc lo doueffi date per compagno di guerra,& percio eccouello, ch'io ve lo do . Gli Elei non fdegnarpno puntolabuoaafemna, ansi dan Jofi a credere, che cio 10a fj.fi feici qialchegcaii4mileiio>& colf.ro il mimmolino, &c lo po- fero 2 $6 Imagini de i Dei fc r o tutto nudo dalla fronte del loro etfercito ; oue gli Arcadi andati indi a poco ad allalrargJi, lo viddero cangiatfi fubito in gran ferpentej di che reftarono tutti fpauentatiio mod>»che nonofarono piudiandare innanzi,ma volcando I© fpalie fi dieronoa fuggire, si che fu facile a-gfi Elei caiiadi de' loro confini, ii quali percio vitcoriofichiaraaconoquel bambino Sofipoli.riconofcendo la con femauone della Citta da lui.ilquale'cofi fetpence s comi era, parae cacciarfi foc- flra in certa cauerna jouegli Elei drizzarono poi vn tempio a nome di Lacina, & V! feccro anco* comed:remmo noij>na cappeila a Sofipoli > ordmando quiui honpiue cetimoaic proprie ail'vna,& aH'a'tro.perche crcdettero.che quel la hauefle fatco nafcere quefto,& 1'hauefse mandate pet Iafaluezzaloro>& fu la im agme di coftui » bench'egii fi cangi* [fe in ferpente > come ho detto di fan- ciu!lo» con vefte intornodivarij colon, c carica di ftelle, che porgeua con mapq il corno della copia, pcrche tale apparue gia come dice Paufania » ad vno cheloriferi poi. Vedefim alcune medaglie antiche di- Adiiano, Sc di alert Medaqff-e. Impcradcu:i ancora ilG»~niofattoin gutfadi huomo, che porge con la deftra d'Adaa- manoyn vafo da bercj quale moftradiverfare fbptavn'altare tutto ornato di no* fiori,egIipendedailabandafiniftra vnasfetza. Et in altre medaglie pure ^i iWriano e la imagine di vn'huomodi guerracon vefte attorno inuolti giu (ino a nieza 'gamba» che nella deftra tiene come ma cazz3 a tnodo di chi facnftca.S^ ha i! corno della copia nella finiftra»efonoui lertere intctno:che dscono-, AL Genio del pop6!o|Romano,cbe doueua forfe mofttarequel Name tenuto tan— to fecreto da', Romani, che non voleuano araodoakuno » che fe ne fapcfl© Plat2?5a slnomccome ahravoita ho detto. Faceuano ohre di cio git antichi ghulaa. da to aj de alGenibde* rami del Platano.lecui fdgiiefooo poco ditfimili da quelle delta. Gesiio '. vite-> & alle volte ancora di diuerfi fioii , come li iegge apptedodi fibullo TjfcuUla-. ouecosifcriuc. Hot ciriio di bei fior lefante chiome » Vwga il Gemo a veder quel* ch'a (no honors Tacctatno celebrando tl Utta nome » Eucltde Ma , perche ho detto gia, che due e~nno i Genicom* vuo! Eucfide Somtr* Socraci* co,fecondo che riferifce Cenforinoi hora vediamol'altfo.cioe iliio>com~ fofse co. lac^che i! buonoequelloche fin qui habbiamodifegoaco. Di quefto non ho- trouato > che gli antichi habbino fatto ftatoa, ne imagine alcuna , ma bea ft .'egge,ch'eg!i apparuegiaamolti,&iocc(i lomrara, come elfi lo videro* Plutarco. fecondol'ersempiojchecihanno feruato iehiftorie. ScriuonaPlutarco>Appia- App s aao. no, F!oto>& altri s che ritk atoll di tvotte Biuto m camerj tutto folo» ma o£h Ploro* col lumeapcnivretra se»come e^Ii eravfato di fare, vidJe apparitfi dmanri vna i:p3gine di huomotuttati^gta t 6c fp;4uemeuo!e» la quale ddh a lui, che Genjo gftene dmiando, che era il fuomal Genio, & fubito fp3rue poi. VaienoMaf- caticso. fimc ancora (criue, che apparue patimeme il cnitogeaio a certo Caffi > paui- VaSerjo menre>-qual fu della fattionedi Marco Aaronb, po;ht di priata, che Cefsre g!i Mi&mo. facefse tagliare la telb,& era quefto in forma di huomo molto gtande di colore , fofco con capelli!unghi,& con barbahorrida 5 mc>j!:a,e mica tabburFata. Et ap- j>cefso de^Ternsileii gia pop >lo cfltali-i neli'Abiuzzo, fu vn Genio molto catti<- , uo,' 'etfifto,iI quale era dt colore fofco»'3C'ofcu'royrutcofocmi Jabfle davedete veftitodi vna pelledi L'ipo,& faceua.tantornaleaquelle gent-', che cane rac'i cont? Paufania , &: lo rifenfeeanco Suida , haurebhono abbandonatoil p ie?e* (e TO: >colo non nvoftraua loroi! mododipUcare i'ombiad: vncompagno M V iile » che fu qu;ui ammazzaro, perche vbbriaco fece vto/enza ad vn,i gioa v«> n:jc ?e qujltoerail uiftoGenioche andau&facendo la vendetca> della qu-i'e Vliti^ DcgHAntich!. iff Vliflc pafsando via non fi fece alcun conto . Drizzflrono dunqua t Teme fseft perconilgliodeH'Oracolovn tcrnpio a colui» & votarono di facrificargli agni annofnadelle piu belle giouain della Citta, & ccfi faccndo quel diabolico Gcnjonondiede loro piumolcfuaalcunaj raa ftertenel teropioa riceuere il G«niotrf crudele facrificicfin che ne fu cacciato da Euiimo huemo di molco valore, H Ho k sc- q«ale capitate quiui nd rcmpo apuntcs che il n^ifertbtle faenficio fi doueua ciatc. fate, &c intefane lacagioncfu mcfso a pieta delta miferiadi quel popo!o>rrsa piu della bellagiouanedeftinataal crudele facrificio, per la quale ft fentifubi- to acccfo di ardcntiflimo amore, & fece pcrciocefsare tutto, diche fdegnafa quefta beftia crudele gli venne contta ccn grandiffimo furore : tr.a coll bene la foftenne Eutimo,che dopo Phauerc corobattuto buon pezzo in tie me* re re- ft 6 vincitore,& lacaccidtantcche la fpinfe ad andarfi a iemmergere in marc, Si libe 6 quel popolodacofi grande calamita: liquate petci6gli diede la fi- berata giouane permoglie,ch'cgli non voile hauerne altro premio, & con grandilTima fefta, & allegrezza fece celeb; arc. le liete nozze. F O R T V N A. Queflo. e cclei che tamo e pofla in crece, Dante. fur da color* che ledeuriandar lode? Dandolc biafnto atorto 3 etx*lavoee+ COsi dice Dante della Fcrruna,da che ho voluto coraineiare.douendo gia propone la fua imagine* conciofia eke a coftei dar .no i mortsli colpa di tutto quelio, che intrauienc fuori del loro penfamentcrecandoil a male, fpef- foquellcche piu tofto gran bene dourebbono giudicare. £ par.cbc vogliono* che l'acquifto, laperditadegli honori, & dellericchczzevengbi dalla Fortu- ne &ilriuolgimento di tune leccfe modane.Ondeil PetrarcanellaOnzone* Petrarcs. Tacertion poffoietemot&c. ~ > r ,. . l - a . ■ 1 * Esojarheti,etrijhinvnmomentoi U, c he ella coil gli dice di fe ftefsa : fiu leggier* che vento : Jo fort d 'altro poter, che tu non credit E reggo, e voluo quanti al mondo vedi , Et quindi nafcono gli infiniti bi8fm»,ch'ella di fe ode poi tutto il di j percio- Fortuna che pare, che quelle cofe.lequali dimandiamobenidiForruna,vadino perlo fchebia- piuacbin'emendegno, &chenercftimiferamente prmatochi piuglimeri- fimaca. terebbe . Ilche fe fia bene,6 male, lafcio coafiderare a chi pud vederc quan- ti noioll pentleri,quanti trauag!i*e quami pericoli portino feco i beni di quefto tnr ndo:iroperocbe pocbi fonoichemettanorrenre a quefto, raa ricercbiamo Forruna quail tutti feropre di hfiuerneje perche non potiamo fauare il difordinato no- none, ftrodefideriojci lamentiamopoi della Fortuna» la quale fecondo laopinione Giuuena dimoltinon e, cndeGiuucnalecoilDediffe, le. Cue prudei7 x a fa, non ha peine Etutto'vano:tnanoi fciocchhe (lolti } Jilcuno h Fort una, O il fuo nume fur vogliafarla Dea^habiti in Cielo. E Lattantio parimentedice,chelaFortuna, non ealtrc.chevrj norre vanoj lattario. t-HediiT eft rail pecofaperede gli buomini, acci:rdandcll cen MdicoTul!ic» M. lul- lic^uale prirra di iuihaucuafcrittcchefuiriirodctto j? ccme dell.. Firtunaptr lie. coprire Ja igncranzabumana > laquhle da cc!pa ace ftudi tutto cio.ch'clla Don sa nndeLneragici;c. Mancn niencfi ingannarenogliantichi inquefta>chc ne *38 Imagini deiDei fortune due. Pindaco. in la Imagine delta for tuna datrice , & difpenfatrice , & n patrona dette riccbezgk & benibumanii&gouernatrice dette cofe diaud gib, nelle qualinonifer- wigad ftabilitd alcuna pit di quelle ft pud dire babbi vna Nauefiut- tuanee nelle wjlabili onde marine • ne gli altri Dei » SC perrio laadorafono come Dea difpeufa- trice di tutci i beni mondam:e penfaro* no,che da lei vemf- fe aocora il male • Per la qual cofa due erano credute lc Foe tune, vna buona,l*al trana,da quellavc- niuano i beni* & le felicita,5tdaquefta le difauenture tune* e gli altri rnali. On- de viencche hanno talhora alcum fatta la Fortuna con due laccid'vna era bian ca, che moftraua buona, J'altra era ne gra» che figmficaua la cattiua.EtaPrc- ncftc.oueellaheb- be vn tempio roolto celcbrato per gli cec tircfponfijchequin difiriporrauano,fu adorata*fec6do che riferifce AlelTandro Napolitano, fctto la imagine di due forelle . Et pet la medefirna ragione forfe anco Pindar©, come riferifce Plutarco»la fece volgere due temoni con mano. Nientedimeno per lo piu fi tiene»che vna folamente fia la Fortuna.la quale vend dipingendo fecon- do i varij difegni lafciatici da gli Scrittori * corainciando da quello , che mette Paufania>oue fcriuc, che tra le memorie de gli an tichi non fi troua ftatoa alcu- na delta Fortuna piu antica di quella,che fece Bupalo arc bite tro» e fcultore ec- ceilente a gli Srmrnei,gente della Grecia,in forma di dennijche ful capo hauc- ua vn polo,& con fvna delle mam tencua ileorno della copia. Moftraua que- fta ftatoa qual fofle i'vfHcio della Fortuna* che e dare* c totre le ricchezze rap- prefentate per lo corno di douitia, le quah cofe fi aggirano de) con tinuo,t ome 6 aggira il Cielo intorno a i due poli. Et hanno mottratoil medefimo poi fern- ptc tuttiquelliili quali hanno dipinto la Fortuna,e ne hanno fatte ftatoe in qual fi vogliamodo, volendoci date adintendere>ch'ella habbia ilgouerno delle co fedi qua gm>& che la pofla difpenfare come vuole. I) che fi legge apprcflb di Lattatio ancora,il quale defcriue»che gli anticbifinftro la Fortuna ten il corno K" ' della V (t»»a». »- -. «— Tte gli Antichl . 239 cllacopia, & le poferoa canto vntemonedanauc, come che a lei ftefle ll i^JiJartlc riccbez2;c,& fofle in fua manoil gouerno deile humane cofc, & dei Gouerno ^.peni tcmpotali,perche in quefti non h troua fcrmezza alcuna, ne paiono ragio- delfe cofc -aeuolmence partiti,conciofta chci buooiper !o piu,ne patifcono difagi grandi humane B \i rci hue mini ne abondano copiefaroente.Et percio hi deitala fortuna effete co ft ante , ciece, p -zza, 6c arnica roolto piu a' tnaluagi * che a* buoni , come fi egge in certi verfi creduti di Virgilio , Jiquali fuonano in volgarc . wl, poflente for tuna come ffeffb Ogni tuo hen tn ne la verde etude (ra y irgilio foil Ttcangt,e quanta forXa^obime^rudtle A gfhuomini datmorte acerb Ate alho* faro} T'vjurpi? tudatedifcaccttiuonh Ched*annicarchiannoialorlavita» E chiami % rei, ne/fai perofedele (Perche dtfpen/ii tempi con volere ji que (it fempre tu fat, che concttfo Non giufio (gl i vuot pur qui ritenere . E piu a cht men a me no di met doni, A gli emp% va cib , che per te partitas frtuando cht n'e degno , e si dtfponi * Fa da* mtgltorit neper far dimora Le cofe tue, che trifta pouertade Con quefti, si ti muti in poco (Chora • Opprime i giufti congraui difaggi Fragile, incerta , perfida, e fugace Per cut non fempre I buo/ileua>ogi* E godono i mainagi per cut non fempre I 'huofi leua>ogiace» Pec lequali cofc i Thebani pofero Pluto, come lodifli nclla fua imagine* a manodeila Fortuna, quafiebe quel Dio » il quale eta creduto hauere in fuo poterecuuc lencchezze, ledefe, 6c fele ripigliafle fecondo che pareua a co- ftci.U quale defcriue Martimo nclle nozze di Philologia,in quefto mode. Era- Martial at dice egti vna giouinetta piu loquace affai di tutte I'altre che non pareua Cape- no , re ft a ferma m *i, rutta leggiera,e fnella* cui ^foffiando di diette il vento fem- pre faceua dauanti tremolare la gonfiata vefta . Era il fuo nome Sorte, fecon- do alcuni , & alcuni la chiamauano Fortuna > alcuni altti Nemefi , 6c portaua J| nell'ampio, c largo grembo tutti gli ornamenti del mondo, li quati ella porge- la ad alcuni con velociflima mano,ad alcuni poi,quafi fanciullelcamente fcher iaa(Ie,iu*lauaicapelli,& ad alcuni altri ftranamente petcuoteuail capo con :yna verga. Ec a .quel Ji Itcili, aliiquali ella (i era moftrata prima tanto pia- :ccuolc,& arnica, d*uasu la teftadopdconla mano, quafi che di Ioro fi bef- fjile. Et ecre-lucacoii fare apuntola Fortuna di noi, quando ella firitoglici fuoi beni , lafciandoct fconfolati •, il che non auertebbe » fe di qucllo , che e di coftei , noi non facedimo maggiore conto aflai, che del noftro, conciofiache Icricchczze fiaao della Fortuna,& le virtu noftrce noi mettiamo fempre que- lle d?crro a quelle, come dice Horatio, quando fdegnataraente com gtida. O Cittntdinii CittaAmi fciocchi, Horatio. Rtcercate pur prima le ricche^e, E le virtu lafctate dietro a quejte . Mofttarono poi gli antichi labuona,& lieta Fortuna, che e quando ella a Forrupa neiporge dc' fuoi beni, & lamefta,& fconfolata,coroe fiamo noi quando di bucna, e quelle rertitmo priuati, amenduc infieme in quefto modo.benche la ifcrittione ria. dica alia buona Fortuna folamcnte come fpeno fi vedc ne gl iantichi raartni de* Grcci.jSta a federe ma donna honeftamente vcftitain habito di matrona, roe- ft a in vifta , 6c fconfolata, alia quale e dauanti vna giouine bella , 6c vaga nel- !oafj>etto, che le da la deftramano, & di dietro c vna fanciull a, chefta cop vna id ano appoggiata alia fede della matron a , la quale raoftca la paflata Foi tu- na, e percid ftamefta: la giouane,che \c da la mano, Sc fi moftra lieta , cla Fortuna prefente, & la fanciulla.di dietro fta appoggiata alia fede, & quella, che vitnc,oucro ha da venire. Ma prima ch'io vada piu oitre parlando della For- tuna.voglio diie chi foflc Nemefi jperche fono quefte due molto fimili tra loro» Nemefi. e tanto, che le hanno credute alcUDi vna medtfima cofa, comedaquello fi veda, I Mm TO> Rhannu- fca.' ,Adra£ia. ft iiiss ia-i ao. MarceUi- .Q0 o ^j 240 Imaginl dc i Dei Imagini delta lieta> & trifla fortuna, ottero delta fortuna paffata, prefentd & venturas giudicata da gli antichi y bencbe sij fob vn novae imaginatOt maggioredemtuli Iwodei fatfi, & patrona dette cofe diqua giu t & que* fionume U antichi simagiwrono per fcnfa.deli'impruden^e loro . vede>che pen: dinanzi ho riferito di Marti* no: nondimeno fu pu re adorata ciafchedu- na dafe, & hebbetc quella, & que fta ima« gine tra ioro difleten- ii,come appanra pet lo mio difegno . Fa dunque Nemefi vna Dea» la quale era etc- duta moltrare a cia- fcheduno quelle che gli fteflebeneafatc: & Ammiano Marcel lino cofi dice di lei . Quefta e la Dea , che punifcei rnaluagt, & da preraio a' buonij eonofcitrice di tune le cofe > onde la finfe- ro gli antichi Thee lo gs figliuola della Gtu* itina>chedacerta fe* creia parce della Eter- nita,fene ftcfle a ,ti» guardare le opere de* Mortali . Macrobio dice di coftei.ch'ella fu adotata come ven- dicatrice della fuper- bia,&alla vfanzafua latiraal poteredelSole.Percio che*l Solecdi quefta n;» tura 5 chedouunque appare ,o(cura lo fplendore di ogni altro lume', & fa fpeHo apparire»& rifplendere quello,che prima (hue occuJto, & pareua ofcuro. cod faNemefi pariraentccheopprimei tro ppo fuperbi , & tollcua g!ibunaili>& * benviaetegliaiuta>&inrCoramaeracredutaqueita Dea punire tuttiquelli»li qaalrtroppo fiinfuperbnuno del bene>che haueuano, & la chiamarono fpef- foi Poeti Rhannufiadacertoluoeonel psefe di Athene, cue ellahebbc vr* belliffimo fimulacro di matron . Fade tea ancora alle volte Adraftiada Adrafto? Re, perch'ei fu il prima che mettefle teropio a coftci : la quale fu da gli antichi facta con le alt, perche credeuano, ch'ella fade con mirabilp velocid ptefta ad ognVno,&acantoIepoferovntcrBonc da Naue,&r vna ruota iottoa piedi. Fu. fatta Neonefi alle volte ancora che nell'vna ma no trene vn freno , & nell'altra vn legno,con che fi rninira»volendo petcid-moftrarc,che debbono gli huomint on efrcno alia lingua, & faretutto con mi una, corns dicono due verfi Greek qaali furono gii fctti fopra quefta ftatoa, & in volgare il fenfo loro e tale . DcglfAntichi: 24I * fmagtne delU dea Verne ft dimoftratrice dellc buoneopcre, & fetter* punitrici de fttperbi t & maluagi; & cortefe,& larga donatrice, & premiatrice id- le buone operation; effendotenuta U conofcitrice di ttttte: figltuola deHa . Giuftitia, cbe a ammae[ira nelle attioni doner ft vfarc rwfura, e fenno* -' '* ' *■""■"■ I Con queflo fretto, t conqucftamifura Jo Nemefi dimo* firot che frenarC Deb'oA ciafcit U lift gua.tie mai fare Cofa ft prima ben nonlamifura. Scriue Paufania, Paufa« che Nemefi fuvna nia« Dea nimica oltra mo do a gli htiomi- m infolenti, e trop- pofupetbi>& fegui- ta cod poi. E furono puniti gia dalla ira dicoftei iBarbari,li quah fprezzado gli Achemefi, c venuti ne' paefi loro 9 come che gia gli hauelle- ro fuperati affatto s vi feceto condurrc vn belliffimo mar- mo per fame dopo fuperbo trofeo \ ma tutto fu ii concra- no: perche reftaro" no vmcitori gli A» thtmefi > e Phidia fece pot di quel mar rao condotto da' Barb?rl,vn fimuiacro a!la Dea Nemefi,del quale fa Aufbnio vn'epigtamma,fin Au(om>« gen i:j che la ftefta Dea dicaeiTereftata facta per fegnodella victoria dc i Greci, & per moftraretch'ella non lafcio irapuniia la vanafuperbia dei Petfi, Haueua queilo fimuiacro vna corona 'in capo fcolpita a cerui,& a breui iroagini della victoria,e teneua vrt rarno di ftaffino nella finiftra mano, e nella deftra vn vafo con alcuni Ethiopi fcolpitt dcntro,dellequa'i cofe dice Paufania»che n6sa ten- derne alcuna ragtoncne che penfatne pure.& ia manco lo $6 . Soggiunge poi il medefrrno Paufanh,che le ftatoedi Nemefi nouhaueuano da principiolealb Neciefi^ come Fhebbero pofcia apprefla de gli Smirnehche quefti furono i ptimwche la fenza ali« faceflerialata alia fimiglianzadi Cupidorperchecredeuanoch'cllibaiiefleche fare a:Tai con ?li innamor.ici,come cbe pumde quelli»li quali andauino.della faa beHezza cr rpp > alreri.e fapetbi.com.; Ouidio mo.ftra nella fauola di Narci.1o.Et Catullo. Catitlo pariTj:nte, poi'eiache h» pregatoafl i Licinio belliffimo giouine, che *en,?a a lui.dic* a'laftne: guacJ 1 che (U no ti faccipoc contoie' mi 1 prieghi, caiidifprczsi* acciochtf calajta aon tenegaftighi poi Nftfnleii Deaceitibile. Q^ Per *4* ImagimdeiDei imagine delUGmfl'ttheulioditricedc buoni % & pmitrtce de rei;& imagine deK U Giufiiti*concidcMtc % &* cc&igmt 'Cingixri* , & . bierogltfico denrtMte detiaGtuftieiai&^Mls dens effere, ap par ere & o per are . ••wfY Pecche dunque puniia qaefta Oca i'anrtali delle loro apere fupsrbe, & ingiu- GmfKtfa. fte,Uccedetteroalcjaie;Iet'elamedslin»coiliGuti:u .] Delia quale edefc A»Gellio! ccittaUiTii^iaedaChafippi.fiCoidachsrifirfce AuhGeliio , in forma di beHa Vergine»terribilenelbafpecco,noafiperba, ne hu ni!c, ma tale* che con hoaeltafeasrita fi mo3ri degas di ogm riaereaza ; coo acchi di accutti.rtma, vi- fta: onie PlitoaedilTe.che la GlSftitiave ie catro.e che da g!i antichi facerdoti GiVHtU fachUmitaveaJicatricedituctelecoie. Et Apuleiogiuraperl'occhiaderSo* vets il Ic> & dellaGiuilitiainfteme* come che noa vegga queftamenodi quelle*. nmo. Leqaafi cofe habbiamo not da intendere , che deono etkrc ne i miniitri delta A^u'eio. giuftina> perche bifogna. che quefti coo acutrTi no vedcre penetnao infino Giaiici &|| a nafcofta>& occulta vcrita»& iian 3 coaie Ic cafte Vcrgini puri.si che ne pre- quali de» t ^ <[on j , n £ faife |u(inghe» ne akra coCa gli pofsa corro npere: ma con fermif- n© cflfif e. £ alia f cacn ta. giudichino fempte per la ragtone , 6i fi moftrino a* r ei» & a* mal- ua^iteiribilije fpauenieuaii.^c a* baoai » &inaacenti piaceuoli, &!b-nigni .. Hanrvo poi pofto in mano i ! Ia Giu'titiavm bilancia alle voire; & all: volte* quel fafciodt verghe legate con lafcure»che portauano i Liitori dauanti a' Con foil Romaoi . E talhora fa la Giuftuia ia gli anticht fatta in quefta guifa anco- ra » Staua vnaVergHienalaafedereCopfavn faf&oquadro*eteneua conl'vna. tnano vna bilancia»& conl'ahra vnafpadanala. Scriuc Diodoro, rh'in cena parre dell'Egitto, oue crano le porte della Verita , fu laftaroa ancor della Giu» ihtia: la quale nonhaueuacapo : & non nc rendealcunaragione>come farfc anche io, venenlo a due* che in Egitto pure faceuano iaGiuftitia in quefto mo to ancora. Dipingeaano la hniftr > mano difte(a,& aperta* perche quefta c n ituralmente piu fre i Ja> e piu pi^r* della deftra; & per Jo meno acta a fare jngiap j fee gli Amid*?. **4$ Tauola delta Calimnia dipinta fjippelte ,nella <\m\e Vi i il Giudke con k vrecthie d\Apnodmotanie I'lgnoran^a ,edi e dome li faurllavo airhrtc- rkie,*V)ia 4 1'lgnorjwfa, faltrala Sufpttwne. Ilrecthiotbe precede alU talumniai Vmuidiofo y yueilo eke per capdli tiene la Calumniaiil Cah-m- niate . le due Lowe, the acconpagtiano la C-alvnnia Vina e la Trauidey & Valtra tlrfidta, Dille due denne abbafJoxraelaTemtfti^ari^tar- dante la Vtnta\eferto delCalutrniiare^be ferrucn.feifA^at^ la ver- gogna > Jl danno, & tl vitttferio • mgiwria altrui.Onde rra i'alrrc cofe>ebe nell'aTct di CipfelIoer8nofcolpite>feti» tie Paufania>cbe vi fu vna belladonna, laquale vn'altra fene urauadieuo. mi bt ot« a.tcntndc.lb ftieita nel cello ccr. la fimiira roano; c con ia deftrapercotert dolatiranamcnte con vn kgnc,& che quc)!aeral»Giuftiria>& cjuefta la login lia. lmpercche igiufiigiudicideono tenere oppreflafcmpie laingiuria,siche Bonfia fattomaiionoadalcuno,come hannoda vedcre bene ondt la verita Don ba loro occulta mai,& coli bannoda vdire tutto qiu lie, che ciafcuno dice «fuadifftfa,& noncondannaregliaccufati perie parole folameniedegliao cufarori,r c no vogliono effete iimili a cue! giudicc, qua! drpinfegia Apclle> co- me recita Luciancdcpo ch'ei fu iibefatodaTolomeo Re dello tgiucche fu per failo mr.ure.hauendo crcdutc troppo fcioccamcnte ad Anuhlo,ilqual per inuidia l'baucua ace ufaio come confapcuole di cerra ribellione: ma fu (coper* lata verita poida vno de i congrurati : & il Re ccnofciuto 1'mganr.o Hbero Apeltce glidono cento talenti& voile>cbc Antiblcyil quale i'hautuaaccufato a tortojtoiTe poi fern pre (uo lchiauo. A pelle diinqucvcltndo dined tare il po D»V rw. ticolo.achcera Oato>dipmfevna bcllitTimatauola>trie fucbiaroatapci laCa» rad £f>cl lunoiadi Apellc, in quertorrrodo: Staua fedendo a guifadi Giudke vrccl t !*-• haucuale creccbic lungbe rroilea quelle dell'Alinc. & come fi kggc »cbt !e hebbe A Re Mida,cui due dcr.nci vi.a pti late rtclliauarc di dire tun $6 < r $ Q» i piaa » .CalfinU? l*eniten« #a. Inuidia. Si'Jio lea lico . jtioracio* 144 ImaglnideiBcl Mmagini delFlnuidia, che ifefleffa nuoce, effcndoche tmuidiofo ft firu%$} vedendo Valtrui proft)emd,&/? otturahreccbic d £ altmilodirfrfi firm- ge la gola perfojfocarfi, quelle vedendo effaltatc, & qucfto i il pejfimo de vttij. pianpianoall'orec chie» era 1'vna di quefte la Ignc ran- zad'altra ia Sofpit- tione, & porgtua lamanoallaCalun ma, che veniuaa Jui in forma di don nabeIla>&onuta, ma che tie I afpet- CO raoftraua di efle re tucra plena di i- ra,e difdegno»& faaueaa nclla fini- ftra mane vna fa- cella accef£,& con ia deftranr/ua die tro peiicapJlivn giouine nudequa! roiferabiirrtnte fi dcleua alzando Ic giunremanialCie To. Andiiiainn^n- Zi a coftei II Liuo« rei ciocla Inuidia, chVra vn'huomo vectbio, magroe pallido, cotnechi fia ftato lungamca ceinfermoi&die- tro le veniuan* due donne le quali pareuano lufingarla facendo fefta delta bel- lezzafua, & adornandolacutcauia il piu.che poteuanr* & dimandauafi 1'vna Fraude,&ilnomedell'alcraera Infidia.Dietro a quefte feguuaua poi yn'a/tra donna cbiamata Penitenza»con ccrti pocbi panni inrorno rum logen, e fquar> ciati che largamente piangendo fi affliggeua oltra modo , 6V pareua volerfene rnoriredella vergogna,perchcvcdeua venire la Verita.Cofi defenue Luciano la Caiumniagiadipinta da ApelIe>onde neraccoglie poi,chequeftanon eal- tro.che vna falfa accufatiene credura dal Giudice di chi non fia prefente a dire il farto fuojla quale per Io p>u ecaufata da la lnuid»a,cV peraoghelo mcfse da« uanrt Apelle, &equefta vnmoibodell'animo bumanoil peggicre che potFa crTere.perche non folamente fa male altruii ma a gl'inuidi fleflfi nuoce grande- rhentc.Onde Silio Italico mertc tra le peftciC tra i momi,che fono in inferno,la inuidia che con ambe I* raani fi ftrmge la gala; e perciobcn difse Horatio, che. Non feppero i Tiranni di Sicilia *\ Trouar maggior torment q dctU Inuidia, Cob* DSgli Anticbi • 24; Conciofia che, come diconoalcunivcrficrcdatidi Virgilio»eti«ti in que- Virgin"© # fti guifa al volgare, Pn veneno e la Inuidia, cbe dinar a Vn pallida color tinge 1 4 faccLu i Le midolUt & il fatigue tutto fugge . Qual da del duolo interno certo fegno t Onde I'inmdo n'ba debita pen* , Et il mifero corpo diuien tale* percbe mentre I'altrui forte taccora, Che par cbt fi di(lrugg Velen colma la lingua* ne maifenie fciutto, piacer alcun* fenonde I'altruilutto: Cli occbi (on biechi, e rugginofo il Alhorride la Inuidia, cb'altrimente dente, Si moflra ogni hor addolorata* c meflai 11 petto arde d'amaro fele, e brut to E fempre a raltrut mal vigile t t defta . Et defcriuendo prima la fua cafa trifta,fredda» 8c caliginofa* haueua dctto» cheeila quiuifene (tauaroangiandoferpenti. Plutarco fctifle aiTai lungaraen- te deila Inuidia,& il gran Bafilio facendone vnaOradone 3 dice»che gl'inuidiofi fono fimili a git auolroi, & aile mofche : perch?* come quel.'i volando paffano fopra licti campi, & fopra fioriti prati,ncficaIano,fe nonoue vcggonoqual- che pazzolentc corpo.e di quefto ancora lafcian Jo le intere pat ti vanno ncer- can Jo ie cotiotre»& guafte; cofi gli tnuidiofi non guardano mai>6 che diffima- lano divedere qncllo,che inaltmi metiti dieter iodato,& a queilo fob pon- gono menccche poflaellere biafsmato in qualche modo. Come fucredato Momo. fare Momo'fra gli Dei, il quale fa parimente Dio appreffo de gli amichi,& racque fecondo Hefiodo del Sonno,e delta Nottc: ne faceua egli cofa alcuna mai^ma guardaua quelle, che gli altri Dei faceuano, & rjprendeua libera- mente,cV btafimauaciochenon erafartoamodo fuo. Onde Etbpofcrifle, e Efopo'. io riferifce Ariftotele, che Memo biafimauachi fece il bue dicendo che Al ma! auifacoafsrii lecornafu'l capo* percbe dotieuafsrg!ielesuiefpalle,accio« che con forza maggiore potent ferire . Et dell'huoroo diceua, come raccoma Luciano-, che erro grandemente chi Io fece a non farglr vna fineftretta nel petto, accioche fi poteffe ageuolmentc vedcre cid, cbe egli hauefle in cuore • A Venere non ttouo che dire, come Filoftraco fcriue fe non che le pianelle fa- ceuanotro[>potumore*qudndoella caramaua. La imagine dicoftuie defcrit- t a da certi Epigrammi Greci in forma di vecchio magrc, e fecco, tutto pathdo*. con bocca aperca^chinaco verforerra, la quale ei va" percotendo con vn bafto- ne, che ha »n mano, forfe perche tutti i Dei de gli 3tuicnt furono detti fielruofi deH& ?erra. Fra gli quali MomoDiodcHa riprenfionerh ieUt reprenfione, b mtledicenx** & del biafmo', figli- nolo del Somo, #* delU Notte, fignifieance U detrattori no* efler da niente, ne mat oprar nulla, fob biaftmxre le operation altrui, non rigmrdanda mat fe non at npren(ibde*notimti al lode no le, fimilia talpe, cbe non ri~ guar dam il Sole ne il giorno, ma fob le tenebre & I'ofcumd „ alcana » biafiman© cio chc veggono : liche vicnc per Io piu» come b6 gia detto.dalla Inuidia, qual'e come diceua huripide»& la t ifcri- f ■ e Eliaoo,cofa fuot di roodo tnfta> mat* uagia, 3C vergogtio* fa- U fi leggc, chc gi aruicht la difc- gnauano faccndo 1** anguilla:perche que fta.come dice il me* dcfirno Eliano, (e ne ftadafc.nevacogli altrf pcfci mai. Lav Fraudepoi, quale fe ce Ape lie & che termini* & fi> ntfca in coda di Scot pione. lie p* role fuc lono quefte^ £ qttella foXza imagine di froda Vuebramhe baueapefofe m fin I'afcelTr, Sctfvenmgr ammta te(ia t e r t buff a* Lo dojj'o, il petto* & amen due le coftc Mamsula riua nontraffe la coda, Dipinte batteadinodhtdt rotelle. La faccia fua era facet a dhuogiu(fo» Con piu color fommeffe* e foprapofle (chi\ Tttnto bentgna hauea dt fuor la pellet Non fur mai drappi Tart4rt,ne Tur~ h d'vn jerpentt I'vno, e i'altro fufto ► Ne fur tal tele per Aragne impose - Natura lafpofitione di quefta imagine e»che Tanatura de gfi huominiingannatori 4e frau- & ftaudolentie dirnoftrariiftcll'afpetto,& in parole benigni,piaceuoli>c mode* ddenti. fti,ma di eflete altrimente in f»m>ficbe time le loro opcrealla fine itmoftrano Pino per pjsne di moitifeto velcno . Per laqual cofa pofero gli anticbi il Pmoancora at- la Frau- i c voice volendo difegn^re la Fraude: percioche qucfto acbore,& pet l'alcezza* ** • e dtittata fu*» & percbe fempre e verde»e bcllo, e vago a vedete > ma dannofo pot Fraude. Dante . DegiiAntlchi* 247 tmxglnt delta frauie fecondo Dante,qualdi»ot4 che li fraudolcntt & ingan- natori J otto il mamo&volto de fmcet>MhmodtfU,&amoreHoUcercan» di peruemre d ioro ret di/egnhtjjendo nelftntrinJecQAUuelenati d'ogii »*- f io» fraude, & mgarrn* . poi fouente a cni 6 ripofa all'ombra fua,dfenzaaIrrori- guardo vi pafla fot- to, perche cadcndo ifiuuifuoi gia ma- tun, c perciodu.if- fimi,da gli alti rami, fc gli danno per fur te fu'l capo, ccb fe« raraentclo percuo- tono, cbe IVccido* no 6 gli fannokn- urealmenograujfli mo dolore,fe purin altra parte del cor- po Jo vcngono a fe- rire.Maritorniamo alia imagine della Fortuna.dalla qua- le mi mid Nemefi, & 10 poi paflando di vna malcracofi non mi (ono ricor- dato e beftiale Ouai fopra vnfa^cbe s'aggtra,e volue E data detta ; percbe non conofce Vbanno pofla, pero douunque queflo Qu*l fi* degno , qual no\ qual buoH» Si pkgay ella va prefta->e non sa done, qual rio . Ne vede; onde a ragion fu detta cieca * , Olcredi ciefufattoalle volte il Caduceocon vncape!!oincima,che haue- ua due piccole ah, vna per lato, & con due co?m di douitia, quail abbracciaua* no efloCaduceo,& fjgmficaua quefta pittura fecondo alruni, che la buona Buona Fortuna caquafifernpreinfiemeconla £loquenza,& con la Dottrina»6c in fotH Fortuna. mafu creduta quefta eflete di tanta forz^ , the non vi mancochi diceflcche va- lefle poco la virtu fenza lei : & che fe bene quella fi fcotge ad aire imprefe, & a gloriofonome»nonrrai peidjdmalageuolmenrcviarnuaremo.fe quefta non ciaccompagna> mettendo pure, come credeuano gliantichi> che li Fortuna fiaqualche Nume; il quale nellecofemcndanepf flaafsai. Etchcnoi medefi- mi fiamoanoi ftefli labucnaforruna,6laria, fecondo che 6 bene, 6 male ci fappiamo gouernare , & appigliarci a cid. che di buono ci fi rapprefenta » oue- j Seneca. rolafciarlo.Onde Seneca fcriue a Lucillo fuo, che s'ingannano quelliJiquali giudicano,che bene 6 male alcuno ci venga dalla rortunziperche fe bene ella da materia di queifo,ediqucfto,&a!cuniprincipij alle cole, che ponnodapoi riuftire a bene,6 maleinondimeno I'snimo noftro pu6 molto piu di lei.e rira le cofe fue come vuole,di modocbeegh fte(Toafemedtfimoecaufa6difelice,d di rmfera vira . E percio quando al male a appighamo , di mtte le dtfauentute ( che ciintrauengonopoi ,habbiamoda dolcrcidella dapochezza noftra , 8c del noftro poco vedere»non della Fortuna : come moftrarono pur'anco g'i anticbi dcNa imagine della Occafioue, la quale fanno alcuni eflere vna mede» fima con la Fortuna, ma fenonfoi.o vnamedefima cofaqueftedue, benfono traloro inolto fimili ccmedal tKratto di quefta fi porta vedere, la quale fu fafta Deadagli antichi forfe accioche dalla imagine fua nrerita>ck fpeflo gu rdata impid*.fseogn'vnodi pigliarc !e cofe in rerrpo, perche quelle con qutftofinuUt«n&,& vanno via, lafciandopoichinon le feppetorre pieno di mcftitia. DegfiAntfchl M9 Hieroglific* dcnetmteU buom Fortunx quafi fempre tndare em FEhquen- ^a,&rconla Dottrina,& i'mtctgine dell' Occafione, &• opportunity da Greet data il DioCberoqual chtnon prendequando fiapprejenUm vxm fix ft cerca,e ft pentijce « _j> . roeftitia,&di penTimento. Fuadunquc la imagine dclla Occafione cofi f-t« u: ftauavna donna nizdacon i piedi fopra vnaruota,ouero su vnarotonda palla>& houeu3i iunghi cape Hi tucti nuclei fopra Ja fronte, fi chene reftauala nuca fcoperu>e come pelata>& a' piedi haueua l'ali s come fi dipinge Metcuuo* & era con lei vna alcra donna tutta addolorata * mcfta neilo afpetto,e pi;na di pennmento.Vn fimulacro tale fu gia fatto da Phidia.e fe nelegge vno epigiam«< ma di Aufonio,nel quale defcriuela Occafione cofi come ho detto>emettc .6 AuAjnio' lei la Pemtenza per compagna . Iroperoche chi lafcia paflar la buona occafio- r.f , chc fi appce-fenta in qual fi voglu cofa.akro non ha poi che pentirfi , & la- gnarh di fe medefimo.Quefta che cftiamarono i Latini Occafione,& opportu- ~ r nita& nuerironocomeDea>fuda Greet detta Tempo opportuno,& pert jo da loro fatto Dio,non Dea 5 & era il fuo nome Chero, cbe quefta voce apprdlo de .> i Greci fignifica opportunity di tempo,come fcriue Paufania ancora> oue mct- te»che a coftei fu confecrato vn'altareapprefso dc gli Elei,& che certoPceta amicoin vn'hinno fatto per !ui lo chiamailpiugieuinedi tut:ii figliuolidi Sa- turno. Fudunque il Dio Chero deiGreci,il roedefimo.che era la Occafione dci Latini:, del quale Polidippo fece vn'epigraroma defcriuendo lafuaimagi- nejonde Aufonio rolfe forfe l'argomento del fuo.quando dipinfe la Occafione> perchefono in tutto firmli»fc non che Pofidippo>roettcdipiuvnrafoioin ma- ivoal fuo, & Aulcnioaliafuada la Penitenzadipiu per coropagna . Calliitra* toparhntnte nobilefcuhote fece il;Dio Chero in [forma di gsouine nelia fua auimj'o, piujrionta eta belio > Cv vago con 1 crini al vento fparfi, c*. intutto il re- &o c©r«e lo defctiue spunto # Ftffidoppo . [Bifogna duaquc ftaic con gli occhi Che jo Dio. Pofi e volta la nuca pelaca poi a cbt non feppe cac- ciare le mani ne i lunghicnni.chcha fopr la front ? , 6C via fen? camiruco velocitTimi piedi . Moftrarono quafi il medefimo gli Sci- thi ificora nel.'a i- magine deSIa loro Fortuna , tmpero- che, come rifenfce Qumro Curtic.quc fti la fecero bene fenza pied), ma le pofrro poi le ah in* tornoallennni.pec che elia da, & por« gecon quelle ibc» ni,ma contanta ve locita, che appena akriha ftefa la ma- no per pigharli, che cilagiaevolatavia* Oltre di cio benche ralhcra piung* la Fortuna eon noi fnano a mano»nrn pe« r6 mai ci lafcia pigliar le penned h'ella vi ha d'lntornc^petche vuolc potcriene riuolare afuo piacere.e riuolarfrnefrnzafarctroppomclugiO,perchenonsi ferrnarO,& pocoduranolefeliciriuche vengono dalei.Ondefe,chealcur>igia come fcriue Aleffandro Napolitancla fecerq di verro ; percbe come queOo lu» bitofi fpezza adopmlieue inroppo»cofi tofto vannoa terra ifaucri della For* tuna. Ma non pcrci6 lafciarcno di crederle gliarticbi,anzimoflraronf>d»fi« darfi tanto in Jci.che la voMcro fempre bauere con loro.rnafTImamtntei Prin- cipi,eg!i Imperadorurerchequcftmella loro piuferretaftanzateneu»no fern* pre vn doratofirrulacro della Fortuna, cV come cofa facra!'adcrauano,& vo- leuano ancora, che fo(*e con loro opnivo'ra, che vfciurnoin publico. Ondc Sparriano fcriue,che 5e uero Impetsdorc giumo alio eftremo della vita , voile farcche vi foffero due di qucfte tacrare ftatoe della Fortuna, accioche ciafcuno de i figliuob, ch'crano due, ne hauefse vna che I'accompagnafsc » e ftcfse con lui DegiiAntichl: f|| lui fempre •, ma non vi potendo sttendere.perche troppol'aggrauauail male, anando morendo* chea viccnda, tbfle poftoil facraro (imulacro delta For- tana nella ferreta itanza a' figliuoli ,Tvn di all'trno, & i'alcro aU'altro.quafi fofle qu . (to fegno del parrito Imperio tea loro egualmente. £t Antonino Pio Iropera Aatoaf- dore»fecondo cbe dice il medefimo Spaniano,fcnten dofi vicino al morire, co nt> p *° wando che la dorata ftatoa della Fortuna fofse poitata nella ftaza di Marco An iBipera* tonino.cbe fu certiffimo fegno dello Imperio trasferito in lui, come che I'Irupe e ' ?adore,il quale moriua>feoza dire alcrolo difegnafle in quefto modo fuo fucccf- fore. Alcuni.c benillimo han© dipinta la Fortuna fopra vn grande Arbore co vn lungo baltone in mano»co'i quale vi battedo giu i fcutri diqucllo, che fono feet tri di Re\cnitre,barfe,naui,aratri,5e altre cofeche dinotano le digni ta, e tucce le arci hu-naae.Difoeto pai fi vei: a ftare gra. imlticuditte di perfone.e d'ogni foe te grado,quafi afpettano di coglieril frutto cheloro visn fapr»,e fi vede che ad alcunodiftirpe regale roccandovn'aratrogli bifogna di Principe. che era gia, diuenir pouero agn colt ore, oue ad vn contadtno cadendo fopra vn fcetrro>6 a! cuna borfa diuenra egli Prcncipe,&ricco:si che bifogna accociarfi in buon lo- co* & che profperando la Fortuna venghi atoccare qualche buona ventura. Scriue Paufania. che la Forruna in Grecia appreflb de g'i Elci hebbe vn tern- Paufatua* pio, oue era vn fuo fimulacro di legno molto grande, e turto doraro, fuor che le mani,&i piedi,qua!ierano di muvno. Et diceancopoi di alcune altre ftaioe della Fortun 3 facte da' Greci in diuerfi luochi, ma non le riferifce.perche nicn- te hannodinotabilepiudiquello,chegiaeftatodetto . Dird bene diquella» che fu in Egira cirta dell'Achaia, benche ne diceili pur'anche gia nella imagi- ne di Amore: la quale era fatca in coral guila . DallVn laro haueua il corno del- la copia,& lo teneuacon mano,dall'altro il Din Cupido, & (ignificaua que- fto come lo interpreca Paufaaia,che poco vale a gl'innamorati efsere belli, va- ghi.egentili, quandononhabbiano la Fortuna con loro, che pare volerdire, che bifogna in Amore non cneno,cheneII'altrecofe hauere venrura,& buona forte •, e pur troppo lo vuole dire; ma quefto vi fi ha da aggiungere ancora,che bifogna, che la Fortuna feco porriil corno di douitia, perche fenza fara di po- Fortuna cogiouamento ad Amore, merce" dello auaro animo feminile»che ne belta rif- gioueuo- guards : ne a virtu, ne a gentilezza, ma (bio fi piega a' pretiofi doni: Onde fi ' e ad A " puo dire ficuramenre, che fara bene auenturofo»& felice fempre in amore qua- mote * lunque habbia oro, argento, & pretiofe gerarae, doni tutti di Fortuna»& mo- ftrati per il corno della copia. Perdonatemi donne, che il zelo dcljvoftre hono- AIIe Do * re mi sforza hora a raggionare con voi in quefto modo > piu alTai del danncche oe * per gli auari voftri defideri) h6 fentiro gia piu volte. Non vi vergognate voi, Ammoi' & a quelle dicofolamentcche lo fanno, di dare voimedefimcaprezzonon nirione • a!trimente,che come fi vendono le bedie^ancor che come quelle reftatc in libe- ro potere di chi vi compra,ma ritornate pure ancora sr»che dare vipotete quan- do ad vrio , e qtandoad altro ,fecondochenaap;gtor prczzo vi viene offeree ? ma ben timane la bonefl avoftra , &, il vcOrc boon cc me in preda fempre alia in f: rata , hiaf mo, 8c alia vergcgna.Et fe rri diccfleforfcche importa piu, che noi fiamo irapudiche per prezzo, che per amore folamenre? ad ogni modo cofi per quefto , come per quello pcrdiamo la honeftl noftra , la'quale voi huo- roini haoete riftrctta tra breuiffimi retroini»in modo che fe rra quefti vorremo fiarcnoofari per noi amore-,& come voleredunque poi,chc peramorecimet- tiamo a fare gl« piaceri voftri* Vr rifponderei,che alcune opere fonole quali Contcz benche in s8 flrfe non fiano molto buone,ridorte«pero alfuo fine pel mezzo «« ^on. della virtu ccntentano chile fa, & (bno anco per To pin lodate »& all'tncomro n *auare« chi vitiofamenca opera, ne contcnta fe ftello ftando occ uko 3 ne quando fi ma. nifefta* ma $ no me imaffiaio . «■<•- : ttL_ ■ T-^ IIWI W J «' 2^s ImagmideiBei Irt&gwe ■deHtFortuna inE^r*, ftgufreinte neW Amre volenti hum* for* tuna, & riccbeige, altrimenti fen^anon ft ottenere to bramato defiderio , tna io credo, she si mquefttcome in tutte Is attioni bifogna bauerdelle -pU'iH,cbe quelle fannoUhmnaFortima t percbenoncid For tuna ale una, ■ nifefta , troua alcu° no,che Io laudiX* A" Hjore £ virtu, & e vi* cio WVuat ma. Adim- que queiio, che fate pec amore.olere chc a voi {telle (ion cut* ba ,1'anitnoconfape- uole di haoere ope«» rat© virtuofamente» i lodaco ancora da qu alun que Io sa. Ma quelle, achel'auaro deiideno vi tira. * vi ftirrvuk fen>pce>non ; vi da ripofo mai, on* de (c ro p ce fea f k e vn? cocals rimcrdimeE- to»che vi dicei aiche puce facefti male. Ec quartdo daaltn e ri*- (aputo poi »di genti- k>& honor ace dment tare vilir & infarni,c feuente fi cangia il nome di genuldon- o-a bonefta itiimpu* - dica meiesrice»ilche not* iia .mai di cbi per a more coropiac- ciaachi 1'ama; per- che fo!e queftcche fannocicV per raercede foao dimandate meretrici.Ne fono i termini poftiaUaboneftavoftracofinftretti»come penfano forfe akunedi voi,chevi (ia vietato ramore»anfci vifida come voftroproprio, etlendoche da voi foie fenza I'buomo pocovaJerct & come vi accoftarere voi all'huomo con ptacere di amendtji* fe rron vi ii mtraponeaTjorefrChe vi Jeghi mfiecne ? Adun- quenonviftcogJie Anote: mafapetc voi che vi (italic HI fare ingiuria ad Amore»come fanoo raolte, venendo-a ijercato-di qieUo*. che per lui folo dou* sebbono fare. Si che non per Amore.ne perchcvintedalla fragihtahumana son poflano refifterc alle carnali paTtini.cofe che rnolco ben cuoproao»& ifcii fanogli no.'tri errori ,(t ianaonellcbrtccfa acai TK»itrano di araarc* ma per- che troppofonoauHe,? $t£#ci,.sis par Joro -datydo(ji a ro^lurperhauetffda mo I* nidi porere me^ho empire !e loro. ; auare,$c in^orcie voghcEcperaodilocopuiy facilmente godereognVnoiil quale habbia che dare. Per queftj dunqae Arao- re iia congiunto alia Fortuna,ct\e tiene il corno stellacopia, e «0ltr4 pur an- che De'gii AntkBi. *$i imimt delU frtum * c*H*llo she vehement* t*rreJ4 FfPr& dal X** fiino feguuata.Jinotante krelaenUtqueUa^d^e^^/^^HclU non batter poffa a fermeiga oleum % ebe la leto poca fennezza, perebe non cieno foao mutabili in A mere le auafc femme>cbc tia la Fouuna: alia imagine della quale ntorno»& ialcio vci donne» cbc viuete nc' vofhi vergognon eirorij& a quelle 3 chc feno lontf nc, promt uo di due vn d* tuici 1 bem ocl roondo di k>ro*& in modotale,che forte anco k ne faianno qualche cento, Adunque, oltrc alii difegm fatti fin qui dclia Fc ttuna, ttouojcnc aitiini i'hanno dipinta m mare.che fa vela era le turbate endt ;alcuni J'banno porta su l'acuta cimad'vn'alco fatio,oucro di vn monte,fi che ogr.i po- co di v t n to, che fpin la fa voltare.Et credo.che quelle (iano ftate dipinture nr.o* dcroe,peithe non nc trouoratta men tionc da glianacbi, comet ttata qutfta parimen t e,t h e rifet ifce il Gitaldi fenuendo de i Gcntili,oue cofi dice; Hanno Grrgo* alcum a* tempi noiii icon allai be Ilainuenrione facto la Fot tun. acaual!o,ecbe rioOiral velocidimamente fe ne cone via,& il Fato oueio Dcltmo, come fi pare dire, ^i • la fcguita tenendo 1'arco con la faeita di arciere per ferula . Mofiia qucfta di* pintura la velocita della Fortwaa » come cbe eila non upon mat , ma ccrra via fen pre fcacciata dal Fatcpcrche cue eil Deftmcncn vi ba ftsoco la Fcttuoa. Quefta fa Apuleio efiere vnamedciima con Ifidcquando finge>the a fe potre mc dircche Paufania mente ii ingannafie,quaudo diile. che 11 354 Imagini deiPd Zmaginc4elhtomlimto& felicc fi$ceeflb,del FauonmfltbikJieHCy&c*' ancojdeil % jidulaiiomA? dettlmidta,cbe fl>ingono $ & aecompagnano detf Fauore ,& ftmagtnc delta ruota volubile delta For tuna » foprala quale tl deito Fauwenpofn piedherafcaai j*9 £irare,ejfttto che fivedeper+i^ dumno neiie C wtt,c ml Hondo • cIbc facilmentc g.li farebbe rreder Findarc, cbe la Fortuna fotle vna dcllc Par- che,6 che'potefle piu * flai dcl'e forelie.Bencbc iri p re»che le Parcbe (i accoC dino mokopiu con i\ Fato,6 Deftinccbe vcf lipmo dirlo, che ccn la Fortuna* percbe quefto e rtflo,e certo, fi come dtefono imrrut^bili pamnente » mentre che filando )a vita de i mortali, a ctafiheduno aflegnanoil detcrminatotera- Buono po del mcrire • Maquefto,chc alle imagini? Niente. Lafciatno)odunquc»& Euento. dkbiaroodel fcuono Eucnto,noe profpero fuccelsr, & feiice fine delle lmprc- fc»pecchc A fmuUcTodi coftui apprcflo de' R< mam fund Carr.pidoglio con quel'o della buona Fottuna,come fciiue PIinio,io forma di Giouane allegro* & ben veftitr , che tencuanella deftra vnatazza, e nella iimftra vna fpica* & Fauore • Tn papaiicro. Et con la Fortuna vk ancoil Fauorcchc fu adorato pantornte da gli amichi»percbc patcche da lei vt nga per lo t iu,benche n .♦ c eglidalla bel- - lezza ancoramolte voiTe.e fouetedalla virtu,& in fommada tuttc quelle cofe* che fi farmo grati altrui>& ci acquiftano f»uore>il qua'c ci fa fpeflo infuptrbirei- perchcquamopiufuccedono a gli huomini le cofe fclicementc, tamo piufi inalzanr,& poggiandoccn i'ahdelf vrrebumano,mcntenofofraglialtW|fin tantoche laruotagi i.ondecadendo traboccheuolmente fono fprtzzati poi Hon meno.che fofleroiiueriti prima.Pcro gu rdifi ogn'vno di fidarfi troppo in queftofraK& lieue Fauc re, per he tcfte p;fla, come la fua in agine ci dime- ftra, la quale eta di gicuine ccn Ieali;d fia ptrche prrle cofe pre fpcre,& liete (i leuaaltotsntcthem ndegna piudiguatdarealbafso/cnde ptrciofuanco di pinto eiecc.ptrche pare,cbe gli huomini non guardinr piu a pctf- na 6 ben poco pofcia»chc a gtaodi honotj foio inalzatr.cuero perckc poco fi ferma con noi» -•ai DegliAntich?: *;; Imgtne delta DeiMatariaJ Dea Fclicitj t figliuola d'Hcrcole* con it Cadu* ceo,& it Corno di Douiti* in mino qvello fi^nificante U virthquefio Uric* €hetfc t nece[[ariccrvna,e x r4t$rcalU Feliciid bumana . ■ noi»n»tofto pafss via-, & percidftaua co' piedi fopra vna ruota.conciofiache cgli irniti la Fotru- Fauoretf na;&fi come que- *nido r ftagira.coficigira parimente.evafern pre ouunque ella porta de'fuoi beni* moftrandofi perd tuttauia timido, pec che vuole ogns ho* ra fa lire piusu.che non gli conuiene, fpinto dall'AduIa- tione, cbe J'accom- pagna fempre. Gli va dictro etiandio lalnuidia, ma con pafli tardive lenti.la quale guarda fem- pre con occbio ror« to I'alttui Felicita, ma eJla s'e beata , e di !ci puuto non te- mc. Perchequcfta fu da git antichi a- dcrata pariroente «» & cbiamata Maca- Mac aria.. . „ ruda' Greci,efuco roe u raccoglfe da Eunpide, & che rif-rifce Paufania , figliuola di HercoIe,& acqu.flofft gh dm,ni honori.perche hauen Jo COracolonfpofto a gS Athenrefi , Irc^Tii r 'WCKoncfi certa guerr* mofsaforo da* Lacedemonii per git ngliuoli di Hercole, fe qualchuno dt quefti occrdendofi da fc 6 fofse offer- toall, ncidell Inftrno.elUfabiioihcqueftointefe.fifa^dlagola.&fcce di . fcla mifenWe oflena,acqiiiftaii Jjne fa virtoria a gli Atbenteii, liqualipcccifr I Woraronopoikcojne quiche per ft crano ftarr 'virrorioftfle felici.La ima- gine d. coWioe della FeliciUche quefto 8 il noroe Latino,& Macarfa rl Gte co. corne ho detto , fu da glianr.chi fatta,come fi vede in alcune medagfre ,dr £ Ul" * ? t ?' v r ni 2 onn * f °P ra v « bellofeggio, cbetienenellatfeftra rl Ca- doceo,8c ha ne la finiftra vn corno di douitia.Sr pu6 dircche quello fignirTchr la virtue .jefMe r.cch-zze com* che,nerev.rtCi da fe,ne le ricchezze per foto me-.feftms pofsono fare qui I'huoraofelice.che fu opinione di An ftotele. Im- pede Y:q 4 a * felir.tiaiiV = f s -redi *„ »uca->(\ che G torn inemtapouerta, en : rpzuc a diugio non folaoaentc di roolrccofcche &ti facebboao commo de, ma MedagTie di Giulia Ma me a. £ 5 £ Imagini de i Del madi quelle &ncoT&> che gli Cooo neceflarie ? 1st aflo mcontro cbi Gtrouapri. uo di ogni virtUife bene hauefle tutte lericchezze del mondo.non fi potra^mai chiaraare felice , anzi fara inCeliciffirnoinon hauen do panto diqueJlo> che & proprio dell'huomo.Potranu' dunque chiamaie (tVici qui fra noi feed J j il pare* re d'Anftotcicj & come ci moftra la imagine delta Felicica* pur mo difegnata* fold quelii che fono vinuofi, e cicchi, cioe che hanno tan to de' bent dslla Foc» tun !»che ponno proutdere a* fuoi difaggi.Sc a lie fue commoditi. Cebet? neila fua tiuola fa lafehcita, vna donna,che fiede all'emrarc dicerta rocca in belCeg gio, bene ornata, manon perocon raolcaatte ,Sc coronau di belliffimi, 8C vaghi fion. Alia quale ben pace che vogli an dare ogniuno>ma nonviarriua- no pero fe non quelii , che caminano con la fcorta deila virtu, lafciandoli alls fpalle tutte l'altre cofe, perche fa opinion e di coftui, come di molti altri aaco- ta innanzi a lui, che la virtufola potefle face 1'huomo felice . II che dobbiamo noi dire ancora padando Chnftianameme, & inrendendo non deila Felicita. che qui bnma alia cieca ognmoo in quefto mondo , perche noa e > fe bens pate FeHcita , ma di q jella, che nelle celefti fedi gcdono le anime be ate , ve- *a,immutabile, Scetcrna. Alia quale ha da fperare di giugnere fermamente ogniuno»chefcorto da" JucidiiTim; raggt deil a diuina bents csmitu tutto il viag. gio di quelto m >ndo in compagnia deila Fede, calcando I'arido > 5c fterile tet» renoco' piedi delta Carita . .■ • -• - : ' • L-J . . — V P I D O DI tuttigli affettide g!» animi noflri non vie il pru comtwiacil piu bclloi jse che habbia maggior forza di quelk>»che non folo in noi ii^vede effe-* feima neilo etetno Iddio ancora (benche in luifia pura foftanza folamente»non arietta, -me paffione) ne gli Angeii,& in tuicigliordi-ni.de' Beati, in ciafchedu- «o de glieleroentf, & ndle cofe tutte »chedi qadli fono create . Si dimanda tjueltocomrnuncmente Amore, il quale Ieuaogni brutcura dagiianimi ha- fiimh&coti g 4 .i fa diuenire belli^he hanno poi ardsrc di audarii a potre dauati "■©Ik beilezza eternajoueripiem tuctidigioia 9 e d'infinitopiacere godono i dc» 'ifdersti frutti de' ioro amori . Quefto (a dmentare humili g'i fuperbi> g!i adirati riduce a pace, rallegra, & Eicon foirca gli affluti , e fconfo|ati , porge ardite a chi tereie, & apre le chiufe mani alHngorda auaritia . Qjiefto ha forza Copra tutti i piu potemi Re\ fupera i gran^li Impet adon,& in Comma fl fa vbbidire a tutte le perrdne. Per le quali cofe non £ rnsrautgha fe fra rloto Dei lo pofero gli anti« cb*» li qiiah non hauendo vifta aneora la Itsce delia venta , quel che ti doii-ua dare a I Creatore del tutto, dauano alle creature, 8c come che non Capeifcroj " onde/e virtu vcni(Teroinnoi,roolteneadoraronocome Deii& pofero lord diueifeftatoe, & in vatie imagini ladipinfero, CeconJooperano ne gli ans» fni hua>ani»comeinalti:o Iuocoh6 moftcatogi^pernonreplicared medefi* mo, hots che di Amore Colamentevogho dire, Cecondo che da gli antichi fa dipiiKo.Sebenpat'eiletehogginiaicosimanifeftoadogn'vno, che non hab- bia bifogno, che nefiafcritfo per in Cegnado •, perche vedendo vn fanciall} con fa .benda a gli occhi,con l^rco^in mano, e con vn turcailo picno di ftrali at ft mere fianco,ogn'vnosa dire qucftie Amore, manon Capra iire per6ogn'vno poi 4 »r.(i«'> chi gliene dimindi la ragtone, per ia quale fiacofifatto. Eti^inqucfte mif ft9* ia>agim hd voluto moftrare non folodome lo f^ceifero gli anruhi, ma rehdea ne !? ra&to&i i^SSrJl!tSSSg c M'r 4^ P'^ 1 & in diuerfi modi 1'hann* confiderato, pcrchc hanno vifto» chc diuerfe fono le virtu fue . Donde vie- I ncche hannodetto noneflerevn fob Amore » ma molti.& due principal- mente furono pofti da Platone . fi come ei pofe due Veneii patimence^ L'vnt I celefte della quale nacque il celefte Cupido, e quel diumo Amore , che fole- ^upi«!« i ua l'animo human© alia contemplationediDio, delle menti feparate. che noi ceJeliCm ■ chiaTjiamoAngeli,&delJe cofe del Cielo . Et habita qucfto ne i Gieli, come A | ia j A < fcriue Filoftrato, dicendo che 1' Amore celeftc.il quale dvno » fenefta in Cie- mote. " , !o. & quiui ha cura delle cofe celefti , & e tutto puro.mondo, e finceriflimo, & I percid faffi di corp'o giouine>tutto lucido,c bello:& gli fi dano Tali pet moftrare il tiuolgimenco>qua! fannoglianimi humani mofli dalloamorofodefiderio al Ciclo, & a quelle cofe che quiui fonojeome fanno ctiandio quelle pure raen- ti , le quali fopra i Cicli fono ordinate tutte fecondo i gradi loro , che fi inalza- no quanto piu ponno alia vina di quella'bcata faccia,che e fonte cterno di tut- talabellczza, la quale in diuerfi modi dalla piu alta parte del Cielo manda i raggi fuoi ad irritare,e pc ouocare le cofe tutte>pefchc a lei fi riuolghino>& que- fti fono le faette> e gli acuti ftrali, chc fouente fcocca Amore. Ghi dunque nella Strali di imagine di Cupido coniideral'Amorediuino,vede la purita di quefto nel Iuci- Amore. do corpo di quello. Et per Tali (1* officio dellequali e alzare in alto,e pottare per Ali oi A- I*atia que* corp ,li quali per loro fteffi nonfi potrebbono leuarc di terra) vede more, il folleuamento , che fa Amore de gli aniroinoftriallediuinebellezze. Si co- me per le laette puo comprendere gli raggi nella diuina luce * la quale in mille Strali di modi civiene a ferirc. perche ciriuoIt:amoalei,&inu3ghitidella bellezza Amore* fua non piu ftiraiamo le cofe di qua giu, che quanto elle ci fono fcala da falite al Cielo, come ben dine Amore di se ft eflb, quando in vna fua Canzone lo chia- Petrarca. ma il Petrarca in giudicio . Ancor *e quefto e quel > che tutto auanza Per le cofe mortali* (ma. Da volar fopra al del gli haueua date ali Che fon fcala al Fattor chi benj'efti* Erper noncntrare piu adentronellc cofe dell'Amorediuino. perchetanto vi farebbe da dire , che troppo mi fcoftetei dal propofito mio,quefto folamente vi aggtungojch'egh e come il Solcilquale fparge i fuoi raggi per l'vniuerfo,& in fe rtBette aliri raggi ancora, fe tocca per forte corpi lucidi,e puri.Et come il So- le rifcalciaouunquetocca,cosi Amore accende quelle animcatle quali fiacco- . r fta , onde con inftammato defiderio fi nuolgono alle cofe del Cielo . Ilcbc ha mi j e ^g ~ faiio> che iia data alia imagine di Amore I'accefa face ancora: pet di moftrare j e s l'ardente ef&tto,con che feguitiamo le cofe amate».:rahendone piacere del con tinuo : padando petd fo!o delle diuine . Nelle quali confideriamo della face di Amore a uel che luce folamete,& che rifplendc come diletreuole.e giocodo da vedere»?t on quello che arde, & abbruccia.perche fa raale>& e noiofo-, c quefto piu fi con-fa all' Amore delle cofe terrene,il quale noporge diletto mai, ne pia- cere alcunointeroj & chefia fenza tormento •,macofiaggiungel'vnoall'altra come nella face fono infieme s lo fplendore»chc dtletta,& lafiamma, che tor* menta ardendo.Et fu quefta pot opinicrae dt Plutarco, il quale fcriue che i Poe- ti.gli Scultori, & i Dipintori finferorche Cupido portade in rnano la face acce- fa, perche delfuoco: quel che luce.edilettcuoliilimo, cna quel che abb-rue- cia poi, e fuor di modo moleftn , 11 che tolfe egli con gli alrri forfe da Platon c ilquale fcriuenel Timeo.che Arooreinnoi miftodi piaccre, & di dolotc Nacq Jequefb Amore e di faette, La ria Fortuna co' fuoi grant danni E tnbreu&face aflrem Sptegandoitrtftivanni, Torn le fiamme* che per^vniuerfe E la buana^e feltce fta pre feme. Va pot -spargendo s)>che dei fuo ardors Porgendo cio\che tien net, ncco [en9: Reft a accefo ogni core ,. Ma fe qttefta vien meno , E che da I'vfo human poco diuerfo Onde tl Cteco defir al mal confente • Di Volcano , e di Ventre fia nato, flfuoco,cb'ardea pria tuttc s'ammorz.0. £ del Ctel tenga tlpiufubltmeftata .. £ tojio perde amor ogm fua for\a . Ouidia P°fe Ou'dio parimente due Amoii, quando ei diffe ., Madre d'ambigli Amor porgimi aita « Perciochenoiamiamoihduemodi* bene, quando allc cofe buone appft* chiamo l'animo^male, quando feguiciamo quello, che e rio . Ec come quefto fi dimanda amote dishonefto, e brntto , cosi quello e detto beilo, &c honeuo » Alcani vog!iono» che di quefti due nati di Venere vno folamcnte fia Amore» il quale aceenda* & infiammi gli anirai noftti a feguitare alcuna cofa,&- lal« Anter®^* troftdsmandi Anterote s che not potiamo dire contra amoreypetche faccia ie , quefto eitetti tutticotraria queIlo>siche per lui fuggiamo fe cofcle dsfamisnio, & le habbiamoinodio. Mali inganna di gran lungaqualunque talcofa ere- de*. percsoche Anterotefu adorato* nonperchefaceu'e difamare»ma perche puntlse ehi non ama efsendo amatoy comefi legge apprefso di Suida » il quale Noudls racct ?nta vnanoueiletta tale. Fu in Athene vno chiamato Melito, il quale at- djiVteiiJo, dentiffimamenteamaua vnbeiliiiioiogiouanenobile, & ricco molto, il cui cdt ftraa nome fu Tiniagora .. Quefti non menoaftero, che bello, moftraua non far(i eota t conto dj Melito, in altro, che in comandarglicofe di grauiffimo pericolo, le quali tutte faceua il mifereliojco animo ficutiffimo»credendo di doutre m-que- (tomodoacquiliarfi la gratia delloarmto giouane, rnatuctogliauenneilcon«' tfario v percioeheTimagora quanto piu (i fentiua eUere amato> c fetuito da lui» tantolofprezzaua piu fernpre»onde hnfelice Melito non potendo piu fop- portare le amorofe pene,& vinro dalla difpeEatione fi gitto giu dalla piu aita cima della toccai e tuttofi ruppe s & reftoraorto j di che parue, che venule poi pietasi gtande a Tiaiagora quando J'intefe ; non volendo forfe la gjuftitia d'amcre, che reftalle ia mone dr Melito lnuendicats, che egli fe n'ando ratto agitcarfi di la ondes'era gittato Mehto prima,cctadelmente ne mori. Et qui- ui percio fu pofto vn fi nulacro di vn belliflimo giouanetto tutto nude: tl quale haueua inmanodue galli s emolto belli* 8c gittauafi a bailo col ca- po aU'ingiu. Quefto dunqtie potiamo dite » che fo(Te caftigo , il quale ve- Paufa- nt "'^ e < ^ i Anterote > come pin apettamente dr:e Paufaoia , racconcand,> n \ 3t quiii »i medciimo in quefto rnodo* Era in Athene vn'altare confecrato- ad Anrerote p:r voto^co.-n; diconto, de*'fore(ticriV& per cagionetsie. Melece - giouane Atheniefe niun conto fjcendbfi di Timagoca huomo forcftiero» chs 1'amaua grindctnencf * gli dille vn di tutto fJegnoretto, che gli d leaa'Te d l at. coEnaf Dc gli Anticfii ■9 ^ h9 twtimeit gli Del trot e,& jinttron fratelli & figliuolidi Tenm, intefi fvno perl'amarei'altro per il ridm*re,W(r* famor reiifmoi&ftm*- gine dett'amrLethco che fadifamare, & dimenticare la per/on* ftntfa. torno>& andaflefi a fiaccare il collo . Timagora non curando piu di viuere,& volendoin tutte le cofc compiacere cuiegli amaua tato, fi lafcid cadere dall'al- tacimadi vnacerta rupe.&mori miferamenre: diche Melete pentito della fua fuperbiafenti tantodifpiacere»chcfuriofamentc pocodapoifeceil mede- finofincche I'amantefuohaueuafatroi onde fudettoche Antetote haueua, farta la vendetta di Timagora, & gli fu percid confecratol'altare ch'io diffi. Fu dunque Anrerore vnnume, il quale puniuachi non amaua eflendo amato>& non ch'ei faceffe difamateje potiaroo dire,che quefto altro non fia,che 1'amorc reciproco.comeanco vienconfermatoda Porruiofcriuedodicoftu in quefto Porfirio* modo. Haueua Vcnere partorito Cupido gia di a'.cuni di, qua Jo ella fi auui Je che ei non crefceua puntcma tuttauia ftaua cofi piccolino,corae era nato»on- de nonfapendo acid come prouedercnedimandoconfig'io all'Oracolo, il ' quale rifpoffe che Cupido ftando folo non crefcerebbe mai, ma bifognaua farli vn fratello, accioche lo amore fofle tra loro fcambieuole, che all'hora Cupido crefcerebbe quanto foffc di bifogno. Venere preftando fede alie parole delPO- racoloi da indi a poco partori Anterote,il quale ftp fu cosi toflo nato,che a! par di Cupido comincid a crefcere,mettere l'ali,& caroinare gagliardamete,& k di quefti due ftata poi la forte ra!e,che di rado.6 non mai e l\no fenza I'altrojcV fe vede Cupido che Anrerore crefca,e fi faccia grandcei vuole mofttatfi maggio- re, & fe lo vede piccolo, diuenra egli parimenre piccolo.benche quefto faccia fpefioafuo difpetto. Adunque Tamorecrefccquandoe pofto in pcrfona»che roedefimamente ami,&chie amarodee parimente amate,6V quefic moftraro- no glianticlii pei'Cupido.e per Ancerote.Fer la quale ccfa gli Elci,genre della Grecia,in cetta parte dcllc loro fcuole metieuano i'vn>& 1'alrro, accioche fi ri- R 2 ccr- M. Till- lio, Mercu-* rio,e Her cole con Cupido . A more letheo. Faufania a P Jin jo. Molti fo no gi'A- mori. Amore • Proper-- tio. i 66 Imagini de i Dei cordatfero i giouani di non offer ingrati contra chi gfi amaaa.raa ricambiafTcre lo amore* coli amando altri*corae da altrili fentiuano eflere amati . Stauano dunque due imagini oueroftatoedc'fanciullijde* quali l'vno era Cupido* che teneua in ruano vn ramo di pal cna,& 1'altro Ancerc ce> il quale fi sforzaua di le- uarghelo,e moftcauadi atfaticatfi aflai,ne poteua petd,quaii chc debba coogni fuo sforzo moftrare chi rifponde in amore di non amare punco meno dt coluii cheama prima,& percid fi sforza Anterore di leuare la paltna di mano di Aeno- re.Del quale parlando M. Tullio per adulate Attico iuo.co roe n fenfee Latta n • tio,e quad per motteggiarlo, difle che furono i Greet di gran configi o, & di parere molto audace a porre dauanti a gli occhi de i giouani> oue fi doueua- no eflercitare nelle cofe virtuofe, la imagine di Cupido, quad crec cfle egli, che conquella non meno fi potefle fuegliare ne gli animi giouenili le lafciuie, & t dishonefti placed* Ii quali diceuano gli antichi tutu venire da Cupido, che ac- cendergli alia virtu. A che volendo forfe rimedtare t R omani, non metteuano Amore folamente nelle Joro Academie,& oue fi efsercirauano i giouani,ma in- terne con quello anco Mercuno,& Hercolcsi che la ftatoa di C upido era net mezo di quefte due,per moftrare che fofse ragioneuole,& virtuofo.perche mo- ftraui Hercole la virtu, & Mercurio la ragione.Et Athcneo fcriuc>che gli anti- chi Filofofi ftimarono Amore efsere vn Dio molto graue>& alienodaogni bruttezza.dicendo che cid fi poteua conofcerc da qucfto,che pofero la fua fta- toacon quella di Mercurio»e di Hercolejche lono fopra»que!lo alia eloquenza, queflo alia fortezza, & dalla compagniadicoftoronafce Amicitia e Concor- dia. Hebbero ben poi gli antichi I'Amore ancora,che faceua difaw are,e met- tere m oblio tutto il bencche fi voleua altrui, e fu chiamato Amore Letheo, la ftatoa del quale.che chiamaua le ardenti faci nel fiume,& quiui le ellingueua, era nel tempio di Venere £ricina,del quale fece mentione Ouidio,e difse>che colaandauanoaporgere gli deuoti preghi tutti i giouani, li quali defideraua- no di fcordarfi le loro innaraorate,& le giouani parimente che fi accorgeuano di haueremal potto i lotoamori. Ache hebbero iGrecivn piu bel rimedioj perche fenza pregare altrui, lauandofi folamente nel fiume beleno, pocolun- gida Patracittadell'Achaia* fi fcordauanogli huomini, e Iedonnetuttiquelli amot i,delli quali no voleuano piu ricordarfi,che cofi teneuano che fofse, quelli del paefe. Ma Paufania che quefto racconta>dice che e fauola, che fe fofse ve- ro, le acque di quel flume farebbono ftimatc piu di tutte le ricchezze del men- do: & Phnio fa mentione dicerto fontechiaruatodi Cupido apprefsodc'Ci- ziceni>& del quale chi beeua fcordauafi fubito ogni amorofoafletto. Ma fe Cupido altto none, che i'affettuofo defiderio da noi pofto intorno alle cofe, I'Amore non fara vno,nedue,anzimolti,ccme pongonoi Poeti, quali fauo- leggiando efpnmono fpeMo le forze de gli aniroi noitri, le diuerfe paflioni, & i vaiij loroaffetti»& percio difseroche molti erano gli Amcri, come ancofcri- ue Alefsandto ne' fuoi ptoblemi,perche non amiamo tutti vna cofa medefima, ne in vn medefimomodo,madiuerfamenteamaciafcheduno,&: fpefso anco- ra diuerfe cofe : il che non fi porrebbe fsre, fe Arcore fofse vno folamente. Finfero dunque gli antichi, che fofser molti, Ii quali faeeua no tutti fanciulhni belliiTimi con 1'aji, & dauano lcro in mano a chi facellctte ardenti, a chi ftrali acutiiTmi, & a-chi faldiiTirr.i !acciuo!i,come bennTimomoftraPropertio fctt- tiendo a Cintbia fua, the cofi dice in nciira lingua . Mentre che I'altra tctte, Vita mia, Done vno (luol mi vien'adincontrare Errando me ne vado depo cendy Di fanciullh eke paicn nati a pena . Sen\a pur'hauer'vno in compagnia . Cucrnti fojjer non so> che numerate La fortei ne so gia come* mi mena Non gli potei per la tema> eh'al core N'4n* DcgliAntichi; %6i N'ando, ch'al fatta mio fe pen fare . Alcttni con le braccia fnelle, e" fciolte . Ne bifognaaa non hater timorc E prefle at faettar portangli ftrali, Di hro » fe ben'ertn ptccolini ; Che me nel cor ferito han g\* piu vel: Cb'ajfAi fon gtandi mdar'altrni do- te lore . Et alcttni altrl certi lacci % qttali '/ldo(lratt*n tutti nudi corpiccini Jlioflraron d'hauer fol per me legarc* Cost i>a$hi, s) belli ,e ben for matt : Perch'vn di lor dt(fe parole tali: Che mat non vtdtptlt be' fantmllmi \ ptgltate cofltti su > che ftate a fare ? Et alcttni di hro e ratio armati Lo conofcete pure » qutllipreflo Di vme fiamme in facellette accotte» Mi fttro wtorno, ne potei fcampare , Onde ogm d\ nefon molti abbruciaii . Si che per lor legato in ttta man refto . Filoftrato parimente nellcfijedipinturedicei che gfi Amori fono moIri>egli p,j n rJ = fa elide h.',liaoli del Je Ninfe , come faClaudian ancora, quando fcriuc delle tQ *" nozze Ji H morio,& di Maria, li quali gousrnanoi mortal! : percbe moke pa- umeiite fono iec3fc»che quetti amano:& ncdipinge vnabellatauoIa,laquaIe (ta coil feed J b il ritratto.ch'io ne ho fapucocauaire. Euji /n giardmo belliffi no con vaghi arbofcellipiantacicontal'Qrdine, che Jaogni banda a' riguardand , ^! tl !5* in jittaio vna a Ui fpuiofa viacoperta tutta di frefchitfima hcrba ranto raolle, *?;' * e Jelicata,c'ne fopra qua I alcrafivogliacofanon li potrebbe giacere piudehca- ' camznte. Oat rami delle belle pi ante pendjnopomigiail^&lu.idi si, che pa- ion j d'oro alii quail gli Amori tuttinudi fi nuolgono* d vi volano in torno leg-, gjeriili ni, nieidj giaattaccatc agli arbori le dorate fatetre piene di pun* genti iicaii>& alcuni panni dj diaecft colon fonogittad qui pecThecba piene di /anjrnti.L;: doritechijmeagli Arnorifortoinvecedi ghidande: ne fono le pennc delle ali tutce di vn medefima colore * ma alcune rotfe, alcune guile* &alcunedi color cilertrc. Et iiloto,quattcoi piu belli li fono fcoltati dagli aitri, delli quali due giuocandofigettanopomia^icendarvno con l'aItro»c gli altddu: H fiettm > IVno con 1'altconon moftrandofi pero in vifo di effete panto aditati.anzi ci«fch:dun j d; loro porge il nudo petto, accioche non ven- gano glair ill jn /am >ma fenfeano lavioue fono inddzzad. Le quali cofe nioitrano il comincia nento dello Amore, & la confermadone del medefi- ma) perche gli due, che giocano coipomi danno pdncipio all* Amore; onde fi vedeche qusftobacia si porno, & logetta,equeftoftaconle mani alte pet pig!iarlo,accennando che io baciera mch'egli > quando i'haura pigliato, & lo fimanJerapanmenteiE daqueltoforfecolC-Suidaquellojch'eifcriucchegitta- t e ahrui vn porno lignifica inuitado ad amare. Jnde Virgilio ancotain vna fua yits.Hh» Pdftotale, facosi dice a Dameta. La vaga Galatea mi getia vn pome* E pot fen fugge, ma prta, che s'afconda Era vcrdt falci vttol pttr ch'io la veggta, ^ Gli altri due poi,che fi faettano confermano l'Amore gia cbmineiafo» qro-fi' che clTi lo facciano penetrare al cuore . Quelli dutique giuocano peicomiiv ci^re ad amare: quefti faettano: perche 1' Amore fi confermi* cV perfeucti. Vna Lepre 6 poi, che ft4 fono vn'afbore mangiando de i pemi gia Caduti a teeraf aK- la quale gli Amori dan no lacaccia > & la fpauentano, queAo battendo le ma- ni inficme, quellogtidandojcqueM'altrofcaotendo la velxe-,cb'era in terra. Alcuni vi uolan ^ fipra>& legridano , alcuni pian'piano vanno dietroallafua orraa & alcuni fi 1 nci jno » quafi gli fi vogliano gittare addoiTo - t ma 1'animale iivolra in altca parte t cue vno de gli Amoti ita ia agguato. ctedendoli di R 5 pigliarlo 26% Imagini de i Dei pigliarlo con le raanf per vn ptede>& vn'altro.che 1'haueua giaquafi pigfiato,fe lo vede v fcire di mano: di che ridono p n tutu si f lttament^.che pec le rifa non fi ponna ten ere in pie, ma (i lafci ano cadere a tern » chi di tr auerfo,chi bocco- lepre co ne>ecbirifgaardanoconlafacciaalCielo«:Ne vuoleperdalcunodi ioroado- farfi a Vc perare gli pungenti ftrali.ma tutti vorrebbonopigliace qucllo animale viao,pec ncte . farae poi gratiiTimofacrificio a Venere, come che ta Lepre molro bene a lei li confacciajpetchedicona.ch'cllaefrequentiffimaalcoitojonde rocntce che lata gli figliiioli gia fatti.ne fa de gli aim tuttauia,e tuttama fi impregna,ftche parto- nfce la Lepre a tucti i tcmpi.corae fcrme Plmb, ne fi conofce il mafchio dalla femina» ma ficrede»cheintutti fia lamedefima vinucofidel mafchio, come delta femina.Oltre di cio,dice il medefimo PIinio,cne credettero alcuni, che la catne della Lepre facefle piu bello all.ii,& piu gratiofo >che non era prima* chi ne man gia ua pet fetre d i & foggiunge,ch'eglt crede bene che (ia cofa vana>ma che.fi puo pero penfare,che vi ha pure qtialche ragione , poi che taoto vnmer- falmente fi crede cofi.Da quefto tolfe argomento Martiale di motteggiarc vna Marciafe. Ala arnica oomaca Gellia> fcriuendole que (to Epigramma* Quandomi mandi Gelliamia talhora Se vera h vita mia* cotcffo ,fira A donor Lepre; mi mandi anco a dire Ver'anco, e fi potria fen\amentire Ck'm (eitedi vedro-mmi(e d'harain Gutrare , che non habbi mai man- kora) giMa. Piu bet quell* m-angiando diuenire . Came di Lepre tit, da che: fel nata . Atetfan - Et perche AlafTandro Seuero vfaua di mangiare fouente la Lepre,fu chi con tireSeue- m alcuni verii loraotreggi6 9 come fcriue Lampridio dicendo»che bench'ei to . fofse Siro di razza.non era maraaiglia che fofse bel lo,& gratioib, petche la cat- ne della Lepre.ch'ei magiaua volontieri,lo faceua tale. Di piu vi e ftato anco chi ha detto,che (ianella Lepre cetto non soche»con il quale S pof&ano fate de gli incantefmi amorofi,la quale cofa non dice gia Fitofttato,che la riferifce,chena fia,mi bene danna chi la fa>& giudica non degnidi efsere amati quclli , liquali vogliono fatit amare sfotiatamentc in quefta guifa,& qui finifce la fua tauola*. Nell a quale mi pare* che fiano molto bene dipinti gli Amori y& io per quefto fola.nente l'hd ntrarta»accioche ft veggia.che gli, Amori fono roolti,& tutti fan csalliat nudi,con i ctini ccefpi»e biondi»& con Tali di diuetfi colori, & quando hannole accefe faci in maa^&qaaado nb,ic hannoTacco allevohe»5c la fa- Silro-Ira. r^tra con !?faetce,&a!ie volte ne f^no fenzn. GfaJeSilJO ItalicodefcnuendO' Isco ; c > »s gli .\nv>ri aecx>mpagnafsero Venere.qa an do lei ando con l^a llade,& con* Giuooae in giuiicio dinmzi i PatidcaivnofoUmsnte da I'arco, & fe faecte,e fiche gualailsitaaaad'iatoraoadornan.dak,6£ ivecli fuoi tiratiai vol^ars. lb no eafi * yi'Jhora il bel Cupido ' y ch*affiettaffettiy e lieti Ctiai carro de U madre erano gimri, Lt • fono intorno,e chi raccoglie,e (fringe Cut egli mrfrx tarcat che gti pende I biondi ennida la btanca fronte Da gli homey i, e la pic cola f antra In va^hinodi,cht la (ottil ve(jic\ Sol par lei puna di pungenti (Iralh ~ . RaJ[etta,echiUcinge one ha bi[ognc gli Antichl. 3 £j ficelle in mano . Et per rnoflraw la rooltitudme di ^ucftii diet in atoo Wco* che vn popolo d*Amori accompagnaua Venere* pexcicchc foncquafi i&finiti i defiderij humani.e quan to fi defidera,t8flto (i ama,di rado confiderando fe be- aefia „dmale, mafoiomettendo mente acontcnt.rc egni ncftio defideriot benchciia difordinato.econtra laragione, la quale Amornon prezza , rc>en- trechcalafciuipiaceritutcofi volgej& percidnci lega si , che refhamo in fuo poccie: &c queito moflratro i lacci. che gli fi danno. Manon piu di molti, r.acci de rnaragioniamohoradivno Amore folamcnte »facendonctitrattofecondoche gii Amo. ce ne hannogli Antichi lafciato c ilempio • Platone,facendo ncl fuo conuiuio» n . che Agatbone laudi Amore, e moftri » come egh c fatto • cofi dice j Amore e A more belliflirno.perchceil piiigiouancdi tutti i Dei: & che fia veto, lomoitrach'ti P™ P ,ou f fugge laveccbiezzafemprcbenchequeftafia aflai vcloce » & fpeflo venghi ne d J §(i piutofto,che non farebbe dibitogno.& difuanatura i'hainodio, c italkne a,lu *> e »' tra giouani.fccondoil prouerbio s quaidjce, chelecofe traSoro fimili voion- tienftannoinfieme. £gli epoitentto,c molle, & prouaficio netmedo, the Amore Homero proua Ate hauere i piedi teneri, e mcili . Ate c" voce Greca, ik noi L tene ro, e podamodirecalamita; ma Homero la finge effete vnaDcafigliuoladiGioue, molle. la quale tutbale men tidei mortali.cmcttcloro maleincuore,&dice,ch'cl- Aie * la camina su per le tefte de gli huomini> nc calca mai la terra co i piedi , & per- cio gti ha molJi ,e teneri: cofi dunque Amore e tenero panmente s & molle, per- che non camina mai ne per tcrra,ne per fafli,nc per luoco aJcuno> che Ma dure, & afpero : fi caccia tra le piu molli, & delicate coCe del roondo > e Ciafli quiui , Queftefonogiianimihumani: ncintutto peed habitaegli, main quelli fola- rocnte che fono piaceuoli, e gentili. & fuggci roizi,c duri, e tanto e da !ui lon- tana ogm durezza> chc quad e* iiquido, come i*acqua. perche fe cid non fofle* ei non potrebbe andare, come va , ricercando tutto Panimo>ne entrarui di nafcofto , & vfcirne quando vuolc . Ottre di cio Amore £ di corpo benifllmo fatto>& inognifua parte cofi benecompofto.chclabellezzafuaauanzatutte lealtre, pet la quale tralabruttezza,&luiedifcordia gtande, 6c ha in tutta la perlonavn colore coii bello ,e cofi vago» che meglio non fi puo vedere, dt che fa fedeil vedcrlo fpefio habitare, &quafi fempre tra hGiri, anzioue non fono Amore fiori,non babita eglimai,& perdddiluirimangonopriuatituttiglianimi, & tra fiori # i corptfi quaii i'ono i"enza fiori di giouinezza,e dibellezzajche Amore non vuol le ft realrtoue, chciniuochi belli floridi,odorati,e lietu Molte alcre cofe ancora fi potrebbon dire della bellezza d' A more, ma piu non ne dice per hota Pi a tone , dal quale potiamo raccorre, che Amore e giouine > tenero » mclle>e di corpo ben fatto,&dibuoniflirao colore. Piu minutamente lodi* pinfe Apuleio nellanouelladi Pfiche, quando racconta, ch'ella contra il co- mandamento da lui h«uuto» Ua con la lucerna in manoa rimiratlo , & lo vide tale i che ha la dor^ta chioma tutta molle per l'ambrofia fpsifaui foprail collo bianchidimr, le guancie colorite si, che paionodi porpora, &ibei crini in varic guife ritoni, o crefpi, pendono parte per gli homed bianchi(Timi»cx: parte fi fpargonofopiala bellafaccia, c fono ccsi lucidi.e tanto rifplendono, che non lafciano apparire il lume della lucerna, chc fta loro fopra^a gi'homeri ha due ali fparfe iii frcfchilTima rugiada , le lieui piumc dellc quali ,benche ftiano fei^ mequafida foauilTimo vento tocche fi muouono lieuemenre,& e pci tutto li cc tpo cofi pulito,& lucideche non ha Venere>da pentirfi di bauetlo partcnto ; I'atcodaffretra.cV lefaettefeno quiui in terra dauantial Ietto . Non egli lega Apuleio gliocchi, 6 perche non bifognaua forfe» ch'ei dorrr.iua all'hcra , o perche renne con quelli , li quali non lo fanno cieco , come il Pctratca, quando Petrarca fcrme dihauerlo viftone gliocchi della fuadonna>e dice R 4 Cfah %$4 Imagini deiDef CiecOtion gia,ma faretrato il veggio, Nudo, je non quanto vergogna il wit, Gar^on con I' alt, non pinto, ma vtuo, Jtfofco* E Mofco poeta Greco lo fa parimente con gli occbi lucidi, 8c infiammati, quando fingcche Venerc lo vadacercandc, la quale interamente lodipinge, accioche chi lotroaa lonccnof a»lo piglue lonmcnr, cui ella prorrette di dare vn batciopoi, & maggior ptcroio an cor a . Fuqueftacofa facta Ltinadal Politiano ) etiratainvolgare poidamolti, mamegiiode gli alrhmi pre*che faabbia fatto M.Luigi Abm^nni, volrandola incetti vtrli pari, che vannoa due a due: & perci6cltrc»ch'iononhaureifaputo;ncancoh6 voluto pioua- re di fare rocglio di lui» 6c per fare peggio, mi fono feruico della faa tradottio* A more ne< Qp C ft dunque e A more fuggitiuodi Mofco, che cofi pofeeglinome a* ruggiti* f U0 j ve jfi, f a iti volgari dalloAIamanni. uo> ** luigi A- t tamanoi. Ventre il figiio Amor cercando giua. Ha velato il ptnfier il cerpo nude, E chiamando dicta, per ogni riua . A lato come augello, ardito, e crude . A chi m'infegna .Amor da me fuggito Hor'in quefto, hor'in quello drtzaa tl voh Dono vn bacio in mercede, c a chi fia E nel mexxo de i cuori alloggia fob . ardito Vn piccol'arco ha in man,four'ejfo e fern Di rimenarlo a me, prometto, e giuro pre . Ch'ajfai piu git daro d'vn bacio puro . Vn pugente quadrel d*amaretcmpre* Ha tai fegni tlfanciullo, e tali arneft, Ben'e breue toflral, ma il ciel offende ; Ch'al fuo prtmo apparir far an pale ft. Vna faretra d'oro a git homer pende. Non ha bianco il color, ma fembra foco, E Jon I'empie faette, ond'io talhora Cli occhi ardenti, e mouenti, e pien di Jmpiagata ne fu dolente amor a . gioco , Afpro a iuiu,ecrudeUma com'to veggio Dolce voce,e parlar, crude I e il core, Il disleal'a' fuoi fa fempre peggto . Ne quel dentro vorria.che moftr afore, Breue facella ha in ma, chio vtdt fyeffo JMentitor, disleale, e s'ei s'adira, Far neli'acque auapar Nettuno jtejfo. Furor, fiamma,veleno,e rabbi a fpira . Se tu tl puoi riptgliare a forXa tl mena, Traditor, garzjonccUfallace, e fcher^a E non hauer pieta fe'l vedi in pen* Scmpre tn danno d'altrui con laccio, 6 Lagrimando reffar, port mente fifo sferfa . Ch'et non fugga in quel, fe moue rifo% Crinita eglt ha la frontce fero il volto . Ma tn lo flringi albor.Sc vuol baci arte, ficciol braccio,e fotttl, ma fneHo, e Fugghperche lelabra in ogni parte fciolto . Sondttofco rtpiene, s'etdtceffe Ond'ei lunge auuetar puo vn dardo acuto Predi que fie arme mie, vatten co ejfe. Fin nel bajfo Acheronte in braccioa Non I'ardir diioccar nfutail dono, Pluto. Fiamma,pefletormeto,emorte fono. Toccaquefto difegno buona parte della fcrza, e de gliefFetti d*Amore,&: per id lo fa di color ro{To> &quafiaccefo pertuttoil corpo,ondcforfene tolfa Petrarca. I'eflempto il Petrarca, quando lo pofe fopra vno affocato Canro, facendolo trionfare, oue dice : Vtdt vn vittoriofo, e fommo duce Con arco in mano, e con faette a' Pur com'un di color,che'n Campidoglio fiancht : 7 rionfal carro a gran gloria conduce . Centra alls quali non vol elmo%nefc udc; Quattro de finer via ptu the neue btanchi; Sopra gli homefi hattcafol dee gran- Sopr'vn carro dt foco vngarion crudo d di Di DcgViAntichu 165 frionfo f^fmore defiritto da Filoflrate, dalTetrarca t & da altrianticki, & modcrnit fignificante la for^a d '^Amore • £)# color mi lie, e tut to I'altro ignudo '. ji mar o come vedi.&vedraimeglia, D'intorno innumerabtli mortali Ouando fia tuo, com'e noftro Signore; parte prefiinbartaglia> parte vcci/i, Marfuetofanciullo t e fiero ttegliQ ; parte feriti da pmgtnti fir alt. Che debb'io dtr? tnvn pajfomen'varco: Tutti fon quiprtgto git Deidi Varro^ E di lacctuoli innumerabil carco Vitn catenate GtoueinanXtalcarro . Queffecoliiit che'l mo do cbiama Amore Ei nacque d'otto, & di lafcinia kufjana Nudrito di penfier dolci , e [oauiy I atto fignoue Dto da gentt vana, Quate mono da lui; qual con piu graui Leggi men* fna vita afpra* 0" acerb A ; Sotto milk catenae mtile chiatti* Che moftra Tardete defiderio degl'innamorati, il quale accompagnato dall* iperanza fi raccende, e s'infiarama piu femprccome dice Aleflandro in vn fuo Qucfito, quefitoich'ei fa perche fia, che l'elkerae parci del corpo de gli innamorati fono fredde talhors,c calhora c aide; & vuoie.che ditutto qucfto Ha cagione la cema» & la fperanza. Perche eflendo il cuore la fede>& il fonte della vica.il quale roan- da per tuttoil corpo gli fpiriti.che gii dannoforza,& viuacita; ogni volta.ch'e- gli daqualchedoloreeopprefTo, non folamentenon pudmandarc piuvigorc alle parti letuanc.ma nuoca etiandio a fe il gia mandaco,pr r c(Ter piu forte a fo* ftenere ildolore, chcl'opprime. Macbi fente roaggiore dolore di colui, che tenoe di non potcre confeguire quellcche tamo brama>& perci6 di non douc- reefsere mai hero ? Onde none marauiglia.fcle parti eftrcme del ccrpofuo f r no fredde taihora . Diuer tino calde poi , quando ei fpeta di haut re cid, che defidera.impcroche il core per l'allegrezza»cbe fenre ell'r.cra fi arre quail, e fi dilata,& alle parti Jontane mandafegni dell'allegfevzafua, che fono viuacifl> RofTbre irifpiriti, liquali nfcaldano tutto il corpo, & lofannocelorito, come pur r-egh A» din?nzi diceromo er efier artificiofo* & vago mi fpinge a porlo qui forco,& dice coll . Amor } Per fe fieffo i confufo,* nltri conf n nde, E'l ferito da lui vmendo more . Quiui ft pa(ce,e ftnodrifce jultrondet Col cor non c on la lingua fa parlare » Vim non sodi che t non pretia lodo, £ tact dentro, & pot (ilenno fore St gloria ne\ dolor » mn ha in fe mo do Jti or cht sa quefto pa^zjo interpret are i Le parti di Cupido con tutri i fuoi arnefi fono cosi interpretate da Scruio , !a done Virgilio fa, che Vcnere loptegaa rrasform&rfiin Afcanio, quando ha da Spofitio eflcre condotto a Didone . Dipingcfi Amoref*nciuilo, percbe non e altro,che re di A- vnpazzodefiderio,mentrecheallaiibidincfclaroentc€iDten»o : peuheil ra« more* gionarede gli innamorari cosi emozzo & irrperfcrtn, comequeilode' fan* \ irgilio. ciiillb la quale cofa mo lira Virgilio in D idone, quando dice » Incomincia tal hor*a ragionare » £ nel mez.0 del dir» UJJa, farrefla . Ha poi 1'ali per motlrare la leggierezza de gli amanti preRi a mutarfi di vole- rccomenella tnedefima Didone fi pud vedere , la qua! appreffo di Virgilio pu- Terentio* r'aoche penfadidatemorte acohii,che prima amauaccranto. E Terrentio beniffimomoftto lapoca fermezzade gl'innamorati , quando difse: Quefti mJuum fono in Amore,ingiurie,fofpetri, immicit:e,tregua> gutira,e pace Petrarca* anco P 01 - Onde il Petrarca,pofcia che ha raccontati vatij»e diueiii affect! «r©€>« iofi,cofi conclude, In fomma so comee inconjlante, e vaga » Timida* arUtia vita de gli amanti* Che poco dolce motto am aro appaga . Porta Arocre le faetrcouero perchequefte parimente fono veloci, ne fen> pre vannoa ferire,cue fonoindnzzare,ccme habbiamodettodegliinnamo- rati»che fono preftiiTiroi a mutarfi di volere,nefcmpre ponnoarriuare,aqucU lo,chc piu brdmauanotoueramtnte. pcrche ccme die fono acute, e pungono* coti lepunture delta confeienz^d* lol'haeere peccato, e%%t & rompe . divot a ancora quanta facilmente ci Ufciano adefcare d<* gti ejfetti lafctiUt&libidinofi majjime in gioumk . u'era pari-nete in Roma nella Curia di 0«auia,iIquale diceuano alcuni. che fit fatto per AIcibiadc,pofciach'egIico(i lopocraua aello fcudo, voJendoinqucl moJo mo trare la bcliezza di lui che fa belIilfiaio,quafi che come Gioue»di cui epropno il fjlmne,eil ini^gioredicjtciglialtn Dei,co(idibeIlczziandaffe fo pra a cacti gli alcti di gran Iunga Ma fi pud dice ancoia»& forfi meglkhche a co- lui ha paraco; che vna face noa moftn intieranaentc la forza dello amorofo ar- porza di dorc&che perc»o pofe in manoaCupidoii fulmiae»conciofiachequeftonon A more . fob arie le cofe.che facil'tieace abbrucian j» ma quelle ancora fubico incende* alSeqaaii alcrjfaaco noncjficjfto ft atcacchecebbe-, rorope.e fpezza cio che troua » ebefe gli ">pp m^i» 5f (i» pare qaanro^o^hafalda.e duto,& penerra coa mi abile preftczza ioo*ni lua:o.Le q lali cofe molco bene fi confanno alia forza di A oore>il quale in »;entilcorractos*appig[ia»e glidun, & oftinati rom« pe, efpezza>e conmirabilepreftezzaauinq'ie vuols penetca.come dice Pro. pertioinvna Ele£ia»nella quale ei dipin^c Amjre»faccagiavolgars da Girola- uieni mo Beniuieni in cetza ncm : & e qaefta » Proper* tio. Girola« mo Esni* Nehal*4iUagli homer fuoi fenXa cagionc Che da qutftote quel cor to fan votarc* Perche quelle almetrt cui fur mdo pone, Mentre per qttc(iotempe(lofo mare Corron. dall 'on i; alter vc n hurt ate Son con, che giamai i pan fermare . Per Aon lor pmv ben per leggier tW4> L'arco [hi incur*),; le Jtette hamate* Che Non fur'al tuo pttyr mtrauigliofe Li mtn di quelxh'tn gioueml firura, Qutluni'Ae ei fo(je$ Amor pingcndi vofe ? QweVt -it* c'f?hi a vtmti 1 1 nature Cortribe.e conns fuor d'o^nt ra<*ione 2 £% Imagini de i Del Imagine di'Parie,& Cupido J vno vintotfaltro vfacit6re t perinoj?rare it pote~ re d'jlmore fopra la Natura vniuerfaleyche inuagbita del diletta delle ope rations fue , nm penja ad altro,cbe d farle belle, & adorne » Che da gli homer i. fuoi fofpcfe pen* donoy Ond'cglt ha femprt le fue mam or- mate* Certo tifdl'altrt aT noflrt occbi pre-; tendono* Se nan chepriaych'm alcun di lor '/ Ut& corga* Dal nerm fcojje m mezo al cor (h& fcendono, Trouo Cupido al- le volte ancora fat- coin aim guifa,cort l°arco , come e ap> pseflb di Paufania, il quale . fcriuendo di Corinro diccchc quiukjfopra il tem- pio di Efculapio in certacappellecta to- da di bianco mac~ rao eta Cupido, fat- to da Pauiia dipin- tore > che baueoa gettatoJ'arco, & te: frctte>& tencua v~ n alira in rnano . Et if medefimo ragionando deil'Achaia diccchc in Egira* Cupido Cfftadi quel paefe era certo piccolatempio»ouc ei vide Cupido ftare a lato aW co la For- la Fottuna»vo!endo moftrarcche quefta aneora rielle cofe d'Amorc pud affai A bensh'egli da fe ranropoffai chevince furtcfe piu oftinate voglie >fpezzaogn£ indurato cuore»e gli aniraipiu fupetbi. c pm feroci fa diuentare humilij & man-' fueci inmodojchevolontieripoiporgondlemaniagliamorofi lacci. E que* fto forte voile moftrarc Archefilao laudato percio da Varrone aflat , come fen- ecPIiniojbenchedicono alcuni , che lb Iatfdd rtori perqucftot ma per label* la arte, per lo gran giuditiceh'ei moftro nella fcultura > quando di vn folo- pezzodi marmofecevna Leonza , con la quale fcherzauarioi pargdletti Amos. ri,& diloro alcuni lateneuano,!egata»alcuni le porgeuano vn corno>&vo* leuano,ch'ella vi beefle dentro, e la sforzatfafto a h rlo»&; alcuni altri rnoftraus- nodi volerlacalciare . Tia tutri gli aniraali il Lioneeferoci(Timo,madicono pot, chela Leonza edi piu feroccanimo ancora j piucrudele affai , & percid quefu detto vincere tutto,come che nulioaltro a lui fia pare di forza, e fWero perci61e fauold ch'ci vincefle gia pur'anche il Dio Pan.che 1'haueua prouocato prima. II che tirato al!e cofe naturali, fignifr. Cupid* ca, che la natura vniuerfalc facitrice di tutto moftrata per io Dio Pan, qu^ndo vir.circ re comincidda principioad operare, comincio parimete a dilettarfidi quelle co- di Fan. feche faceua, e feguitando poi quafi muaghita d) quelle* ha cercato fempre,e tuttauiacerca diadorrmlepiu^h^llapiio.Perladilettationedunque.cheptn- clc la Natura delle cofe da fe fatre,venne come a prouccare Amore: liquate po- le tanto piu di lei, che fe la fece foggetta in roodo, ch'ella fa folamente quanto place a lui. Da che nafce la concordia de gli Elementi tra loro diuerfi allagene- rarione delle cofe. E Je anime,come voglionoi Platcmici,fcendono parimente per Amore.di Cielo qua giu oe* corpi morra!i>hauendo gia per lui cottatro cer- ta afTettione»& dcfiderio di quelli»fi come riroontano poi in cie!o,quando fpo- gliatefi in tutto Pamore terreno,fi riuolgono ad amare le cofe celefti folamente. Et perche diflero gli cofideratori delle cofe del Cieicche vicranodue porte, per ie quali paffauano le anime humane fcendendo di cielo in terra.e ritornado di terra al ciclo>& era delta quefta de gli Dei»quella de gli huomini:voIeua Or- feo.che Amore teneflelechiauidiquefte portcsi che non vi fi potefle paflare fenea lui & percio chi lo dipingefle sneo con lechiaui in rnano, potrebbe ren« derne la ragione,perche cofi l'hauefle fatto.Ma non e ftato Amore di tanto po- teie perd fempre.cbe altn non habbia potuto piu di lui ancora alcuna volta,co- me Aufonio mcftra in certa fua fittione, la quale io voglio porre folo per dare con gli fcherni,co i tormeti, e con la croce di Amcrc fine alia fua imagine* ven- dicatomi a quefto modo,poiche altro no gli pofso fare, di mille ingiurie,ch*egli mi ha gia fatte.c mi fa tutto di. Perche non £pocala vendetta, che fi pigliadi chi fa male, raccontare le pene fue,& i fuot difpre gi,& pare che confoli aflai nctrdzrfijche quclli parimente fiano ftati in gtauiffimi pericoli, li quali furono g/a,etuttauiafono cagionealtrui di penofa vita. Fa dunque Aufonio che Cu- pido non fe auuedendo volafle la,dcue ftanno quelle anime,le quali per Amore Am*: vfcironodi quefta vita miferamente.e che pigliato da loro fofse legatee pofto torn en. - come in croce fopra vn alto mirto,e mentre che quefte li propongono di- tato. uerfi tcimenti, vicne Vcnete la quale ncn folamente r>cn cerca di mi- tigare le adirate almc contra fuo figlio, ma fi moftra adirata anch'effa ccntro di lui, efattealcune sferze di rofe , e di fiori lo batte ftranamente si, che mcue quelle a pieta, le quali la pregano a perdcnargli , & elle parimente gli perdona- no,e lofcioglicnoJafciardoloandare,cofachenonhauereigia fattcio: ma poi che tutte eranodrnr.e cut He, che lo pigliarono, altro ncn fencpoteua af- pettare. La cofa e ne! Latino, molto bella, non so che C^sdi leinel volgare^ma chisa Latino, legala nella fua lingua ',e chi no ,fi ccntenri di quefta, ch'io ho ridotto al volgare per hora, fin che vc nga chi la ritiri in miglior forma. Ne i trtefti camp, done i Verdi JVirti E la rremoria del pafato ten po Fan no la (elua err, ho fa, ch'infe chivde Rwouatidomcflraua aajekeduna Cl't)waniorath& wfelici ffirtiy Con e , e perche troy) ccs) per ten >po . Eran I'alme.chUn se fur en-pie^ e crude ha la gran jelua tec a htc* e crura , Per troppo an;ar altruist ch'atzi temp9 Ccn.e taJhr, ctiofcnro rel r.afconde De U fyogiia mortal reflare igmtde • A noi la biarica faccia dtlla L ura % Tacitt ImaginideiDci 170 Taciti Ldchl » che U torbide onde Nonmoihan maue fiumt lenti, ecbeth Che (Iretti van tra le fiorite fponde. JJaer caligtnofo parcbe vieti Ogni allegreXJa a ifiori,che fonqumi Salt a net mar U glouine di Seffo I Oue affbgato vede il fun amatorc . Ne dt let moflra hatter e il pie men preft§ Saffo a falire fopra il duro faffo per gittar fine Ymde e'l di shone (lo S) ch'vnquanon fi ponno moftrar Itet'h Amor* ch'infiammo Cretan a lento paj[& Andar fa Pinfettce, che ft duole , Che fi fia poflo il cor fuo cos) baffo, E moflra vn bianco Toro>edopd vuole\ Che non men del fuo error fi vegga quel lo, Che per Amor han fatto le figliuole» J quail furon, mentre ch'eran vuri , Giouamtuttidi fomma belle^Ja, Chenereflar mtferamente prim . NarcifJ'o » c'ha disc tanta vaghezxA » perche fi crede vn'altro, e'l belHia cmto , Cui morte da, chipm l*ama»&appre%* Terlequali reflo mono il fratello z.a . Da cbilafcto di tor I'altra fu'l lito 1 Croco da I'aurea chioma, Aiace "pinto E feco traffe l'altra>che del bello Da fdegno s),che dandofinel petto Jdippolito hebbe tl cor gia si inuagbito ; Lafcia il terren del fangHe fuo dipinto , Aia nonpotendo pot trarlo a Jue voglie, Adone-t che gia tante volte ftretto Tamo I'odio, quanto L'hauea gradito , Da la madred'Amor fu nel hel feno Tar che Laodamia s'allegri, e doglte Cogliendone piaceuole diletto » De ' falft fogm y ne dopo la morte Et hora fatto fiororna tl terreno Del fuo Proiefilao piu viuer voglte « Di pordoreo color con altri affai » Et altre poi , le quat\con braccto forte \ Ond'e dt vary fior quel luoco pieno * L'infelict alme trafjero de 1 petti , E rimembrando i gia pafjati gnat , Le lagrime, i fofpir , i me fit amor'h J dolorofiaccentuei trtflilah Rinouano con quelli anco i dolor i 9 C'hanno fentiti aWvltima partita » Quando lafciar moredo iprimt ardori. Tra queftite le verdi herbcond'e gradita Ladenfa felua, van le donne antiche, Ch'amar mtferamente in queffa vita . E fanno proua allhor quanto nimiche . A se fteffe far gia, mentre che furo A le voglie d'Amor gia troppo amiche. Moflra piangendo Semele, a che duro Partito foffe quando fulmmata Pro dujfe al mondo il pa.ru> non waturo . E vorebbe poter non effer (lata Adoflrano t dun f err i, onde I on morte* Tisbe quel del fuo fpofo,t cui diletti Amorofi da forte troppo fera> Quando men fi done a%furo inter cettu Canace I'hebbe dal fratello , & era, De I'hofptte quell 'altro > c'hauea Dido • Che gia no* tajcia accto-, cb'ella ne ptra* E com ha detto gia il_ publico gri'do Quim mo(lra la Luna , cb'ella fpejjo D'Endimisn fcefeal'amato /ado, Ptu di mille altre pot veniamo appreffo Adoflrando ciafcheduna queUc'haueua Gia per Amor contra di fe commejjo, E mentre che ciafcuna ftdoleua De' fuoiamichi danni dolcemente » Cbe'Uamentarfi in parte il duol rileHfo Comptacciuta dt queUche chief e a Gioue Eccoche vien inauedutamente t Albor che da Giunone fu ingannata Onde ft fcuote , e con la mano moue SpeJJo la vefte , e fajfi vento* e finge Cbe la fulminea fiamma fi rtnoue lra,di fdegno . e graue duolo a firings Cenida pot che femina ft vede Dt nuou9 y e in vifo ('ammo dipinge , trocri view a a morte in terra ftedet Le piaghe afciuga & al fuo feritcre Serua pur anco i'amorofa fede , Col lume in mano vim a dal dolor e 9 Battendo Caliper la. felua ombrofa Amor tra quefla addolorata gente Laqual,bencbe fia quafi come afcofa* L'ardente face, e la f antra d'oro Uarco, e li fir ai per I' ana nebulofa > Lo riconofce nondimeno ,e fdro Subito quelle donne tutte infteme Per tener d commun nemico loro • Cui I' aria bumida •, e graue cos) preme L'ali , cbe' I miferello, che fi sfor{a turdi fuggir > s de inimici teme . In Digli AntlchF; %y% JtiVano s'affatica, e ft rtnforza Mtrrb* fcoprendola mttnrji prole ■ L'impeto fcminileinmodotale » Sqi**rciail bet ventre »ep'gliapyi can Che vinto fe ne reft a in alt rut forz.4. mano Erane la gran felua vn Mirto, quale Lelagrime, onde me(\ 'a an cor ft duole * Era il tor memo M cbi fofje flato E quelle ardttamente dt lontano Ingiuflamente altrui cagton di male . Verfo lui Iftega, cbe dt (e paue nta » One gia da proferpina legato Vedendofia. partito troppo flrano. A done fu punito dell'hauere Alcana di fcberntrlo ft contenta » \ Per Ventre I' amor dt lei fpre^zato . Moflrando perdonargti, e cbe quell tr# Aqueh vengon tutte le feuere> Chebbegta contra Im tuttafia fpenta* E me'le donne,e con lor tranno 4 more* Ma lo fcberno% e ben tal, cbe ne fofpira Qital f anno aV alto tronco foflenere . Amor nan men ,che s 'afpettajft r morte , Clt hannolegatt le mani, epiedi; e fuore Percbe graue tarmentofeco tira% D'o°ni vfo di pieta cercan dt fare Oha da far vno fill pungente, e forte Nel mifero contento tl lor furore . Spicctar fuor de le membra delicate L'accufan tut?e,ne perotrouare Jl fangue,che le rofe bebberotn forte . Sano gnifla cagion di dargli pena , O veramente cbe fta.no infiammate Ala giaflo fan cbe fia quanta lor pare. Con lumiaccefi quelle belle parte, Ond'ei ft feme andar per ogni vena Ondefonle per fane generate, Vn timor freddo,cbe l'aghtaccia,e turba Labella Citberea, cb'era in difparte, 11 mello duol la faccia gia ferena » Quandv tntende del figlto, lieta vuole Poi cbe ft vede in mano a I'empia turba , Ancb'efjabauerne' fuoitormeti parte* La qual incolpa lui de i proprt errori , A lui fubito vien, ne come fole Et egm tegge, & or dine conturba . Piaceuol par la* ma turbata in vifla A lui ciafcuna improuera % dolori Gli accrefce dmlo% e temacon parole De lap*fJatamorte,e poi gli dice* ~~ Chiamandolo cagiond'ogni fuatrifla Com'io gia cofivogiio* cb'hor tu mori. Fama% e It grida.abi feeler ato fai E penfano di far lieto^ e felice Ben tu,cbeper te fol biajmo s'acquifla* Tut to lo (lata lor , fe fan vendetta Poi git improuera quanta fece mai, Di lui, come lor par, fe ben lice . Gli adulterij di Morte* cbe f coper fe pi ni mo;lrano quel, onde intercetta AlCiel Febo con fuoi lucidi rat . Eh lor la vita , e nel medefmo modo Jl membruto priapo, cbe le aperfe cbe ft tor 'me alt Avior ciafcuna af- 11 ventre con figwradisbonefla, fretta ► Dt cbe nonpoco fcorno gidfojferfe . for: .-: pte 'la vn coltsllo, e grida i' lodo » L'Hermafrodito, il cui nome anco refla Cbe- fia queflo ad Amor tormento y e A clot dHuoma-t e di donna habbia morte . l l infegna, Ouc'ta moflra d'vn laccio ilfaldo nodo. Ne veramente fia poi queUne queffa Queiia altra- par,cb*aj[ai ft riconforte L'empio Erice, del qual'ella ft fdegna A4o'}rando icauifiumhperche fpera per la fua cru delta de%e ctihabbia fatttr Vederin altril'vltima fua forte. Cb'a (lar conbuom mortal piu volte ve~- Cm Certs rnpi% cbi Firata , e fera gna. Ondadel mar, cbi moflra it y mar quietOr Ne del dirfi contenta \ ma con atto Sicondo cbe piu brama, cb* Amor per a. Di cbi gafligar voglia ilproprio errorer Alcana dice, bora faro purlieto In colui>ch'adetrar gtal'&abbtatrat* Jl mio cor con la morte di queflo empio to , Se la vendetta a mefieffa non vteto , Raccoglieinfteme vno, & ' vn'altro fiore QuclefiAnne far anno it crttdo fcempio, E leveirmtglie rofe, con le quali Efcxitsnn C ' trdenti h.-inne vuole , Poibatteilmeflo, e fconfolato Amort. Cb' A nor di kfu-o- morirfia mtom efjem E tame git ne da, cbe de' fuoi malt $i Quelle dome diumnero piste fe t Cbe tjt Imagini dc i Dei ■9 Che pria gli minacciar pent mortal* . Fati cagion del miferabil fine , Pero la pregar tantb , che depofe Che desltnar cost, dijfer t hi nut »■ La be/la madre Nra,e tl graue fdegno, placata dttnque Venerlemef chine Che m*l contra it figliuol gia la di* Donne rtngratia del pietofo officii > ffrofe , Voi fcioghe il figlto con le man diuint* £ ciafcheduna dice ejfeve indegno Quel gia ficuro dal crudele efttio > Amor di tante pene, e che per lui Che gli fa apparecchiato/uia fen'vola* Non giunfe alcana mat altriflo fegno Cos) fofs* egli andato in prectpitio , J)i darfi mortcma che furo i fui Ne pin di lui s'PdijJe mat parola. V E N E R E. PRIMA che dulegnarela imagine di Venere voglio fare vno fcbizzo del lanatura fua>perche fara di non poco giooamento a conofceEe la ragionc Dea deh & diuerfe cofe» che in quella diropoi. Fudunque Venere iecondo le fauo!e» laUbidi* la Dea ddlalibidme>edellaiafciuia>cornech'ella mandaiTe nelcuoredei mor- ie. taliil!biditiaiidefider!),egliappetHilafciui,eche aquefticon.l'aiucofuo fideC* ne . fe rl defideraso compimento.Onde la fecero mad-re di Amore> perche non pa,- re»che ticongiunga qua(i mai huomo, e doiinaititie;tte,fe q-aeito non. v'intra- ' uiene: & a coltei detcero paricnsnte gliantichi, oltca Hitneneo, e Giunone: !a ,r en«re cura ^ e ^ e nozZe » percioehe»qucfte fi fanno, acciocbe ne feguiti il carnale con- fe*ondo i g 5 ungiroenEo,onde ne. habbia da feguitare poi ia generauone dc i figliuoli. Fur naeucali . ' 3 hellezza ancora data inguardia a Venere , sicb'ella potefse darla , e torre co- me pareua a lei. Mafecondolecofedella namra poi , le quali fotroil nomedi quefta Dea ci fono diuerfi modi fignificate,eila meftra quella virtu occulta, pec la quale gli animali tuui fono tirati aldeudesio di generate. Ond- Guelli,It quali vog!iono,cbe Tanitna humana di Cielo fcenda nc i corpi noftti,e pafsan- do di sfera in sfera- cr3ggadi ciafcheduna di quelle afFetri particolsri, dicono che da Venere eila pigJra 1'appetito concupifcibilcche b moue alia libidine.te 3 i'Ufciui- defideri^e fanno ancora alcuni, cirando pure le fauole alle cofe nan** rali,che Venert,Giiinone>la Luna»Proferpma>Diana, &atcune altre fi3rtovna Dea fola.ma fiano tanti i nomi>e cofi diuerfi , perche rante fono Ie diuerfe vir- tu, che da quella vengono> come ft vedera ancora per diuerfi difegnidellafu* imagine*comniciando da quello,che riferifce ii fuo primonafcimentoj percio* che raceontanole fauokjch'ellanacque dclla fpuma del mare hauendoui Sa- ^-ffyje cairnogittaco dentroi tefticolhch'eitaglio a Celofuo padre . La qualcofa han- 1 ai%i c . rao efpofta molti>e piu chiaramenre fcrfe di rutti Leone Hebreo ne i fuoi dialo- «ere. ghidiAmore. Volendo dunqueglianticbimoftcare»che Venere fodenacad'el mare, !a dipingeuano » che ellaquindivfciua fuori, ftando m vna granconca* r»arina>giouanc e bella»quanto era poflTibile di facla,e tutta nuda,e la faceuano ancora ch'ella fe n'andauaafuodilettonuotandopelmarc. OndeOuidiorif 1 " _ ... guardandoa queftolafacofrdkeaNetnino. Et hochc far'anch'io purqtMlche cofa Tra quejle onde fe vero e ch"io fia (lata Nel mar gia dcnfa fyuma> datta quale Aohrodi Ho haunt il no me , c'hoggi ancora ferbo. te . Perche Aphrodite la chistmacono i Greci dalla fpumaila quale efli nominal na Degli AtitichiJ *7J Imagine di fenere nata dalla (puma del mAre,delU belief Dea,&delU libidine»madre d'^Amorcyfimbolo delU Ufciuia, qual fit anco tenuta Dea delle no^e & del matrmoniQ, mtefa per U pianeta di fenereydetta an- cor Lucifero, & Hefiero, cbe induce U virtU generatiua nelle cofe . no con voce da que* yirgilfo flo poco difihmile s ' Virgilio parimente fa che Nettanocosi rifponde a lei > quan- doella loprega,che voglia acquetareho- mai la tempefta del mare»ondeiIfuo figli uclo Enca era gia canto trauagliato* Giufttjjimo e » cbe ttt ne' regni miei Tt fidi, ond'e I'ori- gme tua prima > Ondc fra gli altri fimula cri, che furono ncl tempio di Gioue . appreflb de gli £lei in Greda>come feri- ne Paufania>venefu vnodi Venere» che forgendo dal mare e- ra raccoltadaCupi- do. AScuna volta poi fu per Venere fatta vnabelliffima donna con vna conca ma- rina in mano> econ vna ghirlandadi ro- te in capo* perche le rofe fono proprie di queUa Dea , come dirb poi rendendone la rag»one s e la conca marinamoftra fempre>chefia Venere nata del mare, oinmanoch'efla Irubbia* 6 pure che vi tla dencro co' piedi . Benche vogliono alcuni , che perche la conca marina nel coito tutta s'apre, e tutta (i moftra, lia data a Venere , per dimoRrare Sueilo,chc nei Venereicongiongimentififa,e nei piaceri amorofi. Alii quali»6 a perche quella parte del Cielo, cui e foggetta , cosi voleGe , 6 pure che la natura de gli habitant! per altro folTe tale , pareua che I'lfola di Cipro fof- fe dedita oltramodo , e percio diccuano quelli di Pafo Citta di qucfta Ifo- la >che vfcendo Venere dal mare apparue prima appreflo di loro , onde IV uorauano con grandiflima riuerenza , cV era appo coftoro vn tempio dedi- caro a lei, nel quale la fua ftatoa non era come 1'altre fatta con rigura buma- na, ma ce«acofarotonda,elarganel fondo,cheverfola cima fi veniua ftrin- genio a poco a poco. Dellaquale, come nfenfee Cnrneho Tacito, non pare, Cornell© che fi fappia alcuna ragione • Pureio mi ricordo di hauere letto, che quefla Tacito* . ^ t> rigura Conca marina dataaVe n«c* Gioae Ammo- 274 Imagim de 1 Dei Tempio di Venere in Vafo Citta di Cipro con gieroglifico ki & fua hatura dimojlrante . Carro di Venere tirato da Cigni & da Colombe d lei [aera- te* con la fua imagine fopra detto carro nuda con le tre Gratie feco, CO" me USaJJbni la dipingeuano^contre pom d'oro in vnx mano, <&• vna pat' la neltaltra»& dimoftra I'oro farci via alia lafchaa 9 '& dinota it tutto it natural defiderio carnale per generare . ngurarapprefema l'ombilicodeleor- po humane > &£ dataa Venere,pet cheficrede>xbeta I/bidinealledonne ftia, ecominci in quefta parte. Ma qtiando anco que* flo forte vero,che diremo poidel fi- rrulacrodi Gioue Ammonicifqna- leincerta parredi Egittc* era mede- firnamente fatto* mqueftagoifa»co^ roc nclla ma ima- gine d puovede- te\ Idvoglibctcs- dere*cne qualcfte mifierio coteneG* feinfequtftafigu; ra»qnarenonvol>- ftfod/re fbrfe i primf>che la fece> rc 9 6 per dare da penfarui fopra a quelli,che veniua- no dopo loro *■ 5> perche quefta fa femprela p|inip- nede'pifianricRfr cbebenfettafofie- liartondere!ecore^e!iare!jgfone,?rmoflrar!e fir rnodcr, cfie non poreneroeflere conofciure, fe non da eft? vrmerteaa grandfc fftidioirrrornoji&aqoelfcfolamcn* %e artendeoa, parendo >oro, che in queffo mododouefleraeflere piftrifguardate affaidaturrt, & haunre inmaggiorerifperto,comenoderroalrrooe. Eglifu poi daropar-Tenrea Venere come a gtf altri Dei vnnrro, fopra delqualeoltre alia conca manna,ella3ndaia e per raria,eperfomarc,&ouonqoepareuaafei.Ben- che Claudjano^wanrfo h finge andare alfe nozze di Honorio,& di Maria* fa chr Tritonefa per j sil la lubrica fchiena, facendoleombraconl'alzata coda , E per- Carrida c '* e ciaf " Ci1 n Dip ba animali a fe proprij, che tirano irfuo Garro > que! di Venctec tiahiDd ?iraTO ^ a can - ; d'^me colombe , corre dire Apuleio » perche qoefft vccetfi piu d"a!cwn a' ro paionoefTereconformi a lei, e fpno percio chiarnatiancora gti vccclll di Venere, imperoche fono oltra modo lafduij ne e tempo aioi, DegliAntichii 275 Imagine di' Ventre tirataincarroda Cigm,rettida gtjUmmi, per mo- Jtrare 9 cbe il canfo t & la placiditd delta naturabmno motto confacmen- toco piaceri d'^imore. no Hell'anno, nel quale non ift''anc?n(5eme; e diceru the non monta mai il coloti.boiaco'o p.b3, come apunto fanno gl'innamorati . Colom-- E !efaoo'ei.?Cvor.rano»chcfuil Colombo tancocaro a Vencre , perche Periftera be»vccel- Ninfa gia motto arnica da lei fumutata in queftovccello. Olrre di cio Eliano Jj dj Ve- moftra,chcle eolombefoffcro confecrue r Venere da quefto » che in Erice raon- nere. te della Sicilia eiano celebrati alcuni di di f\ ft i> li quali chiamauano tutti i Sicilia- FauoU nigiornidi paflhggio, perthcdiceuano»chein quefti Venere paflaua nella Li- & P er j.. bia,e perciointuctoquel paefenon fivedeuaallhora purevnacolomba, come ftera . chetuctefofferoandaread accoropagnare la Dealoro. Da indi poia nouedi Eliano fe nevrdtua riuolare vna da! maredella Libia belliflima,enonfattacome le af- ire, ma rofla , come dice Anacreonre, che e Venere 9 oue ei la chiama porporea, » nacr _ edierroaqueflane veniuanopoiletormedellealtrecolombe. Ondecelebraua. _ no in quclii del monte Erice al'hoi a, per efTer? quefle gia titotnate 5 li gi'orni del rirorno» facendoquelli che era no rice hi, belli >ecopioficonuiuij j come rife- nfce Atheneo. Tuauanoctiandio iCigniilc?rrodi Venere 5 che Horario, Oni- p T -„ n « j dio » e St atio cos\ lo metrono, o fia pen he que fto e vece! lo innocentiffimoie the fi/ * a niunofamale^ofiapureperlafoiuita del fuo canro , perche alle lafciuie,Cx a r * CIi ^ gli amorofi piaceri parcche'lomo giooi affai. Fu quefta Deafatt3 nuda per mo * ftr^re come voglionoa'i;uniquello, ache fempreella eapparecchiata, che fonoi l3rciuiabbracciam:n r i>e perche qi cH- go^ifirromeglionudi,chr veftiti > oue- 10 perchechi vadiarofemprea' lafciui piaceri rimanefpeflbfpogliatoje pnuo di ogni benr, percicche p rde 1c ricchc zze, che fono dalle lafciue donne druora. xp, iebilitail cor pes err ac< fraHMmaditafc brut tuVa, che nicntefereflapiu di bi-llp. Oueramcr.tc fi fact ua Venere nuda per dare a conofcercjcheifurriamo* lufiuon ponno (tare occulti ,e fe pure vi flanno qualche poco » fi fcuoprono au- S » co Vene- re perche nuda. *7$ Imaginidei Dei Co poi,efpefibauuiene, die fi mcftrinoalPhora » che ffieno vi fi penfa, e fif ne dtibita meno. Onde 6 a quefto, 6 a che altro haucfie mente Prafiltele quel ncbile fcultore fece a quelli di Guido vna Venere tutta nuda di marmo bianchifllmo, tanto bella, che molti nauigauano in Cipro tratti dal defi- derio folo di vedere quefta fiatoa, della quale- fi legge, chc fi innatnorb vno si fattamente, che non hauendo rifguardo apcricoio alcunoneda alcun ma- le, chc gliene porefle intrauenire, fi nafcofc vna notte nel tempio, oueclla fisua, 6c abbracciandola , flringendola, e baciandola* facendote tutti que' vc2zi die aile p/u delicate giouani fi fanncquando fonben care; diedecom- Statoa P Ilrento a ' fuo ct fidcriofn orcfc, dende rimafe poi fempre certa tnacchia in (hiracolo Vn *? £rco ric " a ^ c " a ^ at cd. Va nuotando Venere pel mate, dicono, per dare ^ ad intendere quarto (5a smara la vita de gli huomini lafciui, agitata del Hiflnrie cort,r:l ' ^ a " c temt-efiofe crde de' per.ften incerti e dafpcflonaufragio.che del Stffo- ^ rro ' d 'k£ nJ fcro « teggcfi rcHc hiftcrie dei SttToni, che quefta Dca ap- ■ . °* po fore flaua dritta frpra vn earrotirarcda due Cigni, e da altretante Co- -" icrrbe, mes, col capo cintodimcrrjne, & haueua nel petto vna facella ar- denre,. nella rr.aro dtflra tereua certa palla rctonda in forma del mendo, e nella fimflra portaua tre pomid'ero, e di die tro ftauano IcGratie tune trc ccn 1c braccia interne .suuiticchiate : ccme appar nel fopra rotato difegr.o . Quello che quefta imagine * oftaroa fignifchu ton farebbe troppo difficile Giraldo. dad,rc : IT)a po'the il Giraldo* che la riferifce cut fcriuc dei Dei de' Gen- Mirroda- Mlist^nlne ha dettoaluoio lafcio, che fe la interpret! ogn'vno amodo fuo. coaVene ^"° ^ erc c ^ c ^ legge del Mirro,che fcfledarc a Venere, perche era credu- j C# to hfuere in fe ferza di far nafceie amcre fra Je perfcre, e di eonferuar- lo. E Plutarcodice, che e piantafgiificatritt dj pace, riende era, che ap- preftode'Rcmani, quelli, liquah menauano ceno piccolo trichfo, per ha- uer vinto i ncmici ccn pc chuff ne fatica, c ferza vet ificne, crate corona* Rofadata t j ^ rnirto, pianta prcpna di Venere, perche ella ha in cdio grandemenre a Vener,e la violenza le guerre, e le difcordie, & altri har.no detto, che quefto fu pitl - tofto> percheil mirtcfeliccmeute nalce, e cielce nelle maremrr.e, & intor- * no a i liti del mare, cue hsbbiatro gia detto che nacque Venc'C-/ • ^" a Rofe CO- quale furoro date le rofe parimente i perche que ftc hannofoiuec core, che lorite. rafprcfenta la fcauita dti piaceri anortfij cutio perche ccme le rofe fo- no colonic, mategttomenre fi pcftcr.o cogliere ferza femireje punrure delle acute fpine, ccsi pare che la libidine feco poni il farci arroflire cgni voita, che della btuttczza di qt^elia a ricordiavo, ende la conlcierza dei giaccmmffll errcnci pfnge, e ci traflSgge inmedo, the ne lentiiimo gra- Uiflrrodolcre. Oltre dicio la beilczza della rofa, onde porge diletto a' ri- guardanti, dura IrcuilTmo tempo; e tofto languc , ccme fanno ctiandio gli amon fi piaceri, e percib mettcusno in capo a Venere le ghlrlande di quefie. Le quali rcn furcno perb fcrnpre colorite, arz» da principio era- no tutte bianche,ma furonorinte poidel fanguc di quefta Dca vna volta» chc ella correndo per d?re aiuto ail'smsto Adcne, voler.dolo vecidcre Mar- ' te, chen'cra diuentato gelofo, pcfe i picdi (opra le acute (pine delle bian- che rofe, enefu punta graufmente, onde il langue, che vfci, fu cagio- ne, che da indi in poi nafcefJccro le role colotite. E benche quefto, ch'io fono hora per dire, pocofaccia adipingere Venere, nientedimeno, perche mi pareeffere cofa gratiofa , e diletterole, la dirb ccme la racconta Athe- ki C n' nco, d ' ccndo crje F ,J antichi di que' tempi futono grandemente dati a la- Nouel a f cmi piaceri , onde dedicarono vn teirpio a Venere, chiamandola Gallipi- piaceuole g 3) ( bevuole propr/o dire, cbe ha belle natiche per quefta cagione. Due 'Venere figliuoledi vn Contadino, giouinette, belle, & gratiofc, venneroacontefa Callipiga inficmcqualdiloiohauefse piu belle natiche, ne potettdofi accorda re infra di Dcgli Antkh» i 177 Imagine dt Venere Dea de piaceri, madre <£Anore y accomptgnxta, dagl'A* ' morini, dalle More, & da'le tre grade ftgmficxnti le delitie amorofe, &• il buono Mgurio^the faceuam gl'anticbi contahmagini alte nouelk (j>o(e $ di concorde matrimOnio, & di irdente amove . di loro, petche non voleuano 1'vna ccdere all'altra, fe n'andaro su la via publi- co, c trouatoquiui vn giouine acafo non conofciuto da alcana di loro, gJifi moftrarous, accio cb'egh ne facefie giuJicio, promettendociafcbeduna di .ftate a quello , ch'ei giudicailc. U giouaneguatdata molto bene quella] parte fopra delta quale era nat lacomefa, e; fattane trase diligence confideratione* giudi:o, chelamaggiorehauelle piu belle natiche,& innamoratoper ci6 fe la meno acat'a , cue egli haueua vn fratello , cui racconto il fatto come era pa ;aro . Acoftui venne vogliadi vedae cio> che fo(Te, & andatofene la, do- uc glihaueua moftratoil tiacelb, trouo l'altra dclle due forelle , che fe ne ftaui tuc:im.lia,psr.be fu giudicatahauec men belle nacichc, lequaliei fife- cemo ktare »e canto li paruero belle, chefcneinnam&rofjbito, e confortan- do la gtoaaae U prego i ftare di buona voglia.come che hauefse cofi belle oati cheche non folTe polJibile»che alec j le haue'Tc piu belle,che ne hauefse giudica tofu . rtatelio,&laperfuafep>iaJandar{icon lui^ilche ella fece volentierii & cofii due fratcli< tolfero per -nogliele due forelle dalle belle natichcle quali ** ., in breue tempo d iuennero molto ncche, ne (i legge pero come, ma facilmente fe lopuoda fe imaginareogn'vno,& fecero vn tempiopoia Venerc chiaman- dolaCallipiga,chc no idiremodUIe belle naiicbe, perche tuttala loro Ven- tura venne daqiefta parte.La quale fe in quelle giouanifu bella»& amata,peti fi o^n'vno.che habbiaqualche paco di giudicia>qual doueua efsere in Ve- nerc, che in cuttoilcotpafubelii'Tirm, come la lefctiue molto bene Apuleio, Ap U | c : ' qualolafarjpprefentareinfcenadiceadojch'ellaeradibelliili no afpetto,edi colore foati2 3 & giocd lo, e quafi tut ta nuda moftraua interamete la fua perfet- u bellezza,percioche no haueua incorno akro,che va fottiliili n -> v. lo,il quale 27$ ImaginidciDei Xmtgini diPenercdtCttpido, del &iogo t &* del Capro, qudi (i%nx^cxm It generatione,& timtginc delta Tejludine gierojli^co^chedmou il per koto delle Donne mxfit%te>e partmenti,<& t qntl dene etfereil lor ovificionellx cur a familiare & alleuar ftglitiolh & H filentio effer necefjario alle donm fopra ogii virtU non copriit3,m» folamente adombraua queire belle parti taro foamVe quali (tart doconcifonafcofte quaflfempre»auueniiia alfevolreche il foaue vento leg- giermenre foffiando la alzaua vn poco gofundolo, pcrche (i vedeffe il bel fio- redella giouinezza>etalhoraloriftringeua,&accoftaua8'le belle membra in. modo»che quail phi nonappariua. II bel corpo tutto era bianco, fichefacil- mence fi'poteua dircche fofle fceibdiCielo, il fotti! velo era ceruleo, che rale c il colore del mare>onde vfci prima quefta Dea . Dinanzi git andauano i vez- zoii Anon eonardenti facelfetce in mano.come era la vfsnza de 'i snrichi. che cinque fanciuUi con I'e fact accefe in mano andauano dinanzi all^nuoua fpofj la prima volta>che alia cafa andaua dello fpofo» Sc dallVn lata hmeua le Grarie dall'aitrole bellifIimeHorc>Ie quali con belle ghirlande cli nori inmil'eva- Orarioi g'r.imodi pareuano adornare la Deadei piaceri* Quefto e il rirratto»che fa A p al eio di Venere, alia quale fanno alcuni ?Itri , che vadino dietro !e Gra» tie» oue egli gliele mette dallVn de' latr, & chedal^vna mano poi habbia Hornero. Cupido* & Anterore dall'alrra . Horatio cantando di lei la faallegra> &ri~ dente,e dice che'l Gioco(che (igniflca fcherzo con morti aIlegri-,& piaceuoli,5c fudagliantichi pure anco fatro in forma bamana^ le vavoiando ali'inrorno- infieme con Cupido . Er Homero la chiama quali fempreamacricedelrifo, perche il rifoefegnodi allcgrezzajcbeaccompagna tatafcmia. One*, frafe Piecro cofeanriche raccolre da Pietro Appianofitroua,chefaaqueftopropo(itovo Appia-- fanciullo nudocon I'ali, e coronato di Mirro , che ilede in terra>e fuona vnt W} * Harpa>chc tiene fra le gambe>e fta fcrittosula tefia, VENVS, dinanzi dclqoa* "Dcgli Antichu «»f| Itefie fta vn'altro fimilc a !ui dritto in pie,« 16 guarda fetiendo con ambe le mi. He di£iefe in alto vna di due treccie, in capo alle quali e vn bel vriodidomu ornatodi vn pannD cbc difcende giu fin'al mezzo dcUc treccie:f©j?ra quetfo ca- po e fcritto: lOCVS, c fopra il fanciullo, G VPIDO. E ccmc che & lacbiaraaiono Vetticcrdiapoi, pesthc volto i cuori di quelle lafciue femine>comc fcriue Ouidio.a piu hone It a vita. Ex fu quefto il ternpio forfe, cbc fece Marcello, pofcia ch'cgli hebbe vmia b Sici« lia,iuori di Roma quaii vn miglio, accioche cob iteflc ogni lafciuia lungi d-lls Donne Romane.come quello era lontano dalle muradi Roma. AI quale leg- gefi,che andauano le giouinette gia grandi ad orTeiire certe figurctte iauc, 6 di iiuccco di Ihacci >con le quali iogliono fchcrzare neila loro fanciullezza.L t era quefta Vcnerc de* Romani fimilc a quel^che da' Gteci fu chiamata Apoiho- fia,che noi pociamo dire Auerfairice> percbe era contraiia a'dishontfti debde- Venrre tij,& rimoueua dalle menti humane le libidinofe voglie, che cob la nomo Har- Celdte. monia moglie di Cadmo a' Tbebani>come fcriue Paufania. Appteflo di tolto- ro fuanco vna Venere celefte,dalla quale veniuaquel puree iinceto An.ore» che !n turtoealienodal congiungimento dei corpi:& vn'altravene fudetta ;popolare,& commune, che faceuaTAmorcd'onde viene la generatione hu- man a: &fufatta gia da Scopa eccellente fcultore in quefta guifa. Ellaftauaa ifedere fopra vn Capro, e con 1'vn pie calcauavnateftuggine, come tifenfcc lAlcilandro Napolitano, & haueua gia fcritto Plutarco negiiainmaefiramen- Iti.ch'ei da a' marine refane anco la ragione dicendo, cbe Phidia fece gia a gli lElei vna Venere, che ftaua con vn pie fopra vna teftuggine, per moftrare alle Donncc he roccaua loro di-hauere la cura delta cafa:& di ragionare manco>cbe jfefle poiTibiIe,perche in vna Donna Jl tacereegiudicato belhffiroa cofa. Et Plutarcc. ieflo Plutarco in vn altro luoco, volendo efporre quello, che fignifichi quefta jimagine,della quale fa mentionc parimente Paufania»dice,che le giouani, men Xre the fono vergini, hannodaftare fotto l'altrui cuftodia j rnap»i,che fono ;rnar»tate,bifogna che habbisno la cura del gcuerno della cafa,che fe ne ftiano clutcquafichei maritibabbinodaparlare per loro. Imperoche fcriue Plinjo, che la teftuggine non ha lingua. Et leggendo apprefiodel medefimo, & di Natura iEliano ancora la naturadi quefto animalctrouo che gli antichi fcultoridctteio della tc vna bella,e fanta ammonkionc alle denne, mettendo la teftuggine fotto il pie ftuggine. di Venerea percioche quefta sa il pcricolc> a the va, quando xi congiunge con il mafchio, conciofis,chelcbifogr>! liuerfarfi con lapanciainsu,& il mafchio, cempiutoche ha ii iaitofucfene vavia,& lafcia quello, che da fenon pud iridtizzatfi, in prcda i gli aliri animali,ma fopra tutti a I'Aquila. Per la qual cofa fflaccn fommacontinenzafiaftienedacoitoje fuggcndoil mafchio prepone ila falute al Jibidmofo piacere,al quale esfotzatapure diconfentire pci tocca :dacertahetba,che tutta 1'accendedi libidincsiche piii non teme pefcia di tofaalcuna.Adunqueledcnne parimente hannoda confiderare a che ptri- :olofimettono,quando perdcnolahonefta,& perciodeonofuggirei pisceri afciui,& i libidinofi appetiti, fe ncn quando le sforzaa qucfti il dtbito dei uatrimonio per la fucctfficne della noua prole.Oltre alle Gr«me,& a gli Amc- \ r enerc i fctiue Plutarco, che foleuano gli antichi mettere con la ftatoa di Venere con Mcr. i^uclladiMercurioancora volendo in quefta guifa date ad intendcrcche gli curio. ! 'motoficongiungimenti harno bifegnodi trattenimentidclti,e fcaui,& dt atole piaceuoli,perchequ«ftefannofpefibnafceteiC\coriftrucno Amcte fia S 4 leper- 2 So ImiginideiDci imagine di Venere ami at a, di Venere vitrice, & di Venere in eeppi dinotan* te la ftWAZz^ibe dene e/Jere nelli maritati #• amanti, dmota amor a qutfia imagine U vtlore delle Donne lacedemome contro i toeflenijtfbe an* danano a Jact htggiar la loro Gtid, da tjje valoro/amente difefa , 1c perfonc . II perche metteuano anrhe tra le Gratie , che andsuano con Vc« Pith© . nercquella chc da* Greci fa chismera Pitho, * Suadel.- da* Law i.fcV er* U Dea del pcrfuadere. Quefta neltempiodiGioueappreflodepliEiesin Grrria pre* fentauavna corona & Vcnrre»che (brgeua del msre,6Y era recccta dt Cupjdo, Megarcfi. come difli di fopra . Et i Megarefi parimente pofero il firrulacro della Snadtla nel rempio di Venere:& i) primo»che facelTe adorare Pvn^>»& I'alrra ppprcflo de gli Atbeniefi fa Theleo,come recita P;,ufamajpoicia ch'egli her be racrolte in vna Cittsl quelle genti,che ftauano prima fparfe per g!» campi . Er in altri luo. chiancora della Greciafurono tempi) della Dea Suadebj ondefi vedccb'eIJa parimenre faadoratada gli antic hi>e pofta lbucnre in compagnia di Venere j Oiiidicn pwche come dice Ouidio , Venere fu la prima > che facejfe Di re^Ji ch'eran > gl'huomini gentili, Et la primteloquenza fu de glVnnamorart, qtiaiicercarono di pcrfuadere alleamatc giouani,che f; (Tero fscili a'defiderij lcro> & per piacereanche Arcadi. c ^ a< l uc ^ etrc uaronomH!e belle cofe>che prima non eranoconofciute. On« degli Arcadiadorando Venere la chiarrauaDO MachmatnccA Inuerrrice 5 & a ragione,dice Paufania,cerjckf!a chepergli piaceri,r he vergoroda Venere gli huomini hanno trouato diuetfi modi da poter rirare alle voglie loto lc belle giouani, rocnandopoi con quelle vita gioiofa* perche pare che Venere habbi CUM " fccgirAntichi; *St cuia folodelle cofe liete, c piattuclicxpcrcic GictieapprefsodiHomero i'an* rnonifce, che ha loniana dalle trifle £Uene,a!lhcrach*ellavcleuaaiutcrc Lnta contra Dion ecie, the Ja icti in vna maiuvpetcbe qucftc (ciio piopne diMar- te>& ci Alincrua, ronriJtJituiappatuu.clatiiraidtif iactiiin.cra(i. Mi tie perqutfto lalaarono gli antichi dJ fare Venerc aimaiai cliche fu la ethane, * AU s t # come Utiue Lauanuo.che metre i Lacedemcnij aflediauano Meisei;e»t Kcfst~ ' tii) vfcitidjr.afcciio andaicr.c peiiaethcggiauLateden cr:e,& pet ccritda- rc tutto iJ paef« ail'imcrno, credenco di poterlofait fecilme-me , ppicfrc mui gji huomini di gucna otJ lucto eiano andati ali'alscdjc . Kia net, (lcci 1 1 luo ilojief.no> impeicthe 1c de rive Lacedemonie,cbcqucftc iiud*rt 4 am attti ti)ttequcJie»cheacidcrarobocnt, Mandate tci.ua fclircniciiir (oLncne difcieiolacj«a,& jj paeiedal iaccc, rra quclli anccf 4$ ardau r< u i t.a,e sfcrzaicno a ntcrnatlcne. In tamo iLacede men ijauutdiitifi dalhngai r» oti nen jci andarono per ificouarli, ma perche qutlli rucrnaiano fug£t ndc p c i al* tra via, won pc ttrono tiouarli, ende vennero act incor mart k Ecnr ie k it tutce armate.le quali ciedendo effete nemicMi uaetttuancin ordinaza pet cobalt* re quand© quelle G fcoperfero,e feceil vedcre da gli huommi IcrojChe ie cpnob- betoincontincnre»& andarono iubito adabbraiiarh tuttiinl eme:c peubc no vi era tempo ali'hoia da trcuare ciafcheduno ia fua , ccsi ccneeii.ro ate au a- morofamence i\ iolazzorono vn pezzoinfieme ciafcuno con quella,cr.e a cafo glifebbatte daiefra piedi, qua fi folic il piucaio,epiugratO£uiderdonc , the potehero date a quelle valorofegueriietedeUe fetiche loro.Oncit pet men.ciia di queilo iatto,e deJiabetla irrprefa fattadaJlc donne tcfeto vn tepic a V ei tie con vna (ua ftaroaatmata.della quale fa Aufor.io vn belle Epignmnra, & Au/oiue. fingechePalladevecieRdo Venete armata come ellapi>rimeme andaua fem- pre,voglia dinouo venire a contefaconlei etiandio ibttoii giudiciodi Pari, ma Venere la fchermice ccme temcratia * hauendoarditediprcuccailahora chelavedcatmata,fedalcifuvintagiarnemte , cheeranuda . Lo Epigram- ma tatto volgare e tale . Vedendo a Sparta pallade la bell* E pane purgiudice Pari t & elU Ventre armata a gut fa di guerriera, Ri(i>ofe> ah temeraria » dunque fpera Hort ctijfc, e tempo da terminar quel la JJammo mo di vincer'hor me at mat a* Lite, cb'andar tt fa cot ant o alder a-. Che nudagia ti vinft » § dij armata ? Et 6 pec que fto,o perche altro fofleifu chiamata Venere anco talhora Vittri- ce, e trouati,chc mceitapatre eel paeie Ccnntholu vnafiatoa>che potge* ua vna Viiicna con iamanccv era petciodetts iVicth taccn vece Grcca,chc viencadite tppc. noi tbepouala Vit« na. Et lcrsue I faUlar.it » the qutf a fu dedicata da Eiipeinnhr,»,pt ltia the i.u iiteiata &A giudicto,tbe It h<,ueua rrcf- fo cotraDan&olui- pacrcpertht elUr.tn lchaueua vc iuit vLticfne ditn ma- 2arc i! marno, ccme hautucno fatto tutte le alttt (ue fcielle . Lt i Rcmati face- uano Venere Vittnce in queltc modo,ccme ii vede in vna medaglia di Nume- riano In pctadore.Dipirgeu£r.o,ck fcolpiuano vna Cora belnfina to vtht lun ga fino a tcna.Iaqualc ton la mano deftra pcrgeua vnc bicue imagine della Vu- ^ r ePerc tcria, enelJalnihia htutuatirtccttattitaiiiqucita ^uitii.ia qu«»le vtle- J o Vmnce. uano alconi, che rappreftnulle la imagine* thesdotatat oqutlUdil-'affo I a forte il ntmedi Vtnetejtomeb6giadetic,cx alcumaluth«.nt>c volutcaC.be piU( trftofa vr.c IpetchicperchefcriueFiltDiait Delia c;ipiiura 5 che ne haueua la guardia, ftaua caftafempre,ne giaceua con il maritomai» mentte che era a quefto officio il'alrrabifognaua, che tofle vtrgmeperche roaneg- g iaua le cofe de gli facnfici,ne ftaua a quefta cura piu di v n'anno . E tutti gli al« tri che a quefto tempioandauano per pregate la Dea di alcunacofa, ftauano fuori dinanzi allc perte . La ftatoa fua era d'ero.che ftaua a federe, oV con Pvna mane teneuaalcuni capidi Pap»uero,econ 1'altravn pomo » & haueua su Jacimadel'atefta certacefa, cherapprefenta vn polo, 6 voghamo diregan- ghcro . E quells, che fu fatta da Tindateo , vi haueua cerro velo » che vfauano di portare per adcrnamento )e Donne di que' tempi . Dells qu- le il medefimo Paufania dice* che appreflo iLacedemonijfopra i! tempio di Venere armata Morpho era come diremo noi,vna capella, oue e 11a ftaua a federe> chiamata quiui Mc r- Venere pho > con certovelo in capo* come difTi con lacci, oceppi che foflero a* piedi; coipiele baftach'ella gli haueua legati per mcftrate, come dicmo okuni, the harno gati. da eflerele donned ifermiffimafede verfequelli, alii quali di nodo matitalefi fonogia legate. Ma alcuni shri harno detre, ne per vendetta » chediquelli volefseropigliare, ma per la riueren2a,(he pcrrauanc loro* pet 1'aiuto » & fauote, che da queliiafpetrauanomtuttele cofe ,& allevclte an- cora per moftrarenelleftatcedi quells, a chi non lefapeua, diurrfe loro vir- tu . Onde come in alcune altre imagini ancora fi pud vederf , nc n folo a Ve- nere s ma a gli aim Dei ancora pofero gli antichii ceppia i piedi,e non per difpreg.o ,ne pet vendetta, ma pcraltre cfgieni,le quali so di haueie dette alttoue,& percio non lcreplico. Madico,che ft bene Venere parueefsere mime principale dtlle mcritrici ,ccme cb'ella hsuefsepia ttouato,e trefsa invfol'arte loro, onde die ctlebrauano follenementc la fua fefta,prcgsndo» lache defse loio gratia j beliezza ,& Jeggiadria, si ere d? tutrifofsero arrate con loro vtile , & guadagno : nondimeno fu pure anche adorata con non mi- nore affetto dalle honefte giouani, le quali penfauane, cb'ella pctefse dare 1c- rotale venufta , & cosl buona forma-, che foflelcro ogeuole poi il maritarfn perchecoroe altre volte ho detco,diedero gli antichi anco a Venere la cura del marrimonio. Etapptefsodei Greci fu cetta fpelonca, oue Paufania fctiue, che erano dati i facn honori a Venere,& che per molte caufe andauaoo cola le perfone,ma pare pero che fofse proprio delle vedoue di andarui.ccme fareua- no,a pregarc la Dea.che defse loro con felicna le feconde nczze.Ft le m-rirate parimente DegliAmichi: 2*3 Imxiine di Venere mtfcbbe feminx, fignijicanie quefl* effer fopratynmer^ fal generitionedellc cofe,effenio tolu per Urix ; & nellt Dei no* eftcr dijferenrz di eft, com nt mntali, & imagine di Venere addolorats per U mme U'Mone mrfid Cmgbiak* intefo per U fiagione btcmtlc & freddd • parinente la preg?iuno»& non folamsnte quiui>raa ancone gli altti fuoi tem- pjj.che leceaeQc vnitefempre co* mariudi commune amore» &leface(Ie lietc di noui prole, 8s di belia fa:ce(Tione . Si che fa Venere name commune a tuc- te lequilita di Donne.lequah, come che foffero for fepiude gli a ltd obligate a qtieft » Deuiconofceaano da lei qaa(i tutco ci6,che fuccedeua loro felicemen- te»eglihuomirji ancorala ringratiaumodiogni b^n fatto,che da quell a foffe venuto . Oidc perche le donne tatte fi tagliarono i capelli per fame le funi da tirare le m ichirie » che vfauano allhota alia guerra , qaando i Rommi affediati da' Frm:efi nel Campidoglio erano aU'eftL'emo bifogna di tutte le cofe.quefti liber jii dall'a ledio dedicarono,co.ii2 dfer'fce Lattmdo* vn tcrapio a Venere, oueU.'ecero Calua, & cofilacbumironoper memoria dicid, che le donne b*ueaanofart-> abenefido pub'ico, coicnfia che alert nenti (i faccia Venere fempre con bellilTi ni capelli. come la defcriue Ciaudnno, dicendo: Ventre allhora in bel doratofeggio J dorati capegli, e qttelli I'altra St.indo a compor le vaghe,e blonde cbio* Di[iende,e fcioglie con Peburneo dentc* me ha terz.a con bel or dine gli annoda Haaea le Grade intorno* de le quali Sparge tvna di Nettarefoatte Claudia no* Con bianca mano,e in vaghe treccic ac* coglte . Ne f ilamenre con le chiome la fecero g!i incichi , ma con la barb* anenra Venere che vnacofifattaftatoaeraadorata inCiproper Venere, come riferi fee Alef co labar fendro >J ?politano,!a quale di ftceifcl di afpetto pareua huomo , ma poi haue- ha ♦ ua 2 $4 Imagitti de i Dtt aa intorno vefti di donna. EtSui Ja fcriue } che fa fatta la ftatoa di Venae con vn pectin 2 ia .)iao,ecan la barbaai vifo, perch* gia venncalte d«nne Ro» wanecerto -.na ! e,che cadcuano loco tuici i capelli,comt fpello ancota inuauie- ne a' tempi noftri,oade ptiinon era loco bifogno di adoprar pettineiil perche le donne dacofi bmttom<*le trauagliate ti votarono a Ventre, e con infiniti von la pregarono,ch« volelfe prouedere aile loro miieria: & etfa,che benigna fa femprs,*ccetnndo gli diuotr pregbi,feces-i cbeilie donne pta noo cadde- to i ca p.? Uh$i i gia caduti rinacquero. E quefte pec fegno di gtatitudine le po - fero poi viia ftatoa, che ten :ua in maao vn pettine , Et alia medeGma feccto> labarba,acciochequefta ®ea h^ueiTe i'mfegna di mafchio, & di femina. come quella, che alia vniuerfal genera;ione de gli animali era fopra, & percio dal mezzo in sula faceuano in forma di tntifchio,& dal refto in giuetfa di femina Dei ttttti Nsdi Venere fblamenteditleroquefto gliantichi, ma di nuti gli akri Dei an* mafchi, e cora, dando a ciafchedunonome di mafchio, 8c dt femina,eome che fra quellt femi^e . njn ha la ditferenza di feflo»che e traraortali. Et leggefi che appreffo dc i Car* V^azano renfcgemedell'Arabiajfuoderuatoquefto, che ftaaano fotto dalle donne> £& unite « eranoobligaci di feruirealle loro mogliere tutti quelii, bquali credeaano U Luna eiT: ce feimn a> & con nome di femina la chiamaaano, & ali'incontro chi la credeu* mafchio,5c cofi la nominauano>non erakigannato dalle donne mai> & la moglte lo vbbidiua>& gli ftaua foggetta.come parej che vogha U douere. Qjeliidi Egitto benche coramnaeBnente chiamaffetc* la Luna con nome di fcmina>nondtmcno m' mifterij loro k diceuanopoi non Dea.ma Dio/Et per- cio fa per lei adotato ti vitello tanro celebrato da quelii.. £t i Parthi adorauan 3 iurtol ilOioLano,e Phik>coro,il quale tiene, che Venece lia vaa mede-'ima con la JSio, Luna,corae anco credettero alcuni detlo Egtuo»li qaab peicid faceuano le cot- na alia fua ftatoa (petche (i fa la Luna con Iecoma,comeneliafaa imagine & puo vederej dice, che foleaano ancicamente fatfe facriftcio gli huoituni in ba-> bito feminile>& le donne veftite da hoonao. Ne da quefta difcorda raolto quel- ia, che fcriile Seneca nelle fue queftioni natucaii, cue raecte, che gli Egiitij di ciaCcheduno dci quattca elementi da loco poftj ne faceuano due,rvn mafchi o» 6c i'akra femina. laaperoche diceuano>che dell'*aete il vento e tJ mafchio t & la feminaquello^chenon pace mouerfi,& e qu?li leinpte caligino-fo: chc'l mars- e ii mafchiojdell'acqaaj & la dolcc tutca lafemina ; che del fuoco quelloi ch$ abbruccia e mafchio,& femina qaello»che lace*& Don fa male aicuno: &c che della terra e mafchioil piuduro»come i fafli, gli fcogJi»& femina quella> che e pnunolIe»&(ipuacoItiuare. Faceuafi oltte diciovn iimalacrodt Vsrnerc h> mile a q;ae!Jach3 nel monce Liaano fi vedeua, U quale haueua va manro d'in- torno, che comiaciando dal capo locoptiua mtco,<5£ pareua (tare larto mefto» fconfoiaco»&c'inmano pure auuolta nel manto foiteneua la cadonte ficcva^ cone dice Mac£obio»credeuaoga'vno,chelo vfedsaa,che le lagrime gli cadef- fero da gli occhi. Etquauifimoitraui Venere coftadJolorata per ia morte di yeffe A- Adonevccifo da vn Gin ghiale. Perlaqual cofafutono guardati alcuni dieo* don-ie. mefacri chiamati 1« fefte Adonie, 8c allhora le donne vniuerfalmente per le Citd merceuanoalcane imagini fimili a* corpi morri sa certt ietriciuoii facti a po(ta,& quelle»come foifero perfonepardianzimotre> piangendo portauanj> a!ie(epolrure*quefto, dice Plutarco, faceuano in Athene per lariraembran2B. deUelagriine fparfe da Venere allamortedi Adone fuo innamorato» Et ap- Venere J>^^* so ^ c gl' Argiai fe danne 5 come fenue Paufaoia, andauano a pia ngere A- per lime done in certa cappellapocc lontana dal tempiodi GioueSeraatore. La qua'e tA deila cofa » tirandolaallecofede!iaNatura»ccofiintcrpretatadaMacrobio»chedi aetra • caeca h terca qaefta msti di fopta > la quale noi Uabbiano , fu intefa da ■/>; antichi De gli Antjcbi . 285 intichi fotto il nome di Venere » & chiamarono Profcrpina I'altra rcetn di fot to . 5lrre di rid de idodeci fegni delZodiaco , che la circonda » fei fono detti fupetio- i,& inferior! a Urifci queftidcllolnuerno, quelli dellaEfla. Quandodunque ISolcil qual efignificato per Adone . va neUempo della Eft a per gli lei fegni di Adonc bpra , Venere hafeco I'innamorato fuo» c fta tutta lieta : ma poi e creduta pian- pcM Sole. ;ere, dc G moftra mefia , quandolo vedefcendere at tempo dello Inucrno ne i egnidi fotro » quafich'ei (e nemuoia allhora, & fe lo tenga Proferpina pet e. Etdiflerolefauole, che vn Cinghiale I'vcctfe-^erche pare, che quefloani- Adone nalerapprefentirooltobenel'Inuerno, conciofiach'eglie copenotutto dipeli V ccifo da1 hiri.& afpri, fta volowieri nci luochi fangouS&pafcefi, dighiande,le quale fo- Q n ghia- io frutti del'o Inuerno: & e I'Inuerno quafi ferita mortale al Sole , percioche fa, j e t :hepochifl7mo tempo luce a noi, &cidapoco delfuocalcre. Le quali due cofe : a la morte , die priua di luce * e di calore . Adonque la imagine di Venere 5 che ?iange fotro ilmanto, ci rapprefenta ia terra al tempo dell'Inuerno, quandoe >er Jo piu coperta di nuuoli, & pare tutta afftitta» perche non vede il Sole . AUho- ra ifontiche fono gli occhi della terra fpargono larghifilmeacque, &i campi :>riuatidi ogniadornamento.fimoftranoturtimefti. Etparlando naturalmente wr'ancheEufebiodi Venere dice, che da lei viene la virtu del generare, &ch'el- Spofino* ae,chealfemedafoiza:&lafanno in forma di donna, permoftrare, cbelage- riediVe- ictationr precede da lei ', la fingono bella , petche e quclla ftella , che di tutte rat- nerc • Te,chc fono in Cielopare eflerela piubella, chiamata Htfpero la (era come Jice Marco Tullio, & lamattina Lucifcro. Cupido leftaalato perlegno, che M- Tul- Ja leinaiceo^nilafciuodefiderio,& ogni cupidita libidinofa, halepoppe* & i lio. ■nembri g- rutati coperti perche dentro da qnefti fta rinciiiufo il feme , & inquel- ie il nutrimento di chi del conceputo feme gia 6a nato : & Ja dicono nata del ma- e , perch? I'acqua fua e creduta effere calda , & humida , & che fpeflb fi muoue, & agitata furte fa di moha fpuma , Ie quali cofe fono tutte nel feme perch egli e bianco psrimente , & fpumofo > & di natura fua humido , e caldo . Moire altre :olc ancora fi potrebbono dire di Venere per chi volefle ragionare di lei come di Pianet a,& degli cffetti,chevengor.o dalla fua ftella che adornail tctzoCielojon- tefipotrehbe etiar.dio conofecre per quale cagione fingeflerogli antichi , che Msrtt Diorantoterribile,& feroce, cosipiactuolmentefene ftetTeconlei, ma Derche qurfto mi fuitrebbe troppo dal mio propommenro di ragionare delle magini de i Dei , non della natura loro , piu non dirb di lei pofcia che nonmi ri- :ordo di haaer lerto, che in altrc modo I'habbiano fatta gli antichi . Et potrebbe jene anco effere , che i'hautflerofatta,ma non losoio, ne fcriuendo fi puo mer> :ere cos! interamenre tuttcche non vi rimanga qualche cefafempre , & e bene : ii douere, accioche ogn'vno h*bbia che dire . Bafta che leggendo quefto poco» ch'iofcriuo, non mancheraaff;ibuonoeffempio didipingere,6fcolpirtgliDei 3c gli antichi a chi lo vorrafare 5 &fapra ancora perche faccia cos} . Pafierd rlunquc a dire della compagnia di Vc nere, che fono Ie Gratie, & le Hore,come h6 promeffo mettendo prima pero quello , che Marre dice , mentre che tiene quefta dea in braccio > h^uendofi di leipigliato amorcfofolazzo, quancogli comanda Gioue, che vada a mouer guerra per lo regno di Thtbe tra Etheode, & Polinicef comefcriue Statio: da che fenza altrodirne, fipotra comprendert molto bene, quale, & quanta fia la forza di Venere : onde non hauera da marauigliarfi pitl al- :unoquandovedera talhora gli piu faldianirri,& lepidfermemenutfletc vinte da lei, i n modo che a gli amorofi piaceri fi flano pofcia date in preda. Queftc dun- que fono le parole di Marte tratte al vc'gare » con le quali pongo fine alia imagu nedi Venere. Omit a85 Imaginidei Dei C m ic do'ce ripofc a\mo piactrtt Tufolapuoi fretutre, e rite tiers Vera pace de I' ammo turbato* Quefli deflrier dot ley corfo sfrenato T u mi ti puoi oppor Jeti{a temere IN e lie fere baitaglie efe u pare , Pnqua di w*,] fe ben fono adirato; TufoU qkeflc man puot a [am are . L E G R A T I El ■ - POfciache jhabbiamo difegnara Venere madre di Attotc gil da roi ritratto parimtnte , bora e ben hone flo che diciamo del k Grant ,& delle bore in- ikrr,e»le quai con quella vannolempre in compagnia. Pcrciocbc come Vt nerei & ^mcre fono cagicne che vetiga fuccederdo tuuauia nuora prole > & che perub fi ccnfeiui lahi'manageneratione»cosi le Gratie tengmo » mortali in. iicrre race oki, pert he per la quale fi moflra (a ^timaucra, Paltra piena drfpi- che. ftcgHA^txhi; 2S7 J m«''re tele Vore detteaticoda'alcuniGra'te, & di Jpolline , intefe qu elk per le quattro ftayoni del'Canno, queflo per tl Sole cbevarta e ft*- gioni, mute amor a per Dee dell'amicitu, belief* * renufid , & am %bi- litd, Dee delUllegrex\a, gioco, & piacere,dmotanoancora lamifen- cordia di Dio yerfo U colpeuoli . chd chefigniricala EiY* . Et Outdio pa- Ouidfo rimente dice ne i Fa ftijch-* q-Jtfte fian- tioincomp.ignia di G«ano alia guardia delle pone del Cic- Io ; & quando poi cacconca di F!ora,irs potere delta quate fono i fioriti prati,di ce che le bore vefti- redi fottilifllmiveli vengono in quefli talhora raccoglier diuerfi fion da farfe- ne belle ghirlande. £ Paufania fcriue, Pauiania> che gli antichi le me tr eua no fill capo a Giotie ? infieme con le Parche,volen domoftiare in que- fla guifa for fe, che'i Fato atrro non e che ilvoleredtDioydal quale vengono an- cora fe mutationi dei tempi. Ma pill hndetto homai del- anatura ddle Ho- re»tbe quaoto fa biv fbgnofper laperecd- tne fi habbfanodadipingrre: Venendo a queflo duque,ib ne faro vn ritratro folo» fecoiirfothem'dipingc- Fdoftvatovm bcllataaola, dicendoche le Horercefein terra vannoriuolg ndol'anno (;l qurJ'e in forma di cerra cofarotonda ) con le manr,dai quale rinolgimcco viene, che la ttrra produce poi di anno in anno tutto quello.* h- nafce, e fono bionde»vef»ite di v ft for tilifl3mi>e caminano fopca le ari- de fptcrk* tanro leggiermenre, che non ne rompono ; o tofconopnre vna r lono di afperro loam: » e giocondor can?anodolciflTirriamente,ncl r ioo'gere quello or- fc»e» o pa!h ,0 circolo che fia*pare cb? porgano mirabifc-diletto a' rifgtiardaTiti>e vanao come fdtando-qi.iafi fercipte, leoando fpefio in; I'm lebelle braccia, hanno i binndi crim Iporfi alle fpal!e»fe gtwncre colorire,come i'!r dal corfo gia fffcpte ri- fe^datoye gfi occhi lucenti,& atmourrfi. prrefii . Perche qtiefle dunque fanno> che- la terra ci r~ndeil feminatograno>egl»altrifi;urti con vfura grander come th'ella moftiaodofr grata di qoello> chcLdia^oalei>ciiaiiwnemnquefto mode* £ik 288 Imagini de i Ed fudetto, cbe !e Gratie eranoquattro, perche tantc fono le ftagioni dell'anno Grade ch iamate Hore> come ho detco, volendo intcndcrc,chc quefte & le Gratie fiancj flllattro* lc medcfirae. Le quali percio furono fattcconghirlandeincapo, & vna I'ha- ucuadi fieri, & l'altradifpiche , la cerza di vue,& pampani, & Pvltima di vliuo . Ec finfero gli antichi, cbe Apolio le haueflc nella man deftra* perche Diodors. da! Sole viene la diuerfita delle ftagioni . Et conciofiache, come dice Diodo- ' ro, fofsero adorate da gli antichi, perche penfauano,ch'elle potefsero date la bel. lezza cteiia faccia,e di mat i'alcre parti del corpo con quel la vaghezza, cbe tanto Cr -' diietta talhora a chi le mica* furono percio mefse in compagnia di Venece .Eta cercb c6 q u ?ft e toccaua c "andio di fare cbenon fieno gli huornini infra di loto ingrati, caene d ma c ^ e r ' cait) kino con a " e S r o animo gli riceuuti be nefic< j . Per la quale cofa dif- Venere ° a ^ c " ni > cne ' e Grade eranodue,5c apprefso dc i Lacedemonij due neadora* Gr tie uan ° f°l arnent ~>fe conc to c hefcriue Paufania, perche pate,che folo due parimen- » a te fiano gli effetti, che da quelle vengono. LVno fare beneficio altrui, Valtrori* Grar' cani ^iare gli bencficij riceuuti. Madicepoi ancoilmedefimoPaufania»cbetut- ire £ * quelli li quali pofero in Oelo con le ftatoe di Mercurio>& di 8acco> & di Apol- lo le Gratie, lefecero tre,che tre parimente erano alio entraredella roccadi Athe- ne . Onde communemente e ftato tenuto poi fempre,che fiano tre, perche non fi j deerendereilbehericiota!e,qualerhabbiamoriceuuCo,maggiore aflai : & moke volte duplicate Dacheviene,chedilorovnaftaconle fpalle verfo noij&due ci guardano,dandoci percio ad intendere, che nel ncambiare il bene fattoci, bab- biamo da eflere piu liberaii afsai, che quando framo noi i primi a fare beneficio altrui,qualnonfidee per© fare afpettandone rimuneratkme; perche chi quefto c • fa,vfuraio piOc tofto pud efsere detto>che hberale benefatrore . Dicefi che le Grai *£ *?i tie fonOsverginelle liece, &ridenci» per moftrare, che chi fa beneficio non ha da erginu* v f are a i a j no ^ 1 jg anno>ma f dr | oconan i rao (i nccro> 5f a j| e g to# Iicbcmeglio co- nofceraancora chi porra mentcch'elle furono fatte ignude>& fciolte da ogni no- do,comedi loro canto Horatio,perche hanno da efsere gli huomini infieme l'vno con 1 'altro di animo libero, e fciolto da ogni inganno, ignudo,& apcrto . Benche Paufania fcriueds non hauere trouato mai chi foffe il primo a fare le Gratie ignu- de, perciochegiada principiole faceuaogn'vnoveftitc»&cb'ei non sa per qua! cagionefia pofcia ftato mutaco 1'ornamento loro, si chetuttile hanno fatte ignude,& i pittori, e gli fcultori. Oltre dr cio mette, Ethocle di Beotia fofse ii primo,che ordinate, che foffero adorate le Gratie, & foffero tre, ma non sa peto Ethso. q^ a ^horaieimettefle loro. Onde te nominiamo bora fecondo, che daHcfiodo £ ] e> L " * fiirono nominate, il quale ne cbiamo vna Eufrofina, che vuole dire allegrezza, Noroi de' * c giocondita, I'alrra Ag!aia,che rnaefta fignifica, & venufia, la terza Thaglia,che le Gratie' viene a dire piaceuolezza. EtHomerone chtambvnaPafithea,quella la quale Eufrofi-- Giunone promcue di dare per moglie a! Sonno, $*«! va a Gioue,& Taddormen- na Afiia" ta,c ^ ne chiamaancora vna Gratia per nome proprio, la quale dice che fu mo- ia ' Tha^ & fe ^ Volcano^: che Rene con lui fempre. C^iefta con bei vcli in capo viene ad .?ja*. " »ncontrareThe:ide,quandoella vaa pregare Voicano, che le voglia dare armi per Acbille fuo %liolo. In Grecia appreffo-cie gli Etei baueuano le Gratie vn tem- oifhnel quAlc le ftatoe fqro ernno di legno co le vefti dorate,& ha'ueuano la faccia> c !etnani3& i pi edidi bianco Auork). L T vnadi loro haueuavna rofain mano,l*altra . . eerta cofa fatta come vn dado: la terza vn ramodi mirto. Et di quefte cofe rendo- no quefla ragione. La rofa,& il mirto fono di Venere,e percibfurono date a quel- le* che per lo pill fono con iei,& quella cofa quadra fignifica i giuochi,che tra lo- ro fan-note femplici vergineHe con piacer fuo, & di chi le vede, ilebe non auuiene deifc donne di miggiore eta, alle quali conuengono le cofe piu feuere,non giuo- dT.Tuttoqurno-iice Paufania. Ma delle tre infegne delle Gratie altri rendono Panrnsa, aluafagionc^ diconcche la rofa fignifica la piaceuolezza di quelle ', il dado, Alen-tn- che hinno ad andare,& ritornarc a vicenda,come vanno i dadi,quando fi giuoca dro N i- CO n effij & il mirto,che bifogna,che fiano fempre vcrdi, n^ fi fecchino mai, come po ! kino, qucfia pianta ^ verde fempre. Et come ciferifce Aleflandro Napolitatio,e lo fcr Ufc itmati- D t If, tmacinc dclle tre Gratie BeedelU belle^t^r yratu?D?e anew*, dellx jr*» tttudine,& del beneficio, nominate Eafrofinto giaconditly AgUia • »*• i nufU, Thalia l piaeeu»le^t ; Dee ftelhcomerfathne^ociakUtd,^ *m* titia, tt di q'*etU allegra wa % cbe gh buormm defiderano di viuere • innanzi a lui Ariftotile Arift*^ ncilc Morali> foleuano le§ gli antichi face li t«m« pio dclle Gutic ntl ma zo delle piazzs, accio* che fohV dauanti a gli eccht ad ogniuno it faro volentien feruitio sAuuuSc ricambtare gli rice u in i beneficij, pec* che quetto e proprio oftici» dslle Gra tic. La quale cofa non Ci dec per6 fare fenza buons confideratione, perche cofi e mal dare a chi non merita> 6 non ne ba cui fa dibifogno) tic merita»chegli iia dato: come ci infegnarono gli antichi parimen— te nella imagine delle Grade > facendo che fofie loro fcorta & du ce MercuL'io» ii qaale moOxa laragione>& il fano diicorfe,accioche feguirando le veft gie di quella fappiano gli huo^inijcon.ej e quan cicj cui hanno da da- re. & fare beneficio»tmitando,quato per loro fi puola bontadiuina»la quale al farci bene c fempre prefta. Da che vk-ne»dics Mactobio, che poferoad Apol- lo glianticbi fc Gratie nella deftra mano,& I'arco con le faette nella fioiftra,pec dare ad intendcre,che naolto piu prota e la diuina raano a fsrfi hcne,che male, e mencre che pud fc he non fia sforzata dal noftro makiagio operare, perche afc fhora ellaadopra quel, che tien«neilafiniftraroano,pe< gaitigarcij e largado* najuee a' mortali dclle gratie fue . Et quefto banno da fare gli huomini pari- rnente, imp srandolo* fe alrrimente non Jo fanno,dalla imagine delle Gratie, la qaale dichiara Seneca molto bencoucei fcriuc del fare ben«ficioaltrui»dicen- do»che qusftefonotre, perche vnafa il beneficiar, t l alrraloriceue>& la ter- fcanerendeil carabio. Ouerochevnafa>i'a!tra rende, laterza fa,& iende,che vengonoai eflere ere nnntercdifarc beneficio. Stannoconle rmnt,& brac- cia infieme gmntej perch? 'fordine del far bene alrruie.che paiTi diraanoin ItiaQD.erirofni pUftmcbead vtiledicfoi lo fecepri-na.de in quefto modo jigraro Body dcii'aiuiciua tisaeKli Huomini infieraeeiuuti. Sono alleges, & gioconde * X ocllo MLzgP Imagini dc i T ioi <5ratiecranoquattro,percgtl AtltlcM I ' "'■' nor*- •• u- • • ^ imagine \delte Gratle gtiiaafe da Merc am dinot ante t che il giouxte <& fo beniftcen^ct dens ejfer fatta conragione, ct tempo* & a nteriteuolh fen^i* jfreran^a di premio, con ammo fincero, & cbe U beneficiato dene con oc- cafmt render il benejiM,, &> fe nm m fatti alma cm k parole < Hello afpetto, pcrciochc tale fi ha da moftrare chi fa beneficio altcai » 5>c tali fo« noperlopiuqaclli ,cheloticeuono. Sono giouanu perchenon. dee inuec- chiatfi -.mai lamecnoria dc' ticeauti beneficij.Sono Vergiai>pcrche facendo be* ne altcui bifogna fado con animo puro, & fincero, e fenza nodo alctinodc obligo j come rooftrano ancora le vctti fcince, & fcioke »iequa!i tono lucide- ctrafparenti-, petcrtetalcha daefleredi denrro I'animo* di chi fa benehcio* quale fi moftra fuori nelle opere , perche chi rieeue il beneficio > non lo de aaf« conderem-lrlovedeLedaognivnoc Imperoche qoefta c vna graritudine*. quando non fi pud ricambiare con 1'opre il riceuuto beneficio, confcflaE. alme» no con le parole, & fare si: cbe a tutd iia palcfe la Isberaiita del tanc factor e .. Ft qui Ci i finita lajirnaginje delie Grarie con vna fcukura di queftc, che in Rornafc vede in cafa CoUonna con verft' latin j, h quali in volgare vogliono cosi dire v. Mm fonle Gratfeignudt, cbe gia fur a Quefta Etifrofinatqutlla- Aglaia t Ba nam* Fane dt bianco marmo, terfoiO" bello Congratt mdide le bsllebraccm Han tutte trefralor faccia [imile> Ottde le pftoiconvfcereforelltr Tuttetre fond'xta part, &belk^Ja Pur'ancopari in tutte tre ft vede. St a con la faccia alle forelle volta- Thalias & U ftte br actio* ag&iunge , e annoda . Con U loro , che fono a la fini(fr*> Et a la deftr* rtfguardande a mi . IL FIN'£. jila ter\aforella infteme auinte ►. Giant e lor padre del ceUftefer»e\\ Fur concepute da la madre Eunomitt* Ch'at mondo pofciacon fehc.e pavw Le produce mimflre liete, egrate- AldihA Cttherea, ft che per laroi Ella: fouente con ilbek Cupido Gh atmrofi piaceri accrejee in modi** Cijogm animo genulnere^a vwt** ANNOTATION I DI LORENZO PIGNORIA, A L L I B R O Delle Imagini del Cartari. H E a gl' animals non fia maiftat? attribuitoda alcuno lume direligione non e in tutto veto. Perche faanno detto gi an cofc gli Egitti) de i loro Animali Sa n 5 coire del Cinot efalo* dolloScarabeo, & d'altri. Intotnochevedanfi Horo Apol- linc&il nottro Commentario foprala Tauola Bitro| 1 he a* che fugia del Card. Bembo glo. mem. &horafi vedc nel.a GalleiiadelSecenifs.Sig.DucadiMantcua.Anzi che ne gi'E- lefann fi raccontono panicolatid! molto rrarauiglia. fci leggali Eliano nd 7. dell' Hiftoiia dc gi'Animali a cap. 3^. & nel 4. a csp.p. Plinio nel lib. 8.»I cap. 1. De' moderni il Porcacchi (bpra I'Arcadiadcl Sannazaro a car. 174. dtii'ccu* tione di Pauia del 1/96. Dio i Latini chiamano DE V S, che fenza dubio viene dalla voce greet Lifl. 14. 2ets> routandola Z in D> cem'e ftatovfanzadi cutce le lingue, per tcfti- moniodi CI audio Mit2lcrio fopra Valcrio Mcfiimo.Alcuni altri voglionc,chc fi detiuidal vocabolo greco aes the figmfica timoic; code habbiadeu© Perron 10 Arbitro Trtmtts in orbe Dtos fecit timorl He diqueftacpimene fuLattantio Placido Commenratore di StatioPapi- nio nel Lib. 3. della Tcbaide a verfi 661. doue cita Lucsno, & Minrar ore Mufico, cbe e tiferitoancora daFulgcntio nel primo Librodtlle Mitologie. Allude a queftofentimento ArnolfoVefcouodiLifieuxin Francia,ntlSercro- nccb'cgli recito nel Concilio di Tours,& lo cenfermacol verfo del SArnc LX. dedifli hereditatem timentibtts nomtntuum Domine . Alcunecofe belle intcrno il nomedi Dio fcriuc Diogene Laertio, neila vitadiZenoncverfo'l fine. Quefto Sena to duodenariode' Dei grand iii legge in due verfi diEr.i ioap- prelio MarcianoCapella } ncl ptimo Libro delle nozze di FilolcgiS) & di Mer- Cit.$. cuue. AnzicherAmichitaglihaueuaintalmanieiacompartiriiche adogni Lin. if.] mefenetoccaua vno,come h vedc chic rone! CalcndatioRuOico publicato, edichiaratodaFuIuioOrfino>efquifitifTimooiTeruatore delle anciche curiofi- ta. Vedanfi Macrobioncl L.i.de* Saturnalia cap. iz.&i FaftiSaoi di Am* brofio Nouidioichecon lodeuoleinuentiones'e ingegnato di ctrreggere la fuperftitione de gli antichi . Lucano non dice » che faceflero quei di Marfeglia riuerenza a gl'alti tro»chi> Cary. Tj & che nei bofchi non vi foflero fimulacri . Teftimonio nc fiano i veru di lui • LiR.»«« — Sed barbara rim Sacra Deum * ftruft* dtri altar ibus art* Ecco gli Akari. piugiu, "tumt>lttrima nigris Fontibus vnda cadit ,/imulacraq; mtfta Deorum jirtt cartntt ctfisft extant t inform fa trmcts » T * Ecc* %fi Annotation! all*ImaginT Ecco le ftarue . ma none hue mo chi non fella . gar.p Defrifpettoportatoallt Statue vtdefr Dicne Cruifoflomo nella Orations Xia*if,' the ci fece a quelli di Rodi , appteflc i quali ei bufima vn'abufo rii ieuare il noracallt Statue dc'paflatij&mettcrcenevn'altro. Dipiu leggaii Cafliodor nel VII. delle Varic , alia Formula 1 3. 14. doue dice, che in Roma era ?n'altr© popolo di Statue , & bifogna bene, che fonVeofi, ptrche cflendofi delle Statue diRcma abbellitc le Gallene de' Principi , & de' prtuati , in Italia & fuor d'Lta- lia , run *uia la miniera non e an csra efsaufta, & fe nt troua ogni gi#rno in tan- taquantita. Veda chi vu«le Gtufto Updo nef 5. lib. della grandezza Roma* nacap.5. & 1'IncrufcatoneluioRiftretto. CatM5» Di Demogorgone parla Statio nel4.dellaThebaida, fecondo la fpofitio. lin.55>. ne di Lattantio Placido Grammatico antico, 6c vedafi il Mazzom fepra Dante » nel lib. 1. al cap. 63. Et ioife a Demogorgone velle alludere la Maga Erichro, apprefso Lucano nel 6. Or. 17. Alcuni,cbe hannocercato la ragionedi quefto adiettiuoe(erne,hannodet< Xin.7, ' to, che venga da euitemo, come Varronenel 5. Lib. della Lingua iatina . At- tn hanno tenuto, che deriui dall'etere, come liidoro attefta d'alcuni nel L>b. 7. delle fue origin i . Io direi con Van-one, che hauefce ongine dail'Euo - che da Arnobio nel Lib. 1 11. ,-duerf.gcnr. e chiamato Euita . Lo defcriue Cenforino nel Libro del giotno nat le a cap. 1 6, 10 cito la editione di Lodouico CarnoneJ che fia immenfo , fenza origine,e fenza fine, che fempre fu & fempre fara Re lla medeuma maniera.Intornol'Eternita chi vuol vedere qualche penfiero gentile* legga Antonio Agoftininel 2. Dial, delle Medaghe. Citl »<• Theoftafto nei Caratten fcriue, che'I fu perftitiofo abbattendofi nelle pierre j,jn*ai." vnte, che fi trouano doue tte ftrade fanno capo, che le vngcra, ne prima fi ^partita, che non (i fia loroinginocchiatodauanti. Sopra'l quale luogo vedali quanto fcriue il Cafaubono . Luciano ancora nel Pfeudomante tocca quefto coitumedicendo, che quel truffattore doue fcorgeaa pietra od vnta,ocoro- natafubitos'inginocchiaua. Sene legge neH'Apologia d'Apuleio jinquella che chiamano prima , & apptefso Prudentio » nel fecondoLib. contra Simma co Simile panto va toccando il Capicolare di Carlo Magno » nel Lib. primo a! cap. 64. doue dice, che alcuni pazzia gl'arberi,alle Ptetre,& alle Fcntane accendeuano luminari . Et nel medefirao Capitoiate (nell'imperfetto pero>che va in volta fotto nome di Leggidi Longobardi) fi vede vna Legge cii Liud. Pra- do Re > che vieta l'adorari one di Fontane, o deil'Albero, che i Ccntadini tfcia- mano Santo. I nel lib. 2.alTit. 37. Vedanfi Gar'o Pafchalie nel lib. delle Co* rone I1D.4.C.4. Plinioil giouane lib.8. epift. 8. Seneca ncii'Epilt. 41. Giufto Lipfio al 14. de gS'annali di Tacito. Car Jo. MarcianoCapcllanon dice, che SamrnohautlTe per adorn a men to del capo Lin's. tal*horavnferpentc»tal*horavn capo di Lionel tal'horadiCinghiale*, mache ■ pareuachehorahaueflcfacciadi Dragaue,horadiLione, heradi Cingiale,& cosi s'e cercato di rapptefentatlo . Et di quefti vifi io non faprei dir altro,le noi che Mareiano haueffe i'occnioftlkmahgnitade gi'InfluiTi di quefto pianeta che come fcriue Natal de' Conn nel 2. della Mithol. al cap.2. inclina gl'huominj ad effere attabiliarij, inuidjofi, m^ligni , fuperbi , auari , & di coletatcnace . £ ar , t> Homcro parla delle Pieghiere nel lib. 10. delJ'Iiiade nell'amrconitione di Fe- i.in»»lt. nice ad Achille . Et vn be 11 i(T» mo Emblems ne totmo Andiea Alciatc; che eil centotrenta . Et dalle Lire d'Homero forfe ha engine i) verbo latino Litare chefignificaimpetrart^coraefi legge in Nonto Marcello,* tuttcche Vairon lootigini daluetcche e psgarc, come fi pud vedcr appredb il niBdefim© Gracr.rnatOi & loi»fetifce Hatfnar.o Turnebonel lib. 1 8. al cap. 20. Peroco \& mia opinione ila Tautcnta cji Fefto, Chi Del Cartari; 29 j Chi vuol vedere efattamente quefta manier* di canto pec Ie dita non pad *b« Ci r. J42 batterti ia Libro raigliorc di quellodi Bed* citato dall'Autorc. ma auucrufi, Lin.u? che la editions corrcttadi tale libretto equdladiElia Vineto.le altte laranno mancheuoli. Et di quefta vfanza di annouerare fono picni gl'Autton antichi . SuctonioncIlavitadcirioip.Glaud4oacap.xi. Quintilianoncl Lib.XI. dclle fuelnftit.al cap.j. Plinio nel hb.34.acap.7.& 8. Seneca nell'Epift.88.neI lib.j. delraacap.^. Eliano nel 6. dcll'Hift.degl'Anisnahacap.s/. Marcia- no Gapellanel lib.7. delle Nozzc&c.nel bel principle. Si mpofio nell'Enim* roa.ioo. Ariftide nel i.de facn ragionamenti, & altn molu . Le prime imagini delle Stagioni hfonotolte daila medaglia d'otodi Anto- Cir.46. nino CaracallaappreflbSebaftiano Etuzo, &c.h vn'altra dell'Imperatore Dio- cletianotche li vedeua nello Audio del gia Sig. Lelio Pafqualini. Ie feconde fo- no • roente dell'Autore eccetto cbe il lu >go di Vulcano>& d'Eolo s'e mcf- faVefta-,. Quefto»che l'AutorechiamaTempio, fivedeinRoma, apprcflo la Chiefa Car.jz. di S.Giorgio,nelForoBoario.& lo fecedifegnarenel fuo Libro Bartoloineo JLin.»7* Maliano I.3. cap.14.de Antonio Agoftini nel Dialogo 4 delle Medaglie> il quile lochia na Arco, & conragione pcrmioparere. Vedafi Suetonionella vitad'Augafto a cap.j 1. & fopra Suetonio Leuino Torrentio Vefc. d'Anuer- fa,& il Cafaubono. fit 1'Aucore noftro nedelimo poco piu lotto cbiama Giani gl'Archi trionfali . Madi Giatiochi vuole piu copiofa notitia legga Barnaba Brillbnio nel lib. i. delle Formule . D :11c due ( raagin t d'Hebe. l'vna s'e prefa dalla Medaglia di M. Aurelio Im- Car.41* per. 1'altra s'e rapprefentata nell'habito dei Coppieri antichi, come fi pud ve- dcre nel mio Libro de' minifterij de' Schiaui appreffb V Antichita. Nella raede- fima li legge I V V E N T A S, chc apprefso i Latini e quella, che appretfo i Greci Hebe. Veda fiLambino fopfalaode30.de! primo Libro d'Horatioj& Seruionel i.dell'Eneide. Cbi piu vuole delle Mufe veda GofTredo Liuocerio in vn fuo gentile Li- dt.^£. bretto,ita npatoconla Mitologiadi Natalede'Conti. Lin.x*. II Tcfto di MarcianoCapella eguafto, com'io ho moftrato gia nella mia Car.jz. Spofitione della Tauola Hieroglifica.che hora fi vede nella Gallei'ia del Ser.di Lin.W Mantoua. Imperoches'hada inrendere che nella Naue ftelTero fettc frarelli gerraamalgouerno. Che nella prod a della raedefimah veda la figura d'vna Gatta. d'vn Lione ncll'Albero. d'vn Cocodrillo nel di fuori. vedafi il teftojche lacorretcione echiata . La figura d'Apollo, & Dafne s'e prefa da vnbelliffino Cameo, che fu di Car.jj* Monfign. Gnmani Patriarca d'Aquileia d'honoratilFima meraoria. & del Lau:o (i puo leggere Natal de' Conct nella Mitologia,& Ammiano Marcel- lino nel lib. 19. lo vidi in Roma 1'anno 1606. vn gran pezzo di marmo.nella piazza di Cam Car«5«. pidoglioache rapprefentauavnagrotta delle cofe Mithriach^ma a 1 1 a i guafta Lin.$3* econfumata. haueua molta fi-mlitudine co'l foftantiale della figura, che s'e* rapprefentata qui fopra. Nel ventre del Toro fi leggeuano quefte parole DEO SOL INV1CT.... MiTRHE. in fondo del collo haueua fcolpite quefte N A M A. SEBESlOin fondo della cofcia de- ftra A MYC VS. SERONENSIS. Verano due figure in pie- di, vna per parte, ma rouinate*, & fopra la Grotta vna Qjadriga del So* le, & vna Biga della Luna. Et quefto gran pezzo di marmo io ho penfato alcuaa vnlra,chc (ia delli auanzi della Gentilita, la rouina de' quali fu procura* a da quel Gcaccc-i del quale fanno mentione StGirolamo fcnuendo a Leta, &c T 3 Pin- 294 .; Annotation! all'Imagfni PruHentionel fine del Lib.i.comr* Simmaco.Le parole diS.GiroIamo Con « jinte paucos annos propinquusvefler Graccbttt.nobiliettem pttrtci* » fonunt no* minetcun Pr&fcUwr&m gcreretvrhanam, not ne fpecum Mubrat& oqttibus Corax, Mifuh Aides, fcoii Ieg^e vfartiacio Vict ocio) Leo.t Perfes, HdiostBromiut Pater initiantttr % fubuertit, fregit t exuffitf £t a propoficodi queftinomiraoimemoracida S.GirbUmo fa omauigliofamente vn laogo JiPorfirio nel Lib.4.dell'Aftinenza>doue racconca. che ne'mifterij di Mitca gl'huomini C\ chiamauano Leoni, ledonne Leonze* alcci Corui, alcu* m Aquile, & certi Sparuieri • Nelle anticaglie di Roma ftampate gia,& tnc'Je infieme in vn Volume aflar grande»ffvedeuavnadiquefte imagirii delle cofe Mithriache, la quale non so* dachi e ftata efpofta>& riferita per vn ritracco deH'Agricolcura > ma fuoradi propofito a mio parere-r* Car.6? fc Car.79» Car.71. J.UJ..47. >H*u Car. 66. ApprefTo 1'imagf- ne d'ApolIo fi vede ilBue Api, tratto da vnaMedagliadiGiu liano Apoltata , il quale come riferifce Ammiano Marcelli* no] nel Lib.21. fece cercare diligetemen re que ft a beftia. Et chi piit ne vole ve- da la miafpofmone della Menfa Ifiaca . Da due Tagli an- lichi habbramo ca- uato le Imaginijcbe qui fi vedcrco di Sa- rapid?, Sclfrde; per lequshchi piu vuo. le legga il primo ca« po della Menfa lira. ca» & vedanel fine, del medtfimo Libro Ctrti difegnidi figu» re anrtcbechefuro- nodel Srgnor, Le'.io- Pafquaiino, La figura d'Efctf- lapkfjche fi vede pic crolain vn Cameo £ tfratra dalla Meda- gria di M 4 AnroninoCaracalfa Imperatore 9 & efirmTe n<$ vnaftatoaanticha* che ioviddim Roraaott'anni fono, incafa de' SS^IaflTim^alla Valle. Mabi- fogna auuertite, che rinragliatore in quefta noftra»non intendendo la chiori** d'Efculapiol'hafattovnGiano. Pietro Appiano (Vio non fallo) in quefta figura d'Efculapfo notabilroen* s'ingannd . Pcrche fc c cofa ancica^he alii abbigliamenu mi fembra di no, io DclCareari dire! che fcffe piu t« ftoouerolaD. a Co pia, ouero vnadelle ftagioni dell'Anno . Ne patera ftrano ad aleuno » ch'io dia qcefta nota aII*Ap| piano-, pete he Ant tonio Age ft in i apsco ranelfuoDi J.ii.di cejchc'l Ub.dtl det- toe pknori'Infcru* tioni annche note. NeiCarceos'erap Car./y. prefentaca la Prom*, dermatome (1 a figU rata in vna Meda- glsa dell'lmpetatcre Aneonino Pio» ap- pceflb di me . £c (1 vedechiaro»chechi la {forroo voile dire, la Prouidentia del- l'lmp.cflerelafaiute del mondo. Quefta figura s'e* Car. 79* tolca da i Camei del Reuerendifs. Patriar ca Grimani . £t in propofitodelle figlio le di Efculapio c da norarfi che egh n'hebbe quattro> che tante ne noraina Ari- itidenellaotatione> ch'egli compote incde di Podalirio»& Macaone figlioli d'EfcuJapio. EtfonoIafo,Egele,Higia,& Panacea. & io mi ticordo vedere vna Medaglia antica di rame , nelia quale d'vna Ara vfema vna Serpe»& hauc- uaifcritto fotto iasa* Nello Audio dcU'llluflrifs.Sig. Fedeiico Ccntarini Procuratcte di S. Msrco Car. jj« glcr.mem. fi vedeua vna beJiitTima ccrniola snuca, nella qua!e,ftando a vedere in fine. CupidcApol'ine fcriucua in vn Fiore qucOi Caratteii IA»&nel Fiote era inferito vn belliftimo Giouannctrt Bno al belliccche cb !e braccia ; ptrre pa* rcU3>chefil3gnsfle deija faa mifei'ia* Vedafi la fauolaappreflo Ouidii ntlLib. 10, delle Metam©rfoii, il quale vuolcche nel Fiore ftafle fcricto A I A l» cen- tra |l'autontadella fcolturano{lra>la quale tirata in gtande $quclla>chc fcguita.- Vedafi Seruio fcpra Jaterza Eclcga di VirgiIio,& Prcbo ntlmedefin.oluo pe: Falcfaco *cV Filoftrato.il vecchioe'l giouancnellelrragmi. Nel rocno celebre appreflo i Scrittcri e* la Vittoria ch'Apolmt ripoitd di Mar- f a, fpicgati» ncll'jnfrafctitte figure telte dall'anticodoue in vn C ameo fi vrde Klarf)8 > tht fuctalc Piue, di che vedafi Appuleio nel prirnode'Ffotidi»& in vn'altro la medefirra vittoria d'Apcline, tn prcpcfuo delle qu&h.reiconta Apollcdoro > che Apollinc kct rrcilra del fuo fapete con la C itara fur nata a ri- tfofo , cV comandando a Marlja, ch.'l medefimo faceiTe dc' Flautii che non riu- fctndc 9 Madia vi lafcio la pclle . T 4 Si £ i!i : 30* Annotation! all* Imagini Sigillaremo quefto Capo con lafiguradi Lucifcro compagn© dell'Aurora , ch'jo vi. di vna volta in vna Comiolina arnica di valence Maeftro. Nella quale peed fo non vedo oiTernata la regola di Lactantio Placido* fopra'J feft* delta Thebaide di Static, cioe* cbc'l fuo carro fia tiratoda vq Caualio folo . poiche diceegli.chet Poeti danno al Sole quae* tro Caualli, due alia Luna » vn (do alle Stelle. Ebevero> cho lo Scoltore deila Gio- iapudctTere,chcnon fofle Poeta. Car.,4. PV»\W- W JWWP^^M V WI Pcr m °ft"re quefta lin.ao. txl^MW Jt^WM fH vniformitad. Giuno- ne. e Diana, a pprefso la imagine di Lucina s'epofto ilritratto dl Giunone Lucina ca- uato, dalle medaglie antiche.Ma in quefto ptopofito e da notatfi quanto fcriue Martin Dclrio fopra it 14.cap.deHa Genefiicioe che la Ciua d'Aftroth Catnaim nccucfsc quefto no medavn Idolo di Giunone o Di nabicorne »che in quellacittafiadoraua.Et chi legge i Theologbi del Getilefmo non giudicara ftrano quefto cambio> poi- che apprefloi medeiuni fi leggono pazziemaggiori.intotnoa quefte maichc- rate matTime fecondo il coftume de gPOrientali. Et ionc ho tocco alcuna cofa nella mia fpofitionefoprala Menfad'Ifidc. Machisa , che quefta Aftattebi- corne non foffe I fide •, Io per me lo credo . ne mi da impaccio il nome d'Aftar- te, perche forfc gt'Hebrei Taddattauano atutte leDeita femineinquellama- nieia che'l Baal >o Beel a tutti i mafchi • La vera interpretatione perodi Afta- jroth Catnaim io penfo>che fi pofsacauare da quanto fcriue Eufcbio nel, lib. I. delta ptepar.Euang.al cap.vlt.cioe, che Aftacte moglie di Cielo fi facefle in ca« po per adornamento vn paio di corna • Car. 1 06. Qucfta Hecatombe Imperatoria e raccontata da Giul. Capitolino nella vi- lin«7. ca de gl'Imperatori MafTimo.& Balbino . Hora mo fe gl'Imperaton potetTero hauerecareftia di quefti Animali veri io non ardirei imaginarmelo , percVcefc fendo efli padroni del Mondo,che marauiglia fara fe ne haueuanole cerinaia? Qutl Democare,del quale fa mentione Appuleio ncl4. dell'Aiino d'Oro, non fcebbe pocbi Animali pet i GiocHchehaueua arapprefenrare* Pompeo si gran de»come fcriue Dione,nella dedicatione del fuoTheatro fece arrmazzare 500. Leoni. Ne haueuano £«a quefti la manieta* c'hebbero poi gl'Imperatori di Del C artarw *»7 df mettcre infieme tame Beftie . Vedafi Suetenic tiella Vita di Tito al cap.7.' Claudiano nel 3. Paneginco di Stilicone : & fra moderni Giulio Cefare Eulcn- gero ncl fuo Trattaro de Venatione . Ma io credo,che'l noftro Autore parli de* poueri , come pate chc fi dicbiati piii appreflo. Nicolo Remigio Configliero intimo delle Altezze di Lorcna ha cempofto Car 107, tie belli, ecunofi Libricontitolo di Demono-Iatna.ne'qualida* ProceiTi le* Lin. 5. gitimamente foimati contro Maghi , e Streghe, va Mofirando la titannide Diaboiica fepra quci mefchini,chc dell* Anime loro hanno facto homaggio a! ne roicodell'Anime. Hora quefti nel Lib. 1. cap.7. nel fine moftra,cbe Empufa & Hecate hano demonij , che & di uotte & di mezo giorno appredo gl'antichi ancora •, coftumauano d'appaiire.raatTimc quando fi faceua facrificio per 1'ani- me de* roorti. Et a que fto fentimento egli accommoda il verfo del Salme XC. 4 fagitta volant e in dic% * neg§cio pertmbuUme in tcmbris : ab tncurfu,& d&monio mtndiAno.W medefimo Autorc at cap.i 3, del medefimo Libro va racccntando in che fembianze fi trasformi il Demonio quando fi vuol far vedere ad alcuno. Hora in Cane* hora in Cauallojhora in Mofca> hora in Gatto -, & rnolte volte in forma humana vcftito petd di nero>& alia longa»ne* primi cogre iTi,per non fpa- Uentate con la moftruo lita,dc' piedi>che tiene infeparabilmente. Et io ho vdito raccotarc da perfona di fcde»comc in Padoua appari ad vn pouer homo>ccfi ve _ duo; ma che di fctto del lembo della vefte fi vedeuano vngbie ccme d'Aqui)a,o d'alrco vccello di rapina . D* Hecate pute raginna Martin Delrio nelle fue Dif- quif.Magiche. 1. z.q.27. Seel:. 2. & la defcriue in quella maniera appunto che fi vede tffigiatainmoltemernorieantiche diGioie,& pietre diuerfe perAnnelli, & per Arr.uleti come diceuano gl'antichi . Er auertafi,che Diana Efefia fu pure rappresetara cofi,& fi veder.c' Cameiacar.i09.&5>i.& nelle medaglie antiche dicotinuo,& ne famctione Minucio Felice nell'Ottauiocoquefte paro1e;D**w4 interim eft alte fuccinUa venatrixt& Eyhefia mamis multis.C vberibus extrttttA>Q' Triuia trims cayittbus ® multu mambus horrific*. Et queftc vltime parole die hi*. rano i Camei.chc fi fono pofli a car. lo^.Ma grade coforrrita ha quefta figura^co Ifidc che pcrge il laue ad Gro,come h vede in vna Corniola anticaicV altrouc • L*ima- Cir.iea, 3Liii.ii. OMJch tin.viU in hue. 5^1 Annotation!! airimi^ei t'jfsagine treuata al tempo di Papa leoee Dceifflo fatl Wnfrapefta ; Nel Cameo s'i lapprefentata Ifide come ft vede nelle Medaglieenuchedi Hadriano, & An- tonino Pio. e* ben vero>rche'l difegna- lore s'e fcordato di meiterte in man© il Siftro.cbe vihvede cbiaramente. Et (i« gnifica quefta figu- ra a mio giudicio il Nanigio difide>del quale ft fa memione nel Ca!end*rio Ru< fticoantico. EtnelJa Med, d'Antonino ii vede vn Faro di Poi to» che tanto piu confer ma la congee* tuca. Leggafi Appu Icio nell'i i. Cembalo chiama 1'Autoreil Si!Uo' } fc s*»nganna» perche qudti due ftromen* u furono molto dif- ferent? fra di fci co- me fl pud vedere nel mio Commen* isrio de' $erui?a esr/88. & 9 i, I fimile licenga fi vede in Antonio Agoftino (fe petoilTraduttorenen nc tiene colps) ehe il Timpano chiama con nomedi ferotalo , Mareiano Cspeila citato deli'Autorc nets fa mention© di Cembali s ma de i Siliri Niliaci # Che cofa foile&iftro fi vede nelia precedente Imagine; & fi ve« de figurato nel neftroLibro de'Scrui a car, 88, Neera Crotaiocomt vuole Cicfcflb Scaligere»an?i molto diHerente .Ne il Timpano era aJttirncnti C ro« rsloscome fenfte Antonio Agcft ino .nel Dialogo fecondo & quinto(fe non vo* gliamo dire* che cucfto fofle more del Traduttorej Vn belliffiroo Siftro ami- cce tutto jntit ro fi vedeua ahre voire in mano di Monfignor Mocenico Ve« fceuo di Nona . Et foife » che Michele Mercato nel ino Libre de gl'Obelifchi di Roma»a cap. X h car. : 10. do ue fa mentione di mezi cercbi d'Oro,& d'Ar* gentoiche fi vtdeno con figure hieroglifichetnon intefe ahrojche SiOrijpoiche d'Orc»6V' d'Argento fe nc ftbricauano come pure fi legge in Appuleio nel Lib. XKdeU'^fuiod'Oro. Fjlcftratofcnue ntllelmsgiri, chein Athene ilDragone diFallade, che iin'ail'borahaueusfUr.-zanella Recca diefia Citra » trraua grArhenicft per i'Qro j poiche dicdofileruiuanoa feme ackrnamentoperlo cspc,ccn6gu* re Del Cartari. »W feu w m US W±LJmz — - /--^a. -■■■ re di Gicale d'oro. Ifidoro nel- Lib. 19. dclle origini af cap. 30. cod vuol dire 1 tutto chc i' r eft j corrotto habbi a CtcUdesper Cicadas. Tocca il me Jefimo vfo Gregoro N^zianzenofcriuendoa NicobuTo. Del Loto gran conto faceuanoanticharaente gl'Egitrij, & del fuo Fiorein Car. 11^ patticolace,poichc nella Tai ola Hiacael'pofh dame, (i vede il Fiorein rooltt Lin. 3©. luog*. Et nel detto mioLibro ne ho notato qualche cofa . Et pauicolai merite* chei BiiliJiani heretici antichi chiamati cofida Bafilide Alefsandrino , chc vifseintornogl'annidel Signore 124., faceuanointagliarene' loco moftruofi Sigtllimolcoirequentemence ilFioredel Loto > fbpra 1 1 quale ftaa federe Har- pocrate. Et nel fopracitato mio Libro fe ne vedono feidifegnu neU'vltima Ta« U3ladelle cinque pofte nel fine. Nel Cameo ( come dicono i Pittori(s'e figurata l'irnaginedi Gioue pluuio, CabKIf* &falguratore -,tratta ialla Golonna Antoninai nella (culcura della quale la genti'ira , per nan dare I'honore a'Chriftiani della Vitroria Marcomaanica,fe» ce ripprefentire Gioue nella maniera,che fi vede in aria,che verfa aqua , gran- dme , e faette i fopra barbaci. Ma la vend della HiQoria vedafi apprefso Ono frio Panuimo , nel 2. Libro de'fuoi Fafti : & apprefso il Card. Baronio nel 2. T. degl'AnnaliEccU NellememDrieantiche.cioenelle Gioie»& ne* Marmi fi vedono Satiri di Car.fz/a dueforti>alcuniconcofcic,&gambcdiCapra»alcuai con forma totalmente Lin.; 8. bumana,fe noi che hanno di dietto vna piccola codetta* & l'orecchie di beftia* Noihabbiamo futeritrarrequi IVna & i'altrain vnaTauoletta. Se veramente folero o non fofler'n i Saiiti e'e gran che dire . Et oltce quelfov che ne fcriue i Carrari e da leggere il Cafaubonone' fooi Libri de Satira , al lib.i.c.i.dou'e vnaraccoIcad'auertimentiinfimilep^opofito.Etnarraqueft'au- tore > che nonfonomohianni»cheuicondorro inanzial Re Henrico IV. di Fran- Car. t m. Iin.j4- Car.i2f. Lin**. •Car.rjf, Xtrttfiv Car. r 5 7. Lin. 1 4« Annotation! all'Imagini Francii di g!o. mem va tale* che faceual CarbonaioyJi fett'an* m di fua eta comincid a matter fuota va Cos no in capo , & alcunt alcri parckolaridegni di cofiderationc.lt vc dafi al tutto S .Gir»Ia- mo nella Vita di 5. An ton 10 Abbate. & Ptu- tarco nella Vita di Sil la> citati dal Cartati rnedefirao , ne i qualt io non so come dubi- tare > come parechet Cafaubono vada ac* cennando. II fatto del Garbonaio Francefe nidel if 95. & Ion tal'Aucoredel Chr< nicum C bron icor ura& nel a. Lib. Plmro.defcciue la pittura di Filolfeno Eretrio* non dice cha dipingeiic tre Sairi che con. vaii in man beeuano largamen tej ma checreSUeni man giauancinfieme L'tforowe era rigurato mafchio » e femt'na dell 'Anricnira •. Mafchso in que* fto marmot in vna Medagliadeiff roper atorc MAurelioilFilofofo. Fenntnk nelic Medaglic dt Galba» Vitellio, & Vefpaiiano. Chi Io fece mafchio hebbe forfe mira al concetto>che ge ner atmen te ne for» mano-glihuomini.',appreflo>de' quali gran cento feneciene. Chi feminaalla- (aftanra, per effereefsotombraoella Virtu. Vcdefi a.car.$jo. PAutore . Perch e roofti fra gf antichi non (1 fapcuanobea rifolucre, fe'I corno dell* copia era d' Ache IoojO delia Capra Amaltea . pero in vna gioia anticha,il di&~ gno-della quale regidriamo qui fotto>la Dea copia fta a fedcre con due papa~ ueri in aitno> fopra le fpalle d'vna Capra & d'vn Toro . ApprerTo. qusfta . ne. fta vn'altrajcon vna Ninfa»che adorna if Corno di fori & frutti , come fi legge fnOuidioc'io non m'inganno . La Figuta principale poi e trattadavname- dagiii antichadi Traiaio mi a, conferoitiflina; ncllaqualc ft vede chiaro cid» che auuettl Antonio Agoftinr nel'foo a. Dialog a , ciod che in mezo al corno it vedc la punta del Vomero dell'Aratso ., E tutco cid fu fatto per dare ad intent detc^ chela terra col tiaataequella che produce l"abondanza*o Copia corned* re vogliamo. O Di Gioue adorato a Tarracina vedafi Stcfano Fighiojnell'Hercole di Prodi- go,a 0^3$. & iaficme Vincenzo Mirabella fopra la uizamcdagliadi Siracufa, Del Caturn |t>» ~r.\ Ncta l'Autcrcjc he'l Fulmiae Don fofse mai datto a Minerua, re in ftarca.r c Czr-Utf inPittura. 11 cbe perdepecovero. EtvediamocellcMedaglicc'i Den ilia liit.x* no Impcxatore il Fu'mme in iranoa Minerua in piu d'vna diefs- . come fa- rebbeadire nel n. Ccfan d'Enea Vicodi R*mc nellaTauoUz.alnum.il* ei'ArgentonellaTauoIai. al Lum.24. Etlotocca Ante nic AgcTlim nel Dia* logoquinto. £ t hebbe Dorm ti; no riguardo per auentuta a i verfi di Virgilio. '—TdlUs tie exurere claffem \j4rgiuunt, attjuc, ipfes potuit Jubmergere ponto Vnius ob noxam> & Jurias *Aiaos Oilett Ipfa leuts rapiaumiaculata t nubibus Ignem D'/iecitque rates, euertitque Car. 147- Car.ij4. lin.3*. Car.158* J.in.4* Annotation! all'Imagmi ue Aroraohe fiatiS r iufcie falfe.Q.Cur- tio nel lib. 4. ferine cofi »quella ct fa 1 he per D10 in quefto lu9gos'adota } none fi^nileallc figure, che fo.mano delle dcita .omrnunemente gli atefiti.Fino al belli coefimile ad vn'A" nctc> & e compofto di Smeraldi e gioie • Etin t-lm£niera bi» fognaua rapprefen- tarlo. Ma per la diffi- cohad'haacre ilDi- fegnatore>& peril re dio fiia iecito a con- fcflarlo^ parito in si iunga iroprefa,riufci- ta piu malageuole 6i qaelloche da princi- pio ft ftimo, s'e creda t >,che bafti auuifare i! Let core di quello > he bifcgnauaface: lafciado lacuraachi vorra» di for mare I'h magine conformsre 1'Imagine conforme al vero . E che Ammone & Sarapide non foflero differenti da Gioue > fu pen- fiero di chi fece intagtiacela Gioia d'Aneltache habbiamo raj.-p cienrata ncl« la Figura precedente. Che Gioue fciie coronacodi VJiua, lo ha not no snecra Carlo Pafcalionelle fue Corone>& lo proua con auttorita di Fcrnuto,& forfe di Sofoclcma'l medefi mo auuertifce* t he l'antichita diede a Gicuc trc forti di coronejdi Fiori.di Fron- di,di Metalli:& in altro luogo cita Tertulliano , che riferifce per tcft imonio di Diodoro;Gicue eflere ftato'J pnmo , ch'adoperaile corona : & quefto doppo la Victoria deiTirani. Iridc fu meflaggiera non folsrnente di Giunone , ma de gPeltri Dei anccra, come nota Lattamio Placido nel Jibs 2. delta Achilleide di Sratio > e ncta il me* defi mo nel lib. i.della Thcbaide che i'l ride c'l paflo dc gli Dei . Idue Legm iignificanti Caftore , & PolluceapprelTo 1 Lacedemoni crano chiamati aIk*v& come mi pare che racconri PIutarco,& la loro figura nol met teremo qui fbtto,inficme co'l caiattere 6 Zifra,che hanno di clTi introdotra nel Zodiaco gPA{Uo!ogi>tolta fenza fallo dall'antico.Ond'eVh'iodd pococredi* to in quefto particolarcal penfiero di GiofefTo Scaligero , che nelle fuc Anno* tationi fopra Manilio vuole , che deriui quefta cifra da alrra figura* Et oltre Papparstione di quefti fratelli fatra a* Loaefi,defcriua da Giuftino«& riferitadal Cattari> fu molto notabile apprcflo 1 Romani quells dei me defimi Cafto- Del Cartari '. i ■i * cijmc dace a CHRISTO Signer noffro. 3«3 Caftori > fucceduea (covoe fcriuono D»o« nifio Halicamafleo 9 VaLMaflTtmo. Plu- tatco,& ultn>l Lago RegiIIo>nclla Virto- ria , che riporto de* Latini Aulo Poftu* mio Dmarore. In fe- "* gno di che ne furno poi battute le mone- ce, vnadelle qualid (lata rappresetaia nel la figura principale . La Imagine della Car.ijr*. Libetta. porta qui fot Ua^Q to s'e caaata dal riuer Co d'vna Medaglia dell'Iraperaror Ciau dio r In efla la mano aperta fignifica quel- le guanciace » che af Serui fi dauano nell r - attotnedefiraodi far Iiliberi, delle quail moici hanno fcriuoj & fingolarmente il Cuiaciov nel lib. V. delle Ofletu.acapir. rj. Nealtro voile di- re SeduTio nel V.do~ uedvfcriucle gu«n- Namque per hos cotapbos caput eft fanabile noflruor, H&c rfuta per Dominum noHrwn lauer< fignram . His alapis nobis Ldbertas maxima platt/it * irrupgodiGellio enellib.7.aIcap.4.cauaroda Celio Sabino Giureconfultro Cir»i6& antico,dai quale pare a me di fottrarcc piu toftoilcontrarioicioecbc fiven- Iin,Z7- dcfsero co'l Cappeilo in tefta alcuni Serui , per conro de' quafi il venditor now hauciTepoi in cof»aicunaa tif realcomprarote. poiche il Cappeilo vol«ua di* re.che ogn'vno nel coraperarli badafle a cafi fuoi. per lo che ftatuitono altre volte gl'Edili > che i venditori di Schiaui (i dechiarafTero in publicare le qualita loro,& in vn come Cedolone dtcefsero s'erano fugiriui,vagabondi,o fimili. Ec cio fi ieggenel nvdefimo Gtllio al Lib.4*alcap, z.& nel mio Commentano tfe' Serui a carrc $ 1. Si che l'hauere il Cappeilo in capo (fecondoil mio crede- le) voleua dire chi da in zara a uiodanno>& habbifi cura chi compra • Que ft a fauola di Giunone hebbc in core Tomafo Filologo Raucgnano Me- Car. \6$ dico eccellenteairctade'noftnpadri, che »n raolte fue Medaglie lafeccfe- Lin.41, gmr;; & ad lmitationedi lui s'e rapprefcntato qui fotto • Et Annotation! airimaajm? El la mtden'mt Inuenucne delta fa* ao\i principle tie* ne dipmta in va Quadretto vagame* ceil S. Andrea Spi- nola del gia Franc. Gtn'il'huomo Ge- nouefe* degno deli* •more di tutti i ga- lant'huomioi . £| quefta muentiona poeticaquantoalct ionmentodc'Gigii* e molto fimils a quel la, che dclie Role ii egg* in Coftamino Cefare al lib.ii. c. i8.che danzado Cu- pido in Cielo verfafc i'e con vn'Ala vna gran tazzadiNetta- re,& chequel liquo- rc colonfsc ftilando in Terrafe Rofe>che prima vogliono>cbe t'ofssro bianche. AU tn j'attnbutfcenoal lapunturadVnafpi- nanclpicdedi Vene re come h legge ap-» prefso'l medefimo * €ar. \6s -; Qucfta Medaglia, che fi cita di Nerua Imperatore »o 1'ho cenuta lemprc per vna vanira. Er mi conferrao nella mia opinione raaggiormente , vedendo che Adolfo Occonc diligentiffirno raccoglitore di cofi fatte amrchita>cita due Me- daglie di Nerua con quefta mfcrittiorre FORT VNA P. R. & dice, che nella pritna ftvede vna fignra frdente con vn ranjonella deftra>e nella fintftat vn'Hafta pura,neiralua Med*gliaracconta»che la medefima figura tiene nella ra*nodritta(pkhe& papaucro»nelia raanca vn'bafta . Bifogna dunque.chcl noftro Autare fi fia abbatuto in vna Medagba 6 logora, 6 guafta da rinettaro ii,che con molto pregiudtcs© d&il'Antkhita cifornaano e lettere. & figure no-- ueaicxo pi* cere* Lin. ; o. Car. tig J. LiR.Vlt, II nodo d'Eccolc chi voIcOsefsperecom'era fatto lo pud cauare da quefte pa- role di Macrobto nel lit). I. ie* Saturnalia! cap. !$>,/» Mercurio Sole colijtiam ex Caducea claret .quod Aegyptij in fpecie draconwm maris t O" famine commit c* rum figurauetunt,Mercuno confeerandum . Hi dracones pane media volummif fut tnuicemiffodot quern vecant Hereulis>eHigantur:primcquepattes eurum re* fiexS in ctrculum prefis,oculfS ambitum circuit tungunt : 0* pofimodum cauda re* meant** ad caputum CadHcehornaturquc alts ex eadem caputt parte nalcentibut. Si c it cbi vede it C duceo de gl'Antkhi,intende che iia il nodo d'Eccole „ foo duvo degPAnuwhi* pecebe inoftuPitEotiaonlofanno difegiure . . ta DelCartariJ MB* — ■— ! sa&«. v _\\3.5T»aaxweMW »«• n amm 3©7 LaDeaPartudaio Car.i^ credo, ches'habbia Lin.i8,, a leggere Pertunda* con autotita d' Am© bio nel 4. contra Gentiles. E ben ve- ro,chc S-Agoftino neK della Cittad'- Iddio al cap. 7. la chiaina Partundaj: ma io 1'ho pet etto redeicopifti. Nel Cameo della figura principal s'e c ^ rapprefentatalaPu- dic*ria»comeil ve- de nelle Medaglie antiche di molte Im petatrici.'Etquefto per moftr are il Flam meo > del quale ra- giona TAutore piu fopra a car. 172. & difotto a car. 1S3. Il Cameo nella fi- gura principale rap' prefenta Atiildilet todiCibele>cauato da vna Gioia and- ca»&einqueftoda notare il dappello » Car. i n : Car.r78C Lin.j. T7$* ©ueroMittraFrigiaua,fimi!eapunroaqaeIIo,chefivede nel Virgilio della Vaticana > in capo a* Troiani , nelle medaglie d'Hadriano Imperatore in cape* alia Frigid, & in tefta al Ganimede, che fu Monf. R. Grrmani Pattiarca d'Ac- quileia, madi quefto ragioneremo altroue piucopiofatiente. Quefta natrationee coltada Paufania nel7. madoue I'autoreriferifee.cBe" dal raembro d'Agdefti nafcefle il porno granato.Paufania fcriue akramente, & vuole,cbefofleilM moltogentilraente . II medefi- mofivedein vn'altro Calendario antico de* tempi di £onftmtinoH Magno , publicato nouamente dall'llluftriflimo Sig. GIO. GIORGIO HERVVAR- TO d'Hochenburg&c.Etinqueftofi legge HILAR I A. REQVETIO. LA- VAT iO.de grH^arij fa mentioneVofpico nel belprincipio della vitad^^ peratore Aureliaoo,le parole del quale farannointefe dachi leaccoppiaracon quato fcriuono Htrodiano nel lib. i.dclle fue Hiftorie,& S. Agoftino nel i.del la Citta di Dio,cap. 4. & 5. ne va lontano da quefti Prudeuo nelle fue Corone* aH'Hunno X. Ma bet punto nota Arnobio nel fine del L. 7. cotra i Gentili,che \f Attulo Car.iSrf. Car.m. Annotation! all 6 1 triigiai Attaio non mandcV a Rem a altio che vna pietra nomol- togrande,nera,e fattaabottedirilic: uo> che fa poi po- uanellaftatua del- la gran Madre in. luogodivolto. Et quefto vtlle dire Prudemionelluo- go fopr acita fo.qua dodiOe pet bocca di S.Romano Mac tire* che in carro is porta ua in voka vna pieccanera di vifodi Donna >lc- gatainargento.Ec quefto nella popa deila Madre Idea* inazi la quale i Se- nacoti correuano a piedi fcalzi. M poicbe fiamo a pro* pofitodella Terra, non difdjra il met ter qui la fua imagi neioquella pofita larcheapprefsoglt ancichi fignificaua la fua fermezza. Quefta chiamauano efti STABILE »come fi legge in vna Medaglia di com- modo Imperacote che in vn'altra di Giulia moglie di Settimo Seuero e chiama* ta Fecondita. Et a ragione»pcrche la Terra a fommamente fecondo che i Pocti le dano epiteto di omniparcte.Et fopra quefta Medaglia vedafi Ssbaftiano Erizzo. II Tempo di Vefta setratto da vna Medaglia d'Oro delllmperator Tito, doue fi vedono due figure con hafte in mano Mori del Tempio ch'io non arch* reichiamare Veftali. Ne'Garaei 6 vede I'imaginedi Vefta pure tratta dalle tnedaglie antiche • Vna tiene in mano la lucerna per moftrare il fuoco exetrio , (fe none vna Capeduncula. L'altra il Palhdio,cbe perquantofi vede in va Cameo anticorc^iftratoj'nqueft©Iib.acar.$zi.era vna figura armata>di pofim- ra (inaiSe alle deita Egitticcome raccontano Apollodoro nel lib.$.della Biblto* theca: & Procopio nel i.ctella guerra Gothica • Et intorno quefto Tempio non so quanto mi credere al Landino citato poco piugiunel'a proflimafacciata . Ne'Cameis'cfattaCererecon lefacceile, tratta da' Oenan) antichi: con= i'Aratro, &con!a$crofa. Sotto'l Carro deli a medefinafi vede il fimboioeo tichiffi.tiodcIIaSiciliapoftoia molte memori^ antiche, del quale fi vede Ant* Agoftini nel D;aJogo Terzo,& le Siracufe di D. Vicenzo Mirabclla in pni d*v* luogo . Circa le 5erpi,che tirano il Carro di Cererejintolerabilmentc peccano i Putori raodcrni i facendolc alace, & con quattto piedi> control teftisnonio di tucte Del Cartari. 1*>9 lituttc le mcmcrie antiche.O i Poetilcchiamano Dracones»c vero.macon tutto ijcid non intcfcro mai altro, che le Serpi della 6guca»che noi habbiamo rappre- ilfentata .& chefiavero»leggafi VirgilionelfattodiLaocoonte»& vedafi a ve* lidere la (h tua del mcdefimcm Beiuedere. Et il fimile fi vede nel carro di Trie- role mo piua bailo > acar.209. & in altri luochi. Io certomi ricordo d'hauer liveduto altre volte vn vafo antichifllmo d'Agata, hiftotiato dal di fuori d'hifto- tie di ballo rilieuo.nel quale pure fi vedeua Cerere.co'l carro tirato da Serpi di qucfta fatta. E'l medefimo fi vede in molte Mcdaglie, dou'e rapprefentato |Efculapio > & in altre fifatte hiftorie, 6 fauole de gPantichi, come nel Drago Idclle Hcfpcridi, &c. Ec le Serpi del CaduceoMacrobiochiamaDraconesnel 'l.de'Saturnali, al cap. 1% Ne* due Caraei fuperiori fi rapprefenta Trittolemo. il 1. e cauatoda vna Car.i$4* (Ccrniola ben lauorata. il fecondo da vna Medaglia greca d'Antonino Picche (i troua apprc(To di me . con Nm> & con l'altro fi vede il Garro tirato dalle Ser- pi. Ne' due Camei inferiorifi rapprefenta Libero, & Libera, cioe > Proferpsna* Jella quale vedafi Arncbionel Lib.V. contra; Gen rili, the fa mentionedei mitten Sebadij* che non erano come dice i'autoreacar.116. popoli d'Egitto* macerimonie di Gioue Sebadio,5SauaziocomeaIcuni lo chiamano vedafi il Mitahero fopra Val.Maffimo. A tutto quefto > che s'c dctto della profanita (per cofi dire,) delle Faue,ag- Car.ipf. Igiongafi 1'opinione del commentatore antico di Giuuenale, iJ quale nel fine Lin.ij. della Sat.if. fcriuecbe leFauensfconodel fangae humane & che i fieri di eflefi mutano pure in fangue. Vedafi Acrone fopra Horatio* nel Lib.2. alia Sat.7.& Lattantio Placido, fopra'l 4. delta Thebaidedi Static I La imagine principale s'e cauata da vn Taglio anticcfi come pure i Camei, Car. j$f? in vno de' quali fi vede Vertuno,nell'altro Pale . ApprclTo quefta Dea Pale femina e'eravn Dio Pare mafchio. Miniftto di Gioue,& Caftaldo come dicono.cofi fcriue Cefio sppreflo Arnobio nel Lib. 3. -oatraGcittilj,& di Pale pur mafchio ianno mentions Marci£no,& Scruio. |lb Annotation! all'Imagini Car. 405 Lin.ip. Quefto che dice l'autore delle Firture copette e* prefo da Giuuensle , chc nella Sat. 6 . dal veifo $ 12. a 543. falfiftimamente tocca que fte radunanze di Car. 158 feunne:& leribalderie, chcviii com metteuano al fuo tempo. Ne fu quefta Lin. j 7« £) ea cos \ f c hifa del Vino * come qui fi racconta.anzi ne beue vna Seria piena » che percid fu molto bene battuta dalmatitocon verghe di Mir to ; come rac- conra SeftoClodio gtammatico appreflo Arnobionei lib. 5. contra i Gentili* & lo tocca pet paflaggio nel 1. Lib. ancera . Scriue I'Autore dell'hiftoria mifcellaicheneirimperiodi Mauricio.Mena Go uernatore dell'Egitto vidde nel fiurne Nilo , nel luogo » che alhora fi c hiama* ua Delta , due animali di forma humans •, & che vno haueua fembianza di mof- chio^raltrodifemina.IlMafchiohaueuagranpettO)Voltotertibile>capelliro{?i con alcuni canuti pet dentro » & eta nudo fino a' lorn bi 1 e'l timanente ftaua fott'acqua . La femtna haueua mammelle j & vifo di donna » & capeili lunghi » Stetteto in pelo d'acqua gran tempo > mirati e rimirati dal pepolo , che a gtati fchiete era concorfoalofpettacolo. S'attuf7atonopoifctt'acqua,ne compar- feropiu .Et di tutto quefto dicde contoMena all'Imperatcre. II medefimofi legge appreflo Cedreno . Quefta diftefa di panno fi vede in quafi tutte le deita ant icheche haueuano a fare con l'acqua . Et fi pud notate in quefto Libro a car. 235). Et mi ricotdo io bauer veduto in Roma > in S. Pietrc fotto confeffione > vn Pilo antico di tnatmo , che ferui gia pe r le ceneti di Giunio BalTo Prefe ttc di Roma , doue fi Vede il Nilo dal ventre in fu fcttoipiedi di Giufeppe ii Patriarca . foftentatf detto Hume co n ambe le braccia vn Velo volante > che gli fa atco fopra il ca° po , del quale fi fcrui mitabilmente Vjrgilio* Car. 10$. Contra autem magno tnereatem corpore Nilum I fandentemq; finus > & tota ve/fe vocantem Carpi turn m greminm )Uttbrofaqiflumina vitltsi D;!le f Del Cartari .^ 311 Dellc Sirene vedan* A.Agoftininc , Dialoghi,& F.Orfino nelle famiglie Car.iofi Romane: nellaPetronia,& nella Valeria * ma quanto a qucft'vltima to pen- do aflai nella o pinion e di Gio.Viuiano,riferita da Leu mo Torrcntio fopra Sue- tonio-, nella vita dcli'lmperat. Claudio a cap. n. che non fia Sircna> ma Gioue Cario,'& quanto fpetta al cognome di Acifcolo non tengo ne con t'Ocfino* neco'l Vmiano.ve.ienJoche Acifcolo come fi leggenegl'antichiGloflan.d il Martello del Muratore * & Acifcolano ne'medefirai e il Tagliapetre , 6 Scat- pellino,che lovogliamo dire, lcggafiHadr.Tutnebonel Iib.z7. cap, io. 8c nel lib.z8. cap.y. oltre che nclla medagliamedefimamente fivede il Martcl- lo ouero Afci a,jfimile a quelle, che in molte Infcrittioni antiche u ritroua fegno che quel Monumentonon haueuache fare con quel capo dellc iz.Tauolc. ROGVM ASCI A NE POLlTO. ■ La imagine principal s'e colta da vn mezo rilieuo antico trouato in vn Pilo Car.iOO* a mio tempo in Roma, del quale* & d'altro fi leggera qui fottovn poco di racconto,ch'ioall'hora nefci. 11 Cameo s'e prefodavn taglioin cotniola di belli di mo colore, ch'eraaltrc volte, in mano di Monf. di PEiRES£ Senator Regio nella corte di Parlaaiento d'Aix in Prouenza gentilhuomo jntendctuifli- mo di tutte queftc cofc . L'Anno M.DC.VIII. ilmefe diFebraro, lauorandofi vnaVignade'Sig. Leni fuordella porta dettadi S. Baftiano,vicino a Capo diBoue, oltre molti alcri veftigi d'antichita>come d'vn tempiodi Minerua e Ramnufia fabricato come fi crede da Herode Attico Sofifta nobile del tempo d'Hadriano, oltre al- cune Statu?, eTefted'lmperatori, Hermed'Huomini ilIuftri»eColonnepre- ciofe ; s'e froperto vn Pilo, antico, coperto, di 'Isuoro £ hietto > ma bene inte- fo.efenza memoriadi forte alcuna. SitrouduicflovnPanno ben conferuato di finifltma Lana, &vnveftitoferico,arabcduediqueI colore, che moftra la Fogliafecca, etiraumoalferrugineocomediconoiLatini , con certe ftrifcte larghenel Pancio di Lsna , ch'eraiodi colore purpureo,& odorauano molto ambidoi qusfti vettici di odore,che teniuadell'aromato. Nel Pilo e'era del-;' Pacqua , che p?r bumid'ta , 6 per pioggia era forfe trapclata tut entro . Oltre i detti veftiti e'era vna Bulla di rame ftaca gia dorata,nella quale di mezo nlieEO fi vede vna morbida giouancche pofa in vn cetchio d'ondeveflita fopra le carni d'vna fctnle Camifcia.e termina da la cintura in gia in Cepi di Cant msrini, Sc altn Animah che le efcono da' fianchi , c da 1c cofcie , che porta intagliate come Sirena. Alza apptefso la mano e braccio dritti in atto di colpitf ,e con la raanca mano (hinge il collo d'vn Caualiodi mare quifi che ferirclo voglia. C*e anodi piu nel Pilo due anclla d'oro di molto pefo. In vnodigrofs:zzavniforme , p;u ftretro di quello che potelle entr re rel fondo dVn dito era incaftrato vno Sme- taldo piatto, enon tagliaca', molto beilo ,nelI\i!trodi gatbo piu moderno vn Diafpro verde con vnF.nciuiloinuglptoci.chepoftoa federecoglie fieri. Et ptrche il defidetio di fipere di chi fi fodeto i detti abbigliamentiha fatto dire a^ alcimidiftranecctemodeterrcinatoiodifarprouafepon'o con qualcheve- r It militodine ragionarne; ftiroando che non fia difdiceuole a perfona amatrice di qaefti ftuiiij aodare inueftig3ndo que* particolari, che I'Antichita e'l Tempo h nno cereato di fottrarre a gl'occhi,& alia cognitione noftra. Hor a s'ha da fa. pete, che quefto Pilo, o Sepolcura era fopra la via Appia , h quale ritenne il no- roe da Appio Claudio Cenfore, i! quale per trauerfo dell'ltalia fin'a Bnndifi fa fece la^ricare.Di piu che fopra le ftradc coftumauanogl'Antichi di fabneare le fepolture loro, accio che come dice Varrone in tal maniera amnonifsero i piflcggieri cnehaueuanoancor cifi a morire.Et fi sa molto bencch nelle Cit-. pi aoa era kcito fepelire, il che fu in vfo non foiamente apprcdo i Romani, ma < f/c f^iSm V } • appreilo ' tft $i6 Annotation! all'Imagiai Car. M*. Car.247* Car.i^S. lin.$4. Car. 15 1. lin.jc, % La imagine priri« cipalc,& il Cameo d fono prefi da ta- gU ancichi. Qui di necefli* ta haueuano a (la- ce le Ninfe , Deiti dc* fiu ini, font i,la« ghijtanto nomina- te ne' Poeti appref fo Claudiano , & Marti ale in parti- colare. le imaging Ioro (1 vedono in vn marmoantico» in Roma,nelquaIe fi legge il nome di. vna tale Prilcilla. £t fimile fcoltd- raiovidigiainRo ma in cafa de' Vic- tcrij, doueftauail nome d'vn'Epitte- to feruo Aquario d'vn'lmperatore . Etdiqua vengono iNinfeiJuoghidc putati ad acque , che fi leggonoap- preflo Publio Vit- tote,&inqua!che altro luogo.Tutto cbe Zonata g|i dcputi ad al ro vfo, Et rel difegno fopra po- tto pareja me.cbelo Scoltosre fi iia marauigliofamente feruito della regola di Vi- truuio,nel lib. I. a cap.2. cioe,cbe a Venere»a Flora \ a Prcfeipina « alle Ninfe ft fabricbi d'ordine Corintbio> per la fueltezza>& gracilita pcrcofi dire* che ne* lorocorpifivede. Dionenon e l s hiftorico,ma'I FiIofofo,nellaOratione quinca,ch*cflb inciro- Ia fauofa Ltbica . La Sfinge,& la Chimera fono cauate dalle memotie atiriche,& \\ due Caroei fcno pure di tagii anticbi. In vno Edipe inanzi la Sfinge,che fta fu ia rupe Fy- cea>comc la chiama Apollodero. nell'altro Bellcrofonte» cbe combarte con ia Chimera,& queft'vhima fi vede frequentiflima nelle moncte di Corinto.Del- le Lamie vedefi il Del-rio nclle difquifitioni Magiche . Plinic non dice che la Sfinge fofle nume faluarico. le pare le di lui fono quc- ftej ante has eBSphynxvelmagis miranda : qua flueftria funt accolentiumyle quali ilLandino traduce cofi, inanzi a qucftee Sfinge tanto ptu marauigliofa> perchee in luoghi fcluaggi. Et bene. Haueuano gramichira vcnerationeil Fato fouo tre Imagini di Dcnna rap- prefeotate come qv\ fotto . f ''--1 Etfi fonottattedavnaMedagliad'oroanricha', & defl'Impentr >re Diode- cletiano veduta da iac alrrc volte in Koma>con qusfta inferitions , F AT ! S I v I. A -^t^Vi *«5* VICTRICIBVS. c ben vero, che fecondo Pintelligenza di Procopb quefte faranno Ic Parchc. Perchc fcnuenel i.della de'Gothi,che'l teropio di Gtano eta nel Foro , inanzi la Curia poco lontano da i tee Fad, che in tal rna- nicraiRomanichiaraano leParche. Et di quefto parere e Appuleio ancora nel fuo Libro de Mundo . Et di qua traggono origins le Fate del volgo, & d« noftti Roraanzatori. vedaft il Padre DeUrio. I Camei (i fono cauati da CornioIc> & altreGioteantiche. in vno 5 vede Mercuriojche caua dall'Inferno vn'anima>con la verga>comecantano i PoetL is vn'altro Mercuiioe Filologia,6 firoile . Le imagini della Pace, che ftvedonone gl'Ouati fonotoke da Medaglie* & dt quella,ch'e alata gentitmente difcorre Gio.Viuiano* appreflb Adoifo Oc- cone»neile Mcdagli« dcll'ImperarorClaudio. Quefta notabilita dell'Aurore (i vede cbiara nella ftatua deilimperatore M. Aure'io, in Roma in Campidoglio. dalla quale perohannotrauiato i Modet- ni. Ii fimiie fi vedenelle Medaghc delPImperator Probo,& Coffomino,& d'ahri.nelie Aliocutionid'ahri Imperatori & in altre memorie antiche t Nc due Camei s'e rapprefentato, in vno Mercuno, che frena il Pegafo,& Car.3^9 nf i'-'.-ro i) mzdefimoche correcon la Corona in mane* fimbolo di qualche Victoria ottenata nel corfo. il primo s'e toltoda vna Medaglia d'Antinoo ap- prcilo SebaOiano Enzzo>& Gmils figura fi vedeua in vno de' Camei di Mont* fi^m I'atr area Grimani glor.mem. chctanto pud eflcre Meicunc, quant© Beltofo :tc . Car. 26c-. Car. a 7?* Car.zzi. Lia. 1 7. *&< |*4 Annotation! aJJ'Imaginl tferat . Lo Smeraldonon e* tagliar®,perche come fcrfue il medefimo Plinlfc, 1 ' vaglicno i Maeftri chetagliono Gioie di quefta ricreare la vifta, qudpropterMxi* ! ucvgli, decrcto hontinum ijs parcttur fcalpivetitis . nee marauiglia chc fiano ! gl'Anclli di tanto pefojpoichc i! medefimo Autorc alrroue parlando pure d'ane j la dice iam alij pondera eorumoflentmt, al contrario di Cnfpmo, ilquale effemw ! natcccme lcriue Giuucmle troud per delicic leanella da State foftiJi c leggere, I E: tanto baft i all'huomo occupato in altro circa quefto particolate. Et fe U nar- j ratione e piu congetura!e,che diffinitiua diafene la colpa a la lunga eta.la quale \ non pauca deprauah mulutollit per ttionface non folo degl'huomini, ma de' \ nomi loroancora. Can 210. La figura di Palemone fi vede nellc medaglie di Cotinto , in vn Cameo del , lin.Wt. Pattiarca Grimani, & in vn taglio antico , nella Da&iliothcca d'Abramo Gor- leo delle quali tutte cofe s'eformata ftnfrafcritta figura . Can i. Nel piu alto cameo fi vede Nettuno co'l Dolfino in mano-, perchef come \ fcriue Eratoftbenc appreffo Higino) volendo Nettuno prenderc per moglie An j fitrite,& volendo ella viuete in verginita»fe ne fuggi ad Atlantej per ftare iui di * nafcofo. Hora Nettuno mado molti acercarla,& fra qucfti fu vno cbiamaio per i nome Dolfino, che dop6 moltogirare la troud finalmente,& le perfuade a cor* tentarfi prendere Nettuno pet marito . Et di qua viencf dice Eratofthene^ ci e i g ftatusri) nel fare Nettuno gli pongono vn Dolfino in mano , 6 fotto il piede • €ar.*J4. \\ Canopo titato in Cameo e figura hor mai tanto conofciuta,che non e ne- ccMatio il dime altro. Etfi vede in tante medaglie >Gioie>emarmj,ch'e n cra- uiglia. llfocopoftopiufopras'ecauato da vna Medaglia anticbad'vnRe ci Perfia, chc ha intotno lajtefta lettete Perfiane., Et quefto s'e pofto per occafione di quan to fcriue l*Autoie>piu fopta a car.z27.6V era coftume de* R e di quefti po- polijdi portare in volta ne gi'eferciti ancora al fuoco facto come fi legge in Eua. grio.nel V.lib. dell'Hiftor.Eccl.alcap.t^Ethauereluoghiparticoiati per ado* rarlo } come fcriue Socrate nel lib./.al ca.8.& Gio.Zonara nel 5 .to.de gl'Annali. Car.2,1?. LaMedagliadi Vefpafi&no con Nettuno non haSferza* ma vn'Actoftolio liu.22. ouer puntadi Nauc; come fi pud vedere appreffo EneaVico, nella 3. Tauola . delle Medaglie d'argento di Vefpafiano numeriiS. Car.z \6. La imagine dell'Oceano fi vede in Roma»come qui fotto>defcritta 6V didaa- tia. 1 4. , rata daSteffano Pighio nel fuo Hercole di Prodico. Vole il Pighio , che quefta imagine contenga mifteri grandi, & chi gli vuol vedete» leggali appreffo di lu', che certo dice di belle cofe. A me baftara toe ca- re breuemente per certi punti piu principaliriferiti dal medefimo per dichiara- tione delle fatezze di corpo & di habito, che tiene intotno . Tiene in capo} di- ce cglii) vnvelofottileipermofttare, che'lCieloe veftitoe bendato dalle nu. uole, ch'efcono dal mare,& che di qua nafce la fecondita nella Terra in pro del- le Piante » & d'ogni forte d'Herbe » che percio i capelli , barba , & peli di que- fta ftatua , raffembrano ingegnofamente Acanthoi&altre hcrte moliie pie- gheuoli . E bello e fpeciofo di faccia, & dal 1 a fronte gli fpuntauano due piccole corna» fi permoftrare loftrepico del mare concitato da'venti: fi per dare ad intendere, che'l fuo moto. che noi chiamiamo fluiTo,erifIuflb, e cauatodalla Luna , che da Orfeo echiamatatauricorne. Aggiongafi, ch'e origine delle fonti,& de' fiumi, che 1'antichita, come s'e detto, pure finfe con le coma, ha nella mano manca vn remo,o timone che fia, per moftrare > che con quefto ftromentohannoprefo atdire gl'huomini d'internarfi in Iui , fta appeggiato ad vn raoftro marino , peretlere genitcre di befhe grandi e prodigiofe. k Fin qui 1 1 Pighio in riftrctto . Quefto Derctto eta la raedefima> che Dagon»de!la quale fi fa memione nc'U Del Cartar?: nella Sctittuta Sacra.comenel i.de'Re.acap.j.nel i.diMacabeiiaca.lo.&ve- Cartif. dafi Antonio di Lebrifla, nella fua Quinquagen»iacap.6. La Imagined) Da- Lin.ij. gon.o Decreto,fi vede a cat. t.di quefto Libto in capo alia ftatua di Semnatr.ide. Nella figura principals in camei fi fonorapprefentati cauati dalle naedaglie. Car, 2 z t . i Fiumi Hibcro, Bragada.e Danubio. Quefto cofturac di tagliatfi icapel1i l & offerirlia'fmmie'roccoda Filoftra- Car.2?. z , to nel 4. della vita d'Appollonio Tianeo, dal medefimo negl'Heroici, in Aia« i/n.27. ' ce Telamoniosgli offeriuano ancora ad altre Delta > come fi vede in Dione Chrilbftomo, neircratione 5 f . in Difilo appreflo Ateneo, nel£. Iibro, in Cen- forin* , in Statio in piu Iuoghi . In AmmianoMarccllino al Lib.n. Nella figura del Nilo il difegnatore s'e prefolicenzadi nonmettete tutti i Car.2*5* fane mil), che ci andauanc, & haueuanoad eiTere i*>.Leggafi Stefno Pighio nel fuoHercole di Prcdico , Filoftratonelprimodelle Imaging Luciano nei prec. Rctorici . LeFeftcche in Egitto fi factuano ad honore di quefto fiume fenotocche da S.Giegorio Nazianzeno > nella 2. oratione contra Giuliano Apoftataj daNonnofchoIiaftcdelmedefimo*,daHeliodcronel p.Jdelle cofe Enopiche: vedafi lanoftrafpofiticne della menfa d'lfide. E fuiue marauigliofo paiticolare, dell'acqua di quefto fiume, Anftide •, che portata lontano non fi gua i>a i & che in Egitto ficenferua per tre , quattro , & piu anni,& cheprendc lode dallavccchiezza, come appreflo noiilvino. Aggiunge Ateneo, the To- lomeo Filadclfo mendaua di quefi'acqua in Scria, a Berenice (ua figliuola ma- litata nel Kc Antiocho,accioche le fetuille per bere. Et ncn'e incredibile>poi- che ] Seneca fcriue, che ncn c fiume > cb'habbia acqua di gufto piu dolce > & lo conferma Spattiano nella vita di Pefcennio Negro. Scriue Plutarconell'Opufculc - *delfiAt%& Cfiride, che 1'acqua di quefto. fiumeingrafl'achinebeuej&m'eftato confer ma to quefto detto con la viua prattica di perfonadi raolraiiutcnta, th'cftatcqualchc tempo in Egiito, & ha fperirnentato in fe medefima qucilo paiticolare. La I i a Annotationi all'Icaagini jppieilo gl'Hebrei ancora. come ficauadal Sepolcro di Lazarb in S.Gioalftihr* e dal figliuolo delta Vedouartfufcitatoin S. Luca,percio fare s'elegeuano pec lo piule Vie come ho detto, & lo pcoua Plinio il giouanc > il quale parlandodeU la fepokaca di Pall ante Liberco delftmper. Claudio dice cosi . EH vta Tril>nr- tina, intrapriwum lapldsm (proxife m'c Iecito indouinace incbinoad Attilio Galarino, il quale I* Anno Ab. V. C. 496. come fta n e* Fafti > & inanzi la Naduhadi Chriftoi^uionfo EX SICILIA DE POEN£IS,huoraodigtan valore, come fi legge appreflo Flore, e Cornelio Nepoce . E fe bene non li vede nel Pilo qucllo, che.al tempo di Cicerone vifi leggeuanel fepolcro. vno ore flttrimt confentimt Gentcs popttli primariumfuiffe Virumj&z habbiamo detto che gl'orn amend della Sepoltura fenefonoandati: ilche eaccadutoa tantealtre, che intorno quefta ftrada Ci vedono reflate fpoghate . Le ragioni della mia con- gcttur a'fono, la moftra detta di fepolcro grande, e magmheo, i f ragmen ri d*vna Stattta equeftre veduti da me, il Panno ch'io ftirno che fofle Clamide roolto nc- cos e copiofo di robba . Hanno perd ftimato c etti> che foftero molct veftiti. lo credo di no > poiche le fta toe ci moftrano, che vn'huomo portaua i n tot no la robba fi gtande>che i Fondacbi hora non ci ftanno per Nulla . Che non per al- uo 1 penfo 10, che Giuuenale chiamaflc la Toga Auloca > o come diredimo no: panni d'Arazzo . II colore di detto Panno io non dubico che fofle di Porpora nell'eftremita > poiche fe ne vede ancora il fegno . Ne era la porpora d'vn (bio colore* come alcuni s*imaginano. Poiche fcriue Vittnuio,che fe ne trouaua di urance al neroi di rofla , e di v jolacea » le quali difterenze egli afcriuc a diuerfe pofiture del Mondo, doue fi pefcauano le Cocchiglie . Quefta noftra fata dell"- ftltra,del colore del Porfido, che da la Purpura s*e pure bufcato U nome di Por» finte . L'Odore e quello medefimo, che fi proua ne* Cadaueci^cbe d'Egitto ci veagono, chiamati con nome Arabico Numie>& e di Mirra fe l'Odoraco non c'inganna. La bulla di rame feruiua per coperchio della Fibula » con ia quale s'afHbbiaua la Clamide fopral'hdrnero manco» 8c fe ne vede eftempio in Cam* pidoglionel Cortile de* Conferuadori in vna ftatua loncata di Coftancino» 8c in cafa de' medefimi in vna tefta co'l petto di Giulio Cefare ; o come faceuano> piu frequence men te fopra la dertra fpalla. Chlamys(dice Ibdoto) eft qtu ex vna parte indattwr ncque confuitur, fed Fibula infrenatur. Ec que^a Fibula oucro era tornita fchietta nel Coperchio, ofatcadi quakhe gioiaj ouero baueua alcana Figura>come in vna tefta di marmo co'l petto deli' 1 mperatore Hadriano ho ve« dut'io nel copecchio della Fibula^ i ritratti d'Aditano»e Sabi.>2 maritce moghe di ba(To nlieuo ben fatti . Nella prefentefta fcolpitagencjlmence ScilU funbolo della Sicilia, nella quale hebbe cheftre Calatino. E: psre che'j V4acrtjo( fs be- nepiu anricohaaedeauanti gliocchique' Vcrfi di Yirgiiio neli'Ecioga ■?. nj petiu vn poco diaerfam^nce nella Cm •. Dei Cartari. Quid lo quar aut Sciliam Nifi ? nut quamfama fscuta efi Candida fuccinttam latrantibtts inguina Monsirtt Dutchias vexape rates , C gurgite m alto t4b timidos nautat C ambus lacerajfe marinis f E quelli altri di Silio Itaiico, da quali d caua, ch'era portata pes uwprefa m guer« ta anco fopra l'Elmo . Cajfts erat tnuntta Viro* cut Venice furgcns Triplex crifla , tubas effundtt crine Sueue. Scylla fuper frafti contorquens ponders renti Inflabati (tuosq; Canum pandebat hiatus » Nota il Dsiechampio fopra Athenco» chc i Maghi di Perils accendeuano i\ Fuoco ne' Monti > & con cerci fafcctti di Verbena in mano cantauano cer- ci fooi verfi» & proferauano . Etiomiriccrdoleggeie in Maftlmo Tmo, chc, in Perfia, aggiongendo iegnaal faoco lacro, coftumauano di direi mangia St- gncr Fuoco . Non rida chi pud . Onde non fara inarauiglia fe Calatino la portaua per ornamento della Cla- midc i o Paludamento cbe lo vogliamo chiamare. Le anella ancor'ede fpirano molta anticbita*, e prirnseramentequello > cbe ticne lo SmcraUlo per effere ftrctto di foro ha dato a penfarcadaicuni>che pocefleeflere d. Ponna, 6 Fan- ciutlo. ma non hanno auucirito in Plinio cio ch'egli fenue, cofiumauano al fuo tempo portare anella in tuttc le dma ,& in tiuii gl'aiticoli. hie non folus ( par« iadclDito fnfaroej exapitur ^cettri omnes oncrantur^tque etiamprtuattm arti* mli. minor ibus alijs . E non fara maiauig!ia» che Aiuiio Calatino melto prima* come buomo ecccllentc vfafsc c;ualche fingoiarita, poiche tnccra Duilho , chc vinfe in mate i Canaginefi , ccntemporaneo di Calatino ? ccme fcriuc Cicero- ec diltlt.ibattir crebr§ Ftwali > Gf Tibicinttqu* fibt nnllo txemplo pnuatur fum-> V 4 Pfcr<".* i '* Annotation! afl'Itmgiai - II fecondo s'e prefo da vatag'io antico. Neile figure de Ca- Car.apK ^jf\ ^^^N^ meifi vedonogl'Her mi, 6 ftatue quadrate diMercurio* equate daduetagli antichi. Et fimile cofa fi vede in vn DeuarioRoma no della fanuglia Ti- tia> (bpra'l quale ve- dafi F.Orlino nella, medelimafamiglia, e de gl'Hermi in parti- colare jo vidi gia vn bello Cammentane- to fcritto da Achille Statio 9 ftampato in Roma, con le figures ch'eiano molte, ca- uate da raolte fta toeantiche eiquefta forte.^imileagi'Hec mieraperraioparete i\ DioTcrmme» del quale fi vede 1'lmagi* ne in vna Medaglia d'argento d'Augu— ftojcome qui (otto. Ec che fra* termini* ch'erano di molte for - ti fcile quefta fl f ;ura ancora,frcauada Higerio che nella raccolta degl*autori,cbe trattano cofe di Ca- pagna»regiftra vn tcrmine di quefta fatta»cbiamato da lui Hermula. Del I'trrai- nertggionaLattantionel lib. i. cap. 20. dalle parole del quale fipuo cauare 1 fpotitionecPvn ? £nigma» che Varrone corapofe di quefta Deita . Co'l Termine coftumauano gl'antichi di fepclire ceneri, carboni, rotrami di terra cotra , vetrt rotti,oiT* alquanto brufciate.calce, geffo 6c fimile, per fegno, come dice Sicoio Fiaccodi confine poftoinquel luogo. Eta propofito de' carboni, uora pure it medefimoSant'Agoftinonel Iih.zr.deNa Citta d'lddical cap.4.come aunertifce flllufttifs. Sig. MARCO VELSERO nei 4. lib. della fua eraditiflitn* Hift. d'Auguita, gentirhuomo compitiffimo & paflato a »ju roigliore, cor* cftremodolore de' Letterati , mentr'10 fenueuoqueftecofe, ildi 24-.Giugno Ag^iungo io, che Plinioracconranel L?b.?5« al cap. 6. che alcurffPirton co- ftumauano trarrc icarbonida' fepolcri, per Tame cotornero. Erdel 1600. mi ricotdo hauer vedu to in certi van* antichi di terra cott J trouaci nei Giaito (co- roe jochiamano) nella noftra Citta, ne'qualitjronooiTa D;utciate»& carbo- ni mefcoUti con tena che patfauanomjlle, 8c pia anni cf'antichiri, come (I congietturaua per due Medaglie d'Auguftotrouateci di detro. Ne'rcmdamentt ancorafonoi carboni diduraragrande,& perci6cfcrtaad vforli Vitcruuionef .iib.5. acap.3. *< nsl tfkj» a cap. 12. Ec del cempiodi Diana in Efefoloicrio? Hefichio Del CartarK 3*9 Hefichio in particolare : che dice effete ftatoricordo d£ Teodoro Samio. Et a pprefso noi nel mettere i fondaracnti della nobiIi(firr ia Cbiefa di S.Gi uftina B peruiperareledifHcoltadel terreno paludofo, & pieno d'acqneJforgiue > fi d icde di mano a' palua* gratticci > a'facchi di lana. , & a carboni , come L riue DonGiacomoCauacio nel <>. Lib. dcll'hiftoria di Santa Giuftina fotto l'an- no 1501. Di quefto coftarne di gettare le pietie intoitio !e ftatoe dfMercuriofa Car.z7j. mentions la Scrittuta » ne' Prouerbi, a cap. 26. & fopra qucfta vfanzaha for- ij n , , j. , inaio vn bello fcn.bleroa l'Alciato. Queftafiguras'e trattacosi intiera come fta,da vn Libro del Signer GIO. Car,&8i- GIURGIO HERVVATO dQttiflrimo,&intendenuflrirnoConfiglie- te deli'Altezza SerenifTimadel Signor Duca di Bauiera . Et fittouain vn matmo «ntico>che tiene vna Infcnttione > per la quale fi vede, che (a dedica- te quantc fi vede fcolpito in e(so , a' Dei del I'Egitto partecipi del medefimo Thrjno . Et fat anno Apide,Anubide»Sarapide,& Ammone»che nel medeii- rnomarmo fichiamano Dei fratelli. Qaefto penfiero de i Fiancefi intorno Hercole e marauigliofaracnte Oar.284. efptefsoin vn bafsorilicuodiroetailoichefi vede appreflo di mei& e tale. lin*ii» Qui 3*a Annbtationiall'Xsiagini Qui fi vede Hetcole in habito poco meno, che 6i Mercuric II Caduceoj & l'Ale a* piedi sintendono . La Palma e fegnod'Eloquenza vittoriola , che petqueftoanticamente alle Porte delle cafe degi'Auuocati s'attacaua- nole Palme* come fi legge appreflo Lucano % eGiuuenale. La Bde> 6 Pilaftretto » al quale egl'j s'appoggia fignifica la.faldezzadell'EIcquenza. 11 Fuoco', cb'efce dal vafo . Pimpeto della medefima . La Stella >& la Lu- na* la chiarezza , <5c nobiltadi lei . Ne molto lontano da queito ptnfiero c l'Hercolc Mufagete>d come direfliroo » guida delle V; ufe.ei'preflo da gl'anti- chinella maniera,chequifotto Gmoftrarasperd«rci admtendere, come fcriue Eumenio Rhetore , che la quiete delle Mufe , ha bifogno della difefa d'He rcole : e'l valore delia voce »c del canto tii quelle . Coll Eumenio* pec fer aire al fuo intento » il quale fi ferue ancota deli'effempio di Fuluio, che nel cicco fabried il Tempio commune ad Hetcole > & alle mufe . Maenecef- fanoiche 1'Antichita fi regol a Tie con altto penfiero poiche diede in mane ad Hercolc la Githara > il Plettro*|come fi vede in vn belliflimo Cameo del gia Patriarca d'Aquileia, & nelle Medaglie della famiglia Pomponia»dcllc,qua« U fta qui fotto 1* efttstto . Hec- Del Cartari 2 Car.tif; Hcrcolc nolle Mcdaglie degl*. Impcratori Dio> clctiano,& Maflj mianofi vede at* ma to quafi di tuc« te armi, hauendo dipiuinmanovn Trofco. IndueCameifi Car.*3£* vedono due dells ptincipali fatiche d'HercoIe. vna co me fi vede nelle Medagliedel Dra godelle Hefperi- di, ch*e pure fen- z'ale»&fenzapie- di, come habbia- mo detco altroue- in quelle Annota^ tioni . L'altra di Gerbeco domato, come fi vedeua ui vn Cameo antico appreflb Monfi- gnor Gtimani Pa- triarcad'Aquilda. LaClaua, oMaz- d'Hercole s'e pure tratta dalle za raemorie delrAmichita»che d'ogn'altra forma e fa i la . Hercole toccato qui fi vede efpreflo in Roma, in campidoglio» ncl Palaz- zo ot' Confer jadon, m vna belli fTv ma Statua di bronzo. E rappiefencano giouansi & fenza barba. Et di tale eta pocbi fene ve- dono . Con Hercole era dellemedefirae fattezzeil I>io SemoneSancode'Sabi- ni.comefi legge appreffb Fefto PomperscV Vatrone. Et di quefto fi vede le fi$ ira negl'antichi Denatij come qui fotto . Chi piune vuole legga F.Orfinoncl!cfamiglie»& Pietro Ciaccone in vn fuo Tiattatelo imorno cio 5 , ftampato in Roma con altre fue cofe» L'an- noi£oS. dai quale difcotda il Cardinal Baroniane gi'Annali., net prima Torno^ Car. i2$> Lin.ylc. lo 322 Annotation! aU'Imagmi Car.soi lin.$6. lo ho oiTetuato nelle memorie anijtchcche bene fpeflb doue fta il Tripo- de 3 itaancorail Gtifone. Diquefto (6 beftiao vcce!la,chefi fclk ) vedafi Antonio Agoftini,& la Spolitione noftra dclla Men fa Ifiaca. Etc certo,che la Antkhita lo teneua pet animate Solare. Ma, per dire alcuna cofa anccra delle Antkhita Ecclefiaftichc* vfarono i noftri maggicri di met cere i Gnfoni neveftiboli delle pone delle Chsefe, come h vede pur hoggiquell'vfocon* feruato inanzi lanoftra Catedrale»& alia porta della ChiefanobiluTima di tanta Giuftina, doue fi vedono, nell'vno e nell'akro luogho de i Leoni anco- ra. Equanto al Gtifone iodirei, che gl'antichi credettero, ch'eflo fofle cu» ftode delle mineredelldojcome filegge in Plinio , &appreflbla Simla di Plinio Solincs'io non fallo . II medefirao concetto ne formarono i Poeti>che per quefto Claudiano? fet-iuendo a Serena figliuola di Theodofio , dice che nelle nozze d'Orfeo » fra varij animali ,che eo* prefenti lo honoratono j c he i Grifont portarono feco copia d'oro tratta dalle maniera de'monti Hiperbo- tei. Gheforfe di qua cauatono gi'AIchimiftt moderni il Prefidcntatodel Sole fopra l'Oro,& vedafi I'Autore a car.3n.H0ra la Eede apprefso de' noftrtv era afsomigliata alPOrojcheperode'Martiticantala Chieia, che come i'O- jo nella Fornace, fiano ftati prouati : & per quefto San Pietro »& San Pack nelle Epiftole loroifi fono fetuiti piu di vna volta di quefto firoile . Si che ef« fendola Chiefa la maniera di quefto Oroicontenendoflineda^i Sactamen- tiiche fono compendij delia Fede noftra* a ragione (1 vedono alle pone d'efsa i Grifoni . In vna cotniola snticha (per tot nare alle profanita) 20 ho vedutc vn'Apoline veftsto di lungoconla Faretra al Fianco, in habito d'ApoJlin* Actiq nel tefto,che fta inanzi ad vn'Arulsso Altarettojfopra'l quale li vede vi Gtifone k Mi- DelCartari: 3*3 Minema nella figura principale abbracciata con Mercucio s'e tratta da Car.2^ vnaGioiaanticha , fopra ne'Camei ti vede vn'He mathena cauata dalla Medaglia dell'lmpetatore Hadrian d citaia da Aldo Manutio nella fpofiuone delleEpiftole fcrute ad Atico da Cicerone: I'HermeracIa c»tato pure da Ci- cerone s'e prefodal Pighioautto chc uncor quefto poteffe eflere Hercole Si ' Mercucio* much abbracciati infierae, come s'e veduto di Mercuric > &di Minerua . Qucft'vlrima armata era rapprefenuta come qui forco. Et Aiiaotati6rf.*K*I«Sgiid Etia (erpeinaolta mtornol'arco s'e-ptefa da vna belliflima-,& antichifFro 1 grande corniola, cbe fa d' Antonio Baifio, tagliata di mano d'Antifilo, nel ri- aerfo dclla quale fi leggcua,che Dtacone figliolo di Theagene, valen te atcic- ie,la dedicaua a Minerua . I due altri Games fi fono tcatti da vna Medaglict- ta di Domitiano.ch'io ho appreffo di me belli ffima,& conferuatiffiraa con ak ■ cone altrc del medefimo argotnento . Antonio Agoftino huomo fiogolaiilTimo, nel fuo Dialogo f.delle Meda- glie>dice s c he la Egtde era vn'armatuta del collojc del petto . 11 c he non e* af- folutamente veto. E del collo io tengo di no • Del petto foione anco qae* fto c vero,poiche in vna mi* Stama di Pallade la Egtde cuopreanco la fchic- na • Et vnafimile eta gia in Roraa ,in mano d'vn mio amico . Ma molto a propofitodiqueftoluogofonole parole di Secuio, (opEal'ottauodell'Enei- de in quel verfo. Del CirtarU LeEgide (dice Seruio) e propriarrenre vna copcrta del petto fatto di rt- mcche ticnenel mezzo il capo della Gorgone . Equeftofecuopreil petto di •qualche deita • fi chiama Egide , fc cuopre il petto d* vn'huomo .come vedia- mo nelle ftatue antiche de gi'Imperaton, fi chiama ccrazza . Et di qua prefe argomentoMattialedi adulate l'Imperatote Domitiano, nel pnncipio del Libro VII. Dum vacat hda Si i . Italicojche U tiasfen a Stipicnc Afncanoil n a[giore>da Giufti- cta M utazq ntil'ApclogeticoA da alui ancora . X 2- I/Hsr. Yi6 Annotation! all'Imagini Car.jFo. L'Harpocrare alaro non c cofi bene rapptefentato* come bifognaua. per- cbefrprail bracciomanco haueua da dare appoggiato vn Cornucopia »c he 1'lntagliatorefe lo hafcoidatcfi vede peiofenzaaleancora* & co'lfoloCor- nucopia> come qui. Quefto penfiero del gouerno prudence , & fauio del Mondo , fi vede efprerio in vna Medaglia. deii'lmperaiore M. AurcJu ii FiLiofo,ddi.-j quale qui Del Cartari J 3*7 qui fotto habbiamorapprefentata la fimilitudine tfc pero chi la fece cormre non hcbbepenfierodi alludcreal concetto diSeneca,del quale ragiona rAu- toreacar. ifi. La medefiraa Minerua.in vn altraMedaglia,purcdi M.Aure- Jio fi vede commandare non so che a chi fabrica la Naue d'Argo . della quale vedafi Appollodoro nella Biblioth. Vettio Baflo fopta i Fcnomem di Gerroa- nico Cefare.Higino neli'Aftron .Poet.& vorra fignificate prouidenza.&men- te fauia dcll'Iraptratore nel gouerno delPIropcrio . Et quel lauorate d'Argo intorno la ptoua dclla Naue, vorra forfe moftr«re quel pezzo dt tauola vocale, t3lto dalle Quercie di Dodona > che fi come notano Apollodoro & Higmo fu iffiflb alia Prmi* della oYtta. Qiiefta figuradiGioucchefulminai Gigantis'e prefa ^a vn Dcnario an* tico dclla famiglra Cornelia,! Camei da*taglia tntichide glHeretici della fco la di Valentino, & di Bafilide, come molti fc nc vedono nel rnro lib.della fpo- /iticne dclla MenCa I(raca>& alcuni appteflo Abrarno;Gorleo.Ma che i Gigan- ti hauefsero picdi si fatti,olrte Suida citato dall'Autore, fitroua ancoappref- foH Commentatore anticodi Sratio.appreffb Opidio , in Apc'fodoro, & in Sidotiio, chenora inpAtiicolsteicapidcUcferpiinfifTi nellepiante lorcoue- 10 pet meftlio dire in luogo de'le piante ,romc apurito fi vede ne i prodigioii Jinaaletci (p:r cosi dire) det foprafciitu Herecici . X 5 I Camei 3*8 Annotation! all* fcnigin! I Camei fi fono prefi da i Denarij antichi . Et fi vede in efli Volcanoi coro* Hatojco'i cappello in capo, di pm la Forcipe* e'l Vtalleo, come \i chiamaua- noi Latini con l'incude.in mezo. Volcano fi vede e\ qui, & a csr.521.di Volcano vedanfi iMithoIogi. Io pet me credo, che Tubalcainfoffeil pri» tno Volcano » & cheil nome di queftonabbia origineda quello infal ibi!-» roente. Quefbvnionedi MarteeVenere io vidi gia efpreffa leggiadramente it vn gran Nicolo antico, del quale qui fotto fttralafigura. fimile penfietofi vedein vna Medagliad> Fauttina moglie di M. Aurelioil Filofofo»con in- fci ittione V £ N E R I VICTR1CI.& pare a me , che quefti micaf- ftioaiger niuTimi vcrfi di Luccecionel pnncipio delfuopri.no Libco . Car.3 14, Ne' Camei fi vede Marie Gradiuo , & Matte vincitcre, come fta figurat©* nelleMedaglie antiche. La figuta ptincipale s'e pcfia,comela faceuano x6> gl'antichi . Cat .3 La imagine del Furore fu cofi difegnata dal Zucchero Pittore valente de*~ noftci tempi. Et il Catteo s'e prefo dalle MedagWe di Tcatano>che piu con*» man emente fono ftinaterapprefenure vn ptigione. Car.3i7« In Au^ufta.nel giardino del giallluftrilTimo Signor MARCO VEL- 1 Lin.25 . S E R O, ft vede vna pietcaifoUtajfizucatadatre bande, con infcmtionc dalla Del Cithtll .§7* dalla 4jaaf til Le figure fono McrcuricU Victerifl,& Mtttc n§d#> Cogae f 4 fotto. La Infcuctione c talc. ^.jel mont; H^DER. PRO SALVTE SVA. ST. g HIS P. CANAVILI FILL ET. J£L. MOST TESTING. CON LVGL Y.S. LLM D.D.D, VII. KAE SEPT. GETA. II. E PLAVTIANQ II. COS. Ec con I'autorita di quefta Infcrfttiohe diceua il fopradetto efudiriffirao gentil'buomo, cbe h pore aadimoftr are, eflere errata la fottofcritta di pa(Ta vinti Ieggi del Codice. Et con queftc figure diquefta pietrafi vede la re-* iigione de* Gcrraani, che adorauano principalmeote Mercurio, poi Martc & Her cole, come for me Tacito nei iUoLtb£ode*coftumide|GlirBani- s tUtt* •chc qucfto tcczononvi fi veda. x « Annotation! all'Imagini €ar.5jj. Le infegne mi Si can (i fono pcefe dal Sepolcro di M. Pempeio Afpro . doue fi vede 1'Aquila >& le imagini, nominate dai Scrittori an tic hi di militia, & da moderni anccra, fra quali vedafi Henrico Sauil . Nel Cameo fi figura il riuerfo dVna Medagiiadell'lmperatoreTraiano,neI!a quale la Vittoria tienefotroa piedi l'Aricte machina focmidabile dell*Artic hiti , in luogo della quale e fuc- ceduta 1'Attiglierianoftra* Et fata forfc ftata coniata la detta Medaglia pet qualche vittoria otrenuta conl'Ariete. Car.;3 5* 11 tutto s'e prefo da tagli antichi in Gioie diuetfc. 11 Porao granato moftran- do concordia , & vn tone vuol dire che dall* vnione delle forze 9 & delli animi e necedatio, chenafca la Vittoria. Quefta pompa diBacce s'e prefatutta da vn Cameo antico, nel quale ft vedono tutte le impertinenzedi quefta fporchiflima parte d'tdolatria. Lanu- dita 1 le fiaccole > i Cembali> le Piue » i Satin, il faltare » e'l diffonderfi in ognr forte di fcelleragini»come banno fcritto (ingotarmente molti de' Padri antichi. Nel Cameo H vede Comonellamaniera, che fi vedeua gia in vn Cameo di Monfignot Patriarca Grimani* con vn vafo da bcre appreflb, fopra vna Colonnetta. Sileno fi vede in diuerfe anticaglic, mi eccelUntemente in due Pili pofti qui Car.339. Car.j4i« Del CartarK 331 ciuKorto*qaantoalIaipetf©nadeldetto. Stan con eflb il Cembalo, VA0.no Car..$4| &ilCornodafiato pcrfuonarc .Ncl Cameo di pin fi vede il Gamaro, del lin.i* quale canto Virgilio. El grauiiattrit* pndtlrM Cambarus snfa [ Ne e ratio picooia pane diqueftaCoropagniapazzaIeBacanti,che five* dono in varijluoghi efprefle. Noinemetteremo vna qui fotto» cauatada vn belli ffimo Sardomo taghato, che era del Re Chriftianiflimo fotto la cuftodia di Monfignor di Bagarris • Si vedonoin quefto taglio i fcemi difperati di vita* che faceuanonellePazze lorofefte, grHcrmi»chcfetuiuanoadvfodishone* fto , vn Santo co' Cembali # & con la Ferola > &c Jw?i Annotation! alPImagini €arj44« -Totta quefta pompa s'e* tolta da vn Di&fpro antico di Monllgnor di Bagsi> ris, antiquano del Re Chriftianiftimo* diiegnato, 5c dichiarato per ectellenza dalCafaubono nehuoprimo Libio del a Poefia Satirical capitoli due. Eben vero, che nel nolxro prefente clifegnoii Pjttote ba ttalafciato vnamafche- ra fotio i piedi del primo Fancmllo > che ciene in fpalla la gamba di Bacco 6c vn vafo di Vino riuerfaco fra* piedi del Satiro. Nel Cameo s'e pofto Bacco,col Cornucopia , e con U Tigre rratto da vn taglio anrico . Car<546. Di quefta vf-nza di bere in va(i, che haueuano forma di corna fi vedc vcfti- lin. s gio efp reffo qui in Padoua nel marmo del Triclimo > che chiamano Patauino in cafa dei Kannulij > difegnato da Pietro Ciaccone nel fuo Commentario de Trichnio, & da Gieiolamo Mercuriale nella Himnaftica . Di piu leggati Plinio doue defenue la Leonza d'Archefilao. Lib.2.7. Faluio Orlino homo m- tendentiffirao delle Antichita.tenne fempre, che l'cffiggjecon leccrna»the fi vedeneile MedagliediLil1mdCo,foiTe d'Alellandro Magnc>& cosi cengo ancor'10. Quefto e parte del Choro d'Ariadna cauato da vn Filo di marmo an«ico,ne! r '* 47 ' quale e marauigliofoilCcrrodiquattro Rote antico, che perordinano fuole eileredidue. Diquattro petdio J'ho vedutoanco in Verona in vnmatmetto antsco di batfo tiliewo, nella facciatadella ChiefadiS.Proculo. lnqueftono* litoil vedf d; piul'Ga;bcei!a> o Ccnopecchiarnato vergognofoda Horauoj quaado DeiCartari. 1 SB3 quando defcriue la delicatezza di Cleopsrra, & Marc* Antonio. Et fimilc om« btclla fi vcde nelle Medaglic antiche del Re Agtippa . Tifonenel Cameo s'eprefo da tagli anttchiiOfiri.dallaTauoIa del Sere* Cit.j'iji niflimo di Mancoa j I'Hippopotamo , dalle Medaglie . r GI'AmuIeti.o Fafcini,chefivedononelUfigurapnncipa!efonocauati da Car.jj^ grOriginalsch'iohoapprelTodime. Et vn picciolo d'oto» ch'era per qualchc bambino mfafce: ne confecua il Si?. LVIGl GORRADINOfa. putiflimo gentil'huomo della noftraCitta.Vcdafi lafpofuione della Mcnft Ifiaca a car. \6. & 17. Nel'Cameos'e ritratta vn'antichiffima ftatuetta d'Apolline» ch'io ho,nei- Oar.^Si la quale fi vedc conformita gr mde rra Ptiapo & Appoline . Et perche Priapo fi faceim di legno di Fico » fi come fi vede ne* proflirai vetfi d'Horatio, auuerca- fi ,chequefto non (a a cifo. ma a belloftudio per la coraraemoratione delta tibalderia, che Bacco vso, per fodisfar al pitro , cbe haueuacon Profumno. Legg-afi Amobio ncl lib.5. cootra i Gcntili, & lafpofiriontdella Tauola Hie* to»'ifica *l 'uago citato Mi mi viene in caglio qui il dite» che in Napoli sp- prelTb il Sig. G 1 0. V I C E N Z O della PO RTA.fi vedeua gi a vna Ta« cola di piombD annca, longa piedi due, palmt tre, alta la meta della lorrghez- aa, nelU \ulz ia :accauen> cbs chianwaqMaiufcoli, Gicci » fi leggcuan-y parole: 334 Annotation! all'Imagini Cae.^5. Csr.5^7. parole dt qaefto fenrimento •> Nelle felue fi viae vita fenzs penfieri, fuora d'am- bitione. Nellc felue s'acquifta Liberta, & firrouaripofo. Neltntao della detta Tauola era vna Fineftretta ouata, co'i fa a coper c h i o di bronzo , che haaeaa d a 1 di fuora ia faccia d'vn Satiro$di dentro vna Labrufea > che lo adornaua, coft vna piccioiacartella in mezomella quale fi Ieggeua cofa di quefto fenfoy araia- xno i bofchi>e gl'antri. nel vacuo della Fineftretta fi vedeua vna Tauola.cbe ha- ueua fopra vn membro v»rile,& alcuni ne hauea focto a'piedi della Tauola.Ncl lerabo della Tauola era quefta voce ®eG> apptefio vi fi vedeua vn*A(ino,alcu- ne piante di canne, la Fake 8c vn vafo da bere»con due manichi. Chi ne ba ve« duto ii difegno, ha ben detto, che con ragione amau ano i bofchi, 8c le fpelon- che. che forianterie fimili in aria libera non poteaano non contaminate il Cie» lo,e'l Sole * non che gl'occhi.di chi hauefle vn tancino di roffore honors to . £t a queito propotito hannonotatoaltri il Sacecdotio d'Hercole ruftico, 8c l'epi» teto d'Hercole filuano>che fenoneraPriapo>era poco different e. Le im agini de' Lad 6 fono tolte da vn Denario della famiglia Cefia . Ne*Canreifi vede ilGenio del popolo Romano conbarba , & il raedenV mo popolo Romano in eta dj giouenettocon vn Cornucopia diecro le fpalle chel'fatagliatore lo ha fattoeflere ogn'altracofa. In tale eta ft* vede in due bel* le medaghne appreflo di me vna delle quali haper riuerfo vna ftella»Paltra vna fabricafttauaganite» con ifcritione, che'foife vuolealludere alle Fefte del Dio Confo,che I'Anticbica chiamo Confualia. Ne e-m-atauigliat che il Genio (i fia: finto con barba, perche il Genio-del Senato pure fi vede con. barba»nelle Me^ diglie dell'lmperatore Antonino Pio, come qui foteo. E' b»n vero, che m moke Medaglie greche come, di Smirnay di TripoK* d'altrc Cirra, ft vede vna tefta sbarbata, cheda'la ifcrkrione fi catnefTere dt G:nio del Senato, o cofa ftmHc , t Et a propofito di Genio barbato> io mi ricoe* da Del Canati; doliaaervedmointnanoa! SignorEDMONDO BRVTZgentilliucmo In gleie, curiohfs. diquelte cofe,& tnolto mioamico , vnatauolettadi marmo> di mezo nl)euo>antica,doue fteua il Gemo,ccnae in vn Lettiftcrnio, nel la po- Gcura.che (1 vede qui fotto . La Pa ter a,e'l Corno delta ccpia fono infegne proprie del Genio & ne fanno fedc roille Medaglie . 11 Modio, che ticne in capo pur'e iuo come fi rroftrara jpiu fotto. La Serpe alia fponda della Menfae pure fegno del Genicceme no- jtd ancora Virgilio nella Serpe vedutah vfciredal tun-ulod'Arcbife. Le focac- jcicsu r*orlodcl!amenfa>&l'Acerrainmano alia dcnna> che glifiedeapicdi fono fegni d: fagnficio • II Porco piu a baflo guidatoda vn Putro, fara per vici- inaipercbeal Genio queftafolaconueniua; & loprouaTecdcro Mareilie,fo- pralafecondaSatiradiPerfio . Hora ilGtnioco'i Cornucopia »6V cm la Pa- tera fi vede neileM edaglie di Nerone di Tito, di T raiane » & d'altri I rr p t ra to- ri. In due Medaglie peco, Ivnadi Coftantinc, I'altradi Mtflmiinofj vede il Genio , ceme qui fotto , co'l Modio in celta > come fi vede pure in vr/altra di Mafliraiano Ccfare, battuta in Cartagine. La Medaglia di Maflimino econiatain Antiochia> cheperdil Genio tien Jnmanola ufta del Sole, ccnforme.alpcnfierod'Aufonio, che tbiartdAn uochia> 33* Annotation! aIl*ImagfnJ eiochia* cafa del Lauro di Febo ,& for fe s'alludc ai rempio (FApolh'ne Dafnco del quale fi veda Amrniano Marcellino . Quella di Coftamino c coniata it Aleffanche perci&ilGeniotieneilcapodi Sataptde in mano , & veda Aramiano nel Lib.XXII.CbeleCitTapcibauederoGemoparcicoiatee co- fa noca. Anriocbia lo figuraaa in diuerfe manierc. £c eccone.il titracto cauato dalle Medaglie • La imagine principle s'e trstta da vns Medaglina anrica » ncl riuerfo del- 1 qu'tevn'ArJpollinecitharednccnqaeftc parole APOLI ONI SAN-| CTO. Erfua benein queft ip'opofitoa leggere Filoftrato nel primo lib. de'l vi a d'Af^llonio. I! i.& z. C raeofonodellanjedefima Cit'a. Et que- ft'. (c( nde^'eTratto dsl ! aTauol*ltinfrari* tntica nells quale L fi^ura nuda a* p ptfi deHa fedente e d fii)me;chc I'ioragliatore delia noflra 1'ha fatta ogn% ahcafigura, n^n intpncendcildifegno. »1 3. c dt Cefarea di Cappodrcia, co'l fianK Mela forte i pfedi- i) 4. purd'Anticcfcia. rclrcda vna Medag'iad'argen- to 'f'A'jpuftr, . Ete da notare nel ftcondo i' Diadema, come incorno'leapo d noOu' c an i. HH quale vrdafi cuEDt'jo.hodettoncllo fpiegaie '& Tauola Yii roghficaj c&aua'l p artre d'v p'huogio erudito de* ncftn tempi > ma treppp atditd DcICaitariJ «7 :. rdico in firaUecoic. Etpetc he lafoptadetta figure principal e non tea tsoppQ tene regolaca j, pero fe n*&ft tta vn'altra » l^sfcrzainmanodelGenioecofaraofttuofa. Pet ordinario tienc il Col- Ga r.jy-c* nucopia , & G vede cosi facto in raigKara di Medagiie; E ben vero>chc il Bon'- Lin.fi Eu?nto fivede con le Spicche, & Papauexo , che 1'Autorc forfe hauera prefo pec la sfecza . Ec quefto puce e gtouine, e nudo, & ha la Pacera in mano . Il Cameo fapenore s'e pcefoda vna Medagliadi Commodo Impecatore* Cac.j?4* Delia quale cofi c figuraca laFbctuna Manente, che noi direfticno ftabiie* & fccma. Ec a quefto penfiero cende vn pafTo d'Horacio» nella Oda i$* del Lib. j* FortunafsMO laeanegow, Or Ludum infoitntcm ludere ptrtinax > Trafmuttt inccrtosbonorts* Nunc mtbt nunc alifbtnigna . Laudo MA N1TN T E \f . Ec chi fece eonia. te la Medaglia forfe voile alludereaqualche victoria diCircenfi. li Cameo in- ferior e c d'vna Medag : i » di TCaiano; ma vi s'e tr ilafci »r a vna procadi Naue , . che (I vede a mezo del Timone* che laFbctuna riene in mano. Ec queftafara battuti in memori j di qualche buon fucceflo permare.o fiume.hauendo mol- ta conformitacon I'Annona.ofiaabondinza. Che per ordinary la Forcuna di terra haueua aggionca vna Ruota , come fi vedenelle Medagiie ,doue firap- prcfenn la Fortuna ceduce . Ec vedafi Ai Agoftim nel Dialogofecondo. Qjeftc Figure iivedbnofrequencitTimenellememoriefepolccalide' Gee* CaM7& ci . Et io per me non credo, che chi le fat eua fere , ci poneffe canco im'ftetio, quanto ci va ritcaciando V Aucore . • La Nemeti con le Ale s'ecauacada vnamiaCornioiaarmca 5 l'aitrafenz'a?e> ^ ^ da vna Medag!ia greca d'Aurrlia Cefate > nella quale fi legge, la foprapofta ***^ fignra effete Nemefidei Tianei. E ben vefOf che nella Mcdagliaquell6,che- £ lira innanzi lafaccia,non c. vclo, ma piu toflo ynnon so che, che fi caua> dalla 53* Annotation! ali'Inigint Car..? 80. Car,i8$. dalla vefte intorno*! Collo, in quella maniera, che piu fbpraj a car. 286. fi vec nd Cameo della Pace alata. la alto fi vcde h Gmftitia* come nelle Medagli d'Hadriano. .Nel Cameo faperiore $?e npprefentato if ta^irj cf vnaGnia antica.nel qua Ic fivedel'Abondanzacongiontacon la Giuftieia,in mods di figura molt genti'e.in *»ano ji'a Gjuftitia fi e qMefto vn fafciodi quelle Verghe > da* Littc nanticarnentcfi pertain in inzi a' vlagiftrati. prefo da vn Sepolcro anttco Penfiero poco iifhrente da quello d'Apelie ha hauuto a' noftn giomi Ft daiga.Zucchero pittote valentc . CatKf^i zo a Ne ! Cameo (\ vec*e la Vortum ftefa in Lerto.cbe fecondo il parete deH*Eri» > fata la Fortuna aurea della Camer? degl'Tmperatori. Io I'ho per la Fortune ficura , & non mutabife'. Ft fir rfe, che la Fortuna aurea baOeua altra forma' £t ne fa memione GiulioCapitoIine nella vita d'Antonino Pio: nella fine vedsfi 1'Aarore a car.417. Car.? 97. ' 1' ® l ° Cheroo-CeroegentilmentedefcrittodaFedroLibertodeirlmpe lin.vk. ' to?Tibetionel V. lib. dellefuefauolerurtocheil titolodica TEMPVS c non contradice ponto all'effentialit^ dell'Occafionc » por che quefta non e tro,cbe opportunity di tempo. Et in quello,che fegue di Calliftiato fcultore dubiro, che fi fia equiuocsto tnqij?JcHemsnieia,percbe Calliftraroha b defcritto in parcle il Dio Cero eia da Lifippo » ma non gia fcolpitolo , o form tolo. De'Scithipoi non dice Q.Cuttiochehaue(TerolaPortunafenza piedi* ne che h viefle sporefTo i'efTi le ali intotno alle mani:ma mette in bocca d'vno de' loro Ambafciatori mandatiad Alejandro parole ofimili»o poco diiTimilr metriften"»allatua Felicita* che intal maniera piu febcemente la reggeraf Dicono, rhe'aFortunaefenzapiedi,& chehabbiafolamente !c«r»3ni,& Je psnne •, aueni, che quando porge le mani,non lafcia pero , che fi di > di mfl nor." Dei Dei. BS9 i»3 a!!e penne» &c. voleua I'ambafciatore in ral maniera !a lubricita della For- tun a d are ad intendere ad Alcfl mdro . Quefta inucntione fu ftampata gia in forma aflai grande.ad imitatione del- cat.tfi* jla quale s'e fatta la piccio!a>che diamo qui . Et alcuni la tcngcno, per inuen Lin i6 ' tione del Dcni. <$^<$^tt*J?*£^<$J^<$^^ ^ A ; 'i v ■ h 5*« < » .1 €¥^^r€¥5biTi¥^<^^>)cr€^^!^^^ utta quefta Imagine s'etratta da vn uglioantfco; Che lerscconrateflanoinueation! modcrneiotengodino; percheoltfe car.ijj, nauvre vna Corniola anrica.nella quale fi vede ia Fortuna in marccon la vc- •.conieapuntola dipidganoi Pirtorinoftri,.! Signor L,V IGI G OR R A- cai.tr,, HNO» huomodiefquifiraintelligenza intornoaqueftecofe, havn taglio iio-J»», anco m Coraiola d'eccellcnte Maeftro> del quale quefta e la figura , ■Qa» 2^o Annotation! all'Imagini *i&iJtf^<£«^j^^ Qui fi vedono I'Onde, & la vela, & & pifr to Cigna, che porta la Fortoni com: su rale j vccetfo * mo!to profpercrauguck., che pero in Virgi *o dice a Eaea nel prrdell'Eneide,. jiff ice his ferns Urantes agmineCycnor, ■jietheriaquos lap fa plage louts ales aperw Turbabm cplo : nunc Terras ordme long? / j3ut caper e, aut captasiam defpetlare videntw. Vt reduces illi Indunt [Iridemtbus dis>&c* fopra'l qua! Fuogo vecfafi Setufa .- rT „ r - L'Amoieccleftefivedefnvo belfiflimoQji&o di Pitwr* ne!Ta GalTem 4d Signer LViGl CORRADlNO. tfinuemione del gia Sigoo PAOLO AICARDO,dottifftroo,&ccncfiffiroogcn:Hhacma. ■ Et De i Dei. 341 ptil Canvos'e prefoda vntag'io&ntico. Ne'C»m:iti ccdi r^pprefematoEri te; & Anrcrote : o Cert 'I carro della cait.a6o. |Madre-olot:.n:!o tn'ienv. Vedafi di qijefti Enea Vic- ncile Medaglie di iGiu'i^Cef rt,&Giraldond SintagraaXll. Et noiifi ,;propcfnodi Seruio pel 4. d.-l.'cncide, ciuiidA G raldi, che io hz ve'diKoin piu d'vti t^lioan- pico Cupid? r 2trodir^rmentare,& punire chi ncnami reciprocal nte . Et f dt er.no fatture M.'giche . N I Came< fa cnoreil CupidoC'tharedos'eprefoda vn Sardnio antico Cart l6 7' dortatomid IS&nor MAKTlNO SANDELLI huomod; efquifire let tere>& f;iu..ii.h finiffimo, del quaie p uei>tf ft i'aauciita nonmtro Io vie- taflc, gl'nfcriurjfono pttfi, vnodalla Med 'g!i ,!Vt ffvery* ever*/-.-- ^€ ^m^^m. &£%*)+ J£%s+ *$£%$. ^gm^ ^^% <^^9^ d€^9^ (T€%^)^€^% c^%^^ ^€%f^ c^%^> neI- la quale fi vedeuanc due Amorim legare alia Croce,che Lipfio chiama decuf* 'fata, & noi diteifimo di S. Andrea, Venece loro Madre . Ncl Del Cartari i Nel Camsos'erapprefentatoiltempiodi Venere, come ftaua inPafoCi't- C*Mj** ta dtll'Ifoiadi Cipro cauaco dalle Mcdaglie, o taglt aniichi. Et lobo vna Me- daglina dell'imperatrice Seuehna, nel tiuerfodella quale Venere tiene in ma no quefta>che da altn e chiamata Pomo, poco veraivente . La figara prmcip*le»& I'Aroenno, che fcherzaco'l Cigno , fono dali'an- Car.5J4, lico . Et e di notare la forma deilasfaza in imno a Venere , che ha del Flabello uiii»ched'aUro. II Cameo, nel quale Cupidoaflifte a Venere Venere h vede in mi-ie antichaglie . Lafiguraprinsipale ha da ftare rote nda,ma'l Picture Ilia f.tta ouataperfuo Car.43^ cornmodo . £t queito asllegnodi Gioja e potto non (clamente dail'Appiano, ma dd Gio. MauoMatuo ancori nel lib.3. dd!e Opimoni,Sc da! Ramirez iopfj Marti ale: Lafigura ppich'eintitolaca IOCVS »o i'hp veducaelpreua in qu Acht aitro lagho anci :o « Ne! "Cameo fi vede Venere Calli pf^acomefta neiie Medaglie. Nel Cameo fta il riccatcD dVn'Ane'.Io antico citrouato g»a nelie rouinedi Car.442. Sp rllaegh e jo jMignb w trfano del Signer N A T A L I T I O BENE- Car.*j7> DETT I efqudito raccog!it.xe delle gentilezze anuehe. Si vedem ello il tiro feUctffimo appieiio gt'amichi* del giuoco dei Fall. Quefto era quelta cnecfoamaoaflO VEN Vi. £r era in qjattroTa'uqaandotuttele faccie del Ta!o vemuano dmsrf-j ,come fi vede nelU gioia difegnata. Chequ;iio frfs4il tirodi Venere u cauaaBcora da Cicerone nel primo lib. della Diuma- Hcne& daMaitialcne^l'Ap -ibreuali'Epigr.i^con utolo>TALI EBoREI. I L V I H E.> Y 3 AGGION^ ;44 ACGION T A Car. if. Lin. 10, ALL'IMAGINI DE L CAR. TARE DEL SIG. LORENZO PIGNOIUA; Aturno hmeua vna f3lce,ccmefi vede ne' D narij ant cac &lianuchichiamauano Aes grauej cofi so B a pea.- ■appre£ Cadi Dei Dei. 345 tbdime,&diquel'afortediiobba,cheil vulgodel'i AntiquarijchiatrnPeG, cbe noti fono» chc i pefi anncamente furono bene di rame, ma in forma di Psl- 1c. fchiacciare petonel fondo per ferro*rle» & nel di iopra per notarui o'la ci« fiadel pffo,o'l norocdel Magiftrato. m^p'r lop ufurono di pietra, vcrde t oneta, dur.iTima. & oiolti ne regiftrano Sebaftiano Erirzn, 8c Luca Peto. io ne boalquanti J & mvnocen Jettere fcrmate di punti fi leggevn Marco Fufio,& ed'vn a ondo perfects, due altti ne hdcon laCifradella Semunci3,& altti maggiori. ne' if mpi poi ptu bafH (e re fecero d« rame in forma quadts, 6c rotenda in diuerfe tmniere : &e degna di vedfrft la raccclia fartane dallo Smeno , & dal Grotero, la Imag, di Giano gicuane c qutfta, fe p«r6 non fof« fe lalanadiNigidio. Quefta corona di Abrotano i' Cma i I'ha rolta daf Giraldi, nrl Sintap- Car.Tig. inaXll.che lodiceperd per parerc diatrD. Aurorc ailtico* i!c,u »le lodica Liiwr. ioncn Io so, rirr.etromi pei6 al vero. iosobene,, che lYUouno fcrrna era piarra de i Sacertion c**iiide , & lo dice ncl mio Con mentatio fcrra laTauola Hicrcplificadcl 6utriifs.diManttua»& fcitt a qua & nato i'ciio- rc, fe peto e'e eitore . Y 4 Chi 34# Annotation! all'Imagini j, Chivuole vedere qualchec fa interne a 1 certxre Pstifco, leggale ncftre noteintorno all'EirblerraC XXII, dtli'Aki&to; & il |r heio di Euripide. a* noftrigioinifunotabile vna niittc dcli'anao MDCVL fu'i Padouano, per vn terrors piuche Panic©. Car.ijs. £ei Saccrdote*chechi2rrauan©gl'Ateniefi Bufonciil Sig.OttauioRcffiha regiftratc moltc btlie patucclauta * ne ! e ite merpcrie Bi'efci»r e a car. 1 87. Er di queftaceiimoniatoocaqai da! Cartati p*ria iungarrere PorjSnonelLib,ll t deil'altimnza da!mangjaredcliecatnisc8r.40. deHaverfione Jatma. Car.jaj. In Licofrone ionon hofapatonrrouare cio, the dice qui 1'Autcre, fi be- lin.ii. nein Aipflandro Sardo, che ha fcrttto de nioribus*, &rtttbus genttum . nel Lib.3, acap.6. in Ceiio Rcdigino nel Isb. 8, «cap.j. Et diqueib Tlvpeo/ioii checosilechiamauanoanticacnent:,fannom«nucne Hcrodcto nei wb.8. a Cfcr*45i.dellaedutione Vechehaii - Saida . & Giuho Poilucei da* quahautori fi caaa . che erano muiaiabilis corns bora i trombetu & 1 T araburini . Car.406. H largo di Paufani? citato dall'Autciee nel hb.4. d< ueiacccnt3>che Fin- lin.a. darola chiamo Ferepoh.ciee turner dclle cma» che perqaefto roife in vna ftatuina di mettalb. di grandezza d*vn palmo s apprdlo il 5ig, Pompeo Paf- qualmoinRoma, ftvedono le com in capo alia Fortuna . Car."*i a. E 1 gran marauia!i3,che ii Car^ari no b sbbia fatt© mecione alcuna dtlla Dea Tbem & Madre di Mtnerua, ncparSa ancora Diodoro Sicdonel iab.^.c^p.i 5. Arno- bsoracconrane! In^.chedicornrnandafnentodileiDeucahor'e & P come racccntano Apolledoione! i.'ib.della fUiBbls thecal Di -doto Sicolo,& Ouidionel i.ltb.delia Mtra.n. Hora fe ihsrnis ( come f iiae FprnatoJ eta emm ^r&ftdio contractus celebrjtinus Or va* cijeimur paffaque bona fide [emamus, lara I'r-qunajche i prion Impetarcu nelle loromoneue rlgurirono in pied* » con le biiancie nellamano durra» & nella manca vn'hafta. quelli poi,cbe fuccederono lediederoil Cornucopia in ve« 1 ce dc irha(ta>volendo iniet ire»chc I* Abondanza era pin confaceuole a!i'Equua» che l'Hafta iimbob moire volte di gae ra. Ma fe Tncmjs foile la Giuftit;a, co- me vuolei! Badco nelle Annotation! fopra le Panc?etre> era figurata fedenre con la Patera in mano, appoggiata ad va'H4tta.& cosi ita nvlle medaglie di Hadriano.di Anronino P«o,d» Aleilandro Seucro. clelia Dea I hemis ha Uam« pato vn gentil difcotfo Stsfano Pigh'O. Car.488. Quertaautoritadj Macrobiontenta dal Cartari mi ha f-tro credere, che ±ia.z 7. Tinftapodo fragraenco fi* JM%>+ Jfr%k. lSI93u $?* iff 548 Agg'onta airimagmi ■ J*& JS*k Jffe -Sk jr*^ JR**1 ^ a w e* 1 lip jmm r » h Dei Dei; 1W ■J£j$&j#*r*..3P& Hftk -^v ..#&. & fig P Aggioma alilmlgim HMaMUMM* •*. lone ho hauutpil ctilegno dal giaSig. Paolo Gualdo, th'eta pofleffcre ddla Scattta ,& fu Arcipretedellanoftta Cathedrale>mio ainoreuolsdimd padro- ne dum fata finebanu & fopra la faccia figurata che le va intorno a! petto Sc fopra ie ipalle vn gentihirmio fonetto ha fcrirtc Monfig. Antonio Querenghi fplendore grande dclla-aoftca Citta.& la medefiraa fafcia ba dichiarato latin?.- menteiiouo Sig. Giroiairso Aleandro nellafuaHeliaca ,con apparato fingo- late di vai!a 3 6i cepiofa etuduione > lodato per tale dal me defim© Monfig.,. Qaerenghiin vnakro Sonetto. Ete degnodi eflere auuettiro (inquantonei-- la fafcia fi veggeno Mmerua, Diana & HcrcoleJ il racconco di Paufania nel!« cofedi Arcadia, ch'eil Libroottauo-, -che in Megalopoli fi vedeuanole Sta- tye di Proferpina ik di Cerere •,& che inanzia Proferpina (tau?no due gioua- necte*che portauanoincapo vn caneftrellopervna pisno di fiori. &c che le chiaraauam le rigliuole diDamofonte . ma che altri voleuano » che foflero- Min«rua ik Di ;na,che in cornp.ignia di Proferpina taccoglieuano fiori . inan^ %i % Cercreitaua Herc^le di grarfdezsa \\ vn cubito . ik che Onomacrita f'.cncche qaefto Heccote F&vno de D ttili Idei. i Lioni in quella maniera conncngono a Plutone piucbe aCibele. Plutone fi sa che era Dio dtlia: terra* e tattauh >come dive il Sig. Aleandto, oon fi troua chi git dra a Pluto- ne perqjannfifiapotuiooikiu.ire. le S:rpi, che tiranoil Cairo d» Cerercio rniricoUjdihaaak veJacecolIfatte di rjlieuo in vn antichitfitr.a vafac& Del Cartari • 3 S3 Gioia. & in vnamedaglia anttcha appretfo di tnetiunoil carro diTritto- lemo fatte in quefta ma niera . Laimaginedi Atidiefi vede i88.cauata da vn marmo amico>chefta inRo- Canij, «na,&davn3gioia di Annello. mttauiaeflendofene crouata viuia Fiaadw kio.u. gl'anni paflati aflai'bella ho voluro riporla in quefto luogo. E« 35* Aggiontaall'Imagini tfpftfc tf«B <£¥?> *€<*?, tfffidtf^ft^ft#?*tf^£l^£&A Et chi pia ne vuclc vcdere pud Jegucrne a baftanza in vn noftro Commen- tfrio ibmpatoin P?r?gi»& nftampato in V .-neftj ccn tito'o M. D- M. 1. & At'idisinia;>& vnrfimreneba il Sig; di P irefo, cerfigiisro Regioin Aix di Proucr.z » du.t(Iirao& ncbuflTmro Signor;,m la ua e n gefto pu con- citato t &c di volt", fiu rozzn. ccn qiHia d: Fianctr^ t« t otu ta vna mano del* Jarnedctima materia, ciceci bronze.* la .quale io he piue fpugaia nel fopca citato Libretto. CM Del Cartari. 353 ?a, **£3f* *t£2y* +&*¥* *t2^* «t£2tf* ^2** ^5 ^ pit P y & «*> s Id 1^ »araca VefpoftadalSig.OuattioRoIfioellefucmeincrie Bttfciane » facciate ii^.iip. Z Ma 5J* Agglontaafl'Ifflagini v chetu fcritto d'Ofiri. 1) 1 irfo,cbe Titfocreda fia quelle, cbe Vciira Signona r hian a Jceptrum finea wftgnitum, pcrcbe nc* rrtrari sctichi. ho oflcruato eCser delta rrcdefira foiroa i Tnfi»chc ten- fold inrcanole Baccami,{u6anco aBacco appattecere la Cara, chefs Z 4 vede \6i Seconda Parte dellc vede appreflb ! a falce vinitr tia . Ad If ?t e chiarccbcYpetta il Siftro.e frrfe anccrala mezza Luna.c \ ^ sf e < za,ihc ^t(T. tti Gtf£pm9 in n.&nod'OtCislqtil ©re fpettaancor* la iff 'ugpi e,flirrt=hdc 10 vtuflira la fpcfticre dtali da'neftro Sandefli* poube in vn librr didifegni,che fu di Fulu'o Crfiro, c'hnggidi ficonferuanella Bib f iotbec& Vaticana>fragl'altridifsegnidiSratuet ce de'I'iftei'so Ore Harpotrate. due vc n'ba, apiedi de'oualifi vedevn Csre parlando del- I'EgittOj fcriue, che ha cofe piu marauig!iofe» che qual fi voglia altrb paefej & che fopra ogn'altra parte del mondp* fi vedono in quefta opere, alle qua- il la pennade Scrittori non arriua. E veramente quefta d'Herorfoto non d pub chiamare hiperbole, vedendofi piene le carte e facr; e profancdella gtan- dczza>de!le forze,delle ricchezze diquel grandifii- mo,e nobiliflimo Regno. Ne poca fu la gloria de gl'. antichi Re fuoi ne gl'acquiftse nel portare intorno le arrni vittoriofe fopra i popoli e circonuhrinijc molto loncani. Poiche & di Sefoftri fi legge,che l'Etiopia> laScithia, la Traccia, i Colchi & buona parte dell'Afia minore foggiogafle, & di Amafi,che la Ifoladi Cipro rendeflTc tributaria. Netempi piu antichi (come fi icauada Diodoro Sicolo) Ofiride viaggio pe'lmodojdaideferticonfinidell'lndia Ifino alle fontane deiriftro»& alia viftadell'OceanOj&d'vn'altro fcriue Mane- I thone, che fottomettefle alia fua corona i FenicM Medi,e g! J Aflfiri . Et d'altri in jfimil propofiromoltealtrecofefi Ieggono. Horafe con 1 1 nperiodiqueftipaf- jfaflene' popoli foggiogati la Religioneancora, mi pare fpropofiroildubitarne. i Racconta Herodoto,che quelli di Colco in quefla maniera riceueflero da gl'Egit- jtij lacirconci(ione,ch:intalmodoqueIlidiFinicia,&di J Soria: il che tutto che non foffe molto vero ( poicbe de gli Hcbrei in particolare fappiamo quelle che ci bifogna credere), turtauia ha moftodel ragioneuole: poiche e coftumede' vinti 1'accomodarfi a' coflumhalk vfanze>& a' riti de' vincitori . Et chi S3,che'l culto di Hide apprcffb i Sueui in G.rmania > notato ancora da Tacito > non haaeflfe origi- nediqua? tantopitXcheri! fimulacrodileiappreflbquefti popoli, farto in ma- niera di fregara, moftnua qualch^ormadelle rifsolutenauigationi de gParditi marinariddl'Egirto. Nt lafciaronoquetigi'Egirtijquei popoli, che fcoperti 6c domati alia memona de noftri Padri dalla valorofiffima natione Portoghefe , fo- . nocomprefifotto'lnome generate d'lndieOrientali; poiche fcriue 3 pureHero- doto-iche Sefoftri vinfei popoli, ch^ fonointornoal Mare,che horacbiamiamo Rofsu; conarmatadi Galere gro(fe dreffimo noij&chs penetrando pure innan- ziri:rou:fle vnmoreprenodi feccbc &" perconlequenzanon nanigsbile*, fichefu neceffitato a ritornariene in dictro. Paffarono piu ol tre i Tolomet, animati forte daquakhefcoperta de' Re rrecedenri, poiche it Filadelfofludiofod'inrendeiee vedere ccfe noue,come pute lo ch.'arna Strabone.mandO'vntaleDionifio afcopri re!e In iie>chen3 Tcrifftpoi libn e relation!. EtCornelio Nepoteraccora? che vr» c»rt.^ Eu'ofTo fugedo dal ReLathyro>vfcitodelfeno Arabico,hoggidiMaredella Z 3 Mcca ,t $61 Seconds Parte dclle Meca o mar Rcflb, andafse tanto aggirandofi » che arriuafse a Caliz : rifolutio tie, che mcftra commercio e notitia di pacfe . E forfe queftoEudoflb e qacl me-Bi^ 1 ' defimojdie al umpodiTolomeoEuergetenauigo in India, & in molte altnBfP parti all'hora rncognite,come per teftirocnio di Heraclide Pontico racconta S tr«j>J bone, die (eneride perbpercerti fuoi argomenti poco fodi per dir il veroT Moqutflafiivniuerraleheiefiade'Geogiafiantichiditenereper fauoie tutte U nan uiooidelnouoMondo. E rrafmefferoqueftalorovana opinionene gl'anim degl'buomini con tanra forza, che fino gl'auolinoftri rl riferodiNarcoPolo : al quale per ifchernoaddofiTaronoii cognomediMillione.Et Chriftoforo Colon bo per la medefima cagione fu gran tempo r1putatopa2zo.Ec in Vicenzail Car nouale le brigate fi faceuano malchera, narrando fpropofiti, ad imitatione di An>BJ^ tonk>Pigafara,che l'anno i Saa.con Magaglianes,pafs6nelrindie.Continuaro«B no i Romani padroni dell'Egit to quefio viaggicpoiche Strabone fa pur mentiQw' nedel tribute Indko, che al (uo tempo flceua fcalaa CapioCittadell'Egitto. £V bel p?.vt/co!are racconta Solino»che fottoi'ImperiodiClaudJO, vn Liber to d'Ar.B^ nio Prcclamo.ch'era Gabeliieredel Mar Rofso,andando in Arabia-,portatoda foi| zadi venro, in capo di quindeci giorni prefe terra nell'IiblaTaprobana, dou: dopo fei mefi di tepo,hauendo impararo la lingua del Paefe,introdotta^l Re,dirTc poi molte cofe , che baueua vedute c notate, fra le quali notable fa la marauiglia diquel Re,che nellamoneta Romanacontatacondiuerfi voltiauertinondime- no il pefo medeiimo,& vniforme. Racconta lemedefime cofe Plinio,intorno che! mi occorre dire ch'io non so vedere fopra che fi fondafle la marauiglia di quel bail baro»poiche frarjnolti DenarijRomani»con la bilancia in mano pochiffmi ncK hotr©uati,chedel medefimopefoffanoj. &pureneho pefato»& maneggiatcK piti d'vno) ma al cafo noftro Solino, inconfermarionedi quanto habbiamo dettOjP^ regiftra il viaggio,cbe ficominciauaalfuotempoin Aleflandria» perl'india;8c riiquefra difcrittione di Solino fi vedeancoraquakheveflrgio nell'antica Tauo- la kineraria pnblicara da A B R. O R T E L i O ad iflarza del nobiliflimoS*. gnor MARCO VELSERO gentil'hucmodf rarifTimeqi)alha\al quale i litterati non h-anno quefto fo!o oblige Arrianocan turtocibniega, che alamo fraarriuatomaiafcopire l'Oceanoperfettamenre per IaftradadelMare R01T0 ; niaio git credo poco, hauendo permelereftimoniarzefoprafcrittej tanto piu ehe effofiriftrJngeatempidiTolomeoilpnmofiglinolodiLagOs&di A!elTandro 1! Magna.- Concede peiOjCheHannoneCarTagincfe ofatTe paflare le colonned'- Hercoie, nauigaue trentacinque giornate verfo Leuante,roa che torcendo a me- 20 giorno, fuperatodalla fete edslcaldo fene ritornafTeindietro* Hora fe gl'E glj) iwueiTetocognkioneddl'Indie Occidental 6 no, molto e'e che dubitarej; tuttatiia Benedetto Aria Montanonel ho Apparato alia Biblia Reggia, tiene* che la terra Ophir nominatane'Libride Re , & nei Paralipomenifone il Peril & la Nona Spagnaje forfi nonfidifeoft'adal veroy chefe gi'Hebrei, & que' dr Tkon'tbbero notitia, forebbe imperrinenzai! di re » chegl Egitij nonl'haueiTe- so-peiche ''. cmafcaVi -S«lr.mone per quel viaggio s'apprefUua come dice la fcrir- rur'wnei poiE® d'MonGabei 3 apprefso Ailatb» nel lidodel Mar RofiTo; che ft puodirt in curadcgi'Egittij.- lo so bene, die Gafparo Varriero Portoghefe, & Cornelio VvyirT'rt di Louaniohanocercaro diprouare,chela terra d"Ophirfof- fe M'^lacar ina sg ■. -ncora,che ABR. QRTELIOv huomo diquellaefquifitat gognmem? del'c cofe, Gcografkhe,cheM Mondosa, ba ahbracciaro l'opinicne : d'Aiia &4pnrafiQ> e ri/iucata quells del Variero 3 e con ORTELIO ten*- gono altri aurrori ancora . Ma lafciando da parte le autroritav io mi vog'ic* valere in quefto • propofito d'vna congectura non ponro debole, & e? che i< popoli di quete parredi: mondo fi fono conformati in maniera nella^fabri- cas de gl'idoli loro cct«s le imagini delle Deita Eginic?. che n/ente pila.. Ec iniranzi grEgitijio vadb difeorrtndbi che gl'nabirarori di quefii pacfi adoraf- Swa»il-Solcy& ia Hunan &. ia tyfluiadcl Cielo ; corns dice la itJirtarap* chcia qualche prmcipioa queftocuriofo difcorfo, io daroquiil citratto di H IDio del Mexicoich'era apprcflb quella mifera Gemilka il loro Gioue . JZ$2 8^^9 TOlenadirequeftoinqaell'Idioma tanto,quanto il CreatoreJeltutto,ouero Y ]a prima caufa> & Io chiamauano ancora H >meteutle, qu ifi (ignore di tre 3nica,6 (Ignore tre,Eli olomies . Chiamauano b ftanza di que^o lorn Dio Na- in?paniuhca 5 che volea dire foprale nouecompoficioni>'6 per altro nome Ho- eiocam,cioeluocodel fignor trino. Er quefli feconJol'oomionede' ioro fani OCrbcon la parola Cipatoual > & vna Donna chiamata Xumocn, che fonoli efjronoinninti al DiluuioJi quali gencrarono poi Tocatiutle . Errij qua fi d- apercamente quanto fia vcro qucllo,che fcriue S.Paolo > cbe le cofe inujfibili Z 4 di 3*4 Second! Paw delle fli Diojdall'hiiomo fl comprendono bene fpeflb per rnezodi qiielle»che G vedoi poiche in mezo a quefta barbarie riluceua pure vn poco di lume di noue caufe I period) che noi chiamiamo Cieli* & di piu della prima caufa , nella quale adon brauanocosiamodo loro I'ineffabile rr;fien"o della Samiflirna TrinitsL Ho queflo Homoyoca fcV nelli abbigliamenti, & nella pofirura io direi, che fofle tol pocomenochedipefodagl'££ittij>appreffoa^ualiOfiridf' in ralemanicra tff gurau3,come fi vede,& io notai gra* nell'anuch.iTTma mcnfalfVicadalSerfniflT mo Signer Duca di Mantoua,ne!l'orlo della quale dicifette vokc fi vede vna i'im le Imagine, variara pcrbinquanto a gliornamenti. &% *g£* : S&* £&'£&* &&s$0i #&&4$Wfe *&z <&fil<&f$l <&ftvtffflb£¥3* <%%$«*&£$> M ^s.ir i $3F*Eg , '5P a w^f HAucuanooIti-equeftoi MexfCaniilDio Miquitlantecatle, che voleu- dire il Signore deirinferno,per altro ncme Tzitzimirl. il medf fimo ( he Luc fe. rojSt quefto cor slcUni altri della medefima cla(Te,h aieua la gatnba dritta rannic chiaM,& la mancaflefajconle braccia & mani ftcfeaperte. HDio Yzpmz que, c.'oeilDiauoIi. zoppoj cheapp^rkia loro p-rr le nrade,co'piedidiGf!lo; ! »ne. defimo che Safari (foil Dio Nc xteptU2,!ofpargircre della ce ncte.ll DioCcnte- moque,detto cosi percht piombafle dal Cielo co'l capo in giu, che noi lo din fli- mo Diauolo . A ciafcunodiqueftiafiregnananolafuamog'icjthcfaninno, o !e qaatrro Pare he de' Poet/jbletreFuriede medefimi conProierpina,6Pufefb- ne, ch'rla. chiamino. Ei »«£t& Seconda Parte delle It Imag'nidei Dei 3*7 T poiche fiamo entrati nella pfeudoTheoJogia- dfquefla barbarie, non far*. fuor d* luogoil mofirarc come il Demonic? »Simradi Dios'anddanan- laggian- s- 3'6* Seconda Parte delle tagg'ando fa pr3fegna!ataattione>chevfciffe mai dalle mani diaine»io dicofa Redentione del genere humano. Rapprefentauano in pittnra quefli vn'Am- bafciatoredel Dio Citlallatonac ftcosfchiamauanoeffi la via Lattea) mandato ad vna Vergine, che habitauainTulan dcttaper nome Chimalmam* cioe Rotel- Ia,alla quale difle rAmbafciatore che Dio volena che effa coneepiffe vn figlioloji! quale fu conceputo fenza congiontione d'huomo , & fu chiamato Quetzalcoat- le;(u he quefto Ambafciatore fu'l Gabnele(fe cosi e leciro a drre)quefti miferi>8£ cosi Satanas transfiguratur in Angelum lucis. A propofico di che nota I'llluftrif- fimo Cardinal B ARONIO, con I'suttorita di Tertulliano * che*l Deraonio nel gentilfcfniohaueuaimiratoilBatrefimoi'a Crefima> e fino il Sacro Santo fa- crificiodella Mtffa jhaueua fintoilSommoPontefice>lofiato delle Verging}© ftatodc 1 Continent . Etioakroue hoauucrtitoqualchcaltracofanotabile in fimile patticolare . Vefto c i! titratro dcIPA^bafciatore fopradetto, eel quale Jo he* con qaa'cbe Inaratifglia fatto rifleflfione fopra I'ornamento del ca- po* che e molto Jim Me a que' cartecci j che gl'Egitij piantaoano in i »l loro Hatf ocrate tcmc fi puo vjedere nella flatua » ch'io ko appretfa Imagini del Del I ^ 3i mei r'-gifttsta di fopra a car. 5 3 f . Hora quefto QuetzalcoatI fu chiarcuto ancora Topilczin, cio£ rrno molto amato fig!iuo!o,c dicono > cbc nafcefle con 1'vfodiragione, & ere fotfe'l primo , chc ceminciafle ad inuocar !i Dei , c far loro faerificij, co'l /uofanguemedefimo, cheficauauadailaperfona con fpine 9 & in alcre manieie , haueua gia la gentiiita del nolko Mondo , i Bello- nai i) i Galii delia madre de gli Dei » & altri (1 farti che fpargeuano fangue , ma quefti fu fcrie piu antico , tutroche difcepolo della nudefima fcuola. Chiamauanocoftuiil DiodeS vti,t -> 5 e pernio Motezuma, all'aniuode* legni di Ferdinando Correfe > fparfe voce,cbt in qucU'armata veniuail DioQuct- a:alcratl,percheil volgo non hauefleoccaficne c4turruhuare-,& i fuoi Tcm- pij erano lotondi, che tlToneful'inuen tore . Quefti tempij erano detti nella loro Irngna Qucs : & erano cafe di oracioni di qu attro ford -, nella prima dtgia- nauano li Signori & piu nobiU del popolo, nella feconda la genre commune 5 liella terzachiftaua non leuaua maii'ecchiodalla terra *4iella quartan* man- dauano ipeccarori&fauomini dimal affare. amibuiuano 1 Mexicaniacoltuj, comehabbiamodetto,& alia loro indultna, lamanieradei Tempi j alri ,ch- erano in quefto paefe. Perchedoue noneranarriuatil'Imperio&la poliiialo- 10, fi femiuann i paefani d'Alrari fatti di rerra ne' Bofchi»o nelle cime de* men- ti ,che erano a punto I uci, & Excelfa della fcritturalacra. Chi piu vuoleve- dere in torno a Quetdzalcoatl legga Francefco Lopex de Gornar a nella conqui fta del Ccrtefe, & fe bene quefto Aurore e in qisalche cofa differente da quel- lo*ch'io raccoto, turtauia,quello ch'10 dec lo ho da buon luogcrome d ro piu a batTo. ne pretendo perodi violentare illerrore . ma lafciare libera a tutu !a credenza * & I'opinione > che fia derto wna volta per fempre . Et in vero que- ftafuperftitione fecefi profonde radio, chc ancorche haueflero gl'Ethnici Tempi) nobililTimi per riccbezza e per tabrica»nientedimenorittenero ofti- natiiTimamente i BofcJii & lecime de' Monti, doue Thorrore & il fito inuita- uano i fuperltitiofi al culto delie falfe loro Oeita. Euandro appretlo Virgilio . In quefio bofco* e la ve quefto montt E piu frondofo, vn Dia ( nonfisa quale) Ada certo habit a vn Dio » PomponioMela racconta, che in Miopia certaeimade Monti per quefio rifpetto era dettacarrode gli dei. Lefommitade* Monti, Emo,01impc, A« Us , Ida erano in ftima grande appreflo 1 Genrili per la medefima ragione . E bel punto tocca in quefto propofiro Theodoreto, che douealtre volte, nelle altezze de Monri haueua fitnto Paboniinatfone, i Chriftiani haueuano intro- dotto 1 Chori dc Monaci, che nel'i alloggiamenri roedehmi del nemico haue- uano piantata 1'infegna vittoiicfa della C roce, e'l trionfo del Crocififlo. Tanto fece il glcriofo Patnarcade MonaciOccidentali S. Benedetto* che come rac- conta S.Gvegorio, diftrufle erouino nella cimadi Monte Cafino i' ttmpio d'Apolline,6c abbrqggio i bofchi,cheal)'intornocon lafokezzanafcondeua- no ( per cofi direj e manrellauano le pa^zie de* gentili. Ma ritorniamo a Quec- zalcoati, la imagine del quale eta figurata in quelta ruaniera . Mc Hggionta ifl'Imaginl •«T| Pi / Me gli ocnamenti di quefta Sgura io noto quattro cofe degne a mio giudi. ciod'eflete auucctite nella materia,che trartiamo. La prima c quell'apice in fi. guta di meta, che tiene in capo* della quale figuraii demonic fi ferui, & nells cerimome di Cibele,& nel tempio 6i Venere in Pa to, 6Y forte la Pietra ma- nale» delia quale ii feruiuano nel tempo della Siccita perimperrare lapiog- gia dal Cicio non era di nguramoltodiftimile. La feconda eilLituo, che tie- ne nella mano deftra « daco da' geniili a gl'Augun icj-o e tenuro ito tanta ripu- tatjone. La rerzail cornucopia, che gli fi vcdeinanziai piedi>che fara ftato appreflb qucfti piuftimaro fenza dubbio, che'l fauolofo, o d'Acheloo, o del- la Capra Amaltea. I a quarts piu notabile & piu tiguardeuole dell'altre e la fi- gura della Croce , che fi vede in rre luochi* due nel mantclio, & vna nel cor- f>odall'Incenfiete>rhe cosi cbiamau»no 1 paefani quello che not habbiamo nominato Cornucopia. Everamemechequeftancnfia Croce io non dubi- to punro, 6c quelto tanto piu quanto fi vede , che noftro Signore Iddi > per fuamiferico£dta,fcceftradagrandealla pitparatione dell'Eu >ngelioin alcu- no di qucfti paefi. In Acuzamil vna Croce fi riuetiua fopra modo da quelli Ido latri;nelle ficcita particoIarmentecV: nel bitogno,che teneuanoi feminati,d*ac- qujj&loraccontail Vvufliet nella fua relatione di Iucatan ilquale sggtonge perteftimonianzadi Pietro Martired'Anghiari Milanefe.che raccontauano i paf fani, come quefto rito era ftato lafciato in queii'Jfola da vn hunmo piu rtlacso? DeiDef: •»>— 111 ttfiicentc del Sole, cbe mot! in Croce, e pafso per la* a/ tempo cfe maggfori . E ben vero, ch'ionon trouoquefte cofenel reftodi P. Mattite,poiche eglidice nelle fueDecheOceanichcttampatein Bafilea, chei Cozumellanieranocir- E3ncifi,c natrauano d'hauere riceuuto la citconcifione da vn tale,che pafso mol tiannifonoper)a»&c..01tracidil medefime Wittier racconta perdetto del Gomara? che i Cumani* che furono fcoperti gia vicini al Peru non lontani dal Mare* honorauano Ja Croce di S.Andrea, & ti fegnauano contra le apparitions de* Demonij, & metreuanola Croce addefio at hgliuoltntloro fubitoch'erano nati-Moite altre cofeche feruirono perifpianare la ftrada all'EuangeIio.raccon» ta il: Botcerojche le ba ftudiofamenteraccolte, Hora Ha come (i voglia,noiabiii fonoquefte Croci di Topilczin, °ned'e(fcrcauertite dachi a compofto vltimamente vn molto grotfo volume della. Croce, in lingua noftra . Eun pro- polite- mi fouuiene. di notarccome vnafi miliifima fe ne vedein vna ra« riffimaMedagliadi Coftantinoil Grande, non publicata ne auuertitadaal- cuno, ch'io fappia a queft'hora* della quale &©£«>«• ;i vyfltei «sMts* *m$& *££%& «V3 ft* •*«&• ^."SP ■farce le fopra fegiftrate imagini con le notitie principal i di efscsccrefciute pcto da rne con qualche raffronro Hiftonco , 6c co 1 Paralleli dc!Se antiche fu- perftitiom d'altri popoli, io le ho hjuute dali'llluftrifs.Sig. OT TAV I A N O MALIPIERO Ssnacore grauiiTimo & d'amabiliflirua placidita di nstura. Furono Imagini de i Del • 373 Furono per quanto hointefo del Cardinale AMVLIO gloriofa m;moria, & io le liirno aflai piu che alcune altre narrationi d'huomini poco verfati > che vannoinvolta,& fi leggonotutto'l di. Vado confermando tuna quel- ami i congettura dclla religione di quefti Paefi conform? all'Egittia.con quello>che fcnue Francefco Lopez di Gomara» ctoe che i Mexicani fpiegauano i concetti deil'animo ioro con figure fimili a Gieroghfi dell'Egitto. Serine in conformita Pietro Marcke»a che i caratteri delle fcritture Ioro fono Dadi>Hami, Lacci,Lt- rne,Stelle s e cofe fi fatte diftefein righe all'vfanzanolka>& che imitanole ami- che letteredell'Egitto.Et mi ricordo ne' foglidel Cardinal AMVLlC^di vede dere fi fatte Pitture>con le efphcationi Jorojper eflempio dipingeuano vn Cer uo per l'huomo ingratoj vna pierra con vnafpigadi Mahizfecca>fopraui pec la fteulitaj vna I ucercola per l'abondanza d'acqua : vna canna di,Mahiz /erde per l'abodanza. Aggiongono,che il medefimo Gomara (crtucche nel Mezico fopra la capella d'alcuui ,ioro Idoli principal] reneuano la ftatua d'vn tale, ch'eilo non nomma, compofta di quante forti di femi erano in vfo nel paefe ; d'oro, di gioie, d'abbigliamenti e cofe fimili impaftare, & ammaflate infieme. II che m'ha fatto fouuenire la fabrica del fimuiacro di Sarapide appreiTa gl'Egitij. raccontaca da Clemente Aleflandrino* nella quale furono pofti in opera fragment! d'oro , argento , rarne »ferro» piornboj marraa , e gioie di- uerle • Simiimenteilferbareicadauende'morn, tantode' gtandi, quanto degli antenati 'per veneranone* come racconta Pietro Martirein piu luoghi, non e vfanza Egittia ? Et perche fuor della Gallena del fcrenifs. di B A VI ER A io hohauutoalcuni difegni d'Idoli del Mexico* pero ftaranno regiftcati qui fottovndopol'altro. A a Qutfto 3 7 4 aeconda Parte delle #jg *^MTt ^HS^* *C4* *j2ST •itSf* *1S ^ Quefto primieronell'aceonciaturadicapoe moltofimile alle flrauaganze Egittic, anzi che quellacoda, che g!i efce fuora del mento lo fa in tutto* c perruttoe^ualeinquefta parteaquella figuradella menfa Ifiaca,che ionel- la efplicatione di e(Ta , chiamai altre volte Oro. Et cofa di quefta fatta fi vede in vnamiaantichiflima Corniob, il difegnodella quale hofattorapprefenrare nellafoprapofta Tauoletn. L'altro Idoloiodirci, che fofle cauatodal Cerco- ptcheco d'Eguto, poiche ha piu figura di beftia, che di huomo . Nclla Imagiri d e I Del • 37 ^ , etf'-x- €&&• e&Sfr *l*2tf* »J-klf* »t£2T* £V* Lst£"&^ jyela. ►ifclfe* #aA5b. *i£^ ^ll^fe,, fc.g pi PI K p Pf *A& j 7 § Seconda Parte delle Nella foprafcritta Gallctia all*vno,& all'altto de gl'Idolidetti , e* (lata affif- fa vna breue diccria in lingua Spagnucla di quefto lencre-, Idolo adcrato nella C itra del Mt fico.chc fu roandato dall'lndie al Card. F R A N C E SC O X 1 M E N E Z Arxiuefccuo di Toledo, &Fcndatoi dtlJa Vniuerfitad'Alca- )a d'Henares; con tcft >aacni; nza autentica, che i! Detnonio foleua parlare peiquellobenfpeflo. EtqueftidueRmattifper darnelalodeachi vienej fi fonohauuti pet mezo del nobiliflnno Signcre GIO. G10RG»0 HERV- VART O cor> fi e , *** w *-••— j "vteU , Ai»~<*»-* t «« w »' 1 Hu^iaL* letters- Ei in lomrnapei tuttoquefio, cbecbiamsnoncuerocndo > ran to nell*. aula Occidente quanco nrli'Onemc 9 iobd tuertito tanta !a ccrforrr ita fra le fuper- ftittoni Eguttane& quelle del Paefe»cheho bauutoa nur&u gliarrm alcune volte. Scnue vn Padre del Gicsu fin del i? 5$.di Giad'htuercfleruaio vn Pa* godediquei paefi.nel quale fi vedtuavna ftatop,ccn treeapi, tiegan be, tre rnani,& chefi thiam&ua ilPagodedcli'Elefancej&del 1560.il Padre Lodoui- co Fores tacconta, chevn ldo'onel pjefe diGc a, dettr pet ncmeGanitfone, ha pure ll capo d'Elefente-, cV at raiccntail percheio cut fto credo. Nana- uano ('dice eflo^ ,che el endofi ccngicntiin tr amnionic Adan 0,6V Eua,ne ha- uendo ancora nceuuti figliucli>che vtnne bifogno ad Ad*n oo'vkire di cafa per cerra facenda *, hcra artendtndo fcua ant nsoche luo bifognomsnuale, comindda fudoie>& vfcctdcgliene inccpia,(; rr.iie akuarfcJc ccn lama* no tantodal t^po qu-nto dslle tracci?, ih finidi ccrretc»che qutftofudo- reinmano lid utr tt6 vn'tuumodi ptrfett? ftaturs. R tcrnatc Adarro a cifa, &- ingelohto di vederecm la rocglie vn'a'rr'lutrmc, cb'eflonon fapeua chi fifoflcdiededimsnosd vra fp;di & in n.i 220 iu« fif licit, nr:a pentito poi, & rifaputo il frtu da Eua,taglirtoilcapo£d vn'Elefanrelo mneflcfopra ilca- daue ro del fighuolo ; & ccsi bel be vita , & in tal figura fu canrnizato poi ; e la fauolaad ogni modo e bella j & ad alcuno parera forfi d'baueifi fognato altre volte accidenti firoili , manoncofidiptcpofitofpropofitati. bf Imagini <3e i Dei '2 ; *®ft* <£«¥•$> C&®) C&fo (®f& (®f$i 1i &Q? Et queftecornpo(itionid s huomo,&di beftian^n fono d'altra religione,' chedique!!ad'£gitto,comefi pud vedete nelle anncaglie di quel Paefe <. Nel Gapone (t pure voglfitno Ghp\n) non eran i diffor nita minori Scri- ueil fopradstto Padre, d-d if^f.che vicing a la C tta di M^co, in certo Tempjo (i vedeuanomilleiinginidiCanone fi'liualo d'Atiida ( era Ami- da Dio forafbero non lal paefe introd^troui da Xica Chinefe follenne ciuc- matore^.Eranoquefteiroaginibenfatte, difacciagsntile, con vna moltt* plicitadi br=u:cia>c m»ai,& eon certe altce moftmofica come fivedc nella fi^urafottofcima. 37$ Seconda Parte delle ^Sp^^^-ar. «^a* ««ar* «tsar^ «ie^» art artGL ^^^ Ji^Jii^ forotf^afori¥fctf^tf^*W3j a/' • <. '•J Id &*i?f&i^ cfj^s??§*f? t£$&^*j* ^^?^??s#^<$jia?*t*3? «&$&¥?* G&bffiRi C$%$itf&$> tSHififatiftto&Rtfmk Etquefte due figure quanta s'accoftioo a penfieri deFIi E^itti) none necefc fario ii proturlo. N.ella tnekftma Citta di Meaco fi vcdeua alcre volte vna fta- tua di Anrjid3Con 1'oiecchie folate, mezanuda,eftau»a(edere fopta vna gran R ofa, corns alttoue la ftatuadi Xica ratfc d» metalld tolta inmezo da' fi- gUoli, I'vno chiamato Cannne, I'altto Xixi, porta pure a federe in vna atnp«a,e vaga Rofa.Si title pofuu a Ituanogl'Egittija SigalioneoueroHarpocrateiof 10 Din, come ii vcde 1Q vn Daf^ro antico appreilo di me. Del ItnaginideiDei. 379 ft^jBk ^Xs* *il&5* «&&^$% ^* w^r* w^* v ^s^ *s^^* *^*3^* ^2^*3? •a; 3* ^C3K9 »c2te *ltSw »K>7)» f^^h jh> CW&C&fto C€%$) <®f&> <®f$i C&Rb C&f$* C&fo co« megi'^aujEapprefcntauano perilSerpentei'anno. ImagmideiDei. *2i >v;3w? saSSm* mS3*» -msSw «as^L» <*at3M n>* ii 38 ^ Scconda Parte dellc 4fcl5^? ^fe*S5> e^|^^ ^^«^^ ^^«)|»^p ^^^3^ <$$&><>§>£& «vr-2^- -lSV* ?f*6(* *£2V* «C'^i* •tf-fVv *vl*ni, L GXt&s eAtf^s c/t»tjJ\s *s/tS3W> e,^^ e\i5te <$*£> <*** 9 ***** ^** ? ( $*^ *&& *&&*&&<&*& <€¥$> <£*$> rfflflfe tfitffc <#*$> <#*$> <&*& <£¥^ tfmtaftHbtfara* I] gia nominatoFilppo Vvinghrmio ib certo fuo fogiiodifegnogia iTcm- pij d'akune Ddta Gtaponc fi, firuat Copra alcuni alci lupi. & rtcccntaua d'ha- uerli Csuati datli Fitron . the gi'Ambjkfciascn Giapcntfi ponaionoa dcn*rc a P*pa Giegorio Xlll. Ma Imagini de i Dei » 38? ra^aA. j£^k J&$&* *&£sk ^A^-TfiSfci^ »j b I ■ nT rkia ti^d^ffifeCGRb ffiftoCGfoffiRi&ftoC&toC&fotfifl*- Maraentre ioandauo cercandofc intendendo, per arrichire quefto mio difcorfo,tuctoqueilo ch? pr>teua fare a mio propofito, mi venae innanzipet dilig.nza del Si$. GIROLAMO ALEANDRO il gtouane , viua ccampr a imagine del grande G4ROLAMO ALEANDRO Car- dinal, il difegoo d'vn I k>lo GiaponeTe cauato d^I'Originale, che in R: ma ficonfcruaapprertoi Padri del G tsu. & era qaello medefimo , che rende- ualerirpoitsfOUer^oracoUa' gcntli. II nome e Malocoouero Malccho, IcJ q 1 ,le 10 n >n ra> ticorda ruuer Ictto cofa alcuaa appreffo quelli,che han- no towco le cole di quel puefc • 384 Seconda Parte delle C€^rf&&tf^@ttmifecenonpocornarauiglhre per fa compoftezzaj che Hvede ine(Ia,dinuereEza,&nons6che deuotione. Ma reftaipiu ftu» pi[opoi,qaandoperlaerttafollecitudinedel medefimo Sig. ALEANDRO mi capitironoallemani quactordicildoletcidc! raedefirao Paefe>chsquifot<. to per ordine fi regiftran© » ImaglnidciDeu 3*5 ty®> ®^t&&t&&z&& ft¥9,(^^(^¥ii(^^c^^C^^^¥?i<^¥?^^¥^ <®f$d Le circon ftanze Joro cele dira cbi Ic mi ndc>che cofi me fcriue, Qucft'Idolo e caiuo, col voito ndcnte in rrn:era, the rncOra t denti, ha undo ll braccio e Ja fpalla dritta. ha le mini mcr jucchiace, la earn aggion Iuj e diccltr crdinariodicatnc, ia tcgao u pt.utlU el'cio tf mreUat* di punce relie, e rucfttaefler federatadi vcide, la umiao vdiedi fcttoeduoJoi lio* nato >o rout no nearoatad'ero II ieuhio>thehaC©iM)iltafC»cdifllocua« mciii come ha n no an to 1I4. ll 5. e'l 9, H* 3** Seconda Parte delle hi <$%&<$&&<$$$ 'ti^anci> c'i ufto lien a to Vctgato tl*cto, lebincc,(he dipendene fono ci iarceinc< rarr , ficcirtsn* co il cercbic, chc haditirola tefla. I'arn^ttrt, dell. quel* eveftlte, eut- tad'cti ,e laveftcdifotte e vtrde ^ kcalzctte feno 37Utre. II rrcftio, c che £ fia, lotto i jitdi, t tit IL mtdtfima c&raaggicne alia cor vn poco di ^mb* ba bianca. Edi Imagini de i Dei I 387 t£^ei^e£^t^<$*&> *&®*%^<$3® *$$&*&&*$&& ji&&S+ ^^^^ *%&as» ME 3T *£2V* & v ^ «A55te «mS5k» »as5m> «A53te •^^.« Jc3*» E di ftatura nana* di colore azurro,iI volto , e leraani la beretta nera ; il veHimtnto vtrde liftato d'oro,larofa in petto ed'oto jil mattelloo che (i iia, che tiene nclla mano dritta>e d'oro. II facco, che ciene lopra la fpalla man- ca,ebiancoiiclc e (bno giaile vergate di ncro . Ha il volto del folito color della earnest cappello nella parte di Copra e azur* ro»nelle alette rouefciate edor »to-, la vefte di Otto , che li copre il petto, e dorata-, lafoprauefte e azurro, ma foderatadi bunco intormato di tcfio, co- me (1 vede nell 1 parte fegnata. A. il cofcino Copra il quale c pofto> e pur di co: lor bianco liftato diroflb. EG' 2 gg Seconda Parte delle *&&><&&> *&&*&&? <$*£><3*2> ^^^^^^"^^^P tf&Sb e di roisj, fono di rams i due homenti ,chetienein ambe dae lemani . EDi co'or df earns ordtaatio i! vr>rto,e 'e -nansha ifcaoelletta nerojj'rveftiV memo tutco nero ; o>a chc mo^tta efler foderato di roflfo,lo ftromento che icnenelhrnwo-lritt^ediraii-indoratojilcorcino, oche fi fia,foprailqiia» enpofa, edi colors difijrdi perfico, ma tempeftatodi color bianco . Bb Tutta 3 $4 Seconda Parte delle ^^^»^^^S|^^^^»^»^»^*^ <£¥$>0*li TVtta lacarhaggionecroflTiflimadipintadr finaprio.ha feibraccia,e fei rn*ni,nellequa!ig!iftrumenti, che tiene fonodirame dor ato,raan can- do ui queHe,che haueua nella manofiniftra fuperiore . So-no anche del m * d £ moramelcdacinfulcchclidipendono dal capo.e tu'to I'ouatc, cbe IiHa dietro . L'elmo, che ha in refta in forma di capo di Nonce dcrato, la band*, chedalla fpallafiniftra viene al fiancodiritro, e verde-,il rimancntcdella ve- fte £doraro con punti roffi,e azurri . II vafo nel quale fta fedendo, e depinto dicinaprio, mail piedeedorato. La ImaginideiDeu j gl CVMV* C/P9Y* C&f&d Cyg'V* «Y£fr» ^ &foCGR*@^C€tt<$tttfiifaffiR*Gifa4&toGftoti^ LA carnaggioncebiancbifTlma. cin luogode capelli ha folaroenre vna leggeriflima tintura di verde tape . JLe veftiracnu fono in tutto fimiii & quelle del 4. B b i Quefto Seconda Parte delle 6€^<£^ fi come e anco il cercbio* chc titneinurco ilcaprjecosi fond giialtiidoife^utntiidofi. Le veflflpen* ta fooodi van colrti»queila,che \i c( pre le fpalle fc verrfc, la fopr^ucftt* . zurra, la yeitc di ictto, rhe non srriua a | u di» t couta, qutila,che arriuft a piedi , c di color di fiot di petfico, Ic fcarpe ft no roiie. la Belle Imagini rfcy* &£'!%"* *£!Y» «£;*# •T^ f it*'" - v A% »£ff ASK. ^fe *J?#* *&£§^ tc&ftft *» <^^o <^*$> (^¥^ £&§<;£&&> «€¥$> LA carnagione £ di cclorc azarrot l'armatura e d'orocon vsrij lauori oi !i- neenere. Lafopt-u ft? »che ii /ede dictro !c fpa' e , er:(Ia »ma fode- t- adjvsrdej e parrc de!la fodcta e quclla > che h pende dauriiti nouca B. fca^onicbegUarrmanoal piede.fono dor«ti. llcapelloe r nio-, roai di- ucrfi o namcnn deHpetti con i'inchbftrc fl no di rame indcrato fi come in- cogb ftrumentijchetien? nelle mam, quelle plans roiundicates fcbe ha- Uircbbc detto Appulek) che Ii dipendono dalle yefti le quali fi vcggcno anco nelle due fegucnti ftatuette . ll moftro medefmiwmcntejche ba forto i pitdi, ba la earns azuirs U parte di vcfte che lucpee iliapo>e di color lio- na:c, iVtrae bi«oca> B b 3 £ affai 594 Parte Seconds % e^s^ •s s £^s* *^££f~ 3^ ^3r* «^sp" ^a*- <6^£i¥^<&^£l^s€¥5*<£¥&*I^*I¥^^ EAfla fimile al proflsnuments defcri:to>fe ncn che ha il colore ordinaiio dellacarne tanto eflc 5 quarto il moftro »che tunefottoipiedi* fi be- ne tita afsaial rofsDl^rmatufAe purd'oro,ma la vefteeazwirafoderatadi lienaro,e iicnato e il capelb . lo ft*m? nto» che haucua nelia rrmnciaa e pec* duto s e queilo delta mano dricra e m*zo io«o . Efi- Delle Imaginidei Dcu 395 J£& 48E&. J3&, -SBSi. iffe ifi&. *k f-Jf A n & ^ iWliMtlllWt I J Simile queftoancora a i due amederr; mala carnagionfiwedelmoflro j fotto a pxdi, evcrdc'a vefteche pendcdall'armarat^ c lionata> fe seme anchc ii capclktto> che ti e fie in teft a » Tutta &6 Pane Second* (®f& Gtt®frv&¥$>ffiftoC€* , $> <£¥$}<£3»$! TVrta qucfta ftatuetta tano nella csrnpggione.quantonelle vcflienel vafo> Copra il quale ripofa,cdcrac3 V e cofi la fella ,o chc f fin dell'a- rmTalcs chela pcrta. il capeUrttc e azurro -, male due ali.de infu'c d. per* dentifonodirsBiedcrkte,coirie£iuhe gjifirumenti> the ticne inrB.no Inanimate edi cc!o< azuiro : malapsnciaeipiedifonodi colftci carne hu- m&pa . Labceca e refsa* le cglia, Ic pc me, che {Unno &traccate fcpia i pie- di.eceitofoglisrnecbegh pendc d;l!a tefta ,fcro vcrdi, n ccinee.ncola coda. !r> que fti turn n>i pared) vedc re gran diuerfua ; in alcuni lo fpiriro delli Egitdj, & delH Ciitnrali, ir slcini ccfe di ncftro fare . Et fcifc isnio vuole dire chi fcrifle vna Fel.ticnc dt\ Gitrcne in lingua Uii» ra» ftan psta in Ic^ar^o del 1566. nclla quale fi legge, che i Gispc- ntil haucuanc imagine di S nti e Sante co'diaderr.ialmcdo urfho. Et di piu, che vfauano dipirgetc \na denna, cm vn fsnciulhncin braccio, chtamaf&Quaocuo?; alls quale, come acorrmune Auuocat8>folcuanon- ccrrere ne'bifog'nilcroi pttfini. Et di que fte imagin if* ran no la prima, la qtKfra, laotuua, tenons, la detima. L'Autcte deliaRe'aticnc vuole. che altce Imaglni deiDei. 397 altre volte habbianohauatoiGiaponefi aotitiadella leggeChrifttans: &S penhero moi*o verifinilcma che I'ldolatria poi ofcurafle quefto lume.delqua,- le in quelle ftatue ire nmanelle alcun veftigio . Ma fc voleflsmo ridurre quells cofeancoraa! noftro pri(nopenfiero,noncimancherebbe chedke. P .ichs tjel.Dia.dema baftaquanrohabbiamo'lettonclla fpofiti< :decimaterz3,&dccirr>aquarta fcr- uono a! propofito noftroimrauigliofamenre . Vn'ldoletto dell'Indied'^uoriofbrnitodi Gioie tiene fra le roolrc fue pre- ciofe curiofra il Sjg.oi Peirtfc, da me tante voire ncrninato,&ncn mai * ba- ftanz^ lodsto, iclMiobttcrapprefcntarrquimquimofacciV,fhe c< fa poffa fignificare ce lo direi forfc il Tempo, ottiroo manifeftatore di tutte le cofe occulte_j» ... <$^«$^e$^<5fc]^<$!!^ et ft n 4 3$$ Seconda Parte dellc ert*to9 «la- €&$r* (ivesv* twciv* ^^ ^ ^1^ -i£^s* »^%% j^%^ ^%^ mS%^%s^, ImaginideiDei ) 399 \d \T A 'A 2) *«s foi h *J&, iFb\V fesj ^co SecopdaPartedenc ' ¥ mm m , 'I *5j 2>¥^ Sffl JV It v nwa^e^ * /i V US iffl W s» y* p^& • ">.-*> .NT- .? .- % * £ Z ~~ 3